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Narrativa

Neve & nebbia di Massimo Acciai, Ospedali di Giuseppe Costantino Budetta, I gatti di Villa De Santis di Rossana D'Angelo, Camomilla per due di Renato Lonza, Novanta anni di Paolo Ragno, La pelliccina di Anna Maria Volpini

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Elvira Balestracci, Mariella Bettarini, Daniel Bosco, Miriam Cividalli Canarutto, Elisabetta Giancontieri, Renato Lonza, Gabriella Maleti, Maria Pia Moschini, Manuela Palchetti, Barbara Pumhösel, Paolo Ragni, Aldo Roda, Nicola Ruggiero, Roberto Veracini, Anna Maria Volpini

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici, in una lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua napoletana, esperanto ed inglese

Recensioni

Artico di Francesca Mattoni - recensione di Marco Simonelli
Impromptu di Amelia Rosselli - recensione di Marco Simonelli

Interviste

Intervista a Paolo Ragni: scrittore e poeta
di Massimo Acciai

Arte a Milano

Isola nell'Arte a Milano: un museo del futuro
di Alessandro Rizzo

Isola nell'Arte a Milano: un museo del futuro
 

Di Alessandro Rizzo


Apparentemente sembra uno scenario dimenticato da tutte e da tutti, un luogo abbandonato, forse un po' underground, un po' ai confini dell'incessante e della caotica metropoli italiana, quale Milano: ma in realtà è un luogo che trova piena realizzazione una convivenza civile e sociale tra associazioni, comitati e collettivi che promuovono cultura e arte. Stiamo parlando della Stecca degli artigiani, ossia un tempio della vecchia industria, la Siemens, a pochi passi dal Pirellone e dalla Stazione Centrale, in una zona storica e, a livello urbanistico, molto attraente per i suoi aspetti architettonici artistici, del capoluogo lombardo. In questa area dimessa, come viene da poco tempo a questa parte considerata gran parte delle aree dove erano situate grandi complessi imprenditoriali, fabbriche e industrie pesanti, e che oggi trovano essere luoghi cimiteriali ospitati diroccamenti e reperti edilizi di queste immense strutture, cuori pulsanti della produzione nostrana, in un periodo di fordismo e di fabbricazione all'ingrosso. Oggi abbiamo scenari differenti, abbandonati: occorre pensare un ridisegno delle grandi città e rendere questi spazi apparentemente morti luoghi di forti opportunità di innovazione artistica e lavorativa, laboratori di grande spicco e rilevanza culturale, basi per una produzione moderna e post moderna, dove comunicazione, cultura e interazione intellettuale possano trovare il loro punto di riferimento. Alla Stecca degli artigiani da tempo, quasi 3 anni, realtà diverse hanno occupato gli spazi abbandonati della lunga striscia fabbricata, separati da un corridoio interfacciante diverse stanze e diverse porte. In questo luogo, negli spazi sovrastanti la struttura, 1500 metri quadrati, si è instaurata un'associazione, Isola per l'Arte, che ha promosso eventi e convegni di sensibilizzazione sul tema delle nuove arti e dell'impegno che una città grande, come Milano, dovrebbe offrire nell'investire nel settore, rendendolo non schiavo di logiche di mercato, ma opportunità di sviluppo culturale e sociale di grande rilevanza. La frustrazione artistica è avvertita in questo tessuto urbano di Milano, a differenza di altre città europee e italiane, dove esistono grandi spazi espostivi: a Milano abbiamo il PAC, oppure la Fondazione Prada, ma niente di altro. E perché non trasformare questo spazio in un'opportunità per la cittadinanza, per lo sviluppo culturale e sociale della metropoli e per quello economico e produttivo tipico della nuova generazione imprenditoriale di promozione della comunicazione. L'Isola dell'Arte si è proposta di aspirare a qualcosa di maggiormente rilevante: senza alcun tipo di sostegno economico e finanziario, senza nessun contributo e senza nessun tipo di sponsorizzazione, è riuscita a riunire attorno a sé un gruppo di artisti come A12, Stefano Boccalini e Bert Theis, di critici come Roberto Pinto, Emanuela De Cecco e Marco Scopini, che hanno fatto di questa area un laboratorio europeo di confronto e di contaminazione positiva a livello intellettuale e culturale. L'opera della Theis consiste nell'essersi assunta l'onere e l'onore di mettere insieme diverse realtà che vivono il quartiere storicamente e averle messe in confronto attivo per elaborare una riqualificazione civile dello spazio medesimo, agorà dell'arte moderna e contemporanea. Tutto questo è stato fatto anche con un'accezione di tipo sociale e politico: opporsi in massa all'elaborazione e attuazione di un progetto urbanistico, promosso dal Comune di Milano, di abbattimento dell'assetto urbanistico storico dell'Isola di Garibaldi e costruire nuovi palazzi, grattaceli, in nome di una visione economicista e finanziaria della concezione della città e del suo sviluppo. E' stata realizzata, infine, un'installazione "Untilted/Untitled", ossia "una palizzata di legno bianco, di cento metri di lunghezza e due metri e mezzo di altezza, con tre moduli di quattro metri che possono essere usati come panchine", come l'ha descritta la sua autrice, Thies per l'appunto. Questa performance ha voluto esprimere una radicale e concreta opposizione alla volontà del Comune di istituire e costruire un raccordo autostradale nel bel mezzo della struttura dove sorgono questi spazi innovativi, laboratori veri e propri di idee. L'installazione è stata costruita proprio nel luogo dove dovrebbe sorgere questo monumentale raccordo di tipo neomodernista e di gravoso impatto con l'assetto urbano civile e sociale del quartiere. "L'aspetto piu' interessante per me - dice Thies - e' che il lavoro all'Isola ha permesso di superare il ghetto dell'arte": non più, quindi, arte di nicchia, di elite, di appartata ed esclusiva utilizzazione da parte di un mondo intellettuale abbastanza autoreferenziale, ma, anzi, un'arte che si mostri come un'epifania alle persone e che le inviti a considerare ilo linguaggio e confrontarsi con esso. Maurizio Cattelan, il più quotato sul mercato tra gli artisti italiani viventi, ha dichiarato: "questo e' gia' il museo del futuro". Da questa definizione possiamo osare di dire che a Milano non sta nascendo ma è già nato un nuovo ambito di intendere l'arte e di saperla rendere popolare, non abbassandone i propri prototipi e le proprie aspirazioni, ma, anzi, cercandola di presentarla così com'è, magari espressione del reale e della contingenza sociale e culturale per, poi, saperla esprimere nella sua totalità e complessità a un pubblico che è oltre a quello tradizionale delle grandi gallerie. Un'arte è popolare se è accessibile alla maggioranza del pubblico: ed è per questo che le contaminazioni mercantilistiche non devono incidere in questo spazio che vuole essere proposta per il futuro delle generazioni e per una loro collocazione interna a un cursus nuovo e innovativo di costruire comunicazione tramite il linguaggio artistico. Isola nell'Arte vuole anche essere promotrice di questo interessante progetto: ed è un progetto che deve trovare proprio diritto di cittadinanza nella missione nobile di adattare gli spazi alle necessità infinite di esprimere la propria parola e il proprio pensiero con il segno artistico rappresentativo e raffigurativo.

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