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Narrativa

Neve & nebbia di Massimo Acciai, Ospedali di Giuseppe Costantino Budetta, I gatti di Villa De Santis di Rossana D'Angelo, Camomilla per due di Renato Lonza, Novanta anni di Paolo Ragno, La pelliccina di Anna Maria Volpini

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Elvira Balestracci, Mariella Bettarini, Daniel Bosco, Miriam Cividalli Canarutto, Elisabetta Giancontieri, Renato Lonza, Gabriella Maleti, Maria Pia Moschini, Manuela Palchetti, Barbara Pumhösel, Paolo Ragni, Aldo Roda, Nicola Ruggiero, Roberto Veracini, Anna Maria Volpini

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici, in una lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie in lingua napoletana, esperanto ed inglese

Recensioni

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Interviste

Intervista a Paolo Ragni: scrittore e poeta
di Massimo Acciai

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Isola nell'Arte a Milano: un museo del futuro
di Alessandro Rizzo

Intervista a Paolo Ragni
scrittore e poeta

di Massimo Acciai


Devo la fortunata circostanza del mio incontro con Paolo Ragni alla comune conoscenza di Mariella Bettarini e Gabriella Maleti, con le quali è iniziata da qualche mese una preziosa collaborazione ed amicizia. Anche con Paolo è nata subito un'intesa artistica ed intellettuale fondata su molte caratteristiche condivise, sia nella scrittura che nel pensiero. Coinvolto nel sul progetto di un portale artistico fiorentino (progetto di cui dà qualche accenno nell'intervista stessa), ho accettato con entusiasmo. L'intervista a casa sua, davanti ad una webcam, è stata occasione di riflessione sul "mestiere di scrivere" e quello più generale, e forse importante, di analizzare la realtà che ci circonda a 360 gradi. Dopo le nostre conversazioni e la lettura dei suoi testi, sia poetici che in prosa, mi è venuto il desiderio di proporgli una breve serie di domande, tramite mail. Paolo ha risposto con molta cortesia, il 28 febbraio 2006. 


D: Quali sono stati i suoi modelli, gli autori che hai amato di più, che secondo te hanno contribuito a formare il tuo stile?

R: Certamente, a livello di formazione, devo mettere i romantici tedeschi e i romanzi di formazione. Nel prosieguo della attività di narratore, ampio spazio ebbero le storie e leggende medievali, le fiabe e tradizioni popolari e in genere materiale storico ed etnografico. Da una decina di anni a questa parte, mi sono concentrato moltissimo sulla letteratura italiana e in particolare su quella che veniva chiamata letteratura industriale e sulle aree limitrofe. Calvino, Parise e la Ortese sono stati gli autori amati di più.
Per la poesia il discorso è diverso. Sono nato narratore e probabilmente morirò poeta. Data la forza con cui mi arriva la tradizione classica, sono molto vicino a tutti i poeti, italiani, del Novecento che hanno attribuito al ritmo, prevalentemente endecasillabico o più ampio, il massimo valore. Penso che così si possa meglio conciliare il versificare poetico con lo sviluppo narrativo: la Rosselli, il Giudici di mezzo e l'ultimo Raboni, tutto il Luzi dalla guerra in poi; di Bertolucci apprezzo molto la capacità di dipingere grandi affreschi, di Sanguineti il versificare lungo, specie del primo periodo, e la tensione politica e dialogica, come di Porta e Pagliarani. Pasolini è forse uno snodo significativo di mille idee e sentimenti contraddittori, ma non per questo meno veri.

D: Come nasce il tuo primo romanzo edito, "Leggenda per Ognissanti" (Hellas, Firenze, 1987)?

R: Vent'anni fa ero molto attento al romanzo storico. Mi pareva un modo efficace per costruire quel distacco - tra quel che si vuol dire e il modo con cui si dice - che potesse evitare la retorica, il già detto. Dall'amore per la storia nacque il desiderio di esprimere in una antica realtà temi, problemi, angosce e speranze dell'uomo di oggi. Un amico, Reno Bromuro, mi ha detto recentemente che si trattava di un romanzo profetico, perché dibatteva temi oggi imprescindibili: la multiculturalità, la guerra di religioni, l'internazionalismo. Ero abbastanza cosciente di questo, perché militavo anche allora in organizzazioni pacifiste, ma non avrei immaginato che un Bildungroman come quello potesse avere dietro e davanti tutta una visione così attuale. Credevo di immergermi nella storia antica e invece compivo un'operazione analoga a quelle della Yourcenar.

D: Appare evidente il lavoro di ricerca storica che sorregge la narrazione...

R: Sì, fu un lavoro gigantesco. Avevo letteralmente il terrore di compiere anacronismi. Non credo di averne fatti parecchi, ma certamente i personaggi si muovono con una mentalità assai vicina a quella dell'uomo di oggi. La ricerca storica l'ho sviluppata molto anche nel corso degli anni seguenti quando ho scritto e pubblicato vari romanzi storici per ragazzi. Credo che la storia sia un elemento assolutamente indispensabile per l'essere umano, al pari della geografia, che è l'esplicazione nel territorio dello svolgersi degli eventi, è la differenziazione culturale dei fenomeni in divenire. Sono sgomento al sentire che molta gente non sa davvero nulla della Rivoluzione francese o di quella russa, e che ragazzi delle superiori non riescono a collocare certi eventi nemmeno nell'arco di un millennio. Oggi, che parlo solo ed esclusivamente in un contesto contemporaneo, sono però ugualmente attentissimo alla storia: fa capolino molto spesso tra le pieghe delle mie poesie.

D: Il tema dei conflitti religioni è quanto mai attuale, ma qual è in poche parole la tua visione sulla molteplicità di fedi che esistevano nel passato ed esistono oggigiorno?

I conflitti religiosi sono una tragedia infinita. Trent'anni fa credevamo tutti che tutti gli scontri nel mondo fossero riassumibili in termini di lotta di classe. Mi pare invece che il Secolo Breve sia stato un secolo all'insegna anche dei nazionalismi e che questo millennio veda un terribile riflusso su problematiche che si credevano ormai del tutto superate.
Non si deve mai tirare in ballo Dio per aggredire il prossimo. Il mondo pare adesso in bilico tra un sistema economico, politico, culturale, cioè il capitalismo, che sta invadendo ogni centimetro della terra - e un sistema alternativo quale è non più il comunismo ma l'Islam. Personalmente credo anche il Cristianesimo alternativo al capitalismo, così come si sta dimostrando l'Islam, ma lo vedo incapace per motivi storici a disgiungere le proprie responsabilità da quelle della civiltà industriale.
Il capitalismo riesce a sfamare a meraviglia i bisogni fisici del 20% dell'umanità, distruggendone però gli aspetti spirituali ed affamando il restante 80% dell'umanità. Più il capitalismo si dimostra una ideologia totalizzante e totalitaria, più l'Islam si afferma portatore di valori veri. Se l'Occidente appare "cristiano" con le sue guerre selvagge e il suo sfruttamento totale degli uomini e del Pianeta, ovvio che la liberazione dell'umanità deve passare, per popoli interi, attraverso la negazione del Cristianesimo. Non so cosa sia veramente cambiato dalla presa di Gerusalemme e di Costantinopoli, al tempo delle Crociate, ad oggi. Israele, ad esempio, è concepito come "stato crociato" dal fondamentalismo islamico.
Il problema più grave è che il capitalismo, quale sistema onnicomprensivo, ingoia tutte le fedi, le metabolizza, le digerisce e ne sviluppa gli aspetti più innocui. Una ideologia così potente e tecnologicamente vincente non può però dare risposta alcuna all'uomo. Più fedi, e concludo, possono coesistere solo all'interno di uno scenario ideologico, culturale e spirituale omogeneo: se invece la fede è ridotta al soddisfacimento dei bisogni psicologici del cliente, la reazione integralista trova spalancati tutti gli spazi di manovra.

D: Parliamo adesso dei tuoi racconti - penso in particolare alla raccolta "Scandisk" (Prospettiva Editrice, Civitavecchia, 2001); ricorre spesso il personaggio di Tayatsumi e quello di Egvis. Mi puoi dire qualcosa sulla genesi di questi personaggi?

R: In Tayatsumi Yakamoto esteriorizzo, in modo tragico e surreale, non solo i miei sogni più ingenui ma anche quelli generali di una intera generazione. Egvis è anch'essa personaggio non reale ma vario assemblaggio di persone care e aspirazioni; non è difficile ritrovarla anche in seguito, in altre donne dal nome diverso. Fanno parte di una grande commedia umana. Tayatsumi mi è ancora caro per la sua testarda voglia di vivere in un mondo fatto di alienazione, di sopraffazione, di guerra; è elemento di contestazione, spesso velleitario e disperato, vicino a intere categorie di vinti della storia. Egvis è la rappresentante di un mondo altro, che qualche volta si permette di interagire con il nostro. Sempre allo scopo di evitare facili enfasi, ho scelto un nome giapponese, cioè di un universo mentale lontano dal nostro, e un nome inesistente. L'obiettivazione diventa così più forte e lo straniamento più grottesco e intimamente vero. E' però certo che un personaggio lirico come Egvis riesca a trovare posto anche nella poesia, cosa che non succede a Tayatsumi.

D: In alcuni tuoi racconti, come "Acqua" e "Il mare, la primavera e altre cose" l'io narrante è al femminile…

R: Sì, è stata una conquista dura, sia per la prosa che per la poesia. Spero di essere riuscito a immedesimarmi in un mondo che mi è molto caro proprio in forza della sua diversità. Cerco di muovermi a 360 gradi, come dici tu, per vedere le cose da un diverso punto di vista. Mi sforzo in continuazione di essere me stesso vedendo però ogni evento da angolature differenti. Credo che si possa vedere solo un briciolo della verità, quindi è bene, almeno, sforzarsi di vedere almeno due briciole invece di una. La storia, ad esempio, è un altro filtro di conoscenza. L'ambientazione geografica è un altro strumento. La fantascienza è un altro orizzonte ancora. Scrivere da prospettive diverse ha un grande valore umano conoscitivo. Anche per questo motivo i miei testi poetici sembrano svolgersi a più livelli, le frasi sembrano dette da persone diverse. L'"effetto giostra" delle poesie nasce da questo, dal cercare di entrare in più mondi spesso divergenti ma con interessanti punti di contatto che si ritrovano.

D: La tua poetica: il lessico è molto semplice, quotidiano. Puoi dirci le ragioni di questa scelta stilistica?

R: L'indefinibile e l'assoluto (con la a minuscola o la A maiuscola) vivono ed operano nel quotidiano di tutti. L'irruzione epifanica dell'Assoluto nel quotidiano è ciò di cui parlo sempre. Credo invece che spiegare e raccontare sentimenti sia la cosa più trita che esista. L'incontro-scontro del Reale con la quotidianità è la materia essenziale della mia ispirazione. Per questo parlo sempre di oggetti pratici: la concretezza prosastica delle cose permette di non scadere in languidi sentimentalismi e di evidenziare con forza l'Altro, specie secondo i confliggenti metri della nostra tradizione illustre. Per fare questo occorre una concentrazione logica che per anni fu addirittura rabbiosa. Sono arrivato alla fine a un tipo di scrittura, specialmente poetica, ormai del tutto paratattica, priva di congiuntivi e gerundi, dove la disponibilità di registrazione dell'Altro è portata al massimo grado di automatismo. La ricezione del Reale è molto più forte in una formattazione rigorosamente a-sintattica, la sintesi molto più efficace se si riesce a percepire in una eterna compresenza tutti gli elementi che il Leopardi avrebbe ricercato nel "vago". L'inversione verbo-soggetto, tipica di tanta elegante poesia, è per esempio artificio stilistico da me espressamente cancellato ed è quindi introvabile in ogni mio rigo.

D: Il tuo sito web (www.paoloragni.it) raccoglie molti tuoi testi tra cui quelli già menzionati in questa intervista (invito pertanto i lettori a visitarlo); chi l'ha progettato? Cosa pensi del ruolo di Internet nella diffusione della letteratura? Secondo te si pone in concorrenza col mondo cartaceo o piuttosto lo integra e lo supporta?

R: Il sito l'ho progettato assieme a mia figlia Irene, a un grandissimo webmaster, webdesigner e webtutto, Alessandro Mezzani; recentemente sto ristrutturando il sito con altre professionalità.
Penso che Internet sia complessivamente molto utile per la diffusione della letteratura. Su internet c'è di tutto, anche spazzatura, è vero, ma ci sono cose che non si trovano più in nessuna libreria e spesso neanche nelle biblioteche nazionali. Internet ha un grande valore per gli studiosi. Molte riviste cartacee, ad esempio, importantissime dal punto di vista storico ed artistico, possono rivitalizzarsi: basta portarle in una copisteria ben attrezzata, trasformarle in pdf, caricarle sul sito … in un giorno riemerge, alla portata di tutti, un materiale destinato inevitabilmente a scomparire per sempre. Altrettanto dicasi di testi esauriti, ristampabili e scaricabili gratuitamente dal web. Bisogna conservare questo materiale e portarlo nel dibattito contemporaneo a suon di blog.
Se poi aumentano le vendite dei pc e diminuiscono quelle dei libri, la colpa non è di internet, ma del rincretinimento di massa.

D: La tecnologia è molto presente nella tua opera, sia nella prosa che nella poesia. Anche nel tuo sito è molto presente, sotto forma di letture realizzate con webcam…

R: Come ti ho appena detto, la tecnologia elettronica può essere di grande aiuto all'uomo. La cultura così si tramanda, si trasmette, cresce nel dibattito e nelle coscienze. Se però parlo molto di tecnologia, specie nelle poesie, è spesso con l'effetto ironico e straniante, che so?, di un Pascoli che rimava con l'inglese o di un Gozzano che abbinava Nietzsche e camicie. Parlare di software in una mia poesia significò, ad esempio, mettere il Paradiso a contatto con il salvaschermo. Il contrasto tra lirica e informatica è così acceso che ne scoccano scintille purissime. Altrettanto dicasi del plurilinguismo nei miei versi: è coerente in una logica multiculturale e multirazziale, ma nella sua estrema prosasticità può suscitare uno scarto imprevedibile tra il già conosciuto e l'ignoto.
Nel mio sito l'aspetto multimediale è in crescita. Dalla webcam passerò tra breve alla videocamera. La qualità dei testi ospitati e da ospitare, il valore degli artisti che incontrerò mi spinge a ricercare una qualità anche da questo punto di vista.

D: Progetti per il prossimo futuro?

R: Il più importante progetto è sviluppare l'aspetto multimediale del sito, per costruire un sito che diventi anche, nel tempo, un piccolo portale della poesia a Firenze e un archivio di profili di poeti italiani.
Per fare tutto questo occorre molto tempo, ma non pongo limiti per terminare il lavoro, perché sarà un file sempre aperto. Mi interessa prima di tutto, su Firenze, tracciare, testimoniare, registrare interventi di poeti. Secondariamente, potrò pensare di aggiornare queste interviste. Ma prima di tutto occorrerà costruire, con gli amici che mi vorranno dare una mano, un archivio significativo dal punto di vista qualiquantitativo.
In Italia, invece, mi pongo un obiettivo un po' diverso: incontrare anche, finalmente, de visu, i massimi poeti viventi; dopo l'esperienza di una bellissima intervista a Luzi due anni fa, voglio recarmi di persona da tutti coloro che hanno fatto la poesia in Italia. Credo che sarà un utile contributo alla poesia il registrare filmati in cui i nostri grandi leggono poesie: non è cosa che si fa tutti i giorni. Ricordo ancora quando, bambino, vedevo Ungaretti che leggeva l'Odissea alla televisione. Sono ricordi che durano una vita.

D: Grazie, Paolo, per aver soddisfatto le nostre curiosità!

R: Grazie a te, Massimo!

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