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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici, in una
lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i
più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua
napoletana,
esperanto ed
inglese
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Arrivammo comunque in cima al Pitz Boé, quota
3152. Erano le 12.30 circa. Avevo fermato un po' lo stomaco con
qualche cracker sgranocchiato strada facendo, ma avevo di nuovo
fame. Il cielo si era mantenuto sereno e mi ero scaldato
salendo. Sudavo. Pranzai da solo, dietro una roccia per
ripararmi un po'. Il vento adesso soffiava gelido. Il sole
andava e veniva, nascosto a tratti da soffici nuvole schiumose.
Ci avevano appena ordinato di mangiare in fretta che dovevamo
incominciare subito a scendere; il cielo si era oscurato e il
vento soffiava violento. Corsi al rifugio; quando uscii
nevicava. Il nevischio ballava allegramente in aria per un po',
ma durò qualche drammatico minuto in cui, diviso tra la voglia
di rimanere nel caldo del rifugio e la paura di rimanere solo,
prendevo la decisione di raggiungere gli altri. Tremavo. Alla
fine mi stancai e cominciai a scendere giù a precipizio. Ero
stupito di me stesso per l'agilità nel discendere la montagna
tra sassi aguzzi e pericolose scivolate. Nella corsa mi ferii la
mano sinistra contro una roccia: era solo un graffio da cui però
usciva molto sangue. Ad un certo punto il vento soffiò così
forte che ci dovemmo acquattare distesi contro le rocce per non
essere portati via. Per fortuna non piovve sul serio prima che
raggiungessi il sentiero più pianeggiante, e allora potei aprire
l'ombrello. Il peggio era passato. Quando raggiunsi il rifugio
della funivia la nebbia rendeva irriconoscibile il paesaggio.
Gli altri arrivavano fradici e sgomenti. Fuori, un gran turbinio
di vento e pioggia che batteva contro i vetri. Io, dall'altra
parte del vetro, succhiavo un tè bollente ed avevo le orecchie
in fiamme. Mi stavo scongelando. Scesi poi con la funivia:
sembrava di essere sospesi nel nulla. Era il 21 luglio 2002.
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