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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici, in una
lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i
più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua
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esperanto ed
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Un tempo lontano, di secoli fa,
ogni essere umano che non fosse un re,
viveva sperando che, nell'aldilà,
ci fosse una Terra che ancora non c'è.
Dicevano i preti, che tutti i perché
sarebbero stati svelati laggiù
e che in questo mondo era giusto, che i re
tenessero i popoli in schiavitù.
Fu un'epoca di violenza,
e inutili crudeltà,
di ipocrite religioni
vissute senza pietà.
La scelta dell'obbedienza
fu l'unica libertà
concessa dai suoi padroni
a tutta l'umanità.
Non c'era una nuova Terra
neppure nell'aldilà.
In un bel paese, di secoli fa,
sfidando la chiesa di chi torturò,
qualcuno si chiese: qual'è la realtà?
e a un tratto la Terra, per sempre, cambiò.
Dal suo isolamento il sapiente parlò,
del suo sentimento di umana pietà,
e in mezzo alla gente, vivendo, lottò
per riconquistare la sua dignità.
Fu un'epoca di speranza,
di nuova interiorità,
di estasi religiose,
ma anche di verità.
I sogni di fratellanza
diffusero sempre più
ipotesi contagiose
sull'Uomo e le sue virtù.
Apparve una nuova Terra
che non svanirà mai più.
Sembrava ormai certo, che quel bel paese
avesse scoperto la serenità
di un uomo che affronta ogni sorta di offese,
ma che non rinuncia alla sua libertà.
Allora ogni artista tornò ad inventare
e a vivere ancora, con spontaneità,
un modo diverso di rappresentare
i simboli eterni dell'antichità.
Cercare una nuova Terra
è un modo per dire basta,
ad ogni viltà violenta,
al culto dell'ignoranza.
Chi esprime una nuova Terra
possiede una patria vasta,
estesa a chiunque tenta
di estendere la speranza.
Noi, siamo la nuova Terra
che appare laggiù, in distanza.
Un tempo lontano, di secoli fa,
più d'un viaggiatore l'Oceano varcò,
e quando alla fine fu giunto al di là,
gli apparve una terra mai vista, e sbarcò.
Un nuovo orizzonte ad un tratto si aprì,
mettendo di fronte diverse realtà.
Sembrava che fosse iniziata così
un'era infinita di prosperità.
Invece fu inaugurata
di nuovo una guerra santa,
nel nome del dio dell'oro
e della follia che incarna.
Di nuovo fu conquistata
la terra di chi non conta,
le vittime di coloro
per cui la ricchezza è un'arma,
ed anche una nuova terra
assunse una vecchia forma.
Perfino ai confini di un certo paese,
i bei sentimenti di umana pietà
lasciarono il posto a invasioni e contese
con altre nazioni, e con altre città.
Eppure, anche adesso, in un cuore sepolto
in fondo ai rancori dell'Umanità,
rimane in attesa, affinché sia raccolto,
un fiore al cui interno la Terra vivrà.
Viaggiamo da sempre sul bordo di abissi
rischiando che il dio della crisi ci inghiotta.
Viaggiamo da sempre e non siamo arrivati
neppure di un passo lontani
dall’aspetto di noi che più odiamo,
neppure di un passo vicini
a incontrare davvero chi siamo.
Metropoli piene di statiche folle
che corrono ferme inseguendo le orme
di chi più guadagna profitti fittizi
percorrono un senso che porta
a negare qualcosa di sé.
Respiri di vento al galoppo su spiagge
di sabbie disperse e rossori di nubi,
tramonti su corpi di voglie diverse
si svegliano immersi in un mondo
che va verso un vuoto apparente.
Con sorrisi dipinti sui volti,
e serate riempite di noia
invochiamo dal dio degli ascolti
più violenza spacciata per gioia.
Pianeti brillanti su ventri affamati
riempiti di vuoto e comete apparenti
di sangue che cadono in fondo a esplosioni,
se un corpo a un ordigno si sposa
per grazia del dio del denaro,
sono corpi celesti rimossi
dai confini mentali che abbiamo,
da rinchiudersi senza rimorsi
negli affari di un luogo lontano.
La guerra era un gioco che rende.
L’amore era un’arte in ribasso.
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