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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi in prosa inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Figli col
turbo e figli in pattumiera di
Giuseppe Costantino Budetta,
L'anello di
Giuseppe Costantino Buretta,
Mario di
Antonio Carollo, Il
viaggio di Antonio Caterina,
Anche i cani hanno
un'anima di Antoine Fratini,
Intervista scoop
di Marcellino Lombardi,
L'America di
Misha, America
di Paolo Ragni, New
York! di Paolo Ragni
Poesia italiana
Poesia in lingua
Recensioni
In questo numero:
- "I passi dell'anima" di Dulcinea, nota di
MassimoAcciai
- "Ma io ti vedo" di Marinella Ioime
- "Nora Daren: Il corpo, il suo supplizio" di
Maria Rosaria Cofano, nota di Enrico
Pietrangeli
- "Cronache di attori di un teatro distratto"
di Francesco Ferrante, recensione di Emanuela
Ferrari
- "Tante notti a camminare" di Enzo Di Ganci,
recensione di Emanuela Ferrari
- "Cocktail Poesie e Pensieri" di Gaetano Toni
Grieco, recensione di Emanuela Ferrari
- "Oltre il cielo dei giusti" di Simone Sutra,
recensione di Paolo D'Arpini
- "L'uomo dei piccioni " di Salvatore Scalisi
- "La ragazza della tempesta" di Fabrizio
Valenza
- "Nel buio delle tubature" di Alessio
Pollutri
- "Alvar Mayor (Maestri del Fumetto #38)" di
Carlos Trillo e Enrique Breccia
Interviste
Dulcinea
intervista a cura di Massimo Acciai
Riccardo Burgazzi
intervista a cura di Alessandro Rizzo
Incontri nel giardino
autunnale
Saggi
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Che fortuna un viaggio gratis di
tre giorni a New York! Un'incredibile offerta del
datore di lavoro di Alessandro per lui e la sua
famiglia, Francesca sua moglie e la bambina Irene.
Partenza da Roma Fiumicino presto, già nel
pomeriggio a New York, approfittando del fuso orario
ci sarebbero stato molte ore a disposizione lo
stesso giorno della partenza. Ma, appena montati in
aereo, Irene si sente male.
"C'è qualcosa che non va" osserva Francesca "la
bambina è rossa in viso. La fronte scotta".
"Cos'hai, Irene?" chiede Alessandro.
"Mi brucia la faccia" risponde Irene, che ha solo
cinque anni.
Alessandro e Francesca scuotono la testa.
"Speriamo sia un po' di mal d'aria" dice Alessandro
"Anche a me pare di non sentirmi bene. Forse l'aereo
non è sufficientemente pressurizzato. Anzi, mi pare
quasi che faccia male la testa anche a me. E mi
fischiano un po' gli orecchi".
Il viaggio si trasforma presto in un inferno. La
bambina piange, i genitori e le hostess fanno di
tutto, ma la bambina sta veramente male. Le viene
misurata la temperatura, ha quasi 39. C'è un medico
a bordo, è un italiano, un medico di famiglia.
Visita la bambina, la tocca dietro la nuca, la
ausculta con attenzione, le fa tirare fuori la
lingua, ma Irene piange e piange. Il medico non dice
niente. Vanno tutti e quattro in fondo all'aereo per
non disturbare e per essere più tranquilli, il
dottore fa fare a Irene vari movimenti con le gambe,
in su e in giù, e continua a non dire niente.
"Insomma, cos'ha la mia bambina?" domanda Francesca.
"Probabilmente non ha niente" risponde il dottore
"Però si devono fare accertamenti. Certo devo
escludere malattie gravi, questo senz'altro, vi
posso dire tutte le malattie che la piccola certo
non ha. Ma chi sa? La bambina ha la febbre alta, si
vede che non sta bene. Io la porterei a un
ospedale".
"All'ospedale a New York?" domanda Francesca.
Il medico alza le spalle.
"Tra due ore siamo arrivati. Avete bagagli da
riprendere?"
"No" replica Alessandro "Stiamo a New York soltanto
tre giorni. Abbiamo solo bagaglio a mano".
"Allora non avete neanche da perdere tempo alla
consegna dei bagagli. Chiamate un taxi e fatevi
portare all'ospedale più vicino".
La bambina sente parlare di ospedale e si mette a
piangere. Ci vuole tutta la pazienza della mamma e
di una hostess a calmarla. Intanto Francesca dà a
Irene un po' di paracetamolo, il dolore però non
passa, o almeno non come si vorrebbe.
Come Dio vuole, l'aereo atterra, Alessandro tiene in
braccio la bambina che non ce la fa a scendere da
sola le scalette. Francesca trascina a fatica uno
zaino e due trolley, è duro correre verso l'uscita
con la bambina che piange e si dispera, sembra che
stia per svenire da un momento all'altro.
All'uscita si vedono autobus e pullman, ma lì per lì
di taxi nemmeno l'ombra. Poi appare una lunga fila
di taxi, stavolta è Francesca la più veloce,
sorpassa di slancio Alessandro, fa cenno al
tassista, brucia sul tempo un signore distinto che
vorrebbe entrare lui, fa un cenno a Alessandro che
si sbrighi. Alessandro arriva trafelato, si siede
anche lui, tiene la bambina piangente in collo.
"Al più vicino ospedale, presto!" urla Francesca.
"Al più vicino o al migliore?" ribatte il tassista.
"Dov'è questo migliore?" chiede Alessandro "E' molto
più lontano rispetto a quell'altro?"
"No, solo dieci minuti di corsa".
"Allora a questo migliore!" grida Francesca
"Subito!"
Il tassista sembra che non aspetti altro, ingrana la
marcia e parte a gran velocità.
"Sono di origine italiana" dice in uno stentato
italiano "Mia madre è di Napoli. Sono stato a Napoli
qualche anno fa. Ho visto come si guida là. Ma io
non posso fare come i miei colleghi di Napoli,
questa è New York".
Alessandro e Francesca sorridono, il buonumore del
tassista li aiuta a coccolare la bambina e a
scambiarsi qualche battuta. Dopo una mezz'ora,
comunque sempre troppo lunga, il taxi arriva davanti
a una bella clinica.
"Paga subito, Alessandro, paga!"
La carta di credito lì per lì non funziona , si
perde un minuto, Francesca prende in braccio la
bambina, lascia i bagagli per terra e si incammina
verso la grande porta a vetri dell'ingresso.
Alessandro finalmente riesce a pagare, insegue
Francesca e Irene, tutti entrano nell'ospedale.
Sono in un bellissimo salone, un bancone come di un
albergo di lusso, addette alla reception
elegantissime, bellissime.
In breve viene fatta l'accettazione, la bambina
piange e si dispera, poi, improvvisamente, forse per
la stanchezza, chiude gli occhi pesantemente.
Francesca si mette a piangere.
"E' svenuta, sta male! Un medico! Subito!"
Arrivano di corsa due infermieri con un lettino,
caricano Irene lì sopra e si lanciano per un
corridoio.
Francesca li insegue, Alessandro resta lì, coi
bagagli, in piedi. Francesca si volta, saluta con un
breve gesto Alessandro, si precipita dietro agli
infermieri.
Per fortuna non è stato niente. Irene è stata
ricoverata due giorni in clinica, l'hanno rigirata
come un calzino, ha avuto soltanto una brutta forma
influenzale con un violento mal di gola. Adesso, al
momento della partenza, Irene è un po' pallida ma è
contenta, saltella per la sala d'attesa
dell'aeroporto e chiede come è New York.
"Chi lo sa?!" risponde Alessandro "Io conosco solo
le stanze della clinica!"
"La clinica cos'è? L'ospedale dove mi hanno curata?"
"Davvero" risponde Francesca "La clinica è
l'ospedale".
"Mi dispiace" borbotta pensierosa Irene "che siamo
stati tutti chiusi là dentro… invece di vedere New
York" ma mentre parla fa un sorriso furbo.
"Che ti importa?" risponde Alessandro "Ora ti senti
bene, no?".
"Tanto ce l'avevano regalato questo viaggio, vero?"
continua Irene
"Oh sì, senz'altro!" risponde Francesca.
Alessandro si alza.
"Vado un attimo in bagno".
Va in bagno, si chiude dentro e piange di rabbia:
"Quattromila dollari per due notti! Quattromila!"
Esce che ha ancora gli occhi rossi. Francesca si
alza, ma non si allontana, sta seduta a un
centimetro da Irene. Alessandro si avvicina alla
moglie, a questo punto lei si alza e guarda suo
marito.
"Capita" risponde sorridendo, e lo bacia. Alessandro
sorride. Irene si mette in mezzo tra loro, si
stringe alle ginocchia.
"Come sono contenta" pronuncia festosa.
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