|
|
Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici inediti,
in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
poesie di Francesco
Felici, Maria Pia
Moschini, Julianna
Vas-Szegedi
Caffe' Letterario Musicale
La musica abbraccia la poesia
rubrica a cura di Paolo
Filippi
Teatro
La
favola dello spettacolo di Liliana Ugolini
intervista
di Massimo Acciai
Aforismi
Saggi
José María Eguren di
Enrico Pietrangeli
Scritture minimali, scrittori metropolitani
di Caterina Rocchi
Recensioni
Interviste
Intervista ad Antonio
Sofia (autore di "Non ti chiederò niente" e
"Marta")
di Massimo Acciai
|
|
José María Eguren [1874 - 1942]
Un
tema ricorrente, nella poetica di Eguren, è quello della
fanciulla. I tratti di un evento traumatico si percepiscono nel
morso di un rettile che porterà via, ineluttabile, la vita di
una bimba in "Antigua". "La muerta de marfil" non è altro,
probabilmente, che l'indelebile ricordo di quel feretro. Resterà
una felicità disillusa, recisa, minata da funesti presagi e che
segnerà per sempre la personalità dell'artista; la nostalgia di
un passato nel fascino esercitato da quello stesso ignoto
rilevato, talora espletato in un erotismo velato e crepuscolare,
prossimo al decadentismo. Il suo, in ogni caso, sarà un mondo
"preservato", fantastico e fanciullesco, pregno d'ignote
presenze e celato dietro incantati segreti, popolato di
personaggi medioevali ed entità mitologiche, di fantasmi e di
fate, a rimarcare l'integrità di un'immaginazione che in lui non
verrà mai meno: quella dell'infanzia. Eguren aveva una vorace,
naturale predisposizione ad assorbire quanto lo circondava:
paesaggio, musica, illustrazioni e libri. Era quanto mai un
vigile osservatore, poneva attenzione tanto ad ogni luccichio
del paesaggio notturno quanto alla vita quotidiana. La sua è
un'elegante ed altrettanto profonda introspezione nei labirinti
dell'essere, dalla grande forza evocativa, ingenua ma anche
oscura ed irta di simboli, che si dilata tra paesaggi gotici ed
aspre, lugubri rovine. Sono versi che si snodano attraverso il
mondo delle percezioni del sogno toccando l'inconscio e, per
l'epoca, trovano riferimenti con la corrente modernista come
pure nella modernità dell'idea psicoanalitica. Si manifestano
attraverso visioni offuscate, dell'incubo o dell'allucinazione,
in uno spazio inspiegabile ed immaginario dove si proiettano,
alternandosi, le sue figure interiori.
L'autore
è sensibile all'incantesimo, all'ispirazione sollevata da amori
lontani, perduti e dai significati sfuggenti ma che rasentano
anche i limiti dell'inespresso, come negli spazi tratteggiati in
modo indecifrabile, quasi inesorabile, attraverso i versi de "El
caballo" e de "Los muertos", dove il verso si fa più scarno ed
incisivo, prossimo al Novecento e le sue tematiche. La sua
figura è, per un certo verso, proiettata verso le avanguardie e
lo è con soluzioni originali, conservandosi autentico nel suo
sentire in relazione ad un gusto molto raffinato, dove permane,
più radicata, la struttura di un recente passato culturale,
soprattutto europeo. Questo, oggigiorno, fa di lui un caso a sé,
al di fuori di certi schemi letterari, collocabile tra le più
valide voci del simbolismo ispanico ed anche quale esempio
d'espressione lirica che, per i tempi, seppe adeguatamente
aprirsi verso quanto di nuovo accadeva nel suo paese. Del resto
Mariátegui, che incontrerà l'artista valorizzandolo nel '29,
dette molto spazio alle avanguardie letterarie del periodo sulla
rivista Amauta, aprendo al surrealismo con la pubblicazione di
testi di Breton e del connazionale Xavier Abril. Eguren
interverrà nel '30, poco più tardi, tra quelle stesse pagine con
un saggio in cui menziona Nadja, profilo di un personaggio di
Breton, sopra il quale tornerà ad esprimersi attraverso La
Revista Semanal nel '31. Al di là di simboli, realtà e scrittura
dell'inconscio, l'autore percepisce la poesia alla stessa
stregua del trasporto che gli suscita la musica; vive dentro la
trama sonora, del verso come della nota, lambendo, in una
continua ricerca, una rivelazione dell'oltre, di universi
sconosciuti e paralleli, impercettibili a livello razionale e
prossimi ad una verità che resterà impenetrabile."Una poesia
segreta, perché s'impegna nel rilevare una forma occulta, un
mondo che, quando più si manifesta e rileva nel verbo, si cela
richiudendosi nel suo segreto" ("Una póesia secreta, porque se
empeña en relevar un modo oculto, un mundo que cuando más se
manifesta y se releva en el verbo, más se oculta y cierra su
secreto") commenta Americo Ferrari al riguardo di Eguren, poeta
che potremmo altrimenti definire come un "artista dello
spirito", inteso come intento a contemplarlo e rilevarlo nel suo
aspetto più criptico piuttosto che a trascenderlo.
Una
produzione esigua ma consistente
La esigua ma consistente produzione di Eguren è concentrata
in due raccolte: Simbólicas (La Revista, Lima, 1911) e La
canción de las figuras (La Penitenziaria, Lima, 1916). La prima,
in un'edizione riveduta del '13, contiene una dedica a Marinetti,
padre del futurismo. Attraverso la figura di Mariátegui e la
rivista Amauta pubblicherà poi, nel '29, Poesias, un'antologica
delle precedenti contenente due ulteriori raccolte inedite:
Sombra e Rondineals. Estuardo Nuñez, dopo la sua morte, pubblicò
Motivos, nel '59, dove si raccolgono saggi e prose, per lo più
articoli su arte e natura apparsi in giornali e riviste. Sono
scritti ricchi di lirismo e spiccato senso di osservazione, che
si recepiscono, come nel caso di "Cervantes", originariamente
uscito su "La Prensa" del '31, alla stessa stregua di vere e
proprie prose poetiche. Ancora Nuñez curerà, successivamente,
Poesias completas nel '61 e poi Poesias completas y prosas
selectas nel '70. Tra le altre stampe susseguitesi, si segnala
Antologia poetica, a cura di Americo Ferrari del '72 e Obras
completas del '74. Di più recente, e probabilmente più
reperibile, esiste un'edizione spagnola del '92, antologia
poetica da Simbólicas a Rondineals della Visor-Libros ed una
ristampa argentina di Motivos, del '98, per la Leviatán. In
Italia, oltre ad alcune pubblicazioni su riviste, si segnala la
presenza dell'autore nell'antologica Poeti Ispanoamericani del
'900 della Bompiani ('87) e la produzione di Simboliche, del
'91, a cura di Roberto Paoli, per conto della Marietti edizioni,
contenente estrapolazioni dalle quattro raccolte (Simbólicas, La
canción de las figuras, Sombra e Rondineals).
Vita
sedentaria scorsa tra erranti sogni
D'aspetto magro ed introverso, trascorse un'esistenza priva
di viaggi e rilevanti spostamenti, incluso all'interno del
paese. La sua poesia, tuttavia, lo condurrà sempre in
un'interminabile ed assidua ricerca dell'altrove, ricca della
visione onirica e di meticolosa attenzione. Nacque a Lima, l'8
luglio del 1872, dove visse tutta l'infanzia e buona parte
dell'adolescenza nella tenuta famigliare di "Chuquitanta".
Cresciuto nel mezzo di crisi economiche, che gli impediranno di
terminare gli studi superiori, completerà la sua formazione
primaria presso i gesuiti. Successivamente, come autodidatta,
ebbe a disposizione buone letture ed abbondante musica. Restano,
tra i suoi scritti, sedimenti sia del romanticismo tedesco che
dei simbolisti francesi. Da quanto tramandato, sembra che ci
siano anche autori italiani tra i suoi libri e relativi gusti,
come nel caso di D'Annunzio. A partire dal 1900, si trasferì a
Barranco, località in prossimità del mare e sempre a pochi
chilometri da Lima, dove iniziò a coltivare la sua attività
artistica che si estendeva alla fotografia e la pittura con
acquarelli, dimorandovi per quasi tutta la vita. Il poeta,
cultore tanto della bellezza quanto della natura, qui era solito
fare brevi escursioni con Nuñez, studioso e letterato, per
riprendere con lui miniature attraverso una speciale camera
fotografica di sua invenzione. Lavorò anche come professore
iniziando a collaborare con diverse riviste; dapprima su "Contemporáneos",
poi, nel '24, con "El Boletín" sino al '29 con l'Amauta ed un
primo, più profondo interessamento alla sua figura tributatogli
da Mariátegui. Nel '30 è riconosciuto membro della "Real
Academia Española de Lengua". Sempre a causa di precarie
situazioni economiche, sarà poi costretto, suo malgrado, ad
andare a Lima, dove occuperà un incarico nella biblioteca
pubblica. Qui morirà, poco più tardi, il 16 aprile del 1942.
|
|
|