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Intervista a Enrica Zunic
Ci sono tanti modi per raccontare l’irraccontabile,
per raccontare la tortura. Enrica Zunic ha cercato di farlo...
a cura di Massimo Acciai
...che tu sia per me il coltello (Kafka e le avventure del pensiero)
Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici, in una lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza... poesie in lingua esperanto, volapük, ungherese, napoletano
Aforismi
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Narrativa
Fiore senza petali
Era da sola e
camminava nel parco indisturbata da niente e da nessuno. Era talmente assorta
nei suoi pensieri che non prestava attenzione neanche al suo cellulare che le
squillava in continuazione e che all'ennesimo squillo si spense, causa batterie
scariche.
Era una tranquilla
giornata autunnale: poche nuvole in cielo, vento leggero e foglie che cadevano e
si spostavano in branchi.
Pensava
e non sorrideva. Agli altri diceva che quando non sorrideva non significava
che era
triste, era solo "tranquilla e normale". Ho sempre desiderato sapere almeno un
decimo di tutti i pensieri che passano nella mente delle ragazze, sia per pura
curiosità sia per poterle capire. Ovviamente da solo non ci riuscirò mai, ma
anche dopo varie chiacchierate stento a capire ciò che loro considerano ovvio,
scontato, elementare.
Tutt'a
un tratto si
ferma e si china verso terra. Ha visto un fiore, ma non è un fiore raro,
raffinato, è un semplice fiorellino dai petali gialli. Uno come tanti, troppi.
Lei lo prende, lo gira, lo annusa; ha gli occhi stanchi.
Che
strano stupore
sulle sue labbra. Mi sembrava così stupido quel gesto... attorno a lei stavano
succedendo tante cose forse anche più belle... le anatre selvatiche spiccavano
il volo dal laghetto, dei piccoli passerottini cinguettavano dall'alto della
quercia più alta, una gazza, una gazza ladra si librava in volo per poi posarsi
sul ponticciolo posto a confine dei due laghetti. Ma lei guardava solo quel
fiorellino. La stavo a guardare. Lei era strana... raramente sorrideva alle
persone e ancora più raramente sorrideva alla vita. Forse era una ragazza
difficile o complicata... come tutte le donne, del resto... credo che anche
l'uomo più saggio di questo mondo o anche lo psicanalista più preparato riesca
a
malapena ad anticipare alcuni loro gesti; e solo quello.
La
osservavo ancora.
Stava sorridendo. Si alzò da terra e annusava ancora quel fiorellino. Era
attratta dalle cose semplici, magari delle cose che davano di antico, forse di
classicheggiante, per quanto questo termine possa abbracciare una visone quasi
immensa... mentre annusava quel fiore, sorrideva e teneva chiusi gli occhi.
Dietro di lei, altre anatre selvatiche prendevano il volo, creando una piccola
corrente d'aria che le mosse un po' i capelli. Quei capelli ricci, neri, tipici
di una donna mediterranea, oserei dire: greca... forse erano i tratti del suo
viso, del suo corpo o forse del suo carattere, del suo animo che tanto mi
affascinavano... e restavo incollato a guardarla, anche se spesso, troppo
spesso, la guardavo come di nascosto, come quando in seminario leggevo di
nascosto libri proibiti e musiche di autori che potevano deviare la mia mente...
così guardo lei, che mi ha fatto ritrovare la capacità e la voglia di scrivere
poesie, che mi ha deviato dalla via maestra, quella via principale così
monotona, grigia, ovvia e mi ha portato in un sentiero di campagna politono,
colorato, nuovo, pieno di novità, di meraviglie della natura...
Ma
un petalo di quel
fiore cominciò a cadere a terra... il sorriso non le sparì, le si attenuò
soltanto; con l'indice e il pollice della mano destra cominciò a staccare gli
altri petali. Allora, mi avvicinai per parlarle: "Che
fai?"
"Hai
visto che bel
fiorellino ho trovato?"
Le sorrisi e mi
rispose con lo stesso gesto.
"E'
una bella
giornata, non credi?"
Non mi rispose;
sembrava non prestare attenzione alle mie parole, era tutta intenta su quel
fiore, che si stava mettendo tra i capelli.
"Come mi sta?" mi
chiese con un sorriso. Risi scuotendo la testa a destra e a manca, dicendole
che
le stava bene. Mi sorrise ancora e riprese in mano quel fiore, continuando a
togliergli i petali. "Perché lo
fai?" "Io porto il nome di
un fiore, e non ho petali. Sono fiore da quasi 18 anni e ho sempre desiderato
avere dei petali attorno a me - mi prese la mano - e questo fiore mi
rappresenta... vedi, quando s'è alzato il vento è volato il primo petalo e ho
visto te che mi stavi spiando da dietro la quercia - cominciai ad arrossire - Io
non credo al caso. Credo che tutto sia stato già disegnato, ma con matite
sbiadite... spetta a noi passare con la matita scura e i colori. Vedi... quando
ho cominciato a staccare i petali di questo fiore tu ti sei avvicinato... non
credo sia un caso... - lasciò cadere il fiore per terra e mise una mano in tasca
da dove estrasse un fogliettino - Ti ricordi? Me l'hai scritto tu...'sei te dei
mie pensieri il centro'... è ancora vero?"
Mi
guardò negli
occhi, sorridendo. Io abbassai lo sguardo, avevo paura... le accarezzai quella
mano... e le sorrisi, facendo sì col capo.
Non
riesco più a
creare rime nuove
non
riesco più a
forgiare con la penna
ciò che
la mente e il
cuore sempre muove
e che al mondo
esterno sempre accenna.
Conosco te da poco,
neanche un anno,
eppure una cosa grida
dentro
una cosa che molti,
credo, sanno,
sei te dei miei
pensieri il vero centro.
Forse mi sbaglio,
forse ormai confondo
l'amore e l'amicizia,
dei ricordi
passati coi presenti
a tutto tondo,
e sulla mia chitarra
tre accordi
formano una canzone,
sai sul mondo
una piccola stella
cade in fiordi.
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