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Narrativa

L'Innominabile di Massimo Acciai, Amiamoci di Antonio Caterina, Scusate gente di Paolo Filippi, Deus ad mundum di Paolo Filippi, Homo sapiens sapiens di Giuseppe Costantino Budetta, Ricerca universitaria di Giuseppe Costantino Budetta

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Maria Chiara, Matteo Chiaramonte, Rossana D'Angelo, Giovanna Salerno, Andrea Mucciolo, Matteo Nicodemo, Renato Lonza, Iuri Lombardi, Michele Parigino, Anna Maria Volpini

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Paolo Del Rosso

Aforismi

10 AFORISMI in poesia...
di Andrea Cantucci  

Interviste

Intervista a Francesco Gitto
a cura di Simonetta De Bartolo
Intervista a Enrico Pietrangeli
a cura di Giulia Iannone

Recensioni

- Progetto Emmaus di Marco Bazzato, nota di Anna Antolisei
- L'eretico e il cattolico - Intervista di Mauro Daltin di Elio Bartolini, nota di Enrico Pietrangeli
- Ologrammi di Melina Maria Pennisi
- Una fiaba per te di Amerigo Iannacone
- La storia inizia indietro di Marco Saya
- Bagliori smeraldini di Annalisa Donati
- Accarezzando un sogno di Marco Agazzi
- Il Prescelto di Luca Laurenti
- Morfeo di Francesco Gitto, recensione di Simonetta De Bartolo
- Le vele di Astrabat di Antonio Messina
- Nerone oltre la leggenda di Guglielmo Natalizi, nota di Enrico Pietrangeli

Dai premi letterari

Luccautori - Premio Racconti Nella Rete
articolo di Demetrio Brandi

Saggi

La traccia nella filosofia e nella poesia: per un nuovo pensiero poetico-filosofico
articolo di Apostolos Apostolou
La poeticità del mondo e come può divenire un programmazione della pratica filosofica
articolo di Apostolos Apostolou

In questo numero segnaliamo...
 



"Progetto Emmaus", di Marco Bazzato

Vive, il mondo cristiano, di una promessa: Gesù di Nazareth, il Dio fatto carne che con la resurrezione sconfisse il supremo male della morte, ritornerà sulla Terra. Su questa certezza per i fedeli, sulla medesima, intrigante ipotesi per i non credenti, si sono spesi secoli congetturando il tempo, il luogo, la modalità di un ritorno così sconvolgente.
Marco Bazzato è l'autore che, più di recente, ha messo in moto la sua inesauribile fantasia per riportare tra noi il Cristo scegliendo, non certo a caso, di inserirlo in un presente che con le sue mille contraddizioni, con il progressivo distacco dalla spiritualità determinato dal materialismo imperante, non potrebbe presentarsi come più opportuno, e al tempo stesso scomodo, per una tale, tramutante venuta.
Non si pensi che l'autore di "Progetto Emmaus" voglia, attraverso il suo racconto, rubare il mestiere ai saggisti: la sua opera va semmai ad inserirsi nella corrente letteraria della fanta-teologia oggi in ascesa perché, proprio oggi, si fa sentire più acuto il bisogno del Grande Emendatore capace di curare i mali di un mondo che, il Pontefice stesso, definisce "gaudente e disperato".
Ecco allora che Bazzato si fa avanti per gridare, attraverso la sua versione del ritorno del Salvatore, una denuncia forte e priva di qualsiasi reticenza o clemenza, contro i duemila anni di corruzioni e degenerazioni che hanno stravolto il senso stesso del Verbo. Sembra, anzi, che l'Emanuele dei nostri giorni immaginato dall'Autore non sia che l'efficacissimo pretesto per denudare dei suoi vistosi ma falsi orpelli ogni responsabile di un deviazionismo tanto nocivo.
Un pretesto - dicevo - ma intenso e ben definito assieme alla descrizione della sua corte di contemporanei seguaci; i medesimi che già gli furono accanto due millenni or sono. Non ne manca quasi nessuno: da Pietro a Giovanni a Paolo, dalla Maddalena a Maria stessa, trasfigurati nel costume epocale che ci è proprio, eppure così riconoscibili all'interno dei loro immutabili ruoli. E nella storia si muovono anche i nemici di allora divenuti gli avversari di oggi che, per non turbare uno status quo sorretto da giganteschi interessi inscindibilmente concatenati tra loro, ancora macchineranno affinché il sommo potere divino non venga a turbare quello bassamente terreno.
Qui non si dice, ovviamente, la conclusione di una vicenda che procede a tratti come un incalzante film d'azione per riassestarsi poi sulla connotazione del mistery più fitto: ma sappia il lettore che le trame ordite al fine di impedire che il disegno di Emanuele si realizzi, coinvolgono la CIA e il Mossad, gli emissari del mondo islamico, il potere finanziario internazionale, i governi degli Stati più potenti del pianeta. Tutti rotanti attorno ad un Vaticano conflittuale e lacerato dove l'Opera è un'influente congregazione, fulcro delle azioni messe in atto per neutralizzare gli intenti del redivivo Salvatore.
Conseguente ed ottimo è il modo in cui Bazzato assegna un ruolo fondamentale ai media, all'elemento cioè mancante nel secolo zero e che oggi, invece, è capace di determinare tanto; vuoi a favore, vuoi contro qualsivoglia vicenda debba coinvolgere una pubblica opinione in parte manovrata e in parte addirittura inconsapevole dell'evento straordinario, immenso che si sta consumando sotto i suoi occhi svagati.
Un Cristo-Emanuele ben tratteggiato nella sua sofferta debolezza fisica ed ancor più sicuro e determinato nella volontà divina che sorregge il suo disegno, si muove dunque nel romanzo procedendo sopra la traccia della scrittura di Bazzato come se nuovamente camminasse leggero sulle acque. Uno stile letterario scorrevole e piano, quanto mai attuale; a volte persino eccessivo nell'intrecciarsi dei dialoghi di protagonisti e comparse, contrassegnati da un linguaggio ordinario che si discosta in modo volutamente smaccato dall'eloquio antico, o fuori da ogni tempo, del Nazzareno.
Da questo insieme di coinvolgenti alchimie, insomma, deriva un libro che avvince, privo delle tanto comuni fasi di tedio. Infatti è davvero sorprendente la densità degli eventi che l'Autore propone in un susseguirsi che non dà tregua e che spinge il lettore alla conclusione dolce-amara della vicenda ad un ritmo più che incalzante.
Non è compito del recensore indagare sull'attendibilità delle ipotesi, né di certo è un dovere del romanziere proporre temi e narrazioni più condizionati dal reale che dall'inventiva: resta però una piacevole opzione del lettore quella di affrontare un libro vivace e ricco che saprà intrattenerlo facendolo anche riflettere sul degrado degli alti ranghi di una società di cui tutti, se non artefici, siamo certamente e tristemente partecipi.

Anna Antolisei
Giugno 2007


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Elio Bartolini
L'eretico e il cattolico
Intervista di Mauro Daltin
Kappa Vu - 2006 - 8,00 euro

La Kappa Vu, con Mauro Daltin, si è caratterizzata come una coraggiosa casa editrice di frontiera, dedita soprattutto a tematiche politiche e storiche che si sviluppano verso la Slovenia e i Balcani, nella natura di una regione con cultura e tradizioni di confine dove, di regola, la preservazione di un patrimonio multilinguistico è un'esigenza fondamentale. Elio Bartolini, friulano quasi doc, tanto che "tutti quanti dimenticano che c'è stata prima Conegliano", a Codroipo, in Friuli, arriverà bambino e, a parte brevi parentesi tra Roma e Milano, è in questo territorio che trascorrerà la vita intera. Un'esistenza che, purtroppo, si è spenta lo scorso anno, a ottantaquattro anni, nella provincia di Udine, dove risiedeva da lungo tempo. L'intervista di Mauro Daltin non è che un progetto interrotto da questo lutto. Un'ambizione ben più vasta, come chiarisce nella prefazione a sua firma, era insita in questo programma scandito dal sabato pomeriggio. Di fatto, in questo libro, ritroviamo la giovinezza di Bartolini, le sue esperienze formative, la guerra e il primo dopoguerra che lo condurrà ad una riflessione più ampia e articolata, sintesi di "ex" (o exit) e militanza tra ideologia cattolica e comunista filtrate dalla sua eresia intellettuale. Sceneggiatore in alcuni film di Antonioni ed anche in collaborazione con Pasolini ne Il carro armato dell'8 settembre di Gianni Puccini, ci lascia, tra l'altro, una personale e contraddittoria testimonianza di Pier Paolo (anche lui friulano) nella sua intervista. Ma è soprattutto come narratore che Bartolini ha segnato la sua carriera, con romanzi come La bellezza d'Ippolita, Chi abita la villa, Icaro e Petronio, Pontificale in San Marco e il Ghebo, oltre che come saggista e anche poeta. L'eretico e il cattolico, "chiave di tutto il mio pensiero", sono lettura nella memoria, sigillo posto a tergo degli incontri del sabato. Ancora fanciullo, entrò entusiasta in seminario, un posto affollato e dove "bisognava pagare". Tempi in cui il fascismo, venendo a patti, si contendeva/divideva la gioventù con l'Azione Cattolica. Poi la guerra di Spagna, i primi dubbi, le prime letture e riflessioni importanti, di quelle che cambiano la vita. Madame Bovary, Lirici nuovi, l'uscita dal seminario, l' "ex" che compare e con cui si deve "ricominciare da zero". Pochi soldi in tasca ed ingrati lavori. Durante la guerra ed il periodo universitario si avvale di un approccio con riviste come Primato, Frontespizio e Prospettive, "prima apertura di finestra su un mondo che non finiva con Croce". E sarà attraverso le riviste che, successivamente, conoscerà le sue prime fortune letterarie con la narrativa breve. Quindi la chiamata alle armi, le crisi isteriche, il ricovero ed infine l'8 settembre con l'epilogo partigiano. L'esperienza del carcere e il ricordo della X Mas: "ragazzi dalmati e istriani, antisloveni e antislavi". Risalta, tra aneddoti e osservazioni storiche, un Mussolini "molto meschino", al contrario di Hitler, imbrigliato nella retorica della "non belligeranza", "neologismo per non dire neutralità". In questi colloquiali spunti, resta ferrea l'ottica di una guerra di liberazione antifascista, poco incline alle tentazioni fuorvianti del revisionismo. Resta anche pietà e spazio per il sentimento popolare, come nel caso del "cuginetto", arruolato a Salò e morto ammazzato, mentre era in approvvigionamento, dai gruppi partigiani. Nel primo dopoguerra vive la scomunica di Tito e la conseguente fuoriuscita dal partito, l' "ex" che ritorna, ciclico, nell'eresia intellettuale. Il cattolicesimo sedimenta come archetipo di tutte le rivoluzioni perché "si sfalda, entra in crisi" e, inevitabilmente, "si trasforma in eresia". "Il marxismo non è fallito, è difficilissimo da mettere in pratica", questo, dopotutto, conclude Bartolini. L'intervistatore, da parte sua, tira in ballo nel finale la figura di un intellettuale che, nel nostro paese, è relegato ai margini; Bartolini aggiunge che è addirittura sbeffeggiato. "Dipende dalla società" che (come dargli torto) si mostra più sensibile al pensiero, come "quella slava". Da noi, annota tra le cause, pesano troppi secoli in cui "l'intellettuale è stato cortigiano".


Nota di Enrico Pietrangeli - 2007


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Una fiaba per te
di Amerigo Iannacone

Evviva! C'è ancora chi crede nelle favole. In questo mondo materialista, opportunista, qualunquista… e conviene fermarsi, almeno per carità di patria; in questi giorni di vetrinette per tutti e serietà per pochi, fa bene accorgersi che la parola scritta ancora vuole (e si prende) i suoi spazi, e la poesia - senza bisogno di spallate - ancora vive e commuove, anche a di-spetto di chi non la comprende.
Lulu.com dà ai creatori e a chi possiede del contenuto digitale il controllo sull'utilizzo e sulla condivisione delle loro opere. Singoli individui, aziende, e gruppi possono usare Lulu per pubblicare e vendere tante tipologie di contenuto digitale, inclusi libri, foto, immagini, e musica.

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La storia inizia indietro
di Marco Saya

Lo sguardo si posa con acuta sensibilità sul mondo e sulla nostra società osservati senza indugi, senza sospensioni del pensiero e slanci di vuoto lirismo ma trasformando con determinazione il pensiero in parola e la parola in atto. Un atto cosciente del significato e del valore della parola che diretta ed essenziale arriva dritta al centro dell´umanità e si fa denuncia, si fa vera, si fa poesia. Quella poesia che oggi, dovrebbe recuperare il suo legame intrinseco con la contemporaneità e farsi esperienza reale del nostro tempo. L'opera si divide in tre parti: il concerto in minuscolo punteggiato, 110 tracks e una raccolta indifferenziata di poesie. Vedasi l'anteprima del libro.
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(83 pagine) Libro a copertina morbida: €12.00 Download: €2.50


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Edizioni Associate
presenta
"Il Prescelto"

Chi è il prescelto? Un dio in terra , un imbroglione di talento o un leader che fa gli interessi della comunità anziché i suoi? Niente di tutto ciò! Il prescelto, protagonista di questo racconto lungo o romanzo breve che dir si voglia, è uno spermatozoo, anzi lo spermatozoo. L´unico e il solo che dopo un lungo e drammatico percorso arriva sano e salvo alla meta: la tuba della donna, dove feconda una cellula uovo. È questo il meccanismo rodato da un bel po´ grazie al quale noi tutti siamo nati, esistiamo il più delle volte per intasare il pianeta di storie, alterchi, macedonie di sentimenti.

Uno spermatozoo protagonista di un libro? Proprio così! L´autore , Luca Laurenti, è un biologo che a un certo punto della sua carriera umana si è trovato in una "grave" impasse. Spiegare ai suoi figli piccini, due gemelli, come nascono i bambini. E allora Laurenti, che già si è cimentato in racconti per ragazzi, ha pensato di cavarsi d´impaccio utilizzando la sua esperienza professionale per tradurre in un´avventura fantastica la fredda spiegazione scientifica. Insomma, con buona pace degli ortolani e degli ornitologi che forse ora andranno falliti (né cavoli, né cicogne!), Laurenti dà risposte chiare e vere a domande difficili scatenando l´immaginazione Ricorda un po´ il Calvino delle "Biocomiche" questo racconto che coniuga precisione, esattezza, linguaggio rigoroso e puntuale, con la dimensione mitica dell´immaginazione

Il mito della nascita, tutto incentrato sulla vita che prevede al suo interno per definizione anche la morte, è tradotto in una narrazione in apparenza scanzonata : tra gli spermatozoi c´è il coordinatore che non sarà mai il prescelto ma è pronto al sacrificio di sé per il bene della missione; c´è un consiglio dei cento; c´è lo spermatozoo appena nato, ingenuo e idealista; quello sbruffone ma di fondo buono. E le cellule uovo si chiamano Ofelia e Amalia: in realtà la scelta finale spetta a loro. Ma il prescelto si illude di essere il fulcro dell´universo! E lasciamoglielo credere, sembra suggerire l´autore. Che poi qui a sorpresa di prescelti ce ne saranno due...

Racconto per bambini di tutte le età. Per chi non ha mai digerito i cavoli. E chi non vuole disturbare ancora le cicogne!


Il libro: Il Prescelto
L´autore: Luca Laurenti
Il prezzo: 12,00 €
La casa editrice: Edizioni Associate
Il sito: www.edizioniassociate.it
Indirizzo: Viale Ippocrate, 156 00161
Tel/fax 06-44704513

(referente: Piera Lombardi)


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Nome Autore: Francesco Gitto
Titolo Libro: Morfeo
Collana: Narratori Italiani
Casa Editrice: Bastogi
Anno Edizione: 2004
Codice ISBN: 88-8185-636-0
Pagine: 167
Prezzo: 10, 00 Euro

Francesco Gitto, con ammirevole competenza psicologica, ci ipnotizza, fin dall'inizio, con il ben costruito mistero che caratterizza il suo romanzo.
Entriamo insieme a Morfeo nel "Paradiso perduto", non quello di Milton, ma un paese "dimenticato da Dio", dove passioni d'amore s'intrecciano con morti misteriose e apparizioni di fantasmi, sullo sfondo di paesaggi tetri e di anime tormentate da incubi e da paure inconsce. Anche noi alla ricerca di un perché, di una spiegazione plausibile alle morti improvvise, alle apparizioni, ma, soprattutto, affascinati dalla dolce e bellissima fanciulla, dalla carrozza nera e dal suo cocchiere, anche noi incuriositi da oscure premonizioni, intrappolati nel vortice di un continuo crescendo di tensione. E' un iter quello che lo scrittore, a nostra insaputa, presi come siamo dalla narrazione, ci fa seguire per far sì che diveniamo consapevoli, dulcis in fundo, delle paure e dei desideri, che giacciono nelle pieghe più riposte del nostro io, "assetati di felicità. Viaggiamo alla sua ricerca…, Non sempre si può vivere in superficie, qualche volta bisogna andare al fondo delle cose, per scoprire la verità". Ci ritroviamo, così, impegnati a trovare l'uscita dal verde labirinto della villa degli antenati di Morfeo, avvolta nel mistero, oppure nella "sala degli specchi".
Morfeo, l'io-molteplice, personaggio inquieto, spinto da un bisogno interiore di renovatio ad affrontare il regno delle tenebre, del disordine, del male, capace di trovare in esso una speranza, di penetrare con la mente il mistero di una spietata, tirannica, oscura forza, protagonista principale, ormai da tante generazioni, della storia del suo casato, quello dei Totig (ci fa pensare al cognome Gitto), desideroso di offrirsi come esempio, novello Prometeo, ad una umanità sofferente, decaduta da una originaria felicità . Lo assecondiamo nei suoi dubbi, nelle sue perplessità. Lo precediamo, a volte, per ipotesi, ma ecco, di nuovo, un altro punto interrogativo.
Morfeo, dio dei sogni, che gli antichi greci e romani credevano fossero messaggi inviati dagli Dei e dai defunti (premonizioni, inganni, ecc.). E' un po' difficile distinguere, in quest'opera, l'onirismo dal realismo, grazie all'allegoria, al simbolismo, alle immagini lugubri e alle descrizioni di agenti atmosferici (nebbia, pioggia, vento, ecc.), che immalinconiscono e anticipano, di volta in volta, eventi e stati d'animo del protagonista. Gitto ci confonde attraverso alcuni dei personaggi imprevedibili, indefiniti e cangianti sul piano comportamentale, oppure con il gioco speculare degli anagrammi, come Etnorak o Etrom, signore misterioso e che, nello stesso tempo, manifesta la sua identità attraverso il nero degli abiti e la luce sinistra degli occhi, ma provate a leggere questi nomi da destra verso sinistra… Chiaro, invece, è il riferimento a Venere, bianca come la spuma del mare da cui emerse, "…vidi lei uscire dall'acqua, …in tutto il suo splendore e in tutta la sua bellezza"; una Venere che piange e che sorride e che appare a Morfeo proprio nei momenti più difficili. Tra sogno e realtà, "conviviamo con gli incubi, viviamo mescolati nei sogni, affascinati da ogni loro miraggio", tra Vita, "un lungo viaggio verso l'Infinito, che scorre come un torrente a volte limpido e chiaro, altre sporco e tortuoso", e Morte, il "buio più profondo e tenebroso", campeggia l'atavica lotta tra bene e male, Eros e Tanatos, amore e odio, interiorizzata, attraverso un continuo passaggio dalla fisicità all'io psichico e viceversa, offerta al lettore come rappresentazione di sè: una fabula irreale, dai colori cupi, per un mondo disincantato.
Quella voce profonda, ridondante e lontana, una e molteplice, che, all'inizio e, a volte, alla fine di ogni capitolo, ci mette a conoscenza dell'amara filosofia dello scrittore, che per il particolare editing assume l'aspetto di una voce fuori campo, è la voce di ognuno di noi: "Niente può essere più errato di quello che noi crediamo sia la realtà".


Simonetta De Bartolo

Vedi anche l'intervista che Simonetta De Bartolo ha realizzato con l'autore


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Le vele di Astrabat - di Antonio Messina - euro 10,00- pag. 115
ISBN 978 - 88 - 7606 - 157 - 8

Era l'inizio. i quattro elementi, Aria, Terra, Acqua e Fuoco si erano uniti per ricreare l'armonia dell'universo, ma ci fu un intoppo. gli elementi pesanti formarono le Terre del Sole Pallido, gli elementi leggeri invece unendosi diedero vita alla Città del Silenzio, i Cerchi di Luce Energetica.
Esisteva un confine ancora inesplorato, materia e energia a cercare l'unione perfetta. poi Atzelil tentò di varcare la zona di confine per completare il suo ciclo; era solo energia ma voleva contaminarsi con la materia ed amare: fu l'inizio della tragedia, perchè gli uomini del Sole Pallido, non appena capirono, cercarono di conquistare la Città del Silenzio e i Cerchi. Otlan amava Atzelil, l'amava di un amore assoluto, e per questo aveva inviato Neilos ad Astrabat, il pianeta di Sabbia e Ombre Lunari, dove un vento miracoloso, venendo a contatto con le cellule, le rigenerava, permettendo al corpo di rinascere tre volte... ma anche gli uomini del Sole Pallido sapevano, volevano conquistare Astrabat e lavoravano ad un progetto folle per possedere l'immortalità, estendendo il loro dominio all'intero universo. Un cerchio Illuminato non desiderava l'immortalità, però. Una storia d'amore intensa e appassionante, un monito contro i difetti dell'uomo contemporaneo, e un invito a cercare la felicità tra le pieghe dell'esistenza terrena. Due storie, all'apparenza, fuse in un 'cerchio' di poesia pura, che lasciano al lettore il compito di scoprire il significato più profondo dell'essere umano.

Gordiano Lupi
(Direttore Editoriale)

Una lettura che richiede una grande attenzione e partecipazione da parte del lettore; sforzo però ampiamente ripagato. La prosa lirica in cui è scritto, densa di visioni oniriche e fantastiche, travalica il mero genere fantascientifico e ci porta a riflettere su tematiche esistenziali molto profonde. Una lettura che consiglio.

Massimo Acciai

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Guglielmo Natalini
Nerone oltre la leggenda
Ugo Magnanti editore - 2006


La Ugo Magnanti editore è una piccola casa editrice presente sul territorio pontino e dedita a stampe rigorosamente limitate e molto curate. Anzio, città natale del più discusso imperatore romano, è anche lembo costiero che si approssima all'editore della contigua Nettuno attraverso una complessa e tuttora avvincente ricerca che viene condotta sull'argomento. Yves Perrin, segretario della Sociètè Internazionale D'Etudes Nèroniennes, nella prefazione chiarisce subito che "esistono due Neroni, quello degli studiosi e quello dei non specialisti". L'immagine convenzionale è quella di un "folle dedito alle orge, spietato matricida e uxoricida". In queste pagine emerge una figura contrastata, denigrata ed esaltata, amata e odiata, fintanto da rendere la stessa storia più umana; frutto di ricerca ed imparziale dedizione vissuta con autentico pathos. Dopo la morte dell'ultimo dei Giulio-Claudi, Tacito osserva che "era stato reso pubblico un segreto di Stato: potersi creare un imperatore fuori di Roma". Per molti anni furono in tanti a crederlo ancora vivo e pronto a tornare, diversi furono coloro che presero il suo nome in prestito o a pretesto. Di fronte all'evidenza della sua morte, c'è chi non rinunciò a credere che un giorno sarebbe persino resuscitato rendendo a tutti giustizia. Di giustizia a lungo si occupò in vita Nerone, determinato nel consolidare un potere assoluto, di svolta per quel che sarà la successiva iconografia del tardo impero, sempre più minacciato tanto nelle sue faccende interne quanto nelle pressioni esterne esercitate sui confini. Tra i vari filoni etimologici sulle leggende divampate, ci si addentra in due tradizione pagane, l'una favorevole e l'altra contraria a Nerone. Postuma è quella avversa dei cristiani, sviluppatasi nel corso del III° secolo, che lo presenta come un persecutore in una fosca visione apocalittica. Inoltre sussiste un'ulteriore tradizione ostile di stampo giudaico, che si origina intorno alla distruzione del tempio di Gerusalemme. Con l'umanesimo e la proiezione interpretativa della verosimiglianza storica, l'argomento s'inizia a discernere più attentamente. Taluni studiosi contemporanei giungeranno alla conclusione che i primi cinque anni del regno furono un modello di saggezza, umanità e lungimiranza. Politica estera di mantenimento, garantismo ante-litteram, riforme fiscali ed economia programmatica caratterizzarono questo periodo nonostante i prevedibili crescenti conflitti tra il monarca e l'apparato aristocratico senatoriale. Gerolamo Cardano, autore de L'Elogio di Nerone, resta un opportuno esempio tra quanti, su questo fronte, si sono spinti anche oltre. Tra le probabili cause dell'incendio di Roma, risaltano le condizioni di sovraffollamento urbano, l'impegno di Nerone a condurre i soccorsi in prima persona, il fanatismo di taluni cristiani che vedevano nella libertina Roma dei tempi la bestia dell'apocalisse da estirpare nei flagelli della carestia, della morte e del fuoco. Di fatto Nerone, al contrario di certi successori, non mise mai in atto una politica anticristiana limitandosi a processare le frange ritenute colpevoli del solo incendio. Paolo di Tarso, già presente a Roma e noto alle autorità, non venne neppure inquisito. Un imperatore amato dalla plebe romana ma anche nell'antica Lione, ovvero Lugdunum, per la ricostruzione avvenuta dopo l'incendio. A proposito di ricostruzioni, la Domus Aurea resta d'esempio, nelle descrizioni tramandate, non solo per gli sfrenati e dispendiosi lussi, ma anche per la modernità e le soluzioni integrative. L'artista Nerone esordisce in pubblico a Napoli, coronando poi le sue ambizioni durante il lungo e dispendioso soggiorno in Grecia, dove finirà col distogliersi completamente dalla realtà politica. Lungo spazio è lasciato alle congiure che si susseguiranno, fallendo anche ingenuamente, nel volgere al termine del regno, a cominciare da quella di Pisone fino all'ascesa di Galba, avvenuta imprevedibilmente nell'ormai critica ed irreversibile situazione di dispendio e declino psicofisico di Nerone. L'ultimo capitolo è un excursus sulle messe in scena nel corso dei secoli, ma qui, probabilmente, occorreva scrivere un secondo tomo. Un imperatore la cui sensibilità artistica non ha giovato molto e a cui la creazione artistica, indubbiamente, sembrerebbe essersi pressoché ininterrottamente ispirata. In sostanza, se già il persistere troppo nell'arte non conduce mai, bene che vada, a proficui frutti, dovendo gestire un potere, non può che condurre ad enormi sciagure.


Nota di Enrico Pietrangeli - 2007

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