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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi in prosa inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Elogio al
portafogli di Giuseppe Costantino
Budetta, L'uovo
di Natalia Radice,
La spia di Lorenzo Spurio,
Ho insegnato che
lontano, al di là di quei monti, c'è Firenze
di Anna Maria Volpini
Poesia italiana
Recensioni
In questo numero:
- " Mai andare a Sighet" di LMS e CVX
- "Sempre ad Est" di Massimo Acciai,
recensione di Lorenzo Spurio
- "Le stanze del cielo" di Paolo Ruffilli,
nota di Enrico Pietrangeli
- "Luna di Lenni" di Berardi Emanuele
- "Antidoti umani"di Francesco Verso
- "Il diario di Ombrallegra" di Dimitry Rufolo,
nota di Massimo Acciai
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Letteratura per la Storia
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Corride e letteratura: Llanto por
Ignacio Sanchéz Mejías
Nel 1935 Federico Garcia Lorca,
poeta granadino appartenente alla generazione del
'27, movimento letterario prettamente poetico
spagnolo, pubblicò una famosa ode in omaggio
all'amico torero Ignacio Sanchéz Mejías.
Di Lorca restano noti soprattutto il suo grande
amore per Granada e per l'Andalusia, terra di sole e
corride, la sua presunta omosessualità e l'amicizia
con il poeta falangista Luis Rosales che pure lo
nascose in casa sua durante i tragici momenti della
guerra civile spagnola. Trovato dalle forze
nazionaliste Lorca venne fucilato nei pressi di
Alfacar (Granada) sebbene il suo corpo non venne mai
trovato.
Lorca cantò nei suoi versi la cultura andalusa,
quella gitana nel famoso Cancionero Gitano e Poema
del Cante Jondo dove descrive questo tipo di canto
accorato e intenso tipicamente gitano e spesso
impiegato anche nelle canzoni e nel ballo flamenco.
Fu un poeta tradizionalista, amante della poesia
semplice e popolare: i soggetti principali delle sue
liriche sono i campi desolati e arroventati dal
sole, gli aranci in fiore, piazze semideserte,
corride, i gitani. E' espressione massima della
cultura della Spagna meridionale ed è considerato
uno dei massimi poeti spagnoli di tutti i tempi.
Nel 1927 un gruppo di poeti tra cui Lorca, Emilio
Padros, Manuel Altolaguirre, Luis Cernuda, Rafael
Alberti, Dámaso Alonso, Jorge Guillén si riunirono
assieme sotto l'impulso di Ignacio Sanchéz Mejías,
letterato e patrocinatore del nuovo movimento. La
generazione del '27 aveva come motivo unificante la
celebrazione dei cinquecento anni dalla morte di
Luis de Góngora, massimo poeta del Siglo de Oro al
quale la pattuglia aveva intenzione di rifarsi.
Nel 1935 Lorca scrisse un accorato ed appassionato
componimento di congedo, di pianto e di cordoglio
nei confronti di Ignacio Sanchéz Mejías, valente
torero spagnolo che era stato il promotore della
generazione del '27. Il Llanto è particolarmente
bello e ricco di immagini pittoresche e vivide che
richiamano l'atmosfera andalusa. Il componimento è
diviso in quattro parti che segnalano quattro
importanti momenti che fecero seguito alla morte del
torero.
Ignacio Sanchéz Mejías fu cognato del mitico torero
Joselito "El Gallo" e fece parte della suacuadrilla.
Con lui si formò ed ottenne la alternativanel 1919
avendo come testimone un altro famoso torero, Juan
Belmonte. Nel 1920 nella plaza de toros di Talavera
de la Reina (Toledo) assistette alla morte di suo
cognato Joselito a seguito di una cornata (nella
foto a destra Sanchéz Mejías piange la morte del
cognato e amico torero Joselito). Nel gergo taurino
ci si riferisce alle cornate o alle ferite prodotte
dal toro nei confronti del torero o di membri della
sua cuadrilla come cogidas.
Dopo un periodo di allontanamento dalle plazas de
toros, Sanchéz Mejías nel 1934 ritornò a calcare
ilruedo (l'arena) e in una corrida venne colpito dal
toro "Granadino" in modo serio e nei giorni
successivi la cancrena lo portò alla morte due
giorni dopo, il 13 agosto 1934.
Il componimento di Lorca è diviso in quattro parti:
la cogida y la muerte (la cornata e la morte), la
sangre derramada (il sangue versato), corpo presente
(corpo presente) ealma ausente (anima assente) ed è
caratterizzato da un tono doloroso ricco di mestizia
e dispiacere per la recente perdita. La prima parte
del componimento è basata su un ritmato ritornello
che ritorna in maniera vorticosa recitando "a las
cinco de la tarde" (l'ora della corrida e la stessa
ora nella quale il torero venne ferito), nella
seconda parte il colore che domina è il rosso,
sebbene non venga mai nominato. E' il colore del
sangue che il poeta non vuol vedere ("que no quiero
verla"), perchè gli darebbe troppo dolore. Invoca
l'arrivo prematuro della sera e del buio che così
non gli consenta di vedere il sangue dell'amico. Poi
si dà spazio al dolore dalla presa di coscienza che
un grande torero come lui non ci sarà più o che se
ci sarà dovranno passare ancora molti anni. Sebbene
come dice Lorca la gente lo dimenticherà in breve
tempo come sempre succede con tutte le persone
morte, lui intende elogiarlo, celebrarlo e
ricordarlo con i suoi versi affinchè la sua memoria
non venga mai meno.
Un pregiatissimo componimento che coniuga in maniera
nobile poesia e tauromachia e che va letto in
profondità.
Questo articolo è stato precedentemente
pubblicato sul mio blog,
http://www.blogletteratura.wordpress.com/
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