|
|
Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici, in una
lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i
più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua
napoletana,
esperanto ed
inglese
Recensioni
Artico di
Francesca Mattoni -
recensione di Marco Simonelli
Impromptu di
Amelia Rosselli -
recensione di Marco Simonelli
Interviste
Intervista a Paolo Ragni:
scrittore e poeta
di Massimo Acciai
Arte a Milano
Isola nell'Arte a Milano:
un museo del futuro
di Alessandro Rizzo
|
|
*
L'ho rivista.
Dividiamo da anni il quartiere:
lei passa per tartaruga, io per
fuggitiva.
E lei, la nana, che ora sale sull'autobus.
Si tende, agguanta qualcosa della porta, alza il piede,
quasi cade dal contraccolpo,
dondola, poi torna stabile.
La mano corta paffuta d'angelo seriale s'ingegna,
quell'altra regge la borsa dai manici corti
e questa oscilla (la luce va a colpirla in barbagli acciaio)
smilza, piena di niente, forse
un fazzoletto, quattro soldi, un fischietto.
Il culo prominente è zavorra per quell'altezza,
lei manda pesanti respiri e s'impunta,
si spinge,
il piede muove l'aria (zampetta),
cerca lo scalino, poi ricade. Allora
la nana ballonzola,
tende di più braccio e busto
la vaga stellina,
poi riagguanta la porta, si sforza,
alza di nuovo la gamba
(un seno si schiaccia al mento),
il collo è tirato,
guarda alto, la testa s'impunta.
Soffia la nana dalle gote.
La sua borsa floscia è metronomo,
altalena.
Piccina,
tu così bassa, così completa,
figlia della non vanità.
E quel culo che le tira la gonnellina e
o è la coscia da maialuccio, quella polpa da bambina
gonfia che la irridono,
la fanno balocco, incanutita
piccola regina?
Ora suda,
forse trema,
pare una larga falce che
s'appigli alla sua rovina,
un fardello che si scuote,
un essere che più di prima e
sempre
s'accorge d'un sortilegio che
non è dote, né premio,
ma una scala corta, lunga,
un fervente broglio.
Allora tu che non sali,
che t'immoli
- ed è il trionfo della brevità -
fa che io cada e non mi rialzi,
io che cm 40 ho in più mi avvicinerei,
devi salire, poter partire,
una spinta...
poi una mano s'allunga dall'autobus,
le prende il braccio teso e tira,
ecco la nana in paradiso,
sorride di tutti i colori, ora, come
un tramezzino,
stringe la borsa,
si stringe all'autobus,
ci arriva: guarda dal finestrino.
|
|
|