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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi narrativi inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Io confesso di Pietro
Rainero, La befana vien di
notte di Pietro Rainero,
Oltre la sbarra di
Giuseppe Budetta
Poesia in lingua inventata
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Uno sguardo (personale e
spoileroso) alla fantascienza di Virgilio Martini
I libri di Virgilio Martini sono stati una di quelle
rare scoperte letterarie che mi hanno illuminato il
percorso creatomi (e che in parte il destino ha
creato per me) all'interno della narrativa
fantascientifica, genere che ho amato come autore
fin dal momento in cui mi sono messo per la prima
volta davanti alla macchina da scrivere per buttare
giù il mio primo tentativo di romanzo, nella lontana
estate del 1990, e prima ancora come lettore. Ho
amato i precursori e i grandi classici del
fantastico e mi sono sempre dispiaciuto che l'Italia
abbia contribuito così poco al genere: tolto un
romanzo poco noto di Salgari ("Le meraviglie del
Duemila"), uno di Buzzati ("Il grande ritratto"),
uno di Landolfi ("Cancroregina") e i racconti
cosmicomici di Calvino (se proprio li vogliamo
considerare fantascienza…) cosa rimane che esca dal
giro degli studiosi e degli storici della
letteratura? Poco o nulla.
Virgilio Martini, classe 1906 (come Buzzati),
rappresenta una felice eccezione in questo panorama
desolante. Ho scoperto per caso questo geniale
autore toscano, dalla vita avventurosa come le
sue opere, in seguito ad un viaggio a Compiobbi
(piccolo centro ad una decina di chilometri dalla
mia Firenze) per incontrare Berlinghiero Buonarroti,
altro geniale concittadino del nostro Martini.
Incuriositomi decisi di fare una ricerca su
Internet, trovando poche notizie frammentarie, e in
biblioteca: riuscii a reperire solo tre suoi romanzi
nel circuito dello SDIAF: "Il mondo senza donne",
"La Terra senza il Sole" e "L'allegra terza guerra
mondiale". Li feci far arrivare, tramite il prestito
interbibliotecario, da Borgo San Lorenzo e da San
Piero a Sieve.
Non è facile infatti trovare le vecchie edizioni dei
suoi libri: è un autore ingiustamente dimenticato e
non più ristampato dall'88 (l'autore è morto nel
1986). Eppure i suoi libri sono usciti in diverse
edizioni nel corso dei decenni ed hanno avuto varie
traduzioni all'estero, oltre che recensioni
favorevoli da personaggi del calibro di Pirandello e
Bontempelli.
Una nota per il lettore di questo articolo: spoilerò
le trame dei romanzi citati, quindi se non vuoi
rovinarti la sorpresa fermati qui. Ma se disperi di
trovare i libri in questione, o non ti interessa
leggerli o comunque li leggeresti lo stesso vai
pure avanti.
Dei tre romanzi, letti tutti d'un fiato nel giro di
pochi giorni, il primo è quello che mi ha colpito di
più. Pubblicato nel 1936 e subito sequestrato dalla
censura fascista, dopo alcune riedizioni ha fruttato
all'autore un processo per oscenità negli anni
Cinquanta. Martini è stato ovviamente assolto e il
libro ha avuto altre riedizioni per un totale di
otto (l'ultima risale appunto a quasi trent'anni
fa).
Già il titolo, "Il mondo senza donne", dice tutto.
La storia, ambientata nel XXI secolo, parte da
un'ipotesi estrema: cosa accadrebbe se un'epidemia
globale uccidesse tutte le donne in età fertile?
L'idea mi fece subito tornare alla mente un mio
vecchio racconto scritto nel 2000 (l'anno in cui
cominciano gli eventi fittizi del romanzo di
Martini), intitolato "Marte". Nel mio racconto, che
all'epoca ritenevo originalissimo, immaginavo al
contrario un mondo futuro (anch'esso ambientato nel
XXI secolo) popolato da sole donne in seguito ad una
pandemia che aveva ucciso tutti gli uomini ad
eccezione di tre astronauti che si trovavano in quel
momento in missione sul pianeta rosso. Il mondo era
andato avanti al femminile e la continuazione della
specie era assicurata dalla clonazione. I superstiti
maschili del genere umano, ritornati sulla Terra,
facevano tutti e tre una brutta fine.
Nel romanzo di Martini l'epidemia è causata da una
società segreta di omosessuali misogini che crea il
virus della "falloppite" e lo diffonde (nel mio
racconto l'origine del morbo rimane ignota); l'unica
speranza per l'umanità è rappresentata dalla figlia
di un avido ebreo da caricatura, salvata perché
messa in stato di ipnosi da parte del genitore.
Rebecca, questo il suo nome, è una bambina di undici
anni che viene subito contesa da miliardi di uomini
infoiati, di tutte le età e condizioni sociali.
Viene posta sotto la protezione di un governo
mondiale presieduto da un dittatore che si è
guadagnato il titolo a suon di pugni, in attesa che
raggiunga la maturità sessuale. All'apparire delle
mestruazioni il corpo della fanciulla viene messa
all'asta dall' "altruista" genitore: ad
aggiudicarselo è un vecchio ebreo che però muore
prima di "cogliere il fiore". L'incombenza dello "spulzellamento"
ricade dunque sul dittatore Geo, il quale, nella sua
megalomania, ha la poco brillante idea di farlo in
diretta tv mondiale. L'uomo, pressato dalle
telecamere, fallisce miseramente e, diventato lo
zimbello del mondo, decide di ritirarsi dalla vita
politica e scomparire nell'anonimato. Il vecchio
Samuele, genitore della piccola Rebecca nonché
ministro del tesoro, crea quindi una sorta di
bordello di Stato in cui la figlia viene prostituita
in nome della continuazione della razza, allo scopo
di rimanere incinta il prima possibile. Nel giro di
qualche mese si accoppia con più di un milione di
uomini, fruttando al vecchio cifre da capogiro dai
clienti che si possono permettere di usufruire della
dolce compagnia di Rebecca (la quale non è certo
scontenta di quella bizzarra situazione). Finalmente
arriva la lieta notizia: Rebecca è incinta (di padre
ignoto naturalmente). Gli entusiasmi si smorzano
presto: si tratta di un bambino. La volonterosa
fanciulla però non si perde d'animo e riprende il
mestiere più antico del mondo con rinnovata foga.
Arriva infine la bambina: Eva. A questo punto
l'incombenza dell'accoppiamento con la nuova nata,
una volta che anche questa ha raggiunto l'età
adatta, cade proprio sul fratello, il quale si dà da
fare per ingravidare anche le altre sorelline nate
dalla grande progenitrice, in quanto gli uomini "pre-falloppite"
sono nel frattempo così vecchi da non essere più
all'altezza del compito. In conclusione la nuova
umanità cresce rapidamente mentre altrettanto
rapidamente decresce quella vecchia e il triste
valzer delle civiltà si ripete come prima, più di
prima. La battuta sul nome di "Eva" per la grande
madre della razza (quando si dice "p…a Eva!") è
suggerita ma risparmiata dall'autore.
Nel 1936 non si poteva ipotizzare altre forme di
riproduzione oltre a quella tradizionale; se fosse
stato scritto oggi l'autore sarebbe forse ricorso
all'ingegneria genetica, come ho fatto io in "Marte"
(anche se funziona per un mondo di sole donne, non
di soli uomini, nel qual caso si sarebbe dovuto
inventare un utero artificiale per impiantare i
cloni). Il romanzo di Martini è molto satirico,
paradossale e divertentissimo nonostante la
drammaticità degli eventi descritti, ma c'è un punto
che non regge alla logica. La scienza ci dice che se
una popolazione scende sotto ad un certo numero di
individui non c'è "ma" che tenga: è destinata
all'estinzione. L'accoppiamento tra consanguinei non
produrrebbe altro che mostruosità dalla vita breve e
certamente non basterebbe una donna fertile per
scongiurare la fine dell'umanità. Se sorvoliamo su
questo "dettaglio", il resto del romanzo è molto
verosimile e godibile, non risparmiando né la
politica (Mussolini è messo tacitamente in
caricatura in più di un punto), né la religione, né
la morale. L'idea di un mondo popolato da soli
uomini, o da sole donne, non è originale - come ho
scoperto leggendo l'introduzione all'edizione del
1988: vari autori americani hanno sfruttato questa
ipotesi bizzarra, in particolare la seconda (più
raro il mondo di soli uomini rispetto a quello di
sole donne): ciò nulla toglie al valore di questo
gioiellino poco conosciuto della letteratura
italiana.
"La Terra senza il Sole" è pure interessante ma non
raggiunge le vette de "Il mondo senza donne": non è
divertente e pungente come il secondo, ma parte
anch'esso da un'ipotesi fantastica. Nel 4999
l'Umanità ha raggiunto tutte le mete che si era
prefissa: non ci sono più guerre, non più carestie,
povertà, ingiustizie, criminalità e
sovrappopolazione. Perfino le religioni sono
scomparse, ad eccezione di un'improbabile coppia di
cristiani che vengono presi in giro da tutti. Il
sesso non è più un problema, i viaggi spaziali sono
all'ordine del giorno verso la colonia marziana, ma
sia sulla Terra che su Marte la noia regna sovrana.
Anzi, lo spleen (qualcosa di più della noia) regna
sovrano, avvelenando la vita delle poche centinaia
di migliaia di individui, serviti da gorilla
evoluti. Abbondano i suicidi. Ad un certo punto uno
degli annoiati rappresentanti della razza umana del
cinquantesimo secolo viene un'idea folle per
scuotere i suoi simili: provocare un'esplosione tale
nel sottosuolo da far uscire il pianeta dalla sua
orbita intorno al Sole e scagliarlo nelle profondità
dello spazio. L'idea incredibilmente viene accolta
dalla maggioranza delle persone, durante una storica
assemblea mondiale in uno dei pochi mega caffè
presenti sul globo, capaci di contenere fino a un
milione di individui. Chi si oppone sono i due
cristiani, giudicando blasfema la proposta.
La mozione viene approvata e messa in opera.
L'esplosivo viene posto a 2200 chilometri, collegato
ad una miccia che deve essere incendiata da una
lente coperta con un panno che verrà sollevato alla
mezzanotte del 1° gennaio dell'anno 5000. Man mano
che si avvicina però la data fatale, l'entusiasmo va
calando in proporzione esponenziale finché sulla
terra non restano che pochi irriducibili e gli
stessi fanatici cattolici (che avevano visto salire
la considerazione verso loro stessi proprio in quei
giorni cruciali), ormai impossibilitati anche
volendo ad abbandonare in tempo il pianeta (che
verosimilmente potrebbe essere distrutto dall'immane
esplosione). L'ultima parte del libro, quella degli
ultimi minuti fatali, è purtroppo una banale
diatriba religiosa (quando sento parlare di questo
personaggio immaginario chiamato "dio" il mio
interesse precipita allo zero assoluto) e il finale
non è secondo me all'altezza delle premesse. Resisto
alla tentazione di spoilarlo…
Neanche l'idea del pianeta deviato dalla sua orbita
è originale (mi viene così a caldo in mente un
episodio de "Ai confini della realtà") ma certo lo
era nel 1926, anno della prima stesura del romanzo,
adattamento di un testo teatrale precedente
intitolato "Tornare un passo indietro", così come
l'idea del mondo senza uomini era certo originale
nel 1936.
Infine "L'allegra terza guerra mondiale", scritto
negli anni Settanta e più volte rimaneggiato (come
tutte le opere del nostro Martini) è un'amara satira
politica e militare con molti rimandi alla
situazione mondiale dell'epoca. Siamo in piena
Guerra Fredda tra USA e URSS: guerra che però nel
romanzo diviene presto calda, anzi rovente, fino
alla tragica fine che vede la distruzione totale del
pianeta (ops… ho spoilerato). L'idea apocalittica
della fine dell'umanità (molto ricorrente in
Martini) in seguito ad una guerra nucleare
rappresentava una paura concreta in quegli anni, non
dobbiamo dimenticarlo rileggendo questa storia.
Ancora negli anni '80, quando ero bambino, sentivo
paventare una terza guerra mondiale tra americani e
russi, entrambi con i missili puntati l'uno contro
l'altro. Mi viene in mente un bellissimo e tragico
racconto di Bradbury, "Vennero le dolci piogge" (in
"Cronache marziane") ed un altro episodio di "Ai
confini della realtà" in cui l'unico superstite
dell'umanità, avido e miopissimo lettore, muore
infelice perché - ora che ha tanto tempo e tanti
libri a disposizione - gli si rompono gli occhiali.
Ma le storie apocalittiche sono tantissime…
Virgilio Martini, italiano cosmopolita e visionario,
è sicuramente uno di quegli autori da riscoprire:
ancora fresco e attuale dopo tanti anni, regala
letture che fanno riflettere pur risultando
gradevoli e leggere. Da collega autore di
fantascienza, italiano e anzi fiorentino come lui,
non posso che consigliarne la lettura a coloro che
credono che la buona narrativa fantastica non sia un
genere letterario di serie B, che non sia scritta
tutta in inglese, e che si possa trovare qualcosa di
valido anche in Italia.
Bibliografia (opere consultate)
- Virgilio Martini, La Terra senza il Sole. Il
mondo senza donne, Chieti, Marino Solfanelli
Editore, 1988
- Virgilio Martini, Il mondo senza donne,
Lido di Jesolo, Edizioni Tritone, 1969
- Virgilio Martini, L'allegra terza guerra
mondiale, Firenze, Edizioni Equatore, 1977
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