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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi narrativi inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Io confesso di Pietro
Rainero, La befana vien di
notte di Pietro Rainero,
Oltre la sbarra di
Giuseppe Budetta
Poesia in lingua inventata
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La vita fa rumore
Raccolta
di poesie di Roberto Mosi “LA VITA FA RUMORE”
dedicata“A Firenze e ai suoi giovani in cerca di
lavoro”
Edizioni Teseo–Minotauri 2015, Prefazione di
Giuseppe Panella
La raccolta nasce da un progetto poetico legato a un
fatto di cronaca: la manifestazione del 5 luglio
2013 a Firenze, per protestare contro un’ordinanza
che imponeva la chiusura del popolare caffè libreria
La Citè, in Borgo San Frediano, dalle ore 22 della
sera, in seguito ad alcune lamentele degli abitanti
del quartiere per i rumori legati alle attività
musicali e alla frequenza del locale da parte di
numerosi giovani. Il corteo chiedeva il ripristino
dell’orario normale. Nell’afa di luglio si snoda il
corteo pieno di colori, di voci, vivace,
determinato; pieno di allegria e di movimento,
movimento – in certi momenti - a passi di danza.
Libreria Cafè
Silenzio e ombre sedute
sugli scaffali de La Citè
sopra i libri della Libreria
Cafè, sul pianoforte
fra divani e abat-jour.
Salva la pubblica quiete.
Il proclama del giudice:
“Chiuso dalle nove
alle sette del mattino.
Disturbo alla quiete.”
Buonanotte Firenze,
un colpo alla cultura.
La cultura viaggia nell’aria
suono di voci, note
musica, fruscio di idee,
non porta degrado,
confonde facce di pietra
teste devote agli schermi.
Oggi si spalanca la porta:
si va in corteo, si parla
dell’essere alla città dell’avere.
Rabbia, lavoro che muore
sepolto il progetto di anni
fuori dal senso comune.
Sul sagrato del Carmine
s’inchiodano cartelli
nell’afa della sera di luglio:
“No alla città vetrina”
“La noia è normalità”
“Adotta un libraio”.
Si muove il corteo,
musica: dal furgone
il suono Brazil Brazil.
Il corteo ondeggia, ritmo,
samba, carrozzine
avanzano a zig zag.
La rabbia per il lavoro che viene a mancare, che
rischia di essere perduto definitivamente, si
esprime con questi toni nel corteo. Sullo sfondo
l’angoscia di un infinito stato di precariato.
Il rumore allegro e allo stesso tempo preoccupato,
del corteo, il cartello “La vita fa rumore” mostrato
nel corteo, finito sulla copertina del libro,
riecheggia per molte parti del libro, nelle diverse
poesie presenti nelle diverse sezioni. Ad iniziare
dalle poesie legate al ricordo delle lotte del
passato, alla dimensione operaria e popolare, in
particolare.
Si può parlare di rumore/silenzio , due momenti che
si integrano nelle successioni temporali, l’uno è in
attesa dell’altro. E così il silenzio che invade la
Libreria de LaCitè, e, successivamente, il silenzio
della notte, quando le figure delle trecciaiole,
protagoniste delle dure lotte alla fine
dell’Ottocento a Peretola e in altri paesi della
piana fiorentina, il silenzio dello storico caffè
delle Giubbe Rosse, abbandonato dai poeti nel
momento in cui si scontravano nella piazza la
polizia e gli operai che manifestano per il lavoro,
il silenzio della grande fabbrica, la Manifattura
Tabacchi, dopo che è cessata ogni attività.
Lavoro!
Il salotto buono di Firenze
appare in bianco e nero,
i colori delle storie di Vasco.
Le tute blu arrivano da Rifredi
la polizia è schierata, sbuca
dai portici la camionetta,
picchiano forte i manganelli,
si grida in coro pane e lavoro.
Le Giubbe Rosse sono sbarrate,
i poeti scomparsi.
La musica è delle sirene,
i versi le urla degli operai.
Le trecciaiole
Marcia il Quarto Stato, Tosca
in prima fila, il bambino in braccio.
Facce sul fondo, formano un popolo.
Escono dai quadri dietro le torce
dei vigilanti, nei supermercati,
tra le ombre delle fabbriche.
“Lo sciopero delle trecciaiole.
Mi distesi sulle rotaie.” Tosca ricorda:
“La cavalleria attaccò nella piazza.”
Manifattura Tabacchi
Fosca mi guida
dal Fosso Macinante
nella fabbrica abbandonata.
Sedici compagne
al centro del piazzale
uscite dai fabbricati a raggiera.
Ogni donna una storia.
Federiga, un’immagine:
il portone si apre
mimose avanzano
le sigaraie escono
cantando: la festa
dell’otto marzo.
Al lavoro migrante è rivolta una larga attenzione,
s’incontrano i lavavetri, i raccoglitori di pomodori
della Maremma, delle arance a Rosarno, giovani del
nostro sud predestinati all’emigrazione.
Mediatrice
In una valle della Lucania
vive Maria, dolce ragazza
della lontana terra del Libano.
Conosce le lingue che si intrecciano
sul mare, il sapore comune dei piatti
in ogni festa l’eco di altre feste.
Stringe amicizie con le donne
parla felice della sua figlia
in questa terra dai rari sorrisi di bimbi.
Insegna la lingua ai migranti giunti
dall’altra parte del mare, per i lavori
nelle stalle e nei boschi.
Maria costruisce esili ponti
tra mondi lontani, vicini.
Stella cometa
Mario insegna a guardar le stelle
dalla radura sopra Lagonegro.
Al tramonto risalgono il monte
s’immergono nel silenzio.
In cerchio sfogliano i perché
per lavagna la volta celeste.
Ognuno immagina l’incontro
con altri cieli, con altri mondi.
Pensieri migranti
alla ricerca della stella cometa.
La seconda parte della Raccolta riguarda i
molteplici aspetti delle facce del lavoro. Lo
sguardo diviene più leggero, legato all’attualità,
ai caratteri spesso precari della condizione
lavorativa, i toni a volte sfiorano il grottesco e
la satira sociale.
Impiegato delle pompe funebri
Raffiche di vento,
trema la finestra accesa
per la veglia al moribondo.
All’angolo della strada
Federigo pronto a correre
il catalogo in mano.
Sopra lo spiovere del tetto
un angelo bianco muove le ali,
vicino un angelo nero,
la coda sporgente.
Alle luci dell’alba
la corsa per afferrare
l’anima, il corpo.
In questa poesia si avverte, con il rumore dello
sferraglio del treno, una leggera tenerezza:
Pulizia bordo
Anna in divisa verde
Pulizia a Bordo Alta Velocità
trascina il carrello
(carta, sapone, deodoranti)
nel rombo del treno in corsa,
dieci carrozze venti bagni,
uomini e donne.
Il treno rallenta
Anna in piedi alla porta,
digita messaggi d’amore
al suo uomo in attesa,
binario dieci della stazione.
Ecco ora i lavori precari, tipici dei giovani, da
quello della comparsa nel teatro, al ragazzo “pony
express”:
Pony express
Pony express sui pedali
girovago sognatore,
portatore di dispacci.
Baschetto, lucchetto a U,
ricetrasmittente, borraccia,
borsa a tracolla,
divisa rossa, riflessi
sulle vetrine, infinita serie di pixel,
freccia acuminata.
Non poteva mancare in questa raccolta – che può
essere indicata come un poemetto, per la continuità
e la fluidità dei testi – il riferimento al mondo
del mito, aspetto che spesso ricorre nei miei
lavori.
Per un verso sono Orfeo e Euridice impegnati nella
melma degli scavi sotto la città di Firenze, per la
realizzazione della linea ad alta velocità, per
l’altro, un Ulisse moderno, manager di oggi
stressato dagli impegni di lavoro:
Ulisse torna ad Itaca
Ogni sera Ulisse
torna ad Itaca.
L’alba sorprende
il volo dell’eroe
le armi impugnate
il computer per scudo
il telefono in mano
altri cento achei
infossati nelle poltrone.
Alla sera voci allarmate
parlano di dei adirati.
Sulle piste la flotta
achea attende il decollo.
Infine il balzo
nella notte di pece.
Il porto d’Itaca è chiuso
per la furia dei venti.
Infinito il ritorno.
L’eroe raggiunge
la reggia nel sonno.
Penelope dorme stizzita
Arturo saluta, la coda ritta.
L’eroe guarda la posta,
dispone in ordine le armi
si distende sul letto,
il risveglio è vicino.
Ogni sera Ulisse
torna ad Itaca.
Ogni lavoro è oggi immerso nel mondo
dell’informatica, a volte è agevolato l’impegno
lavorativo, a volte sembra svanire nella sfera della
follia. Come in questo testo del “lavoratore bit”,
ripreso dalla raccolta Nonluoghi
Futuribile
Bit byte bit byte
zero uno zero uno
uno zero
acceso spento spento acceso
locale globale globale locale ….
Nell’ultima parte della raccolta, emerge il lavoro –
lavoro vero e proprio - del poeta, la sua fatica
nella ricerca della parola, nella cattura delle
immagini, nella costruzione di una lingua figurata.
Il riferimento in un caso è al lavoro del pittore,
alla figura creata da Marcel Proust nella Recherche,
con il personaggio del pittore Elstir e la visione
del suo studio. Il silenzio ancora, una componente
costante nelle pagine dello scrittore francese.
Il lavoro del pittore
(La Recherche)
Silenzio seducente del quadro
nel rumore di folla del Salone.
Scopro metafore fissate
tra le frasi delle immagini,
pittore senza arte, compongo
dall’arte di più pittori
da un frammento del mondo
da artifici di immagini
da prospettive inattese.
Il riferimento è, infine, al vasaio, all’artigiano
che da un ammasso di argilla, le mani nere di melma,
crea a poco a poco, la sua opera.
Dalla poesia Il lavoro del poeta, la parte finale:
Leggo e rileggo
i versi, ascolto
la mia voce, cerco
tracce di colore,
riflessi di luce …
Sono sazio di penetrare
di mani l’argilla,
ora il fuoco del forno
abbraccia la forma;
è pronta poi per essere
affidata all’aria,
alla polvere del giorno.
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