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Se ancora oggi "romantico" è un'espressione
correntemente in uso, lo si deve perlopiù al distorto impiego
che ne viene fatto: spogliata ormai com'è di ogni altro senso,
non resta ad essa che l'unico significato ironico-spregiativo,
di un aggettivo eterogeneo, ma un marchio, che segna un animo
languido, patetico, una personalità propensa alla mesta
sconfitta; quella che si fa fregare dalla vita.
Basta, infatti, liberarsi da costrizioni della realtà materiale,
per trovarsi presto nell'oscuro terreno della non sostanza e
scivolare nell'invisibile, nell'etereo; è sufficiente inoltrarsi
nella paurosa selva del sentimentalismo, per smarrirsi, per
essere inevitabilmente e fatalmente romantici. Si attribuisce
così al senso pratico, alla ragione, alle morali, alle fedi,
valori sicuri, indiscussi e certamente più nobili, rispetto al
mero sentimento. Il sentire, percepire, fidarsi di sé, vive
dell'incertezza della propria singolarità, ed è sempre meno
convincente di qualsiasi teoria o pratica della vita già
acquisite, perché senza il conforto di regole esterne, il
sentire da solo non può sostenere alcun confronto. Chi
malauguratamente ne facesse uso, è ritenuto esiziale per
l'umanità intera; comunque è per sé stesso un guaio. Non sono
molti coloro che ancora privilegiano le proprie sensazioni a
quelle già pronte all'uso, e d'altronde è comprensibile: è
preferibile fidarsi delle esperienze collettive, delle
convinzioni di massa, che di sé; i risultati già acquisiti ci
convincono che ci sono motivi fondati per non dipendere dai
propri sentimenti. Inevitabilmente chi ricorre ad un percorso
personale, è mal visto, non godrà mai di buone reputazioni; sarà
un romantico, un sognatore, un sentimentale.
La lingua italiana si presta bene a questo gioco, ma la
complessità e versatilità che il termine "romantico" assume in
lingue diverse dalla nostra, quantomeno ci obbliga a fare delle
distinzioni almeno tra un significato attribuibile ad una
categoria di tipo psicologico e ad una di tipo storico.
"Inteso come fatto psicologico, il romanticismo non è il
sentimento che si afferma al disopra della ragione o un
sentimento di particolare immediatezza, intensità o violenza, e
non è neppure il cosiddetto sentimentale, cioè un sentimento
malinconico-cotemplativo; è piuttosto un fatto di sensibilità,
il fatto puro e semplice, appunto, della sensibilità, quando
essa si traduca in uno stato di eccessiva o addirittura
permanente impressionabilità, irritabilità e reattività. Domina
nella sensibilità romantica l'amore della irresolutezza e delle
ambivalenze, l'inquietudine e l'irrequietezza che si
compiacciono di sé e si esauriscono in sé. La più caratteristica
parola del romanticismo tedesco Sehnsucht... è un desiderio che
non può mai raggiungere la propria meta, perché non la conosce e
non vuole o non può conoscere: è il 'male' (Sucht) del
'desiderio' (Sehnen). Ma Sehnen stesso significa assai spesso un
desiderio irrealizzabile perché indefinibile, un desiderio tutto
e nulla ad un tempo... 1)
Il
"Viandante sul mare di nebbia", lo si immagina come il Leopardi
davanti alla sua siepe. Caspar David Friedrich e Leopardi, a
distanza di un anno (1818 il viandante e 1819 L'infinito), uno
in Germania, l'altro in Italia, senza conoscersi, ad età diverse
della loro vita, sembrano percorsi dallo stesso pensiero; hanno
immaginato oltrepassare quel limite, lo hanno sognato, lo hanno
sciolto dai legami rigidi che lo costringevano in prigioni buie,
ridando vita ed interesse ad uno spazio, ad un luogo che riluce
di una visione interiore sovrapposta alla luce propria che ha
illuminato le menti più fertili e vive del secolo.
La prospettiva dallo sguardo settecentesco, se pure dilata
concetti e interessi, è controllata dal rigore di una nuova
ragione che, paradossalmente si trasforma essa stessa, almeno
sul finire del secolo, in un nuovo limite: ci si arresta davanti
all'inspiegabile; a ciò che la ragione stessa non ritiene
pratico o necessario, oppure che crede inaccessibile. Fino a
quando reggerà l'impulso del sapere vagliato da scienza e
tecnica, sarà pressoché inimmaginabile cogliere l'oltre,
l'altrove e ci si arresterà quindi di fronte alla siepe, o
davanti ad un mare di nebbia. Non verrà percepita l'esigenza di
spingersi più in là di un confine stabilito, in quanto,
oltrepassata la frontiera inizia una regione la cui esplorazione
non fornisce stimoli, non autorizza a pensare una realtà, un
concreto vantaggio. L'impenetrabilità della nebbia non può
autorizzare la logica a stabilire quale mondo si celi, o quale
spiegazione di quel mondo sia possibile dare; e pure la siepe,
che impedisce lo sguardo, è il motivo di questo arrestarsi, del
costituirsi come limite. Lo sguardo che invece si svincola da
dettami così rigidi, s'inoltra nel mare di nebbia, oppure
immagina, suppone l'oltre la siepe. Si avventura in un percorso
di possibilità che non è né sperimentato e neppure
sperimentabile; ma azzarda il viaggio, ci si inoltra per aderire
ad un concetto che il razionale non ammette. Si esce infatti
dallo sperimentabile o dall'interesse per la scoperta, e si
entra in un luogo più evocato che reale, maggiormente legato al
sentire che al vedere e constatare.
Il
pericoloso territorio delle sensazioni, delle percezioni,
dell'azione non calcolata. Quel sentire ancora oggi, o a maggior
ragione oggi, è sacrificato alle tante ragioni che non gli
permettono di naufragare in nessun mare. I viaggi senza rete di
protezione, senza scialuppe di salvataggio, sono appannaggio di
gente coraggiosa o folle, non certo avventure per calcolati
movimenti lungo tragitti segnati.
Il "vanderer" in piedi, appoggiato al suo bastone, possiamo
immaginarcelo con il volto sognante, incantato davanti al
biancore sottostante; è di spalle, gli siamo dietro pronti anche
noi forse a seguirlo il quel lungo viaggio che lui ha già
iniziato e non sa neppure dove lo porterà. È la scommessa di
tutto il movimento romantico: l'andare oltre quel confine,
sfuggire alle regole e alla logica.
Il desiderio che spinge gli interessi nuovi obbedisce quasi
esclusivamente a se stesso, a quella sete non ammessa in
precedenza; il desiderio che non raggiunge mai la propria meta.
Il mare di nebbia che chiude l'orizzonte davanti al viandante
impedisce ogni meta del desiderio, essa sta sotto, celata,
invisibile, inconoscibile, ma pare di percepirne l'esistenza,
l'inequivocabile esistenza che è resa viva dalla sua non
evidenza. Allo stesso modo, la siepe leopardiana che da "tanta
parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude" occulta e ammette
quella meta, la si suppone al pari di quella che il mare di
nebbia impedisce di vedere. Sarebbe stato inconcepibile
realizzare certe opere prima che le nuove idee romantiche
prendessero forma. Solo dopo superato il limite della ragione è
stato possibile giungere a quella meta (per paradosso) che, la
ragione stessa, mai avrebbe raggiunto.
1 Mittimer "storia della letteratura tedesca,
Einaudi Torino 1964
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