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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici inediti,
in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
poesie di Paolo Del Rosso
Aforismi
Interviste
Intervista a Francesco Gitto
a cura di Simonetta De
Bartolo
Intervista a Enrico Pietrangeli
a cura di Giulia
Iannone
Recensioni
Dai premi letterari
Luccautori - Premio Racconti Nella Rete
articolo di Demetrio
Brandi
Saggi
La traccia nella filosofia e nella poesia:
per un nuovo pensiero poetico-filosofico
articolo di Apostolos
Apostolou
La poeticità del mondo e come può divenire
un programmazione della pratica filosofica
articolo di Apostolos
Apostolou
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In questo numero segnaliamo...
"Progetto
Emmaus", di
Marco Bazzato
Vive, il mondo cristiano, di una promessa: Gesù di
Nazareth, il Dio fatto carne che con la resurrezione
sconfisse il supremo male della morte, ritornerà
sulla Terra. Su questa certezza per i fedeli, sulla
medesima, intrigante ipotesi per i non credenti, si
sono spesi secoli congetturando il tempo, il luogo,
la modalità di un ritorno così sconvolgente.
Marco Bazzato è l'autore che, più di recente, ha
messo in moto la sua inesauribile fantasia per
riportare tra noi il Cristo scegliendo, non certo a
caso, di inserirlo in un presente che con le sue
mille contraddizioni, con il progressivo distacco
dalla spiritualità determinato dal materialismo
imperante, non potrebbe presentarsi come più
opportuno, e al tempo stesso scomodo, per una tale,
tramutante venuta.
Non si pensi che l'autore di "Progetto Emmaus"
voglia, attraverso il suo racconto, rubare il
mestiere ai saggisti: la sua opera va semmai ad
inserirsi nella corrente letteraria della
fanta-teologia oggi in ascesa perché, proprio oggi,
si fa sentire più acuto il bisogno del Grande
Emendatore capace di curare i mali di un mondo che,
il Pontefice stesso, definisce "gaudente e
disperato".
Ecco allora che Bazzato si fa avanti per gridare,
attraverso la sua versione del ritorno del
Salvatore, una denuncia forte e priva di qualsiasi
reticenza o clemenza, contro i duemila anni di
corruzioni e degenerazioni che hanno stravolto il
senso stesso del Verbo. Sembra, anzi, che l'Emanuele
dei nostri giorni immaginato dall'Autore non sia che
l'efficacissimo pretesto per denudare dei suoi
vistosi ma falsi orpelli ogni responsabile di un
deviazionismo tanto nocivo.
Un pretesto - dicevo - ma intenso e ben definito
assieme alla descrizione della sua corte di
contemporanei seguaci; i medesimi che già gli furono
accanto due millenni or sono. Non ne manca quasi
nessuno: da Pietro a Giovanni a Paolo, dalla
Maddalena a Maria stessa, trasfigurati nel costume
epocale che ci è proprio, eppure così riconoscibili
all'interno dei loro immutabili ruoli. E nella
storia si muovono anche i nemici di allora divenuti
gli avversari di oggi che, per non turbare uno
status quo sorretto da giganteschi interessi
inscindibilmente concatenati tra loro, ancora
macchineranno affinché il sommo potere divino non
venga a turbare quello bassamente terreno.
Qui non si dice, ovviamente, la conclusione di una
vicenda che procede a tratti come un incalzante film
d'azione per riassestarsi poi sulla connotazione del
mistery più fitto: ma sappia il lettore che le trame
ordite al fine di impedire che il disegno di
Emanuele si realizzi, coinvolgono la CIA e il Mossad,
gli emissari del mondo islamico, il potere
finanziario internazionale, i governi degli Stati
più potenti del pianeta. Tutti rotanti attorno ad un
Vaticano conflittuale e lacerato dove l'Opera è
un'influente congregazione, fulcro delle azioni
messe in atto per neutralizzare gli intenti del
redivivo Salvatore.
Conseguente ed ottimo è il modo in cui Bazzato
assegna un ruolo fondamentale ai media, all'elemento
cioè mancante nel secolo zero e che oggi, invece, è
capace di determinare tanto; vuoi a favore, vuoi
contro qualsivoglia vicenda debba coinvolgere una
pubblica opinione in parte manovrata e in parte
addirittura inconsapevole dell'evento straordinario,
immenso che si sta consumando sotto i suoi occhi
svagati.
Un Cristo-Emanuele ben tratteggiato nella sua
sofferta debolezza fisica ed ancor più sicuro e
determinato nella volontà divina che sorregge il suo
disegno, si muove dunque nel romanzo procedendo
sopra la traccia della scrittura di Bazzato come se
nuovamente camminasse leggero sulle acque. Uno stile
letterario scorrevole e piano, quanto mai attuale; a
volte persino eccessivo nell'intrecciarsi dei
dialoghi di protagonisti e comparse, contrassegnati
da un linguaggio ordinario che si discosta in modo
volutamente smaccato dall'eloquio antico, o fuori da
ogni tempo, del Nazzareno.
Da questo insieme di coinvolgenti alchimie, insomma,
deriva un libro che avvince, privo delle tanto
comuni fasi di tedio. Infatti è davvero sorprendente
la densità degli eventi che l'Autore propone in un
susseguirsi che non dà tregua e che spinge il
lettore alla conclusione dolce-amara della vicenda
ad un ritmo più che incalzante.
Non è compito del recensore indagare
sull'attendibilità delle ipotesi, né di certo è un
dovere del romanziere proporre temi e narrazioni più
condizionati dal reale che dall'inventiva: resta
però una piacevole opzione del lettore quella di
affrontare un libro vivace e ricco che saprà
intrattenerlo facendolo anche riflettere sul degrado
degli alti ranghi di una società di cui tutti, se
non artefici, siamo certamente e tristemente
partecipi.
Anna Antolisei
Giugno 2007
* * *
Elio Bartolini
L'eretico e il cattolico
Intervista di Mauro Daltin
Kappa Vu - 2006 - 8,00 euro
La
Kappa Vu, con Mauro Daltin, si è caratterizzata come
una coraggiosa casa editrice di frontiera, dedita
soprattutto a tematiche politiche e storiche che si
sviluppano verso la Slovenia e i Balcani, nella
natura di una regione con cultura e tradizioni di
confine dove, di regola, la preservazione di un
patrimonio multilinguistico è un'esigenza
fondamentale. Elio Bartolini, friulano quasi doc,
tanto che "tutti quanti dimenticano che c'è stata
prima Conegliano", a Codroipo, in Friuli, arriverà
bambino e, a parte brevi parentesi tra Roma e
Milano, è in questo territorio che trascorrerà la
vita intera. Un'esistenza che, purtroppo, si è
spenta lo scorso anno, a ottantaquattro anni, nella
provincia di Udine, dove risiedeva da lungo tempo.
L'intervista di Mauro Daltin non è che un progetto
interrotto da questo lutto. Un'ambizione ben più
vasta, come chiarisce nella prefazione a sua firma,
era insita in questo programma scandito dal sabato
pomeriggio. Di fatto, in questo libro, ritroviamo la
giovinezza di Bartolini, le sue esperienze
formative, la guerra e il primo dopoguerra che lo
condurrà ad una riflessione più ampia e articolata,
sintesi di "ex" (o exit) e militanza tra ideologia
cattolica e comunista filtrate dalla sua eresia
intellettuale. Sceneggiatore in alcuni film di
Antonioni ed anche in collaborazione con Pasolini ne
Il carro armato dell'8 settembre di Gianni Puccini,
ci lascia, tra l'altro, una personale e
contraddittoria testimonianza di Pier Paolo (anche
lui friulano) nella sua intervista. Ma è soprattutto
come narratore che Bartolini ha segnato la sua
carriera, con romanzi come La bellezza d'Ippolita,
Chi abita la villa, Icaro e Petronio, Pontificale in
San Marco e il Ghebo, oltre che come saggista e
anche poeta. L'eretico e il cattolico, "chiave di
tutto il mio pensiero", sono lettura nella memoria,
sigillo posto a tergo degli incontri del sabato.
Ancora fanciullo, entrò entusiasta in seminario, un
posto affollato e dove "bisognava pagare". Tempi in
cui il fascismo, venendo a patti, si
contendeva/divideva la gioventù con l'Azione
Cattolica. Poi la guerra di Spagna, i primi dubbi,
le prime letture e riflessioni importanti, di quelle
che cambiano la vita. Madame Bovary, Lirici nuovi,
l'uscita dal seminario, l' "ex" che compare e con
cui si deve "ricominciare da zero". Pochi soldi in
tasca ed ingrati lavori. Durante la guerra ed il
periodo universitario si avvale di un approccio con
riviste come Primato, Frontespizio e Prospettive,
"prima apertura di finestra su un mondo che non
finiva con Croce". E sarà attraverso le riviste che,
successivamente, conoscerà le sue prime fortune
letterarie con la narrativa breve. Quindi la
chiamata alle armi, le crisi isteriche, il ricovero
ed infine l'8 settembre con l'epilogo partigiano.
L'esperienza del carcere e il ricordo della X Mas:
"ragazzi dalmati e istriani, antisloveni e
antislavi". Risalta, tra aneddoti e osservazioni
storiche, un Mussolini "molto meschino", al
contrario di Hitler, imbrigliato nella retorica
della "non belligeranza", "neologismo per non dire
neutralità". In questi colloquiali spunti, resta
ferrea l'ottica di una guerra di liberazione
antifascista, poco incline alle tentazioni
fuorvianti del revisionismo. Resta anche pietà e
spazio per il sentimento popolare, come nel caso del
"cuginetto", arruolato a Salò e morto ammazzato,
mentre era in approvvigionamento, dai gruppi
partigiani. Nel primo dopoguerra vive la scomunica
di Tito e la conseguente fuoriuscita dal partito, l'
"ex" che ritorna, ciclico, nell'eresia
intellettuale. Il cattolicesimo sedimenta come
archetipo di tutte le rivoluzioni perché "si sfalda,
entra in crisi" e, inevitabilmente, "si trasforma in
eresia". "Il marxismo non è fallito, è
difficilissimo da mettere in pratica", questo,
dopotutto, conclude Bartolini. L'intervistatore, da
parte sua, tira in ballo nel finale la figura di un
intellettuale che, nel nostro paese, è relegato ai
margini; Bartolini aggiunge che è addirittura
sbeffeggiato. "Dipende dalla società" che (come
dargli torto) si mostra più sensibile al pensiero,
come "quella slava". Da noi, annota tra le cause,
pesano troppi secoli in cui "l'intellettuale è stato
cortigiano".
Nota di
Enrico Pietrangeli - 2007
* * *
Una fiaba per te
di Amerigo Iannacone
Evviva! C'è ancora chi crede nelle favole. In questo
mondo materialista, opportunista, qualunquista… e
conviene fermarsi, almeno per carità di patria; in
questi giorni di vetrinette per tutti e serietà per
pochi, fa bene accorgersi che la parola scritta
ancora vuole (e si prende) i suoi spazi, e la poesia
- senza bisogno di spallate - ancora vive e
commuove, anche a di-spetto di chi non la comprende.
Lulu.com dà ai creatori e a chi possiede del
contenuto digitale il controllo sull'utilizzo e
sulla condivisione delle loro opere. Singoli
individui, aziende, e gruppi possono usare Lulu per
pubblicare e vendere tante tipologie di contenuto
digitale, inclusi libri, foto, immagini, e musica.
* * *
La storia inizia indietro
di Marco Saya
Lo sguardo si posa con acuta sensibilità sul mondo e
sulla nostra società osservati senza indugi, senza
sospensioni del pensiero e slanci di vuoto lirismo
ma trasformando con determinazione il pensiero in
parola e la parola in atto. Un atto cosciente del
significato e del valore della parola che diretta ed
essenziale arriva dritta al centro dell´umanità e si
fa denuncia, si fa vera, si fa poesia. Quella poesia
che oggi, dovrebbe recuperare il suo legame
intrinseco con la contemporaneità e farsi esperienza
reale del nostro tempo. L'opera si divide in tre
parti: il concerto in minuscolo punteggiato, 110
tracks e una raccolta indifferenziata di poesie.
Vedasi l'anteprima del libro.
http://www.lulu.com/browse/preview.php?fCID=933429
http://www.lulu.com/content/933429
(83 pagine) Libro a copertina morbida: €12.00
Download: €2.50
* * *
Edizioni Associate
presenta
"Il Prescelto"
Chi è il prescelto? Un dio in terra , un imbroglione
di talento o un leader che fa gli interessi della
comunità anziché i suoi? Niente di tutto ciò! Il
prescelto, protagonista di questo racconto lungo o
romanzo breve che dir si voglia, è uno spermatozoo,
anzi lo spermatozoo. L´unico e il solo che dopo un
lungo e drammatico percorso arriva sano e salvo alla
meta: la tuba della donna, dove feconda una cellula
uovo. È questo il meccanismo rodato da un bel po´
grazie al quale noi tutti siamo nati, esistiamo il
più delle volte per intasare il pianeta di storie,
alterchi, macedonie di sentimenti.
Uno spermatozoo protagonista di un libro? Proprio
così! L´autore , Luca Laurenti, è un biologo che a
un certo punto della sua carriera umana si è trovato
in una "grave" impasse. Spiegare ai suoi figli
piccini, due gemelli, come nascono i bambini. E
allora Laurenti, che già si è cimentato in racconti
per ragazzi, ha pensato di cavarsi d´impaccio
utilizzando la sua esperienza professionale per
tradurre in un´avventura fantastica la fredda
spiegazione scientifica. Insomma, con buona pace
degli ortolani e degli ornitologi che forse ora
andranno falliti (né cavoli, né cicogne!), Laurenti
dà risposte chiare e vere a domande difficili
scatenando l´immaginazione Ricorda un po´ il Calvino
delle "Biocomiche" questo racconto che coniuga
precisione, esattezza, linguaggio rigoroso e
puntuale, con la dimensione mitica dell´immaginazione
Il mito della nascita, tutto incentrato sulla vita
che prevede al suo interno per definizione anche la
morte, è tradotto in una narrazione in apparenza
scanzonata : tra gli spermatozoi c´è il coordinatore
che non sarà mai il prescelto ma è pronto al
sacrificio di sé per il bene della missione; c´è un
consiglio dei cento; c´è lo spermatozoo appena nato,
ingenuo e idealista; quello sbruffone ma di fondo
buono. E le cellule uovo si chiamano Ofelia e
Amalia: in realtà la scelta finale spetta a loro. Ma
il prescelto si illude di essere il fulcro dell´universo!
E lasciamoglielo credere, sembra suggerire l´autore.
Che poi qui a sorpresa di prescelti ce ne saranno
due...
Racconto per bambini di tutte le età. Per chi non ha
mai digerito i cavoli. E chi non vuole disturbare
ancora le cicogne!
Il libro: Il Prescelto
L´autore: Luca Laurenti
Il prezzo: 12,00 €
La casa editrice: Edizioni Associate
Il sito:
www.edizioniassociate.it
Indirizzo: Viale Ippocrate, 156 00161
Tel/fax 06-44704513
(referente: Piera Lombardi)
* * *
Nome Autore: Francesco Gitto
Titolo Libro: Morfeo
Collana: Narratori Italiani
Casa Editrice: Bastogi
Anno Edizione: 2004
Codice ISBN: 88-8185-636-0
Pagine: 167
Prezzo: 10, 00 Euro
Francesco Gitto, con ammirevole competenza
psicologica, ci ipnotizza, fin dall'inizio, con il
ben costruito mistero che caratterizza il suo
romanzo.
Entriamo insieme a Morfeo nel "Paradiso perduto",
non quello di Milton, ma un paese "dimenticato da
Dio", dove passioni d'amore s'intrecciano con morti
misteriose e apparizioni di fantasmi, sullo sfondo
di paesaggi tetri e di anime tormentate da incubi e
da paure inconsce. Anche noi alla ricerca di un
perché, di una spiegazione plausibile alle morti
improvvise, alle apparizioni, ma, soprattutto,
affascinati dalla dolce e bellissima fanciulla,
dalla carrozza nera e dal suo cocchiere, anche noi
incuriositi da oscure premonizioni, intrappolati nel
vortice di un continuo crescendo di tensione. E' un
iter quello che lo scrittore, a nostra insaputa,
presi come siamo dalla narrazione, ci fa seguire per
far sì che diveniamo consapevoli, dulcis in fundo,
delle paure e dei desideri, che giacciono nelle
pieghe più riposte del nostro io, "assetati di
felicità. Viaggiamo alla sua ricerca…, Non sempre si
può vivere in superficie, qualche volta bisogna
andare al fondo delle cose, per scoprire la verità".
Ci ritroviamo, così, impegnati a trovare l'uscita
dal verde labirinto della villa degli antenati di
Morfeo, avvolta nel mistero, oppure nella "sala
degli specchi".
Morfeo, l'io-molteplice, personaggio inquieto,
spinto da un bisogno interiore di renovatio ad
affrontare il regno delle tenebre, del disordine,
del male, capace di trovare in esso una speranza, di
penetrare con la mente il mistero di una spietata,
tirannica, oscura forza, protagonista principale,
ormai da tante generazioni, della storia del suo
casato, quello dei Totig (ci fa pensare al cognome
Gitto), desideroso di offrirsi come esempio, novello
Prometeo, ad una umanità sofferente, decaduta da una
originaria felicità . Lo assecondiamo nei suoi
dubbi, nelle sue perplessità. Lo precediamo, a
volte, per ipotesi, ma ecco, di nuovo, un altro
punto interrogativo.
Morfeo, dio dei sogni, che gli antichi greci e
romani credevano fossero messaggi inviati dagli Dei
e dai defunti (premonizioni, inganni, ecc.). E' un
po' difficile distinguere, in quest'opera,
l'onirismo dal realismo, grazie all'allegoria, al
simbolismo, alle immagini lugubri e alle descrizioni
di agenti atmosferici (nebbia, pioggia, vento,
ecc.), che immalinconiscono e anticipano, di volta
in volta, eventi e stati d'animo del protagonista.
Gitto ci confonde attraverso alcuni dei personaggi
imprevedibili, indefiniti e cangianti sul piano
comportamentale, oppure con il gioco speculare degli
anagrammi, come Etnorak o Etrom, signore misterioso
e che, nello stesso tempo, manifesta la sua identità
attraverso il nero degli abiti e la luce sinistra
degli occhi, ma provate a leggere questi nomi da
destra verso sinistra… Chiaro, invece, è il
riferimento a Venere, bianca come la spuma del mare
da cui emerse, "…vidi lei uscire dall'acqua, …in
tutto il suo splendore e in tutta la sua bellezza";
una Venere che piange e che sorride e che appare a
Morfeo proprio nei momenti più difficili. Tra sogno
e realtà, "conviviamo con gli incubi, viviamo
mescolati nei sogni, affascinati da ogni loro
miraggio", tra Vita, "un lungo viaggio verso
l'Infinito, che scorre come un torrente a volte
limpido e chiaro, altre sporco e tortuoso", e Morte,
il "buio più profondo e tenebroso", campeggia
l'atavica lotta tra bene e male, Eros e Tanatos,
amore e odio, interiorizzata, attraverso un continuo
passaggio dalla fisicità all'io psichico e
viceversa, offerta al lettore come rappresentazione
di sè: una fabula irreale, dai colori cupi, per un
mondo disincantato.
Quella voce profonda, ridondante e lontana, una e
molteplice, che, all'inizio e, a volte, alla fine di
ogni capitolo, ci mette a conoscenza dell'amara
filosofia dello scrittore, che per il particolare
editing assume l'aspetto di una voce fuori campo, è
la voce di ognuno di noi: "Niente può essere più
errato di quello che noi crediamo sia la realtà".
Simonetta De Bartolo
Vedi anche l'intervista
che Simonetta De Bartolo ha realizzato con l'autore
* * *
Le vele di Astrabat - di Antonio Messina -
euro 10,00- pag. 115
ISBN 978 - 88 - 7606 - 157 - 8
Era
l'inizio. i quattro elementi, Aria, Terra, Acqua e
Fuoco si erano uniti per ricreare l'armonia
dell'universo, ma ci fu un intoppo. gli elementi
pesanti formarono le Terre del Sole Pallido, gli
elementi leggeri invece unendosi diedero vita alla
Città del Silenzio, i Cerchi di Luce Energetica.
Esisteva un confine ancora inesplorato, materia e
energia a cercare l'unione perfetta. poi Atzelil
tentò di varcare la zona di confine per completare
il suo ciclo; era solo energia ma voleva
contaminarsi con la materia ed amare: fu l'inizio
della tragedia, perchè gli uomini del Sole Pallido,
non appena capirono, cercarono di conquistare la
Città del Silenzio e i Cerchi. Otlan amava Atzelil,
l'amava di un amore assoluto, e per questo aveva
inviato Neilos ad Astrabat, il pianeta di Sabbia e
Ombre Lunari, dove un vento miracoloso, venendo a
contatto con le cellule, le rigenerava, permettendo
al corpo di rinascere tre volte... ma anche gli
uomini del Sole Pallido sapevano, volevano
conquistare Astrabat e lavoravano ad un progetto
folle per possedere l'immortalità, estendendo il
loro dominio all'intero universo. Un cerchio
Illuminato non desiderava l'immortalità, però. Una
storia d'amore intensa e appassionante, un monito
contro i difetti dell'uomo contemporaneo, e un
invito a cercare la felicità tra le pieghe
dell'esistenza terrena. Due storie, all'apparenza,
fuse in un 'cerchio' di poesia pura, che lasciano al
lettore il compito di scoprire il significato più
profondo dell'essere umano.
Gordiano Lupi
(Direttore Editoriale)
Una lettura che richiede una grande attenzione e
partecipazione da parte del lettore; sforzo però
ampiamente ripagato. La prosa lirica in cui è
scritto, densa di visioni oniriche e fantastiche,
travalica il mero genere fantascientifico e ci porta
a riflettere su tematiche esistenziali molto
profonde. Una lettura che consiglio.
Massimo
Acciai
* * *
Guglielmo Natalini
Nerone oltre la leggenda
Ugo Magnanti editore - 2006
La
Ugo Magnanti editore è una piccola casa editrice
presente sul territorio pontino e dedita a stampe
rigorosamente limitate e molto curate. Anzio, città
natale del più discusso imperatore romano, è anche
lembo costiero che si approssima all'editore della
contigua Nettuno attraverso una complessa e tuttora
avvincente ricerca che viene condotta
sull'argomento. Yves Perrin, segretario della
Sociètè Internazionale D'Etudes Nèroniennes, nella
prefazione chiarisce subito che "esistono due Neroni,
quello degli studiosi e quello dei non specialisti".
L'immagine convenzionale è quella di un "folle
dedito alle orge, spietato matricida e uxoricida".
In queste pagine emerge una figura contrastata,
denigrata ed esaltata, amata e odiata, fintanto da
rendere la stessa storia più umana; frutto di
ricerca ed imparziale dedizione vissuta con
autentico pathos. Dopo la morte dell'ultimo dei
Giulio-Claudi, Tacito osserva che "era stato reso
pubblico un segreto di Stato: potersi creare un
imperatore fuori di Roma". Per molti anni furono in
tanti a crederlo ancora vivo e pronto a tornare,
diversi furono coloro che presero il suo nome in
prestito o a pretesto. Di fronte all'evidenza della
sua morte, c'è chi non rinunciò a credere che un
giorno sarebbe persino resuscitato rendendo a tutti
giustizia. Di giustizia a lungo si occupò in vita
Nerone, determinato nel consolidare un potere
assoluto, di svolta per quel che sarà la successiva
iconografia del tardo impero, sempre più minacciato
tanto nelle sue faccende interne quanto nelle
pressioni esterne esercitate sui confini. Tra i vari
filoni etimologici sulle leggende divampate, ci si
addentra in due tradizione pagane, l'una favorevole
e l'altra contraria a Nerone. Postuma è quella
avversa dei cristiani, sviluppatasi nel corso del
III° secolo, che lo presenta come un persecutore in
una fosca visione apocalittica. Inoltre sussiste
un'ulteriore tradizione ostile di stampo giudaico,
che si origina intorno alla distruzione del tempio
di Gerusalemme. Con l'umanesimo e la proiezione
interpretativa della verosimiglianza storica,
l'argomento s'inizia a discernere più attentamente.
Taluni studiosi contemporanei giungeranno alla
conclusione che i primi cinque anni del regno furono
un modello di saggezza, umanità e lungimiranza.
Politica estera di mantenimento, garantismo
ante-litteram, riforme fiscali ed economia
programmatica caratterizzarono questo periodo
nonostante i prevedibili crescenti conflitti tra il
monarca e l'apparato aristocratico senatoriale.
Gerolamo Cardano, autore de L'Elogio di Nerone,
resta un opportuno esempio tra quanti, su questo
fronte, si sono spinti anche oltre. Tra le probabili
cause dell'incendio di Roma, risaltano le condizioni
di sovraffollamento urbano, l'impegno di Nerone a
condurre i soccorsi in prima persona, il fanatismo
di taluni cristiani che vedevano nella libertina
Roma dei tempi la bestia dell'apocalisse da
estirpare nei flagelli della carestia, della morte e
del fuoco. Di fatto Nerone, al contrario di certi
successori, non mise mai in atto una politica
anticristiana limitandosi a processare le frange
ritenute colpevoli del solo incendio. Paolo di
Tarso, già presente a Roma e noto alle autorità, non
venne neppure inquisito. Un imperatore amato dalla
plebe romana ma anche nell'antica Lione, ovvero
Lugdunum, per la ricostruzione avvenuta dopo
l'incendio. A proposito di ricostruzioni, la Domus
Aurea resta d'esempio, nelle descrizioni tramandate,
non solo per gli sfrenati e dispendiosi lussi, ma
anche per la modernità e le soluzioni integrative.
L'artista Nerone esordisce in pubblico a Napoli,
coronando poi le sue ambizioni durante il lungo e
dispendioso soggiorno in Grecia, dove finirà col
distogliersi completamente dalla realtà politica.
Lungo spazio è lasciato alle congiure che si
susseguiranno, fallendo anche ingenuamente, nel
volgere al termine del regno, a cominciare da quella
di Pisone fino all'ascesa di Galba, avvenuta
imprevedibilmente nell'ormai critica ed
irreversibile situazione di dispendio e declino
psicofisico di Nerone. L'ultimo capitolo è un
excursus sulle messe in scena nel corso dei secoli,
ma qui, probabilmente, occorreva scrivere un secondo
tomo. Un imperatore la cui sensibilità artistica non
ha giovato molto e a cui la creazione artistica,
indubbiamente, sembrerebbe essersi pressoché
ininterrottamente ispirata. In sostanza, se già il
persistere troppo nell'arte non conduce mai, bene
che vada, a proficui frutti, dovendo gestire un
potere, non può che condurre ad enormi sciagure.
Nota di
Enrico Pietrangeli - 2007
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