|
|
Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici inediti,
in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
poesie di Lucia
Dragotescu, Manuela
Leahu
Incontri nel giardino
autunnale
Recensioni
- "Parole
e paesaggi" di Roberto Mosi, nota di
Massimo Acciai
- "Itinera" di
Roberto Mosi, nota di Massimo Acciai
- "O lupo è addiventato
pecorella" di Dario De Lucia, nota di
Massimo Acciai
- "Le inquietudini
dell'esistenza" di Elena Gianolio Jung,
nota di Massimo Acciai
- "Pittori Piuttosto
Pittoreschi" di Massimo Zanicchi
- "Pensieri a banda larga"
di Dimitry Rufolo, nota di Massimo Acciai
- "Come perdere la testa
e a volte la vita" di Claudio Risé, nota
di Enrico Pietrangeli
- "Mille parole" di
Cesare Lorefice, nota di Anna Maria Volpini
- "Ci siamo" di Marco
Ciurli, recensione di Elena Fratini
- "Premiata Forneria
Marconi 1971-2006" di Donato Zoppo, nota
di Enrico Pietrangeli
- "Una ragionevole strage"
di Mireille Horsinga-Reno
- "Diary" di Chuck
Palahniuk, recensione di Simonetta De Bartolo
- "Approdi" di Monica
Osnato, recensione di Simonetta De Bartolo
- "Ogni angolo del cuore"
di Francesco Cecchi
- "Viaggiando verso
l'ovest" di Rossella Presicce
Saggi
Filosofia
La filosofia politica di
Platone come filosofia pratica
di Apostolos
Apostolou
|
|
In questo numero segnaliamo...
- "Parole e paesaggi" di Roberto
Mosi, nota di Massimo Acciai
- "Itinera" di Roberto Mosi, nota di Massimo Acciai
- "O lupo è addiventato pecorella" di Dario De
Lucia, nota di Massimo Acciai
- "Le inquietudini dell'esistenza" di Elena Gianolio
Jung, nota di Massimo Acciai
- "Pittori Piuttosto Pittoreschi" di Massimo
Zanicchi
- "Pensieri a banda larga" di Dimitry Rufolo, nota
di Massimo Acciai
- "Come perdere la testa e a volte la vita" di
Claudio Risé, nota di Enrico Pietrangeli
- "Mille parole" di Cesare Lorefice, nota di Anna
Maria Volpini
- "Ci siamo" di Marco Ciurli, recensione di Elena
Fratini
- "Premiata Forneria Marconi 1971-2006" di Donato
Zoppo, nota di Enrico Pietrangeli
- "Una ragionevole strage" di Mireille Horsinga-Reno
- "Diary" di Chuck Palahniuk, recensione di
Simonetta De Bartolo
- "Approdi" di Monica Osnato, recensione di
Simonetta De Bartolo
- "Ogni angolo del cuore" di Francesco Cecchi
- "Viaggiando verso l'ovest" di Rossella Presicce
* * *
Pittori Piuttosto Pittoreschi
Massimo Zanicchi
Bologna, Girardi Editore, 2007
Pittori
Piuttosto Pittoreschi è composto di storie vere,
verosimili e sfacciatamente false. Vuole essere un
omaggio ed al tempo stesso una rivisitazione di
eventi legati alla vita ed alle opere di alcuni
artisti i cui quadri ho avuto la fortuna di poter
ammirare dal vivo.
La scelta di scrivere racconti che prendano spunto
dalle vicende umane ed artistiche di pittori famosi
può essere esplicata con un curioso aneddoto
riguardante Vincent Van Gogh. Correva l'anno 1935
quando il MOMA, il museo di arte moderna di New
York, ospitò la prima esposizione di opere del
famoso artista olandese negli Stati Uniti. La fama
del pittore, ormai morto da quarantacinque anni nel
completo anonimato, era in costante e vertiginosa
ascesa.
Hugh Troy, giovane artista americano, meravigliato
dalla grande affluenza di pubblico e dal clamore
suscitato dalla mostra ebbe una trovata geniale. Era
convinto che la gran parte dei visitatori, in
realtà, fosse attirata maggiormente dai dettagli
curiosi della vita del pittore piuttosto che dal
valore dalle sue opere. Per levarsi lo sfizio di
dimostrare la correttezza della propria intuizione
ricorse ad uno stratagemma grottesco. Procuratosi un
trancio di carne confezionò un finto orecchio e lo
adagiò in una vetrinetta dal fondo di velluto blu.
Concluse il proprio lavoro sistemando alla base
dell'espositore la seguente didascalia:'Questo è
l'orecchio che Vincent Van Gogh si tagliò ed offrì
ad una prostituta francese il 24 Dicembre 1888'.
Gli organizzatori accolsero con entusiasmo la
bizzarra trovata esponendola, quindi, in una
posizione privilegiata. Il finto orecchio, in breve,
divenne paradossalmente l'opera con più folla al
proprio cospetto. Suscitò uno scompiglio tale da
costringere la direzione del MOMA a rimuovere
l'artefatto stesso.
Da questo breve episodio si può evincere quale
interesse siano in grado attirare le vicende umane
di coloro che hanno giocato un ruolo primario, o
meno, nella storia della pittura. Van Gogh, certo,
può rappresentare il caso più eclatante. Tuttavia,
se si scava a fondo nella vita di coloro che hanno
lasciato un segno tangibile nel mondo dell'arte
qualche aneddoto curioso lo si può rintracciare. In
generale, il discorso varrebbe per la vita di
chiunque. La differenza è insita nel fatto che l'eco
dell'esistenza di noi esseri qualunque si smorza con
maggiore velocità e difficilmente riesce a captare
l'interesse dei più.
http://massimo.zanicchi.it
Dove trovarlo:
http://massimo.zanicchi.it/libri/pittori04.htm
* * *
Se il proibizionismo diventa integralismo:
Cannabis, come perdere la testa e a volte la
vita
di Claudio Risè (Edizioni San Paolo - 2007)
Quello
di Risè è, sicuramente, un libro di cui si è già
parlato, tanto da generare subito toni allarmistici
in un paese così permeabile come il nostro. La
copertina, possibile evocazione del martirio nel
chiodo che trafigge la foglia sul legno, è, forse,
l'unico spiraglio di compassione per una pianta che,
nel corso dei millenni, è stata tramandata come una
sorta di "maiale vegetale" per il suo complessivo
utilizzo da parte dell'uomo. Non solo droga, se di
questo si tratta, ma anche ottime fibre, risorse
bio-energetiche a basso costo e applicazioni
terapeutiche, nonché importanti risvolti
agro-alimentari. Argomenti che Risè, consapevolmente
o meno, si guarda bene dall'affrontare. Che la
marijuana non sia un semplice ricostituente da
prendere indiscriminatamente e senza conseguenze,
dovrebbe, a mio parere, essere già una nozione
comune a tutti. Se così non fosse allora anche
questo libro, nonostante tutto, potrebbe avere un
senso, tanto più se rivolto ai giovani. Metterli in
guardia, comunque, è sempre un lodevole intento e
non andrebbe vanificato dietro un fazioso
integralismo proibizionista. Nobile e sacrosanto
occuparsi degli adolescenti e tutelarli al meglio,
ma perché addossare ogni colpa alla canapa? Perché
basarsi su ricerche che, di fatto, risultano
controvertibili ed inefficaci? Molti adolescenti,
infatti, fanno un uso promiscuo dei più svariati
intrugli chimici insieme allo spinello a causa di
una politica ancora non in grado di compiere un
adeguato distinguo. Altrettanto non marginale, anzi
associato, è lo strisciante fenomeno dell'alcolismo
giovanile, come Risè stesso non può fare a meno di
rilevare. L'equilibrio psico-fisico dei nostri
ragazzi è minato a partire da additivi ed
inquinamento piuttosto che dal solo uso pregresso di
spinelli. Semmai il consumo di cannabis si
sovrappone a comportamenti già connaturati nelle
psicosi della nostra società. "Disturbi della
personalità e dell'umore" sono rilevabili in
qualsiasi uso continuativo di sostanze, inclusi
farmaci, alcol, tabacco e caffeina, ma anche in
condizioni di stress come pure nella carenza di
riferimenti. Va da sé poi che alla guida, come
durante la gravidanza e, più in generale, negli
stadi di crescita, l'uso di sostanze alteranti è non
solo altamente sconsigliabile ma anche da interdire
in quanto rappresenta un più accertato pericolo per
sé e la vita altrui. A partire dalla dichiarazione
ONU tanto ostentata nel libro: "nel mondo attuale la
cannabis è la droga illecita più prodotta e
consumata", si deduce l'esistenza di droghe lecite;
dopo l'esperienza del proibizionismo americano,
nessuno pretenderebbe ancora di vietare l'alcol,
tanto meno Risè, allora perché lasciare l'erba in
mano alla criminalità? Scorrendo la lunga
bibliografia riportata a tergo dell'opera, risalta
subito il primo testo elencato: Fecondazione,
aborto, droga, eutanasia. Trovo comprensibile un non
appiattimento su questioni laiche da parte dei
cattolici, ma ostinarsi contro la canapa è fuori
luogo, tanto più in una religione che prevede l'uso
simbolico del vino nell'eucaristia. Anche i
cattolici, per lo meno una parte, hanno attraversato
il '68 che, a mio giudizio, non è un'esclusiva di
sinistra, e, perché no, sarebbero ben disposti a
trattare diversamente l'argomento. Interessanti le
note di Marco Pistis, neuro-scienziato che, come
riportato nelle pagine del libro, ribadisce che
"alcol e cannabis sono due delle droghe più diffuse"
e "per molti versi molto simili". Ma non del tutto,
come Risè stesso documenta, noi già possediamo "cannabinoidi
endogeni", mentre la molecola dell'alcol è
completamente estranea al nostro corpo. La sezione
più avveduta del trattato è, a mio parere, quella
più strettamente attinente la "psicologia del
maschile" e la "figura paterna", ma a condizione di
depurarla dalla canapafobia caratterizzante
l'autore. Qui sono ravvisabili spunti più
convincenti e, non a caso, coincidono con le
effettive capacità e professionalità dell'autore.
L'identificazione della cannabis come strumento di
follia e morte, è tipico di culture rigide e
moraliste. L'Iran, pur rimanendo, se non un
produttore, un importante crocevia internazionale
della droga, è arrivato ad eseguire decine di
condanne a morte per uso di stupefacenti in un solo
giorno. Risulta poco credibile una morte da overdose
di spinello, poiché è praticamente impossibile
riuscire ad assumere un quantitativo tale da
cagionarla; tutt'al più, in quei rari malaugurati
casi in cui è maturato qualche fattaccio, la canapa
è stata sempre e solo una concausa tra altri fattori
determinanti. Verosimile, al contrario, è il coma
etilico, spesso sottovalutato, seppure non
frequente, ma scientificamente accertato come causa
di morte. Sebbene frutto di opinabili statistiche,
s'insiste ancora sul concetto che dallo spinello si
passi all'eroina, convinzione vecchia oltre quarant'anni
e suffragata dal solo nefasto esito proibizionista
di lasciare liberi gli spacciatori di manipolare il
mercato a loro piacimento. Nelle tematiche di fondo
addotte, emerge l'incremento di THC nella canapa
sino a toccare punte del 20% rispetto al 3% degli
anni Settanta. Una concentrazione del principio
attivo tutta a vantaggio degli spacciatori, consente
loro, nella diminuzione di massa, d'incorrere in
rischi più calcolati incrementandone penetrazione e
competitività. Questa è l'evidente conseguenza di
"alterne politiche" comunque unidirezionali nel loro
intento proibizionistico. Certo è che la droga in
mano a talebani e consimili non può che essere
alterata a loro piacimento quale ennesima arma da
rivolgere contro gli occidentali. Non dimentichiamo,
quindi, il terrorismo; i finanziamenti prodotti
dalla droga illegale aumentano il rischio dei nostri
soldati e le spese per mantenere la pace nel mondo,
nonché espongono la nostra sicurezza in prima
persona. E Risè riconosce che siamo "assediati dai
produttori e commercianti islamici". I recenti dati
rilevati con la Giovanardi-Fini, scampolo di fine
legislatura della destra messo sotto la naftalina
dalla sinistra, sollecitano l'emergenza. Il
proibizionismo sancisce la deriva di un popolo,
tanto lo fu un tempo nella trasgressione di tossici
distillati clandestini quanto lo è ora nel
perseguire una politica che anziché smitizzare ed
arginare la droga, di fatto, la favorisce. La
questione droga, non dimentichiamolo, va articolata
e affrontata su più fronti: regolamentazione,
prevenzione e repressione dell'illecito. Se viene
meno una di queste componenti, siamo comunque
destinati ad un inevitabile fallimento. Impossibile
poi non fare i conti con una spesa sanitaria che
aumenta e grava su tutti noi. Una sanità costretta a
sopravvivere tra la droga illegale è una sanità
destinata a spendere sull'imprevedibile e non curare
con quanto possibile. La dedica del libro al
compianto Muccioli, conduce ad una tradizione che,
ai giorni nostri, riporta alla ribalta delle
cronache Don Gelmini. Di fatto, purtroppo,
continuare ad elargire soldi dei contribuenti a
comunità inneggianti all'integralismo proibizionista
e che, forse non del tutto a caso, finiscono poi
inquisite, non ha portato ad altro che ad estendere
il fenomeno e arricchire i trafficanti rendendo il
cittadino sempre più povero e in pericolo. E il
cittadino comune vuole ordine, non solo una gratuita
ed inefficace repressione. Vuole regolamentazione,
perché ognuno svolga le sue attività nel luogo più
appropriato e nelle modalità predisposte, senza
offendere il pudore altrui e, soprattutto, nella
legalità e con opportune tasse pagate da tutti,
perché è stanco del pusher e della meretrice
esentasse! Dopo la lettura di questo libro, non
resta che sperare in un dibattito più consapevole.
L'augurio è che anche l'antiproibizionismo sia
sempre più moderato e meno integralista nell'esigere
un altrettanto nociva generica liberalizzazione. Ma
la depenalizzazione e la regolamentazione sono vie
percorribili, le sole in grado di riportare alla
legalità, vista l'entità del fenomeno. Se riusciremo
ad attuarle, tutelando tanto gli interessi sociali
quanto il libero arbitrio dell'individuo adulto e
consapevole, saremo ancora in grado di tramandare
una civiltà e di offrire un futuro.
Nota di
Enrico Pietrangeli - 2007
* * *
"Le inquietudini dell'esistenza" di Elena
Gianolio Jung
Un libro scoperto per caso in biblioteca, nello
scaffale del libero scambio. Un libro che non reca
né la casa editrice (perché stampato in proprio a
Chivasso nel luglio 2006) né il prezzo, né altri
dati (a parte una brevissima nota biografica
sull'autrice) ma che riporta sul retro la dicitura:
"un libro per chi ama pensare". È in effetti uno di
quei testi che si collocano a metà strada tra la
narrativa e il saggio filosofico. Un libro fatto di
racconti, frammenti, divagazioni in cui l'equilibrio
tra la narrazione e la riflessione è perfetto.
Certo, non un libro di quelli che si leggono in sala
d'attesa tanto per far passare il tempo, o
sull'autobus; questo tipo di opera richiede silenzio
e concentrazione. Ogni pagina è densa di spunti di
riflessione e va assaporata lentamente, magari anche
poche pagine al giorno. Una lettura frettolosa
rischia di annoiare, sovraffollando la mente.
Un libro che mette tutto in discussione. Un libro
che demolisce ogni "cogito ergo sum" ed ogni verità
di fede. Un libro che lascia smarriti, ma non
disperati. L'inquietudine dell'esistenza viene
affrontata con lucidità, quasi con spirito
scientifico. I personaggi sono in qualche modo
affascinati dall'assurdo che li circonda. Si danno
sempre pena di capire, ma non arrivano mai ad un
punto fermo.
Il libro si presenta, nella sua prima parte, come
una rivisitazione della Bibbia. Si parte dalla
Genesi fino al Nuovo Testamento, ricorrendo ad un
punto di vista alternativo, terreno, anti-dogmatico,
per cercare - senza però trovarlo - il senso del
Tempo, della Creazione, dei propositi di Dio. È la
parte forse più inquietante dell'opera; non vengono
risparmiate le varie atrocità insensate contenute
nel testo biblico, soprattutto nell'Antico
Testamento. Più volte viene voglia di chiudere il
libro e dimenticarlo, ma non si può. Sono pagine che
catturano.
La seconda parte non prende più spunto dalla Bibbia
ma insiste su tematiche spirituali, esistenziali, di
ricerca di un senso all'esistenza. L'identità, una
vista "troppo" acuta, il labirinto, gli eremiti che
vagano nel deserto e si riducono a mangiare pietre,
l'alchimista che cerca di scoprire il segreto della
vita, la ricerca della perfezione in un habitat
ristretto… questo e molto altro si dipana nelle
pagine dell'autrice, la quale parla curiosamente
sempre attraverso un io narrante maschile. Un libro
pieno di simboli e metafore complesse e semplici,
spesso imprevedibili.
Una lettura che fa davvero pensare, come promette.
Se vogliamo però trovare qualche pecca occorre esser
pignoli e cercare tra i refusi grammaticali e tra i
troppi superflui anglicismi, spiegabili forse nella
lunga permanenza dell'autrice a Londra, dove vive
con la famiglia. Peccato che il soggiorno inglese
abbia sciupato un po' un italiano altrimenti
perfetto. Peccato anche che non sia possibile
reperire altre notizie sull'autrice ed un suo
recapito, mi sarebbe piaciuto scriverle.
Nota di
Massimo Acciai - Firenze, 11 gennaio 2008
* * *
Mille parole
Cesare Lorefice
Apogeo Editore, Adria, 2007
www.libreria-apogeo.it
MILLE PAROLE. Un nuovo libro che è la testimonianza
di un impegno poetico costante e approfondito di
Cesare Lorefice. Mille parole un binomio che si
presenta al lettore come un cortocircuito tra
dichiarazione di poetica e provocazione fantastica.
Le parole, cioè lo strumento che il poeta usa per
dare forma ai suoi pensieri, e l'aggettivo Mille che
quantifica la cifra della fantasia e che si pone
come sfida e provocazione. Bisognerà forse contarli
i mille baci e i mille dolori? le mille ali candide,
i mille rivoli e canali, le mille e mille note di
questa musica che arriva da ogni verso? Forse sì.
Mille parole e la sua veste tipografica, elegante e
sobria nello stesso tempo, per rendere questo libro
piacevole da guardare, da toccare, da soppesare con
cura. Anche i libri vanno accarezzati…come le
donne!!! Lode dunque ad Apogeo Editore di Paolo
Spinello -Adria.
Fin dall'immagine in copertina il poeta propone il
tema fondamentale della sua ricerca: l'amore che
ritrova in tutte le manifestazioni della vita.
Oltre ai testi ci sono riproduzioni di quadri molto
belle. I disegni del padre…(ora capisco perché
l'arte è un segno che ti contraddistingue ..lo porti
dentro il tuo DNA) sono delle opere davvero
pregevoli, con quei profili appena segnati e quella
tenue ombreggiatura che fa risaltare in modo
meraviglioso le forme piene di quei corpi nudi.
(Sicuramente gli originali sono di gran lunga
superiori alle riproduzioni. Bellissimo il ritratto
a pagina 19! ) Anche le xilografie contribuiscono ad
amalgamare la visione dei testi con quella delle
immagini. I temi sviluppati nei testi, tematiche
così care alla sensibilità di Lorefice, si alternano
in modo armonico, facilitano varie riflessioni e
propongono messaggi che devono essere catturati ogni
volta.
Il tema del viaggio inizia con la vita: ci vuole
coraggio per intraprendere il viaggio,
ma siamo giovani e ci perdiamo per seguire il canto
delle sirene, che ti scioglie e ti lega ad un
contempo…quella vita che proseguirà tra naufragi e
approdi, tra dolori e delusioni: delle tue ferite
antiche porto anch'io vivi i segni. Ma nella vita
incontriamo specialmente l'amore, sentimento
appagato o deluso, che farà soffrire: amore sei la
mia prigione ma non riesco ad uscirne. All'amore la
volontà non sa resistere : non posso impedirmi
d'amare … e quando l'amore se ne va lascia un
polline di stelle e come un diamante accendo la
notte della tua luce. Così accende la nostalgia
dell'attimo fuggente e il rimpianto per non aver
saputo fermare il tempo.. ricorderò soltanto il
fruscio serico di un bacio al mio pianger muto…Bel
verso di foscoliana memoria, perché il linguaggio,
in genere semplice e colloquiale, è spesso
completato da citazioni dotte e letterarie, con
termini perfino insoliti, che rivelano profonda
cultura e profondo amore per tutta la classicità.
Molto ben sviluppato anche il tema del paesaggio. Si
tratta sempre di città d'arte, di luoghi cari e
famosi per la loro bellezza e la loro ricchezza di
testimonianze: Mozia, Venezia, Padova, Verona,
Praga, Granata, fino ad arrivare a New Orleans dove
si denunciano ferite e lacrime e dove si prega di
avere una ..inarrestabile speranza di resurrezione.
Tra i tanti testi che commuovono ed emozionano
(alcuni li conoscevo già e avevo già detto il mio
pensiero) c'è quello dei ricordi d'infanzia, di un
Natale rievocato con tutti i sensi.. paesaggi,
profumi, sapori, suoni che si mescolano al
rimpianto…mai più adesso potrò fermare il silenzioso
rivolo del tempo col lampo di un sorriso in cambio
di un dolcetto.
Però i due testi più belli in assoluto sono Ottobre
a Velletri …E distinguo.
Due liriche perfette. Ambedue composte di una sola
frase, (Velletri sono due frasi) con quei versi
brevi, che scivolano nel tempo di un corto respiro,
con quel linguaggio di una apparente semplicità,
sicuramente frutto di meditate riflessioni, in una
bilanciata armonia che traspare da tutti i versi e
che conclude unendo il primo e l'ultimo in una
ritmica circolarità senza cedere a sentimentalismi
esosi e scadenti.
Ambedue con un incipit forte…due verbi decisi,
imperiosi, senza sbavature, che attraverso la trama
delle rievocazioni ci portano alla fine per dirci la
stessa cosa: che il cuore ha nostalgia del tempo
passato, che il cuore, non potendo dimenticare, si
affida alla memoria per continuare a vivere.
Dunque, per concludere, bella pubblicazione e belle
poesie che si leggono d'un fiato.
Un bel regalo di Natale!
Anna Maria Volpini
* * *
O lupo è addiventato pecorella
Dario De Lucia
www.dariodelucia.it
Il
nuovo lavoro poetico-musicale di Dario De Lucia,
uscito a quattro anni distanza dal precedente cd
"Tutta colpa della poesia", ripropone il suo
inconfondibile stile partenopeo. Dodici liriche,
tutte rigorosamente in lingua napoletana,
accompagnate dalle musiche di Paolo Convertito per
raccontare Napoli, l'amore, la denuncia e la
resistenza contro i mali della società, la
quotidianità dove è possibile trovare quel
sentimento genuino, fonte spesso di sofferenza ma
anche di alta poesia, che gli animi sensibili sanno
percepire più intensamente nel bene e nel male. C'è
anche molta ironia in certi brani, accanto ad altri
dove prevale invece il tono indignato o disilluso;
mutamenti di registro, da una lirica all'altra, che
danno vivacità e senso di vita vissuta al lavoro
preso nel suo insieme. Un'opera unitaria, nonostante
i molti argomenti toccati, dove c'è posto anche per
la speranza; quella che un giorno l'utopia diventi
realtà e che, come recita il titolo, il lupo diventi
davvero una pacifica pecorella. Ci uniamo a questo
augurio, sperando anche non dover attendere il
Giudizio Universale.
Nota di
Massimo Acciai
* * *
Pensieri a banda larga
di Dimitry Rufolo
Altromondo Editore, 2007
Disponibile unicamente sul sito:
www.altromondoeditore.com
(con possibilità di scaricare un anteprima)
Per contatti con l'autore:
www.dimitryrufolo.blogspot.com
Dimitry Rufolo è alla sua prima esperienza
letteraria, autodidatta, operaio, poeta di
strada,musicista girovago, musicista stanziale,
spettatore,uomo comune,marito ed amante. E' nato a
Parma il 22 luglio 1967. Risiede sullo stesso vostro
pianeta, probabilmente non lontano da voi.
Il
libro è senza dubbio interessante, considerando
anche che si tratta di un'opera prima. Ho iniziato a
leggerlo aprendolo a caso e mi sono trovato davanti
la breve lirica "Bed & Breakfast"; mi ha colpito
subito l'incipit "Non è mai abbastanza notte / per
dormire" e le successive due affermazioni
sull'impossibilità di svegliarsi e di uscire
comunque da uno stato intermedio al sonno-sogno e
alla veglia. Ho trovato che descriva bene la
giornata dell'uomo comune. Il linguaggio è
quotidiano, agile, realistico. Un altro esempio è
dato da "Battibecco", qualche pagina dopo, in cui la
questione filosofica della felicità viene resa
attraverso un dialogo, anzi un battibecco, in cui la
dicotomia ottimista-pessimista viene dissolta
nell'ironia. Il libro è fatto di moltissimo momenti,
come dei flash, vividi ed immediati, la cui varietà
qualitativa e quantitativa sembra rimandare alla
"banda larga" del titolo. Un buon libro di poesia
che mi sento di consigliare.
Nota di
Massimo Acciai
Prefazione del poeta Alberto Mori
Nelle fasce sintonizzazione della radio l' FM
,propone passaggi che portano di volta in volta ad
una stazione emittente. Il gesto manuale oppure
digitale di colui che interpreta questo transito,
premia con il soffermarsi dell'ascolto che lo
accattiva:Anche in "pensieri a banda larga" bisogna
compiere l'avventura delle frequenze unitamente alla
frequentazione di un percorso di lettura. I testi
seguono onde variabili di senso dove l'autore
accompagna il lettore a momenti di autocoscienza,
mostrata ed equilibrata dai versi, spesso attraverso
un tramite simbolico che improvvisamente ne rivela
la modulazione e la risoluzione.
Così nella poesia "apprendistato", la luna attiva
con la sua essenza di luce indiretta la volontà
della dissolvenza dell'osservatore oppure altrove,
un granello di sabbia
è uno stigma leggero sublimato da una conversazione
perduta.
Quando la misura dei testi aumenta e la prosa
poetica situaziona maggiormente in senso descrittivo
i pensieri poetici, si entra in un discorso di
interlocuzione:Il luogo, lo spazio,il tempo si
relativizzano ad un altro in ascolto che dilata e
conchiude i movimenti di scrittura, come in "Prosit"
,dove tutto è nell'accadere, ma il vuoto del
bicchiere è quello dell'alterità che attende di
essere sorso liberatorio. Nella raccolta non mancano
momenti nei quali gli incisi sono quasi aforistici e
si concentrano in energia contenuta. Quando ciò
accade, l'evidenza è già riconoscimento, poiché i
pensieri abbreviati sposano parole subitanee per
l'io che acconsente ad essere un momento esemplare
della sua esistenza così ne "La settimana" ,
trasposta nei colori e nelle ritualità, ma che in
realtà risiede nella desistenza opaca della domenica
che dona immediata il senso del tempo.Quando appare
il piacere della vita e dell'esistenza , Rufolo
passa con consistenza leggera del pensiero poetico:
"Desiderio" è carezza di libertà sensoriale mentre
il "ristorante dell'amore" compie corrispondenze fra
menù ed umore per una specie di catarsi del corpo
biopoetico fino alla fisicità completa della parola
giunta al dessert.
"Pensieri a banda larga" è globalmente diario
poetico in progress. Un cantiere di microeventi dove
la passione della vita e quella della scrittura
cercano sintonia, accettando anche lo stridore delle
pulsazioni creative che in ogni caso cercano
i spazi più ampi verso un pianeta captato dalle
intermittenze del cuore. Questa energia di obliquità
saturnina, ossimoricamente triste e
felice,inclinando, assume maggiore dinamica orbitale
e sospinge centripeta e centrifuga ad avanzare,
verso una "voce della notte" che chiama il poeta ad
una tappa ulteriore del suo cammino.
(Ottobre 2007 Alberto Mori)
* * *
"Ci siamo" di Marco Ciurli, Gennaio
2008,
Boopen editore (www.boopen.it),
122 pagine ISBN:978-88-6223-138-1
Un'estate particolare quella dell' ultimo anno
del liceo. L' estate della scelta, l' estate del
primo assaggio di libertà, l'estate in cui la vita
sembra appena incominciata. Il vento soffia mutevole
nelle storie dei quattro giovani protagonisti che
invece si devono scontrare con l' immobilità di un
paesino di periferia, rinchiuso nell'economia
industriale, popolato di vecchi, spento, un paese
"dormitorio" creato solo per lavorare, per produrre.
La sabbia e' stupenda quando a settembre il sole non
e' più "giaguaro" come nel mese passato, quando si
e' talmente vivi che anche affossarci i piedi dentro
può avvicinarci al cielo. Quattro diciottenni che si
sono stancati del sistema, quattro diciottenni che
vogliono far sentire la loro voce, che hanno un
vulcano di prospettive da realizzare e un milione di
strade da intraprendere, quattro esistenze diverse
ma unite dal caldo vincolo dell' amicizia. Un'estate
particolare per i nostri amici che iniziano a
diventare dei piccoli uomini, che accanto alle
ribellioni bambine scoprono anche le tristezze degli
adulti, la separazione, la bellezza di scegliere ma
anche la difficoltà di accettare le conseguenze.
Questa storia e' la bella storia di quattro ragazzi
come noi, come noi siamo stati o forse come molte
volte anche noi avremmo voluto essere, condotta in
maniera abilissima dal narratore, che riesce a
giocare con gli argomenti con una semplicità
sconvolgente, costruendo mondi invisibili dietro
cose che ogni giorno trascuriamo, che e' capace di
scuotere ogni fibra. E' un libro che fa volare, uno
di quei libri che mentre li leggi non riesci a
separartene neanche per andare a dormire, che quando
li stai per finire vorresti ricominciare daccapo, e
che quando hai finito sono diventati parte di te e
ti hanno arricchito. Una piccola piuma in cui e'
racchiusa la giovinezza di ognuno di noi, che fa
sospirare e sorridere, correre e guardare il mare
con occhi diversi.
Recensione di Elena Fratini
* * *
Donato Zoppo
Premiata Forneria Marconi 1971-2006:
35 anni di rock immaginifico
Editori Riuniti - 2006 - 16,00 Euro
Il
libro di Zoppo, per sancire l'essenza emanata dalla
PFM, non resiste alla tentazione di aprire il
"Tutto" avvalendosi di un esergo di Rumi. C'è una
"rosa" che "narra" e, con un disinvolto approccio
giornalistico, sviluppa un armonioso trattato sul
gruppo ripercorrendone l'intera carriera. Capitoli
imperniati sulla discografia e linguaggio
articolato, dove seguendo criteri perlopiù
comparativi trapelano ampi scorci sulle condizioni
sociali e le panoramiche musicali che hanno
contraddistinto i tempi. Largo uso d'inserti e
aneddoti, comunque ben disposti, euritmici; c'è
qualche ridondanza, ma riguarda solo le
introduzioni. Si parte dal primo raduno beat del
'66, quello organizzato da Miki Del Prete a Milano e
che, accanto a Giganti, Ribelli ed i più singolari
New Dada, annovera anche la cover band di Quelli.
Siamo lontani da altri esordi, quelli
psichedelico-melodici de Le Orme di Ad Gloriam o
quelli più sperimentali e colti de Le Stelle di
Mario Schifano, ma la strada dei rimaneggiamenti
traccerà veri e propri gioielli addentrandosi
nell'era progressiva: 21st Century Schizoid Man è un
meno noto tassello della bravura e coesione
strumentale di cui è capace la PFM (sigla tenuta a
battesimo da Lake e Sinfield). Impressioni di
Settembre sarà l'indelebile motivo di traino per
tutto il progressive italiano, caratterizzata dal
ritornello del moog e già pronta a sbirciare oltre i
naturali confini per poi reincarnarsi in The world
became the world. Sì, perché la PFM, prima di tutto,
è italianità approdata altrove, in un mercato che,
soprattutto negli anni Settanta, era invaso da
produzioni anglo-americane. Sarà proprio quando Le
Orme tenteranno la strada del mercato inglese con
Peter Hammill che i testi della PFM incontreranno
Sinfield. Mentre Pagani farà da collante alle realtà
di movimento e relativi festival (Parco Lambro etc.),
il gruppo si barcamenerà tra Mamone, tentazioni
americane e l'imperversante contestazione. Logiche
di mercato, da quanto si evince, mietono la prima
vittima: Piazza viene rimpiazzato da Djivas al
basso, più adatto al ruolo per un pubblico
d'oltreoceano. La stagione dei concerti americani
avrà il suo apice con la stampa di Cook, un live per
il mercato internazionale nella già consolidata
egida della Manticore. Chocolate's Kings, l'album
successivo che introduce Lanzetti, è, probabilmente,
l'optimum, frutto di omogeneità e grande
maturazione. Risente, tuttavia, del vento che
soffia, a partire dai testi, sì impegnati da
riportare consensi verso l'imminente '77 ma, forse,
non del tutto digeribili altrove. Uscirà negli
States illustrato con una barra di cioccolato
avvolta nella bandiera a stelle e strisce. Sinfield,
nonostante una certa propensione a "sinistra",
stenta a comprendere. Ma "la goccia che fa
traboccare il vaso" col mercato statunitense giunge
nel '76, quando la PFM prenderà parte ad un concerto
organizzato a Roma per conto dell'OLP. Con Jet Lag
si apre al jazz rock, poi la formazione chiude il
decennio consegnandosi agli anni Ottanta
nell'inevitabile decadenza dovuta all'impatto con
tutt'altra epoca e nuove tendenze. Tuttavia, prima
di segnare il passo coi nuovi tempi, la PFM
realizzerà un altro memorabile live, lo farà girando
la sola peninsula con Fabrizio De André.
Personalmente rinnegherò il gruppo fin dai tempi di
Suonare Suonare, ma Zoppo tira dritto, tra ritratti
e sincretismi, fino all'epilogo di Miss Baker:
praticamente estraneo alle origini. Gli anni Novanta
e una rinnovata voglia di spaziare, portata avanti
anche attraverso l'uso del digitale, desteranno
ulteriori attenzioni verso il filone progressivo.
Ulisse cercherà, a partire dal tema del viaggio, di
ripercorrere strade perdute. Lo farà attraverso la
collaborazione dei testi di Incenzo, autore anche di
Dracula. Quest'ultimo è il coronamento di un sogno,
quello di realizzare un'opera rock, decisamente
pretenzioso e dove compare anche Ricky Tognazzi,
mentre Serendipity, più proteso verso le sonorità
del nuovo millennio, vedrà, tra gli altri,
un'intraprendente Fernanda Pivano inserita nel
progetto.
Nota di
Enrico Pietrangeli - 2007
* * *
Horsinga-Renno M.
Una ragionevole strage. La sconvolgente inchiesta
su un medico della morte rimasto impunito
EDIZIONI LINDAU
COLLANA: I Draghi
PAGINE: pp. 208
ILLUSTRAZIONI: N° 9 b/n
FORMATO: cm. 14x21
PREZZO: euro 15,00
ISBN: 978-88-7180-714-0
Un
giorno di luglio del 1981 Mireille Horsinga-Renno fa
visita a un lontano parente tedesco di cui ha da
poco appreso l'esistenza, che trascorre una felice
vecchiaia nella verdeggiante Renania. La donna
incontra un uomo ancora affascinante, un raffinato
melomane dai modi sicuri ed eleganti. È l'inizio di
un rapporto affettuoso che dura fino a quando,
qualche anno più tardi, nel corso di una normale
conversazione, lui afferma che le camere a gas non
sono mai esistite. La donna tenta di contraddirlo,
ma l'uomo ribadisce le sue tesi negazioniste. I due
diradano bruscamente i rapporti.
Un giorno, il caso porta Mireille a leggere un'opera
sul nazismo di due storici tedeschi in cui è citato
fuggevolmente un certo "Dr. Renno", medico
responsabile, presso il castello austriaco di
Hartheim, del programma nazista di sterminio delle
persone portatrici di handicap, a causa del quale
morirono 18.269 "malati incurabili", la cui vita era
ritenuta "inutile e improduttiva". (Attrezzato con
camera a gas e forno crematorio, il castello della
morte diventerà successivamente il distaccamento del
campo di Mauthausen.) Per Mireille Horsinga-Renno
questo è il punto di partenza di un lungo viaggio
nei sinistri meandri di un passato sconosciuto, nel
quale la memoria familiare si sovrappone alla grande
storia. Come credere che quell'uomo anziano così
colto e premuroso - che morirà impunito nel 1997 - è
il medico nazista direttamente responsabile della
selezione e dello sterminio di migliaia di
innocenti? Quali impulsi lo hanno animato e ancora
lo abitano? Come possono coesistere nella stessa
persona inclinazioni, sentimenti, pensieri tanto
radicalmente contrastanti? Una ragionevole strage è
un libro appassionante, coraggioso e sensibile
(oltre che tragicamente inquietante), che
costituisce una straordinaria vittoria sul silenzio
e l'oblio.
L'AUTORE
Mireille Horsinga-Renno è nata a Strasburgo nel
1947. Il padre fu uno dei 130.000 francesi originari
dell'Alsazia e della Mosella costretti ad arruolarsi
nella Wehrmacht dopo l'annessione delle loro regioni
alla Germania nazista avvenuta nel 1940. Ha lavorato
come segretaria presso l'ambasciata di Francia in
Germania, prima di ritornare a vivere in Alsazia.
* * *
Titolo Libro: Diary
Autore: Chuck Palahniuk
Casa Editrice: Mondatori
Codice ISBN: 88-04-53163-0
Pagine: 286
Anno Edizione: 2004
Prezzo: Euro 15,00
Tradotto da Matteo Colombo per la Mondatori, Diary
di Chuck Palahniuk ci coinvolge sempre più, man mano
che si procede nella lettura. Misty Marie Kleinman,
aspirante artista, sposa l'enigmatico e stravagante
Peter Wilmot, conosciuto all'Accademia. Vanno a
vivere a Waytansea Island, dove, inizialmente,
"tutto era perfetto", nella casa che Misty ha sempre
sognato, "Il sogno borghese di una bimba bianca con
le pezze al culo". "Poi venne fuori che si era
sbagliata". Peter è certo che diverrà presto una
pittrice, ma il destino di Misty sarà ben diverso.
Chuck Palahnuk, scrittore statunitense, autore di
Fight Club, da cui è stato tratto il film diretto da
David Fincher, e di altre originali opere, sembra
sia del parere che, nella vita, tutto sia
prestabilito e nessuno possa sfuggire al proprio
destino. Misty ci riuscirà?
In Diary ritroviamo la descrizione insistente di
ambienti interni e del loro arredamento e la
focalizzazione, in particolar modo, dei colori, che
abbiamo incontrato in Ninna nanna (Mondatori, 2003)
dello stesso autore; ritorna, leggermente
affievolita, la paura dell'ecoterrorismo; persiste
la critica del progresso, ancora più accentuata e
più incentrata sulla contaminazione delle bellezze
naturali, sulla disumanizzazione e sul materialismo,
imperanti nella contemporanea società. La morte è
intesa come ritorno alla bellezza originaria. Con la
morte, attraverso il fuoco purificatore, sull'isola
si perpetua il ciclo dell'eterna lotta tra spirito e
materia. L'autore dà una particolare e intelligente
interpretazione del mondo fenomenico e del mondo
delle idee di Platone. Tra il fantasy, l'horror e il
grottesco, coordinati da un delicato e costante
bilanciamento delle parti, domina il sentimento
materno della protagonista per Tabbi, "L'opera
d'arte di Misty. Sua figlia". Lo scrittore fa
esplicitamente riferimento, rinviando a La
psicologia dell'inconscio, a Carl Jung, il grande
studioso che per primo ipotizzò l'esistenza di un
inconscio collettivo. Diary è un penetrare nell'io
per tirar fuori, come in seduta psicanalitica, le
motivazioni del comportamento dei personaggi e,
quindi, l'ossatura della stessa trama, "tutto ciò
che facciamo è un autoritratto…, sei condannato ad
essere te stesso". Angel Delaport, il grafologo, un
deus ex machina fallito, esamina la scrittura (una
serie di minacce e avvertimenti non chiari che fanno
paura) di Peter Wilmott apparsa sui muri delle
abitazioni da lui ristrutturate, sui muri delle
stanze che scompaiono. Dalla grafia si risale al
carattere; se la si ricalca con un dito, dice Angel
a Misty, si conosceranno il pensiero e le sensazioni
di chi ha scritto. Lo stile di Palahnuk sprigiona
energia; scientifico, asciutto, privo di fronzoli,
simile a quello di scrittori come Breat Easton Ellis,
Irvine Welsh e Douglas Coupland.
L'autore manifesta con originalità il suo pensiero
sull'universalità e sulla continuità nel tempo
dell'Arte: l'Arte ha un'anima che s'incarna di
generazione in generazione; la sua spiritualità, il
suo amore per le varie forme della Bellezza operano
una palingenesi, una rinascita, una catarsi nel
fruitore. Lo scrittore ribadisce, altresì, la
naturalità del genio portato all'Arte e la
spontaneità dell'Arte stessa, tanto cara al
Romanticismo. Grace Wilmot tiene un diario. Dice che
è di Misty. In realtà, è, anche, di tutte le artisti
che l'hanno preceduta e che facevano anch'esse parte
della leggenda dell'isola, "ogni cosa è un diario".
E' il diario che Misty scrive a Peter in coma, nella
speranza che si risvegli, e che stiamo leggendo noi?
La tecnica del diario nel diario richiama alla mente
la tecnica pirandelliana del teatro nel teatro.
Una volta terminato di leggere il romanzo,
osserviamo, sul retro della copertina, la fotografia
di Chuck Palahniuk: sembra raccontarci di suo nonno
che uccise la moglie a colpi di pistola e, poi, si
tolse la vita, e di suo padre che fu ucciso dal
marito di una donna conosciuta con un annuncio sul
giornale; "la sofferenza è la chiave
dell'ispirazione".
Simonetta De Bartolo
* * *
Titolo Libro: Approdi
Nome Autore: Monica Osnato
Collana: ERATO
Anno Edizione: 2007
Casa Editrice: LietoColle
Codice ISBN: 978-88-7848-299-9
Pagine: 91
Prezzo: Euro 10, 00
Solitudini dell'essere, memorie, avvertimenti
interiori, pudicamente accennati, silenzi
trasfigurati in veloci immagini fortemente
evocative, in suoni, in colori. La poesia di Monica
Osnato si apprezza già in copertina, ammirando il
dipinto dell'autrice, in cui le tinte forti e decise
sembrano assicurare l'immutabilità del paesaggio e i
ricordi in essa gelosamente custoditi; aderente al
dettato interno, illuminata da originali analogie e
da essenziali sinestesie, evita la retorica e il
peso della strutturazione razionale ed è sostenuta
da una tensione lirica sostanziata di desiderio
d'infinito e d'infinita bellezza, di vagare in
solitudine oltre ogni orizzonte; desideri che,
scontrandosi con la realtà dell'umano destino di
viandante di un breve viaggio in cui via via tutto
ciò che è bello si tramuta in "vento" ed "eco",
genera l'elegia della lontananza, del trascorrere
inesorabile del tempo, della dolcezza del ricordo di
"allegrie estive", del permanere di dolci desideri,
anche se "saputi vani", dell'accettazione decisa e
consapevole, anche se dai toni studiatamente
drammatici nelle ultime liriche, dell'approdo alla
sera, in cui l'animo ancora giovane non s'arrende al
letargo, ma si volge verso "infiniti futuri", pronto
ancora all'amore.
Simonetta De Bartolo
Recensione tratta dal sito culturale
L(')abile traccia.
* * *
Titolo
Ogni angolo del cuore
Autore Cecchi Francesco
Prezzo € 8,80
Dati 72 p., brossura
Anno 2008
Editore L'Autore Libri Firenze
Collana Biblioteca 80. Poeti
Genere Poesia
* * *
Titolo:
Viaggiando verso ovest
Autore: Presicce Rossella
Editore: L'Autore Libri Firenze (collana Biblioteca
80. Poeti)
Data di Pubblicazione: 2008
ISBN: 9788851715526
Dettagli: p. 64
Reparto: Narrativa italiana
* * *
Roberto Mosi, Itinera, ed. Masso delle
Fate, Signa (Firenze), 2007
Itinera.
"Viaggi" in latino. Ciò che ha attratto fin
dall'inizio la mia attenzione su questa raccolta di
liriche è stato proprio il tema, dichiarato fin dal
titolo. Questa breve nota è frutto di una lettura
personale che ha trovato riscontro nella mia
propensione al viaggio ed alla scoperta.
Il libro, proprio come un viaggio (in realtà è più
appropriato parlare di un insieme di viaggi), è
strutturato in tappe: sei per la precisione, che
costituiscono altrettante suddivisioni delle
liriche. Gli scenari, molto vari, attraversati ed
annotati dal poeta, richiamano alla mente una
dimensione atemporale (in questo senso il titolo in
latino mi pare molto appropriato), una dimensione
quasi onirica, in cui il deserto africano, il
Mediterraneo, il paesaggio toscano e le terre del
Nord Europa sono delineate in brevi tratti pervasi
dal costante riferimento al mito, alla storia, alla
cultura ed alle tradizioni. Non a caso l'autore ha
voluto completare la sua opera con una serie di note
finali che forniscono un contesto più preciso dei
luoghi visitati.
È naturalmente un viaggio (molti viaggi) ben lontano
dai percorsi turistici un po' stereotipati, vissuti
con occhio distratto e magari con l'orecchio
attaccato al cellulare. Il poeta ci invita ad
immergerci con lui nella Storia, nel sapore di un
popolo e di un paesaggio. Invito che un viaggiatore
come me accetta molto volentieri, anche rimanendo
seduto sulla propria poltrona a lasciare che
l'immaginazione e la fantasia siano il suo mezzo di
trasporto.
Nota di
Massimo Acciai
* * *
Parole e paesaggi
Autore: Mosi Roberto
Editore: Libroitaliano World
Genere: letteratura italiana
Collana: Poeti italiani contemporanei
Pagine: 80
ISBN: 8878652326
Data pubblicazione: 2006
Precedente per pubblicazione ad "Itinera", questa
prima raccolta di liriche di Roberto Mosi sembra
contenere in nuce alcune tematiche ed atmosfere del
libro successivo, a partire dal riferimento ai
"paesaggi" nel titolo. Il tema del viaggio è infatti
ben presente anche qua; le prime (le parole) servono
alla descrizione dei secondi (paesaggi) ma, ad un
livello più profondo, sono loro stesse, le parole,
le vere protagoniste del libro. Non a caso la
raccolta si apre con una dichiarazione d'amore verso
la parola ("Amo le parole / che si sollevano da
terra"…). La parola ritrovata nella sua dimensione
più libera, assaporata con gusto, la parola come
gioco.
Il libro è strutturato in tre parti. Le prime due
riprendono esattamente i due elementi del titolo,
nell'ordine in cui compaiono in questo ("Parole" e
"Paesaggi"). La terza parte, "Esercizi", molto
breve, forma quasi un'appendice. Anche questo libro
si completa con una serie di note, poste alla fine,
che informano il lettore sui luoghi citati (la
campagna toscana, l'isola d'Elba, l'Egitto -
paesaggi che torneranno anche in "Itinera") e che
invitano a ripercorrere nella realtà quei paesaggi
già visitati attraverso le pagine e le parole del
poeta.
Nota di Massimo Acciai
|
|
|