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Intervista a Vessela Lulova
Tzalova
Poetessa e scrittrice bulgara
Ho avuto il piacere di incontrare
l'autrice bulgara Vessela Lulova Tzalova nella mia città,
Firenze, in occasione della presentazione al caffè storico
letterario Giubbe Rosse dell'Antologia
Poetica di Segreti di Pulcinella, nel settembre 2005;
progetto editoriale promosso dalla nostra rivista al quale
Vessela ha aderito con una lirica pregiata. In seguito il
desiderio per me di rivolgerle alcune domande sul suo lavoro
intellettuale e sulla sua visione del panorama culturale
italiano, nell'ottica di uno scambio sempre più profondo tra i
nostri due paesi, iniziato nell'ambito della nostra rivista
online. L'intervista si svolge per e-mail. Vessela risponde l'11
settembre 2006.
D: Cominciamo con i tuoi studi, la tua formazione culturale.
R: Sono laureata in Pedagogia e Giornalismo all'Università San
Clemente di Sofia, portando avanti in parallelo il mio amore
d'infanzia, insegnatomi dai mie genitori, nei confronti della
letteratura internazionale.
D: Ci puoi parlare della tua attuale attività lavorativa?
R: Da più di tre anni mi dedico alla traduzione dall'Italiano al
Bulgaro. Ho avuto il piacere di tradurre tra gli altri "Il
tiranno", "L'impero dei Draghi" di Valerio Massimo Manfredi,
Luca Bianchini "Eros lo Giuro, e Sveva Casati Modignani
"Qualcosa di Buono" e pochi mesi fà ho pubblicato nel mio paese
il mio primo romanzo: Peccabilità.
D: Puoi parlaci del tuo rapporto con la lingua italiana? Hai
scritto anche testi in italiano?
R: Il mio rapporto con la lingua italiana lo posso definire uno
"strano amore" iniziato perché desideravo far miei i testi nella
loro bellezza originale. Ho scritto alcune poesie in Italiano,
inserite sia nel mio primo libro, sia nell'Antologia
di Segreti di Pulcinella. Ma la maggior parte dei miei
scritti nella vostra lingua sono tuttora inediti.
D: Come ti appare l'Italia dal punto di vista culturale e
letterario?
R: Come tutti sappiamo, il patrimonio culturale italiano è un
patrimonio mondiale. Per quanto riguarda l'aspetto letterario
però, non sempre gli autori contemporanei sono all'altezza dei
grandi del passato, e credo che ci siano, come dappertutto del
resto, dei talenti sconosciuti che andrebbero valorizzati, ma è
un problema comune.
D: Ho avuto l'occasione ed il piacere di scrivere
l'introduzione della tua silloge poetica "Gemiti Sventurati",
edita da Slaviany, in Bulgaria, nel 2005. Vuoi aggiungere
qualche considerazione personale, qualcosa che non è stato messo
in luce da me? Parlarci della genesi del testo?
R: Credo che tu abbia messo in luce i punti salienti dell'opera,
anche perché la tua lettura ha dato una luce diversa, ed un
introspezione che anche se presenti nelle poesie, è stata fatta
uscire in modo più ampio e articolato, rendendo completo il mio
testo. Per quanto riguarda la genesi, sarebbe molto lunga da
descrivere, visto che ha un escursus temporale molto ampio e
complesso, anche se credo d'aver raggiunto il mio intento di
fornire uno spaccato emotivo del mio universo percettivo.
D: C'è una poesia, nella tua produzione, che senti come più
rappresentativa? Se sì, qual è?
R: È la poesia "Pensieri". Credo rappresenti molto il mio moto
dolore contro l'inesistenza spirituale nell'esistenza.
D: Quali sono stati i tuoi modelli poetici, gli autori che
hai amato di più, che hanno contribuito a formare il tuo stile?
R: Non credo d'avere modelli poetici particolari a cui attingo,
anche perché spetta ad altri dirlo, ma gli autori che amo più di
tutti sono i simbolisti. Come grandi narratori sono affezionata
a Emmanuel Robles e Elsa Triolet. Tra gli italiani, metto ai
primi posti Giovanni Verga e Grazia Deledda, mentre tra i grandi
pensatori un posto particolare lo tiene San Giovanni della
Croce.
D: Quanto conta per te l'ispirazione, quanto la tecnica?
Sottoponi spesso i tuoi lavori ad un lungo labor limae oppure ha
maggior peso la spontaneità del momento creativo?
R: Istintivamente sarei portata a risponderti che prediligo
l'ispirazione, ma l'aspetto tecnico e di rifinitura ha eguale
importanza perché credo che entrambi siano necessari all'arte
dello scrivere. Al primo posto però resta comunque sempre la
scintilla ispirativa.
D: Cosa pensi dei concorsi letterari?
R: Non mi piace fare di tutta l'erba un fascio, ma a volte nutro
dei forti dubbi sull'obbiettività dei medesimi, forse perché o
per gusto personale, o per effettiva scarsità di qualità, non
sempre le opere vincitrici sono all'altezza della fama
acquisita.
D: Quale peso ha il retroterra culturale nella creazione
poetica?
R: Certo il paese di nascita ha la sua importanza, ma ho sempre
preferito sentirlo come un punto di partenza, non un limite,
anche perché la letteratura si basa su un valore universale che
trascende i confini geografici e culturali, e che affonda le sue
radici nel bagaglio conosciuto, ma spesso rimosso dell'uomo
stesso.
D: Di cosa ti stai occupando in questo periodo?
R: Ho appena terminato assieme ad un collega italiano la
traduzione di una sceneggiatura cinematografica del regista
Bulgaro Ivan Nicev.
D: Progetti per il prossimo futuro?
R: Non mi piace parlare dei progetti futuri finché non sono
stati realizzati. È un mio piccolo vezzo scaramantico.
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