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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici inediti,
in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
poesie di Lucia
Dragotescu, Manuela
Leahu
Incontri nel giardino
autunnale
Recensioni
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e paesaggi" di Roberto Mosi, nota di
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- "Itinera" di
Roberto Mosi, nota di Massimo Acciai
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pecorella" di Dario De Lucia, nota di
Massimo Acciai
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nota di Massimo Acciai
- "Pittori Piuttosto
Pittoreschi" di Massimo Zanicchi
- "Pensieri a banda larga"
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- "Mille parole" di
Cesare Lorefice, nota di Anna Maria Volpini
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- "Premiata Forneria
Marconi 1971-2006" di Donato Zoppo, nota
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- "Una ragionevole strage"
di Mireille Horsinga-Reno
- "Diary" di Chuck
Palahniuk, recensione di Simonetta De Bartolo
- "Approdi" di Monica
Osnato, recensione di Simonetta De Bartolo
- "Ogni angolo del cuore"
di Francesco Cecchi
- "Viaggiando verso
l'ovest" di Rossella Presicce
Saggi
Filosofia
La filosofia politica di
Platone come filosofia pratica
di Apostolos
Apostolou
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Amore e amarezza per la Sicilia
nella poesia di Margherita Neri Novi
di Antonio Carollo
A
chiusura del libro "La me terra" di Margherita Neri
Novi penso a un altro suo possibile titolo: "Il
mondo di Margherita", per la ricca varietà di
motivi, di immagini e di sentimenti che racchiude,
sorprendente in un'opera prima che dovrebbe
consumare ogni energia nel mettere a punto contenuti
e strumenti espressivi.
La voce recitante, muovendosi come in una sinfonia,
trascorre dai toni duri e risentiti dell'invettiva e
della denuncia civile, a quelli dolci e struggenti
dei ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza, alla
contemplazione estatica della natura, alla
melanconia del tempo che passa, all'amarezza del
distacco da una terra avara, al dolore e alla
fatalità della lontananza, all'amore per i luoghi e
le figure care della vita, alla sensibilità verso
chi vive in estremo bisogno.
La voce del poeta si leva dolorosa e sferzante
contro " 'sta mala fimmina, 'sta serpi 'mmilinusa
'sta cos'i nenti" (la mafia) che ammazza con fredda
ferocia, non guarda in faccia nessuno, si nasconde
tra la folla come il diavolo dietro l'altare, è
prepotente, non ha scrupoli né sentimenti. Si fa
dolente e amorosa quando si rivolge alla sua Palermo
("bedda Palermu mia") costretta per paura la sera a
stare chiusa in casa, offesa da delitti orribili, in
preda all'angoscia e alla disperazione per la sua
gioventù stroncata dalla droga, terrorizzata dagli
assassinii e dalle stragi di mafia. "Chianci Palermu"
è un pugno sullo stomaco, tocca le corde più
profonde della coscienza di una cittadinanza,
esposta alla violenza di un potere spietato, vittima
del degrado e del disfacimento fisico e morale. Il
poeta è piegato dal dolore e dalla pietà per questa
città che era ed è bella per il suo mare, per la sua
luce, per i monumenti senza confronti, per i profumi
delle sue campagne. "Vattinni" e "Un pugnu di dda
terra", dedicate al dramma dell'emigrazione,
trasudano tensione, amarezza, rimpianto.
Sembra quasi di sentirlo il grido del padre che
sfoga il suo dolore per la partenza del figlio a
causa di "sta terra amara, senza fruttu". Esci da
quella porta, singhiozza, e non ti voltare, non
sentire il pianto di tua madre, cerca la fortuna
lontano da qui. E' un uomo sconfitto e umiliato
quello che, senza infingimenti, dice al figlio di
non ridursi come lui, povero vecchio che vive dentro
una casupola, che della vita non ha goduto nulla, ha
le mani indurite dal lavoro e per pasto la miseria
del pane e cipolla. L'altro componimento racconta la
storia di un emigrante, partito con i pantaloni
rattoppati, la valigia di cartone, che vive una vita
di risparmi e di nostalgia per tornare infine
benestante al suo paese, disilluso e svuotato da
un'esperienza di solitudine e di lontananza.
I testi dedicati alla propria terra, ai luoghi
dell'infanzia, alle figure degli affetti più cari,
agli eventi e ai riti del paese natio, all'amore,
alla libertà, sprigionano tutta la capacità di canto
del poeta. Conquistano per il nitore delle immagini,
delle scene e dell'eloquio, per il realismo, ma
anche per le atmosfere incantate, per la felicità
dello sguardo su una realtà amata. Lirismo e
narratività si fondono in un unicum di brillante
tenuta e resa espressiva. La memoria è viva,
l'occhio penetrante; indimenticabili sono le mani
della madre che accarezzano teneramente, cullano,
non sono mai stanche, che asciugano la lagrima del
bimbo ridandogli gioia e sorriso.
I quadri familiari, nitidi, animati, ricchi di
particolari, soffusi nella luce dolce dell'amoroso
ricordo, sono temi che tornano via via col procedere
della sinfonia. Così pure l'amore per la propria
terra che cede alla voglia di un canto spiegato;
come negli idilli dei giardini e delle campagne. Qui
la passione rompe a tratti gli argini ed effonde
libera e rapita, mentre nei ricordi dell'infanzia si
fa corpo, immagine, trepida visione, verità di una
lontana vita.
Il professore Francesco Marsala nella sua brillante
prefazione parla di "pathos" per gli oggetti, per le
campagne, per gli animali e per gli uomini. Pathos
che Margherita Neri Novi riesce quasi sempre a
trasformare in rappresentazione, a trasferire in
parole che squarciano i veli della memoria,
illuminano volti, gesti, sentimenti, ambienti.
L'inno alla propria terra non scade mai nella
maniera, nell'enfasi incontrollata, ma si sostanzia
e s'invera nelle sofferte evocazioni di
vicissitudini e vicende della crudele realtà.
Insieme a "Vattinni" e a "Chianci Palermu" va
ricordata "Zittiti ca si fimmina", opportunamente
segnalata dagli altri due prefatori Bianca Dentici
Teresi e Salvatore Piazza, rievoca la tradizionale
subalternità della femmina rispetto allo strapotere
del maschio: in sequenze dense di pensieri ed atti
di grande realismo emerge la figura della donna di
casa con la sua mitezza, la sua umiltà, la
dedizione, la comprensione operosa, la mortificata
ma ferma dignità. Il dialetto siciliano, che
anch'io, al pari di tanti studiosi, chiamerei lingua
per la sua millenaria persistenza (era vivo prima
del greco e del latino), la diffusione, la capacità
di dare espressione alle ancestrali caratteristiche
dell'anima siciliana, è maneggiato con padronanza e
totale aderenza ai temi, alle situazioni e alla
cultura della sicilianità.
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