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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi narrativi inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Io confesso di Pietro
Rainero, La befana vien di
notte di Pietro Rainero,
Oltre la sbarra di
Giuseppe Budetta
Poesia in lingua inventata
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Il custode del Monastero dei
Gerolamiti, o se preferite del Mosteiro dos
Jerònimos, aveva appena aperto la grande porta
d'ingresso alla chiesa, quando comparve l'uomo con
la pipa. Il vento ululava, ma c'era il sole e la
temperatura era mite. A Clews piaceva, di tanto in
tanto mentre passeggiava, accendere la vecchia pipa
alla Sherlock Holmes e farsi una fumatina.
"Buongiorno, fa freddo, fuori?" lo salutò il
custode.
"Buongiorno. No, si sta bene. Solo il vento è
fastidioso. Ah! Anche questo continuo TUM TUM che si
ode qua, appena fuori dell'entrata e sulla strada, è
decisamente fastidioso!"
"Oh, non è nulla. Ha smesso di piovere all'alba:
sono gocce d'acqua che dalle gargolle cadono sui
muri esterni"
"Conoscete il detto "La goccia scava la roccia?" di
questo passo tra cento anni ….niente più Monastero!"
"Venga" sorrise l'uomo "I suoi colleghi la stanno
aspettando"
Clews lo seguì verso il centro della chiesa,
camminando dalla parte sinistra dell'entrata. Superò
un imponente monumento funerario, che egli scoprì,
buttando l'occhio sulle indicazioni, essere
nientemeno che la tomba di Vasco da Gama, il celebre
navigatore a capo della spedizione che nel 1498 aprì
la via marittima per le Indie orientali. Pochi passi
dopo i due si trovarono innanzi a sette porte,
disposte rigorosamente a breve distanza l'una
dall'altra. All'occhio allenato dell'ispettore non
sfuggirono le piccole aperture, a forma di croce,
che caratterizzavano la parte centrale delle porte,
unico ornamento delle stesse. Il custode notò che le
stava studiando.
"Sono per la confessione" lo informò "Il monaco apre
dall'interno la feritoia, ed il fedele può liberarsi
l'animo dalle sue colpe"
"Lo so, lo so" si limitò a commentare Clews, con un
breve sorriso, prima di continuare a seguire il
compagno verso la sacrestia.
"Ispettore! Quale piacere!!" lo salutò Ignaçio
Duarte, non appena egli ebbe varcato la soglia della
stanza. Duarte era a capo della polizia di Lisbona
da soli due anni, ma aveva già all'attivo diverse
operazioni concluse con successo. Era abile, sveglio
ed efficiente. Siccome però anche voi siete svegli
ed efficienti, nonché abili, vi starete sicuramente
domandando perché la scaltra polizia lusitana avesse
chiamato in aiuto un ispettore francese, per la
precisione di Cannes. Meritate di certo una
spiegazione. Dunque, erano trascorse solo poche
settimane da che le prime pagine dei quotidiani di
mezzo mondo avevano riportato a caratteri cubitali
la notizia, il furto dei magnifici sette a danno
della Banca Centrale Portoghese. Ecco in dettaglio i
fatti: il MUDE, il museo di moda e design, in via
Augusta 24, nel quartiere di Baixa, si estende su
quattro piani, dei quali uno è sotterraneo. Ospita
mostre permanenti, e non, di oggetti dai profili
intriganti, collezioni di abiti da sposa e quant'altro
illustri la fantasia e la versatilità dei creatori
di moda. Proprio l'ultimo dei quattro piani, quello
sotterraneo, è decisamente curioso e sorprendente!
E' stato ricavato da un precedente caveau di una
banca, situata antecedentemente lì, in rua Augusta
24, e consiste di 3.552 cassette di sicurezza con
apertura a doppia chiave, a loro volta protette da
porte metalliche spesse 30 centimetri. Molte delle
cassette sono ermeticamente chiuse; quelle aperte
contengono invece oggigiorno…chicchi di frumento.
Certamente una mossa azzeccata da parte degli
ideatori del MUDE: ieri nelle cassette si trovava la
grana, oggi….il grano! Ma non c'era da scherzare su
quanto accaduto. Qualche cervello fino degli uffici
centrali della Banca Portoghese aveva pensato,
chissà perché, che i lingotti d'oro del Tesoro
sarebbero stati più al sicuro in un posto sotto gli
occhi di tutti, chiusi sì in un caveau, ma dove
nessuno poteva immaginare si celassero. Ed ecco
allora che le cassette chiuse a chiave erano state
riempite di lingotti d'oro. Il piano sottoterra del
MUDE era ridiventato una banca, la banca che
custodiva nel posto più innocuo l'oro del
Portogallo! Ma la banda dei magnifici sette ( o, se
preferite, dei sette uomini d'oro, come era stata
anche battezzata ) era venuta a conoscenza non si sa
come del grande segreto, e naturalmente…..In una
mite serata portoghese, intorno all'ora di chiusura
del MUDE, i sette si erano introdotti con altre
decine di visitatori nei locali del museo e, armati
di tutto l'occorrente, dalla pistole alle lance
termiche passando per le chiavi, avevano aperto
sette cassette, una per ciascuno, estraendo i
lingotti presenti e riempiendo sette capienti borse
tenendo sotto la minaccia delle armi i terrorizzati
astanti, per poi dileguarsi sotto gli occhi
increduli dei custodi e raggiungendo in un batter
d'occhi, nonostante il peso del denso metallo, la
più vicina fermata del metrò. Pochi attimi dopo
erano spariti. Al museo non c'erano nemmeno guardie
armate: nessuno poteva aspettarsi una rapina. Ora
però che la banda aveva dato scacco alla banca, la
polizia della capitale brancolava nel buio; ecco
perché aveva interpellato ed invitato Clews. In
verità un piccolo barlume, una piccola chance c'era,
minuscola come quelle aperture a croce che
contraddistinguevano le sette porte del
confessionale. Ignaçio Duarte, il capo dei gendarmi,
aveva sospetti ben precisi sull'identità dei
magnifici sette, già autori nei mesi passati di
imprese pericolose, assalti a treni, scippi nelle
gallerie d'arte e rapine ai danni di sontuose ville.
Sì, Duarte era certo di sapere chi fossero i sette,
ma non possedeva uno straccio, che era uno, di
prova. I sospettati erano stati fermati ed
interrogati, ma le labbra di quegli individui così
determinati e decisi rimanevano ben cucite. Neanche
la benché minima confessione! L'idea era opera di
Clews. Giunto a Lisbona e messo al corrente dei
minimi dettagli, egli si concentrò su quello che
riteneva decisivo: i sette, straordinariamente
religiosi, o quantomeno bigotti, erano usi a
confessarsi tutti insieme al Mosteiro dos Jerònimos
ogni venerdì mattina, poco dopo l'apertura al
pubblico. Forse qualche frate conosceva già bene le
loro, chiamiamole così, marachelle, ma naturalmente
era tenuto al più rigoroso ed assoluto segreto
d'ufficio. E proprio su questo contavano i sette
malfattori: rubavano, poi si confessavano contando
sul segreto di quel sacramento, credendo che quattro
Pater Noster cancellassero completamente le
malefatte. L'ispettore francese allora aveva
suggerito ai colleghi il suo piano. E quella
mattina, proprio la mattina del giorno in cui si
svolge la nostra storia, sette gendarmi travestiti
da monaci avevano raggiunto sul far dell'alba la
sacrestia del monastero, guidati dal solerte Duarte.
Egli aveva ordinato ai frati di non presentarsi
dietro la rispettiva porta.
Quel dì sarebbe stata la polizia di Lisbona a
confessare i fedeli!
E mentre i sette uomini d'oro, e cioè Henrique
Ferreiro, Eduardo Adraga, Mario Azeitao, Carlos
Palmeda, Cristovao Arrabida, Alfonso Flores, Pedro
Carcavelos , si apprestavano ad aprire il cuore a
quelli che ritenevano innocui monaci, nella
sacrestia Clews e Duarte discutevano amabilmente del
più e del meno, senza la minima preoccupazione (in
questo il presuntuoso ispettore francese era
pressoché imbattibile).
"Allora, caro collega, cosa gliene pare della nostra
città?"
"Oh..è veramente molto interessante, parbleu! Molto
bella"
"Vero che è carina? Diventa sempre più popolare come
destinazione turistica, sia per visitare monumenti
che per una vacanza al mare. Il mio superiore, il
dottor Ferdinando Mendez, questore, dice sempre che
chi non ha visto Lisbona non ha visto cosa buona"
"Ha pienamente ragione. E' vero che secondo la
leggenda è stata fondata da Ulisse?"
"Sì, nel suo viaggio di ritorno da Troia"
Frattanto, nel silenzio del buio della chiesa,
attraverso le minuscole aperture a forma di croce,
un frate bisbigliò:
"Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo, amen. Dimmi, figliolo, come ti chiami?"
"Carlos Palmeda"
"Dove abiti?"
"E' strano, padre, quando mi confesso non mi pongono
mai questa domanda"
"Ma oggi è una occasione speciale. Confessandoti qui
puoi ottenere l'indulgenza plenaria. Come se non
avessi mai peccato"
"Ah, allora………..Abito qui nella capitale, in via
Serpa Pinto"
"A quale numero?"
"Ma è proprio necessario?"
"E' necessario, figliolo, è necessario"
"Abito al numero 13"
"Da quanto tempo non ti confessi?"
"Una settimana, giusta giusta"
E poco dopo Carlos Palmeda cominciò ad enumerare i
suoi peccati, sia quelli grandi che quelli non tanto
grandi. Ora voi vorreste sapere se aveva tradito la
moglie o si era messo le dita nel naso, ma non posso
accontentarvi, perché vedete…nel confessionale vige
il più stretto segreto! Vi basti sapere che il buon
(si fa per dire) Carlos ammise di aver partecipato
ad una rapina.
"Che cosa ha fatto, Clews, da quando è arrivato e ci
siamo sentiti telefonicamente, la segunda-feira
scorsa?"
"La segunda feira?"
"Sì, la segunda feira, lunedì"
"Ah! Sì. Bien, lundi, la segunda feira, come direste
voi, sono uscito dall'hotel Mundial, dove alloggio,
e ho vagato tranquillamente per il centro; ho
visitato le rovine della chiesa del Carmen.."
"La Igreja do Carmo, sì!"
"Già, la chiesa con il tetto distrutto in seguito al
terremoto del 1755. Ho visto anche l'annesso museo
archeologico, ospitato nel coro e nella navata
centrale. E' très joli, molto interessante, in
particolar modo il sarcofago egizio e le piccole
mummie dei due adolescenti. Chissà come sono morti,
ma?!"
"Quasi sicuramente per qualche patologia, Clews! Non
si faccia prendere la mano dalla deformazione
professionale"
"Probabilmente ha ragione, comunque le rovine
gotiche della chiesa sono impressionanti! Evocano il
disastro del 1755, quando le scosse fecero crollare
parte dell'edificio, depositando tonnellate di
blocchi in muratura sui fedeli"
"Ispettore" li interruppe in quell'istante Isidoro
Rodrigues a cui il saio di frate donava un sacco "Ho
lasciato la mia postazione assegnando per il momento
tre Gloria Patri, perché Mario Azeitao comincia a
parlare. Mi ha confidato di essere uno degli autori
dell'assalto"
"Molto bene, Rodrigues, torni immediatamente al suo
posto e cerchi di farsi dire qualcos'altro!" gli
comandò Duarte.
"Non ho dubbi che riusciremo a farli cantare, bien
sur" commentò Clews "Dov'ero rimasto? Ah, sì, poi
sono andato a gustarmi un caffè in un locale una
volta frequentato dagli intellettuali; fuori c'è
persino una statua di Pessoa"
"Sì, è famosissimo, quel bar. Si chiama "A
Brasileira" ed è in via Garrett, al numero 120"
"Già, ottimo il caffè. Dopo sono ridisceso con
l'elevatore nel quartiere della Baixa, al centro,
incamminandomi poi verso il fiume"
"Sì, l'ascensore parte dalla zona del Chado e porta
alla Baixa. E' stato costruito da un architetto
apprendista di Gustave Eiffel, quello della torre. I
passeggeri possono scendere e salire in una delle
due eleganti cabine rivestite di legno, con le
guarnizioni in ottone"
"Dopo ancora sono andat.."
"So il nome di due complici!" esclamò arrivando
trafelato un altro finto monaco, nella fattispecie
l'agente scelto Josè Pergola.
"Bravo!"
"Ho dovuto insistere un bel po' e far leva sul
sentimento religioso del nostro popolo"
"Oui! I portoghesi sono très religieux"
"Non voleva tradire i compagni. Gli ho detto
"Figliolo, lava il tuo animo. Ricordati che il caldo
dell'inferno è ben peggio del freddo dell'inverno!
L'ho convinto. Mi ha fatto i nomi di Alfonso Flores
e di Pedro Carcavelos. Ora ritorno prima che termini
di dire le otto Ave Marie che gli ho assegnato"
"Rodrigues ha già estorto qualcosa ad Azeitao. Tu
cerca di conoscere i nomi di tutti i complici, mi
raccomando. Non lasciarlo andare"
"Uhm..un buon lavoro. I suoi aiutanti stanno facendo
un ottimo lavoro, mi creda. Le dicevo che poi mi
sono recato a comperare le famose confezioni di
sardine Tricana, in quel negozio………"
"Conserveira de Lisboa, vicino alla piazza del
commercio, in rua dos Bacalhoeiros, 34"
"Già. Anche le scatolette sono bellissime. Ho
acquistato acciughe, sardine, tonni, polpo e
baccalà"
"A proposito del nostro bacalhau, il baccalà, lo ha
assaggiato?"
"Non mi dica nulla, Duarte, sono quattro giorni che
mangio baccalà a pranzo e cena. E' strepitoso!"
Sì, le consiglio, per oggi, se non c'è ancora stato,
la Cervejaria Trindade, una birreria con pannelli di
azulejos nel quartiere del Bairro Alto. Fanno delle
prelibatezze uniche"
"Oh..bien sur, ci andrò sicuramente per cena. Mi
ripete l'indirizzo?"
"E' nel quartiere alto, adiacente al Chado, in via
Nova da Trindade"
"Ispettore, ispettore" un terzo monaco irruppe nella
piccola sacrestia "Credo di sapere dove nascondono i
lingotti. Ferreiro era particolarmente restio a
dirmi dove abita. Non gli ho chiesto l'indirizzo
preciso, per non insospettirlo, ma sta nel quartiere
di Benfica"
"Telefono subito in Centrale, lì dovrebbero avere la
sua residenza. Lei non insista, dopotutto il
Padreterno, per perdonare, non ha bisogno di
conoscere pure l'indirizzo"
"A parte il dettaglio che lo conosce già, oui!"
"Va bene; cercate di capire come hanno fatto a
sapere che l'oro era al MUDE. C'è una talpa al
Ministero del Tesoro?"
"Cosa gli ha assegnato lei, come penitenza?" si
informò un Clews stranamente attento alle preghiere.
"Due Regina Coeli ed un Eterno Riposo"
"Avranno modo di riposarsi anche loro, ma in
carcere, se tutto va come spero. Comme j' espère"
"Ora torno al mio posto, a confessare"
"A farlo confessare, per meglio dire, oui! Torni di
là, prima che si accorga della sua assenza"
E Roberto Soares, efficiente e fedele agente della
Gendarmeria della capitale, tornò al suo posto. E,
con un Credo prima di qui, un Salve Regina dopo di
là, un Angelo di Dio tre porte più in giù, il puzzle
pian piano si stava componendo agli occhi dei due
funzionari (e soprattutto alle orecchie dei loro
aiutanti). Erano proprio stati loro, i sette sui
quali si erano appuntati subito i sospetti
dell'ispettore Duarte, a svaligiare il caveau. Ora
non vi erano più dubbi, e grazie alla religiosità
dei banditi vi era stata anche una confessione in
piena regola!
Rimaneva ancora il problema di incastrare eventuali
complici al Ministero. Come si erano sognati, i
sette, che i lingotti giacessero in quel luogo
insospettabile? Ma a questo Clews non pensava:
sarebbe stato compito del collega Duarte, nelle
settimane seguenti, dipanare quella matassa.
"Allora, Clews, mi voleva dire??"
"Volevo dirle che martedì sono venuto anche qui, nel
quartiere di Belém, a visionare di certo il
Monastero e visitare il suo chiostro bellissimo, ma
pure per vedere, lungo il fiume Tago, il monumento
che ritrae i più famosi navigatori lusitani e per
andare alla Torre"
L'ispettore Duarte precisò "Il monumento alle
scoperte venne innalzato nel 1960 per celebrare
Enrico il Navigatore a cinquecento anni dalla morte.
Ricorda i marinai, i mecenati e tutti coloro che
diedero un contributo allo sviluppo del Portogallo
nell'età delle scoperte. Tra i vari navigatori,
cartografi e re, vi sono le statue di Cabral, che
scoprì il Brasile, Vasco da Gama e Magellano" e poi
aggiunse:
"E mercoledì, come lo ha passato?"
"Sono andato in Cattedrale e al castello di San
Giorgio"
"La igreja del Sé, e il castelo de Sao Jorge…"
"Perché la chiamano la chiesa del Sé?"
"Sé è l'abbreviazione di Sedes Episcopalis, sede
vescovile"
"Mi è successo un fatto strano: ho preso il tram che
passa davanti al mio albergo, tra l'altro i vostri
piccoli tram rossi e gialli sono tres joli, e dopo
qualche fermata si è aggrappato alla porta
posteriore , dall'esterno, un tizio che è sceso dopo
altre due o tre fermate"
"Di sicuro un povero diavolo che ha preso un
passaggio, Clews. Vede, abbiamo anche tanti poveri,
a Lisbona"
"E' un vero miracolo che non abbia sbattuto contro
qualche auto in sosta! Sì, ho notato i poveri per
strada. Ce ne sono anche dodici in piazza dei
Restauratori, fermi come ..baccalà. Veramente
impressionanti, li ho visti dal tram"
"Ma Clews!! Per forza quelli sono immobili come
stoccafissi! Sono dodici statue che rappresentano
altrettanti mendicanti. E' un'esposizione temporanea
di uno scultore nordico, non mi ricordo più il nome"
"Ah! Non potrebbe mica mandare un suo uomo a
prendermi una cioccolata calda in un bar , qui
vicino?" glissò il furbo francese
"Certo, qui all'angolo c'e la Antiga Confeitaria de
Belém, una pasticceria dell'800 nota in tutto il
Portogallo, che vende delle sfoglie ripiene di crema
assolutamente favolose. Le ordino qualche dolce
divino"
"E la cioccolata, s'il vous plait" insistette Clews.
"Certo, le faccio fare anche una tazza di
cioccolato. Andrès, puoi provvedere tu?"
"Agli ordini, capo!" ed Andrès Lopo uscì dalla
piccola sala.
In un'altra parte del monastero, frattanto, un
fedele di nome Eduardo stava dicendo:
"Padre, ho infranto il settimo comandamento. Con i
miei complici ho rubato ben 350 chili di lingotti
d'oro"
"E a quanto corrisponde, in euro, una tale quantità
d'oro?"
"Più o meno a quasi 15 milioni e mezzo di euro"
"Dunque…vediamo. Grosso modo 15 milioni di euro
vogliono dire…beh, è una cifra ingente, ecco …direi
almeno 50 Ave Maria, 20 Padre Nostro e 15 Credo"
"Io non credo invece che siano sufficienti, me ne
dia pure molti di più, io sono religiosissimo e
voglio espiare i peccati"
Nel mentre il caro Clews aveva ripreso l'amena,
piacevole conversazione col collega:
"Ci sono un mucchio di tram con il numero 28, in
giro per Lisbona, il numero che ho preso io per
andare al castello"
"Sì, sono numerosissimi quelli della linea 28"
confermò Duarte.
"Non si può certamente dunque dire" continuò Clews
stentando a trattenere il riso "che qui di 28 ce n'è
uno e tutti gli altri hanno il numero 31!"
"Ah! Ah! Ha proprio ragione, caro mio"
"A proposito di giorni del mese, domani, che è il
30, voglio andare a Sintra, che ne dice?"
"Assolutamente da non perdere! Potrà rifarsi gli
occhi con il meraviglioso palazzo Nazionale, che ha
le cucine sotto i grandi camini, e divenne anche la
residenza dei reali di Portogallo, e anche col
palazzo di Pena, nel quale si fondono diversi stili
architettonici. Possiede pure un bel parco. Sintra è
stata eletta dall'UNESCO patrimonio dell'Umanità. Mi
raccomando, faccia un salto alla pasticceria Casa de
Sapa per assaggiare le queijadas, specialità locali.
Dopodomani tornerà a Cannes?"
"Sì, certo, ormai il lavoro qui è quasi concluso;
devo tornare alla base"
"Ma lei dove abita esattamente?"
"A La Napoule, ad un tiro di schioppo da Cannes,
dove lavoro al Commissariato"
"Già, è ispettore capo. Ma è vero che abita in un
castello?"
"Mais oui! Certamente…Nel castello di mio nonno,
Henry Clews. Io mi chiamo come lui, nome e cognone,
le meme prénom et le meme nom. Strano tipo, mio
nonno. Era uno scultore quasi sconosciuto, uno
statunitense che si era trasferito con la moglie
architetto in Costa Azzurra. I due coniugi avevano
acquistato il castello del paese di Mandelieu-La
Napoule. Mia nonna aveva ristrutturato il piccolo
maniero secondo i propri gusti e mio nonno, dopo un
unico tentativo andato a vuoto di riscuotere
consensi dalla critica con una esposizione di
sculture, si era ritirato in una spaziosa e luminosa
stanza del castello a continuare la sua opera,
convinto più che mai che il suo genio offeso avrebbe
ottenuto la definitiva consacrazione solo dai
posteri. In seguito i due condussero la loro
esistenza all'insegna dell'anticonformismo più
spinto, in un totale isolamento mitigato solo dalla
nascita di mio padre, un isolamento destinato a far
crescere a dismisura il loro grande amore. Sa,
ispettore, sono sepolti ai piedi della più alta
torre del castello, con le tombe poste una di fronte
all'altra. I grandi blocchi di marmo un poco
spostati dalla corretta posizione lasciano
intravedere le due bare. La torre sepolcrale, da
loro voluta e fatta erigere, non presenta alcuna
apertura alla sommità: le loro due anime sono
imprigionate per sempre dentro l'angusto spazio
della costruzione. Insieme fino alla fine del
tempo!"
"Che storia romantica. Ci fosse qui mia moglie,
piangerebbe"
"Abbiamo finito, capo, stanno per uscire, tutti e
sette insieme" li informò proprio in quel momento
Isidoro Rodrigues, entrando eccitato nell'angusta
stanza.
"Splendido. Sono pronti, fuori, gli altri agenti?"
"Certo, sono ai loro posti"
"Venga, Clews, venga a godersi lo spettacolo"
E Clews uscì dalla chiesa costeggiando questa volta
l'ala a destra, transitando a fianco della tomba di
un poeta che aveva magnificato le gesta di Vasco da
Gama, sepolto invece a sinistra, si affacciò poi
dalla porta centrale in compagnia di Ignaçio Duarte,
giusto in tempo per veder scattare le manette ai
polsi dei loschi individui, catturati e scortati
indi sui furgoni.
"Bene, Clews, penso di poter ben dire, senza tema di
smentita, che quella di oggi alla chiesa dei
Gerolamiti è stata proprio una confessione con i
fiocchi!" osservò Duarte sorridendo.
"Bien sur, tout s'est bien passé. Nessuno è capace
come me, a farli confessare!" concluse il
modestissimo Clews.
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