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Narrativa

La stanza di Massimo Acciai, Tecnostorie di Massimiliano Chiamenti, Il tempo sospeso di Maddalena Lonati, Camera 730 di Maddalena Lonati, Un altro giorno, un'altra mosca, per caso... di Enrico Pietrangeli, Sette racconti al futuro di Paolo Ragni, Il Piano di Daniele Profeti

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Elvira Balestracci, Caterina Bigazzi, Daniel Bosco, Miriam Cividalli Canarutto, Andrea Cantucci, Sonia Cincinelli, Rossana D'Angelo, Elisabetta Giancontieri, Renato Lonza, Manuela Palchetti, Anna Maria Volpini

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici, in una lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua napoletana, esperanto ed inglese

Recensioni

Di amore e morte di Enrico Pietrangeli - recensione di Lidia Gargiulo
Seduti dalla parte del torto di Devil Buio - recensione di Simonetta De Bartolo
Tutta colpa della poesia di Dario De Lucia - recensione di Massimo Acciai

Interviste

Il ruolo del consulente letterario: Intervista a Marco Bazzato
di Massimo Acciai

Domenica - Le volte celesti
 

di Paolo Ragni


In quei giorni bellissimi così farò.
Appena alzata, andrò allo specchio e mi guarderò con attenzione. Mi piaceranno ancora la fronte alta, le orbite appena infossate, le sopracciglia fini, gli occhi grandi, un po' miopi. Chissà perché avrò gli zigomi affilati, il viso triangolare. Sarò stanca, ma non molto, solo un poco.
Certamente uscirò sul presto, sia col tempo bello che sotto la pioggia. Amerò moltissimo pioggerelle e temporali, ma ancor più il sereno. Più di tutto preferirò il tempo mezzo e mezzo, i nuvoloni neri, rossi, grigi, bianchi e viola. Oh! in primavera come si muoveranno inesauribili! si sfrangeranno, si ricostituiranno, formeranno figure sempre nuove. Avrò caro questo cielo, come tutti i cieli che avrò visto, specialmente quelli mai conosciuti. Tutti i cieli che mi sfileranno davanti saranno prediletti, la mattina alle sei, le sette, tutte le mattine, questi firmamenti così lontani dalla insulsaggine di tutti i giorni. Sfoglierò le volte celesti e pronuncerò: "Oggi farò questo, questo e quest'altro: ad esempio monterò su un autobus, entrerò in una fioreria, da un fornaio e mi siederò sui parapetti del lungofiume. Queste cose, e molte altre meravigliose dello stesso genere, io farò".
Le strade saranno asciutte, o bagnate, o appena umide, in questa primavera saranno preferibilmente asciutte, la gente si muoverà piuttosto velocemente per le vie, i bambini correranno a scuola con i loro zaini colorati, i ragazzi più grandi monteranno sugli autobus e pranzeranno nei bar, torneranno a casa alle due, alle tre, alle sette di sera dopo avere studiato con qualche amico. Le strade saranno piene di questa gente, dei mendicanti, degli albanesi, dei terzomondiali in fila davanti agli sportelli della Questura; saranno ingombre, io mi guarderò intorno e vedrò agitarmisi accanto questo brulichio. La primavera sarà fatta così, esseri umani, colori, odori, suoni, la primavera di questo anno di grazia.
Non saprò mai l'ora precisa per tornare a pranzo. Preferirò invece mangiare fuori qualcosa, seduta sui gradini di una chiesa, le panchine di una piazza o piuttosto in un ristorantino greco o cinese. Ci pranzerò con quattro euro, cinque, cinque e mezzo. Terminerò con un grosso gelato bollente, sarà la specialità per concludere il mio pasto etcnico. Farò così, proprio così.
Poi girerò ancora, in bicicletta, motorino, macchina - e poi ancora in autobus, tram, trenino. Guarderò se gli uomini si soffermeranno a sbirciarmi, vedrò di stare attenta a montare sull'autobus o salire le scale di un palazzo o di una torre. Eviterò gli sguardi indiscreti, le pozze, gli ombrelli appuntiti, i cappucci fradici, le richieste di iscrivermi ad un'altra associazione ancora. Farò una corsa alla posta che sta aperta il pomeriggio. Pagherò un vaglia, un conto corrente, qualche cosa che mi porterà a casa libri, dischi, dépliant turistici, foto di bambini che a distanza adotterò.
La giornata andrà avanti così, senza alcun dolore. Proseguirà senza scossoni, strappi o pensieri cattivi. Farò e riceverò telefonate, darò una mano a un amico che starà male, sentirò le persone care, aspetterò che i miei familiari tornino a casa, riescano, facciano la loro vita. Aspetterò fino a che non sarò stanca, così stanca che mi dirò:
"Quanto tempo starò ancora fuori? Quando tornerò? In quale situazione l'umanità comporrà un'altra Sinfonia Quaranta? Quando succederà tutto quel che deve accadere? Quanto aspetterò questo momento?"
Inavvertitamente riprenderò la via di casa, rivedrò i turisti affollarsi intorno Piazza Duomo, le pizzerie si riempiranno di consumatori affamati, ridenti e assetati. Gli avventori diranno molte cose spiritose, io li vedrò occupare i banchi, i tavolini, le sedie dei locali. I più fortunati troveranno posto all'aria aperta, i camerieri infileranno candele accese dentro bicchieri di vetro, fazzoletti di carta colorati sotto ai larghi piatti. Oh quante cose importanti succederanno in quei giorni!
Tornerò quasi stordita da tanti colori, rumori, da tutto l'affetto che mi sentirò intorno. Rivedrò la cancellata, il vialetto d'ingresso, mi parrà di essere al mare. Spingerò il portoncino di vetro sulla destra, di nuovo a destra entrerò in casa e mi metterò a contemplare la luce diffusa del tramonto inoltrato. Anche dentro sentirò il profumo delle onde, il fruscìo dei pini, l'aria di inizio aprile, di maggio inoltrato.
Mi sdraierò sulla poltrona, sul divano, su una sedia di vimini in cucina. Sul tavolino ci saranno alcune briciole come sempre, la caraffa d'acqua, un bicchiere. Berrò perché avrò molta sete e sarò stanchissima. Certa sete, certa stanchezza sembrano non passare mai. Oh quanta sete avrò, quanta debolezza. Andrò al computer, vincerò questa spossatezza facendo un'altra offerta a un'associazione di volontariato. Un giorno per certo tutti questi bisogni finiranno, ogni vuoto, ogni cosa sbagliata. Non ci saranno più cose brutte, né lo smog sulle lenzuola, né i licenziamenti dai grandi magazzini, né la censura politica alla televisione. Quel giorno so io quel che farò: certamente andrò allo specchio, mi guarderò con attenzione e finalmente uscirò un po' meno infelice per strada.

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