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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi in prosa inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Elogio al
portafogli di Giuseppe Costantino
Budetta, L'uovo
di Natalia Radice,
La spia di Lorenzo Spurio,
Ho insegnato che
lontano, al di là di quei monti, c'è Firenze
di Anna Maria Volpini
Poesia italiana
Recensioni
In questo numero:
- " Mai andare a Sighet" di LMS e CVX
- "Sempre ad Est" di Massimo Acciai,
recensione di Lorenzo Spurio
- "Le stanze del cielo" di Paolo Ruffilli,
nota di Enrico Pietrangeli
- "Luna di Lenni" di Berardi Emanuele
- "Antidoti umani"di Francesco Verso
- "Il diario di Ombrallegra" di Dimitry Rufolo,
nota di Massimo Acciai
Articoli
Letteratura per la Storia
Interviste
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Napoli piange la morte di Gino
Maringola, ultimo grande rappresentante di una
grande scuola di teatro
Una vita spesa per il teatro e
nel teatro, un cammino irto di difficoltà che solo
una gran tempra ed una non comune forza di volontà
hanno potuto sopportarne il peso e le iniziali
umiliazioni. Ma la consapevolezza dei propri mezzi,
la caparbietà ed una nobile forza d'animo hanno
irrigato i solchi scavati con le unghie,
permettendone la ricca messe. Gino Maringola é nato
a Napoli il 17 novembre del 1917, ma la proverbiale
superstizione dei concittadini di Eumelio Falero, lo
vedono nato anagraficamente il 13, in modo da
bilanciarne il destino. Rimasto, in tenera età,
orfano del padre Carmine, Gino, sotto la sapiente
guida dello zio Cosimo, venne avviato agli studi
elementari, non disdegnando di frequentare la
basilica del Carmine, del cui coro faceva parte.
All'età di 19 anni fu assunto dal Silurificio
italiano dove, negli intervalli di tempo, deliziava
i suoi colleghi cantando deliziose melodie
partenopee. La sua voce, potente e melodiosa, fece
sì che, dopo un lungo ed estenuante andirivieni
dalle case editrici, il suo nome potesse essere
scritto nell'Olimpo dei cantanti napoletani. Subito
dopo il gran passo. Gino venne scritturato come
cantante solista da Alfredo Thomas con il quale girò
per i teatri più belli d'Italia ricevendo consensi e
plausi. La sua carriera, esclusivamente come
cantante, durò sino al 1940, allorquando venne
chiamato da Salvatore Cafiero, per far parte della
rinata Cafiero-Fumo. Se il provino come cantante
lasciò soddisfatto il buon don Salvatore, questi non
potette far salti di gioia quando il caro Gino passò
alla recitazione. Si drizzarono invece le antenne ad
Eugenio Fumo, gran talent-scout, il quale intravide
in quella stentorea recitazione il preludio di
quello che avrebbe rappresentato, per il teatro, il
Maringola. Così sotto la saggia guida e gli
insegnamenti di Eugenio Fumo, il Nostro iniziò la
sua avventura nel teatro. Neanche gli anni spesi per
la difesa della patria fermarono il caro Gino che,
durante il servizio militare, continuò a recitare e
cantare, per procurarsi di che sfamare la moglie ed
i figli, rischiando anche la galera quando, per
recitare al teatro Iovinelli di Roma nella compagnia
di Mimì Maggio, rasentò più volte il codice
militare. Ha Lavorato nelle compagnie più importanti
accanto a nomi quali Amedeo Girard, Achille Pansini,
Raffaele e Gennaro Di Napoli ed Oscar Di Maio. Negli
anni '53-'54 e '56-'58 lo troviamo al teatro del
Popolo, prima sotto la saggia e competente direzione
di Vittorio Viviani e poi sotto quella più
approssimativa e fallimentare di Mario Mangini, in
compagnia di valentissimi attori che rispondevano al
nome di Luisella Viviani, Ugo D'Alessio, Gennaro Di
Napoli, Rino Genovese ed il camaleontico Agostino
Salvietti. Il suo impegno, il suo carattere ma
soprattutto la grande versatilità ne hanno fatto un
punto di riferimento nel mondo del teatro e la sua
recitazione ha costituito, per molti attori, un
modello a cui rifarsi. Il compianto amico Nino
Taranto pretese la partecipazione di Gino Maringola
ad importanti rappresentazioni come quelle del
repertorio Vivianesco, di cui ricordiamo le più
importanti e cioè Guappo di cartone, L'ultimo
scugnizzo e Spusalizio. Tutti i grandi attori si
sono giovati dell'arte del Maringola a partire da
Salvatore De Muto, Gino Cervi, Emma Gramatica, Elsa
Merlini, Nando Gazzolo e per finire, il grande
direttore Eduardo De Filippo. Per la televisione di
stato, nell'arco di lunghi anni, ha preso parte alle
più importanti produzioni, tra le quali val la pena
di evidenziare: Delitto e castigo, Madame Curie,
Luisa Sanfelice, Lungo il fiume sull'acqua, Il
cappello del prete, L'eredità della priora, Il
santo, Il caso Matteotti. Ma quest'elenco
rappresenta solo una piccola parte dei lavori di
Gino Maringola per la RAI che, da un computo
sommario, assommano a più di un centinaio Nella
stagione teatrale 1967-68, Eduardo lo volle al San
Ferdinando per tenere a battesimo un giovane che
faceva timidamente il suo esordio nel mondo del
teatro, questo giovanotto di belle speranze
rispondeva al nome di Luca Della Porta, ma in realtà
il suo vero cognome era De Filippo. Il grande
Direttore desiderava che in quell'esordio il
figliolo fosse affiancato da gente di sicuro
affidamento ed a tal uopo oltre al Maringola
scritturò anche il pulcinella Giovanni Crosio ed
Anna Maria Ackermann, i quali guidarono con mano
esperta il giovane Luca e lo spettacolo ebbe un
lusinghiero successo.
Ma chi é veramente Gino Maringola? E' forse il furbo
ed irascibile Pasquale Cupiello?
Oppure il calmo e riflessivo Fabio Della Ragione del
Sindaco del rione Sanità? E' l'ambiguo Pasquale
Cimmaruta de Le voci di dentro o il pavido ed
egoista Cuozzo o, ancora, l'eterno riconoscente
Giacomino Trocina de Il Contratto ? Egli possiede
"Tutte le corde" per essere sia l'uno che l'altro ed
in più, riesce a modificare la sua maschera
divenendo ora burbero e truce, ora dolce e buono,
fino ad apparire ingenuo e credulone. Fine poeta e
dolce cantore, Gino Maringola, ha saputo cogliere
nel cuore napoletano tutti i più nobili sentimenti,
trascrivendoli in due stupende raccolte di poesia
che rappresentano lo specchio di un mondo stupendo,
un mondo ché é quello napoletano, fatto d'amore e di
poesia. Pur se costretto, dai tempi e dagli eventi,
Gino ha giocato un brutto tiro al mondo del teatro,
privandolo, anzitempo, di una delle sue più degne ed
espressive figure. In una fredda e triste sera egli
annunziò al proprio cuore, che con riluttanza ne
prendeva atto il suo definitivo ritiro dalle scene
teatrali. Ora, tra gli affetti familiari, si gode il
meritato riposo del guerriero, anche se, nell'intimo
del suo cuore rimpiange le fughe dagli alberghi, gli
angusti camerini, i ceroni e le creme, gli abiti di
scena, le luci, gli scenari, gli applausi, i
trionfi, i sinceri consensi e tutto ciò che, per più
di cinquant'anni ha rappresentato il companatico
della sua vita, una vita spesa per il teatro.
Ritiratosi dalle scene ha vissuto con i suoi cari
nella sua casa ai quartieri spagnoli fino a questa
notte quando si è spento, all'età di 94 anni, tra il
dolore dei suoi familiari.
26 maggio 2011
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