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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici, in una
lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i
più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua
napoletana,
esperanto ed
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recensione di Massimo Acciai
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Intervista a Marco Bazzato
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Venerdì - Tappi di
bottiglia
Quando morirò farò così.
Per prima cosa andrò a guardare cosa stanno facendo le mie
persone care, ma non subito, sennò potrei dispiacermi. So che
vedere gli altri che ridono, che piangono o se ne disinteressano
non fa mai piacere. Così aspetterò un po' di giorni, il
necessario per superare le mie difficoltà iniziali. Mi recherò
dai pochi parenti, dagli scarsi amici, dai moltissimi conoscenti
e guarderò cosa faranno. Penserò che non si saranno accorti di
niente, almeno la più parte di loro, mentre di me ancora
qualcuno parlerà, magari per poco. Sarà curioso ritrovarsi
vicini i colleghi di lavoro, cui avrò dato un sacco di noia
prima di andarmene all'altro mondo. Il massimo che faranno sarà
mandare una raccomandata, un telegramma, quei pochi che ci
terranno. Discuteranno a lungo se far pagare all'Amministrazione
il telegramma, gli annunci sui giornali, la corona di fiori - o
pagare tutti quanti di tasca propria, o far pagare tutto al
circolo ricreativo cui però non sono tutti iscritti. Per il
resto credo che avranno detto, il primo o il secondo giorno,
frasi tipiche quali "vanno via sempre i migliori" e così via,
osservazioni che fanno ridere a crepapelle anche se si è tristi
da morire. Dopo che avranno detto questo, saranno rimasti lì per
lì un po' mesti e poi la sera saranno finalmente usciti a
mangiare una pizza. La domenica andranno a fare una scampagnata,
se sarà una bella giornata, sennò staranno a stirare i panni, le
colleghe, e tutti quanti andranno al cinema il pomeriggio, o
allo stadio, o a guardare la televisione se proprio sarà inverno
e il tempo non inviterà a uscire.
Mi piacerà invece osservare in silenzio le persone care.
Resteranno silenziose un po' più a lungo, capiterà loro di
ricordarsi delle mie frasi sgangherate, delle mie mani, dei
capelli troppo lunghi, degli occhiali e di tutte le
cianfrusaglie che mi sono sempre portato dietro. Particolarmente
impazziranno per i dischi, i libri, per tutte quelle cose che
crederanno ancora mi interesseranno. Non me ne interesserà
niente, ma proprio niente di niente. Spierò i loro sguardi
incerti, quando diranno:
"A lui non farà piacere dare via questi libri" o "tutti questi
dischi cosa ne facciamo?"
Fortunatamente daranno via quei miei vestiti comprati dai cinesi
e così si saranno levati lo scrupolo - ci sarà, nei pressi dello
stadio, ancora il cassonetto per la Caritas, qualcuno ci andrà
per certo, un po' sbuffando, ma ci andrà. Appoggerà il piede
sull'apposito pedale, il coperchio si aprirà, rovescerà tutto
dentro nei sacchetti di plastica ben chiusi. Se poi non saranno
ben chiusi, sarà esattamente lo stesso.
Darò una mano agli eredi a compilare la dichiarazione dei
redditi. Il modello 730 sarà notoriamente una seccatura, come
tutto quel che ne conseguirà, ma io darò una mano sul serio,
intanto avrò messo insieme tutte le ricevute, le spese, ivi
comprese quelle funerarie, e tante altre cose, anche le spese
per le medicine degli ultimi giorni, gli scontrini della
farmacia. In un inserto di plastica avrò messo tutte le altre
detrazioni e deduzioni, le erogazioni liberali, le donazioni
alle ONLUS e tutto il resto. Sarà un buon lavoro. Vedrò la
faccia soddisfatta di qualcuno che inanellerà sulla calcolatrice
tutti i soldi di rimborso delle spese mediche e funerarie.
All'Agenzia delle Entrate non ci andrò, invece, perché quelli là
mi sono sempre stati estremamente antipatici.
Andrò anche, dopo qualche settimana dalla dichiarazione dei
redditi, a farmi lunghe ariose passeggiate. La città assumerà
una veste strana, certo molto diversa, e non perché mancheranno
i turisti, il sole, le ragazze seminude e le bottiglie di birra
in Piazza Duomo; ma perché, dopo morti, cambieranno un po' tutti
i colori, specialmente per me che non ho mai visto bene il
verde. Tutto sarà certamente più colorato e più sfumato, non
riuscirò a spiegarlo, ma le luci saranno come nei sogni, o come
un caleidoscopio, o come un gioco di ombre cinesi. Tutto sarà
diverso, sarà come certi cespugli di capelli ricci tenuti da un
fermaglio rosso, o come gli occhioni trasognati di un bambino, o
una poltroncina del Conservatorio tra un brano di musica e
l'altro. Sarà come in attesa di qualcosa in procinto di
accadere. Somiglierà ai salvaschermo dei PC o agli effetti
grafici dei software di musica. Si avvicinerà a cose mai viste.
La città assumerà finalmente una veste estiva, domenicale, di
tardo pomeriggio - quando le persone stanno per andare a cena,
ci sarà un'aria un po' stanca, di festa, ma anche di giusto
riposo. I negozi un po' aperti un po' chiusi, i ristoranti mezzi
vuoti. Quest'aria incerta mi accompagnerà per un bel periodo,
non finirà facilmente e lascerà strascichi anche dopo esaurita,
quando le scuole riapriranno e con loro le prime piogge e i
primi stendini ingombri di panni nella casa che sarà stata mia.
Vedrò le lenzuola bagnarsi sui fili in terrazza e nessuno le
rimetterà dentro, i sacchi di nailon con le bottiglie da gettare
nei cassonetti del vetro. Continuerò a spiare gli altri,
confiderò che nessuno mi vedrà e potrò così i giorni più tiepidi
appisolarmi sull'erba dei giardini, non stare con l'orologio a
guardare se e quando arriva il guardiano a chiudere i cancelli.
Non starò più a perdere tempo dietro agli orari, dei negozi,
degli uffici pubblici, dei pranzi e delle cene, del lavoro -
specialmente del lavoro. Non avrò bisogno di dormire, ma
comunque dormirò molto, mi riposerò, silenziosamente,
borbottando appena qualche parola nel sonno. Il sonno non sarà
inquieto, ma solo un po' disturbato dai ricordi, dai sogni, da
quest'attesa che non avrà mai fine. L'attesa di qualcosa, di
qualcuno, di Qualcuno; l'attesa che qualcosa cambierà, prima o
poi ma cambierà. Nei sogni appariranno molti piccoli oggetti
quotidiani, le riviste cui ero abbonato e cui non sarò più, una
pianta di ribes rosso trapiantata poco prima di morire, un
barattolo di vernice rimasto socchiuso e già muffito perché
l'aria ci sarà entrata dentro.
Questa attesa sarà più insistente andando avanti nel primo anno,
la sera tardi, d'autunno, quando pioverà e la gente si rintanerà
a guardare i film in tv, a leggere a letto, a fare l'amore. Mi
sembrerà strano aver avuto voglia in vita di fare queste cose,
adesso che non ne farò nessuna.
Passerò il tempo, in definitiva, a guardare gli altri, a vederli
sorridere, piangere, alzarsi svogliatamente, sbattere la mano
sopra la sveglia, protestare che le cose non andranno bene,
dirsi parole tenere. Saranno queste tenerezze a tenermi desto,
sorriderò alla gente che si amerà, che sarà felice, che dirà
cose felici. Sarà come vedere una manifestazione dalla finestra,
o da lontano i fuochi di artificio. Vedrò tutti questi bambini,
queste mamme, i turisti accalcarsi davanti ai musei, mi chiederò
se sarò mai stato come loro, se avrò passato anch'io giornate
così. Di sicuro me ne ricorderò più d'una, mi rammenterò di
averle vissute male inutilmente, arrabbiandomi un'infinità di
volte. Ma rivedrò anche certe magliette colorate dei miei figli,
un palloncino viola portato da una mostra e tante altre cose del
genere. Oh, quante cose vedrò! Sarà tutto un vedere, e così
lentamente mi smemorerò, non saprò più se quel che vedrò sarà un
ricordo un sogno o cosa del momento, perché vedrò tutte queste
cose insieme. Mi sembrerà di guardare la televisione o di
assistere ad un programma in un'altra lingua. Saranno tanti i
programmi stranieri, eppure li guarderò. Qualcuno mi penserà
insolente, o curioso, a vedere i bimbi mettersi i calzettoni o i
vigili guardare l'ora di andare via. Anch'io aspetterò che il
tempo passi. Il tempo passerà, senz'altro, specialmente quando
starò a guardare le persone care che ricominceranno la loro
vita, un po' mesta ma sempre vita. Mi metterò in un angolino e
li starò a guardare e la notte, di nascosto, darò loro un bacio,
a tutti. Vedrò i loro visi scrollarsi un poco, chi muoverà una
mano, chi farà un segno di insofferenza, chi si tirerà su le
lenzuola, tutti in qualche modo si accorgeranno che qualcosa o
qualcuno è passato. Certo i miei un po' si infastidiranno se
farò loro visita troppo di frequente, così mi limiterò a scarsi
momenti, sempre brevissimi, a pochissime parole sussurrate, a
timidi baci sulle guance, a carezze sfiorate sui capelli.
Quando tutte queste cose saranno passate, dirò finalmente di
avere saldato una parte dei miei doveri. Allora, se me lo
concederanno, potrò essere rondine, rondone, balestruccio o
qualche altro uccello, ce ne saranno tanti in quei giorni! anche
quelli mai visti prima. Sarò pesce del mare, dei fiumi o dei
laghi dell'Appennino, uomo, donna, giovane o nascituro, vecchio
in camerata d'ospedale o mamma in procinto di partorire. Sarò
cielo, vento, aria e sole, sarò queste cose, sarò le stelle del
nostro emisfero e di quello australe, sarò cielo e terra e sogni
pensieri speranza. Sarò anche bellissimo, senza schegge e senza
scorie.
Così sarò veramente dappertutto, senza dolore malinconia
rimpianti o tristi pensieri. Lentamente finirà l'oscuro
desiderio di vedere vivere gli altri, questo umano sentire che
mi avrà immalinconito i primi tempi della mia morte. Starò loro
accanto per il solo gusto di voler loro bene, darò loro un po'
d'aria nelle giornate di smog, un po' di sole al mare o in
montagna, un po' di silenzio quando il frastuono sarà
insopportabile. Il frastuono non sarà più ossessivo, al massimo
un'eco importuna, niente più. Sono tante le cose importune,
finiranno così come sono venute, portate via dall'acqua, dal
vento, dalla musica. Allora avrò pace, tutti avremo pace e
potremo rimetterci a lavorare sereni. Ringrazierò d'avermi dato
tutto questo, come i fili d'erba quando spuntano al sole. In
primavera, nei prati, l'erba tornerà fresca e vaporosa, non vi
giaceranno sopra le cose brutte di ogni giorno, vecchi giornali
fradici, cicche, tappi di bottiglia, sarà sempre mattino. In
questa lunghissima primavera lavoreremo intensamente a ripulire
ogni angolo, senza stancarci mai, anticiperemo trepidanti il
momento in cui tutto sarà finalmente a posto. Così sarà, senza
più ulteriori indugi, sarà così, come quando si chiede scusa o
quando di maggio si cena all'aperto.
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