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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta
a chiunque voglia inviare testi poetici, in una
lingua diversa dall'italiano, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua
napoletano,
pisano,
inglese e francese
Recensioni
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Federica Bosco
di
Massimo Acciai
"Sensi Inversi", l'antologia di Erba Sacra
di Monia B. Balsamello
Poesia a Firenze
Anticipazioni e inediti
Progetto Emmanus
N.O.T.M Nuovo Ordine Teologico Mondiale" di
Marco Bazzato
a cura di Marco Bazzato
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Una pugnalata dritta sullo stomaco, inferta
con inaudita violenza: un gesto efferato e tuttavia vero…
Rabbia, amore e disperazione. Ivan sosteneva ancora il corpo con
l'avambraccio sinistro mentre, con la mano destra, restava
irrigidito nell'impugnare il manico del coltello. Aveva occhi
azzurri, lucidi e spaventati, da sempre persi in una schizoide
follia che rantolava nel buio dei meandri della sua mente. In
bocca, a suggellare un possibile contorno di un rituale come
tanti altri, il mozzicone della sigaretta che continuava a
consumarsi, inesorabile, bruciando fino alla carta pressata nel
filtro. Quante volte, al bagno, sfogliando pigramente riviste,
si era ritrovato con quello stesso filtro che, prossimo alla
combustione, produce un orribile olezzo…Luisa, ormai senza vita,
rigurgitò un breve conato di sangue dalla bocca ed Ivan, con
pacata compostezza, stette ad osservalo, fin quando, deciso, le
prese la testa, riversa su di un lato dal suo stesso peso, ed
iniziò a baciarla per poi, avidamente, leccare ogni residuo che
le colava oltre il mento. Era un'ambrosia, l'ultimo nettare
scorso in un'incontenibile passione a coronare l'eros in morte.
Tolse la mano, a rilento, dalla testa di lei per accostarla alla
sua bocca; compì la sua abluzione sfregandola per tre volte e
sporcandola dello stesso sangue. Il sibilo seguito da un greve
tremolio del pavimento annunciò il passaggio di una corsa della
sottostante metropolitana: il tempo sembrò, a questo modo,
sentenziare il suo implacabile scorrere in avanti. Non c'era più
tempo…tutto era accaduto e la paura, sotto forma di adrenalina,
improvvisa saliva ed inondava ogni sentimento in un
inconsapevole, e del tutto nuovo, istinto a salvaguardarsi. In
quel momento Ivan meditava come ovviare, nascondere, disfarsi di
quel cadavere. Mille pensieri ed altrettante associazioni
piovvero, improvvisi, nella sua mente per appianare la
situazione. Nulla garantiva certezze e, sempre più urgente,
incombeva la spinta all'azione sollecitata dalla paura. Adagiò,
in tutta fretta, il corpo di Luisa in terra e corse in cucina
agguantando quanta più carta scottex possibile…Nel giro di pochi
minuti sfregò ovunque il pavimento e, con l'ausilio di alcuni
sacchetti dei rifiuti, avvolse il cadavere sigillandolo con del
nastro adesivo da pacchi. Prese le chiavi della macchina,
nell'intento di effettuare un primo sopralluogo e, proprio in
quell'istante, trillò il telefono innescando un profondo
sobbalzo nel suo cuore. Attese, impietrito, due squilli poi,
d'istinto, strappò il filo dalla presa ed uscì in una contenuta
fretta. Aveva gli occhi di fuori ed il suo viso era di un
pallido prossimo al diafano. Procedeva, tuttavia, sicuro,
anestetizzato da quello stesso dolore nel coinvolgimento provato
precedentemente. Non impiegò più di tre minuti nel prendere
l'ascensore, scendere in garage e predisporre l'auto a portata
di mano guardandosi discretamente intorno. Agguantò, rapido, il
pacco contenente il corpo senza vita. Il pensiero era svanito,
sostituito da un implacabile agire. Si voltò indietro, per non
più di una manciata di secondi, il tempo di effettuare un ultimo
controllo. Chiamò di nuovo l'ascensore e, sgattaiolando, dopo
essersi accertato del suo arrivo, mise il pacco dentro. Nei
pochi secondi scorsi per scendere, provò ancora un gelido senso
di panico: si aprirono le porte e, riaprendo anche lui le
palpebre tenute socchiuse, corse al vano bagagli dell'auto per
inserirvi il corpo di Luisa all'interno. Prese posto alla guida;
tirò giù un grosso sospiro nell'introdurre la chiave nel
cruscotto per avviare il motore. Emergeva un'inaspettata
euforia, la soglia di una compiuta liberazione. Prese dritto il
viale che puntava alla tangenziale, tragitto di tante giornate
di lavoro, diretto verso un inconsapevole percorso e noncurante
di non avere ancora una meta. Gli occhi, contratti tra due
profonde occhiaie, si riflessero nello specchietto retrovisore,
colmi della propria immagine. Il piede, di colpo, s'irrigidì
sull'acceleratore. Il cuore smise di pulsare e l'anima, in un
vortice, iniziò ad ululare: impazzita.
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