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Intervista a Enrica Zunic
Ci sono tanti modi per raccontare l’irraccontabile,
per raccontare la tortura. Enrica Zunic ha cercato di farlo...
a cura di Massimo Acciai
...che tu sia per me il coltello (Kafka e le avventure del pensiero)
Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici, in una lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza... poesie in lingua esperanto, volapük, ungherese, napoletano
Aforismi
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Intervista a Enrica Zunic
Ci sono tanti modi per raccontare l’irraccontabile, per
raccontare la tortura. Enrica Zunic ha cercato di farlo ambientando le sue
storie amare in un universo lontano nel tempo, dove mancano i riferimenti
politici e geografici consueti e dove resta soltanto la cruda durezza
delle azioni umane, ma anche la solidarietà e la speranza. Enrica Zunic, meglio nota agli amnistiani con il nome
di Enrica Lozito, ha finalmente raccolto in un’antologia - il cui titolo
è, appunto, Nessuna giustificazione - i suoi racconti già
pubblicati su Delos, oltre ad alcuni inediti fra cui un romanzo
breve di fantascienza "coloniale". Il tema che collega questi scritti è
quello della tortura, "le menzogne che la nascondono e le sue mai
cancellabili conseguenze perché davvero non vi è nessuna
giustificazione a certe azioni degli uomini".
Nei racconti di Enrica, scanditi da riflessioni
dell’autrice, è presentata quasi come in un unico romanzo la storia di
una guerra e quella di un singolo personaggio, la dottoressa Ain, che
rifiuta
la logica della violenza e lotta per salvare vite umane e non umane, per
strapparle alla tortura. Nelle appendici vi sono alcune interviste ad
esponenti
di AI (Enrica stessa, ma anche Daniele Scaglione, Marco De Ponte e Carla
Gottardi), oltre che le coordinate bancarie di un centro medico in Turchia
per la riabilitazione delle vittime della tortura, "perché è meglio
fare subito qualcosa per qualcuno che non fare nulla". Si tratta
di un’antologia un po’ speciale, un e.book,
cioè un libro che può essere sfogliato via internet ed eventualmente
ordinato in formato cartaceo.
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Il nome di Enrica
Zunic per la consueta intervista letteraria mi è stato suggerito da Valentina
Piattelli, all'epoca mia collega giornalista presso l'Indire, che colgo
l'occasione per ringraziare; Valentina ed Enrica sono amiche, unite nella comune
battaglia di Amnesty Internationa per i diritti umani, tema ricorrente nella
narrativa di Enrica.
L'intervista si svolge via e-mail.
Enrica risponde l'8 marzo 2004 (casualmente la Festa delle Donne...), con molta cortesia e in modo esaustivo alle
domande.
• E: Enrica Zunic
• I: Intervistatore: Massimo Acciai
I: Vorrei rivisitare insieme a lei il
suo percorso narrativo. Quando ha iniziato a scrivere? Ha iniziato subito con
la
fantascienza? Quali sono state le prime letture che hanno avuto un'influenza
significativa sul suo esordio?
E: Ho iniziato a
scrivere più di dieci anni fa, ma con lunghi momenti di interruzione quasi
sempre forzata e dovuta ad accadimenti esterni che portano alla rottura di
quell'equilibrio effimero fra il "fare" e lo "scrivere" nel
quale vivo (vedi
intervista su Delos). Mi limito a scrivere senza pensare a un genere
specifico. La fantascienza è un luogo molto libero e comodamente sconfinato in
cui far accadere le cose e far muovere personaggi. Ho pensato a lungo a cosa
rispondere alla domanda sulle prime letture significative e non sono riuscita a
trovare uno o due titoli specifici. Nel momento in cui ho iniziato a scrivere
stavo - come sempre - leggendo di tutto. Da "I racconti orientali" di Yourcenar
a "I diari delle dame di corte dell'Antico Giappone", da Shakespeare
a Le Guin, da Garcia Marquez a Calvino. E non credo che ad influenzarmi siano
state solo le
varie e molte letture (incluse quelle dei briefing e dei rapporti di Amnesty
International) ma anche un oceano di immagini. Nel cantiere perenne che spero
essere la mia anima, insieme a persone meravigliose hanno lavorato accanto
ai
libri anche dipinti e illustrazioni, splendidi fumetti e film.
I: Quali sono i suoi modelli attuali? Cosa ha letto di
significativo recentemente?
E: Non ho modelli di
cui sia consapevole, sebbene molte volte nel leggere abbia provato e provi
la sensazione comune a molti, la sensazione acuta di "incontro", di intesa e di
"sembra scritto per me!".
I: Cosa pensa dei concorsi letterari?
E: Premetto che ne ho
una piccola esperienza ed esclusivamente nel mondo della fantascienza, in base
a questa ne penso bene. È un modo per l'autore per venire fuori ed esporre al
giudizio altrui ciò che ha scritto. Lo ritengo coraggio necessario. La
valutazione positiva e onesta di una giuria di persone competenti riduce
l'insicurezza che un esordiente potrebbe avere sulla propria produzione e
"accende i riflettori dell'attenzione dei lettori". Anche in caso di giudizio
negativo i concorsi sono un buon allenamento dell'Ego che a volte in scrittori e
artisti tende all'ipertrofia (quest'ultima a parer mio è un danno grave
soprattutto per la riduzione della disponibilità di cose buone da leggere perché
le possibilità di crescita e miglioramento sono menomate). È facile immaginare
che l'allenamento e la crescita diventano impossibili o più lenti se l'autore,
ritenendo la propria opera perfetta e incompresa, respinge le critiche
piagnucolando sui limiti altrui Mi piace imparare dalle critiche e dai giudizi
dei lettori (e i componenti una giuria sono comunque prima di tutto lettori…).
I: Ho letto alcuni suoi racconti e scritti vari su di lei
presenti su Internet, apparsi su Delos e linkati dal suo sito (www.zunic.it) -
a proposito, chi ha creato il sito? - dove appare chiara la sua intenzione
di temi di attualità scottanti, quali la tortura e la violazione dei diritti umani,
attraverso la narrativa di SF. Da dove viene questo suo interesse per un tema
così duro?
E: Il sito, piccolo e
semplice, è stato realizzato da me con l'aiuto di alcuni amici di e-mail e
usando un modello offerto da un sito specializzato nell'uso dell'HTML. Il tema
più presente nella mia scrittura è dato da incontri molto significativi, da
esperienze personali e non di certo da una calcolata decisione o per scelta di
un tema buono per la scrittura. Anzi, come ho già avuto occasione di dire, sento
che il dolore non ha descrizioni adeguate e contemporaneamente non ne ha di
sufficienti. Il mio scrivere è fra spinte contrappostE: quella del non tacere
per non consentire che a riempire il silenzio siano solo menzogne e "miti" disgustosi
e quella opposta dell'imbarazzo e del pudore dell'osare il racconto.
I: C'è un racconto che ritiene più rappresentativo della
sua opera, o comunque a cui è particolarmente legata?
E: Difficile
rispondere, mi pare di non avere preferenze. Una battuta di spirito: sono
talmente pochi che posso permettermi di amarli tutti con uguale intensità.
Rispondendo seriamentE: ciascuno d'essi non è nato a freddo (costruendo una
scaletta degli eventi ecc. come s'usa) ma per quel processo di crescita organica
per cui ad un'immagine se ne aggancia un'altra e così via fino al completamento
di una storia e che mi fa pensare davanti alla pagina scritta che sia nata un
po' da sé; ciascuno è un pezzo di sensazioni provate intensamente, di personaggi
che hanno coabitato con me a lungo, mi è impossibile discernere fra Ain o Tolmos
o Nithael e fare graduatorie.
I: Com'è la situazione della narrativa di fantascienza in
Italia? Contano ancora molto, magari troppo, i modelli anglosassoni oppure si
sta creando una fantascienza davvero italiana con proprie caratteristiche ben
definite? Quali autori italiani di SF conosce ed apprezza di più?
E: Sebbene non mi
ponga molto il problema perché non me lo pongo nel mio leggere onnivoro e di
conseguenza senza consapevoli confini, per la verità ritengo che esista da molto
tempo una fantascienza italiana e che abbia caratteristiche proprie. Per ciò che
ho avuto occasione di leggere, penso a Pestriniero, Aldani, Luce d'Eramo e
altri
che scrissero in modo originale. Anche nei testi di autori e autrici di adesso
ci sono aspetti non ricalcati da modelli.
I: Cosa pensa della situazione editoriale attuale in
Italia per quanto riguarda la fantascienza nostrana? Ci sono possibilità per un
giovane autore di vedere pubblicato e letto ciò che scrive?
E: Considerando
l'esiguità generale di lettori e quella in particolare di lettori di
fantascienza che devono difendersi da pregiudizi insensati, gli editori e
curatori nostrani di fantascienza hanno ai miei occhi qualcosa di testardamente
eroico. Sì, ci sono possibilità di vedere pubblicato e letto ciò che si scrive.
Oltre ai premi letterari che spesso danno a racconti e romanzi vincitori e
finalisti la possibilità di pubblicazione (dal "Premio Urania" che esiste da
molto tempo e che circa dieci anni fa fece conoscere Evangelisti, al
recentissimo "Premio Fantascienza.com" per i romanzi, al "Premio Alien" e altri
per i racconti) ci sono riviste cartacee (ultima nata o meglio appena rinata:
"Robot") e su Web a cui mandare i propri manoscritti per essere letti da
pazienti selezionatori che sovente insieme al parere complessivo inviano
consigli e suggerimenti (per esempio Milena Debenedetti, la scrittrice che legge
i racconti degli esordienti per la sezione nuovi autori di "Delos"). La mia
esperienza è diversa e ha per me del sorprendente poiché il selezionatore della
narrativa per "Delos" - Franco Forte - si ricordava di un mio racconto letto in
un'antologia anni prima e mi chiese di mandarne altri, incoraggiandomi anche a
realizzare una raccolta personale (ovvero "Nessuna giustificazione" edita
da Solid, ora DelosBooks).
I: Le parole chiave dell'era attuale, battezzata "era
digitale" sono: multimedialità, mass media, integrazione, virtualità. Cosa hanno
cambiato le nuove tecnologie digitali nella creazione artistica, se hanno
cambiato qualcosa? Che peso ha la tecnologia nella sua scrittura? Cosa mi può
dire degli e-book, di cui si è parlato molto negli ultimi anni?
E: I cambiamenti più
immediati per me furono e sono nella facilità di correzione degli errori e di
spostamento veloce di frasi e blocchi di paragrafi. Il mio modo di scrivere
resta misto, spunti e frasi isolate o flash di immagini in block notes e
quaderni, riscrittura, integrazione e modifica al computer. La posta elettronica
ha molto facilitato la comunicazione e l'invio di testi (e questa intervista ne
è l'ennesima prova). I motori di ricerca facilitano il ritrovamento di
informazioni. Inoltre poiché la mia origine artistica è figurativa alcune
immagini nascono e restano tali e da anni inseguo il sogno di avere le
illustrazioni non di ciò che ho scritto ma di ciò "che non scritto". Per esempio
in "Cronaca manichea" grosse scaglie lucenti d'immaginario sono rimaste
totalmente figurative e aspettano da anni di uscire dalla mia memoria per
diventare parte filmica e grafica di un ipertesto. Purtroppo non posso (ancora)
permettermi di "assoldare" un artista della grafica Web e non ho il tempo di
tentare di mettervi mano io perché non ne so abbastanza per avere il coraggio
di farlo.
I: Manterrà il proprio ruolo il testo cartaceo di fronte
al dilagare di Internet e degli ipertesti?
E: Come avrà capito
dalle parole precedenti, non ho di certo preclusioni nei confronti degli
ipertesti neppure in campo narrativo (credo che sia riconosciuta dai più
l'utilità degli ipertesti nella saggistica per la facilità di consultazione e
ricerca), ma al contempo ritengo che il libro su carta non dovrà scavare alcuna
trincea per difendersi. Non ha bisogno di fonti d'energia per entrare in
funzione (se non quella di una lampadina che lo illumini se non si sta leggendo
al sole nel parco J ) e neppure di un manuale
d'istruzioni o di per diventare subito utilizzabile.
Come nella scrittura
uso matita e quaderno o tastiera e monitor, così mi affascinano, dandomi uno
stupore pressoché infantile, le possibilità della penna/tavoletta grafica che in
un clic mi permette di scegliere non solo l'umidità e la grana virtuali della
carta altrettanto "virtuale" ma anche quantità e direzione della luce che la
dovrà illuminare mentre contemporaneamente provo il solito piacere intenso
nel guidare su una carta dalla consistenza ruvidamente piacevole un pennello
flessuoso che ho intinto in un colore d'acquerello stemperato dolcemente o
una
matita che lascia un segno che morbidamente si sgrana.
I: Cosa pensa delle riviste letterarie online?
E: Tutto il bene
possibile e non solo perché senza "Delos" probabilmente non avrei scritto nuovi
racconti e senza lei e Intercom sarei molto più ignorante sulla letteratura di
fantascienza. E senza molte altre sarei un poco più ignorante in generale o lo
sarei meno ma con molta più fatica in quel "meno". Consentono la consultazione
rapida di più numeri e la ricerca senza fatica. Mi affascina la loro ricchezza
(così facilmente accessibile) di contenuti spesso originali, grazie anche alla
possibilità che donano sia agli autori esordienti, non solo di narrativa ma
anche di saggistica e critica letteraria o cinematografica sia a nomi già noti
di cui mi interessano il pensiero e le opinioni.
I: Progetti per il
futuro?
E: Scrivere.
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