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Poesia italiana
Poesia in lingua
Recensioni
In questo numero:
- "Esagramma 41" di Massimo Acciai, prefazione
di Mariella Bettarini
- "La nevicata e altri racconti" di Massimo
Acciai, recensione di Monica Fantaci
- "Sempre ad est" di Massimo Acciai,
recensioni di Liliana Ugolini e Monica Fantaci
- "Un fiorentino a Sappada" di Massimo Acciai,
nota di Sandra Carresi
- "Un fiorentino a Sappada" di Massimo Acciai,
nota di Stefano Gecchele
- "La metafora del giardino in letteratura" di
Lorenzo Spurio e Massimo Acciai, recensione di
Anna Maria Balzano
- "La cucina arancione" di Lorenzo Spurio,
nota di Massimo Acciai
- "Se mi lasci, ti uccido" di Norma Stramucci
- "Dypticha" a cura di Emanuele Marcuccio,
nota di Massimo Acciai
- "Bionda e con gli occhiali" di Luigi
tredici, nota di Massimo Acciai
- "Stati d'amnesia" di Lella De Marchi,
recensione di Lorenzo Spurio
- "Schegge di vita" di AA.VV., recensione di
Lorenzo Spurio
Interviste
Articoli
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La poetica di Massimo Acciai
Luciano Domenighini
L'opera poetica di Massimo
Acciai, squisitamente autobiografica, è percorsa e
dettata da una ineludibile percezione della storia,
dalla necessità di testimoniare su più piani
spaziali e temporali, individuali e corali, la
coscienza dell'esistere, nel proposito di dare alla
vita se non uno scopo, almeno un senso, se non di
svelarne le finalità almeno di annotarne le premesse
e le prospettive, lo svolgersi, gli ambiti e gli
accadimenti.
In lui l'inquietudine per la "vita brevis", la
sottile angoscia per il pur esiguo tempo consumato
nell'attesa, confortato da una speranza che è essa
stessa destino.
Acciai sonda e rompe i limiti temporali
dell'esistenza assegnata dalla sorte e si volge al
passato, facendo di se stesso futuro, e al futuro,
facendo di se stesso passato, figurandosi come
tassello di una immensa struttura cosmica, come
effimero elemento biologico di un meccanismo
evolutivo incommensurabile e millenario.
Il suo dettato poetico è semplice, colloquiale,
gergale, il suo lessico è quello praticato, attuale,
senza aggiustamenti stilistici, senza ricercatezze,
cronachistico, con tutto l'armamentario del parlar
diretto contemporaneo, i modi di dire, le frasi
fatte, l'intercalare, le sigle, le parole straniere
ormai acquisite.
E qua e là, a dare un sapore, a dettare una cadenza
immanente, qualche bagliore di indignazione, qualche
alzata di scudi etica scopertamente ideologica e di
tanto in tanto qualche subitaneo ripiegamento lirico
e poi la commossa vena elegiaca nelle toccanti
liriche in ricordo della madre.
Agosto 2013
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