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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi narrativi inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Partita di calcio a Napoli
est di Giuseppe C. Budetta,
Il cupolone di Giuseppe
C. Budetta, Alle grotte di
Burgio di Antonio Carollo,
Ten bells (prima parte)
di Italo Magnelli, La
lastra di ghiaccio di Pietro Rainero,
La dama inglese di
Pietro Rainero
Poesia in italiano
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Erika Casini,
Antonio Caterina,
Rossana D'Angelo, Italo
Magnelli, Emidio
Montini
Poesia in lingua
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Interviste
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Sun Sun Kwang dipingeva.
Dipingeva disegni bellissimi: bianchi, trasparenti,
freddi svolazzi impressi sull'enorme candida tela.
Intriganti virgole scolpite sulla fragile,
grandissima lastra. Le lamine scaldavano la liscia
distesa ghiacciata imprimendovi le proprie orme. Il
suo caldo e giovane cuore assecondava la sua
fantasia e linee, curve sinuose e nuovi originali
segni prendevano vita sulla superficie del lago
generando forme simmetriche, equilibrate, perfette.
Sun Sun Kwang pattinava.
Nascosto tra le canne, in prossimità del grande
stagno ghiacciato, Kim Ho Yang lo osservava.
-Quel ragazzo arriverà di sicuro alla
rappresentativa olimpica - pensò Kim Ho.
Sun Sun Kwang, promessa del pattinaggio coreano,
futuro campione di quella affascinante disciplina.
Il freddo era pungente, in quel fine inverno
asiatico. Sporadici fiocchi gentili si posavano
delicati sui nudi rami di scheletri arborei.
Tutto era bianco, intorno a Kim Ho Yang: tutto gli
parlava di un mondo freddo.
Sulla lavagna di acqua infreddolita impeccabili
rette incontravano piccoli cerchi, oblique parabole
sposavano in più punti bianche spirali infinite.
Geometrici quadri astratti prendevano vita sulla
lunga distesa. Kim Ho scrutava l'incredibile numero
di ghirigori stampati sul piatto marmo.
Sun Sun Kwang si allenava.
Ogni giorno, alle prime luci dell'alba, immerso in
un freddo glaciale, Sun Sun pattinava nello stagno
adiacente la casa. Inseguiva il suo sogno. Una
fiaccola olimpica riscaldava il suo animo. La sua
calda fiamma ardeva dentro ai suoi occhi, isolandolo
dal freddo totale che lo avvolgeva.
Sun Sun Kwang sorrideva.
Sorrideva felice strisciando sul ghiaccio. I suoi
sogni, spinti dalla giovane età, non incontravano
attrito. Procedevano veloci insieme a lui, verso una
gloria futura. Kim Ho Yang lo guardava, lo osservava
incantato. Kim Ho, il vecchio docente di arte, lo
fissava incatenato. Il solido ghiaccio, al passaggio
di Sun, cambiava di stato dipingendo binari d'acqua
nei quali transitava il ragazzo. I solchi scavati
registravano i desideri di Sun, ciò che voleva
comunicare, il segno che voleva lasciare. Kim Ho
Yang pensò ai solchi dei vecchi dischi di vinile. Ma
quei segni non sarebbero stati indelebili, scritti
nella debolezza, nella fragilità del ghiaccio.
L'arte di Sun sarebbe stata immortale, ma la grezza
materia, la sostanza su cui era impressa si sarebbe
sciolta col caldo, distrutta dall'ardore di una
soltanto tiepida primavera. La precarietà della
fredda sostanza contrapposta al all'eternità del
vivido pensiero. Eppure proprio l'indifferente
sostanza fermava le calde, vibranti idee. Solo il
freddo incastonava in sé rendendo eterni i pensieri
appena abbozzati sulla tavolozza bianca. Ma anche la
crosta di ghiaccio avrebbe ceduto: quelle
meravigliose simmetrie si sarebbero infrante.
Rimpianse di non avere con sé la macchina
fotografica, per registrare quelle idee che si
rincorrevano sul lago ampliando il quadro,
riempiendo lo stagno. L'esercizio libero che il
giovane avrebbe presentato ai Giochi Olimpici, una
manciata di annate più tardi, sarebbe stato
memorabile, sì!
Sun Sun Kwang scivolava.
Scivolava via lieve; quasi volava.
Il vecchio professore rimaneva nascosto, tra le
canne. Temeva di interferire, se visto da Sun, con
l'evento che si stava consumando, con l'opera che
stava nascendo.
Le linee prendevano forma, Sun Sun saltava e
danzava, le sue piroette graffiavano il ghiaccio.
Con i pattini scriveva. Sotto di lui nascevano nuove
figure: incredibili alci azzoppate, orologi deformi
e stregati, improbabili mostri marini, leoni e
boscaglie incendiate. Di una bellezza suprema
Una bellezza sublime. Ma di una bellezza caduca.
Il sole si alzava: la vita del ghiaccio si sarebbe
prolungata ancora, forse, un'ora. Il sole, poi, alto
nel cielo, avrebbe cambiato il suo stato, lo avrebbe
movimentato. Non era possibile congelare, ibernare
il dipinto. Quella meraviglia, costretta a perire.
Non sarebbe rinata: Sun Sun Kwang improvvisava, non
aveva mai eseguito due esibizioni uguali. Esercizi
sempre originali, sempre diversi.
Kim Ho Yang era un privilegiato: stava osservando
qualcosa che nessuno avrebbe mai più visto.
Un quadro destinato all'oblio.
Kim Ho pensò a Sun Sun come ad un pittore fra le
pareti del suo studio, un laboratorio assediato
dalle fiamme di un impietoso incendio deputato a
bruciare le tele.
NESSUNA MEMORIA: un'opera d'arte che non sarebbe mai
divenuta cultura.
MA UNA COSA BELLA NON E' MENO BELLA, ANCHE SE NON
DURA IN ETERNO.
Sun Sun Kwang si fermò.
Era stanco. Si slacciò i pattini, quei pennelli
inusuali che con superba maestria aveva condotto
sull'azzurro, ovale specchio. Guardò le sue tracce.
Sorridendo, si avviò verso casa.
Kim Ho Yang guardò ancora una volta, l'ultima, il
lago ghiacciato.
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