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Narrativa

Le coincidenze di Massimo Acciai e Andrea Mucciolo, Il cortile di Massimo Acciai, Il ritorno di Giovanna Casapollo, La ciabattina di Rossana D'Angelo, Creatura marina di Maddalena Lonati, Tornerò di Maddalena Lonati, Mani di Maddalena Lonati, Coincidenze di Antonella Pedicelli, Roby di Lenio Vallati, Le zanzare di Davide Zingone, La fuga di Davide Zingone

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Andrea Cantucci, Sonia Cincinelli, Giorgio Gazzolo, Eleonora Ruffo Giordani, Carolina Lio, Iuri Lombardi, Francesca Lombardo Di Rosa (file audio), Cesare Lorefice, Roberto Mosi, Michele Parigino, Dimitry Rufolo, Liliana Ugolini, Lenio Vallati, Anna Maria Volpini

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Lucia Dragotescu, Manuela Leahu

Incontri nel giardino autunnale

Intervista ad Alberto Toso Fei
A cura di Matteo Nicodemo

Recensioni

- "Parole e paesaggi" di Roberto Mosi, nota di Massimo Acciai
- "Itinera" di Roberto Mosi, nota di Massimo Acciai
- "O lupo è addiventato pecorella" di Dario De Lucia, nota di Massimo Acciai
- "Le inquietudini dell'esistenza" di Elena Gianolio Jung, nota di Massimo Acciai
- "Pittori Piuttosto Pittoreschi" di Massimo Zanicchi
- "Pensieri a banda larga" di Dimitry Rufolo, nota di Massimo Acciai
- "Come perdere la testa e a volte la vita" di Claudio Risé, nota di Enrico Pietrangeli
- "Mille parole" di Cesare Lorefice, nota di Anna Maria Volpini
- "Ci siamo" di Marco Ciurli, recensione di Elena Fratini
- "Premiata Forneria Marconi 1971-2006" di Donato Zoppo, nota di Enrico Pietrangeli
- "Una ragionevole strage" di Mireille Horsinga-Reno
- "Diary" di Chuck Palahniuk, recensione di Simonetta De Bartolo
- "Approdi" di Monica Osnato, recensione di Simonetta De Bartolo
- "Ogni angolo del cuore" di Francesco Cecchi
- "Viaggiando verso l'ovest" di Rossella Presicce

Saggi

I misteri della psiche: la sincronicità
Articolo di Antoine Fratini
Un dono di Serafino Beconi
Articolo di Antonio Carollo
Amore e amarezza per la Sicilia nella poesia di Margherita Neri Novi
Articolo di Antonio Carollo

Filosofia

La filosofia politica di Platone come filosofia pratica
di Apostolos Apostolou

Le coincidenze
 

di Massimo Acciai e Andrea Mucciolo



"Il caso non esiste"
François- Marie Arouet, detto Voltaire

La coincidenza è quell'evento che decidiamo di chiamare tale
perché non vogliamo accettare o abbiamo paura che possa avere un significato.
Andrea Mucciolo


Era una villetta solitaria al mare, attaccata alla spiaggia. Sulla veranda c'era un vecchio che leggeva un libro, incurante del rumore della risacca e del cielo azzurro intenso. Era totalmente immerso nella lettura che desiderava terminare prima di pranzo. Dal mare soffiava una brezza leggera, carica di salsedine e di estate, ma il vecchio non ci faceva quasi caso.
Chiuse improvvisamente il libro con un botto e fece un respiro profondo. Solo allora sembrò accorgersi del mare, della brezza e del sole a picco che annullava ogni ombra. Si alzò con calma dalla sdraio ed andò in cucina. Una mezz'oretta dopo proveniva un buon odore di pasta al sugo.
- Simone, vai a lavarti le mani - chiamò il vecchio affacciandosi sulla porta del salotto.
Una vocetta squillante chiese cosa c'era per pranzo, poi sparì in bagno per ricomparire qualche attimo dopo a tavola, davanti ad un piatto fumante su cui l'uomo versava del formaggio.
- Senti nonno, mi piacerebbe fare un giro in canotto… - chiese quella stessa vocetta, con tono un po' timido, tra una forchettata e l'altra.
Il viso del vecchio si rabbuiò.
- Non se ne parla. Hai solo sette anni ed io non posso accompagnarti.
- Ma dài… so nuotare bene…
- Quando tornerà tuo padre ci andrai insieme a lui, io non mi prendo questa responsabilità.
Il tono della voce era deciso, non ammetteva repliche, poi si addolcì un po'.
- La settimana prossima viene a trovarci, un po' di pazienza…
- Uff! - sbuffò il bambino, ed ingoiò l'ultimo spaghetto.
L'uomo era stato un po' duro, ci avrebbe ripensato poi, ma aveva le sue buone ragioni. Il mare era traditore. Da giovane aveva rischiato di annegare in quello stesso mare che si intravedeva dalla finestra.
Quel giorno d'estate stava giocando da solo col pallone; ad un certo punto sbagliò la mira e tirò un calcio così forte che il pallone finì in mare, non molto distante dalla riva. Pareva a portata di mano; due bracciate e via. Aveva nuotato per un po', poi aveva alzato la testa e la palla era vicina ma ancora non ci arrivava con la mano. Aveva ripreso a nuotare, ormai doveva prenderla quella dannata palla. Dopo un po' aveva di nuovo rialzato la testa, ormai con le braccia indolenzite, e la palla era sempre alla stessa distanza. Ci aveva messo un po' per capirlo, appena in tempo, ed aveva avuto paura. Una paura liquida, oscura, un senso di soffocamento e di pesantezza in tutto il corpo.
Di solito il vento soffia dal mare verso la spiaggia, ma qualche volta avviene il contrario. Scherzi atmosferici. Si era voltato ed aveva visto, con sorpresa e paura, la spiaggia già molto lontana. Fu una fortuna per lui che si fosse voltato in quel momento. Avrebbe potuto continuare a nuotare ancora, finché si sarebbe accorto troppo tardi per tornare indietro. Reagì. Riuscì a raggiungere la spiaggia con le ultime forze e si buttò, come un naufragò, completamente spompato, sul bagnasciuga. Fu molto fortunato. Da allora non era più andato molto d'accordo con l'acqua salata. A volte ci pensava ancora e provava un brivido ogni volta che il nipote andava a giocare in spiaggia.
Ma come impedirglielo?
Doveva stare attento a non esagerare.
In fondo era arrivato a sessantaquattro anni in buona salute, senza grossi incidenti, confidando nella propria prudenza, in buone letture e nell'ottimismo verso la vita.
- Cosa leggi tutto il giorno? - chiese il piccolo Simone, rompendo un imbarazzante silenzio.
L'uomo sorrise. Prese il libro appena terminato dalla mensola e lo porse al nipotino. Questi lo osservò da tutte le parti. La copertina era di un robusto cartone bordeaux. Il titolo si trovava all'interno di un quadrato col bordo dorato, come usava nei libri antichi.
- "Le co… in… ci… den… ze!" - scandì il bambino a voce alta. Aveva ancora qualche naturale difficoltà a leggere parole lunghe e sconosciute, ma era molto avanti per l'età. A scuola era bravissimo. Ormai aveva finito la prima elementare e, finite le vacanze estive, avrebbe iniziato la seconda.
Simone sfogliò rapidamente le pagine, ingiallite dal tempo, senza trovare nessuna illustrazione: solo piccoli caratteri fitti. Forse ne rimase un po' deluso. Certo non era un libro adatto alla sua età, per quanto precoce.
- Di cosa parla? - chiese riconsegnando il volume.
Il nonno sorrise. Seguì qualche attimo di silenzio in cui cercava le parole.
- Si tratta…
In quel preciso momento squillò il telefono e Simone corse a rispondere. Era tutto il giorno che aspettava la telefonata del padre.

Venne la sera e l'ora di andare a letto. Le porte delle camere al piano di sopra si chiusero e si fece silenzio nella casa. Non un silenzio completo però; la casa sorgeva in un luogo isolato, lontano dai rumori del traffico, ma c'erano comunque i suoni cupi e misteriosi della notte: la risacca, il vento fra gli alberi, il rombo di qualche motore lontano, il verso di qualche animale notturno.
Simone aveva spento l'abat-jour ma non dormiva ancora. Era seduto sul letto, in pigiama, ed osservava dalla finestra le fruscianti chiome degli alberi. Sentiva una strana inquietudine, come un oscuro presagio che non sapeva definire. Dopo tanto tempo era tornata l'insonnia. Il vento agitava le fronde e le stelle erano freddi occhi spaventosi. Sapeva bene che avrebbe faticato ad addormentarsi. Aveva paura. Non gli era mai successo a casa del nonno, almeno che si ricordasse. Tornò sotto le coperte e chiuse gli occhi, ordinando al sonno di arrivare. Ma naturalmente più lo ordinava e più il sonno si allontanava. Infine arrivò, ma dopo molto tempo.
Neanche il nonno, nella stanza accanto, dormiva. La luce dell'abat-jour era sufficiente per leggere a letto, ed era il momento più bello della giornata. Amava la calma della sera che invitava alla lettura. Da molti anni non riusciva a dormire senza aver letto qualche pagina di un buon libro. Una volta leggeva la Bibbia che teneva nel cassetto; l'aveva letta e riletta ormai almeno una decina di volte. Poi era passato ai volumi dell'enorme biblioteca ereditata dal padre, che era stato professore universitario di letteratura italiana. Anche lui si era poi laureato ed aveva iniziato ad insegnare matematica in un istituto tecnico per ragionieri. Era andato in pensione da qualche mese e poteva godersi finalmente in pace quelle giornate interminabili ma mai vuote nella villetta sul mare, in compagnia dei libri, della brezza salmastra e della quiete incantata di quel tratto di spiaggia.
Il libro che stava leggendo era il seguito di quello che aveva terminato durante la mattina. Si trattava di un'opera in due volumi, intitolata appunto "Le coincidenze" ed era un trattato di un anonimo matematico ottocentesco. La data sul frontespizio indicava che era stato stampato a Napoli nel 1895. Non avrebbe saputo spiegare cosa di preciso lo aveva attratto di quell'opera, ma da quando lo aveva preso per caso in mano quella mattina non lo aveva più posato se non per preparare i pasti e fare la consueta passeggiata pomeridiana sul lungomare. Era rimasto catturato fin dalla prima pagina, cosa abbastanza rara per lui.
Si parlava di coincidenze matematiche, dal punto di vista filosofico fino ad esempi concreti e varie curiosità per un argomento che non ha un grande interesse pratico. Era scritto con un linguaggio tra il divulgativo e quello rigoroso ed un po' stantio di antichi trattati, eppure la lettura era molto piacevole.
Era arrivato al punto in cui si dimostrava che è corretto al 3% circa, quando un urlo improvviso lo fece sobbalzare così forte che il libro gli sfuggì di mano e cadde sulle coperte e da lì sul pavimento.
Si precipitò in camera del nipote. La porta era chiusa.
- Simone, cos'è stato?
Aprì la porta e accese la luce. Il bambino era seduto sul letto, terrorizzato.
- C'era un'onda gigantesca… - farfugliò asciugandosi con una mano la fronte sudata. Teneva gli occhi socchiusi; la luce del lampadario era fastidiosa ma rassicurante.
- E' stato solo un incubo - lo rassicurò il nonno, poi cercando di scherzare - mi sa che le lasagne di stasera non erano una buona idea. Vuoi un bicchiere d'acqua?
Il bambino annuì con la testa.
Qualche minuto più tardi Simone era di nuovo sotto le coperte. Il nonno gli diede la buonanotte sulla porta.
- Vuoi che lasci la luce accesa?
Il bambino annuì di nuovo e chiuse gli occhi.
L'uomo ritornò nella sua camera. Il silenzio era tornato nella casa, ma la quiete era infranta per quella notte. Le ombre gettate sul muro dal lampadario avevano qualcosa di diverso, di inquietante. C'era qualcosa nell'aria che non sapeva definire. Cercò il libro sul pavimento dov'era caduto. Non lo trovò. Mentre si grattava la testa, lo vide aperto sul comodino. Era sicuro di non avercelo messo, si era precipitato subito appena sentito l'urlo, ma era chiaro che da solo non c'era andato. Scherzi della memoria.
Si infilò di nuovo sotto le coperte e prese il libro. Un'espressione di stupore gli si dipinse in viso. Controllò dalla copertina che si trattasse dello stesso libro che stava leggendo prima di quell'interruzione. Era quello, eppure era un libro completamente diverso. La copertina era identica, così il formato e le pagine ingiallite. Anche il carattere tipografico era lo stesso, ma non si trattava più di un trattato di matematica. Si trattava di un romanzo.
Il linguaggio non era più quello ottocentesco. Era una lingua moderna che raccontava una storia che poteva benissimo essere ambientata nel presente. "Divorò" il primo capitolo in un quarto d'ora al massimo. Il vecchio era sempre più perplesso.
La prima sorpresa della lettura fu il nome di uno dei personaggi: Luigi Paolo Barbafiera. Andò avanti ancora più speditamente nella lettura. Era pazzesco. Le coincidenze non si fermavano al nome, identico al suo. Il personaggio era un anziano professore in pensione, che era solito trascorrere l'estate al mare in una vecchia villetta in compagnia del nipote, Simone, di sette anni:

"Una mattina il professore trovò un vecchio libro nella libreria di famiglia. Lo prese per leggerlo e la lettura lo accompagnò per tutto il giorno, fino al letto. Quella notte scoprì che nel libro si parlava di lui stesso…"

Era troppo. Gettò spaventato il libro contro l'armadio, come se fosse fatto di materia radioattiva. Rimase per parecchi minuti ansante, lo sguardo fisso allo specchio infranto dell'armadio. Si sentiva soffocare ed un improvviso calore gli saliva al viso. "Luigi" si disse mentalmente "Fammi il piacere di tenere la testa a posto!". Lo disse mentalmente perché se avesse pronunciato quelle parole sarebbe stato terrorizzato ancora di più dal suono della sua voce tremante.
Il libro giaceva sul tappeto, tra le schegge di vetro, immobile eppure stranamente animato. L'uomo rimase a fissarlo a lungo, poi si decise a riprenderlo in mano. Si ferì leggermente il mignolo con una scheggia. Doveva togliere quel casino l'indomani, al più presto, prima che Simone si facesse male. Cosa si sarebbe inventato per spiegarlo al nipote? Ci avrebbe pensato a mente lucida, l'indomani.
Aprì di nuovo il libro con le dita tremanti. Lasciò sulle pagine una goccia rossa che si spanse lenta nel giallo pallido della carta. Era tornato tutto normale, come se si fosse immaginato tutto. C'erano di nuovo le solite espressioni matematiche con le relative spiegazioni. Scorse il volume da cima a fondo. Delle pagine che pure era sicuro di aver letto non c'era traccia.
Sbatté le palpebre e si infilò la vestaglia di nuovo. Non restava che tornare a letto e sperare che con una buona dormita le cose riprendessero a scorrere con la logica di sempre. Ammesso naturalmente che fosse possibile prendere sonno.
Ciabattò fino alla libreria e ci rimise il libro. L'idea di averlo in camera mentre dormiva non gli piaceva.

Per tutto il giorno seguente, dopo aver sistemato la sua stanza, raccolto tutte le schegge dello specchio e inventato una fandonia da raccontare al nipote (un pipistrello rincitrullito entrato dalla finestra) che solo un bambino avrebbe potuto credere, Luigi non fece altro che camminare nervoso per la casa, pensando, e pensando… Era impazzito? Senilità? Allucinazione? Perché non riprovare a prendere il libro, adesso, con la luce del giorno bonaria e amichevole, lontano dagli spettri della notte e soprattutto da quelli della sua mente.
Entrò nella libreria. Prima di fare ciò, controllò il nipote: pedinava una lucertola. Bene. Si avvicinò allo scaffale. Prese il libro. Si accorse che le mani gli tremavano. Aprì una pagina a caso.

"Sebbene l'ipotesi di formule dinamiche, come accennato dal matematico francese del…"

Richiuse il libro e sorrise. Che sciocco, aveva fatto un po' volare la fantasia pensando che nel libro ci fosse realmente la sua storia. "Luigi sei ancora giovane, non fare scherzi", disse ad alta voce, sorridendo nuovamente. Guardò l'orologio della libreria: venti a mezzogiorno, era tardi, avrebbe dovuto preparare il pranzo. Uscì dalla stanza pensando a qualcosa di rapido da cucinare, e promettendosi che avrebbe continuato la lettura del libro più tardi.
"Nonno, la lucertola è scappata!" esclamò il nipote come se avesse perso lo zaino con tutti i suoi oggetti personali in fondo a un fiume.
"Ah, che insolente!" replicò il nonno, con gli occhi che ridevano, nel vedere suo nipote così pieno di vita. "Tieniti pronto, che è quasi ora di pranzo" comunicò il nonno ad una tenda in movimento, che aveva appena visto passare Simone, intento ora alla "caccia del gatto".

La giornata trascorse tranquilla e, dopo cena, una volta messo a letto il bambino, Luigi fu finalmente in grado di ritirarsi a letto in compagnia del suo migliore amico: un libro da leggere. Come si era riproposto, riprese la lettura del libro delle coincidenze.
Una riga, due righe, tre righe, quattro righe…
Un urlo misto ad un pianto soffocato si udì in maniera forte e precisa, con il nonno che sbatteva forte la mano destra chiusa a pugno sul muro della camera.
"Nonno, nonno!", chiamò il nipote, svegliato dall'urlo dell'uomo e ora vittima della paura. Luigi si ricompose come meglio poté, giusto il tempo per andare nella stanza del nipote e rassicurarlo. Ma stavolta fallì. I bambini puoi ingannarli con la fantasia, ma non puoi nascondere loro la realtà che c'è in fondo al tuo sguardo. Gli occhi lucidi dell'uomo non potevano sfuggire al nipote.
Quando fu certo che Simone si fosse addormentato di nuovo, Luigi fece una cosa che non aveva mai fatto: lasciare il bambino solo in casa. Si mise una giacca leggera, con ancora indosso il pigiama, uscì e si avviò al più vicino cassonetto dell'immondizia, distante circa trecento metri. Posò il piede sul pedale che comandava l'apertura del coperchio e scagliò il libro con forza e rabbia all'interno del cassonetto. Poi, quasi correndo, si diresse verso casa, con le stelle sbircianti e il mare urlante.
'Basta - disse a se stesso - non so spiegare tutto questo ma non voglio saperne più niente'.

La mattina successiva, non avendo tra l'altro chiuso occhio per tutta la notte precedente, Luigi la passò tra il cercare di combattere un sonno che lo attanagliava e il fuggire dallo sguardo scandagliante del nipote.
'Staserà inizio un nuovo libro… ecco, questa è proprio un'ottima idea…' risolse Luigi, tra mille inquietudini.
Quella sera, il nonno di Simone prese un libro a caso dalla libreria, guardò il titolo: "Nulla succede per caso. Le coincidenze che cambiano la nostra vita", di Hopcke Robert H. Luigi rimase impietrito, si sentiva come se avesse inghiottito un iceberg, tanto era il gelo che sentiva dentro la sua anima. Non ricordava di avere quel libro. Anche questa una coincidenza… un titolo così… l'uomo fu tentato di posare il libro, ma poi meditò che così facendo, non avrebbe fatto altro che fomentare le sua manie e fissazioni, poiché di questo si trattava, ne era sicuro, o almeno cercava di convincere se stesso.
Si avviò verso la sua camera e si mise a letto. Iniziò a leggere, partendo dalla prefazione:

"Robert H. Hopcke esplora l'universo delle coincidenze, di ciò che sembra avvenire per "puro caso" e ha la forza di modificare la nostra esistenza, cambiando l'immagine di noi stessi e il nostro modo di vedere il mondo, aprendoci nuove prospettive. L'autore individua il ruolo di questi eventi in campo affettivo e professionale, nella realtà e nel mondo dei sogni, negli aspetti materiali e in quelli spirituali della vita; e, attraverso una serie di racconti di esperienze vissute, ci mostra come questi accadimenti riflettano in realtà il nostro stato d'animo interiore e riescano spesso a scuoterci, indicandoci la direzione per noi migliore."

L'inizio lo rincuorò un po', forse aveva trovato proprio la lettura giusta per lui, si convinse, o meglio tentò di convincersi. Si, tutto questo altro non era che una coincidenza… forse, nel libro che aveva gettato via, altro non c'era che una piccola digressione, in cui si menzionava un uomo che aveva il suo nome… tutto qui, una coincidenza, appunto, mica poteva essere il solo a portare il nome di Luigi Paolo Barbafiera, giusto? Un semplice caso di omonimia, oppure un nome scaturito dalla fantasia dell'autore, il quale, tra l'altro, era vissuto molti anni prima di lui… non doveva sentirsi pazzo per ciò che aveva letto nel libro, ma per il suo successivo comportamento, ossia buttare via, in una maniera ben poco normale, un innocuo libro. Proseguì nella lettura, e più leggeva e più si sentiva meglio. Coincidenze, ah quante ne capitano nella vita. Ricordò con un misto di allegria e nostalgia il mercato vicino la casa dove viveva con i suoi da piccolo, il banco di frutta dove sua madre faceva sempre la spesa, e d'estate, quando non aveva scuola, andava con la mamma per aiutarla; al banco lavorava un ragazzo che di cognome faceva Mela e, diverso tempo più tardi, fu assunto un ragazzo che si chiamava Luca Cotogna, già, ricordava ancora tutto, le risate quando le signore chiedevano se avevano le mele cotogne e, quasi sincronizzati, Luca e Mario (Mela) scattavano pronti esclamando "eccoci! Siamo Mela - Cotogna" tra le risate di tutti i gestori dei banchi attigui, che conoscevano questa coincidenza di due cognomi del genere in quel luogo. E che dire, riguardo la sera stessa in cui rimase vedovo, cosa stava guardando in tv…? "Il vedovo", con Alberto Sordi, quando ricevette la telefonata della sorella di sua moglie, che gli comunicava l'incidente avuto al ritorno dal ristorante, seguito di un matrimonio a cui lui non aveva partecipato.
Coincidenze… coincidenze, quante ce ne sarebbero da elencare… Riprese la lettura:

"Luigi, tentava sempre più di convincersi che quello che aveva trovato scritto nel libro, altro non erano che coincidenze, non curandosi, che forse, se avesse approfondito la lettura, avrebbe potuto scoprire…"

Una fitta al petto, un dolore allo spasimo, il libro cadde dalle mani di Luigi e rotolò sul pavimento. L'uomo, raccogliendo le ultime energie di una vita quasi dimissionaria, afferrò la scatola delle medicine del cuore, come le chiamava lui. Tre gocce sotto la lingua, amare come il fiele e per il momento la Vita rientrò le dimissioni dal corpo tormentato del nonno.

Un uomo, che dall'aspetto avrebbe potuto avere ottant'anni, e che dal tremore delle mani avrebbe fatto pensare al morbo di parkinson, chiamò Simone per la cena.
Pasta scotta con sugo confezionato.Gli ultimi giorni, Luigi li aveva passati a girare le librerie e le edicole dei paesi circostanti. Comprava un libro o una rivista, ci dava uno sguardo, tutto ok, poi, una volta a casa, nel suo letto, puntualmente trovava il suo nome e, puntualmente, sentiva il suo cuore in pericolo.
"Nonno? Nonno, ti senti bene…?"
"Sì… sì… bene… bene…" rispose l'uomo, lo sguardo assente e le forchetta lasciata a metà tra il piatto e la bocca. Luigi ricordò le parole trovate scritte nel libro sulle coincidenze:

"Luigi, tentava sempre più di convincersi che quello che aveva trovato scritto nel libro, altro non erano che coincidenze, non curandosi, che forse, se avesse approfondito la lettura, avrebbe potuto scoprire…"

Che cosa avrebbe potuto scoprire? Che cosa significava tutto questo? Due erano le possibilità: o era completamente impazzito, oppure… oppure cosa? - Si domandò l'uomo.
"Ma certo!" Luigi cacciò un urlo che rompeva un silenzio di giorni, sbattendo forte la mano destra sul tavolo, facendo rovesciare l'acqua dal bicchiere del nipote, che oramai appariva sempre più terrorizzato dal comportamento anomalo del nonno, il quale, nel frattempo, si era diretto verso la libreria, aveva preso un libro a caso, si era chiuso nella sua stanza e aveva iniziato a leggere.
'Ora è tutto chiaro, i libri stanno cercando di comunicarmi qualcosa, ecco cosa sta succendo, devo assolutamente leggere fino in fondo cosa c'è scritto' fu il pensiero dell'uomo, che iniziò a macinare decine di pagine una dopo l'altra, nell'attesa che comparisse un pezzo che lo riguardasse. Stavolta, sembrava che tardasse a venire, tra l'enorme frustrazione dell'uomo, che a differenza delle volte precedenti, non solo non temeva di scorgere un paragrafo su di lui, ma al contrario lo desiderava intensamente. Alla fine, quando mancavano appena venti pagine alla conclusione del libro "La storia infinita" di Michael Ende, ecco che ricomparve questo personaggio di nome Luigi Paolo Barbafiera.
L'uomo sbranò ogni virgola, di una storia che oramai, definirla semplicemente piena di coincidenze, sarebbe apparso ridicolo a chiunque dotato di buon senso.
Quando il nonno di Simone completò la lettura, un lenzuolo appariva dipinto sul suo viso. I capelli bianchi si erano moltiplicati come lumache dopo un temporale e quel poco di forza vitale rimasta in lui, aveva già fatto sapere che avrebbe lasciato quel corpo derelitto senza neanche un preavviso di sette giorni.
L'uomo rilesse il breve paragrafo:

"Così Luigi, in preda ad un raptus, prese il coltello che usava per affettare l'arrosto, e lo conficcò ripetutamente nel petto del nipote…"

Lacrime scendevano dagli occhi gonfi dell'uomo, un supplizio lacerante dell'anima saliva su ma non trovava sfogo, sbocco.
"Perché, perché…" ripeteva, scuotendo la testa. "E' solo un libro… è solo uno stupido libro… è soltanto una sciocca coincidenza… il nome… il luogo… tutti i nomi!!!"
Non poteva ingannarsi da solo, quelle non potevano essere coincidenze. Era un assassino, ecco cos'era diventato, anzi, uno psicopatico, che uccide senza ragione. Non poteva permettere una cosa simile, mai. Il libro finiva con lui rinchiuso in un istituto, ma per la miseria, il futuro si può cambiare! Cosa ci stava a fare il libro allora? Questa non era una coincidenza, il libro era proprio venuto in suo aiuto, e lui non avrebbe sprecato l'occasione, mai.

Si avviò al telefono e chiamò il figlio.
"Simone sta molto male, ho già chiamato il medico, non so cosa sia successo, ma sbrigati a venire". Poche parole, fredde a calcolate. Se il figlio fosse partito subito, tempo sei ore e sarebbe arrivato. Tutto il tempo per impedirsi di fare ciò che c'era scritto nel libro.
Simone si avvicinò al nonno. L'uomo guardò il nipote, prossimo alle lacrime:
"Simone, il nonno sta bene, tranquillo, anzi, ti do una bella notizia: tra poco sarà qui tuo padre, sei contento?"
"Papà viene qui?! evvai! Papà viene qui, e quando arriva?"
"Presto, molto presto"
"Nonno, perché non prepari un bell'arrosto, lo sai che papà ci va matto".
L'uomo raggelò. Sentiva le gambe cedergli. Il pensiero dell'arrosto gli dava il voltastomaco.
"Simone, l'arrosto non c'è, lascia stare"
"Ma nonno, il supermercato è vicino, perché non ci andiamo?"
"Simone, lascia stare l'arrosto ti ho detto!"
Il bambino, alle urla dell'uomo, iniziò a piangere.
"Nonno, ma perché…" e tirava su col naso.
"Basta Simone, capito? L'arrosto non c'è!"
"Ma nonno c'è il supermer…"
"Basta ho detto!! Simone vai subito in camera tua, va bene?"
"No, voglio che fai l'arrosto per il mio papà" Simone si impuntò.
"Simone, adesso basta, vai immediatamente in camera tua, subito!"
"No"
Così Luigi, in preda ad un raptus, prese il coltello che usava per affettare l'arrosto, e si avviò verso il nipote, distante pochi metri.
"Nonno…!!" Un urlo impressionante, di un bambino che vede crollare un mito, una certezza, perforò i timpani dell'uomo, e si introdusse nel suo cuore, nel mentre che il coltello procedeva diretto verso il petto del bambino, fattosi piccolo in un angolo, le mani sopra la testa.
Luigi, lasciò cadere il coltello, crollo sul pavimento, e pianse.
"Aiuto…" mormorò appena. Guardo l'orologio: no, non c'era tempo, non poteva più aspettare, doveva farlo ora, immediatamente.
Corse in giardino, entrò nel capanno degli attrezzi, salì su una scala, afferrò una scatola da un soppalco, la portò giù. Da essa, estrasse un fucile da caccia, poi, da una scatola più piccola, prese un proiettile, caricò il fucile, si infilò più che poté la canna in gola, e premette. Nel quasi impercettibile, invisibile, quasi inesistente istante che intercorse dal momento che il grilletto fu premuto e il proiettile fu scaraventato dentro di lui, il pensiero di Luigi andò a Simone, a quanto gli volesse bene e consapevole che quello che stava facendo era solo ed esclusivamente per salvare la vita del nipote.


DA "IL CORRIERE DELLA SERA" 16 FEBBRAIO 2008

Ieri pomeriggio, un uomo di sessantaquattro anni, Luigi Paolo Barbafiera, si è tolto la vita con un colpo di fucile in gola. L'uomo non aveva mai mostrato in precedenza episodi di instabilità emotiva. Ignote le ragioni del suo gesto. Nella tasca dei pantaloni dell'uomo, è stato rinvenuto un libro "Combinazioni fatali" del noto scrittore Giorgio Ugoletti, libro che tratta di un uomo che uccide il nipotino in preda ad un raptus.
Dalle prime ricostruzioni di questo tragico evento, pare che l'uomo avesse tentato di uccidere il nipote, Simone, di sette anni, poco prima di compiere il suo gesto. Questo fatto curioso è stato fatto notare al capo della polizia locale, Arturo Pieromanno, il quale ha risposto laconicamente: "Si tratta solo di una coincidenza"




Firenze, 13 febbraio 2008 - Ardea, 17 febbraio 2008

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