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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici inediti,
in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
poesie di Francesco
Felici, Maria Pia
Moschini, Julianna
Vas-Szegedi
Teatro
La
favola dello spettacolo di Liliana Ugolini
intervista
di Massimo Acciai
Aforismi
Saggi
José María Eguren di
Enrico Pietrangeli
Scritture minimali, scrittori metropolitani
di Caterina Rocchi
Recensioni
Interviste
Intervista ad Antonio
Sofia (autore di "Non ti chiederò niente" e
"Marta")
di Massimo Acciai
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Intervista ad Antonio Sofia
autore di Non ti chiederò niente e Marta
Ho conosciuto Antonio, di origini pugliesi
ma residente a Firenze, nel suo lavoro, ed ho in seguito
iniziato una collaborazione artistica che si è concretizzata
nella partecipazione alla performance "Il
giardino delle vite senza fine" nel dicembre 2004. Sono
rimasto colpito dai suoi due romanzi, piuttosto insoliti nella
forma e nel mezzo di diffusione… (leggi anche la
nota di lettura sul romanzo
Marta)
Iniziamo dalla tua formazione culturale…
Laureato in Lettere Moderne, tesi dal titolo "L'individualismo
anarchico nel cinema di Clint Eastwood". Poi un Master in
Multimedia Content Design.
Quando nasce il tuo interesse per la scrittura? Quali le
prime esperienze?
Mi sono interessato alla scrittura degli altri prima di
tutto. Da piccino leggevo tantissimo, troppo forse. Poi a un
certo punto la decisione di alzare la mano e prendere la parola,
le parole. La prima poesia. Avevo paura di farmi visitare dal
dentista.
"Chi russa di qua /chi russa di là/ il bel tramonto nessuno
vedrà./Chi russa di qua, /chi russa di là/ un po' di silenzio
per carità."
Che cosa leggi più volentieri? Hai uno o più modelli, dei
punti di riferimento?
No, modelli no. Leggo volentieri una pagina scritta con senno e
con cuore. Ma non senza l'uno o l'altro. Riferimenti sì. Ricordo
con attenzione le sperimentazioni di Kundera, la leggerezza di
Murakami, il coraggio di Svevo, la riflessione di Sartre,
l'eternità di Shakespeare, la meraviglia di Lorca, la catarsi
della Merini e, concludo, la morta spacciata di Dylan Thomas.
Ci puoi parlare della tua scelta di mettere online i tuoi
libri, scaricabili gratuitamente? Cosa pensi in generale del
rapporto tra letteratura e web?
Io ho scelto di regalare quello che scrivo perché credo che la
lettura sia necessaria affinché la scrittura abbia senso. Ma
allo stesso tempo non mi interessa inseguire una pubblicazione o
la garanzia di un approvazione nel presente. Non riesco a
credere che coloro che hanno scritto i più grandi libri che ho
amato, che i grandi qui sopra elencati, dovessero passare le
giornate a chiedersi se le loro scelte avrebbero avuto successo,
mercato, trovato gradimento dell'editore o un posizionamento di
eccellenza in libreria. Scrivere è interrogarsi su cose talmente
permeanti che rimane ben poco. Per il resto. Quando purtroppo
bisogna ammettere, il resto ambisce a lasciare ben poco allo
scrivere.
Cosa pensi delle riviste culturali online?
Penso che la rete consenta di avere spazio e richieda che ogni
spazio occupato sia motivato. Le riviste culturali soffrono di
una trasmigrazione forse troppo in/mediata dalla carta allo
schermo e al momento stentano a diventare motori di innovazione
socialmente condivisa. Purtroppo sembra che nel web le uniche
rivoluzioni possibili declinino aspramente i paradigmi di una
tecnocrazia a volte poco cosciente del proprio potere, a volte
dissimulante gli scarnificanti dubbi cui ogni potere deve
trovare risposta.
Ho trovato estremamente interessante l'abbinamento di
scrittura e musica che caratterizza i tuoi due romanzi (Non ti
chiederò niente e Marta): ad ogni capitolo è associato un brano
musicale. Perché questa scelta? Come hai proceduto in pratica
per realizzare questo insolito accostamento? È venuta prima la
scrittura, prima la musica o sono state parallele?
Scrivo sempre accompagnato da un brano musicale, più raramente
da un intero disco. Credo mi aiuti a entrare nel mood, che mi
aiuti a sostenere un ritmo e modulare i colori del mio tentare:
per questo la musica la scelgo prima, e nei periodi di scrittura
sono sempre attento a riconoscere quale potrebbe essere la
musica giusta. A volte uso anche estratti lirici dai brani,
quando mi sembra che la musica sia talmente perfetta da poter
invadere il testo. Comunque mi piace immaginare che la lettura
sia accompagnata dallo stesso ambiente in cui la scrittura è
stata prodotta.
Ancora sulla musica: hai lasciato al lettore il lavoro del
reperimento delle singole canzoni abbinate al tuo romanzo… pensi
che ti odierà per questo o gli hai dato un ulteriore stimolo di
cui ti sarà alla fine grato?
C'è la necessità di rispettare in questo caso il lavoro di chi
ha realizzato le musiche che scelgo: perché un brano può esser
maggiormente compreso nel contesto in cui l'artista l'ha
pensato, inserito, inscritto. Non voglio che il lettore mi odi.
Voglio che il libro sia un punto di partenza per molti incontri.
Una domanda indiscreta a cui sei libero di non rispondere:
quando c'è di autobiografico in Marta? Te lo chiedo perché
sostengo che la scrittura sia sempre autobiografica…
Nella scrittura usiamo le parole che sappiamo per provare a
dire quel che non sappiamo. Così le parole, intese come unità,
sono metonimia delle esperienze o di quello che le esperienze
sembrano aver insinuato. Fermarsi però a quel che si ritiene di
aver capito, fermarsi a raccontare quel che sappiamo, credo sia
poco interessante e forse anche irrispettoso per chi legge un
libro. La lettura e la scrittura devono confrontarsi ad armi
pari.
In Marta ho provato a riflettere su alcune cose che mi è
sembrato di dover vivere.
Le ho travestite dei motivi e delle maschere con cui avevo però
interpretato altre cose, altre cose che mi era parso di poter
vivere.
In totale quanto tempo è stato necessario per scrivere il tuo
primo romanzo? E il secondo?
Il primo romanzo mi ha chiesto un anno e mezzo, il secondo due e
mezzo. Sicuramente il secondo è più compiuto, meno episodico,
com'è normale che sia. La prima cosa che si impara è accordare
uno strumento. Poi lentamente, il resto.
Credi nell'ispirazione del momento o fai molto labor limae?
No, l'ispirazione non rientra tra le mie aspettative. Sono stato
ispirato una volta, era la finale del torneo di calcetto
nell'oratorio in cui sono cresciuto: segnai il 2 a 2 con un gol
dalla bellezza maledetta. Credo nel lavoro, assolutamente, nel
lavoro, nel metodo, nella dedizione appassionata.
Progetti per il futuro? Un terzo romanzo forse?
Ho scritto la prima stesura della prima parte del mio nuovo
lavoro. Un inizio quindi. Si intitola Western ed è disponibile
su un link dal mio
blog. A proposito di blog. Sono prossimo a traslocare col
mio Bar. A settimane il debutto di
www.albardellosport.net: la novità è data dalla
partecipazione rilevante di Elly, una carissima webamica,
acutissima penna per una collaborazione che mi entusiasma.
Speriamo bene.
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