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Narrativa

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi in prosa inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
Elogio al portafogli di Giuseppe Costantino Budetta, L'uovo di Natalia Radice, La spia di Lorenzo Spurio, Ho insegnato che lontano, al di là di quei monti, c'è Firenze di Anna Maria Volpini

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Luca Baratta, Giuseppe Costantino Budetta, Giovanna Casapollo, Genoveva Dinu, Dulcinea, Alessandra Ferrari, Emanuela Ferrari, Maria Lenti, Iuri Lombardi, Francesca Lombardo Di Rosa, Roberto Mosi, Gilbert Paraschiva, Pavlina Pavlova, Paolo Ragni

Recensioni

In questo numero:
- " Mai andare a Sighet" di LMS e CVX
- "Sempre ad Est" di Massimo Acciai, recensione di Lorenzo Spurio
- "Le stanze del cielo" di Paolo Ruffilli, nota di Enrico Pietrangeli
- "Luna di Lenni" di Berardi Emanuele
- "Antidoti umani"di Francesco Verso
- "Il diario di Ombrallegra" di Dimitry Rufolo, nota di Massimo Acciai

Articoli

La poesia itinerante va in bicicletta tra storia e wi-fi con diario multimediale
di Enrico Pietrangeli
Argo: una rivista di esploratori del testo transgender
di Alessandro Rizzo
In occasione del compleanno del nostro Paese
di Misha
Napoli piange la morte di Gino Maringola, ultimo grande rappresentante di una grande scuola di teatro
di Alessandro Pellino

Letteratura per la Storia

Corride e letteratura - Llanto por Ignacio Sanchéz Mejias
di Lorenzo Spurio

Interviste

Intervista a Iuri Lombardi
A cura di Massimo Acciai
Quando poesia e filosofia intercorrono: Italo Testa
A cura di Alessandro Rizzo

L'uovo
 

Natalia Radice


"Ha qualcosa da dire in sua difesa?"
"Sono solo un robot, Vostro Onore".
V e ultima udienza processo a Robot Spleen, assassino


La sera si levava sempre il vento. Era una vera benedizione, perché spirava da nord, fresco e asciutto. Quando arrivava il vento, al calar del sole, Martha si sentiva sollevata. Era passato un altro giorno, torrido e pesante. Uno in meno. Non esisteva una data prefissata di rientro sulla Terra, ma Martha aveva potuto resistere fino a quel momento perché non aveva mai smesso di ripetersi che, nonostante si trovassero lì da diversi anni, la loro permanenza era da considerarsi temporanea e che, prima o dopo, il conto alla rovescia sarebbe arrivato al fondo. Quando giunse il vento, quella sera, Martha sospirò più profondamente del solito. Buona parte della piccola comunità era partita per le periodiche spedizioni di rilevamento e, grazie al cielo, al villaggio non era successo nulla.
Si affacciò dall'ampia terrazza della palafitta. Durante le spedizioni, il villaggio sopraelevato sembrava abbandonato, le case silenziose, serrate le une alle altre. Greta stava giocando ai margini della foresta, nel suo angolino preferito. Era una bambina obbediente, non si sarebbe allontanata da lì. Martha rientrò in casa e si decise a sparecchiare la tavola. Poco dopo avvertì lo scalpiccio dei piedini della sua bambina. Greta comparve in cucina, come sempre con le mani e le ginocchia sporche di terra.
- Mamma, mi hanno preso i succhiasangue! - piagnucolò.
Martha si affrettò a pulirla e le staccò delicatamente dalle caviglie alcuni insetti rossi. Poi la accarezzò.
- Ecco fatto, cara. Niente più succhiasangue -
- Niente più succhiasangue! - ripeté Greta, rinfrancata.
- Mamma, stasera sotto l'albero ho visto un uovo! -
Nel pronunciare la parola uovo, la bimba aveva gonfiato le guance, spalancato gli occhi e fatto un ampio gesto con le braccia, per mostrare al meglio la grandezza della sua scoperta.
- Come sarebbe a dire, un uovo? - chiese Martha ridendo - non ci sono animali che fanno le uova, qui. Li vedremo quando torneremo sulla Terra.
- Mamma, ti ho detto che ho visto un uovo! Grande! - insistette la bambina.
Martha rimase interdetta.
- E dove l'avresti visto, questo uovo?
- Sotto il mio albero - ripeté Greta seriamente.
Fantasie di bambina, pensò Martha, ma si sentì pervadere da una sottile apprensione e decise che la questione doveva essere immediatamente appurata. Prese Greta per mano.
- Bene, fammi vedere quest'uovo.
Scesero a terra e la bambina si diresse con decisione verso il limite estremo della radura, trascinandosi dietro la madre. Tutt'attorno si estendeva una foresta di alberi vertiginosamente alti e imponenti. Greta si accostò a quello che lei chiamava "il suo albero", fece gli ultimi passi lentamente per non fare rumore e si accovacciò. Martha fece altrettanto. Le grosse radici formavano un enorme intrico di rigonfiamenti e avvallamenti e, proprio in uno di questi, il terriccio era franato, esponendo una grossa cavità alla luce crepuscolare.
- Eccolo! - sussurrò Greta, tutta eccitata.
L'uovo era incastonato tra le radici, appena sotto la superficie. Le sue dimensioni erano tali che avrebbe potuto contenere un essere umano adulto, in posizione fetale. Le radici dell'albero si erano incurvate ad accogliere la sua presenza, quasi a formare un nido protettivo. Martha stette ad osservarlo per un po', stupita e impaurita, mentre Greta attendeva dalla madre il meritato riconoscimento per la sua scoperta.
In tanti anni, nessuno si era mai imbattuto in niente di simile, e quella cosa si trovava proprio in prossimità del loro villaggio. Forse non era l'unico esemplare, forse la foresta era piena di quelle uova, pronte a schiudersi. Martha afferrò la sua bambina per le ascelle, se la strinse al petto e corse verso casa in preda al panico. Tornata nel chiuso della palafitta, cercò di riprendere fiato e lucidità. Greta la guardava con un misto di stupore e apprensione. Dalla finestra filtrava l'ultima luce del giorno. Se qualcosa andava fatto, andava fatto presto, prima che facesse buio. Si schiarì la voce e cercò di parlare alla bambina in tono rassicurante.
- Greta, cara, sei stata bravissima. Hai fatto davvero una scoperta importante e ora la mamma deve andare a fare un sopralluogo. Starò via pochissimo, vedrai che tornerò presto.
- Un sopralluogo? - chiese la bimba, poco convinta.
- Si, Greta.
Martha le mise in mano un gioco.
- Mi prometti che mi aspetterai qui senza muoverti?
Greta fece si con la testa. Mentre la bambina era distratta, Martha prese qualcosa dal cassetto della cucina, lo avvolse in un panno e uscì. Spirava ancora il vento ma, anziché consolarla, le scuoteva ancor più i nervi. Era segno che niente e nessuno l'avrebbe aiutata. Si diresse nuovamente verso la radura. Sotto l'albero di Greta, l'uovo spiccava immacolato contro la foresta scura. Sembrava chiedesse di essere nuovamente ricoperto e celato nella terra. Martha lo osservò con attenzione. La superficie del guscio era formata da sottilissime fibre traslucide intrecciate tra loro. Lo sfiorò con la punta delle dita e ne ricavò una sensazione di grande resistenza. Provò ad accostare il viso alla ricerca di un'angolazione che le consentisse di vederne l'interno, per quanto possibile. L'uovo era tiepido e debolmente luminoso. C'era qualcosa di vivo dentro. La creatura misteriosa iniziò a muoversi e a premere contro il guscio dall'interno. Martha si sentì due enormi occhi neri puntati su di lei. Quella cosa la stava osservando, minacciosamente. Senza distogliere lo sguardo, Martha sfilò il coltello del pane dal canovaccio. I muscoli delle braccia contratti e pesanti come macigni, riuscì a impugnare il coltello con entrambe le mani e, raccolte le forze, infilzò l'uovo dall'alto. La lama penetrò nel guscio senza crepe e con un rumore secco. Nessun lamento, nessun movimento. L'uovo perse gradatamente la sua lucentezza. Lentamente si confuse e si mimetizzò col terreno. Liberatasi da una tensione insopportabile, Martha recuperò il coltello, arnese prezioso. Era pulito, non portava alcuna traccia. Ricoprì l'uovo di terra e tornò a casa. Il vento si era fermato.
Dormì profondamente e, il giorno seguente, mentre ancora si dibatteva se informare la comunità dell'accaduto, la spedizione rientrò. Tutti scesero dalle palafitte ad accoglierli festosamente. Martha abbracciò lungamente il suo uomo. Il suo animo era tornato leggero, la faccenda dell'uovo completamente dimenticata. Quella sera i membri della comunità cenarono insieme, come sempre facevano al termine delle spedizioni. La brezza faceva loro compagnia. Mangiarono, discussero, risero, progettarono chi di tornare sulla Terra e chi di restare su quel pianeta per sempre. Poi, in piccoli gruppi, tornarono sulle palafitte per la notte.
Greta si era addormentata in braccio a suo padre. Fu lui a riportarla in casa e la volle mettere a letto. Martha, nel frattempo, si era accomodata sulla terrazza. Aveva voglia di un po' di intimità ma Zoel tardava in camera con la bimba. Quando si affacciò in terrazza, Zoel aveva un'aria turbata.
- Ehi, ce ne hai messo di tempo!
- Ero di là, con Greta. Mentre le infilavo il pigiama, mi ha raccontato una strana storia. E' successo qualcosa?
Martha restò in silenzio e abbassò lo sguardo. Zoel le cinse le spalle.
- Cosa è successo, Martha? - le chiese nuovamente.
Era serio, di quella serietà che non ammette reticenze. Martha iniziò a parlare, lentamente e a bassa voce.
- Ieri sera Greta , mentre giocava, ha trovato ... un uovo. Era nella terra, sotto il suo albero.
- Un uovo?
Zoel non sembrava particolarmente sorpreso.
- E com'era fatto?
- Era grande, bianco.
- Quanto grande? Fammi vedere.
Martha fece con le braccia lo stesso gesto che Greta aveva fatto la sera prima.
- Era ... più o meno così. Zoel, ho avuto tanta paura!
Zoel valutò mentalmente le dimensioni dell'uovo.
- Hai detto che era bianco. Presentava delle macchie, o delle striature?
- No, era bianco candido. E luminescente.
Martha, gli occhi sbarrati, rivedeva l'uovo davanti a sé. Zoel non era per nulla toccato dallo smarrimento della moglie. Si passò una mano sulla barba e la incalzò nuovamente.
- Il guscio. Com'era il guscio? Non ti è sembrato una specie di bozzolo?
Martha si scosse improvvisamente.
- Un bozzolo? Si, ripensandoci ... ma perché mi fai tutte queste domande? Tu sai cos'era, Zoel?
- Che ne hai fatto dell'uovo?
- L'ho colpito con un coltello ... credo di averlo ucciso.
- Come? Cosa hai fatto?!
- L'ho infilzato, Zoel. Ero terrorizzata, ero sola con la bambina ...
Zoel si voltò e si coprì il volto con le mani.
- Avresti potuto chiedere aiuto, avresti potuto contattarmi ...
- Non so cosa mi sia preso, io ... io ... l'ho fatto per difendere nostra figlia. E la comunità. Non sapevo cosa fosse. Non era pericoloso?
Martha posò una mano sul braccio del marito. Non sapeva spiegarsi la sua reazione.
- Ho forse sbagliato?
Zoel si voltò verso di lei. Piangeva.
- Non è nulla, cara. Hai fatto bene.
Le lacrime rigavano il suo viso addolorato. Il vento soffiò per tutta la notte.

 
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