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Intervista a Enrica Zunic
Ci sono tanti modi per raccontare l’irraccontabile,
per raccontare la tortura. Enrica Zunic ha cercato di farlo...
a cura di Massimo Acciai
...che tu sia per me il coltello (Kafka e le avventure del pensiero)
Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici, in una lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza... poesie in lingua esperanto, volapük, ungherese, napoletano
Aforismi
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Poesia Italiana
Le seguenti poesie costituiscono un assaggio
della raccolta Il tuo sorriso sulla pelle di
Francesco Felici, di prossima pubblicazione per le Edizioni
Segreti di Pulcinella. |
Dissolvenza
Tra vapori taglienti e insapori
oscilli pungente di distanza,
i tuoi tratti ancor segnati
da slavati rimasugli cromatici
di memorie in lotta.
Per un attimo le mani
di nuovo mi guizzano di vita
e si lanciano verso i tuoi vapori.
Ma l’abbraccio vuoto mi ricade sul petto,
e il suo tonfo sordo,
riassorbendosi nella dissolvenza,
mi trascina con sé.
Pisa, 30 novembre 2003
Notturno
Sei l’amore perduto
che trovo ogni sera sul cuscino.
Un nulla che dorme di nulla,
nel profondo respiro di nulla,
che nel sonno mi stringe la mano di nulla,
che mi sorride dicendo di nulla,
che mi ama di nulla,
che all’alba mi sveglia di nulla,
per chiamarmi al suo universo,
al suo canto quotidiano,
alla sua immensità.
Immensità di nulla.
Pisa 30 novembre 2003
"Sto bene..."
Mi dici "Sto bene...".
Non volermene se questo mi rattrista,
se per un attimo mi toglie il fiato,
mi gonfia l’anima negli occhi.
Nel tuo dolore vedevo
il sopravvivere del mio ricordo,
nella tua rabbia l’amore vivo per me,
seppur tradito, ferito, avvelenato.
Ma ora?
Ora "stai bene" e voli via libera.
Dal basso paludoso
ti vedo spezzare le catene,
e maledico allora l’amore,
che per salvarsi voleva il tuo dolore.
Pisa, 30 novembre 2003
Temporale
Il nostro amore è un temporale in lontananza.
Potente, dirompente, ma altalenante nelle
distanze.
Il suo fragore si perde
nei labirinti logori e sfilacciati dell’anima,
si riassorbe nel continuo macinare
delle smanie e dei dolori,
per poi arrivare a noi stremato, ansimante, quasi
muto.
Ma ogni tanto poi un lampo, benché lontano,
si estende fino a noi saltando i labirinti
miserabili,
per un attimo spazzando via i nostri grigi
contorti.
È in quell’attimo di universo elettrico
che io, glorioso, spalanco le mie fauci
per ingoiare il temporale,
per rifarmi vita.
Pisa, 21 dicembre 2003
Sogno
Anche se ti perdo,
voglio credere che l’amore che ho dentro
si faccia muraglia intorno alla tua fuga,
e stenda intorno a te campi fioriti
cullati da ruscelli saettanti di sogni.
E voglio credere che in uno di quei sogni
per un attimo tu ritrovi la mano mia perduta,
e che al suo contatto tu ti fonda
col suo fremito rigoglioso di te.
Allora, forse, quel campo di fiori
tornerà ad essere il nostro mondo.
Pisa, 21 dicembre 2003
Fiera
Ad ogni tuo pensiero l’anima rifiorisce tanto
che la violenza del suo sbocciar
la spara in aria in mille frammenti.
Ed in ogni frammento tanto tu palpiti
da trasformarlo in una nuova anima,
viva, rigogliosa, intera.
Mi ritrovo così moltitudine danzante di me stesso,
che ebbra di un nulla mascherato da te,
si risveglia di un istante cosmico,
per poi subito morire in bui e muti
girotondi di pietra.
Pisa, 21 dicembre 2003
Palude
Perdendoti sento i ricordi
imputridirmisi nel cervello.
Si imputridiscono senza dissolversi,
come se nel marciume cercassero
una seconda vita.
Il cervello allora si fa palude,
martellante di nero, gorgogliante do morte,
disseminata qua e là di barlumi rantolanti.
Universo di piombo, sigillato,
nella mente, nella testa.
Curvo sotto il suo peso infetto,
ogni tanto vedo un rigurgito pungente d’azzurro
sfrecciare nel cielo nero, ermetico:
un’altro ricordo che va a moririe.
Pisa, 21 dicembre 2003
Senza...
Mi chiedi di fare del mio amore
un filo leggero, sottile,
quasi invisibile.
Perché deve esserci senza esserci,
unirci senza unirci,
aspettarci senza aspettarci,
cullarci senza cullarci,
sognarci senza sognarci,
volare senza volare.
Ma come faccio io
a sorridere al nostro universo
senza sorridere,
a sognare i tuoi abbracci
senza sognarli,
a ricordare la tua voce
senza sentirla,
a immaginare il tuo sorriso
senza tuffarmici dentro...
Ma come faccio, io,
ad amarti senza amarti!
Firenze Pisa, 20 febbraio 2004
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