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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi in prosa inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Figli col
turbo e figli in pattumiera di
Giuseppe Costantino Budetta,
L'anello di
Giuseppe Costantino Buretta,
Mario di
Antonio Carollo, Il
viaggio di Antonio Caterina,
Anche i cani hanno
un'anima di Antoine Fratini,
Intervista scoop
di Marcellino Lombardi,
L'America di
Misha, America
di Paolo Ragni, New
York! di Paolo Ragni
Poesia italiana
Poesia in lingua
Recensioni
In questo numero:
- "I passi dell'anima" di Dulcinea, nota di
MassimoAcciai
- "Ma io ti vedo" di Marinella Ioime
- "Nora Daren: Il corpo, il suo supplizio" di
Maria Rosaria Cofano, nota di Enrico
Pietrangeli
- "Cronache di attori di un teatro distratto"
di Francesco Ferrante, recensione di Emanuela
Ferrari
- "Tante notti a camminare" di Enzo Di Ganci,
recensione di Emanuela Ferrari
- "Cocktail Poesie e Pensieri" di Gaetano Toni
Grieco, recensione di Emanuela Ferrari
- "Oltre il cielo dei giusti" di Simone Sutra,
recensione di Paolo D'Arpini
- "L'uomo dei piccioni " di Salvatore Scalisi
- "La ragazza della tempesta" di Fabrizio
Valenza
- "Nel buio delle tubature" di Alessio
Pollutri
- "Alvar Mayor (Maestri del Fumetto #38)" di
Carlos Trillo e Enrique Breccia
Interviste
Dulcinea
intervista a cura di Massimo Acciai
Riccardo Burgazzi
intervista a cura di Alessandro Rizzo
Incontri nel giardino
autunnale
Saggi
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Claudio Morandini e Francesco
Gallone: storia di un incontro pubblico con due
autori
Mercoledì 2 dicembre è stata una
serata triste e grigia meneghina ma molto densa di
interesse e contenuto al Circolo ARCI 50. Proseguono
i Mercoledì letterari nel circolo milanese e nella
stessa serata due autori si confrontano a vicenda e
si pongo al pubblico, curioso e interessato di
conoscere le loro poetiche, i loro messaggi
letterari, le loro esperienze di scrittori,
narratori.
"Le larve" edito da Pendragon è il romanzo di
Claudio Morandini. "Ho fatto una vera e propria
accumulazione di pagine. Ho tirato fino a quando le
larve di maggiolino divoranti le radici nel
sottosuolo si sono trasformate in insetti adulti,
proseguendo un lavoro già iniziato".
Con queste brevi frasi l'autore presenta la sua
opera, ultimata nel 2008: il titolo è piuttosto
simile al concetto dell'"orribile bello" di Edmund
Burke, ha detto qualcuno. In realtà il romanzo
nasconde qualcosa di più intensamente introspettivo,
analitico, sociologico e antropologico.
La narrazione si basa su una linea di generazioni in
conflitto, partendo dall'età agricola fino ad
arrivare a quella industriale e a quella post
industriale.
La storia riprende un saga familiare, incentrando il
tutto sulla figura del nonno, personaggio terribile,
su quella di un figlio schiacciato e sovrastato dal
proprio padre patriarca e, per finire, su un nipote,
che ricalcherà le stesse caratteristiche del nonno.
Esiste nel tessuto del romanzo un "lato buio
raggiunto mescolando ingredienti diversi".
Il conflitto tra generazioni è la parte portante del
romanzo di Morandini. Lo stesso autore definisce la
sua opera come romanzo che "fugge da una
definizione". Si può dire, quindi, che si toccano
diversi generi senza mai laminarli fino in fondo.
Claudio racconta come l'opera sia stata scritta come
se si fosse in un dormiveglia fantastico. E' una
storia, quella narrata, "che si lascia crescere con
i rischi", dando forte rilevanza alla funzione delle
"ricorrenze" nella narrazione.
La struttura in "Le larve" viene da sé, giocando
sulle affinità e le connessioni.
Il panorama all'interno del quale il tempo del
racconto procede è quello immaginario a cavallo tra
l'800 e il 900.
I lineamenti dei personaggi, risponde Claudio a una
domanda posta dal pubblico, non sono descritti, e i
gesti sono gli unici loro elementi caratterizzanti,
così come le espressioni. La descrizione viene
esemplificata dal passo in cui il nonno osserva
ossessivamente un ritratto.
Quali sono i riferimenti letterari a cui Morandini
si rifà? La domanda nasce spontanea in periodo di
post modernismo artistico. Claudio parla della sua
opera come affine a un tipico romanzo di appendice
alla Hoffmann. Ma, subito dopo, si corregge
considerando che "anche i principi caratterizzanti
di un novecento narrato come nelle opere di David
Linch", riferimento cinematografico, potrebbero
sussistere pienamente. Occorre precisare che Claudio
non pensava alla cultura cinematografica quando
scriveva il romanzo, ma solo a quella letteraria, ad
alcuni precedenti libreschi.
Qualcuno dalla platea nomina Landolfi come possibile
autore vicino allo stile di Claudio: l'ultimo
riferimento è più calzante con l'opera secondo
l'autore, in quanto esiste una mancanza di una
dimensione temporale della narrazione. D'altronde
anche la stessa voce narrante è desueta nella nostra
epoca letteraria.
Molti critici, bisogna affermarlo, hanno riletto
Giulio Verne ne Le larve soprattutto se si considera
"Viaggio al centro della Terra" o, meglio ancora,
Edgard Alan Poe con "Cantine", in cui i cunicoli
rappresentano con grande efficacia alcuni passi.
Claudio ammette:"non esiste una diretta filiazione a
un libro specifico".
Ci sono per chi leggerà Le larve un insieme di
riferimenti letterari forti: in questo si testimonia
il bagaglio di letture fatte dall'autore, di
conoscenze autorali rilevanti.
"Io mi sento molto libero nello scrivere" asserisce
Claudio.
Il protagonista nelle sue espressioni e azioni
rielabora, reinventando, il proprio passato
attraverso anche una manipolazione della storia.
"Ho preferito, confessa Morandini, razionalizzare lo
scritto su cui avevo ragionato in termini di
equilibri interni non in senso puramente
generazionale. Il risultato ha portato un'evoluzione
autonoma della storia raccontata".
E' interessante analizzare, infine, Saverio, uno dei
personaggi del romanzo, ragazzo del popolo e
rappresentante la versione "vitalistica" del
narrante: è crudele e sentimentale, sadico e melenso
allo stesso tempo. Il gioco con gli estremi nella
figura di Saverio ha un proprio fascino: mentre il
narrante rimane trattenuto nell'espressione delle
proprie sensazioni, il personaggio esprime un
eccesso nei sentimenti.
Claudio sta già ultimando un nuovo romanzo che
uscirà a marzo: "Rapsodia su un solo tema". "La
nuova opera, anticipa l'autore, parlerà di una
storia di musicisti. Ci saranno come protagonisti
due soggetti differenti dal precedente romanzo: un
allievo e un maestro compositore. Quest'ultimo sarà
costruito sulla figura di un uomo vissuto e ormai
adito ai compromessi estetici. Con questa ultima
opera, prosegue Claudio, mi sono buttato totalmente
a raccontare parte del 900. L'opera si evolverà su
un'attesa frustrata e che renderà disillusi i
personaggi presenti". La narrazione è ambientata in
una Russia del Novecento. Un'epoca è questa già
presente negli scritti di Claudio. Nel prossimo
romanzo vedremo un Novecento ricco dei
condizionamenti esistenziali dettati da un
opprimente realismo socialista, ma anche, in
seguito, da quelli insinuanti di una società
capitalistica di mercato.
"Milano è un'arma" è ambientato in un luogo
conosciuto per Francesco Gallone, secondo autore di
tutt'altro genere, presente nella serata. Parliamo
di Milano. Francesco come Claudio sostiene che la
costruzione di una scaletta nello scrivere un
romanzo renda sterile la struttura. "E' come una
gabbia rigida, fredda, precisa Francesco; e prosegue
"io comincio a scrivere sapendo che devo arrivare a
un punto, ma gli imprevisti del percorso ci sono".
E' uscito anche un altro romanzo scritto da Gallone:
"Metropoli stanca". L'autore con questo romanzo è
diventato uno dei due scrittori "gold" della casa
editrice Eclissi, piccola realtà che promuove valide
opere. Contaminazione è il secondo nome dell'opera.
La seconda dizione non poteva essere la migliore in
un romanzo in cui l'autore confessa di invertire i
clichè :"Comincio con lo scrivere un noir ma approdo
sempre ad altro". Non ha modelli precisi Francesco:
si rifà a Omero, a firme autorevoli di genere, come
anche a fumettisti. E' la sua una contaminazione dei
generi. E' chiaro l'autore nello spiegare questo
"work in progress" della propria opera :"Chi ha un
vasto bagaglio di letture non ha bisogno di una
scaletta dato che sappiamo come risolvere un punto.
Non esiste una regola rigida di struttura". Il suo
romanzo può essere una saga come anche una serie:
non ha una specifica collocazione.
"Metropoli stanca" si è sviluppato nella testa
perché scrivere è fantasticare. Gli errori si
ovviano e si tagliano con il procedere del tuo
lavoro, mentre se scopri che un personaggio è
superfluo tu puoi decidere di eliminarlo". Francesco
usa descrizioni dirette per fare comprendere come
non ci siano tecniche proprie di scrittura, magari
preacquisite, magari impartite. I suoi 30 personaggi
nel romanzo "Metropoli stanca" sono realistici e
ispirati a persone vere. Campo rosso, per esempio, è
un personaggio ispirato a un sovrintendente. Il
romanzo è completo seppure ci siano forti rimandi al
primo.
La storia parte dall'uccisione di un poliziotto in
una serata milanese. Ci sono interessanti
particolari che si intrecciano con fatti di cronaca.
In quel contesto un senatore affermerà che uccidere
un poliziotto è comprensibile. Da questa
affermazione la polizia indirà uno sciopero,
privando la città delle forze dell'ordine e del
necessario controllo. "La metropoli è stanca perché
è in declino, lasciandosi andare come una donna
decadente", affermerà Francesco.
In uno stato di tale caos qualcuno alzerà la cresta:
i ras del quartiere si metteranno in lotta tra loro,
le fazioni extraparlamentari costituiranno ronde di
naziskin. Ci saranno anche gli autonomi occupanti il
centro sociale più grande d'Europa, partorendo forti
battibecchi tra loro. "In quest'epoca di barbarie ne
accettiamo diverse. Abbiamo un Deimos, divinità
della devastazione, contro Phobos, la divinità del
terrore: in tutto questo non si capirà cosa
succede". Il secondo romanzo per l'autore ha una
propria autonoma completezza.
La città, Milano, in "Metropoli stanca", come nelle
altre opere di Gallone, assumerà una fisicità,
concepita come agglomerato di città stato. "E' uno
scenario che sceneggiato in un determinato contesto
farà paura" precisa Francesco.
In un determinato momento della propria vita,
passando al lato privato e individuale dell'autore,
Gallone decise di riconoscere il valore di sé stesso
mettendosi a scrivere e pubblicare. "Avevo circa 30
anni, precisamente 28: lasciai gli studi
universitari, ero molto indietro, facendo una scelta
ponderata, spesso non compresa subito dai familiari,
ma riconoscente di me stesso.
Mi sono come autoriconosciuto in una società che
spesso impone una materialità. Ho potuto dare vita a
realtà che avvertivo come mie.
Scrivere per Francesco è "costruire un mondo secondo
propri criteri edonistici ed estetici: si ha la
sensazione di creare un castello di cartone per fare
muovere le vicende".
Riassumendo potremmo definire con lo scrittore il
primo romanzo essere un'opera che rappresenta più di
una realtà, dalla periferia alla tribalità urbana,
per arrivare ai centri sociali, cercando di dire
"ciò che i qualunquisti dicono, ossia una verità
sussistente in quanto sempre parziale". Il secondo
romanzo verte sul tema della solitudine e del
tradimento.
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