|
|
Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Aurelian Sorin
Dumitrescu, Marius
Viorel Girada, Ioana
Livia Stefan
Recensioni
In questo numero:
- "Introduzione al mondo" di Idolo Hoxhvogli",
recensione di Lorenzo Spurio
- "La setta dei giovani vecchi" di Luca
Rachetta, recensione di Lorenzo Spurio
- "Tredici Rose Rosse" di Francesco Vico
- "Senza Frontiere" di Sonia Cincinelli
- "Ritorno ad Ancona ed altre storie" di
Lorenzo Spurio e Sandra Carresi
- "L'oro e l'alloro" di Cesare Lorefice, nota
di Massimo Acciai
- "Il rosso e il nero della comunicazione" di
Stefano Angelo
- "Graffio d'Alba" di Lenio Vallati,
recensione di Marzia Carocci
- "Codice della felicità" di Paolo Mantegazza,
recensione di Emanuela Ferrari
- "L'Italia meridionale peninsulare nella
storiografia bizantina", di Gennaro Tedesco
Articoli
Interviste
|
|
In questo numero segnaliamo...
In uscita "Ritorno ad Ancona
ed altre storie" dello jesino Lorenzo Spurio
La vita e la sua ordinaria esistenza, a volte può
rivelarsi una trama convincente e coinvolgente. E'
questo che trasuda dalla ricche righe di "Ritorno ad
Ancona e altre storie" libro edito dalla giovane
casa editrice Lettere Animate e scritto a quattro
mani da Lorenzo Spurio (nato a Jesi nel 1985) e
Sandra Carresi (Bagno a Ripoli), un libro nato da
un'idea di Lorenzo Spurio e dalla sua voglia di
raccontare la vita con tutta la sua straordinaria e
prepotente vigoria.
E' un'opera che coinvolgerà il lettore dalla prima
all'ultima riga, perché ricco di sfaccettature
quotidiane che sapranno catturare l'interesse di chi
si lascerà trasportare dalle "avventure" narrate.
Dalla presentazione di Antonella Ronzulli (Direttore
di Collana): "Il primo numero della Collana Insieme
è "Ritorno ad Ancona e altre storie" una scelta
editoriale precisa e voluta, perché ne rappresenta
il vero significato. Lorenzo Spurio, giovane
laureato in Lingue e Letterature Straniere e Sandra
Carresi, madre e moglie con amore per la scrittura e
la lettura, vivono due mondi differenti, in una
realtà maschile e una femminile. Grazie alla loro
amicizia, hanno unito l'esperienza del loro vissuto,
l'approccio alla vita quotidiana stessa, e la
fantasia, creando un libro di pregevole qualità. La
scrittura perfetta e coinvolgente, le storie
attuali, arricchite da affascinanti descrizioni dei
luoghi, conducono il lettore ad immedesimarsi nei
protagonisti stessi, a porsi interrogativi sulle
scelte attuate, forse anche a riconoscersi in loro".
I vari temi trattati, amore, dolore, speranza,
egoismo, fragilità, emozioni, presenti nel
quotidiano di ogni essere umano, sono affrontati con
intelligenza e sensibilità al punto che, come
osserva la nota scrittrice e recensionista Marzia
Carocci, "Il lettore riuscirà a "vedere" fra le
righe, partecipando quasi ai fatti descritti e
sentirsi testimone delle vicende narrate".
Il libro è in pre-ordine dal sito della casa
editrice Lettere Animate , dove sarà possibile
vedere anche il mini-spot dell'opera e gli
aggiornamenti e la sua evoluzione, un nuovo modo di
fare editoria per giovani talenti come Lorenzo
Spurio. Nelle prossime settimane sarà invece
possibile ordinarlo tramite qualsiasi libreria
tradizionale o on-line.
da Lettere Animate
* * *
Edizioni Kappa è lieta di presentare:
Senza Frontiere
L'immigrazione nel cinema italiano
di Sonia Cincinelli
prefazione di Roberto Silvestri
postfazione di Fulvio Vassallo Paleologo
Le menzogne e la disinformazione colpiscono i
migranti. L'opinione pubblica sembra assuefatta
all'idea, propagata ad arte dai media mainstream,
che la sicurezza della collettività sia minacciata
dai nuovi arrivati. L'equazione clandestino
criminale è entrata ormai nel senso comune. Per
converso il cinema ha raccontato della
trasformazione dell'Italia da paese di emigrazione
in paese di immigrazione. Il cinema italiano
dell'immigrazione, nei diversi percorsi che ha
seguito, ha parlato degli altri, ma ha raccontato
anche di noi, dei nostri limiti, delle nostre paure.
La settima arte ha rappresentato luoghi di
esclusione (basti pensare a Lampedusa e alle
campagne del Mezzogiorno) o "viaggi di sola andata"
come li ha definiti Erri De Luca, che le cronache
fanno presto a dimenticare. Senza frontiere, senza
recinti.
L'attenzione rivolta nella produzione
cinematografica italiana dei primi anni '90 ai
migranti ha registrato una disparità agli approcci
sul tema, la sua metabolizzazione da un lato e gli
esiti di questo confronto dall'altro. In assenza di
un vero e proprio genere, il cinema italiano si è
occupato dell'immigrazione in maniera episodica e
superficiale. Successivamente nei primi anni del
nuovo secolo l'attenzione si è rivelata sempre più
crescente. Nell'Europa che i governanti vorrebbero
"fortezza" il cinema italiano ha aperto squarci di
verità sui processi migratori. In controtendenza
rispetto agli omologati mass media. I film proposti
in questo libro, che parlano di immigrazione e che
vedono come protagonisti stranieri nel territorio
italico sono i più significativi degli ultimi vent'anni.
Antologia critica e analitica che attraversa larga
parte del panorama cinematografico nostrano, da
grandi maestri del cinema come Maselli e Bertolucci,
Amelio e De Seta ad affermati registi come Giordana,
Soldini, Tornatore e Mazzacurati approdando a
giovani promesse consolidate come Garrone e Crialese
fino a cineasti emergenti come Melliti, Puccioni e
Munzi. Tutti hanno affrontato questo complesso
argomento. Attraverso un ampio riesame di ogni
regista, di cui vengono colti i motivi ricorrenti, e
i tratti stilistici, e con un approfondimento
globale di ogni film, il volume di Sonia Cincinelli
ricostruisce ed interpreta con rigore critico e
partecipazione l'attività cinematografica su questo
attualissimo tema. Colmando un vuoto nella
saggistica di settore.
Autori:
SONIA CINCINELLI è nata ad Arezzo nel 1979 e vive a
Roma dove si è laureata in Storia e critica del
cinema nel 2006. Nel 2008 ha conseguito la laurea
magistralis in Saperi e tecniche del linguaggio
cinematografico. Ha pubblicato: I migranti nel
cinema italiano (Kappa 2009) e La spina che buca la
vita (Medea 2010). Giornalista e scrittrice, dirige
la rivista mensile Cinema Free
(www.cinemafreeonline.com), collabora con Radio
Popolare Roma, Il Manifesto e Alias.
ROBERTO SILVESTRI è critico cinematografico de Il
Manifesto, dirige il supplemento settimanale Alias.
FULVIO VASSALLO PALEOLOGO è docente di Diritto
Privato e di Diritti Umani presso l'Università di
Palermo e membro dell'Associazione Studi Giuridici
sull'Immigrazione (ASGI).
Collana Cinema
Pagine: 530
Formato: 15x21
Prezzo € 25,00
ISBN: 9788865140949
www.edizionikappa.com
* * *
Introduzione al mondo - notizie minime sopra gli
spacciatori di felicità
Di Idolo Hoxhvogli
Scepsi & Mattana Editori, Cagliari, 2012
ISBN: 978-88-902371-8-8
Costo: 15,00 Euro
Pagg. 107
Recensione a cura di LORENZO SPURIO
Il testo di Idolo Hoxhvogli si apre con una dedica
criptica e quasi paradossale: le radici stanno nel
passato? Non è vero, o forse lo è in parte. Possono
stare nel futuro, ci dice l'autore. Il tempo futuro,
da sempre connotato come sinonimo d'incertezza,
possibilità, dubbio e collegato alle premonizioni,
ai sogni, ai desideri, non è, dunque, per Hoxhvogli
un tempo meno impreciso e indefinito degli altri, il
passato e il presente. Tutto il libro in questione
deve essere letto e analizzato con la stessa
apertura mentale e una buona dose di interpretazione
perché l'autore ha deciso di metterci molto di
esistenzialistico e, se vogliamo, di problematico.
Hoxhvogli non è uno di quegli autori a cui piace
descrivere, narrare nei dettagli. Le cose le dice in
maniera asciutta e diretta perché possano avere un
significato diretto nel lettore.
Difficilissima è anche la catalogazione del libro in
un particolare genere: non è un romanzo, né una
raccolta di poesie, è, piuttosto, una serie di
poemetti filosofici, appunti buttati giù come se si
trattasse di un diario che partono da idee e
considerazioni diverse. L'autore utilizza, inoltre,
più volte nel corso del suo libro degli schemi con
segni matematici per esprimere, forse, il suo
messaggio già di per se stesso condensato ed
enigmatico.
L'opera si divide in tre parti, una prima ampia
porzione che va sotto la definizione di "La città
dell'allegria" che comprende una serie di testi più
o meno lunghi, una seconda parte intitolata "Civiltà
della conversazione" e un'ultima parte dal titolo
"Fiaba per adulti" (è evidente in questo stesso
titolo un intento ossimorico-parodico).
Qual è il significato del titolo? Può esistere una
sorta di introduzione al mondo? Una sorta di
preambolo, a mo' di avvertenza che serva all'uomo
per introdursi al mondo nella maniera più semplice,
educata e regolare? Un film o un libro possono avere
un'introduzione che si riferisce ai rispettivi
contenuti ma il mondo, può avere un'introduzione?
Secondo Hoxhvogli sì. E' un introduzione di
carattere epistemologico-esistenzialista che ha
anche evidenti messaggi dalla pungente critica
sociale (il sindaco assediato nel palazzo comunale e
difeso da uno stuolo di porci quasi ad intendere che
lui è il capo di quel branco e dunque il più porco
di tutti).
Il libro si apre con un pessimistico quadretto
nautico in cui il tema di fondo è, forse,
l'imbarbarimento della condizione di uomo: "Non vi è
cultura contro barbarie, si vivono accanto e l'una
nell'altra" (pag. 11). Solo a pagina 32 il lettore è
in grado di sviscerare il significato del titolo che
Hoxhvogli, con un procedimento comico, spiega come
il toccasana per sanare le preoccupazioni e la
malattia di un certo Leo.
Un percorso suggestivo tra mari, città e sogni
inespressi della mente dove centrale è la figura
dello straniero visto come 'diverso', quello che in
"Popoli e altri animali" Hoxhvogli esemplifica in
"noi e l'altro". "Chi è il noi, nessuno lo sa. Forse
l'altro lo sa, perché inventa il noi e inventa se
stesso come il noi inventa l'altro e sé […]
[L'altro] lotta e getta la propria vita e quella del
noi per avere ciò che ha il noi" (pagg. 20-21). Un
discorso affascinante, concentrico, a spirale, che
lascia il lettore un po' perplesso, quasi senza
fiato. La conclusione di questo sdoppiamento noi-l'altro
è qualcosa di difficile da spiegare e che crea, per
forza di cose, rottura, divisione e incomprensione.
L'autore conclude infatti: "Ognuno crede di avere
ragione. E' colpa di Dio, ha cambiato a tutti la
lingua dando una lingua a testa, e ogni testa
fraintende l'altra" (pag. 21). Hoxhvogli mette in
scena la differenza di religione, etnia, lingua,
paese e il "sentirsi diverso" o "far sentire diverso
qualcuno", l'indifferenza, l'intolleranza, il
fanatismo, la divisione, la prepotenza, la
disgregazione, la pericolosità che porta il
revisionismo storico o il giustificazionismo per
motivazioni storico-politiche, la xenofobia, la
discriminazione.
Nel complesso ne fuoriesce un'analisi amara, in
certi punti allarmistica di quelli che possono
essere i rapporti interculturali, tra diversi paesi,
tra autoctoni e forestieri che, pur non invocando un
messaggio oltranzista e violento, prende una
posizione alquanto definita e marcata. Si
concretizza, sfogliando le pagine, l'idea che
l'autore sia stato direttamente influenzato dalle
sue vicende personali trasposte, forse, in maniera
diversa o riadattate. Il messaggio che ne fuoriesce
è chiaro e socialmente deludente; riducendo i
rapporti umani a una serie ristretta e negativa di
comportamenti ho avuto l'impressione che l'autore
abbia tagliato di netto, invece, le componenti
felici o, comunque, meno negative. Nel complesso,
Hoxhvogli ci fornisce spunti interessanti e
considerazioni in parte suscettibili di discussione
(in parte, ovviamente, come quando scrive "La
prostituzione è il fondamento del matrimonio […] la
prostituzione è messianica […] la prostituzione
salva la vita, e in essa i matrimoni", pag. 72) o
interpretabili facendo riferimento ad esempio anche
utilizzando la cronaca quotidiana. E' un buon punto
di partenza per discutere su questioni diverse e
tanto importanti. Ci consegna anche divagazioni
paradossali, piccoli aneddoti divertenti e altri
amari e grotteschi, conversazioni singolari, annunci
inconsistenti e quesiti esistenziali calati
nell'oggi ultramoderno, vanitoso e egoistico. E
addirittura alcuni componimenti viscerali che
rasentano il macabro e l'orrido come l'anomala
descrizione di una condanna a morte nella quale lo
scrittore sembra beffardamente provar gusto nelle
descrizioni sadiche che trasmette al lettore.
L'impressione è quella che Hoxhvogli a suo modo
abbia voluto utilizzare un linguaggio tagliente e
crudo per smitizzare la realtà quotidiana pur non
celando un certo pessimismo che pervade l'intera
raccolta: "L'abituale adesione al mondo è questa
sosta lontano dal bene, per accertare minuscoli
tumori" (pag. 91).
"Leggere è perfezionare lo sguardo sul mondo e del
mondo" sostiene Hoxhvogli in "Rileggere" concludendo
"Prima di leggere un libro, rileggetelo. Rilettolo,
se non dice granchè, non perdete tempo nel leggerlo"
(pag. 50).
Idolo Hoxhvogli è nato a Tirana nel 1984. Si è
formato negli studi filosofici all'Università
Cattolica di Milano. Suoi scritti sono presenti in
numerose riviste italiane e straniere, tra cui
"Gradiva International Journal of Italian Poetry"
(State University of New York at Stony Brook) e "Cuadernos
de Filología Italiana" (Universidad Complutense de
Madrid). Ricordiamo, in particolare, Il porto somma
la terra al mare, "Viola" (Svizzera), n° 8 (2010) e
Post Mortem Bettino Craxi "Silarus" n° 271 (2010).
Da quando è nato percorre strade a senso unico.
Un libro inconsueto, di non facile lettura. Un libro
che fa riflettere. In una città surreale, popolata
di altoparlanti che ripetono la parola "allegria",
come un mantra dell'assurdo, uno straniero si muove
alla ricerca di un senso. La filosofia si mescola
all'umorismo e al dramma.
Massimo Acciai
* * *
"L'oro e l'alloro"
Cesare Lorefice
Arti grafiche stanghella, 2011
L'opera di Cesare Lorefice unisce il rigore di un
libro di storia alla piacevolezza e scorrevolezza di
un romanzo; vengono rievocate con efficacia le
vicende che porteranno la Sicilia - il romanzo è
ambientato a Modica - all'unione con il Regno
d'Italia. Attraverso i ricordi della marchesa
Domenica Tedesca, sposata ad un uomo che incarna
l'arroganza del potere, si delinea la figura di
Francesco Giadina, patriota italiano con cui vive
un'appassionante storia d'amore e da cui avrà anche
un figlio. Il testo è breve, si legge in una sola
giornata; riesca a catturare l'attenzione
dall'inizio fino alla fine. Il libro è corredato
anche da un interessante apparato fotografico che
documenta i luoghi e i personaggi trattati.
Massimo Acciai
Il postino mi ha portato una bella sorpresa ...di
quelle che si ricevono "tantissimo"
volentieri!!!naturalmente mi sono messa subito a
leggere ...e il tempo è passato così in fretta che
quando ho spento la luce erano le due di
notte!!!!però non potevo staccarmi ...avevo troppa
voglia di sapere come andava a finire!!!
Caro Cesare sei stato bravissimo.!!!!
ma quante notizie ...ma quanta storia ...
ma davvero non avrei mai creduto ....tutte quelle
imprese ...quelle tradizioni..quegli intrighi...e
quant'altro deve essere accaduto sono storie
meravigliose che tu hai fatto rivivere una pagina
dopo l'altra!!!
inoltre sei stato bravissimo anche a descrivere le
usanze ..i riti religiosi ..come quello della della
Madonna Vasa Vasa...gli eventi quotidiani..le nozze
...il vestito da sposa di Mimma...così preciso che
sembrava di vederla davvero questa figghiuzza bedda!!!......
e poi il menù del pranzo di nozze...la mole enorme
di tutte le portate...le cascate di pasticcini..
che bello ...bissare ...trissare...due verbi
appropriatissimi ...e così adatti ad una festa...di
quelle che forse ora non si fanno più!!!.
ah!!! come mi piacerebbe assaggiare gli impanatiggi...i
mostaccioli...i nucatoli...i ladduzzi di Scicli...e
anche i fringozzi savoiardi i dolcetti prediletti
della marchesa zia Schininà!!!...
ma che sono???
comunque la cioccolata di Modica mi fa venire
l'acquolina in bocca anche solo a pronunciare il
nome...io adoro la cioccolata ...tanto è vero che
non bevo mai il caffè senza farmi sciogliere in
bocca un cioccolatino!!!
oltre a queste delizie mi è piaciuta tanto quella
citazione ...e cioè le parole che hai fatto
pronunciare a Don Francesco "Farsi prossimo esprime
un inserimento, una condivisione, una partecipazione
alle vicende dell'altro ...Questo è il vero
significato di essere compassionevoli..."
sono espressioni bellissime ...sempre di moda ..anzi
di più...direi che sono proprio attuali !!!
e quindi ..un bravo Cesare...e un bell'applauso ad
un letterato che si è espresso così bene in tutte le
pagine del romanzo e in una lingua piana ...ma mai
banale...letterata ma mai stucchevole ...e in
aggiunta ha usato un idioma dialettale appropriato
specialmente mettendolo in bocca a determinati
personaggi che non potevano essere caratterizzati in
un modo diverso!!!
sono molto contenta di averti per amico ...perchè
sei "modestamente grande"!!!!
e stai tranquillo che la presentazione ufficiale a
Modica sarà un grande successo...
il giorno 29 ti penserò e farò il "tifo" per te...
tu ...dopo ..molto dopo... quando tutta la
presentazione sarà finita ...se potrai ...guarda il
mare e mandami un saluto!!!
io contraccambierò col pensiero
per ora ricevi ancora applausi ..e un fortissimo
abbraccio!!
Anna Maria Volpini
* * *
Postfazione al libro di Lenio Vallati
A cura di Marzia Carocci (critico letterario
recensionista)
"Graffio d'alba"
Un uomo al bivio, l'intensa voglia di ricercare
un'essenza, quel valore che sembra essere scomparso,
o forse mai posseduto realmente.
L'eterna lotta dell'individuo, spesso intrappolato
da meccanismi obbligati, da percorsi mai scelti,
soffocato da responsabilità insormontabili che lo
rendono automa, privo di volontà propria.
L'essere umano, si assoggetta spesso ad una società
imposta, materialista e edonista dove ha senso la
produzione, l'evoluzione, la perfezione e non bada
agli stati d'animo, alle impotenze umane, alle
debolezze dell'essere in quanto uomo fragile di
fronte ai vari eventi ed ostacoli della vita stessa.
Ci sono individui nati per combattere, per
dimostrarsi ,per emergere, ci sono i depressi, i
fragili, gli immotivati e ci sono anche chi si trova
a dovere scegliere privandosi di qualcosa, ma che
trovano una forza necessaria alla propria
sopravvivenza e…cambiano rotta.
Ed è questo ciò di cui ci parlerà Lenio Vallati, di
un essere umano che ad un certo punto della propria
esistenza, sentendosi schiacciato da obblighi e
forti responsabilità, non riesce più a trovare lo
spazio necessario alla routine quotidiana che sente
ormai stretta e vuota oltre che complicatamente
difficile da gestire.
Un giorno, egli, aprirà la porta di casa e la
richiuderà subito dopo, dietro alle spalle,
lasciando tutto e tutti, anche la propria famiglia
che forse ,si aspettava da lui molto di più.
Ecco che il protagonista principale del romanzo,
diventa un anonimo barbone, un uomo curioso,
servizievole e particolarmente riflessivo su ciò che
a lui sembra di vedere per la prima volta.
Sarà un itinerario ambientato nella zona di Sesto
Fiorentino, alle porte di una Firenze frenetica ,
dove il nostro personaggio avrà per compagni altri
barboni che lo accompagneranno in un itinerario di
vita all'aria aperta.
Un vagabondo che inizieremo ad amare passo dopo
passo, egli ci emozionerà, ci strapperà qualche
sorriso e tanta simpatia.
Ogni riga sarà un'avventura che ci appassionerà;
rifletteremo e ci commuoveremo. Parteciperemo alle
sue vicissitudini fra una lacrima e un sorriso. La
riflessione diverrà obbligata e ci sentiremo
partecipi e favorevoli ad ogni iniziativa del nostro
caro vagabondo.
L'autore, con una semantica intrisa di poesia, ci fa
partecipi di quelle motivazioni di cui l'uomo ha
bisogno per vivere, per dare un valore a
un'esistenza spesso fatta di catene mentali e
obblighi morali, ledendo a volte la libertà
dell'essere e pregiudicando il tenore di una vita
che spesso, nonostante il benessere , gli equilibri
materiali, diventa stretta, complicata e
apparentemente vuota.
Un viaggio emozionale che assorbe fin dall'inizio il
lettore, immagini che prendono forma, luoghi che
diventano cartoline ai nostri occhi, dialoghi nei
quali cattureremo le voci , soprattutto quella di un
uomo che ha preso a "volare"e a elevarsi come
spirito libero in esperienze finalmente cercate,
volute, scelte.
L' autonomia di chi si sente imprigionato dentro un
meccanismo, prende ad avere corpo fra le chiare
righe che il Vallati esprime, regalandoci un
sorriso, una riflessione, qualche lacrima e dopo
avere chiuso il libro ci renderemo conto che per
sempre porteremo grazie alla sensibilità del nostro
autore… UN GRAFFIO D'ALBA NEL CUORE!
Marzia Carocci
* * *
La setta dei giovani vecchi
di Luca Rachetta
con prefazione di Gian Paolo Grattarola
Edizioni Creativa, 2011
ISBN: 987-88-96824-28-3
Costo: 11,00 Euro
Recensione a cura di Lorenzo Spurio
Con La setta dei giovani vecchi, Luca Rachetta
propone una nuova attenta indagine della psicologia
dell'uomo narrando di preoccupazioni, sogni, manie,
perversioni e veri e propri comportamenti ossessivi
che, pur avendo spesso una connotazione comica, non
mancano di essere un vivido specchio della realtà
quotidiana nella quale viviamo. Giovanni Eufemi, il
personaggio principale, è un docente in una scuola
secondaria, un tipo meticoloso, ponderato e
riflessivo. Anche nel romanzo precedente, La guerra
degli Scipioni, simpatico quadretto familiare
inquadrato sull'analisi della vita di tre fratelli
tanto diversi e al tempo stesso tanto strambi,
Rachetta aveva consegnato a uno dei suoi personaggi
principali la professione di educatore scolastico
forse influenzato direttamente dalla sua attività
lavorativa. Il mondo della scuola, dell'istruzione e
della difficoltà d'inserimento nelle liste di
insegnamento a tempo indeterminato è una realtà che
Rachetta affronta con questo romanzo, mettendo in
luce un chiaro riferimento alla crisi economica e
lavorativa dei nostri tempi. Curioso l'episodio
dello slittamento delle nomine dei nuovi professori
che Rachetta narra nel romanzo, descritto come fosse
un ammutinamento o, addirittura, una rivoluzione con
tanto di incendio, quartier generale, contestazioni
e forze dell'ordine che intervengono a sanare il
conflitto (pagg. 29-30).
La narrazione si basa sull'utilizzo di un linguaggio
preciso, a volte quasi ricercato tanto da far
pensare che sia antiquato, quasi da romanzo storico
o d'altri tempi; in realtà la narrazione è fruibile
a chiunque, è fluida e ben organizzata e la
divisione in capitoli che lo stesso autore ci
fornisce ci consente di seguire un determinato
percorso progressivo nella lettura.
Così come in La guerra degli Scipioni Rachetta
tratteggiava tra i vari personaggi lo psicopatico,
il tipo apparentemente sano capace, però, di gesti
preoccupanti e folli, anche in La setta dei giovani
vecchi ritroviamo personalità ambigue, tormentate,
scisse che più che caratterizzarsi per il fare, si
delineano attraverso la loro attività meditativa,
onirica che, in quanto irrazionale, è
incontrollabile; è il caso dell'ingegner Rovelli che
ha costruito attorno a numeri, quantità, segnali di
buon auspicio o di malaugurio un suo mondo che per
il lettore, e per lo stesso Giovanni Eufemi, è
strampalato e surreale. Rachetta, infatti, sembra
sondare attraverso i suoi personaggi le psicologie,
spiegare i comportamenti bizzarri in modo del tutto
singolare, lo stesso paesino dove si svolgono i
fatti, Castel Chimerico, individua nel toponimo un
mondo sospeso tra reale e fantastico, tra qualcosa
di materiale e fisico (il castello) e qualcosa di
fumoso e fantastico (di chimerico, appunto).
Ma il punto di partenza dell'intera narrazione è
facilmente individuabile nel titolo del romanzo. Chi
è giovane e chi è vecchio? Dove termina la gioventù
e dove inizia la vecchiaia? Un uomo di
quarantacinque anni è vecchio o può considerarsi,
eludendo l'età, ugualmente giovane? La questione,
affrontata di continuo nel corso del romanzo, è
posta da subito nell'incipit per veicolare, forse,
il lettore da subito a intraprendere considerazioni
di un certo tipo: "Giovanni Eufemi, residente nella
cittadina di Castel Chimerico, era arrivato alla
rispettabile età di quarantadue anni senza avere ben
chiaro in testa un concetto basilare: la differenza
tra gioventù e la vecchiaia" (pag. 7).
Nel romanzo è, inoltre, insita una silente lotta
contro le gerarchie e i sistemi basati
sull'autarchia generazionale, tanto in politica,
quanto nell'istruzione e nella cultura che rendono
di fatto difficile e osteggiato l'inserimento delle
nuove generazioni in tali campi. E così Francesco
Cinghialetti, amico di Giovanni Eufemi, cerca di
introdursi nel ristrettissimo ambito
dell'amministrazione comunale definito da Rachetta
"oligarchia gerontocratica" (pag. 47) con l'idea di
portare una ventata nuova e di mostrarsi garante di
fette più giovani della popolazione ma il suo
inserimento viene di continuo osteggiato dai vecchi
"padroni" che, di fatto, tengono ben salda la
propria poltrona sotto il loro sedere.
Una storia piacevole, ben costruita, senza grandi
colpi di scena com'è nello stile di Rachetta che
affronta, però, tematiche importanti e quanto mai
attuali: la precarietà nel mondo della scuola,
l'attaccamento ossessivo e prepotente delle vecchie
generazioni nelle varie attività, la fama da quattro
soldi di contro alla meritocrazia.
Jesi, 16-01-2012
Qui troverete l'intervista a Luca Rachetta e sul suo
romanzo precedente, La guerra degli Sciopioni, fatta
da me il 10-07-2011:
http://blogletteratura.wordpress.com/2011/07/16/la-guerra-degli-scipioni-intervista-a-luca-rachetta/
* * *
Paolo Mantegazza, Codice della felicità, La
scuola di Pitagora editrice, Napoli 2011, euro 2,00,
pp. 17 (ISBN 978-88-6542-015-7)
Vorrei consigliare ai lettori un agile libretto
dedicato alla felicità, raccoglie in poche pagine
alcune massime rivolte appunto ad un argomento così
importante che coinvolge l'umanità intera. Numerose
sono le domande che possiamo porci, come mettere
anche in dubbio se essa esista veramente, se sia
"palpabile" nella nostra vita terrena…
Paolo Mantegazza sintetizza il suo pensiero in frasi
brevi, ma significative che ci possono fornire delle
valide indicazioni nel percorso verso la felicità,
che - a suo avviso - è "soltanto cosa rara e
difficile da conseguirsi", ma "su questa terra non è
un'utopia".
Vedrete le pagine scorrere velocemente sotto i
vostri occhi… Buona lettura.
Emanuela Ferrari
* * *
L'Italia meridionale peninsulare nella
storiografia bizantina
Di Gennaro Tedesco
Abstract
L'Italia meridionale peninsulare viene indagata e
rivista alla luce di tutte le fonti storiografiche e
cronachistiche bizantine nel loro lungo e complesso
dinamismo . Da questo originale e particolare angolo
visuale la storia del Bel Paese si presenta sempre
più come un' Altra Storia , diversa e alternativa
nel contesto europeo .
Il testo , che qui si recensisce , nasce e si
sviluppa in numerosi anni di ricerca , dalla fine
degli Anni Settanta del secolo scorso . A questa
epoca molti testi di bizantinistica , dalle fonti
fino alla stessa letteratura su Bisanzio , non erano
di facile accesso . Solo a partire dagli ultimi anni
abbiamo assistito ad una vera e propria
proliferazione di pubblicazioni dedicate a Bisanzio
. E se questa opera , L'Italia meridionale
peninsulare nella storiografia bizantina (secc.VI-XIV)
, può presentare qualche piccolo pregio , esso
consiste nel costante e continuo riferimento a tutte
le fonti storiografiche e cronachistiche bizantine
dal VI al XIV secolo , che contengono notizie sulle
vicende lunghe e complesse dell'Italia meridionale
peninsulare nel periodo bizantino . Non è stato
tralasciato nemmeno un autore bizantino . Il quadro
dell'Italia meridionale peninsulare , durante il
periodo bizantino , che ne scaturisce è quello di
un'area strategica fondamentale nel complesso ed
estenuante gioco diplomatico , militare e
geopolitico dell'Impero Romano d'Oriente . Questa
area si configura come lembo estremo dell'Occidente
bizantino . Con alterne vicende , il pendolo del
potere bizantino si orienta sempre più verso le
rilevanti e importanti regioni microasiatiche
d'Oriente , mentre la provincia bizantina d'Italia ,
ovvero l'estremo Occidente bizantino almeno fino
all'XI secolo , continua , malgrado tutto , ad
assumere e a svolgere un ruolo sempre più dinamico
nella prospettiva globale e mediterranea dell'Impero
romano d'Oriente . Se l'Oriente rimane il caposaldo
strategico dell'Impero romano d'Oriente ,
l'Occidente italo-meridionale , esclusa Venezia che
, percorrerà una sua via divergente , rimane l'unico
e ultimo baluardo occidentale dell'Impero . Esso ,
l'Italia meridionale peninsulare , , malgrado tutto
e in ogni caso , diviene la sentinella avanzata ,
l'osservatorio privilegiato e la piattaforma mobile
e strategica di Bisanzio da cui lanciare e
sviluppare qualsiasi iniziativa diplomatica e
militare nei confronti di intrusi nord-europei o
arabo-africani in cerca di conquiste . La posizione
centrale nel Mediterraneo della provincia
italo-meridionale consente ai Romani d'Oriente di
sbarrare il passo a qualsiasi tentativo di
aggressione egemonica tendente al monopolio del
bacino del Mediterraneo e soprattutto delle sue
rotte marittime .
Durante il Medioevo e per lo meno fino all'XI
secolo, malgrado intrusioni longobarde, franche,
arabe e normanne, la grecità del Sud non solo
conservò la sua lingua, il greco, il suo rito
religioso, quello greco-ortodosso, le sue tradizioni
e istituzioni romano-orientali, ma sperimentò e
aggiornò le sue strutture economiche e
amministrative all'ombra possente del Basileus
costantinopolitano.
Le prerogative della piccola e media proprietà
contadina di origine greco-romana ebbero un ritorno
di fiamma e furono adeguatamente preservate da un
potere attento e consapevole dell'intima
interconnessione tra salvaguardia della cellula
sociale ed economica di base costituita dalla libera
proprietà contadina, coesione sociale, consenso
politico e stabilità, conservazione ed espansione
territoriale marittima di confini e sfere
d'influenza " magno-greche " e mediterranee.
Più volte gli strateghi bizantini, lasciati spesso a
gestire in modo autonomo, in assenza di risorse
adeguate, politiche volte a contrastare piani,
alleanze e coalizioni dei nemici nei temi
peninsulari e insulari dell'Italia bizantina,
trascinati da inevitabili ed ineluttabili eredità
storiche e da congenite e oggettive tendenze
geo-strategiche , si lasciarono coinvolgere e
invischiare nel tentativo di costruzione e
costituzione di un Regno
neo-greco del Sud.
Certo non sempre tali tentativi furono del tutto
scevri da consistenti aiuti dei nemici dell'Impero
romano-orientale, ma, comunque, pur nei loro
sistematici e non prevedibili fallimenti, essi
riprendevano e riconfermavano caratteristiche linee
evolutive di una politica tendenzialmente
"nazionale" e mediterranea dove l'elemento ellenico
e neo-ellenico continuava a giocare un ruolo
fondamentale e strategico.
L'incontro e lo "scontro" di civiltà , che si
verifica nell'Estremo Sud della Penisola , è un
processo di globalizzazione medievale guidato più
che imposto dalla capitale dell'Impero Romano
d'Oriente , Costantinopoli , quello che alcuni
storici hanno chiamato un processo di
bizantinizzazione . Alla fine di tale processo
storico gli stessi dominatori dell'Italia
meridionale , i Romani d'Oriente , si sono ritrovati
un ecoambiente antropico del tutto diverso da quello
che forse avevano immaginato e progettato . Latini ,
Longobardi , Arabi , Armeni , Siri , Slavi , Ebrei ,
Franchi , Normanni e Greci in quello che i
bizantinisti definiscono il "Catepanato d'Italia" ,
ovvero l'ultima provincia bizantina d'Italia ,
globalizzano e "cosmopolitizzano" ulteriormente una
provincia , quella italo-meridionale , a sua volta
integrata in uno degli Imperi , quello romano
orientale , più meticciato e creolizzato della
Storia .
Il pendolo della Storia orienta il Catepanato
d'Italia verso le sponde orientali dell'Impero
bizantino , incorporando , rielaborando e
metabolizzando influssi persiani , indiani e cinesi
, mediati dall'Impero di Mezzo euro-asiatico . E non
sono solo influssi culturali , ma anche economici e
tecnologici che rendono la provincia italo
meridionale bizantina nel panorama desolante di
un'Europa ancora stagnante e in riflusso un faro di
civiltà .
Il cosmopolitismo italo-bizantino , erede
dell'ellenismo greco-romano e del libero scambismo
mercantile e culturale del lago mediterraneo ,
ritrova la sua più degna ed evidente espressione
nella riproposizione e nella riformulazione
dell'universalismo giuridico romano , accompagnato e
sostenuto da un cristianesimo ortodosso altrettanto
universalistico e soprattutto partecipativo .
Gennaro Tedesco , L'Italia meridionale
peninsulare nella storiografia bizantina (secc.VI-XIV)
, Spolia , Roma , 2010 , pp.164 , euro 21 .
* * *
Tredici Rose Rosse
Autore:
Francesco Vico
Tredici rose acquistate da un venditore ambulante
diventano pretesto per tredici riflessioni da
dormiveglia sulla vita, la morte e tutto quello che
ci sta in mezzo, fino alla conclusione che il senso
di tutto ciò "lo riesce a capire / forse soltanto /
il gatto tigrato del mio vicino / mezzo appisolato
sullo zerbino / che si guarda attorno con
compiaciuta / soddisfazione / per qualche motivo che
sa solo lui".
Pagine: 24
Anno: 2012
http://www.scribd.com/doc/79690348/Tredici-Rose-Rosse
* * *
|
|
|