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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi narrativi inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Dialogo con un testimone di
geova sotto un tiglio di Massimo Acciai
Baggiani, La fortuna di
Sciaborda di Siro Baggiani,
Il ragazzo interrotto
di Caterina Pardi, Oggetti
di Michele Protopapas
Poesia in italiano
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai
Baggiani,
Teresa Bucca,
Emanuela Ferrari
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai
Baggiani, Lucia
Dragotescu
Recensioni
In questo numero
segnaliamo:
- "La compagnia dei viaggiatori del tempo" di
Massimo Acciai
- "La lingvovendejo", di Massimo Acciai,
recensione di Davide Zingone
(esperanto/italiano)
- "Il sogno del ragno" di Carlo Menzinger di
Preussenthal
- "Mozart e lo Gnomo Saggio" di Simonetta
Biserni
- "Alla conquista del Brasile" di Ferruccio
Macola
- "Colosimo's café" di Roberto Disma
- "Italiani in Scozia e a Londra"
- "La colonia italiana in New York 1908" di
Ausonio Franzoni
- "L'altro italoamericano"
- "L'oca della neve" di Vittorio Bocchi
- "Mais" di Vittorio Bocchi
- "Nicolò" di Francis Sgambelluri
- "Rotta su Cuba" di Domenico Capolongo
Articoli
Interviste
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LA COMPAGNIA DEI VIAGGIATORI DEL
TEMPO
Italo Magnelli intervista Massimo Acciai Baggiani
1. Il viaggio nel tempo nella
narrativa prende avvio con Mercier, Salgari, il
sonno era il mezzo mediante il quale tali viaggi
erano resi possibili, e le avventure erano sogni
realistici in mondi futuri.
Con Wells (The Time Machine, 1895) prende avvio il
primo romanzo 'scientifico' che definì il concetto
moderno di fantascienza.
I tuoi racconti si collocano nella fantascienza
classica oppure si possono interpretare alla luce
delle tue letture degli antesignani come Mercier?
Sono sempre stato affascinato dall'invenzione
narrativa di H.G.Wells, il quale ha cercato di dare
una spiegazione scientifica ai suoi "e se…"
(soluzioni oggi datate ma non per questo meno
affascinanti), ma anche il mezzo "fantastico" in
senso stretto attira il mio interesse. Per quanto
riguarda il mio libro, direi che alcuni racconti
l'espediente del viaggio nel tempo ricade nella
narrativa più "scientifica", mentre in altri c'è
l'elemento soprannaturale. In "Il genio" ad esempio
è proprio il famoso genio della lampada, elemento
fiabesco per eccellenza, a permettere al
protagonista di visitare il futuro remoto (e di
essere beffato dal genio stesso a causa della scarsa
precisione nella formulazione del suo desiderio). In
"Il ramo secco" invece c'è una vera e propria
macchina del tempo in azione per creare una versione
ucronica del nostro presente. In generale la vera
macchina del tempo, l'unica possibile nella realtà,
è la fantasia e l'immaginazione dei dodici amici
scrittori che si raccontano storie ambientate nel
passato e nel futuro
2. Poter conoscere cosa avverrà nel futuro è
sempre stato il sogno dell'uomo prima con gli Dei
(la divinazione, gli oracoli) e poi la scienza che
studia da tempo la fattibilità dei viaggi nel tempo.
Molti romanzi parlano di modifiche del passato
mediante viaggi a ritroso.
Come ti rapporti con il passato tuo e della nostra
civiltà e come penseresti di cambiarlo?
Poter visitare altre epoche che non abbiamo potuto
vivere (perché nati troppo tardi) o che non potremo
vivere (perché nati troppo presto) è sempre stato un
sogno antico: è il sogno di poter sconfiggere i
limiti temporali a cui l'uomo, in quanto essere
cronologicamente finito, è soggetto. Muoversi
liberamente nel tempo è un po' come beffare la
morte, la Nera Signora. Ciò è possibile, nella
nostra dimensione umana, solo grazie alla fantasia,
per quanto la scienza stia valutando seriamente la
fattibilità dei viaggi temporali: per quanto ne
sappiamo viaggiare a ritroso nel tempo è riservato
solo ad ipotetiche sub-particelle chiamate tachioni,
mentre visitare epoche del futuro remoto sarebbe
possibile solo ad astronauti che - spostandosi su
veicoli lanciati a velocità prossime a quelle della
luce - sfrutterebbero la teoria einsteiniana della
relatività. Gli scrittori si sono sbizzarriti a
risolvere il famoso "paradosso del nonno" che
renderebbe impossibile, dal punto di vista logico,
modificare il passato (come si può ad esempio
uccidere nel passato un proprio antenato ed impedire
quindi la nostra nascita?): il passato non si può
cambiare se non creando nuove linee temporali
alternative dove le cose possono andare anche in
modo diverso. Per quanto mi riguarda mi piacerebbe
tornare indietro, incontrare me stesso ed
indirizzarmi verso un futuro migliore col senno di
poi; ma sarebbe davvero migliore, o non darei il via
piuttosto ad una serie di eventi imprevedibili che
magari finirebbero per rendere la mia vita
"alternativa" peggiore di quella che è oggi? La
stessa obiezione si può fare riguardo alla Storia
del mondo: molti tornerebbero indietro ad uccidere
Hitler o Mussolini prima che prendano il potere, ma
in questo modo si potrebbe deviare la storia verso
dittature ancora più terribili… chi può dirlo? È il
famigerato "effetto butterfly" applicato ai
cronoviaggi, di cui parla anche Bradbury in un suo
racconto già negli anni Cinquanta.
3. Il tuo libro si dipana come una sorta di
Decamerone, ove ogni convitato narra uno o più
racconti, un omaggio al Boccaccio?
Sì, ma anche ai "Canterbury Tales" di Geoffrey
Chaucer e a tanti altri libri che presentano
racconti inseriti in cornici narrative sul modello
celeberrimo de "Le mille e una notte". Fin da quando
ha scoperto il fuoco l'Uomo ha iniziato a
trascorrere le notti in compagnia dei compagni della
sua tribù a raccontare storie attorno allo
scoppiettio delle fiamme per passare il tempo,
divertirsi ed esorcizzare la paura. Penso che il
raccontarsi storie (o barzellette) tra amici sia
un'usanza che non tramonterà mai.
4. Fra i tuoi racconti del libro ne ho trovati
alcuni che più di altri hanno colpito la mia
fantasia, affascinandomi: fra questi "La Città della
Bellezza", ove viene descritta una Firenze
futuribile, votata alla conservazione e
commercializzazione della sua immagine e della sua
bellezza del passato: una bellezza solo esteriore di
antiche vestigia che stridono con le meschine e
crudeli persone che vi dimorano e che accolgono con
feroce cupidigia i milioni di visitatori che la
affollano.
Hai maturato questa visione interpretando segnali di
cinismo e crudeltà nei contemporanei?
Quello è un racconto che ironizza su questo vivere
del passato della mia città natale verso cui nutro
un sentimento di amodio. È vero che Firenze è stata
la culla del Rinascimento, la patria di Dante, dei
Medici e di tanti personaggi storici celebri, ma
penso che viva un po' troppo di rendita, un po'
troppo sul passato che spesso ha la priorità sul
futuro. Il centro ad esempio è diventato caotico e
invivibile. C'è un'altra curiosità riguardo a "La
Città della Bellezza": è il primo e unico racconto
in cui compare qualche frase in Lingua Indaco, una
lingua letteraria inventata che avrei poi sviluppato
e descritto nella raccolta di saggi da me curata "Ghimile
ghimilama" (Eva Edizioni, 2016). Avrei poi
utilizzato questa lingua solo per scrivere poesie
d'amore ad una ragazza lituana conosciuta a Vilnius,
come ben sai, senza riuscire a sciogliere il suo
nordico cuore di ghiaccio.
5. Altro racconto affascinante è "La Notte" il
quale invece presenta atmosfere alla Edgar Allan
Poe, dove il sottile confine fra realtà parallele e
sogno fanno da corollario ad una storia ricca di
suspense con una ambientazione così vicina al nostro
quotidiano (una zona di Firenze nota) che
restituisce veridicità al racconto.
spesso le tue ambientazioni sono in luoghi noti o da
te conosciuti e vissuti, questo perché ti fa sentire
a tuo agio oppure perché il lettore possa
identificarsi meglio con la storia?
Come Hemingway penso che uno scrittore per risultare
credibile debba parlare di cose che conosce bene;
cioè, si può anche descrivere mondi che non esistono
e renderli verosimili, ma quando si parla di luoghi
reali è bene averli perlomeno visti con i propri
occhi. Penso inoltre che non vi sia bisogno di
cercare chissà dove: vi sono luoghi interessanti
anche a due passi da casa. Il lettore inoltre può
interessarsi maggiormente alla storia, avendo in
mente il luogo, ma solo a patto che lo conosca: con
ciò ovviamente non voglio limitare i miei lettori ai
miei concittadini, ahaha.
6. Il racconto intitolato "Marte" è molto
particolare perché, prendendo spunto dal pianeta
rosso, ambientazione di moltissime storie
fantascientifiche, si dipana una storia della Terra
che per una causa eondogena è senza uomini, nel
senso di componenti di sesso maschile. Possiamo
leggere questa storia come una critica alla società
attuale anche se non mancano il sarcasmo dissacrante
nei confronti di questa società al femminile.
Tu ci puoi dare una interpretazione della tua
visione di una tale società?
Il titolo è volutamente fuorviante: l'intero
racconto è ambientato sulla Terra di un futuro
prossimo alternativo, in cui l'intero sesso maschile
è spazzato via da una pandemia. L'idea è stata
sfruttata anche da altri autori - come ho scoperto
poi (anni dopo avrei letto lo spassoso romanzo di
Virgilio Martini "Il mondo senza donne", pubblicato
nel 1936, a cui ho dedicato un articolo) - ma io
penso di averla sviluppata in modo originale e
personale. Quando ho mandato il racconto, scritto
negli anni Novanta, alla rivista Inchiostro, i
membri maschili della redazione si sono pronunciati
in modo favorevole mentre i membri femminili l'hanno
bocciato. Alla fine hanno prevalso le donne e il mio
racconto è stato rifiutato. Per il resto non si
tratta di un racconto maschilista, anzi io mi sono
sempre sentito femminista nell'animo.
7. Struggente il racconto "Il Pianeta", che ho
trovato di una delicatezza poetica rara, nel quale
la speranza e l'amore fanno da naturale scenografia
ad una storia di esplorazione della fantasia, con un
Creatore che non è come nella tradizione di molte
religioni esterno all'Universo ma lo stesso Pianeta
si fà creatore come atto di Amore e volontà di
donarsi. una tua possibile interpretazione della
creazione, da dove è derivata tale idea letteraria?
Le storie d'amore e d'amicizia tra specie diverse
abbondano nella letteratura; addirittura quelle tra
terresti e alieni. Io ho voluto immaginare una "love
story" tra un astronauta solitario ed un pianeta
dotato di coscienza ed intelligenza ma che non
ospita altre forme di vita sulla sua superficie:
solo quando perderà l'oggetto del suo "amore" - come
potrebbe un pianeta, la cui vita si misura in
miliardi di anni, concepire la brevità della vita
umana? - allora, per amore, inizia a dare vita a
quei processi biologici evolutivi che porteranno nel
futuro remoto a sviluppare vita intelligente che, si
spera, si prenderanno cura di esso meglio di come
sta facendo la specie umana col proprio pianeta.
8. Parlaci del processo creativo: come inizi un
libro, un racconto, quali sensazioni provi, quali
stati d'animo hai nell'atto del creare?
Tutto parte da un'intuizione: una cosa improvvisa
che accade per caso, magari osservando un fatto
minimo, oppure leggendo un libro o guardando un
film, o chiacchierando con un amico, o altri
infiniti spunti che continuamente si presentano nel
quotidiano. Molti dei miei racconti e romanzi
nascono da ipotesi fantastiche, il famoso "Cosa
accadrebbe se…?". Spesso inizio dal titolo. Durante
la scrittura mi estraneo dall'ambiente, sono
totalmente concentrato, immerso nel mondo che sto
descrivendo: è una bella sensazione, molto
catarchica, che dura anche per un certo tempo dopo
che ho salvato e chiuso il file word.
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