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Fiere
Segreti di Pulcinella alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna...
di Franco Ferracani
Narrativa
Poesia italiana
Questa rubrica aperta
a chiunque voglia inviare testi poetici
inediti, purchŽ rispettino i pi elementari
principi morali e di decenza...
poesie di Massimo
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Saya
Poesia in lingua
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i pi elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua pisana,
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Recensioni
Questo nostro incontro dedicato a tre brevi brani di Massimo Acciai. Ne siamo lieti, perchŽ bello ed interessante poter viaggiare non solo attraverso i versi di una poesia, ma anche dentro le suggestioni nate dalla prosa.
a cura di Monia Balsamello
SDP numero 5
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Segreti di Pulcinella alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna
Ormai da tempo tutti gli anni si tiene a Bologna la Fiera del libro per ragazzi a cui partecipano le più importanti case editrici del settore; la provenienza non è solo italiana, ma internazionale e alla fiera erano presenti anche case editrici dei paesi scandinavi i quali hanno come noto una storica e feconda tradizione nel genere fiabesco. Dato l’interesse che accomuna il sottoscritto e una parte della redazione di Segreti di di Pulcinella – vedi Massimo e Francesco - per i paesi nordici e in particolare la Norvegia non si poteva lasciarsi sfuggire l’occasione così la mattina di giovedi 15 aprile siamo partiti dal binario dodici della stazione di Firenze S. M. N. con l’intercity 700 Michelangelo delle ore nove e trentatre alla volta di Bologna. Preso posto in uno scompartimento fortunatamente libero, nonostante la calca e la preneotazione non effettuata per risparmiare in questi tempi di magra, abbiamo cominciato a chiaccherare sugli insuccessi con le donne – di certo non sarebbero mancate le parole, almeno per quanto mi riguarda – e, tanto per cambiare, sulla Norvegia; gli argomenti devono essere risultati il primo a tal punto condivisibile e il secondo talmente interessante che che anche gli altri due passeggeri saliti a Prato sul treno si sono resi partecipi – il trevigiano fin da subito, il pratese da prima ridendo sotto i baffi poi a crepapelle dopo aver sentito un motto in pisano che Francesco aveva udito proferire da un suo concittadino visto per caso in Lapponia - .
Giunti a Bologna ci dirigiamo con l’autobus verso la zona Fiera e qui arrivati con puntualità nordica incontriamo Andrine Pollen di NORLA (www.norla.no), un’associazione culturale che come si intende dall’acronimo si occupa di diffondere la letteratura norvegese – notevole l’abilità tutta italiana con cui è riuscita a farci ottenere i freepass per entrare alla manifestazione che è riservata agli operatori del settore e non è aperta al pubblico generico - . Una volta all’interno Andrine ci ha guidato tra gli stand che ospitavano le case editrici scandinave, soffermandosi soprattutto su Cappelens barn & Ungdom (www.cappelen.no) e Gyldendal (www.gyldendal.no/barnogungdom).
Qui, seduti intorno ad un tavolo, tra un salatino e un bicchier d’acqua, c’è stato raccontato come si è evoluto il modo di intendere la fiaba in Norvegia e quali siano state le politiche editoriali adottate al riguardo: alla fine dell’ottocento per quanto il genere della fiaba fosse gia prestigioso non esisteva una politica editoriale vera e propria al suo riguardo, le fiabe non erano rivolte necessariamente ai bambini e gli argomenti trattati erano di vario genere – ad esempio il noto testo di Cappuccetto rosso, nella sua versione ottocentesca, quella originaria, non prevedeva affatto l’arrivo del cacciatore e la buona fine; trattava con il simbolismo tipico del genere della fiaba, ma senza tanti mezzi termini, temi scabrosi come quello della violenza sessuale e del sopruso sui i bambini - .
Nel 1900 il maggior numero di famiglie alfabetizzate, la maggior diffusione del costume di leggere le fiabe della ” buona notte ”, furono le basi per far nascere una politica editoriale ed essa era condraddistinta da la capacità di porre veti agli autori, ossia la possibilità di intervenire sulle tematiche, gli argomenti, suggerendone alcune e rifiutandone altre – nel testo di Cappuccetto rosso comparì il cacciatore, il lupo fu squartato e dalla sua pancia furono tirati fuori sani e salvi Cappuccetto rosso e la nonna; la vicenda era sempre concentrata sul lupo, impersonificazione della brutalità, e sulla bambina, impersonificazione dell’ingenuità, ma con la presenza della buona fine si poteva intravedere anche l’arrivo di una contrapposizione tra buoni e cattivi, la brutalità del lupo diveniva un inconveniente da cui tenersi lontani; compariva quindi anche una funzione didattica -, l’attitudine a favorire la nascita di scrittori per così dire specializzati, che si dedicavano, se non esclusivamente, quasi del tutto alla composizione di favole. Tale atteggiamento perdurò fino a circa la metà del 1900 e fu addirittura accresciuto nell’immediato dopoguerra periodo in cui fu sentita ancor più forte la necessità di tenere lontano quanto ci fosse di brutale e malvagio. Le politiche editoriali e le scelte degli autori mutarono di nuovo e circa alla fine degli anni ‘60 ebbe inizio il terzo periodo che durò fino alla metà degli anni ’80; grande importanza ebbe in tal senso il clima di contestazione e denuncia sociale particolarmente accentuate in quegli anni – molte storie parlavano di bambini e ragazzi affetti da vizi degli adulti, fumo, alcool, figli di famiglie disgregate, rifiutati dalla società; l’effetto sul pubblico non fu buono, per quanto tali situazioni fossero, e tuttora siano, assai frequenti e diffuse nella quotidianità non vennero accettate favole che parlassero di tali argomenti; esse lette al giorno d’oggi potrebbero suscitare alcune domande: leggeva il bambino alcolizzato, figlio di un padre delinquente e di una madre in preda alla droga, le favole della “ buona notte “? E ancora, che bisogno aveva lo stesso ragazzo di leggere la propria storia scritta da un altro? -. L’ultimo periodo è quello tutt’oggi in atto; descrivere il rapporto tra politiche editoriali e scelte degli autori è cosa alquanto difficile, tuttavia si può dire che: il genere della fiaba è risultato ampliato, almeno nelle aspettative, rispetto alla sua condizione di un secolo fa; gli autori e le case editrici sono concordi nello scrivere e pubblicare favole che abbiano più funzioni e riescano addirittura a conciliarle: quella ludica e comica, quella di occasione di aggregazione sociale, di conoscenza e conservazione delle proprie usanze e scoperta delle usanze altrui, quella didattica e divulgativa e al proposito si spazia dalla fisica quantistica all’etologia a come si fanno i bambini. Se il pubblico sia veramente interessato e attratto da tale versatilità e la consideri cosa irrinunciabile in una favola è cosa ardua da affermare, di sicuro oggi il numero dei lettori è assai numeroso e non è difficile trovare al suo interno consensi per le più varie innovazioni.
Al termine del lungo excursus c’è stata anche l’occasione di sbirciare alcuni libri e fumetti in faroese e origliare una conversazione in islandese.
Conclusa la visita guidata e dopo un giro per i vari stand era già giunta l’ora di tornare a casa. Da Bologna è tutto,
Franco Ferracani.
I link delle case editrici presenti alla Fiera di Bologna:
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