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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici, in una
lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i
più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua
napoletana,
esperanto ed
inglese
Recensioni
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Enrico Pietrangeli -
recensione di Lidia Gargiulo
Seduti dalla parte del torto di
Devil Buio -
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Tutta colpa della poesia di
Dario De Lucia -
recensione di Massimo Acciai
Interviste
Il ruolo del consulente letterario:
Intervista a Marco Bazzato
di Massimo Acciai
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Ti ho osservato invecchiare in questa stanza,
gli occhi hanno perso la luminosità della giovinezza, i capelli
iniziano a diradarsi, eppure tu non ne sei consapevole. Io sono
stato spesso cinico nel fartelo notare, ma tu non te ne curi. Da
tanto ormai sei chiuso nella tua dimensione priva di tempo, e
forse gli altri in fondo invidiano questa esistenza così leggera
che ripudia le regole degli uomini e di Dio. Ieri, come sempre,
hai confuso tuo fratello con tuo padre, e nel calore del saluto
c’era la sottile crudeltà involontaria dell’ingenuo spettatore
che legge nei volti altrui gli anni che scorrono. Quante volte
ho assistito impotente alle inutili spiegazioni disperate che ti
hanno propinato i familiari, quanti psichiatri ho visto
susseguirsi fra queste mura, lo sguardo severo e la stilografica
veloce, per poi andarsene rassegnati davanti ad un caso
irrisolto, quante parole sprecate ho ascoltato dissolversi nei
tramonti violenti, quante pastiglie inefficaci ho guardato
trangugiare. Solo da qualche mese, finalmente, sembra che le
torture siano finite, è giunto il tempo della serena
accettazione, la tua famiglia ha smesso di illudersi in un
miracoloso recupero della tua memoria, dopo infiniti tentativi
falliti hanno capito che possono amarti anche per quello che
rimane di te, sarebbe puro egoismo accanirsi contro la tua mente
sospesa. La tua memoria c’è, è intatta, ma si interrompe
bruscamente a venticinque anni fa, da quel momento le giornate
si sono accumulate senza lasciare traccia, vivi in una terra che
non conosce il presente e non sogna il futuro. Ogni volta che
qualcuno ti parla, le sue frasi svaniscono, ti attraversano
senza trovare riposo nella tua coscienza, ogni istante non ha
seguito, perché la tua vita ricomincia incessantemente da un
punto zero e non procede nell’angosciante linea retta senza
ritorno che viene tracciata per ogni essere. Ti fai beffe del
ticchettare dell’orologio, per te non ha significato. Hanno
detto che sei del tutto privo di memoria a breve termine dopo il
trauma di quell’incidente, ma la spiegazione è troppo
semplicistica, nessuno ha trovato sinora una ragione accettabile
a questa tua sindrome. Gli specialisti hanno fatto sfoggio di
termini incomprensibili per mascherare la loro perplessità, sei
uno strano fenomeno da baraccone che ha ispirato molti saggi e
fatto guadagnare tanti soldi a chi è incapace di guarirti. Da
cinque lustri sei in attesa dell’appuntamento che ti aveva dato
la tua fidanzata, continui a prepararti con cura per andare a
prenderla alle sette di un eterno domani. Il profumo dei
gelsomini inseguiva la tua cabriolet gialla, i capelli ramati di
lei svolazzavano scomposti trattenuti appena dal foulard salvia,
il suo sguardo curioso era celato dietro gli occhiali neri da
diva mentre osservava sfrecciare i giardini curati e le ville
liberty. Vi sareste dovuti trovare il giorno dopo per
controllare insieme un pezzo di quella tesi che non terminavi
mai, lei era sempre prodiga di validi consigli che ti elargiva
con l’affetto rassicurante che una madre riversa su un figlio un
po’ discolo, e tu l’assecondavi facendoti bambino. Per salvare
un dalmata che ha attraversato all’improvviso quell’appuntamento
non c’è mai stato, il suo ultimo incontro è stato con la Grande
Falciatrice e il tuo con un pomeriggio che non si allontana.
Forse i dottori non capiscono una realtà semplice, il troppo
amore per quella ragazza dalla pelle lentigginosa ti ha fatto
ostinatamente rifiutare una vita che non riesci a rendere, e
così la trascorri senza saperlo per non fare un torto alla
fidanzata con cui avresti voluto dividerla. Allora avevi la metà
degli anni ed un futuro con cui giocare, oggi sei un
cinquantenne che indossa ogni giorno un vestito di lino fuori
moda per andare a prendere Rachele, le vuoi far piacere
mettendoti il suo completo preferito, ma non ci sarà nessuno ad
aprirti la porta. Ogni volta che tuo fratello ti ha spiegato la
situazione ti sei sconvolto per un istante, e subito dopo hai
dimenticato ogni cosa. Hai vissuto quella rivelazione centinaia
di volte, finché si è arreso ed ha smesso di farti male
inutilmente. Passa le serate a leggerti libri che non ricorderai
mai e a raccontarti le sue giornate per colmare un vuoto che lo
spaventa e non riesce a concepire davvero. Ad ogni istante fai i
conti con un progresso che si scavalca veloce, ti sorprendi
davanti ai DVD e ai microonde, ma fra un attimo la tua
incredulità per quello che ieri non esisteva si rinnoverà. Non
puoi fare nulla, qualunque azione ti è preclusa, perché la
dimentichi mentre la compi e ti guardi attorno smarrito alla
ricerca di una spiegazione che non ti sarà di nessun aiuto.
Talvolta sei buffo con quegli occhi cielo che si sgranano per
una rivista che non sapevi d’avere in mano, per un bicchiere che
rimane a mezz’aria scordando di portarlo alla bocca, per un
parente che saluti ogni cinque minuti non capendo che è nella
stanza da un’ora. Non riconosci le ragazze bionde che vengono a
trovarti, le scambi sempre per amiche di Rachele, non capisci
che sono solo le tue nipoti cresciute; le ho sentite spesso
bisbigliare che forse dovrebbero abbandonarti in una casa di
cura, ma non do peso a delle parole pronunciate da tumide labbra
adolescenti. Ti piacciono le canzoni moderne che ti fanno
ascoltare, ma non riesci mai ad impararle per canticchiarle.
Oggi hai detto per l’ennesima volta a tuo fratello-padre che
stai davvero terminando la tesi, gli hai assicurato che non ci
saranno altri contrattempi, finalmente ti laureerai in filosofia
e subito dopo scriverai il libro per il quale stai prendendo
appunti da sempre. Lui ti ha rivolto un sorriso benevolo e
triste per quella toga che non indosserai mai e ti ha stretto le
mani commosso. Cerca spesso il contatto fisico con te, trova in
quello scambio di calore il conforto che gli è precluso dalla
tua mente inceppata, e si illude che almeno di quegli abbracci
rimanga traccia nella tua anima sospesa. Ha pianto sovente per
quel fratello che ha perso anche se gli è sempre accanto, e
nelle notti di peggiore sconforto ha pensato che sarebbe meglio
una tomba da onorare, ma poi il primo raggio di sole l’ha fatto
vergognare di quell’idea. Talvolta la tua totale mancanza di
memoria è stato un vantaggio per lui, gli ha consentito di
essere visceralmente sincero come mai è stato con nessun altro,
gli ha permesso di confessarti che tradisce da anni la moglie
con la sua migliore amica, ti ha raccontato le scorrettezze
perpetuate verso gli amici, ti ha confidato la truffa che ha
ideato, e sa che tu non potrai giudicarlo perché le sue parole
torneranno all’aria senza mai aver avuto un peso. No, non è un
uomo integro tuo fratello, ma tu non lo sai, come non sai che
tutta la sua riserva d’amore è dedicata a te, la sua parte
migliore è votata alla cura dell’unica persona che non potrà mai
ricambiarlo. Tuo fratello per te non esiste, non riesci a
riconoscerlo così invecchiato, nei tuoi ricordi ibernati è
rimasto il giovane scanzonato che cambiava una ragazza a
settimana e suonava la chitarra senza talento, ora gli doni
l’affetto smemorato di un figlio, ma per lui è comunque un bene
prezioso. Il glicine qua fuori è cresciuto a dismisura nei
lunghi anni della tua malattia, si è ritorto sempre più
fittamente attorno al pergolato, ed il suo profumo si è fatto
più invadente ad ogni primavera; le sue note stucchevoli
sembrano essere l’unica cosa in grado di ridarti per un istante
l’aspetto che tu pensi d’avere, quando lo odori gli occhi
tracimano di gratitudine e brillano di una luce giovane, riempi
i polmoni e sorridi appagato riacquisendo un’espressione che le
rughe ti hanno tolto e almeno per poco la tua età virtuale
coincide con quella reale. Poi tutto torna come prima ed il
divario di quei venticinque anni inutili sembra ancora più
stridente. E’ bello sentirti parlare della tua giovinezza immota
che non scolora, dai l’illusione che il tempo si possa arrestare
a piacimento, ma poi il racconto ti rimane all’improvviso
bloccato fra le labbra dischiuse e la cruda realtà si
riappropria del suo ruolo, e ogni sogno svanisce senza lasciar
traccia. Io assisto a tutto questo giorno dopo giorno, ogni
giorno identico al precedente. Tu non soffri, ma neppure
gioisci, la mancanza di coscienza di te nel tempo ti priva di
qualunque emozione, perché nessuna può sedimentare abbastanza a
lungo, il tuo stato mentale assomiglia a tratti al nirvana, ma
non so quale folle potrebbe davvero invidiartelo. A volte mi
guardi con aria perplessa, sembri capire, sembri sul punto di
scavalcare quella linea che ti separa dal mondo per
riappropriarti della tua identità, ma è solo un attimo, una
fugace illusione; non capisco se sia la tua malattia a ghermirti
di nuovo o se sia il tuo modo ottuso di difenderti da una
situazione che non vuoi accettare. Quando rimaniamo soli tu ed
io in questa stanza in cui tanti passano, quei momenti si fanno
più intensi e prolungati, ma non posso far nulla per aiutarti.
Mi limito come sempre a metterti di fronte il tuo gemello
mancino, sovente allunghi la mano e lo tocchi incredulo, strizzi
gli occhi e inclini la testa pensieroso, e il contatto con
quell’immagine deteriorata dagli anni sembra ustionarti, chiudi
le dita all’improvviso e neghi col capo. Torni a sederti, e
chissà dove ti conducono i tuoi pensieri frammentari, forse
ancora e sempre al tuo amore perduto, a quelle giornate leggere
di responsabilità, a quella tesi interminabile, alle note
sgraziate del tuo fratellino nottambulo, ai sogni di una
gioventù interrotta. Ti ho visto invecchiare riflesso in me,
sprecare i tuoi giorni, e vorrei essere uno specchio magico da
fiaba per restituirti il tempo andato o almeno farti vedere ciò
che ti aspetti. Non posso, continuerò a mostrarti lo scempio del
divenire finché un giorno non ci sarà più un domani. Ed allora
andrai a quell’appuntamento alle sette e stringerai di nuovo la
tua amata dalla fulva chioma.
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