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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi in prosa inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Figli col
turbo e figli in pattumiera di
Giuseppe Costantino Budetta,
L'anello di
Giuseppe Costantino Buretta,
Mario di
Antonio Carollo, Il
viaggio di Antonio Caterina,
Anche i cani hanno
un'anima di Antoine Fratini,
Intervista scoop
di Marcellino Lombardi,
L'America di
Misha, America
di Paolo Ragni, New
York! di Paolo Ragni
Poesia italiana
Poesia in lingua
Recensioni
In questo numero:
- "I passi dell'anima" di Dulcinea, nota di
MassimoAcciai
- "Ma io ti vedo" di Marinella Ioime
- "Nora Daren: Il corpo, il suo supplizio" di
Maria Rosaria Cofano, nota di Enrico
Pietrangeli
- "Cronache di attori di un teatro distratto"
di Francesco Ferrante, recensione di Emanuela
Ferrari
- "Tante notti a camminare" di Enzo Di Ganci,
recensione di Emanuela Ferrari
- "Cocktail Poesie e Pensieri" di Gaetano Toni
Grieco, recensione di Emanuela Ferrari
- "Oltre il cielo dei giusti" di Simone Sutra,
recensione di Paolo D'Arpini
- "L'uomo dei piccioni " di Salvatore Scalisi
- "La ragazza della tempesta" di Fabrizio
Valenza
- "Nel buio delle tubature" di Alessio
Pollutri
- "Alvar Mayor (Maestri del Fumetto #38)" di
Carlos Trillo e Enrique Breccia
Interviste
Dulcinea
intervista a cura di Massimo Acciai
Riccardo Burgazzi
intervista a cura di Alessandro Rizzo
Incontri nel giardino
autunnale
Saggi
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In questo numero segnaliamo...
- "I passi dell'anima" di Dulcinea, nota di
MassimoAcciai
- "Ma io ti vedo" di Marinella Ioime
- "Nora Daren: Il corpo, il suo supplizio" di
Maria Rosaria Cofano, nota di Enrico
Pietrangeli
- "Cronache di attori di un teatro distratto"
di Francesco Ferrante, recensione di Emanuela
Ferrari
- "Tante notti a camminare" di Enzo Di Ganci,
recensione di Emanuela Ferrari
- "Cocktail Poesie e Pensieri" di Gaetano Toni
Grieco, recensione di Emanuela Ferrari
- "Oltre il cielo dei giusti" di Simone Sutra,
recensione di Paolo D'Arpini
- "L'uomo dei piccioni " di Salvatore Scalisi
- "La ragazza della tempesta" di Fabrizio
Valenza
- "Nel buio delle tubature" di Alessio
Pollutri
- "Alvar Mayor (Maestri del Fumetto #38)" di
Carlos Trillo e Enrique Breccia
* * *
Titolo:
"Ma io ti vedo"
Sottotitolo: "Il più insospettabile dei segreti non
è mai al sicuro"
Autrice: Marinella Ioime
Prefazione: Nunzio Sisto
Editore: Lampi di Stampa
Collana: Tutti Autori
ISBN: 978-88-488-0908-5
http://www.wuz.it/catalogo/libri/scheda.aspx?ean=9788848809085
Descrizione
Ispirato da fatti di cronaca "Ma io ti vedo"
affronta, da un punto di vista sociologico, lo
scottante tema dell'abuso sui minori. Il romanzo
nasce dalla convinzione che alla base del fenomeno
della pedofilia vi sia il più impari dei rapporti
esistenti tra vittima e carnefice. Ma io ti vedo
ribalta le relazioni di forza di questa drammatica
dialettica, fornendo una rappresentazione
dell'infanzia surreale, in costante contatto con il
divino regalando, per quanto possibile, un'immagine
"vincente" dei bambini violati. Bambini accomunati
dalla stessa onta, che si stringono silenziosamente
gli uni verso gli altri in un invisibile parallelo,
sospeso tra cielo e terra. Prefazione di Nunzio
Sisto (psicoterapeuta e supervisore nella tecnica
EMDR).Prefazione di Nunzio Sisto (psicoterapeuta e
supervisore nella tecnica EMDR).
* * *
Maria
Rosaria Cofano
Nora Daren: Il corpo, il suo supplizio
Bastogi - 2007 - 13,00 Euro
Romanzo appartenente al filone dark-esoterico, colto
e coinvolgente, capace di suscitare adeguate
sensazioni al genere sebbene non privo di ridondanti
pieghe. Sintesi dell'altro libro, quello che narra e
contiene, del colore alchemico sprigionante la "Vera
Forma". Forma che sradica il dubbio come pure la
stessa esistenza. Un libro che, misteriosamente,
viaggia per essere recapitato a Nora Daren, la
protagonista, per poi, attraverso un ancor più
indecifrabile traghettatore, evitare puntualmente
scaffali e catalogazioni attanagliando nuove vite
per rendere altrettante fulminanti cognizioni.
Libro, dunque, ermetico e persino sinistro,
nondimeno mistico ed intriso del sangue del
martirio, del vivere versato nella coppa dell'oblio,
quella del pittore Vincent Daren, dove "la realtà
plasma, devia, cambia" la ricerca della "Vera Arte".
L'"idioma cromatico" che ritorna al caos, alla sua
origine. Lui è un artista divenuto cieco che non
indugia ad evocare Baudelaire esortando ad
"ubriacare l'anima" per tornare alla "Vera Forma",
ma resta ossessionato dai ricordi, imbrigliato in
una lotta col sentimentalismo per affermare
un'ostinata volontà di annichilimento del reale.
Anacoreta nell'isolamento del sé dal mondo,
sembrerebbe vivere i suoi ultimi giorni sotto una
sperduta montagna francese per lasciare
definitivamente il corpo, il suo supplizio, chiave
di una trascendenza maniacale, turbata, possibile
frutto di remoti traumi infantili. Emerge una follia
rivelatrice, qualche retrogusto alla Polanski, ma
anche accertate radici nella tradizione del noir
ottocentesco con tanto di risvolti filosofici. Libro
paradossalmente provvidenziale e nondimeno esiziale.
Forma diaristica che ingloba un giallo a tema. Qui
la morte è altresì taumaturgica per quanto contenuto
nelle pagine, una forza personificata
nell'inquietante ed altrettanto imponderabile
presenza dell' "uomo normale" e la sua "margherita"
che si perpetua ovunque. Libro che compare e
sparisce per poi di nuovo divenire altrove, estremo
consolatore, possibile forma di ricongiungimento
alla coscienza primordiale nel delirio, chiusura del
cerchio, consapevolezza di salvifiche emozioni.
Monade che oltrepassa "il corpo" nell'atto estremo
celebrato nel suicidio, "Vertigine del Grande
Salto". Se "la realtà rende immortali le azioni
scandite in un tempo che è già storia", "l'Attimo di
Eterno è in noi, ma non riusciamo ad afferrarlo".
"Lo stridor di denti", citazione di una parabola del
Vangelo secondo Matteo, conduce Nora da Padre
Adolfo, delimita l'inferno relegandolo alla paura
dei sentimenti. Ma sarà soltanto dopo la morte della
ragazza che il sacerdote verrà, a sua volta,
travolto da quelle inafferrabili pagine mai tradotte
dal francese. Qui si susseguono, nella trama, i
pochi tratti di un ordinario poliziesco, col libro
sottratto da un presunto impostore e un'indagine con
risvolti palesemente grotteschi. Con Padre Adolfo
resta il dubbio, o piuttosto lo si elude attraverso
la fede, ciononostante si percepisce tutta l'energia
che lo scaraventa ad una condizione pre-esistente,
nel libro che risucchia. Una monade che rifugge il
ruolo demiurgico del mondo, mummifica ogni dinamica
di ciclicità immanente introitando l'immaginifico in
luogo del reale, e, nell'annullamento, ritrova
l'entità assoluta constatata e contrastata,
azzerando, di fatto, il varco iniziatico aperto con
la creazione. Notevole è la caratterizzazione
psicologica dei personaggi che, soprattutto nella
seconda parte, è posta in risalto attraverso la
figura di Verena, la cinica sopravvissuta che
diverrà sigillo dell'intera vicenda aprendo
prospettive per ulteriori scenari, tutti ancora da
scrivere e dove, soprattutto, nel culmine delle cose
tutto è ancora possibile.
Nota di
Enrico Pietrangeli - 2008
* * *
Salvatore
Scalisi
L'uomo dei piccioni
ISBN: 978-88-7418-569-6
Pagine 152
Euro 12,00
ed. 2009
"Il mondo dei clochard in una
dimensione incantata e poetica." Ecco un modo
possibile di definire il lavoro dell'autore.
L'ottica con cui Salvatore Scalisi guarda i senza
tetto e gli emarginati è benevola; egli è del tutto
schierato dalla loro parte; è abilissimo a mettere
in rilievo i loro sentimenti, le loro gioie, i loro
dolori rassegnati. La vita di questi
particolarissimi esseri umani, nel racconto, si
svolge in una realtà ovattata; scorre cioè, in una
dimensione sovrapposta alla realtà "normale" che
resta in sottofondo. Allora l'una e l'altra realtà
diventano due rette parallele che scorrono lontane
all'infinito e non si incontrano mai, o quasi e, se
si incontrano, è solo per scontrarsi, per
evidenziare l'abisso senza fine che separa i due
mondi. Tutto questo accade sullo scorrere di
paesaggi tratteggiati a tinte sobrie e delicate come
acquarelli. Bellissimi e pieni di grande fascino, le
descrizioni degli interni ora spogli e tristi, ora
luminosi e festosi. Prof. Maria Carmela Benfatto
* * *
L'
ispiratrice
Scalisi Salvatore
Prezzo: € 12.00
Disponibilità: Spedito normalmente in 15/20 giorni
lavorativi
Contenuto
Chi è la donna raffigurata nell'opera più famosa di
Guido Camerini, soffusa di lieve luce rosa,
presentata all'inaugurazione di una personale del
pittore, nella galleria "Arte"? Salvatore Scalisi
traccia la storia della famiglia Camerini e di
alcuni amici, tra silenzi, sorrisi, segreti, in un
perpetuo intrecciarsi di vicende e ricordi, scontri,
incomprensioni, riavvicinamenti.
http://www.prospettivaeditrice.it/libri/schedeautori/scalisi/scalisi1.htm
http://www.webster.it/libri-ispiratrice_scalisi_salvatore_kimerik-9788860963505.htm
* * *
Fra i libri di spiritualità laica che ho più
apprezzato negli ultimi anni compare "Oltre il cielo
dei giusti" di Simone Sutra. Simone é una persona
squisita che ebbi anche il piacere di incontrare in
varie occasioni traendone spunti di riflessione
sull'auto-conoscenza. Assieme a lui -tra l'altro- ho
passeggiato nel bosco sacro di Manziana per il Wesak
2009, dialogando in varie occasioni culturali come
al Ciclo della Vita del 2008, a Ronciglione ad un
convegno sulla paganità nel 2007, etc. L'argomento
che egli tratta nel suo libro è quello del ritorno
all'insegnamento principale della tradizione
esoterica: "Conosci te stesso".
Superare il concetto del buon comportamento in
funzione del quieto vivere o dell'interesse
speculativo. Questo concetto (tutto racchiuso "nel
limite dell'utile" come afferma Battaile) è ciò che
impedisce alla coscienza umana di crescere in piena
libertà espressiva. Restare succubi dell'interesse
contingente è quanto Dante riferisce all'inferno
degli ignavi. Ma andiamo per ordine. Nel libro di
Simone Sutra "Oltre il Cielo dei Giusti" vengono
affrontati argomenti seri, fondati sull'analisi del
pensiero filosofico classico. Simone Sutra ha
scritto il suo libro "sotto ispirazione", quasi una
lettura nell'akasha o nell'inconscio collettivo.
"Questo libro non cerca di spiegare nulla è solo
rappresentativo del mio viaggio interiore" egli
afferma con modestia. Simone Sutra ha compiuto un
exursus riepilogativo, per descrivere quella che è
stata la strada, liberatoria dal concetto di vuoto
culto esteriore, dei grandi filosofi greci, da
Socrate a Platone ed infine Pitagora (uno dei
personaggi nello stesso libro) i quali hanno portato
l'attenzione sul "soggetto" - sull'io cosciente.
Egli descrive l'unione fra i due aspetti fisico ed
emozionale come una risposta naturale delle
propensioni amorevoli verso ogni forma. Possiamo
definire questa strada: "l'amplesso fra Eros e
Psiche". In verità il pensiero pitagorico non si è
mai estinto anzi è fiorito negli anni, passando per
Dante, Giordano Bruno e tanti altri eroici esponenti
della libera intelligenza. Nel suo romanzo Simone
Sutra tocca anche il discorso della sofferenza
spirituale, del passare attraverso il proprio
inferno egoico (quello che Gurdjeff chiama "vuoto
purgatoriale") fino ad uscirne consapevolmente
liberi.
Ecco una riflessione di Ilaria Gaddini, sul tema del
superamento degli opposti sollevato nel libro:
"L'infelicità è una realtà terribile, che è
assolutamente impossibile negare. Un insegnamento
spirituale non dirà che, qualsiasi cosa accada, noi
dobbiamo ripetere: "Io sono felice, io sono felice!"
Il vero insegnamento dirà semplicemente che non
serve perdere la fiducia in se stessi e nella vita.
La sofferenza che ci raggiunge su un certo piano non
impedisce di provare gioia su un altro piano.
Lavoriamo sul pensiero, non soltanto per tener duro
in mezzo a quelle prove, ma per uscirne arricchiti.
Una volta ottenuta quella ricchezza, o saggezza,
viene spontaneo di renderne partecipi anche gli
altri.
Paolo D'Arpini
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/10/28/un-testo-denso-di-spiritualita-laica-%e2%80%9coltre-il-cielo-dei-giusti%e2%80%9d-di-simone-sutra-%e2%80%93-recensione-di-paolo-d%e2%80%99arpini-con-annotazioni-di-ilaria-gaddini/
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La ragazza della tempesta
Edizioni Domino
Collana "Le carte veline"
pagine 126
euro 12,00
ISBN 978-88-95883-12-0
ordinabile in tutte le librerie italiane
acquistabile in tutte le librerie on-line
Lidia è una giornalista di Milano in vacanza in
Liguria. Durante una torrida mattinata, bussa quasi
per caso alla porta di Riccardo, un pescatore di
Zoagli. È un uomo affascinante, gentile anche se dai
modi a volte incomprensibili. Pranzano assieme e
scatta un feeling immediato. È subito breccia nei
cuori di entrambi. Ma qualcosa si muove e risale dal
passato, e Riccardo sembra nascondere ben più di un
mistero. Con la determinazione e l'imbranataggine
che le sono tipiche, Lidia è decisa a svelarlo.
Cos'è realmente la cosiddetta "isola dei morti" di
fronte alla costa? Ed è vero che ha dei legami con
il tenebroso uomo che Lidia ha conosciuto nell'afosa
estate ligure? Amore e thriller si intrecciano in
una storia che sa di redenzione dalle colpe del
passato.
Fabrizio Valenza è nato a Verona il 3 aprile 1972 e
scrive fin dall'età di 12 anni. Laureato in
Filosofia presso l'Università di Verona, e
attualmente laureando in Scienze Religiose sempre
nella stessa città, insegna Religione Cattolica
presso la Scuola dell'Infanzia.
Il suo esordio fantasy si ha con Geshwa Olers e il
viaggio nel Masso Verde, primo romanzo della saga
Storia di Geshwa Olers, pubblicato nel novembre 2008
da L'Età dell'Acquario.
La sua poetica fa riferimento a un mondo più vasto
da lui creato e che comprende progetti pittorici,
letterari e musicali. Il suo immaginario si radica
nella mitologia e nelle leggende tipiche di Verona e
di tutta Italia, dando concretezza a quel fantasy in
chiave italiana che va sempre più delineandosi come
narrativa fantastica di ambientazione mediterranea.
Attraverso conferenze in varie città italiane, si
sta personalmente impegnando per la diffusione di
una cultura fantasy finora poco presente nel nostro
Paese.
Si diverte a scrivere un po' di tutto: poesia,
racconti, romanzi, passando dal mainstream al
romance, all'horror, cui si sta dedicando
attualmente con alcuni titoli. I generi per lui non
costituiscono un limite ma un'opportunità. Col nuovo
romanzo, La ragazza della tempesta, Domino Edizioni
2009, ha esordito nel filone romantico.
È tra i fondatori dell'esordiente Associazione
Culturale "Piazza dei Bardi", tesa a promuovere
eventi culturali (non solo fantasy) a 360°.
Intervista con l'autore.
Dal fantasy al romanzo sentimentale. Quali le
ragioni di questo passaggio?
Era da anni che volevo esprimere quella parte del
mio cuore che tengo spesso nascosta. Una storia
d'amore tocca in ogni dove e in ogni quando gli
animi delle persone e sentivo di avere qualcosa da
esprimere anche a questo riguardo. Per questo motivo
ho fatto la cosa più naturale che potessi: mettermi
a scrivere senza lasciarmi condizionare dall'idea di
essere un autore di genere. Come dico spesso, il
genere per me non è un limite ma un'occasione da
sfruttare per sondare nuove possibilità di storia e
parola. Il "romance" permette di raccontare senza
nascondersi dietro veli.
Trattandosi d'un romanzo ambientato al giorno
d'oggi, si è ispirato a fatti reali?
I luoghi sono reali, a parte la cosiddetta "isola
dei morti", e i personaggi lo sono solo in parte. Il
romanzo è stato ispirato dall'esibizione di un
cantante inglese in un musical, che ha
particolarmente colpito la mia immaginazione. Il
musical era "Les Misérables", una storia che ha
lasciato una traccia indelebile dentro me. Ma tutti
i personaggi del mio romanzo sono ovviamente
inventati. Tuttavia, mi auguro risultino
assolutamente sinceri agli occhi dei miei lettori.
In quali generi si vorrebbe muovere in futuro?
Come dicevo, non ho limiti. Ho già pronti alcuni
romanzi di genere urban fantasy e horror. L'horror,
soprattutto, è un genere che ultimamente sento a me
congeniale e nel quale sono sicuro di avere tanto da
esprimere. Un romanzo è già alla ricerca di editore
e alcuni racconti verranno pubblicati entro i
prossimi mesi.
Per informazioni, copie e interviste agli autori:
informazioni@edizionidomino.eu
www.edizionidomino.eu
* * *
Dulcinea
I passi dell'anima
in prox pubblicazione in cerca di editore serio
È un piacere dire due parole sul libro di un'amica,
prima che poetessa, come Annamaria-Dulcinea;
un'artista conosciuta nel grande oceano di internet
dove "siamo tutti marinai" (per citare il titolo di
una poesia che mi ha particolarmente colpito della
silloge, anche perché Annamaria me l'ha letta e
dedicata nel momento in cui mi ha consegnato una
copia di "I passi dell'anima"). È una curiosa
coincidenza che poi, leggendo anche le altre 35
poesie che compongono il libro, quella sia rimasta
la mia preferita; forse perché sempre più mi sento
"marinaio" in un mare ora tranquillo, con un bel
cielo blu sopra di me, ora minaccioso e con alte
onde che rischiano di rovesciare la mia fragile
barchetta. Così è la vita.
L'opera poetica è sempre attraversata da un concetto
che troppo spesso, in poesia, cade nella retorica:
l'amore. Ma qui la retorica rimane lontana e ce ne
restituisce un'immagine elevata, direi spirituale,
mai banale. Il tema del viaggio (i "passi") è anche
presente in varie liriche tra cui un'altra che mi è
piaciuta molto; "Girovaga in un treno di pensieri".
Anche qui il viaggio è spesso metaforico, interiore;
una ricerca di sé stessi.
Che altro dire? Non mi rimane che augurarvi buona
lettura e buona riflessione sulle poesie di
Dulcinea.
Massimo Acciai
* * *
Francesco Ferrante
Cronache di attori di un teatro distratto
Montedit - Milano 2008
pp. 71, euro 7,00 (ISBN 978 - 88 - 6037- 6671).
Il libro di Francesco Ferrante contiene sette brevi
racconti di agile lettura modulati da diverse
tecniche di scrittura: lo stile narrativo in Un
dipinto, la forma epistolare in Un diario, l'uso del
dialogo diretto tra i personaggi in Un pazzo e in Un
incontro, ecc.
Storie di vita quotidiana sono racchiuse nelle righe
di Un pazzo: un giovane di buona famiglia abbandona
tutto per dedicarsi alla sua arte preferita, il
disegno, mentre in Un incontro: si organizza tra
amici una visita al museo, per ammirare le opere di
un pittore spagnolo defunto, ma il volto di questi
"riapparirà" in sogno a quel visitatore sdegnoso
verso la sua arte.
Ed ancora in Incontri si "assapora" il confronto tra
due generazioni: Vincenzo di settanta anni e
Giovanni di ventiquattro.
Commovente è la lettura delle Memorie di trincea in
cui si trova "proiettato" il lettore. Degli scritti,
di un nonno che non c'è più, sono ritrovati in una
soffitta...
Emanuela Ferrari
* * *
Enzo Di Ganci
Tante notti a camminare
Mef L'Autore Libri Firenze - Firenze 2005
pp. 67, euro 10,90 (ISBN 88 - 517- 0962 - 9)
Con questa raccolta di cinquanta poesie, intitolata
Tante notti a camminare, l'autore palermitano, Enzo
Di Ganci, ha vinto il Premio letterario editoriale
"L'Autore".
Scorrendo le pagine, il lettore nota una sinergia
tra contenuto poetico e titolo della lirica in
quanto Di Ganci tende a riprendere la prima riga del
componimento come titolo dello stesso ed usa
descrivere gli eventi quasi come immagini visive che
si materializzano all'istante, come emerge appunto
dalla poesia A lamentar mi voglio: "e il tempo, che
finora ha dormito nelle casse degli orologi galoppa
lontano", o in Com'era lenta quella morte con
l'ultimo verso: "in fondo al sentiero le pietre
antiche ancora ricordano".
Seguono poi delle descrizioni sulla notte che
"catturano" l'attenzione. In Frammenti di luce, il
poeta crea un accostamento di parole adatte a
"trasmettere" come il pallido mattino "avanza" sul
muro coperto d'edera, mentre in Vieni eternità
compare "una fontana nella notte chiara"; lo stesso
chiarore ritorna in presenza della luna e delle
stelle sul mare in Solenni le stelle sul mare.
Molto diverso è il contenuto di Ho visto, una notte
in cui l'autore rievoca delle vecchie leggende con
dei folletti che, uscendo dai muri a piedi nudi,
"corrono leggeri come frusciare di vento" ma tutta
questa magia…"svanisce quando il sole si alza in
cielo".
Emanuela Ferrari
* * *
Gaetano Toni Grieco
Cocktail Poesie e Pensieri
La Bottega Creativa - Monza 2001, pp. 92, euro
8,50
La raccolta scritta da Gaetano Toni Grieco, dal
titolo Cocktail Poesie e Pensieri, è costituita da
ottantuno componimenti suddivisi in due parti. La
prima evidenzia un ripercorrere di ricordi, le
emozioni di un tempo dense di riflessioni personali
e le rievocazioni di luoghi e persone.
Nelle righe delle sue poesie emerge il senso del
vissuto, del trascorso con un accento di rimorso,
come nella prima lirica che apre l'intera raccolta:
Nostalgia, in cui il poeta milanese esordisce con le
seguenti parole: "sento la nostalgia del passato
dove ancora il sorriso era fiorente, ricordo il tuo
volto radioso lucente…". Prosegue, in Un sorriso,
soffermandosi sul valore di questo gesto definito
appunto: "un piccolo niente che cambia tutto".
Poi la malinconia assale lo scrittore: "lacrime che
sgorgano sul mio viso…pensando a quel ramo che
somiglia ad un piccolo frammento della mia vita".
Nelle pagine seguenti Grieco esprime un desiderio:
"vorrei che il mondo si fermasse, ad aspettare il
mio ritorno", in Vorrei. Molto suggestive sono le
ultime due righe che concludono la lirica intitolata
Silenzio che parla: "basta con i silenzi, parliamo".
L'autore esprime una forte volontà di reagire, di
voler fare di fronte all'inesorabilità del tempo e,
in Oggi, la sua energia vitale si svela attraverso
il fare in questo momento perché domani, forse, non
ci sarà più tempo.
Ritorna il tema del silenzio e della vitalità
racchiuso in Un sorriso. Il silenzio quale dimora di
ciò che "sente" il cuore, racchiude "un fievole
lamento" mentre, in Dona un sorriso, esalta il
potere simpatetico di "un segno di amicizia, di un
bene che non si può comprare ma solo donare". Questi
due ingredienti, silenzio e sorriso, trovano una
"giusta" collocazione nel componimento Vivo la mia
vita in cui, con parole semplici ma dirette, lo
scrittore descrive la sua filosofia di vita
sintetizzata nelle seguenti parole: percorrerla
"fino in fondo nel bene nel male".
La seconda parte del libro raccoglie ben ventinove
poesie il cui contenuto esprime un profondo senso di
sofferenza, di abbandono, di rassegnazione davanti
ad eventi e accadimenti che non hanno alcuna
spiegazione ragionevole.
Il tono della narrazione cambia. Grieco sembra
immedesimarsi in un "clima" antropologico denso di
commozione. Con la sua penna, il poeta rievoca
momenti di forte drammaticità legati alla realtà
delle carceri e alle atroci e disumane sofferenze
patite dalla popolazione ebraica. Nei componimenti
che seguono si "percepisce" una profonda riflessione
verso l'infinito, si "rievoca" un aiuto divino che
sembra superare la dimensione del vissuto e del
reale…
Con la lirica Figli di Dio, lo scrittore apre la
parte conclusiva della sua raccolta. C'è un richiamo
accorato al Signore per farci aprire gli occhi, per
farci capire, per farci sentire…
Molto eloquente è la descrizione della "farfalla
dalle ali argentate" che, volando, si sofferma
intorno al "solo ferro, cemento e filo spinato".
L'autore ci suggerisce ciò che questa bella creatura
vede tra le mura: "innocenti, vecchi malati e povera
gente", in La farfalla. Questo animale simboleggia
la libertà: "apri le ali e vola nel vento". Lo
stesso tema ritorna più volte, con toni accorati, in
Agognata libertà: "tristi giorni di vita non
vissuta, notti insonni, risvegli senza luce" e in Un
filo di speranza: "cigolanti cancelli e rumori di
chiavi accompagnano la tua lunga e inutile
giornata…e l'agognata libertà ti può arrivare".
Un filo di speranza è racchiuso nella poesia
intitolata Suor Clara: "la sua veste appare
silenziosa come un angelo" e "dal dolce suo viso
traspare la bontà ridandoti speranza".
Con un linguaggio scorrevole, a volte dai toni più
armoniosi ed altre volte con delle descrizioni
accurate, Grieco ha il dono di trasmettere
sentimenti e sensazioni profonde attraverso i suoi
versi. Induce il lettore a riflettere, a pensare a
quanto è accaduto affinché sia un monito verso il
futuro, una riflessione su quanto Dio debba essere
"presente" nella natura umana per destare appunto
l'uomo dai tanti sbagli che si può compiere.
Emanuela Ferrari
* * *
Alvar
Mayor (Maestri del Fumetto #38) di Carlos Trillo e
Enrique Breccia
Il simbolo del Nuovo Mondo
Alvar Mayor, figlio di madre inca e padre spagnolo,
è una guida che attraversa l'America Latina nel XVI
secolo. Selezionate da Carlos Trillo in persona, le
storie di queste volume raccontano le avventure
mitiche di un uomo fatto della stessa materia di cui
sono fatte le leggende. Creato da Carlos Trillo,
autore di Chiara di Notte, e disegnate da Enrique
Breccia, Alvar Mayor è uno dei personaggi più
importanti della letteratura disegnata argentina.
Un Nuovo Mondo di sogni e sangue
Evidentemente Enrique Breccia porta un cognome
impegnativo. Ma che suo padre Alberto avesse molta
stima di quel figlio è dimostrato anche solo dal
fatto che lo faceva lavorare alle matite di Mort
Cinder, l'opera che viene considerata il punto di
svolta della sua produzione. Enrique, classe 1945,
in quel momento non aveva compiuto vent'anni! A
ventidue realizza ancora col padre La vita del Che,
sempre su sceneggiatura di Hector Oesterheld,
un'opera avanguardistica e di grande potere
espressivo, nella quale Enrique rivela davvero un
potenziale straordinario, e viene lanciato in una
carriera del tutto autonoma. Si fa conoscere in
Italia (su Linus) e in Gran Bretagna, dove deve però
lavorare sotto pseudonimo. Da metà degli anni
Settanta il suo lavoro viene pubblicato con
continuità anche in patria, su riviste popolari come
Skorpio (di cui l'omonima italiana è più o meno la
versione nostrana) o colte come Fierro. La crisi del
fumetto argentino si fa poi sentire anche per lui, e
dal 2000 lo troviamo a disegnare per il comic book
statunitense, su testate come X-Men, Batman e Swamp
Thing. Carlos Trillo è, con Robin Wood, il più
famoso e prolifico sceneggiatore di fumetti
argentino. Nasce nel '43, e lo troviamo al lavoro
già nel 1963 presso la rivista Patoruzú, la più
antica e prestigiosa rivista di fumetti in America
Latina. Nel 1975, quando si trova a scrivere per la
prima volta le storie di una serie di sua
invenzione, Un tal Daneri, lo fa alla grande, con
Alberto Breccia. Il successo gli arriva poco dopo,
con la striscia quotidiana di El loco Chávez, per i
disegni di Horacio Altuna. Da allora ha lavorato con
tanti disegnatori differenti, ma sempre ad altissimo
livello, e non solamente argentini, come Eduardo
Risso (Boy vampiro), Cacho Mandrafina (Dragger),
Carlos Meglia (Cybersix), Jordi Bernet (Chiara di
notte).
Il simbolo delle Nuova America
Alvar Mayor (si pronuncia Alvàr Mayòr, e la y della
pronuncia argentina suona come la j del nome
francese Jacques) è uno dei primi bianchi nati nel
nuovo mondo, figlio di uno degli uomini di Pizarro e
di una donna india. Considerando che l'impresa di
Pizarro ha luogo tra il 1531 e il '35, e che il
nostro dimostra un'età tra i trenta e i quarant'anni,
le sue avventure si svolgono nel Perù della seconda
metà del Cinquecento, un'epoca in cui la
colonizzazione spagnola è cosa fatta, ma
giovanissima, e le colonie sono luogo di arbitri e
di violenze, di lotte di potere e di sopraffazione
nei confronti delle popolazioni locali; ma sono
anche il teatro dei sogni più incredibili, dalla
Sorgente della Giovinezza a El Dorado, il luogo
mitico dove tutto è d'oro. Alvar Mayor è in qualche
modo il simbolo della nuova America, nato da un
Europeo e da una donna inca, indipendente e
avventuroso, amico dei nativi ma ben radicato nella
cultura degli invasori. È un eroe o un antieroe
solitario, non caratterizzato tanto per la sua
valentia, che sicuramente comunque possiede, quanto
per il suo ruolo di testimone intimo delle vicende
della sua epoca. [.]
Dall'introduzione di Daniele Barbieri
Autore Carlos Trillo, Enrique Breccia / Pagine 192 /
Formato 21x27, Cartonato, B&N / Euro 9,90
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