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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici, in una
lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i
più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua
napoletana,
esperanto ed
inglese
Recensioni
Di amore e morte di
Enrico Pietrangeli -
recensione di Lidia Gargiulo
Seduti dalla parte del torto di
Devil Buio -
recensione di Simonetta De Bartolo
Tutta colpa della poesia di
Dario De Lucia -
recensione di Massimo Acciai
Interviste
Il ruolo del consulente letterario:
Intervista a Marco Bazzato
di Massimo Acciai
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Recensioni
In questo numero:
Di amore e morte di Enrico Pietrangeli - recensione di Lidia
Gargiulo
Seduti dalla parte del torto di
Devil Buio - recensione di
Simonetta De Bartolo
Tutta colpa della poesia di
Dario De Lucia -
recensione di Massimo Acciai
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Enrico Pietrangeli, Di amore, di morte,
Teseo Editore
Dei
quattro elementi, la terra è quello che si sente di più nella
poesia di Enrico Pietrangeli. Perché la terra? Perché i versi
risuonano del suo camminare e dell’urto di scarpe coi sassi, dei
calci che urtano i sassi e forse anche dei colpi dei sassi
quando arrivano a colpire. Terra, è chiaro, non è la campagna di
Virgilio ma la terra di città, il duro manto di asfalto sul
quale si consumano i nostri passi. Semmai, se terra-terra c’è, è
la terra che il guardiano del cimitero, nell’Amleto di
Shakespeare, accumula intorno al cranio di Yorik. E qui ci
illumina l’esergo. Sono due versi di Tristan Corbière poeta
maledetto che nell’originale francese, grazie all’ambiguità di
termini come noir, creux, vers , comunicano simultaneamente
l’innocenza dell’idillio e il macabro disfacimento della morte;
in traduzione italiana, invece, per rendere i due effetti
bisogna tradurlo due volte (idillico: Lungo il ruscello ombroso
i poeti pescano e il loro cranio profondo è la scatola da versi;
macabro: Lungo il nero ruscello i poeti pescano e il loro cranio
scavato è la scatola da vermi). Il fatto è che Pietrangeli
conosce altri poeti, e coi poeti consacrati la convivenza è
difficile: essi calamitano l’attenzione e le parole, si
impongono alla nostra scrittura a dispetto della nostra
esperienza, che chiede essa pure di diventare testo e parola.
Pietrangeli sembra impegnato proprio in questo confronto, grazie
al quale la sua scrittura ha uno speciale fervore, come se
cercasse un equilibrio fra il tributo ai modelli e l’espressione
di un se stesso che tenta di definirsi, che lo fa dialettico nel
dislettico (parole sue). Tra reminiscenze e citazioni più o meno
programmate ecco apparire Poe, Beaudelaire, Corbière, Verlaine,
Rimbaud, non solo in termini e immagini (verme, indolente noia,
concime, imputridire, negri, porti), ma anche in atmosfere
affini. Il titolo stesso, Di amore, di morte, è il risultato di
un compromesso: Amore e morte, si sa, non solo è il titolo di un
appassionato Canto leopardiano, ma è binomio che attraversa arte
e letteratura dai primordi ai nostri giorni, passando per gli
studi psicanalitici di Freud, che ci ha sistematicamente
dimostrato come Eros e Tanatos siano le due pulsioni di base
dell’esistenza. In questi versi Amore e Morte tornano in binomio
ma si mettono di fianco, non come soggetto ma in un caso
indiretto: Di amore, di morte, il che ha il doppio effetto di
evocare il già noto e di dargli suono più nuovo.
Quelli di Pietrangeli sono versi irregolari nei quali si
intravede non tanto la ricerca di armonia o di una qualsivoglia
regola, quanto la volontà di dare consistenza all’esperienza
presente e prendere le distanze dal passato, quasi a salvarsi
dal doppio rischio di uno stantio ricordare o di annegare
nell’oblio una parte di noi. Una scrittura così è, dunque, anche
prova di digestione in corso, passaggio di ricordi attraverso le
viscere. Ma intanto non si perde d’occhio il presente con Al
futurismo digitale, Adrenalina, Carta Kodak, Serial tv, appunti
più che sintesi e più che assaggi, già strutturati sebbene in
attesa di più attento spessore. In attesa di altra vita; mai
nuova, ma almeno rinnovata, si dice in Natale
Lidia Gargiulo
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Autore: Devil Buio
Titolo Libro: Seduti dalla parte del torto
Casa Editrice: Edizioni Clandestine
Anno Edizione: 2005
Codice ISBN: 88-89383-17-8
Pagine: 137
Prezzo: euro 9,00
La variegata quotidianità del vivere di una delle tante
periferie del mondo, realisticamente rappresentata, assunta come
scenario di una vicenda scopertamente e volutamente paradossale:
un manipolo di cittadini di Borgoduro, in testa alcuni ex
calciatori della Borgoduro United, si ribella, sedendosi “dalla
parte del torto”, all’arroganza e allo strapotere degli United
States of America. Intelligentemente e con perizia l’autore
fonde i due piani del reale e dell’immaginario, alimentando, in
un ben dosato crescendo, la curiosità e l’interesse del lettore,
al quale è somministrata in piccole dosi, attraverso
l’essenzialità dei giudizi della gente comune, una disamina
quanto più possibile imparziale delle principali tappe
dell’evoluzione storico-politico-culturale, sindacale e sociale
dell’Italia dal dopoguerra ai giorni nostri e dei tanti aspetti
negativi ad essa connessi, quali: trasformismi, affarismi,
opportunismi, “L’opportunismo sta all’uomo come le carogne agli
sciacalli”, accentramenti verticistici del potere, occultamenti
di verità su paradisi comunisti, servilismo nei confronti
dell’ormai unica superpotenza, ecc. E, nel resto del mondo?
Arbitrarietà d’interventi armati degli USA, fiacchezza dell’ONU,
calcoli economici anteposti alla difesa dei diritti umani (ad
es. Caso Cina), incalcolabili danni prodotti dal liberismo, dal
terrorismo e dal razzismo, ecc., gettano cupe ombre sui rapporti
internazionali. In ideale contrapposizione, il ricordo dei
sacrifici dei partigiani per la libertà e la democrazia, delle
lotte operaie degli anni ’60, dello strappo da Mosca di
Berlinguer, dell’opera “bella e mal gradita”, da tanti, di Mani
Pulite, e, come momento operativo, nell’immaginario s’intende,
la simpatica e paradigmatica rivolta di Borgoduro, guarda caso
capeggiata da ex partigiani, ex antifascisti, ex anarchici, che,
finalmente, “tirano fuori le palle”. Momento liberatorio, ma non
trionfalistico per l’autore, che, attraverso un malcelato
pessimismo, scevro da illusioni troppo facili, auspica
un’ipostasi dei suoi, ma, in effetti, della stragrande
maggioranza dell’umanità, desideri di un mondo diverso, di un
ordine morale e civile, di un rinvigorimento della tensione
ideale, di una riscoperta dell’onestà intellettuale,
dell’autonomia di giudizio, basi indispensabili al dialogo e
all’avvicinamento delle singole persone e delle Nazioni.
Un libro, ricco di simpatici bozzetti di vita paesana, di
personaggi spontanei e veri, che si legge con interesse, che
spinge il lettore, stanco da tempo delle sofisticate ed
incomprensibili analisi di politologi, spesso prezzolati, ad
interrogarsi, a riflettere sul passato e sul presente.
Un libro che ripropone l’originalità della struttura narrativa
di Ucciderò Gianfranco Fini (Ed. Il Foglio, 2004),
adottando, però, un linguaggio più sorvegliato e un umorismo
meno pungente.
Simonetta De Bartolo
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“Tutta colpa della poesia”
di Dario De Lucia
Ideato, scritto e diretto da Dario De Lucia
Musiche di Paolo Convertito
Introduzione alle poesie: Alessandra Aggressore
Voce recitante: Dario De Lucia
Prodotto da Dario De Lucia
Official web site:
www.progettodaem.it
Contatti:
info@progettodaem.it
Da un’idea del poeta napoletano Dario De Lucia, di cui i nostri
lettori hanno potuto leggere diverse liriche (in napoletano ed
italiano) sulle pagine di Segreti di Pulcinella, un elegante
cofanetto comprendente un cd ed un libretto; l’idea ci è parsa
interessante e meritevole di essere segnalata. Le undici poesie
contenute nel supporto cartaceo e digitale sono tutte di
altissimo livello, attingendo ad un autobiografismo carico di
sentimento ma senza scadere nel rischio sempre presente del
luogo comune, del banale. L’opera è soprattutto un omaggio del
poeta stesso alla Poesia, come dichiara nell’introduzione,
fedele compagna che sa portarlo “in strade che nessuno conosce”
per fargli scoprire – a lui e ad i suoi lettori – “cose viste
mai”, attraverso gli immancabili sacrifici che la scrittura, la
parola, richiede a chi la usa a fini artistici. Con questo senso
di scoperta, e di profondo rispetto, addentriamoci nel mondo
poetico di questo giovane autore molto promettente.
Massimo Acciai
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