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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Recensioni
In questo numero:
- "Sempre ad est" di Massimo Acciai,
recensione di Lorenzo Spurio
- "La metafora del giardino in letteratura" di
Lorenzo Spurio e Massimo Acciai, recensione di
Sandra Carresi
- "Diario di un Atto d'Amore" di Danilo
Bughetti
-
"Linea 429 " di Salvatore Scalisi
- "La Vita in sintesi. Aforismi" di Fiorella
Carcereri
- "Un bacio da... 10 anni" di Raffaele
Leggerini, Recensione di Sara Rota
- "Niente e' come sembra" di Tommaso Carbone
- "Le verità donate" di Annalisa Margarino
- "Labyrinthi" di autori vari
- "Attimi. Il Puzzle della vita" di Antonella
Ronzulli, recensione a cura di Lorenzo Spurio
- "Ritorno ad Ancona e altre storie" di
Lorenzo Spurio e Sandra Carresi, Recensione di
Enrica Meloni
- I Concorso Letterario Internazionale
Bilingue "Camminanti, gitani e nomadi: la
cultura itinerante"
- "Atto d'amore" di Dario Schiavoni
- "Favole crudeli" di Cristina Canovi,
recensione di Lorenzo Spurio
- "Mostri. Poveri diavoli, chimere e altre
storie" di Ivan Pozzoni, recensione di Lorenzo
Spurio
- "Sangue, sapone e camicie di forza" di
Cristina Canovi, recensione di Lorenzo Spurio
- "Le rose di Atacama", Luis Sepùlveda,
recensione di Emanuela Ferrari
- "Io e i tuoi valori" di Maria Marano
- "Borgo Propizio" di Loredana Limone, nota di
Massimo Acciai
- "Labyrinthi" a cura di Ivan Pozzoni
- "Versi introversi" di Ivan Pozzoni
- "Pensieri Minimi e massime" di Marcuccio
Emanuele
-
"The rave" di Mattia Zadra
Articoli
Interviste
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In questo numero segnaliamo...
"La metafora del giardino in
letteratura"
di Lorenzo Spurio e Massimo Acciai
prefazione a cura di Paolo Ragni
Faligi Editore, 2011
Genere: Saggistica/Critica letteraria
ISBN: 978-88-574-1703-5
Costo: 20 €
Recensione a cura di Sandra Carresi
Una lettura piacevole e istruttiva che mi ha
riportata indietro nel tempo. E' stato come esser
presa per mano in un cammino esplorativo della
mente.
I giardini e le loro metafore. Un viaggio nel mondo
fiabesco dell'irrazionale dove si percepisce
l'azione malevola dell'essere umano su esseri deboli
e inferiori. Ma anche la magia di un mondo abitato
da elfi, specchi parlanti, regni circondati da terre
desolate, montagne imponenti, natura dall'apparenza
bella e gentile, che si rivela poi ricca di intrighi
e malvagia, ma, abitata anche da animali parlanti e
saggi.
Il giardino, il bosco, l'orto, rappresentano il -
Mondo - con i sentimenti di ognuno, sia fantasiosi
che umani, gli innamoramenti, le nostalgie spesso
causate dal trascorrere veloce del tempo, gli
affetti perduti appartenenti all'infanzia, il
riavvicinamento della memoria a qualcosa di perduto
ormai lontano e che improvvisamente riaffiora in età
adulta riportandoci ai primissimi anni della nostra
esistenza terrena.
Ognuno di noi, a volte anche incolpevolmente,
possiede quel giardino, spesso lo ignora e non se ne
cura, poi lo ritrova in se stesso fra la pace e la
bellezza apparente o addirittura, in quel semplice
spazio verde, legge la propria vita; riaffiorano i
personaggi a lui cari ed anche tutte le avversità
che come un fiume, lo hanno attraversato.
Anch'io possiedo un giardino e ne osservo il
passaggio delle stagioni, i suoi mutamenti e gli
animali. Il caro Benny, ormai adulto che rincorre i
merli, il gattino del vicino che gioca a salire e
scendere dall'ulivo, il boschetto di betulle che da
rigogliose e ricche di foglie verdi nella bella
stagione, mutano quasi magicamente in ottobre
vestendosi di rami secchi. E penso alla vita, un
enorme spazio verde dove i personaggi che
incontriamo e a cui ci leghiamo, ci fanno compagnia,
ci danno gioia o ci graffiano, proprio come una
grande magia, e nel finale lo specchio, ci rimanda
la visione del nostro vissuto.
Grazie a Lorenzo e a Massimo per questa bella
riflessione.
Sandra Carresi
* * *
Un viaggio verso Oriente
Recensione al romanzo Sempre ad Est (2011) di
Massimo Acciai
www.faligi.eu
Che
cos'è un surypanta? E' la prima domanda che il
lettore del nuovo romanzo di Acciai si fa
immergendosi nella lettura. Non ci sono
particolareggiate descrizioni di questo tipo di
animale, sappiamo che è di piccole dimensioni, che
miagola e che trova particolare piacere nell'essere
accarezzato sulla testa. Non è un gatto. E' inutile
indagare a quale animale possa avvicinarsi perché
stiamo parlando di un romanzo fantastico, quindi in
ciascun modo vi figurate questo animale, non avrete
sbagliato.
Il romanzo non è altro che la storia della ricerca
difficile e disperata dei surypanta che sono stati
rubati da un potente mago. L'intera narrazione ci
informa delle varie peripezie che l' "eroe" deve
sopportare per riappropriarsi ciò che è suo e in
questo andamento non è difficile scorgere il
canonico schema proppiano della fiaba. Siamo in
grado infatti di individuare almeno sei delle
trentuno unità fondamentali dello schema compositivo
proppiano : 1. la situazione iniziale ( [i] ), 2.
l'allontanamento (e), 3. la partenza ( ), 4. la
presenza del donatore o aiutante magico (D), 5. la
lotta (L), 6. la vittoria (V). La conclusione del
romanzo non è però affidata alle canoniche funzioni
del ritorno dell'eroe nella sua terra ( ) o delle
nozze finali (N), ma andiamo per gradi.
Il
recente romanzo di Acciai, Sempre ad est, è una
narrazione affascinante che ci fa viaggiare
attraverso terre intricate ed oscure, ricche di
mistero e sulle quali domina la magia nera di un
potente mago noto come il Raccoglitore. Per sfidare
questo potente wizard che con le sue doti oscure è
riuscito a rubare tutti i surypanta della zona ci
vengono narrate le gesta di Hynreck che, più che un
valoroso guerriero, ci viene presentato come un
viandante sfortunato, inetto e particolarmente
istintivo, "una di quelle persone che si arrabbiano
due volte la seconda per essersi arrabbiati" (53).
Nella sua vorticosa ricerca del suo surypanta Saj,
Hynreck è accompagnato dal cavallo Frumgar che,
diversamente da quanto ci si aspetterebbe, non è un
cavallo parlante.
L'impresa particolarmente ardua prenderà una piega
diversa nel momento in cui Hynreck incontrerà Sara,
una ragazza che è stata appena depredata del suo
esemplare di surypanta. L'iniziale divinazione del
mago buono Sering e la conoscenza degli oracoli da
parte di Sara permetterà alla coppia fortuita di
trovare la fortezza dove risiede il potente mago
Raccoglitore. Così Hynreck, Sara e Linda, un'altra
donna che Hynreck inizialmente credeva implicata nel
furto dei surypanta, si imbarcano su una grande nave
diretta al piccolo porto di Ladymirail, dall'altra
parte dell'oceano vivendo momenti di panico per le
condizioni sfavorevoli del mare. Ma la storia non è
aliena a colpi di scena: nella tormentata rotta in
mare infatti Hynreck crede che il capitano sia il
padre del ragazzino che ha precedentemente ucciso
per legittima difesa. Così, nella notte i tre
fuggono su di una scialuppa approdando all'isola di
Falbroth.
L'isola ha una lunga storia alle spalle e si trova
praticamente divisa in due parti che rispondono a
due diverse dominazioni, ha due città-capoluogo, due
porti, due popoli e la cosa curiosa è che ha anche
una dimensione sotterranea, un mondo sommerso
altrettanto vitale e attivo. L'altra parte
dell'isola invece, che risponde alla città di Perio,
si è sviluppata in maniera completamente opposta: ci
sono dei palazzi molto alti come dei grattacieli che
si stagliano verso l'alto, pensati per sopperire
alla limitata superficie di quella metà dell'isola.
Acciai è un maestro nel generare una sorta di
spaesamento che deriva dal cambio improvviso degli
spazi (città, bosco, osteria, nave, città
sotterranea) e questo contribuisce ad accrescere un
senso di claustrofobia che incrementa quella
suspense che nella storia è sempre mantenuta. Dopo
alterne vicende lo sfortunato trio riesce ad
arrivare alla fortezza di metallo nella quale vive
il mago Raccoglitore dove seguono una serie di
duelli a spada. Inizialmente la sorte è sfavorevole
a Hynreck che pure rimane ferito ma poi i tre
riescono ad uccidere il potente mago e a mettere in
salvo centinaia di surypanta, tra cui quelli loro.
Nella storia ci sono le premesse anche per la
nascita di un amore che invece non si svilupperà e
nell'epilogo del romanzo, Acciai sembra voler dare
una nuova grande svolta alla storia parlandoci di
navicelle spaziali e di colonizzazione della
galassia, temi che non possono non farci pensare
all'ampia produzione fantascientica di Asimov.
Se da una parte alcuni nomi dei protagonisti ci
richiamano personaggi anglosassoni leggendari (Hynreck,
Hykrion, Hydorn fanno pensare a Hygelac e a Hydg,
rispettivamente re e regina dei Geati nel poema
epico Beowulf) i nomi delle donne, Linda e Sara,
richiamano invece direttamente un'origine tutta
mediterranea. Gran parte dei toponimi sono
anglicizzati pensati forse per darci l'idea di
trovarci in territori leggendari scandinavi o
tipicamente tolkieniani. Il toponimo di Gaweeck,
città d'origine di Hynreck, fa pensare per assonanza
a Gatwick, piccolissima città del Surrey e il nome
di un importante aeroporto londinese. Il nome del
cavallo, Frumgar, è un chiaro riferimento ad uno dei
personaggi di Tolkien, quarto Lord di Éothéod,
nipote di Forthwini mentre il mago Sering fa molto
pensare a un druido, al simpatico e sbadato Merlino
e addirittura al celeberrimo Albus Silente della
saga di Harry Potter. In ciascun caso è un mago
buono che fornisce all'eroe gli strumenti necessari
per vincere e per guarirsi nei momenti in cui viene
ferito.
Acciai fonde sapientemente in questo romanzo gesta
epiche, fantasiosi scenari folklorici nordici, ed
elementi chiaramente favolistici che creano
un'atmosfera affascinante e curiosa, così com'è
nell'avventuroso e asfittico viaggio per mare di
Hynreck, Linda e Sara. Sono molti e improvvisi i
momenti epifanici che contribuiscono a sostenere
l'intere gesta narrate e a rendere questo viaggio
intricato e pericoloso un percorso surreale ma che
vorremmo non finisse mai. Un percorso tutto
indirizzato verso est.
Lorenzo Spurio
30-04-2011
lorenzo.spurio@alice.it
www.blogletteratura.wordpress.com
* * *
Luis Sepùlveda, Le rose di
Atacama, Tea, Milano 2008, pp. 176, (isbn
88-502-0202-4)
Dalla penna di Luis Sepùlveda è
nato un altro libro molto interessante, una raccolta
di oltre 30 brevi racconti che narrano dei "momenti"
di vita vissuta di personaggi di cui non si sa
nulla, ma che hanno dato alla storia umana un
"senso" ed una "dimensione" che non possono essere
descritte nel giusto modo nei testi di storia.
L'autore cileno "capta" stati d'animo, riflessioni,
azioni, che hanno prodotto enormi cambiamenti nel
nostro vissuto; la sua attenzione, da attento
viaggiatore, si "posa" nelle diverse zone in cui i
suoi personaggi prendono vita.
In Storie marginali ci ricorda che è necessario
"aggrapparsi alla parola come unico scongiuro contro
l'oblio", quindi per contrastare l'oblio "è
fondamentale narrare perché narrare è resistere".
Allora l'autore in Un tal Lucas ci "canta" le gesta
eroiche compiute da Lucas Chiappe che "decide di
parlare in nome dei boschi" e nonostante numerose
vicissitudini è riuscito a creare il progetto Lemu,
o Bosco a difesa della Patagonia possibile preda
dell'industria giapponese.
La storia di due fratelli di un circo diventa
argomento di conversazione tra l'autore e Duarte
durante l'attesa all'aeroporto di Madrid. L'uomo
offre un po' di liquore, detto Cana, al narratore
del libro e… si ritorna indietro nel tempo, al 1974
con un spettacolo organizzato a Colonia. I militari
- racconta Duarte - perquisiscono il circo,
interrogano tutti e trattengono Telmo, suo fratello.
Da allora le loro strade si dividono, di Telmo non
si sa più nulla… Passa il tempo e Duarte si sposa,
ha due gemelli a cui darà il suo nome e quello del
fratello. Quanta vita può essere descritta in un
incontro casuale!
Le pagine proseguono con delle storie molto
avvincenti: in Sulle orme di Fitzcarraldo si
descrive una zona dimenticata, Manù, almeno tale era
fin quando Fitzcarraldo, "uno dei peggiori
avventurieri di tutti i tempi" scopre quel luogo.
Allora per gli indios non c'è più pace, vengono
ridotti in schiavitù. Dal 1987 "l'Unesco ha
dichiarato Manù patrimonio dell'umanità", la sua
fredda acqua, i colori della natura che si
incontrano e creano paesaggi di bellezza infinita,
gli animali dalle forme più insolite rendono questo
posto un bene preziosissimo che nessun predatore ha
saputo apprezzare nella sua maestosità.
In ogni vicenda narrata c'è un personaggio "cult"
tra cui il poeta ebreo, Avron, eroe della resistenza
antifascista, Vidal il contadino sindacalista,
Juanpa il giornalista controcorrente, Coloane detto
Pancho, impegnato nelle cause a difesa dei cileni
ecc.
Inoltre, la descrizione dei luoghi e del patrimonio
naturalistico è avvincente come in Balene del
Mediterraneo, con riferimento all'anno 1988
dichiarato "anno degli oceani", e in Il paese delle
renne con una magistrale narrazione della Lapponia,
mentre in Le rose di Atacama il lettore rimane
incantato dalla fioritura delle rose rosse nel
deserto di Atacama. E' uno spettacolo di colore che
ha incantato anche le antiche civiltà ed avviene in
una zona al confine tra il Cile e il Perù.
La lettura di questo libro si fa man mano più
interessante e riesce a "proiettare" il lettore in
ciò che è scritto e soprattutto "invita" anche a
visitare i luoghi descritti per "capire" cosa è
accaduto con il trascorrere del tempo.
Emanuela Ferrari
* * *
Una storia ambigua che suscita numerosi sospetti.
Morti nebulose, attribuite ad un tragico incidente,
che a sei anni di distanza non sono state ancora
chiarite del tutto. Un caso aperto, che puo'
rappresentare il giusto riscatto per un ex
poliziotto. E' quello al centro del romanzo di
Tommaso Carbone 'Niente e' come sembra',
pubblicato da Rusconi Libri, in libreria dal 24
aprile.
Ex poliziotto, con un matrimonio in crisi, Max
Ferretti, investigatore privato, viene incaricato di
seguire un caso che puo' cambiargli la vita e
rilanciarlo definitivamente. Miriam e Francesco, due
fidanzatini, sono morti sei anni prima in quello che
viene considerato un tragico incidente. Ma la storia
della ragazza e' offuscata da vicende che Max,
insieme alla collega Gaia, e' deciso a chiarire per
mettere in luce, una volta per tutte, la verita' su
una storia che fin dall'inizio ha mostrato numerose
ambiguita'.
Un passato di sesso e droga insieme a conoscenze
poco raccomandabili hanno segnato l'adolescenza di
Miriam. Quando finalmente si confidera' con
Francesco, avra' firmato la loro condanna a morte.
Famiglie importanti, magistrati corrotti e mafiosi
spietati fanno da contorno ad un giallo che lascia
il fiato sospeso fino all'ultima pagina. E quando la
verita' verra' a galla, niente sara' piu' come
prima.
* * *
Esce "Atto d'amore", romanzo dello scrittore
teramano Dario Schiavoni
Atto D'amore è una storia è un po' paradossale,
riguarda la lotta interiore tra il bene e il male.
La fantasia poi ha fatto il resto. Un libro è
dedicato ad una cara amica dello scrittore di nome
Maria che è morta qualche anno fa mentre era in
stato interessante. Purtroppo però quando ebbe
l'incidente, il feto era troppo piccolo e non poteva
essere salvato. Furono avvertiti tutti parenti che
sarebbero morti madre e figlio. Tutti i dottori
erano concordi che non c'era nulla da fare. Però
l'istinto materno non mollava, passarono molti
giorni e lei respirava ancora. La donna è
sopravvissuta contro tutto e tutti sino alla
trentaduesima settimana che poi è il minimo
indispensabile per poter fare il cesareo. Maria si è
spenta durante la nascita del figlio, un'anima se ne
andava ed una iniziava il suo cammino.
Atto d'amore di Dario Schiavoni
Edizione Simple
Dario Schiavoni, nato a Caracas (Venezuela) il 20
aprile 1961.
"Ho avuto un'infanzia complicata. La forza di
volontà, la passione per la lettura e l'affetto
della famiglia mi hanno permesso di superare momenti
difficili. Da grande le cose sono migliorate un
po'dopo l'incontro con il mio amore, Loredana
Pirozzi, che mi ha regalato due splendidi figli,
Danilo e Andrea. Le situazioni avverse riservatemi
dalla vita mi hanno portato a svolgere un lavoro del
tutto diverso da quello che mi ero prefisso. Però mi
sono comportato un po' come il camaleonte che si
adatta ad ogni circostanza, e quando tutto sembrava
ormai aver trovato la propria direzione, ecco che
una malattia mi ha debilitato fisicamente. Non
avendo più la possibilità di svolgere lavori fisici,
ho deciso finalmente di fare quello che avevo sempre
sognato: scrivere."
Informazioni
http://www.darioschiavoni.it
http://www.edizionisimple.it/catalogo/libri/atto-damore/
* * *
Borgo Propizio
Loredana Limone
Guanda, 2012
Tante storie che si intrecciano, come in un romanzo
cavalleresco, fatto di amori e di pettegolezzi, di
imprevisti e colpi di scena, sullo sfondo di un
paese immaginario che rimanda la fantasia ai tanti
borghetti collinari della nostra memoria, dove si
conoscono tutti e l'arrivo di qualche forestiero
genera sorpresa e curiosità. Le storie ruotano
intorno all'inaugurazione di un nuovo negozio nel
paese: una latteria dal nome fantasioso, che
richiama una nota canzone del Gran Musicante. Una
divertente commedia fresca e garbata, dallo stile
accattivante.
Nota di Massimo Acciai
Intervista all'autrice,
a cura di Massimo Acciai
Era un borgo tranquillo, di persone semplici.
Ma niente può sfuggire alla furia del tempo.
E al sapore del latte…
LE PROSSIME PRESENTAZIONI DI BORGO PROPIZIO
7/10 ore 17 Biblioteca di Campagnola Emilia (Re)
13/10 ore 17 Biblioteca di Cernusco sul Naviglio
(Mi)
10/11 ore 17 Biblioteca Antonio Delfini, Modena
24/11 ore 17 Biblioteca Manara, Borgotaro (Pr)
Ed ecco la trama:
Quasi tutte le fiabe cominciano con C'era una volta,
ma questa è diversa. Questa comincia al presente,
con un insolito C'è una volta. Oggi. Perché è oggi
che Belinda ha intenzione di ripartire e Borgo
Propizio le sembra il luogo ideale per realizzare il
suo sogno: abbandonare la carriera e aprire una
latteria. Il paese è decaduto per colpa di una
giunta sonnolenta e pare che addirittura vi aleggi
un fantasma, come spesso le ricorda Cesare, suo
padre... Ma che importa! A eseguire i lavori nel
negozio, un tempo bottega di ciabattino, è Ruggero,
un volenteroso operaio che potrebbe costruire
cattedrali e grattacieli, se qualcuno glieli
commissionasse. O essere poeta, se sapesse coniugare
i verbi.
Le sue giornate sono piene di preoccupazioni: la
convivenza con gli attempati genitori, lo
smarrimento di una scatola contenente qualcosa di
molto speciale per la latteria e il ritrovamento di
un misterioso anello, preziosissimo e molto molto
antico, in una vecchia scarpa... Ma c'è anche una
grande felicità, e cioè l'amore, sbocciato
all'improvviso, per Mariolina, che è nata al borgo e
lì temeva di morire zitella insieme con la sorella
Marietta, virtuosa dell'uncinetto. Un amore che
ingenera una catena di pettegolezzi; infatti grazie
alla ciarliera Elvira, alla strabica Gemma e
all'infelice Dora, nell'intero borgo non si parla
d'altro.
Intanto Claudia, la mamma di Belinda, è in vacanza
in un villaggio turistico dove la sabbia sembra
talco e dove s'invaghisce del magnetico Romeo. Ecco
perché Belinda e suo padre si affrettano a ordire un
piano per farla tornare a casa, aiutati dalla
sempreverde zia Letizia, una vedova molto sui
generis e fan sfegatata di G.M., ovvero il Gran
Musicante, come lo ha soprannominato.
Sarà proprio il titolo di una canzone del suo
beniamino a dare il nome alla latteria e a
trasformarla, per tutti, in un'irresistibile
attrazione.
Un romanzo di compagnia, una commedia leggiadra, che
porta il buonumore. Ma con tanta verità dentro per
far amare la vita nelle sue cose più semplici, quasi
a dire: "Osa essere te stesso e non sarà poi tanto
dura".
* * *
La casa editrice indipendente
Libro Aperto Edizioni presenta la sua ultima
pubblicazione, La Vita in sintesi. Aforismi,
della scrittrice Fiorella Carcereri, edita nel
mese di giugno 2012 in versione digitale.
Già autrice di poesie e racconti pubblicati in
numerose raccolte e assidua partecipante di concorsi
letterari di rilevanza, Fiorella Carcereri ci
presenta questo elegante ed emozionante viaggio
attraverso l'animo umano, analizzato con
l'esperienza e la saggezza di una donna che ha
vissuto in modo pieno la vita e che riflette,
talvolta con asprezza e malinconia, talvolta con
speranza ed emozione, sulla vita, sui sentimenti,
sulle relazioni e sulla vita quotidiana. Parole
sincere e intelligenti, che ci accompagnano pagina
dopo pagina, lasciandoci sempre uno spunto per
riflettere.
La Vita in sintesi. Aforismi di Fiorella Carcereri è
una lettura distensiva e piacevole, adatta a lettori
di ogni età e interessi.
La Vita in sintesi. Aforismi è un eBook disponibile
in ogni formato, in vendita nelle principali
librerie online e sul sito della casa editrice
www.libroapertoedizioni.it.
* * *
INTRODUZIONE A LABYRINTHI
Sbertucciando Vecchi Oligarchi
(Ivan Pozzoni)
La strada dell'iniziativa artistica Limina mentis,
iniziata dal riconoscimento, con l'antologia
Retroguardie [2009], dello status di esercito in
"[…] ritirata verso casa […]" all'arte
contemporanea, attraverso l'affermazione
dell'urgenza di riedificare una nuova nozione di
comunità, contenuta nell'antologia Demokratika
[2010], lo svisceramento della tematica civile della
"marginalità" dell'arte, nell'antologia Tutti tranne
te! [2010], o l'esaltazione dell'ideale della
frammentazione culturale, definito con l'antologia
Frammenti ossei [2011], sbocca nelle conclusioni,
mai definitive, della monumentale antologia seriale
Labyrinthi. La zattera Labyrinthi, come nuova forma
di resistenza etica / estetica interessata a
combattere vecchie e nuove forme di dominanza,
naviga, come la Nave dei folli di Bosch, di città in
città, di sanatorio in sanatorio, sulle distese
marine della "liquidità" post-moderna, muovendosi
nei limiti di una weltanschauung artistica
totalmente democratica e attenta a sollecitare,
nella vita di ogni uomo / artista, la fabbricazione
di sistemi di valore idonei a rifondare un
dialegesthai comune, nel momento in cui ogni
occasione di dialegesthai sia caduta vittima
dell'anti-etica concentrazionista di Auschwitz e
dell'ideologia funebre della morte delle comunità
tradizionali causata da shock anafilattico (su
attacco di sciami anti-comunitari); sortendo da una
visione dell'arte come "costellazione di frammenti",
Labyrinthi si reinventa manuale di astrofisica,
orientato a disvelare ogni tentativo d'essere "voce"
nell'accecante orizzonte artistico attuale, senza
emarginazioni aristocratiche, o manuale
d'archeologia, indirizzato a dissotterrare
istantanei messaggi d'esistenza, come se fossero
stati affidati a graffiti sui muri dei bordelli di
Pompei o a commenti artigianali sui bordi di vasi
etruschi.
Perché il fatto che tutti scrivano "andando a capo"
è da considerarsi una cosa negativa? In un mondo
senza fondamenta, delegittimata ogni forma di etica,
non deve essere lo scrivere "andando a capo" una
delle àncore di salvezza della democrazia in crisi?
Lo scrivere "andando a capo" di tutti, accessibile a
tutti, stimolando la poiesis (fantasia - inventiva -
costruttività) è uno dei modi di riedificare l'idea
stessa di comunità. Lontana dall'essere museo, o
collezione di quadri d'autore di fama
internazionale, ogni iniziativa artistica deve
essere incitamento allo scrivere "andando a capo" di
tutti, senza concessioni a formalismi elitaristi,
nella certezza, tutta cinica, dell'inferiorità di
ogni tipo di forma ai contenuti del narrare. Non
rischiamo, con discorsi elitaristi, di assumere il
ruolo del Vecchio Oligarca della Costituzione degli
ateniesi che, in piena guerra del Peloponneso,
ricordava con nostalgia i tratti aristocratici dei
bei vecchi momenti andati, con l'unico fine di "[…]
abbattere la democrazia in Atene […]"?
Svincolata da categorie critiche emarginanti,
Labyrinthi è un'antologia aperta ad ogni modalità
stilistica, ad ogni esperienza artistica, ad ogni
"voce", e, inoltre, forte di una concezione
chorastica dell'arte: l'arte è lÒgoj, area di
connessione tra pÒlij e orde barbare, di
dialegesthai tra mura e monti, è confusione (cum-fùndere)
tra polifonie cacofoniche; nelle abituali incertezze
della "vita liquida" si affermano modelli
antologici, e storiografici, post-moderni, vicini
all'intuizione borgesiana dell'estrema difficoltà di
ogni definizione critica ("[…] gli animali si
dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b)
imbalsamati, (c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e)
sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi
in questa classificazione, (i) che s'agitano come
pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un
pennello finissimo di pelo di cammello, (l)
eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da
lontano sembrano mosche […]"). Limina mentis, con
Labyrinthi, intende creare un habitat rassicurante,
libero dal rumore di fondo della cronaca e della
necro-economia, in cui ciascuna "voce", messa a
riparo dalle smanie classificatorie della critica,
abbia il diritto di cantare, costruendo
weltanschauungen etico / estetiche, nell'ostinato
tentativo di dare un senso, vivente, alla vuota
nozione moderna di "democrazia".
Autori:
Massimo Acciai - Mauro Barbetti - Raffaele
Barbieri - Manuela Bellodi - Carla Bertola - Oreste
Bonvicini - Riccardo Burgazzi - Gianni Calamassi -
Leonardo Catagnoli - Giovanni Catalano - Maria
Gisella Catuogno - Antonino Contiliano - Giustina
Coppola - Chiara Daino - Carla De Angelis - Lella De
Marchi - Marco De Mattia - Francesco Di Sibio -
Raffaele Ferrario - Giuliano Ladolfi - Antonio
Melillo - Simona Napolitano - Paolo Ottaviani -
Guido Passini - Plinio Perilli - Arnolfo Petri -
Ivan Pozzoni - Alessandro Salvi - Lelio Scanavini -
Luciano Troisio.
Curatore:
Ivan Pozzoni è nato a Monza nel 1976; si è
laureato in diritto con una tesi sul filosofo
ferrarese Mario Calderoni. Ha diffuso molti articoli
dedicati a filosofi italiani dell'Ottocento e del
Novecento, e diversi contributi su etica e teoria
del diritto del mondo antico; collabora con numerose
riviste italiane e internazionali. Tra 2007 e 2012
sono uscite varie sue raccolte di versi: Underground
e Riserva Indiana, con A&B Editrice, Versi
Introversi, Androgini, Mostri, Galata morente e
Carmina non dant damen con Limina mentis, Lame da
rasoi, con Joker; tra 2009 e 2012 ha curato le
antologie poetiche Retroguardie (Limina mentis),
Demokratika, (Limina mentis), Tutti tranne te! (Limina
mentis), Frammenti ossei (Limina mentis) e
Labyrinthi (Limina mentis); nel 2010 ha curato la
raccolta interattiva Triumvirati (Limina Mentis).
Tra 2008 e 2012 ha curato i volumi: Grecità
marginale e nascita della cultura occidentale (Limina
mentis), Cent'anni di Giovanni Vailati (Limina
mentis), I Milesii (Limina mentis), Voci
dall'Ottocento I II e III (Limina mentis), Benedetto
Croce (Limina mentis), Voci dal Novecento I II III e
IV (Limina mentis), Voci di filosofi italiani del
Novecento (IF Press), La fortuna della Schola
Pythagorica (Limina mentis) e Pragmata. Per una
ricostruzione storiografica dei Pragmatismi (IF
Press); come monografie sono usciti i suoi: Il
pragmatismo analitico italiano di Mario Calderoni
(IF Press, 2009), L'ontologia civica di Eraclito
d'Efeso (Limina mentis, 2009) e Grecità marginale e
suggestioni etico/giuridiche. I Presocratici (IF
Press, 2012). È direttore culturale della Limina
mentis Editore; è direttore de L'arrivista -
Quaderni democratici. In un'azienda della D. O. è
logistico.
* * *
Io e i tuoi valori
di Marano Maria
booksprintedizioni, 2012
Questo libro racconta una storia veramente accaduta
quella di una giovane donna che ha avuto come
maestro di vita il caro ed amato nonno. Racconta di
valori sani, valori di una volta ormai estinti
marchiati,impressi in ogni pagina del libro. La
speranza è che tutti possano leggerlo soprattutto i
giovani che ormai calpestano quei valori da me tanto
amati. Vorrei che questo messaggio arrivasse ovunque
per far capire quanto sia importante ascoltare i
consigli dei propri cari, gli unici che mai ti
faranno imboccare strade sbagliate. Loro sono amore
come per me lo è stato mio nonno.
Dal profondo del mio cuore vi auguro una buona
lettura.
* * *
Attimi. Il Puzzle della vita
di Antonella Ronzulli
prefazione di Roberto Incagnoli
Lettere Animate Editore, Martina Franca (Ta), 2012
ISBN: 9788897801290
Pagine: 107
Costo: 10,00 Euro
Recensione a cura di LORENZO SPURIO
Domani tornerà il sole
e noi umani, senza comprendere
tra fango e morte ci rialzeremo.
(da "Nei silenzi della paura", p. 30)
Antonella Ronzulli, poetessa piemontese, dopo il
grande successo ottenuto con la prima silloge di
poesie, AliVive (Rupe Mutevole, 2010), torna con un
nuovo lavoro, tutto da scoprire. Nella copertina,
dagli scenari fantasy e riccamente sfumata in
azzurro, vediamo una donna bionda di spalle
(proiezione della stessa autrice?) che si approssima
ad attraversare una porta. La cosa curiosa è che la
porta non appartiene a un edificio particolare, non
ne intravediamo la struttura. L'edificio è il cielo,
l'atmosfera infinita attorno alla quale si stagliano
anche altri pianeti. Il titolo, Attimi, richiama
subito il tema del tempo, uno dei più utilizzati da
sempre in letteratura che la Ronzulli coniuga in
questa silloge a una serie vasta di sentimenti
dell'uomo d'oggi. Ecco perché il titolo da solo non
basta, e l'autrice ha deciso di utilizzare un
sottotitolo, "Il puzzle della vita", ancor più
significativo. Ci chiediamo ad una prima vista in
che maniera la Ronzulli intenda la vita come puzzle;
probabilmente come serie congiunta e necessaria di
momenti, come excursus obbligato di riti di
passaggio, come sfaccettature multiple onnipresenti
contemporaneamente.
La silloge si apre, dopo una nota di prefazione, con
due citazioni che "consacrano" l'attimo, una di
Giuseppe Ungaretti, l'altra del filosofo Nietzsche.
In "Senza maschere" la poetessa si lascia andare a
una veloce autoanalisi sul sé: chi sono e come
dovrei essere? Dovrei essere diversa? Conclude
sostenendo di no, altrimenti finirebbe per essere
un'altra persona: "Fingere per compiacere?/
Impensabile/ l'inganno è ipocrisia./ Maschere non so
indossare" (p. 24). La poesia di Antonella Ronzulli
va, forse, letta proprio in questi pochi versi nella
quale la poetessa innalza la semplicità,
l'autenticità e il desiderio di offrirsi per come si
è agli altri. E' una poesia che ama il vero, il
visibile e che rifugge le morbosità, le
macchinazioni, gli inganni. Autenticità e
preservazione dell'innocenza che si ritrovano nella
dolorosa poesia "Assassino d'innocenti" in cui la
poetessa è affranta per l'uccisione insensata di una
giovane ragazza e si sente priva di perdono e
comprensione per quanto un bruto ha
irrimediabilmente commesso.
Le liriche di Antonella Ronzulli sono, inoltre, in
grado di farci respirare odori particolari,
"fragranze e sapori d'allegria" (p. 26) , "essenze
di faggi che porgono foglie al vento" (p. 26) ma
attente anche dal punto di vista sonoro: "battito
d'ali notturno" (p. 39), "miagolii di gatti
ammaliati" (p. 41) e possiamo dire che nel complesso
si configurano come una celebrazione della vita; il
suo messaggio è chiaro: goditi la vita e fai le
scelte che credi essere le migliori: "Assapora e
respira la vita" (p. 36); per conservare l'isotopia
del "mangiare", la Ronzulli ci dice che la vita va
addentata (afferrata), mangiata (fatta nostra),
assaporata (vissuta). Il carpe diem oraziano si fa
concretezza nella poesia della Ronzulli come
esortazione vivida a non lasciarsi scappare il tempo
che passa, perché poi, non ritorna: "Ieri è
tramontato/ sfida il domani/ sfuggi gli eventi/
nell'anima scolpiti" (p. 36), in altre parole,
lasciati il passato alle spalle, vivi il presente,
che è il tuo futuro!
La lirica "Angelo nero" è -secondo la mia opinione-
la più bella della collezione: la poetessa è
riuscita ad allontanare da sé la Morte quando
"rasente oltre misura/ mi hai volutamente lambita",
ha trionfato, ma sa che per la natura degli esseri
umani, prima o poi sarà l'Angelo nero a decidere. E'
per questo che essa "riappare ogni giorno" ed è
sempre in agguato. "Chissà, se ti concederò il
trionfo", conclude la Ronzulli in questo breve
monologo ragionato con la Morte. Considerazioni ed
esternazioni che ritornano in "Nemico invisibile",
già edita nella precedente silloge nella quale la
poetessa si scaglia con violenza contro quello che
la Fallaci definì "L'Alieno". Condivido il pensiero
di Roberto Incagnoli, editore di Lettere Animate e
amico di Antonella Ronzulli che osserva: "Antonella
è esattamente quello che scrive". La poetica di
Antonella Ronzulli, semplice, piana ed accessibile a
tutti, fornisce squarci del suo vissuto intercalati
nel suo animo lirico che dona alla semplicità degli
eventi un'aura tutta particolare.
Personalmente mi sento di consigliare vivamente
questo libro perché è espressione di un'autenticità
lirica preziosissima e unica nel suo genere nella
nostra contemporaneità; le liriche di Antonella
Ronzulli si susseguono fresche e l'intero libro è
una vera celebrazione del connubio di due
espressioni artistiche: poesia e fotografia. Ambiti
che la Ronzulli "apre" anche agli altri per mezzo di
una serie di collaborazioni molto importanti che si
notano leggendo il testo. Nella seconda parte del
libro, ad esempio, si respira l'ebrezza di elogio
alla scrittura congiunta, con apprezzabili
componimenti scritti a più mani con altrettanti
poeti contemporanei tra cui Annamaria Pecoraro,
Donata Porcu, Gianluca Regondi, Mario Di Nicola ed
altri. L'apertura nei confronti degli altri è
riscontrabile anche in alcune liriche finali
tradotte in inglese e in spagnolo, proprio a
testimonianza del fatto che la poesia abbraccia
tutti, indistintamente. La comunione di intenti e la
collaborazione letteraria sono aspetti centrali per
il percorso che Antonella Ronzulli ha deciso di
fare: "Siamo uomini e donne/ nati per non essere/
soli", conclude in "Soli" (p. 35).
Chi è l'autore?
Antonella Ronzulli (Novi Ligure, 1963) scopre la
scrittura come ancora per superare un problema di
salute; diventa una passione che associa a quella
per la fotografia. Nel giugno del 2010 pubblica con
Rupe Mutevole la silloge di poesie AliVive e nel
gennaio 2012 la seconda edizione, essendo la prima
esaurita con un buon riscontro di critica. Collabora
alle attività letterarie della "Vetrina delle
Emozioni", è membro del Consiglio Direttivo e
Responsabile del settore web dell'Associazione
Culturale "Orizzonti Nuovi". E' vice-direttore
editoriale di Lettere Animate Editore e direttrice
delle Collane "Phoetica" e "Insieme".
* * *
Ritorno ad Ancona e altre storie
di Lorenzo Spurio e Sandra Carresi
Recensione di Enrica Meloni
Da Lettere animate, un connubio narrativo dalla
linearità descrittiva.
Interiorizzazione scenica di riusciti scorci
divenenti realtà.
Un amabile approccio con l'interazione letteraria di
due distinte visioni narranti, un duo tanto
divergente nel proprio percorso quanto
inequivocabilmente riuscito nell'effetto finale.
Un'opera implicitamente voce di due echi d'una
narrativa reale che non lascia margini di dubbio.
Gli autori Sandra Carresi e Lorenzo Spurio ne
divengono abili artefici dal mai scialbo raccontare,
giacché gli stessi divengono implicita guida per un
lettore chiaramente entusiasmato e conquistato, un
protagonista aggiunto a quelli raccontati, un
viaggiatore tra luoghi e sensi umani, percorsi in
sintonia alla minuzia elaborativa che gli autori
mostrano nella stesura del testo.
Ragguagliati particolari parlano dei luogi,"Le
pareti erano melangiate di un giallo tenue,
probabilmente tinteggiate con un?imbiancatura
sofisticata la cui parvenza assomigliava molto al
marmo" pag.27. Ritorno ad Ancona e altre storie,
(Edizioni Lettere Animate, pp. 141, €10,00) un
notevole volume dall'appassionante schema, una
lettura del quotidiano nelle urbanizzate menti di
chi instancabilmente interagisce nella collettività
dei tempi.
Sandra Carresi, fiorentina,nata nel 1952 consorte e
madre. Il suo percorso lavorativo contemporaneo
all'innata propensione per la scrittura, si sviluppò
in quarant'anni d'impiego nella contabilità. Una sua
prima raccolta di scritti risale all'anno 2000,
quando esordì con l'opera "Mi voglio raccontar".
Costante presenza nel sito "Racconti Oltre", redatto
da Luca Coletta, il quale dal 2007 ospita le
produzioni dell'autrice. Si ricordino le sue
precedenti opere "Battiti d'ali nel mondo delle
favole"( Ilmiolibro.it, 2008), un testo che accoglie
il coautore Michele Desiderato, dedito alla
favolistica per l'infanzia. La raccolta di racconti
"Non mi abbraccio, mi strizzo" (Ilmiolibro.it, 2009)
e le sillogi di poesie "Una donna in autunno" (Ilmiolibro.it,
2010) e "Dalla vetrata incantata" (Lulu Edizioni,
2011).
Lorenzo Spurio, natio di Jesi (Ancona) nel 1985.
Conseguì la laurea Magistrale in Lingue e
Letterature Straniere presso l'Università di Perugia
con una tesi di laurea di letteratura inglese.
Critico letterario e saggista, avvinto alla
letteratura inglese e spagnola, contenuti ai quali
dedicò alcune sue opere. Il suo curriculum artistico
vanta opere d'interessante contenuto, si segnala la
raccolta di saggi sul romanzo Jane Eyre di Charlotte
Brontë dal titolo Jane Eyre, una rilettura
contemporanea (Lulu Edizioni, 2011). L' Osservatorio
Letterario, Ferrara e l'altrove, La Ballata,
Frigidaire, Inverso, Aeolo, Sagarana, Parliamone e
Reti di Dedalus, note riviste culturali, contengono
molteplici pubblicazioni dei ruoi racconti.
Instancabile autore di recensioni e testi critici su
"Blogletteratura" e " Cultura". Redattore della
rivista di letteratura e cultura Segreti di
Pulcinella diretta da Massimo Acciai, attività
intrapresa dal 2010.
Consistenze letterarie cooperanti nella costruttiva
narrativa moderna, tangibile e fedele dinnanzi alle
emozionalità mai vane, inglobate da un lettore
instancabilmente travolto.
L'opera, suddivisa in una triade d'intrigo
narrativo, s'adorna di costante minuzia nei dettagli
urbano-sociali degli attori agenti. Uno stile che si
mostra espressione d'una limpida forma dialogica
variante tra una predominanza indiretta con
alternanze dirette, note in frammenti come "Subito
lo disse alla madre che, interrompendo la sua
conversazione, con un sorriso le disse: "Beh Giada,
vorrà dire che così ci sentiremo più tranquille,
qualcuno veglia su di noi!"pag.56.
Fabula ed intreccio non appaiono mai ovvi, giacché
la singolarità delle reazioni dei protagonisti
progredisce attraverso un inatteso evolversi degli
eventi, punto saliente che palesa un positivo
distacco dalla commerciale routine letteraria.
Una spiccata espressione sull'agire femminile mostra
la poliedrica costanza vitale della donna nel
contesto collettivo, un ove vertente in un iter di
realizzazione esistenziale, ramificatosi in un
ricrearsi lavorativo, impellente status attivo
parallelo alle esternalità di scenari affettivi ed
intime rivelazioni nel rapporto con il prossimo "fu
lei stessa a capacitarsi che un assopirsi della
passione, in fondo, c'era stato"pag115.
Non di second'ordine, la personificazione simbolica
del personaggio donna operatrice d'emozioni, impulsi
e timori, più forte rispetto agli altri attori
agenti, la sua, una fiorente e costante ricerca
d'una contemplazione esistenziale in essere "Lei
cercava di far forza sull'importanza del benessere
dei bimbi e quindi la necessità di una situazione
familiare tranquilla"pag117.
La quotidianità vige sovrana, ogni pagina dell'opera
è un capitolo a sé, seppur sia chiara la netta
distinzione in soli tre capitoli: Telefonate
anonime, Ritorno ad Ancona, Un cammino difficile. La
stesura si presenta semplice ma non semplicista,
nella sua chiarezza compositiva racchiude una
padronanza descrittiva alquanto competente. Un
corredar elementi dall'efficiente tocco d'autore.
Presente una piacevole confessione sul pathos
interiore d'un eros soggettivo che lo stesso lettore
recepisce fra le righe.
Celata ma non sconosciuta alla lettura attenta, è
l'analisi psicologica dei protagonisti,
dettagliatamente stimolante durante la descrizione
meticolosa delle loro forme comportamentali e delle
reazioni presenti nei rapporti interpersonali. "La
crescita di un po' d'autostima aiutò Eva ad
affrontare meglio i giorni successivi, ma poi tutto
ritornò come prima"pag.128. Un libro attraverso il
quale l'individualismo può compararsi, riviversi,
testimoniare analogie e divergenze del sé e degli
altri.
a cura di Enrica Meloni
* * *
Favole crudeli
di Cristina Canovi
con presentazione a cura di Roberto Baldini
Limina Mentis Editore, Villasanta (MB), 2008
Collana: Rêverie
ISBN: 978-88-95881-03-04
Numero di pagine: 100
Costo: 10,00 €
Recensione a cura di Lorenzo Spurio
Collaboratore di Limina Mentis Editore
La paura è l'attimo in cui perdi te stesso. Il
panico è più della paura. E' la paura della paura.
(p. 60)
Conservo la lucida coscienza della morte imminente:
non solo la morte fisica, orrenda, per soffocamento
(la più temuta), una lenta agonia, dolore come acido
nelle vene, brucia da morire. No, non solo
soffocare, ma disintegrarmi: la mia identità non
esiste più; rimane solo la coscienza del dolore, la
paura, l'assurdità del morire ora. (p. 79)
Nella breve nota introduttiva a cura di Roberto
Baldini, è chiarito subito il significato di questo
titolo "atipico": il mondo che ci circonda è -anche
se non sempre ci si rende conto- pieno di crudeltà.
Non solo piccole cattiverie ed egoismi dell'uomo
contemporaneo, ma come afferma lo stesso Baldini,
"C'è una sottile crudeltà nell'esistenza quotidiana"
(p. 5). Il poeta futurista Aldo Palazzeschi,
dedicando una poesia ai fiori, non potette fare a
meno di sottolineare come anche nella natura
floreale e multicolore si celi la perversione, il
vizio, la cattiveria. E' un'impostazione questa che
credo Cristina Canovi abbracci con questa ampia
silloge di racconti, pensieri e quant'altro. Il
libro contiene così una serie di favole
"smitizzate", riviste, ricollocate nella
quotidianità spersonalizzante e logorante: ci sono
così sogni amari che si tramutano in veri e propri
incubi, paure, nevrosi e manie, ma anche desideri e
deliri. Il tutto può essere visto quindi all'interno
di un'attenta analisi psicologica tra le pieghe
dell'io, un campo di ricerca a metà tra l'utopia e
la paranoia. Baldini nell'introduzione aggiunge:
"Favole crudeli, storie surreali a metà fra
immaginazione e realtà, brevi irruzioni dell'assurdo
nel mondo reale o del reale nel mondo dei sogni" (p.
5).
Il cantante romano Max Gazzè in una sua recente
canzone dal titolo "Storie crudeli" - a suo modo- ha
dato voce a questa stessa realtà: le piccole e
grandi ingiustizie, prepotenze, cattiverie e
crudeltà che ci circondano tanto che anche le favole
- territorio sacro all'infanzia- risentono di questa
cattiveria dilagante. Il rimedio che propone Gazzè è
ottimistico e influenzato da una certa anima lirica
che pervade i testi della sua produzione: "non c'è
ragione per raccontare storie crudeli/ sulle
cattiverie di orchi e fattucchiere/ io racconterei
un volo verso il sole/ di fiori bagnati/ quando i
ruscelli dissetano i prati".
Il lettore incontrerà personaggi ambigui, strani,
maniaci che e farà quasi difficoltà a non
considerarli "pazzi" o "psicolabili" come il bambino
di Piedin Faina che -pur essendo molto piccolo - è
in grado di essere veramente cattivo nelle azioni,
ma soprattutto nei pensieri: "[Al Berselli]
piacevamo io e mamma: mamma perché aveva tette
giunoniche, io perché facevo cacche e puzze record e
alle battutacce grevi ridevo con la cattiveria
compiaciuta della mia prima infanzia" (p. 10).
L'infanzia del ragazzo è traumatica perché vissuta
all'ombra di paure, minacce, e favole tenebrose
raccontate dalla nonna per calmarlo e tutto questo
funziona negativamente sulla sua psiche rendendolo
cattivo, vendicativo e un pericoloso piromane: "La
tata diceva che ero un mosto e che prima o poi
Piedin Faina mi avrebbe mangiato le dita dei piedi.
Mamma, invece, riteneva che fossi un bambino curioso
e che, come tutti i bambini, dovevo semplicemente
fare le mie esperienze. Smontare gli animali,
pestarli, strozzarli, picchiarli era il mio modo di
esprimere la creatività tipicamente infantile" (p.
14). Nel racconto è evidente anche un chiaro mal
comportamento della madre nei confronti del figlio,
sempre pronta a scusarlo o a proteggerlo, anche di
fronte alle sue azioni più preoccupanti, mentre il
padre è distante e ha paura di suo figlio, che è un
mostro. Che la Canovi abbia voluto dire che il
complesso di Edipo, l'attaccamento morboso del
figlio maschio verso la madre esposto da Freud,
possa portare a siffatte situazioni? Mi pare di
intuire che è così.
La serie dei personaggi che incontrerete leggendo è
multicolore ed eterogenea: un anziano ossessionato
con l'allevamento e la cottura di tentacolati,
ragazzi che tirano avanti con gli "eroi chimici" (p.53),
una vicina "strana" dalla quale stare in guardia che
però la protagonista non riesce mai a incontrare (è
una prostituta? è una criminale? è una matta? o è
semplicemente una persona normale? Non ci è dato di
sapere, come neppure alla protagonista stessa),
un'arcigna nonna-strega che terrorizza la nipote con
orrori, minacce e strane storie.
C'è molto sangue, vomito e puzze varie tra le pagine
di questo libro, immagini poco edificanti che, unite
a molte altre, ci consegnano una visione amara e un
po' degradante della società dell'oggi, perché si
sofferma appunto nel sottolineare le mancanze, le
devianze, le debolezze e gli errori dell'uomo. La
Canovi ha fatto una scelta personalissima nel dare
al lettore riflessioni, pensieri e raccontini che,
pur partendo da immagini e situazioni forti (a volte
addirittura al limite), hanno la forza di far
riflettere e di interrogarsi.
Questa opera è preziosa perché apre di continuo le
porte dell'immaginifico, proiettandoci con un piede
nel surreale e l'irrealtà, facendoci rimanere, però,
con l'altro piede nel mondo reale. I protagonisti, e
lo stesso lettore, non sanno se lasciarsi
completamente andare a varcare quella soglia o se,
invece, forte della sua componente razionale,
rimanere con i piedi saldi nel mondo reale,
conoscibile, dell'oggi.
Grazie a Cristina Canovi per questo percorso tra vie
traverse, tra universi distanti, presenti
contemporaneamente per ciascuna persona che sia
capace di non prendersi troppo sul serio e lasciarsi
andare -almeno per il tempo della lettura del libro-
a varcare le porte dell'immaginario.
Chi è l'autrice?
Cristina Canovi è nata a Reggio Emilia e vive
tra Reggio e Cesena. Laureata in Lettere Moderne
presso l'università di Bologna (110 e lode!),
attualmente insegna italiano, storia e geografia
nelle scuole medie. Possiede, al posto di un conto
in banca, una biblioteca di oltre tremila volumi e
una cineteca personale composta da quasi mille
titoli, la metà dei quali horror, genere del quale
l'autrice è una grande appassionata.
Tra i suoi scrittori preferiti: Roal Dahl, Richard
Matheson, Joe R. Raymond, Philip Dick, Rod Sterling,
Milan Kundera, Stephen King, Raymond Queneau,
Georges Perec, Daniel Pennac, Oscar Wilde, Ray
Bradbury, Dino Buzzati, Carlo Lucarelli, Eraldo
Baldini. Tra i registi più amati: Tim Burton,
Quentin Tarantino, Woody Allen, Sam Raimi, Peter
Jackson.
* * *
Mostri. Poveri diavoli, chimere e altre storie
di Ivan Pozzoni
Limina Mentis Editore, Villasanta (MB), 2009
Collana: Ardeur
ISBN: 9788895881126
Numero di pagine: 112
Costo: 15,00 €
Recensione a cura di Lorenzo Spurio
Collaboratore di Limina Mentis Editore
"Pozzoni non ci sta a questo gioco all'ipocrisia
collettiva che va di moda nel nostro paese, dove si
parla di: crisi non-crisi, poesia etica, poesia
mitica, fine del realismo, poesia del quotidiano,
autobiologia in poesia etc. e chi più ne ha più ne
metta. Siamo nella confusione babelica di tutte le
lingue e di tutte le maniere" (Giorgio Linguaglossa)
Ivan Pozzoni è un uomo che ha poesia nel cuore e che
si dedica a questo genere da vari anni. Numerose le
sue pubblicazioni di sillogi poetiche e le curatele
ad altrettante antologie di poesia. Collaboratore
instancabile di varie riviste letterarie e poetiche
nazionali e internazionali, è anche Direttore
Culturale della Limina Mentis Editore. Sono qui oggi
a parlare della sua silloge Mostri, edita dalla
Limina Mentis nel 2009. La poesia non invecchia mai
e quindi non ha senso dire che di norma si
recensiscono le pubblicazioni più recenti, dato che
ne sono seguite diverse dopo questa.
Mi sono trovato in difficoltà nell'articolare un
discorso critico su questa ampia silloge di poesie
che l'autore ha voluto dedicare ai "Mostri"; niente
di supernaturale o di eroico, tutt'altro. I mostri
che "zitti zitti/ s'avvicinano" (pp. 23-24) a cui fa
riferimento Pozzoni, mi pare di capire, sono nella
nostra contemporaneità, celati, dietro l'angolo e si
concretizzano nelle paure, nelle ossessioni e nella
spregiudicatezza dell'oggi dove le uniche religioni
sono il narcisismo e il consumismo.
La poesia di Pozzoni è vivida, materica, viscerale.
Rifugge la retorica, gli orpelli, per descrivere in
maniera quanto mai metaforica e analogica una realtà
preoccupante, spersonalizzante, che ha perduto ormai
i valori. Ma è anche una poesia altamente evocativa
e poliedrica: pessimista, utopica, delirante,
grottesca, inconsueta. E' tutto questo allo stesso
tempo. Risiede proprio in ciò la ricchezza
espressiva di Pozzoni e la sua continua capacità di
rinnovarsi, di riscriversi, di osservare il mondo da
un'altra prospettiva.
In "Per me, scrivo!" è chiarito il destinatario
delle sue liriche: non il mondo esterno, non la
natura, non la donna amata. Il poeta scrive per se
stesso, egoisticamente: "Per me, scrivo/ immergendo/
i miei mille incubi/ nell'acido muriatico,/
dissodando sogni,/ scaricando rogne,/
disinnescandomi" (p. 26).
Evidente l'intento polemico e critico della poesia
di Pozzoni, quasi "elettrica" come quella dei
futuristi della prima stagione: rifugge il
passatismo, il manierismo e la costumanza retorica e
classica che anche i nuovi poeti continuano a
esprimere con le loro liriche: "denuncio poetiche/
copiate su carta carbone,/ sempre uguali, mansuete,/
innocue, stampate in/ catena di montaggio/ dai
nostri giovani letterati"(p. 27). Pozzoni sta
dicendo che nella poesia contemporanea non c'è
originalità, né sperimentazione e che i nuovi poeti
(o quelli che si auto-nominano così), in fondo non
sono che copie sbiadite di altri poeti che in altri
tempi furono grandi ma la cui poetica, ormai, non è
più attuale e conforme alle inclinazioni dell'uomo
d'oggi. E' una denuncia, è una critica, ma è anche
una perorazione a cambiare, a svegliarsi, a
rinnovarsi, a crearsi un proprio stile. Ecco perché
lui stesso osserva "Nei miei versi/ da coyote
arrabbiato/ non dominano interessi/ a stili
coerenti" (p. 27). E ancora, l'affondo di Pozzoni:
"non me ne/ frega un cazzo" (in "Cinico e bastardo",
p. 33) dove a questi versi segue una lista di cose
che al poeta non interessano più o che forse non
l'hanno mai interessato. Il suo è un percorso
caotico e convulso, un fuggire dalle semplici cose.
C'è posto anche al ricordo in questa silloge:
"Felice adolescenza,/ consumata in risate,/ scherzi
e battute/ […] nelle notti insalubri/ di vodka e
bestemmie" (in "Roaccutan", p. 29)
Ma la poesia di Pozzoni è un panegirico d'analisi
critica e polemica dei nostri tempi, imbevuta di un
leggero drammatismo. Non c'è un modo particolare per
accostarsi ad essa perché il poeta non ha una forma,
né un genere "tipo" dal quale parte: la sua, in
effetti, è una continua sperimentazione dalla quale
nascono costruzioni atipiche e difficili da
immaginare: "tasso/alcolico di nuvole" (p. 37),
stridenti: "camminando scalzo/ tra rose, e carcasse/
di tonni" (p. 42), che hanno perduto un'identità:
"iene senza coglioni" (p. 46) o addirittura che usa
a suo modo l'isotopia del sessuale: "Cazzo,/ sabbia
di luna/ sodomizzata/ dall'asta immota/ d'una
bandiera" (p. 50) che ci obbligano a domandarci se,
leggendo queste poesie, manteniamo ancora saldi i
piedi su questa Terra. Pozzoni ci fornisce in alcuni
tratti un'immagine dissacrante del mondo d'oggi,
fondato sulla religione dell'egoismo e del
consumismo: "la società del disimpegno/ tenuta
insieme, tenuta a bada/ da litri e litri/ di crema
abbronzante e di collagene" (p. 47). E' una società
narcisistica che si copre di una patina protettiva e
che pure utilizza la medicina ricostruttiva per
cercar di mantenere una certa parvenza e di
rifuggire l'invecchiamento.
Nella lunga poesia "Apocalisse" che chiude la
seconda sezione della silloge dal titolo "Chimere",
incontriamo un Pozzoni irruento e sfiduciato, ma
anche debole e privo di speranza che lancia una
minaccia che allo stesso tempo è un desiderio:
"Quando tutto sarà/ finito manderemo all'aria/ 'sto
mondo di merda,/ e tutti i bastardi/ che ci stanno
dentro,/ con la nostra soddisfazione." (p. 82).
Vedremo se Pozzoni ha intuito correttamente quello
che sarà il nostro ultimo destino.
Chi è l'autore?
Ivan Pozzoni è nato a Monza nel 1976. Si è
laureato in diritto con una tesi sul filosofo
ferrarese Mario Calderoni. Ha diffuso molti articoli
dedicati a filosofi italiani dell'Ottocento e del
Novecento, e diversi contributi su etica e teoria
del diritto del mondo antico.
Collabora con numerose riviste italiane e
internazionali. Tra 2007 e 2012 sono uscite varie
sue raccolte di versi: Underground e Riserva
Indiana, con A&B Editrice, Versi Introversi,
Androgini, Mostri, Galata morente e Carmina non dant
damen con Limina mentis, Lame da rasoi, con Joker.
Tra 2009 e 2012 ha curato le antologie poetiche
Retroguardie (Limina mentis), Demokratika, (Limina
mentis), Tutti tranne te! (Limina mentis), Frammenti
ossei (Limina mentis) e Labyrinthi (Limina mentis) e
nel 2010 ha curato la raccolta interattiva
Triumvirati (Limina Mentis). Tra 2008 e 2012 ha
curato i volumi: Grecità marginale e nascita della
cultura occidentale (Limina mentis), Cent'anni di
Giovanni Vailati (Limina mentis), I Milesii (Limina
mentis), Voci dall'Ottocento I II e III (Limina
mentis), Benedetto Croce (Limina mentis), Voci dal
Novecento I II III e IV (Limina mentis), Voci di
filosofi italiani del Novecento (IF Press), La
fortuna della Schola Pythagorica (Limina mentis) e
Pragmata. Per una ricostruzione storiografica dei
Pragmatismi (IF Press); come monografie sono usciti
i suoi: Il pragmatismo analitico italiano di Mario
Calderoni (IF Press, 2009), L'ontologia civica di
Eraclito d'Efeso (Limina mentis, 2009) e Grecità
marginale e suggestioni etico/giuridiche. I
Presocratici (IF Press, 2012).
È direttore culturale della Limina mentis Editore; è
direttore de L'arrivista - Quaderni democratici. In
un'azienda della D. O. è logistico.
* * *
Sangue, sapone e camicie di forza
di Cristina Canovi
con prefazione a cura di Luca Milasi
Limina Mentis Editore, Villasanta (MB), 2010
Collana: Rêverie
ISBN: 978-88-95881-28-7
Numero di pagine: 126
Costo: 11,00 €
Recensione a cura di Lorenzo Spurio
Collaboratore di Limina Mentis Editore
Dracula, Sweeney Todd, Jack lo Squartatore, Burke e
Hare, personaggi terribili, scaltri omicidi,
assassini instancabili che hanno occupato le pagine
di testi letterari e adattamenti anche per la tv. In
realtà più che di "personaggi" si dovrebbe parlare
di "persone" dato che tutti gli illustri citati sono
veri e che la storia ce li ha tramandati attraverso
il racconto popolare, ma anche la letteratura.
Esistenze al limite tra il reale e un mondo torbido,
difficile da indagare, come nel caso di Jack lo
Squartatore della Londra vittoriana come pure i
dissacranti "ladri di cadaveri" Burke e Hare nella
Scozia ottocentesca. La lista ovviamente sarebbe
troppo lunga e per chi fosse interessato a conoscere
qualcosa di più su alcuni di questi efferati serial
killer, può leggere un mio articolo su Sweeney Todd,
portato sulle scene dalla magistrale interpretazione
di Johnny Depp, e uno su Burke & Hare. Mi sento di
aggiungere però un serial killer tutto nostrano,
forse poco conosciuto: la saponificatrice di
Correggio.
Cristina Canovi, con alle spalle la pubblicazione di
narrativa breve dal titolo Favole crudeli (Limina
Mentis Editore, Villasanta, 2008), ritorna con un
nuovo libro di difficile catalogazione in un genere
particolare: Sangue, sapone e camicie di forza. E'
un romanzo, è una raccolta di frammenti, è
un'agenda, ma è anche un saggio di carattere
storico-sociologico e un'attenta analisi su un tema
molto caro a branche quali la Psicologia, la
Psichiatria, il Diritto: la pazzia umana.
Il libro racconta in maniera liberamente adattata
-come osserva la scrittrice al termine del romanzo-
la storia della saponificatrice di Correggio, nome
d'arte di Leonarda Cianciulli (1893-1970), che a
causa della cattiva infanzia vissuta tra dolori,
solitudini, maltrattamenti fisici e psicologici si
trasforma in strega e in potente maga. Non solo. La
sua cattiveria nei confronti del Mondo - forse una
vendetta per i torti e i dolori subiti- si fa
totalizzante e si trasforma in una spietata
assassina: killer di persone deboli e facilmente
assoggettabili, gente del popolo, e poi si diletta a
produrre saponi di varia natura con le carcasse
sciolte in appositi liquidi corrosivi. Il sangue,
invece, lasciato condensare e unito ad altri
ingredienti "naturali" diventa la base per la
produzione di pasticcini da mangiare e da far
mangiare, analogamente al personaggio di Mrs. Lovett
in Sweeney Todd. Ma la Canovi è attenta a chiarire
in più punti del libro la causa principale di tanta
spietatezza nella donna: sua madre aveva previsto
per lei un determinato uomo da sposare, ma lei
rifiutò e sposò un uomo di sua scelta e così sua
madre -anch'essa una sorta di strega- la maledette
annunciandole la morte di tutti i suoi figli. In
realtà molti dei figli di Leonarda Cianculli
morirono e, per mettere fine a questa strage
innocente causata dalla magia e dalla maledizione di
sua madre, decise di uccidere gli altri.
L'intero racconto viene fatto da Ardilia, la serva
della maga di Correggio, che affetta da pazzia
incontenibile - complice le tragiche immagini che ha
dovuto sopportare stando alle dipendenze della
potente assassina - viene rinchiusa in un manicomio,
quelli che oggi definiamo "ospedali psichiatrici",
anche se non è propriamente la stessa cosa. E'
proprio qui che il libro da romanzo si trasforma in
saggio: la Canovi affronta un discorso di carattere
storico particolarmente importante - già nel
preambolo- facendo riferimento alla Legge Basaglia
che, oltre alla chiusura dei manicomi e alla
abolizione di questo genere di strutture, portò a
una serie di novità importanti: "[La legge] ha
finalmente chiarito che l'obiettivo della
psichiatria non è la difesa della società dei folli,
troppo spesso equiparati ad elemento di disordine e
di pericolo, ma la cura dei disturbi mentali,
attraverso una prassi corretta, etica e scientifica"
(p. 8)
Nella parte conclusiva la Canovi riporta la storia
reale di Leonarda Cianciulli, soffermandosi sulle
vicende che contribuirono a trasformarla in un
mostro e al suo processo che si tenne a Reggio
Emilia nel 1946. Segue un apparato bibliografico
sulla figura di questa terribile assassina - segno
evidente che la critica si è molto occupata di
questo caso- e sugli istituti psichiatrici dove
spiccano, tra le varie opere, due libri della
poetessa milanese Alda Merini.
Se da una parte la Canovi ci consegna una storia
realmente accaduta e poco conosciuta, quella di una
sadica, di una assassina spietata della provincia
emiliana, dall'altra ci fornisce però anche il
metodo correttivo (non per lei, ma per la sua serva
Ardilia). Si tratta, però, come spesso accade di un
sistema correttivo insufficiente, incapace a far
fronte ai reali problemi psichici della donna che,
dal momento del suo arrivo alla struttura, verrà
imbottita, placata e alimentata di medicinali che la
terranno vigile ma che contribuiranno a deprimerla
ulteriormente.
Ringrazio Cristina Canovi perché con questo libro è
riuscita a farmi riflettere su vari elementi. Credo,
infatti, che sia questo il compito di ciascun libro.
Chi è l'autrice?
Cristina Canovi è nata a Reggio Emilia. Laureata
in Lettere Moderne a Bologna e in Psicologia a
Cesena, attualmente insegna materie umanistiche
nelle scuole medie. Ha esordito nella collana
Revêrie edita da Limina Mentis con la raccolta di
racconti Favole crudeli, di cui ho scritto una
recensione disponibile qui.
Appassionata lettrice e cinefila, cita tra i suoi
scrittori preferiti Roal Dahl, Richard Matheson, Joe
R. Lansdale, Philip Dick, Rod Sterling, Milan
Kundera, Stephen King, Raymond Queneau, Georges
Perec, Daniel Pennac, Oscar Wilde, Ray Bradbury,
Dino Buzzati, Carlo Lucarelli, Eraldo Baldini. Tra i
registi più amati: Tim Burton, Quentin Tarantino,
Woody Allen, Sam Raimi, Peter Jackson.
* * *
"Le verità donate" di Annalisa Margarino
Angelo, il protagonista del racconto, uomo inquieto
e malinconico, dopo la morte di Lucia, la donna che
l'aveva amato e che, in vita, lo aveva incoraggiato
a lungo a mettersi in ascolto di sé e della sua
verità, ha scelto un luogo privilegiato per mettersi
in ascolto: la Bocca della Verità.
Qui, tra domande e soste esistenziali, osserva i
turisti e ascolta le loro personali verità: la
verità di Tommaso, un bambino spaventato che ha
paura di mettere la mano nella Bocca; la verità
della madre di Tommaso, donna sola e forte; la
verità di un giudice e un avvocato che dialogano con
la verità della madre di un carcerato; la verità di
un religioso senza dubbi; la verità della 'banda
dell'equità'; la verità di un gruppo di traditori.
Ascolta storie e raccoglie verità di vita,
registrando sul suo taccuino personale pezzi di
verità e confidando a Lucia le sue progressive
scoperte.
Trascorre le giornate tra la propria casa a
Testaccio e la Bocca della Verità, in attesa che la
propria verità venga fuori e che, solo alla fine,
potrà scoprire davanti al Tevere. La sua verità è la
vita che non ha mai fatto scorrere, la verità che
Lucia gli aveva sempre supplicato di ascoltare.
Sostando presso la Bocca, Angelo scopre che ognuno
nella vita è 'mendicante di verità' e, al tempo
stesso, donatore di verità. Le verità delle singole
esistenze crescono insieme e nell'ascolto reciproco.
Prima o poi ognuno è costretto a vivere l'impatto
con la propria verità. Il trucco non consiste
nell'evitarla e nel mettersi in fuga, ma nel porsi
in ascolto di sè e degli altri, con un atteggiamento
disponibile e, al tempo stesso, leggero, perché "la
verità è leggera".
* * *
"Un bacio da... 10 anni"
di Raffaele Leggerini
Edizioni Eracle
Pagg. 209
€ 15.00
ISBN: 978 88 96561 36 2
Attraverso questo libro l'autore Raffaele Leggerini
ci porta a conoscenza di una storia giovanile
avvenuta in un liceo nel 1987 i cui protagonisti
sono un professore di nome Alessandro Rivelli ed
un'allieva di nome Chiara Donati.
Tema centrale del romanzo è l'amore celato, velato
ed al contempo irrinunciabile da viversi tra il
maturo professore e la ragazzina appena maggiorenne.
Il tempo scorre inesorabile, ma l'amore è sempre più
inaffondabile; solo il fatto che il professore è
sposato ed ha un figlio pone inizialmente e anche
poi, delle remore all'amore che esplode tra i due.
"Un bacio da... 10 anni": un libro che emoziona,
scritto in un linguaggio giovanile che cattura il
lettore fino all'ultima pagina, fino alla scoperta
di un finale non scontato.
"Un bacio da... 10 anni": un libro moderno, allegro,
scorrevole ed attuale.
Recensione di Sara Rota
* * *
Tommaso Carbone
Niente è come sembra
La
notte del 20 febbraio del 1989 Lucia trova, nel
bagno di casa, i corpi senza vita della figlia
Miriam e del suo fidanzato Francesco. Il referto
medico parla di morte per elettrocuzione provocata
dal cattivo funzionamento di uno scaldabagno e la
polizia chiude subito il caso. La madre di Francesco
è però convinta che la morte dei ragazzi non sia
accidentale. Dopo una serie di contraddittorie
perizie, si rivolge a Max Ferretti, titolare di
un’agenzia investigativa ed ex poliziotto, espulso
dal corpo per aver sparato deliberatamente a un
pericoloso, ma disarmato serial killer. Quando i
corpi vengono riesumati, Miriam presenta una
frattura all’osso ioide… Chi ha ucciso i due
giovani? E soprattutto, perché? Scampando
miracolosamente a un attentato, tra reticenze e
probabili collusioni politiche, toccherà al
consumato investigatore e a Gaia, sua giovane socia,
scoprire i colpevoli e dimostrare che spesso nella
realtà Niente è come sembra.
* * *
"Pensieri Minimi e massime"
Marcuccio Emanuele
Photocity, 2012
ISBN 978-88-6682-240-0
Questa breve raccolta di pensieri non ha, come
spesso accade in opere compilative di aforismi, un
intento filosofico, o sociologico o satirico. Non è
un trattato organico: la sua brevità e la sua
insistenza su pochi temi le danno più l’aspetto di
una serie di annotazioni spontanee, del tutto
casuale ed estemporanea. Il tema centrale della
raccolta è però la poesia di cui l’autore cerca di
definire l’essenza, indagandone, con acuto intuito e
sincero trasporto, le segrete forze generatrici, le
caratteristiche, lo sviluppo, le finalità,
individuando nel compiersi del processo comunicativo
il suo più autentico senso. Pensieri minimi e
massime di Emanuele Marcuccio quindi, lungi
dall’avere obiettivi trattatistici, si presenta
piuttosto come opera a metà fra il manifesto della
propria poetica e un diario interiore, costituendo
un prezioso corollario alla sua produzione
letteraria attraverso il quale è possibile entrare
nell’animo e nella natura più riservata di questo
scrittore emergente per conoscerne tanto gli aspetti
umani quanto le motivazioni artistiche. Dalla
prefazione di Luciano Domenighini Emanuele
Marcuccio, poeta palermitano con alle spalle la
silloge poetica Per una strada (SBC Edizioni, 2009),
esordisce come acuto pensatore ed esegeta della
realtà. In questa raccolta sono contenute
apprezzabili considerazioni sulla vita, la morte, il
dolore e il senso della felicità. Non mancano però
significativi pezzi che si riferiscono direttamente
al campo della letteratura, alla poesia in
particolare, che da sempre è stata declamata come la
forma più pura e sensibile dell’espressione umana.
Dalla postfazione di Lorenzo Spurio
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