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Narrativa

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi narrativi inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
Partita di calcio a Napoli est di Giuseppe C. Budetta, Il cupolone di Giuseppe C. Budetta, Alle grotte di Burgio di Antonio Carollo, Ten bells (prima parte) di Italo Magnelli, La lastra di ghiaccio di Pietro Rainero, La dama inglese di Pietro Rainero

Poesia in italiano

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Erika Casini, Antonio Caterina, Rossana D'Angelo, Italo Magnelli, Emidio Montini

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai Baggiani, Lucia Dragotescu, Aurelian Sorin Dumitrescu, Manuela Leahu, Valentin Nicolescu

Recensioni

In questo numero segnaliamo:
- "Nello spazio di un sogno" (poesie di F. Porta e dipinti di C. Monet)
- "Perché non cento" di Alessandro Pagani
- "Sedotto dall'incomprensibile" di Francesco Falcone

Articoli

La biblioteca poetica del Gozzano
di Pietro Rainero
Casanova autore di fantascienza ovvero una lettura moderna dell'Icosameron
di Massimo Acciai
Il dio ateo: realtà e fantasia tra Gaarder ed Ende
di Massimo Acciai
Il diverso e il fantastico
di Massimo Acciai
Viaggi e mappe di Roberto Balò
di Massimo Acciai
L'Isola delle Rose: nascita e morte di un'utopia
di Massimo Acciai
Due opposte concezioni del fantasy: il caso "Sempre ad est" e la saga del "Canto delle montagne"
di Massimo Acciai

Interviste

Norys il Nano e la principessa Giada: Intervista a Cristian Vitali
a cura di Massimo Acciai

 

 

Ten Bells
(prima parte)
 

Italo Magnelli
 


 

 Capitolo 1


"Lord Sherrington!"
Si fece largo nella grande sala mentre il mormorio Intorno a lui cresceva.
Gabriel Sherrington sapeva di non poter passare inosservato e si manteneva impassibile mentre i pettegolezzi passavano di bocca in bocca dietro ai ventagli delle signore.
"...ma non era stato sfregiato?"
"Completamente pazza ti dico, l'hanno portata a Broadmoor!"
Diicono che sia impazzito anche lui dopo la moglie: ha licenziato la servitù ed abita da solo con un maggiordomo sordomuto"
" Provate a andare di notte nei pressi di Sherrington Manor, si sentono le sue urla di disperazione"

Erano due anni che non si presentava in società, sapeva che avrebbe suscitato del clamore, ma sperava che il tempo avesse smorzato lo scandalo.
La rodata abitudine alla rigida etichetta Vittoriana lo spingeva in avanti per rendere omaggio alla sua ospite, mentre le voci si susseguivano nell'ampio salone.
La Baronessa di Leconfield era una donna non più nel fiore degli anni, diremmo una donna di mezza età, alta, massiccia, con un viso improntato alla alterigia e disprezzo per tutti coloro che non avevano un adeguato titolo nobiliare e corpose rendite, riservando la sua untuosa ipocrisia per i titolati del regno.
Vestiva sobriamente con un vestito scuro, seppur elegante, come si conveniva ad una donna del suo rango. Riceveva gli ospiti in piedi in fondo alla sala, con un sorriso appena accennato, ma con lo sguardo freddo di chi è abituato a calcolare ogni cosa, sentimenti compresi.

Gabriel non aveva certo dimenticato l'etichetta di corte, ma il modo sbrigativo con cui la baronessa lo aveva cortesemente trattato gli fecero capire che la sua presenza non era gradita. Meccanicamente ritornava sui suoi passi, pensando a quali sarebbero stati i tempi accettabili per ritirarsi di buon grado: la follia della moglie era troppo dura da sopportare, anche senza un'intera sala pronta a ricordargliela con ogni sguardo. L'unico modo per sottrarsi dai doveri di società era rifugiarsi nella saletta da fumo, lì non sarebbe entrata nessuna dama e gli altri gentleman non avrebbero affrontato argomenti così gravosi mentre si stavano godendo i loro sigari. Perso nei suoi pensieri non aveva notato Lord Harris che gli si stava avvicinando.

"Gabriel, Finalmente ci onori della tua presenza!"
"George, non so quanto onore possa recarti il rivolgermi parola: la baronessa è stata molto tiepida con me"
"Suvvia, cosa ti aspettavi? Sai bene come la baronessa non voglia in nessun modo turbare il suo illustre ospite. Non ti crucciare, piuttosto... Posso presentarti mia nipote?"

Concentrato sulla sala da fumo Gabriel non aveva notato la snella figura della ragazza che si accompagnava a Lord Harris. Ella era alta ma ben proporzionata, con un incarnato chiaro, e con bei capelli lunghi biondi che incorniciavano un viso bello, aristocratico, con occhi azzurri, mobili e luminosi ed una bocca delicata e sensuale. Indossava un vestito lungo, da ballo, color argento, con spalle scese ed una sobria scollatura, un cerchio sottoveste donava ampiezza al vestito, inoltre portava guanti lunghi dello stesso colore del vestito. L'acconciatura, secondo la moda del momento, consisteva nel tenere raccolti con un ricercato chignon sulla testa i bei capelli lunghi, che ella come tutte le ragazze in metà da marito portava, in quanto la lunghezza dei capelli denotava uno stato di purezza.
"Lady Daisy Jervis, ho il piacere di presentarti Lord Gabriel Sherrington. E' un caro amico che sta vivendo un momento difficile ed il miglior ballerino che io conosca".

In quel momento lo sguardo di Gabriel si posò sulla giovane, e sorridendo affabile:
"Mi dovete scusare milady, purtroppo la mia lunga assenza dai salotti ha intorpidito le mie buone maniere; è un vero piacere per me conoscervi; così tanta beltà, al cui cospetto non posso che impallidire, è un balsamo per la mia anima tormentata".

Lady Daisy sorrise durante l'inchino preciso e misurato che l'etichetta imponeva, un bel sorriso che si irradiava dalla bocca fino agli occhi verdi, incorniciato dal delicato ovale del viso. La sua figura aggraziata accresceva la sua innocente sensualità donandole un'inconsapevole malizia.

"Sono felice di fare la sua sua conoscenza, Lord Sherrington"

"Posso allora sperare di avere un ballo con lei, ovviamente se il nostro Lord Harris è d'accordo. Spero si possa ballare un valzer, sono un po' fuori esercizio e non il ballerino che Lord Harris sta dipingendo, ma credo ancora di poter ben figurare".

"Ma certo mio caro Gabriel, sarei lusingato se tu volessi concederle questo onore".
"L'onore è soltanto mio, George".
"Bene, allora è deciso! Per il momento ritiriamoci a fumare nella saletta da fumo".

Lucy, la moglie di Lord Harris, si prese cura di Lady Daisy e loro si diressero verso la saletta.

Lord Harris si fece più vicino a Gabriel ed iniziò a parlare a bassa voce
"Martha come sta?"
"Nessuna novità, i medici hanno ormai perso le speranze".
"Ci dispiace molto, io e Lucy le eravamo molto affezionati, ma tu dovresti ricominciare a vivere".
"Non è facile, stasera sto presenziando solo per educazione".
"Già esserci è un buon inizio, la vita di società ti farà bene, vedrai".
Appena entrati furono colti da una piccola nube di fumo prodotta da sigari e sigarette, in quantità, un gruppetto di uomini in abito da ballo fumava e discuteva.
"Vieni Gabriel, ti presento al duca di Clarence, non credo tu lo conosca".

Essi si avvicinarono al gruppetto. In mezzo a loro un uomo giovane, alto ed elegante, con begli occhi scuri e vivaci discorreva ascoltato da tutti. Si capiva che aveva un forte ascendente sul gruppo, Lord Harris si fece rispettosamente accanto all'uomo. Questi lo vide ed esclamò:

"Caro George, finalmente qui tra noi. Avevo necessità di scambiare due parole con te".

Questi rispose di esser a completa disposizione ed aggiunse:

"Duca posso aver l'onore di presentarle il Conte di S.?"

Il Duca fece un cenno con la testa e così Gabriel si avvicinò
"Duca, mi permetta di presentarmi a lei e di render disponibile la mia persona al suo servizio".

il Duca sorrise, affascinante
"Conte di S sono lieto di poterla conoscere, mi hanno parlato molto di lei".
"Spero non siano giunte alla sua persona notizie particolarmente negative".

il Duca sempre sorridendo e facendosi più vicino a Gabriel, allontanandosi dal conciliabolo soggiunse:
"Caro Conte le persone con un passato interessante mi affascinano molto. Il tedio a corte è una malattia assai diffusa e le persone come lei scarseggiano come il buon brandy".

Gabriel sorrise e per la prima volta, da quando era giunto al ricevimento si sentì rilassato e, ma questo lo avrebbe compreso solo più tardi, affascinato dal Duca: la sua persona ed i suoi modi cortesi ed eleganti lo avevano avvinto. "Ecco quel che si dice una personalità sublime, eran vere le voci sul suo conto!" pensò Gabriel fumando una sigaretta.
Lord Harris richiamò Gabriel dai suoi pensieri.
"Andiamo nella sala da ballo, stanno per iniziare: non vorrai mancare al primo ballo con mia nipote". E sottovoce mentre si allontanavano "Il Duca mi ha chiesto di poter avere con te un colloquio più tardi, hai colpito la sua fervida immaginazione, vecchio mio".

Gabriel ne fu compiaciuto - il mio rientro in società non è così tragico come avevo immaginato,
beh la mia immaginazione ha lavorato molto ultimamente devo dire- pensò.

Nella sala intanto su richiesta espressa di Lord Harris fu suonato un valzer: le coppie si formarono e Gabriel al braccio di Lady Daisy si fece al centro della sala. Un lieve tremore lo colse, ma anni di rigida educazione ebbero la meglio, nessuno avrebbe notato la sua emozione, Lady Daisy sorrideva raggiante, bellissima, e Gabriel si lasciò trasportare dalle note della musica, ballando compito. Gli sguardi della sala eran su di loro.

Ballare con Lady Daisy suscitò in Gabriel ricordi dolci, struggenti dei primi tempi del fidanzamento con la moglie: l'attesa trepidante di un sorriso, di un ballo sotto lo sguardo della madre di lei, del tocco lieve della mano su di un braccio. Sensazioni che sgorgarono rapide, senza poterle fermare, l'emozione lo avvinse, ebbe un capogiro, strinse un pò più di quanto consentito la sua dama nel ballo, lei fissò lo sguardo su di lui non comprendendo tale gesto audace, lui ormai al termine del ballo, allentò la presa, confuso. Ringraziò con poche parole la sua dama e questa sorrise, era arrossita, rendendola ancor più bella, se possibile. Su quell'incarnato così chiaro divenne evidente la sua agitazione. La moglie di Lord Harris si avvicinò inarcando un sopracciglio, fraintendendo il motivo della repentina emozione affiorata nel gesto ma anche nello sguardo di Gabriel.
Questi si allontanò, rapido. Dunque dopo due anni di lontananza dal mondo tutto era riaffiorato come se soltanto pochi attimi lo dividessero da un passato così dolce ma doloroso? Sospirò. soltanto per un attimo pensò alla moglie, rinchiusa nell'istituto, una lieve sensazione di commiserazione per se stesso affiorò, ma fu solo un lampo.
Il Duca di Clarence lo osservava divertito, questi era il cavaliere designato per il secondo ballo della debuttante, ed attendeva che la dama si riposasse in attesa del nuovo inizio delle danze.
Il ballo del Duca attirò l'attenzione del folto pubblico di nobildonne e gentiluomini, era la più bella coppia della serata, i due lo sapevano e non facevano nulla per nasconderlo, sorridevano rapiti dalla musica e da loro stessi, dalla loro impertinente giovinezza.
Gabriel li osservava ed il suo stato d'animo mutò: anche lui era incantato dalla grazia e bellezza di entrambi, essi erano una coppia perfetta ai suoi occhi, e lui cosa poteva incarnare se non un tragico destino?
Si allontanò, uscendo sul terazzo e, nonostante ciò contravvenisse all'etichetta, si accese una sigaretta. Fumò avidamente, contemplando il buio giardino, rischiarato appena dalle fiaccole. Era un giardino all'italiana, o almeno lo era nelle proposizioni della padrona di casa, ma il clima freddo del Sussex, rispetto alle calde terre d'Italia, non lo avvicinava troppo ai modelli visti dalla baronessa durante un suo viaggio nel belpaese, l'anno precedente.

Il Duca di Clarence raggiunse Gabriel sul terrazzo ed iniziarono a parlare, incuranti del leggero vento freddo che portava via il fumo delle sigarette.







capitolo 2



Sherrington Manor

13 Marzo 1888

Che serata!
Lo sentivo che in qualche modo che dovevo forzarmi a partecipare. Non sono certo uno che vede il Destino in ogni angolo, ma Dio mi ha fatto proprio una bella sorpresa stavolta.
Non parlo d'amore, o forse in parte anche di quello, o forse esagero, ma perché mettere un freno alla vita e alla felicità?
Lei è bellissima nella sua purezza adamantina, l'altra sera pareva quasi un angelo nel suo librarsi con gioia infantile sulla pista da ballo. George e Lucy avranno il loro bel da fare per gestire tutti gli spasimanti che quegli stupendi occhi verdi hanno conquistato in una sola sera. Poveri sciocchi, non per essere rimasti abbagliati da tale bellezza (cosa di cui anch'io sono colpevole), ma per la loro cecità e superbia. So riconoscere un uomo migliore di me quando lo vedo e stasera lo hanno visto tutti, ma pochi lo hanno riconosciuto. Mentre Daisy ballava con il Duca erano semplicemente perfetti, chi non l'ha capito dovrebbe cavarsi gli occhi perché non sa di che farsene. Io ho ballato con Daisy per non far torto a George, non per altri motivi.

E' evidente che una grazia e bellezza simile in una figura sì elegante è fatta per uomini come il Duca, egli si che può ambir a cotanta beltà! Ed anche oltre! Non avrei meraviglia se egli avesse una figlia di regnanti in Europa che lo attende trepidante, quand'egli spinto da magnanimità si recasse a trovarla, non fini personali lo spingerebbero ma soltanto puro spirito cavalleresco!

Che uomo meraviglioso il Duca, discorrere con lui è stato l'apice della serata, abbiam parlato di cricket inizialmente, ma l'ho capito subito che avremmo poi finito per parlar d'altro. Un uomo così intelligente, forbito nel parlare, profondo conoscitore del mondo e dell'animo umano! Averlo incontrato prima degli accadimenti che mi son occorsi due anni fa! quante cose sarebbero potute esser diverse!
Forse anch'io lo sarei stato!
Ah destino ingrato!
Ma adesso tutto sarà diverso, egli sarà un fratello maggiore per me, confiderò ogni mio anelito a lui ed egli saprà sempre consigliarmi per il meglio. Mi ha accennato che anche lui ha un suo personale cruccio, chissà di cosa si tratta. Su questo punto è stato molto vago, mi ha detto che ne avremmo parlato in momento e luogo più appropiato.
Il suo invito è per me importante, la sua vicinanza riflette in me il suo carisma e la sua personalità, non posseggo questi doni, ma soltanto esser partecipe di questo prodigio, mi riempie di gioia, questo suo ascendente verso gli uomini gli schiude ogni porta ed ogni cuore. Le donne lo adorano, ed egli da perfetto gentiluomo qual è le corteggia ma mai supera il limite del buongusto e della decenza. Quanti altri gentiluomini a Londra posson affermar altrettanto? Loro con la loro ipocrita vita!
Egli solo si erge come un Titano sulle miserie umane, e da inveterate altitudini fronteggia il suo destino come un novello Achille. La natura gli ha offerto molti doni ed egli li coglie ed usa a suo piacimento, consapevole della giustizia che egli incarna.

Sento di poter confidare a lui ogni cosa, di Martha e di quel che è accaduto, nonostante abbia fatto di tutto per evitarlo. Sentirmi vivo è una sensazione così dimenticata in me che mi meraviglia riconoscerla. mi sento rinato, quasi avessi fatto un bagno di purificazione all'anima mia, sì tormentata dalla follia di Martha.
Stasera si è consumata anche la mia vendetta. La baronessa si è dovuta ingoiare un rospo più brutto di lei, quella megera costretta dal titolo che porto ad invitarmi mi avrebbe volentieri lasciato fuori dagli invitati; è bastato veder come mi ha trattato, come mi hanno trattato tutti quando sono arrivato; nemmeno fossi stato una bestia feroce da circo. E tutto questo nonostante io sia incolpevole! E' pazzesco! Ma quando sono tornato nel salone al fianco del Duca le loro facce erano il vero spettacolo, non il ballo. La baronessa ha cercato di venire a parlarmi, ma io mi sono allontanato dalla festa come si confà per etichetta: senza salutare gli ospiti per non disturbarli.
Dolce momento, mi hanno visto tutti andar via, mentre lei si affannava, infagottata nel suo ampio vestito, a salvar onore e decoro di fronte al duca, cercando di trattenermi, questo solo interessava la vecchia megera!!! ed io me ne son andato comunque!!!!
Cosa non darei per vedere di nuovo le loro brutte facce quando leggeranno il mio biglietto di ringraziamento in cui mi scuserò di non poter fare loro la consueta visita di cortesia perché mi sono diretto a Londra su espresso invito del Duca!

Partirò presto: ormai qui a Sherrington Manor mi sento soffocare, ogni cosa mi tedia, persino il mio maggiordomo, con il suo non capir mai subito i miei ordini mi urta, io credo lui si diverta alle mie spalle, l'ho sempre sospettato. Dovrebbe capire che la mia anima è in pena e non urtarmi di continuo con la sua finta dabbedaggine, ma la sensibilità non è data a tutti, meno che mai a persone di così basso lignaggio! Eccolo che entra con il suo passo lento, mi preparo per la notte, voglio far sogni splendidi, finalmente! Ah dolce Morfeo cullami fra le braccia, te ne scongiuro, conducimi per ataviche foreste dalle dolci e leggiadre ninfe!

Capitolo 3

Erano i primi giorni di aprile e Londra accoglieva la carrozza del conte Sherrington col fumoso abbraccio della bruma e con il traffico della capitale dell'Impero britannico.
Di tanto in tanto Gabriel scostava nervosamente le tendine della carrozza cogliendo sprazzi della vita e dei frenetici ritmi cittadini: attacchini con manifesti pubblicitari di Madame Tussauds, spazzacamini sudici di carbone con i loro giovanissimi apprendisti, lustrascarpe agli angoli delle strade e giovani donne in bicicletta.
Gabriel, abituato alle ampie distese della campagna, si sentiva soffocato da questa marea umana, dall'odore dello sterco dei cavalli che ristagnava nelle vie e dal fumo dei camini che dava ad ogni cosa un'acuta nota di bruciato.
La vista del Palazzo di Westmister lo tranquillizzò: era in orario per il suo appuntamento col Duca di Clarence.

Il Duca lo avrebbe ospitato presso la sua residenza Londinese, Clarence House. Era una grande struttura di quattro piani stuccata all'esterno con colori chiari che contrastavano con l'adiacente St. James Palace con cui condivideva i giardini.

Una nutrita schiera di cameriere e servitori rendevano confortevole il soggiorno al Duca durante le sue permanenze a Londra. Fu per Gabriel una sorprendente novità, trovarsi attorniato da tutta quella servitù, lui ormai abituato ad aver d'intorno soltanto il suo vecchio maggiordomo sordo. Al suo arrivo a Clarence House. Fu accolto dal maggiordomo del Duca che, con sussiego, diede disposizioni alla servitù per l'alloggio di Gabriel.

Si era appena sistemato nel suo alloggio, una grande camera posta al secondo piano con pareti tappezzate da arazzi, un quadro raffigurante un paesaggio marino ed un grande letto con tende damascate di colore rosso, quando udì bussare alla porta. Era il maggiordomo - Signor Conte il signor Duca la attende nella sua saletta privata, se vuol aver la cortesia di seguirmi - Ah pensò Gabriel, quale onore esser ricevuto così dal Duca, in così grande intimità!
Il maggiordomo lo guidò per i grandi interminabili corridoi infine bussò ad una porta. - Avanti!- Egli fu fatto entrare nella saletta privata del Duca adiacente la sua camera da letto. Il Duca lo attendeva seduto ad un tavolino vicino alla finestra. Era stato preparato per la colazione, un buon profumo di caffè unito all'odore del bacon si propagava nella stanza. Il duca fece cenno a Gabriel di accomodarsi ed il maggiordomo li lasciò da soli nella stanza.
- Ben arrivato mio caro conte, spero abbiate fatto un buon viaggio. -
- Ma certo mio Lord, sono onorato di esser stato invitato da lei qui per la stagione, ormai era tempo che non venivo a Londra, sa, a causa della sventura che mi ha colpito. -
- Se c'è una cosa che ho imparato dai mie viaggi mentre servivo in Marina intorno al mondo è che tutte le voci sul conto di un uomo spesso non lo rappresentano nemmeno metà, e solitamente solo quelle meno lusinghiere tendono ad essere ripetute e ricordate. -
Il duca iniziò a versare del porto per entrambi.
- Qui a corte poi il pettegolezzo è considerato al pari di una forma d'arte da tutte quelle donnette che abbracciano l'invidia come compagna di vita. Per quanto vi possa sembrare crudele da parte mia, vi debbo esortare a raccontarmi di queste vostre vicende. -
Porgendogli il calice:
- Fidatevi di me: il porto allenterà la tensione ed io dopo aver ascoltato la vicenda dalla viva voce del suo protagonista non dovrò più prestare orecchio a quelle megere, non si preoccupi caro conte, mi parli pure della sua vicenda. A proposito potremmo adottare, quando siamo fra di noi, un linguaggio meno formale, la prego. -
- Oh bene, deve sapere che mia moglie fin da subito dette segni di squilibrio, che io non seppi o non volli interpretare, mi cullavo nella mia felicità cieco ad ogni segno. Nel cuore della notte spesso la trovavo che vagava per la grande casa, in vestaglia, sorridendo e biascando frasi sconnese. Un giorno la trovai che giocherellava sulla finestra del secondo piano, i piedi sospesi nel vuoto, cantando una canzoncina infantile. Feci chiamare il nostro medico che diagnosticò un esaurimento nervoso. Prescrisse dei bagni termali. La inviai con la cameriera ai bagni termali di M. In quel periodo seguivo degli affari urgenti, ero certo che tutto si sarebbe risolto per il meglio e lei sarebbe tornata la mia adorata moglie. MI sbagliavo; ricevetti un telegramma dalle terme da parte della nostra cameriera. Mi informava che mia moglie era fuggita nella notte dalla sua stanza, e mi pregava di recarmi subito a M. Con una carrozza corsi, immaginandomi le peggiori sventure, fu un viaggio nell'incubo. Quando arrivai le ricerche erano in corso mi unii al personale delle terme ed alla polizia, che dovetti informare mio malgrado. Fu una ricerca affannosa, ma al tramonto quando ormai disperavamo fu avvistata in un casolare nelle campagne a qualche chilometro dalle terme. Quando arrivai mi si presentò una scena terribile. Essa cavalcava un vecchio cavallo. probabilmente preso nella stalla del casolare, lei era nuda, i capelli al vento, uno sguardo folle la illuminava, quando mi vide urlò ingiurie che lei mai poteva ader udito. Affranto cercai di calmarla, di coprirla con il mio mantello. Lei con uno scarto del cavallo fuggì, urlando. Io crollai a terra, il mondo intorno sparì in una nebbia densa. Quando mi svegliai, in una camera dell'albergo di M. mi informarono che la avevano trovata. Si trovava ricoverata presso il manicomio di M. con un trattamento deciso d'urgenza dall'ufficiale sanitario della cittadina, visto lo stato di folle agitazione che la pervadeva. Era stata trovata nel cortile di una casetta di poveri carbonai, si era cosparsa di carbone ed altri luridumi, nascosta in un angolo come un animale. Ci era voluto l'intervento del medico per darle un sedativo e portarla via. Tutta la cittadina l'aveva vista. Che terribile visione! Lei si trova tuttora là, sono stato una sola volta a vederla, da lontano, lei sedeva inerte nel grande cortile del manicomio, con lo sguardo perso in qualche folle sogno. Non sono più tornato, a che scopo?-
Il Duca posò la sua mano sulle spalle di Gabriel, sorrideva amabile, con tono dolce soggiunse - Adesso caro Gabriel il tempo della tristezza è finito, deve pensare alla vita. -
- Oh ma certo, seguirò il suo consiglio. - Rispose Gabriel. - Bene, allora Gabriel, facciamo colazione, così potremo parlare un pò di cose meno tristi -. Gabriel mangiò con appetito, finalmente libero da quei tristi ricordi e deliziato dalla compagnia del Duca. Discorsero di molti argomenti, di crickett, di cui il Duca era un vero esperto, dei bei salotti di Londra, della stagione teatrale. Il tono del Duca divenne più confidenziale, parlò delle sue esperienze nella Marina Reale. - Sai caro Gabriel che io sono un appassionato anche di pittura? finanzio qualche pittore emergente, ti farò conoscere uno di questi, molto promettente, Walter Sickert - riprese il Duca. - Stamane faremo una passeggiata in St James 's Park. E' il più antico e il più aristocratico dei parchi di Londra. Dal suo ponte principale si ha una delle vedute più belle di Buckingham Palace, ma si vedono anche il Westminster Palace e il St James's Palace. - Qui troveremo Lord Harris, anche lui qui per la stagione con la sua splendida nipote - - Idea magnifica caro Duca!- Rispose Gabriel - Oh ti prego Gabriel chiamami pure Alberto, ma soltanto in privato ovviamente. - Rispose sorridendo il Duca.

Arrivarono al St James 's Park, un sole tiepido faceva capolino fra le rade nubi. Al centro del Parco vi era un lungo canale con un laghetto centrale abbellito con dei giochi d'acqua. Qui stavano passeggiando Lord Harris e la nipote. Il Duca, in compagnia di Gabriel si avvicinò. - Caro Lord che magnifico piacere incontrarla. e un piacere ancor maggiore nell'incontrare la più bella dama ch'io conosca. - Daisy, sorridendo compiaciuta, salutò con una riverenza il duca e poi Gabriel. Questi salutò con enfasi la dama e Lord Harris che fu compiaciuto di veder Gabriel a Londra per la stagione e così di buon umore. - Vi prego- riprese il Duca. - Andiamo verso la Duck Island - Era la cosiddetta isola delle anatre, l'area protetta e popolata da tanti caratteristici uccelli tra cui un piccolo gruppo di pellicani. Qui un pittore stava disegnando, assorto nel suo lavoro. - Walter!- Chiamò il Duca. Questi si riscosse e si alzò subito. - Milord, qual piacere vedervi!- Il pittore si profuse in una riverenza. - Questi è un promettente pittore, forse il più interessante ch'io conosca - Disse il Duca presentando Walter Sickert al piccolo gruppo. - Egli è un fine ritrattista, possiedo già alcuni suoi magnifici quadri - Affermò il duca, sorridendo. A quel punto Gabriel che fino a quel momento era stato in silenzio, affascinato dai modi e dal conversare del duca, la cui sola presenza acquietava i suoi foschi pensieri, si avvicinò al pittore osservando il disegno che questi stava facendo. Era il ritratto di una donna giovane, adagiata su un letto, abbandonata, un lenzuolo ricopriva a mala pena le sue nudità. Disegnava veloce, con tratti sicuri. Gabriel fu colpito da un pensiero; ecco come potrei omaggiare Alberto, potrei commissionare al suo artista preferito un ritratto di lui con la sua bella dama del ballo, ah si che magnifica idea, che coppia sublime, il loro fidanzamento sarà l'avvenimento più fantastico della stagione londinese! Ed io potrò assister da una posizione privilegiata a tutto ciò. Nel frattempo il Duca con Lord Harris e Daisy si erano avviati verso un gazebo conversando. La risata argentina della ragazza accompagnava le voci dei due uomini. - Lei è un grande artista. - Disse Gabriel al pittore, questi alzò la testa dal disegno, sorridendo. - Non saprei...dicono così, o meglio così dice il caro Duca, mio protettore. - - Pensavo di far un omaggio al Duca. - Proseguì Gabriel. - Potrei commissionarle un quadro della bella coppia che ha appena veduto. - - Cioè il Duca e la bella aristocratica? - Chiese Walter. - Certamente! Vorrei poter seguire l'opera nel suo avanzare così da poter visionare la creazione. - - Ma certo, una commessa così chi vorrebbe rifiutarla?- Rispose Walter. Si diedero appuntamento per l'indomani nello studio del pittore. Gabriel ai affrettò a raggiungere il gruppetto vicino al gazebo.

Diario di Gabriel 7 aprile 1888
ah quante fantastiche sensazioni sto provando dal mio arrivo a Londra! Clarence House è una residenza magnifica, e il caro Duca mi sta dando accesso ai suoi più intimi pensieri. Abbiamo rivisto più volte Lord Harris, e Daisy; che magnifica creatura, e quali vette di inarrivabile saggezza e stile ella potrà raggiungere sotto la sapiente guida del Duca. Poter assistere a questa unione di beltà, sapienza, e magnifiche doti mi ripaga delle mie passate umiliazioni! Al parco ho conosciuto il pittore preferito del caro Albert! Personaggio alquanto singolare, ma essendo un artista penso sia indispensabile esserlo, e poi se il Duca lo predilige chi son io per metterlo in dubbio? Un buon pittore lo è certamente, l'indomani del nostro incontro al parco son andato nel suo studio, abbiamo parlato molto, mi ha confidato la sua repulsione per le donne, per quanto ne sia ossessionato, ne dipinge in continuo, alcune in pose sconce. Anche io gli ho parlato delle mie 'difficoltà' con mia moglie, le mie paure ed ansie. Forse ha creduto di veder un mio innamoramento per Daisy, ma penso sia dovuto alla sua ossessione. Ella sarà la fidanzata del Duca e questo è magnifico! Anche ieri sera al ballo hanno danzato insieme, la loro bellezza e leggiadria erano agli occhi di tutti! Io ho bevuto molto brandy ed al nostro ritorno in carrozza il Duca mi ha scherzosamente rimproverato, per non so bene quale mia affermazione sulle donne fatta in presenza di alcuni lord nella saletta da fumo, non ricordo, forse qualche animo geloso della mia amicizia con il Duca ha voluto mettermi in cattiva luce, ma egli, sublime persona, non par dare troppa importanza alla cosa, anzi si è detto divertito, ed anche lui, mi ha confidato, pensa alla cattiva coscienza di alcuni tipi di donne, ma si vedeva che era deliziato dalla serata appena trascorsa.
Ho conosciuto, due giorni or sono, John Druitt Montague, figlio di un noto medico londinese, giovane avvocato ed ottimo giocatore di cricket, lo pratica insieme a Lord Harris. Con Albert siamo andati a vedere una partita di crickett; la squadra di George ha vinto agevolmente. Dopo la partita siamo andati a bere qualcosa al Club di Alberto, questi mi ha chiesto di divenire amico di John, egli ha patito una delusione d'amore ed io avrei potuto essergli vicino visto la mia terribile esperienza; molto più di una delusione d'amore, la mia, un 'tradimento' dell'animo che mi ha lacerato e mi ha bandito per più due anni dal consorzio umano. Ma ora non voglio ripensar a quei terribili giorni in cui la follia di mia moglie mi ha strappato al mondo! Che animo sofferente quello di John, insieme abbiam promesso che mai più donna avrebbe causato così tanto strazio nei nostri sensibili animi! Quali esseri purulenti posson divenir se contaminati da pensieri ed azioni non pure! Così noi per emendarci dalle nostre vicissitudini vivremo in stretto sodalizio con il caro Albert che sa, dall'alto della sua sapiente esperienza, cosa si confà ad un gentiluomo e quali sono le azioni necessarie affinchè il nostro animo sanguinante trovi pace.

Gabriel si recò l'indomani, come faceva da alcuni giorni, nello studio di Walter, sito in Leman street nel quartiere di Whitechapel. Egli non capiva come si potesse viver in un simile posto ma per un pittore probabilmente non valevano le stesse sensibilità che per i gentiluomini. Gabriel era comunque affascinato dalla vitale esuberanza degli abitanti di questo quartiere: carrettieri, facchini, venditori ambulanti, riempivano le strade, sporche e maleodoranti. Ragazzini cenciosi chiedevano ai passanti qualcosa da mangiare, con fastidiosa petulanza.
Al suo arrivo nello studio vi trovò il pittore che davanti ad un cavalletto dipingeva una tela. Dietro di lui adagiata su uno sgangherato sofà vide una donna, nuda, con una gran massa di capelli neri, la bocca improntata ad un sorriso vacuo e licenzioso ed occhi azzurri, vivaci. Aveva un corpo flessuoso e pieno, con la pelle molto chiara. Gabriel si arrabbiò. - Ma allora Walter, cosa fai non dipingi il mio quadro? - La presenza della donna nuda lo aveva disturbato, una sottile inquietudine lo invase. Walter fece segno alla sua modella di rivestirsi, questa con calma si rivestì. Il pittore le diede qualche moneta, questa sbuffando si accostò alla porta ed uscì, passando davanti a a Gabriel lo scrutò, egli la osservava con disprezzo.
Walter invitò Gabriel a sedersi, andò nella stanza attigua a prendere un quadro e lo mise davanti al Conte: - Ah bene vedo che il quadro procede nonostante le tue distrazioni! - Fece Gabriel - La luce nei colori del quadro mi piace ma il vestito di lei non è perfetto, e poi la sua espressione non và!! - Proseguì feroce - Lei ha un'animo così delicato e nobile, pensieri così puri e tu la dipingi come una delle tue modelle! Prostitute immagino!- A quel punto Walter rispose - Beh il quadro ha bisogno di esser finito, e poi le mie modelle come le definisce milord sono fonte della mia pittura la loro frequentazione mi è indispensabile, su questo punto non sono l'unico a pensarla così, anche il signor Duca apprezza la loro genuina bellezza! - a sentir ciò Gabriel scattò - Non ti permetto, insulso verme di parlare così del signor Duca! - - Oh ma io non volevo mancar di rispetto, intendevo che la genuina bellezza è considerata accettabile anche da un così illustre personaggio pieno di sensibilità artistica come il signor Duca - rispose umilmente Walter.
Gabriel si calmò. - Hmm bene, non son qui per parlar di questo, ma per veder la mia opera, dovrà esser pronta per il fidanzamento del signor Duca, è un dono da far per quella data. -
Il pittore intento ad apportar correzioni al quadro si voltò. - Di che fidanzamento parla vostra grazia? - - Ma di quello del Duca con la nipote di Lord Harris, ovvio no? - rispose Gabriel spazientito. Walter allora rivelò al Conte che la sera avanti, al ricevimento della contessa di V. a cui era stato invitato per la sua frequentazione a corte, aveva avuto notizia del fidanzamento della nipote di Lord Harris con Lord Peter Wimsey. - Ma cosa stai dicendo dannato idiota? - - La verità signor conte. - Rispose Walter.
Gabriel raggelò nonostante la temperatura mite nella stanza. Un turbine di pensieri presero a vorticare nella sua mente, un urlo dal profondo dell'animo si stava facendo strada, aprì la bocca ma non ne uscì alcun suono, inebedito guardava il quadro davanti a lui: il Duca e la sua dama ballavano felici. Barcollò, la sua mano toccò qualcosa di metallico: la spatola che usava il pittore. Strinse convulsamente le dita, con un urlo agghiacciante si gettò sul quadro, cominciò a tranciare la tela con gesti convulsi, la sua rabbia trovava sulla tela la sua espressione, in quel momento era libero dai vincoli della sua formale educazione, vibrava di sdegno, di tradimento, di incredulità, stava distruggendo tutto ciò che gravava sul suo cuore. Sfinito, si appoggiò a terra, il suo sguardo vagava nella stanza, dal quadro distrutto ai suoi piedi, al pittore che lo guardava, affascinato da quell'esplosione di collera. Questi prese due bicchieri colmi di una sostanza verde, poi sopra un cucchiaino sforacchiato mise una zolletta di zucchero e gli diede fuoco. Lo zucchero si sciolse lentamente e raggiunse il liquore. Porse un bicchiere a Gabriel che lo bevve poco a poco inebedito, i suoi pensieri vagarono senza meta. Dopo qualche tempo Walter mostrò a Gabriel un quadro: in esso era dipinta una donna adagiata su un letto, nuda, con le gambe leggermente aperte. La sua pelle diafana ed i capelli biondi gli fecero pensare a Daisy. - Eccola qui la sua aristocratica puttana! - Soggiunse il pittore. - Ma come...- Iniziò Gabriel - Oh non si preoccupi signor conte, io non l'ho veduta così ma potrebbe esser stato no? E che differenza vede dalle mie puttane di Whitechapel? - Riprese. Gabriel si alzò, corse alle scale le scese a precipizio, la risata del pittore lo inseguì, come una lama gli passò le carni, si chiuse le orecchie con le palme delle mani per non udirla più mentre correva. In strada spintonò una vecchia mendicante, le sue maledizioni lo rincorsero lungo la via, alcuni passanti si voltarono a guardarlo, videro un uomo ben vestito, con il panciotto aperto, senza cappello, che urlava, correndo.
Giunse al circolo del Duca. Questi era impegnato in una partita di bridge. Con lui c'era anche John Druitt ed altri gentiluomini che Gabriel conosceva di vista. Gabriel appena vide il Duca si avvicinò al tavolo e gli chiese concitatamente di parlargli. - Cosa è mai accaduto mio buon conte per suscitar in voi un così agitato stato d'animo?- Chiese il Duca, al che Gabriel proruppe, davanti agli altri gentiluomini allibiti, a spiegar al Duca del fidanzamento della pupilla di Lord Harris. -

oh ma ne ero stato già informato mio caro - disse il Duca, - certe notizie non rimangon segrete a lungo qui in società - al che Gabriel - perchè allora non me lo avete detto subito?- sorpreso ma affabile il Duca replicò - ma perchè non credevo vi interessasse così tanto, ogni anno in società vi sono svariati fidanzamenti e seguir ogni accadimento risulta piuttosto tedioso, preferisco il bridge, o la caccia, un uomo può trovarvi maggior fortuna- gli altri astanti risero a quella facezia, non Gabriel, furioso. - la vostra calma è dovuta senz'altro alla ottima educazione ricevuta, degna di un uomo del vostro rango, ma quest' oltraggio non rimarrà impunito, se le leggi non me lo impedissero sfiderei subito a duello questo conte di Winsey e gli farei pagar l'affronto!- riprese sempre più furioso - in Francia ho già sfidato a duello qualche anno fà personaggi di tal fatta!!- - via caro conte, non sia così agitato, non mi par il caso, auguriamo alla signorina Daisy un buon matrimonio e beviamo alla sua salute- soggiunse il Duca chiamando un valletto perchè fosse servito da bere a tutti i nobiluomini al tavolo. Gabriel si allontanò, chiamando John Druitt, che era fino a quel momento rimasto accanto al Duca - vieni mio caro, dobbiam pensare a cosa fare per il nostro Duca, e quel dannato Lord Harris ha finito di venire a scroccar cene nella mia magione con la scusa di lenire il mio dolore, quando lo incontrerò gliene dirò quattro!! maledetto parassita!- i due uomini si allontanarono a grandi passi dal club sotto lo sguardo incuriosito dei presenti.



Capitolo 4

Diario, 28 aprile
questi giorni sono stati febbrili per me, il pensiero del tradimento di quella piccola intrigante e di George, che si paventava mio grande amico, mi ha tolto il sonno, riesco a dormire con fatica, e soltanto all'alba, la notte me ne sto a pensare a questa storia, a cosa fare.....non so più, la testa mi par scoppiare. L'altra notte, mi son addormentato, ma un incubo mi ha fatto risvegliare, madido di sudore; mi trovavo in una grotta, buia, un senso di oppressione mi faceva respirar con fatica. Camminavo e percepivo sotto i piedi un liquido appiccicoso, mi son chinato a toccarlo e avvicinandolo agli occhi ho visto che era sangue, allora mi son accorto che la grotta ne trasudava, le pareti ne erano ricoperte, e sgocciolavano di quel liquido denso ed appiccicoso. Un senso di oppressione aleggiava nell'aria, nel sogno correvo, son caduto...su di un corpo....ed è stato allora che ho visto...un volto di donna, giovane, insanguinato e mutilato mi guardava.....ed io ho urlato... mi son risvegliato .nella camera...al chiarore della luna. che angoscia! Ieri sera al ballo della contessa di Bathory l'ho vista quella tradritrice con quel damerino di Lord Peter Wimsey, non mi son avvicinato, mi son limitato a guardarli dal fondo della sala, con un bicchiere di sherry in mano. Lei si è accorta di me perchè ha avuto un moto strano, aveva uno sguardo teso che si è posato su di me, mi pareva avesse rabbrividito e distolto subito lo sguardo, la colpevolezza le si leggeva negli occhi!. Ha detto qualcosa al suo cavaliere, che si è voltato a guardarmi, io ho sostenuto il suo sguardo, con disprezzo!!
il caro Alberto in questi giorni mi è molto vicino, che uomo straordinario, egli deve pur soffrire molto per questa vicenda, ma da perfetto gentiluomo quale è, non lo dà a vedere. Mi invita ogni mattina nella sua camera per la colazione, mi accoglie in vestaglia, con uno straordinario sorriso, mangiamo con calma, discorrendo di ricordi di marina di Alberto. Egli è stato ufficiale nella Reale Marina! La confidenza e l'intimità fra di noi cresce ogni giorno di più. Si sta aprendo a me, mi ha rivelato che in un periodo un pò difficile della sua vita, frequentava molto spesso la sua cerchia di pittori, di cui è mecenate, fra cui anche Walter. Nel suo studio ha conosciuto una modella, di cui si innamorò, nonostante tutto. E da qui gli son venuti un sacco di guai di cui ancora ne soffre le conseguenze!. Povero Alberto, anche per lui la vita ha avuto dei risvolti amari! L'altra mattina l'ho trovato piangente nella poltrona accanto alla finestra, si è alzato, con sguardo commosso e mi ha abbracciato, con foga! Il mio cuore a quella straordinaria manifestazione ha avuto un sobbalzo, siam rimasti così, abbracciati in silenzio, a lungo. Entrambi compresi nella stupenda amicizia che sta nascendo!

Dalla finestra del secondo piano di Clarence House si godeva di una bella vista del vicino giardino di St. James Palace, una figura in vestaglia, appoggiata allo stipite della finestra, pareva godersi la splendida cornice, persa nei propri pensieri. Gabriel si riscosse - devo scendere- pensò, - il conte mi attende ormai, anche se ancora il suo maggiordomo non è venuto a chiamarmi, strano....- egli si avviò verso la stanza del Duca. Bussò lievemente alla porta, intese un tramestio all'interno, una voce soffocata lanciò un'imprecazione. -Chi è?- Gabriel rispose - son io Alberto- - un attimo....si...-la porta dopo qualche minuto fu aperta, Alberto, in vestaglia e scarmigliato, lo fissava con un sorriso che per un attimo a Gabriel parve di imbarazzo. - entra pure caro, stamane molto presto è venuto qui da me a trovarmi il caro John - adagiato su una poltrona, in camicia, senza panciotto, John Druitt fissava Gabriel con un sorriso. - Caro Gabriel, sei mattiniero stamane- soggiunse questi. L'atmosfera della stanza parve a Gabriel avere una nota di intimità che non riusciva a decifrare. Forse avranno parlato dei loro comuni affanni con le donne! pensò questi, il suo sguardo fu catturato dai gemelli d'oro di John, egli li riconobbe subito, appoggiati sul comodino accanto al letto, in disordine. Fu colto da un lieve disagio, Alberto cominciò con un tono un pò troppo alto - oggi andremo a fare una fantastica gita tutti e tre, nei quartieri dell'East End, ci vestiremo in modo così da non farci riconoscere e mangeremo in qualche stupenda bettola che mi ha indicato Walter, anzi inviteremo anche lui no?- anche John pareva entusiasta della proposta. Gabriel si unì alla iniziativa, felice di far parte dei programmi del principe, quel senso di disagio fu messo a tacere, egli si pregustava la bella giornata in compagnia dei due suoi nuovi amici ed ogni altro pensiero scomparve come nebbia.
Quattro uomini avanzavano nella variopinta folla in Furnier Street, nel quartiere di White Chapel. Erano vestiti con abiti comodi, tre di loro, ad uno sguardo superficiale, parevano impiegatucci della vicina fabbrica di birra o marinai in libera uscita, l'altro pareva un artista, aveva le falde della giacca con delle piccole macchie di colori ad olio, e portava un quaderno e delle matite in una mano, osservando con uno sguardo compiaciuto le facce esangui e stanche dei numerosi passanti. - E' laggiù all'angolo - disse questi con enfasi. I quattro uomini arrivarono all'ingresso di un pub, le cui ampie vetrate sudicie e polverose, davano sulla strada, una porta circondata da colonne, con la vernice scrostata, accoglieva gli avventori, un uomo con abiti sporchi e lisi se ne stava appoggiato sui gradini, borbottando parole incomprensibili, l'insegna sopra al locale diceva 'The Ten Bells'. - Entriamo, avanti! - disse Walter.
Il locale era formato da una grande sala buia e fumosa, dalle pareti rivestite di legno, i molti avventori del tardo pomeriggio urlavano e parlavano ad alta voce seduti su lunghe panche, di fronte a loro sugli ampi tavolacci erano collocati boccali di birra e piatti di cibo. Le cameriere con grembiuli macchiati si affannavano a servire i clienti. Di tanto in tanto si levavano sonore risate dai vari gruppi quando qualcuno dei frequentatori del locale palpeggiava con evidente soddisfazione una delle cameriere, che si divincolava con fatica. In un angolo una donna, giovane e dai modi un pò lascivi, sedeva in compagnia di un uomo, lei gli parlava a voce bassa, di tanto in tanto sorridendo ammiccante.
- sediamoci, ahhh che atmosfera interessante! - disse Walter - eh caro Walter tu sei un estimatore di questi sordidi locali, ma ad un artista tutto è concesso! - rispose il Duca con un sorriso. - ma anche lei, caro Duca apprezza i frequentatori, in particolare alcune frequentatrici no? - - la tua insolenza è pari soltanto alla tua splendida pittura! - soggiunse il Duca ridendo. Bevvero e mangiarono godendosi l'atmosfera sordida del locale, fiocamente illuminato, fuori la notte incombeva, quando i nostri uscirono dal pub - Camminiamo un pò.....- soggiunse il duca. Le strade semibuie del quartiere brulicavano di vita, una donna, seminascosta nell'oscurità, venne loro incontro - ciao bei gentiluomini, un pò compagnia da una graziosa ragazza?- Gabriel si irrigidì - vattene, megera!- sibilò. Walter intervenne - oh via signor conte, lei è troppo duro con il vizio, lei è Mary, una delle migliori compagnie si possan trovar in questo quartiere!- dicendo questo allungò una mano verso il sedere della ragazza, questa rise ritraendosi - ehi, signor pittore! - oh, anche tu qua? - proseguì la ragazza, guardando il Duca - oh beh, ciao Mary - rispose il Duca, lievemente imbarazzato. - è da un pò di tempo che non ci vediamo - disse Mary, - già, ho avuto da fare, sono stato per mare - rispose il Duca, evasivo. - ma adesso sei tornato!- Il Duca si allontanò, velocemente, gli altri lo seguivano in silenzio. La ragazza rimase là ferma ad osservarli, nel buio. Poi con un gesto stanco, si incamminò per la via opposta. Il Duca ruppe il silenzio - eh il buon Walter mi ha fatto conoscere molti aspetti di questo quartiere, fra cui anche le sue donne...lei è quella donna di cui ti avevo parlato Gabriel, posava per lui, ed io nelle mie frequentazioni delllo studio l'ho conosciuta. Sotto mentite spoglie ovviamente, per lei sono un ufficiale di marina, che di tanto in tanto si ferma in città , il che in effetti non è lontano dalla verità! Ho avuto per lei sentimenti di pietosa tenerezza, in fondo al suo animo è una fragile creatura e come sapete la mia sensibilità mi rapisce spesso in situazioni che non avrei immaginato! ah misero me! - Gabriel fu dispiaciuto da questa ammissione, gli aveva già parlato di questa sua debolezza Albert, ma vederne con i propri occhi gli effetti nefasti sul caro Alberto! come è stato possibile! forse qualche nobile amore deluso lo ha precipitato con questa donna?. Fu riscosso dai suoi pensieri, un trambusto proveniente da una strada laterale richiamò l'attenzione del gruppo. Un poliziotto stava strattonando una donna, lei era minuta, con un ampio scialle, dei lunghi capelli neri le ricadevano sulle spalle, il viso stanco, e gli occhi iniettati di sangue. - Questa maledetta baldracca mi ha fregato! - disse un uomo, evidentemente ubriaco, aveva un volto gonfio, congestionato, era molto alto, un fisico massiccio, da carrettiere. - non so chi sia, costui - rispose la donna, cercando di divincolarsi. - non sai chi sono maledetta, se mi hai appena fregato dieci scellini! - ruggì l'uomo. - io non frego nessuno! - rispose questa. Il poliziotto intervenne - lo sai che è proibito svolgere il meretricio? - - non so di cosa parli, sbirro! - urlò lei. - ah no eh? lo vedremo al comando, chi sei, sei già schedata vero? - vieni! - e rivolto all'uomo - e tu tornatene a casa da tua moglie, a farti passare la sbronza! - l'uomo, rosso in volto, ebbe un moto di rabbia, ma si allontanò gesticolando.
Questo evento lasciò in Gabriel un disagio, quasi fisico. Rientrando nella sua camera a Clarence House si mise a pensare a cosa avrebbe potuto fare per far cessare quella turpitudine. Certo questa è la missione a cui sono chiamato, pensava, estirpare il vizio affinchè l'uomo possa redimere il suo animo malato, devo salvare le persone semplici come quel carrettiere e persone come il caro Albert, animi nobili la cui sola colpa è la sensibilità! un esaltazione febbrile lo prese si gettò sulla scrivania e cominciò a scrivere.....
Il giorno seguente di buon mattino si recò nuovamente nel quartiere di White Chapel, non aveva neanche fatto colazione con il Duca, preso dal suo stato d'animo. Vagava senza meta, immerso nei suoi pensieri, quando si fermò davanti ad un negozio di barbiere. Un uomo con grandi baffi, non molto alto ma robusto di corporatura, con un camice da barbiere stava facendo la barba ad un cliente, alzò lo sguardo verso Gabriel attraverso la vetrina, uno sguardo freddo ed ostile. Gabriel entrò e si sedette in attesa. La maestria con cui l'uomo usava il suo rasoio lo colpì molto, era molto veloce e sicuro, i movimenti rapidi e decisi del rasoio sul volto dell'uomo lo affascinarono. - tocca a lei!- il barbiere si rivolse a lui, Gabriel fu riscosso dai suoi pensieri, si avvicinò alla poltrona, - barba, grazie- disse. le mani esperte si muovevano sul suo viso, l'affilato rasoio correva con disinvoltura sulla sua pelle piena di schiuma da barba. Il barbiere gli rivolse qualche domanda, incuriosito che un personaggio mai visto e con l'aria da damerino, anche se con abiti semplici, fosse venuto là fino al suo quartiere - lei è di queste parti?- domandò. -In effetti sono di passaggio...questo quartiere mi affascina pur con tutte le sue brutture..oh ma lei ci vive e non vorrei offenderla- soggiunse Gabriel. - non si preoccupi, questo quartiere fa schifo anche a me, ma d'altra parte dove potrei andare?- Gabriel sorrise all'uomo, - come ti chiami?- -io?- rispose il barbiere- Aaron....Kosminski- - ah, sei dunque ebreo? vieni dalla Polonia?- - quante domande!- rispose irritato il barbiere- il signore ha qualche problema con gli ebrei?- -oh no affatto, svolgete nella società tutte quelle attività che magari altri non farebbero, o non potrebbero fare....siete oserei dire divenuti indispensabili...sei sposato Aaron?- - no, diamine, una donna, per cosa? per la mia rovina?- rispose irritandosi sempre più - calma Aaron, suvvia, ti racconterò quanto io abbia sofferto per una donna e vedrai che su questo tema abbiamo molti punti in comune!- Gabriel narrò le sue vicissitudini, colorando con tinte fosche la sua descrizione dei suoi anni di sofferenza con la moglie. - Caspita mister, ne hai passati di guai eh!- -chiamami pure sir Gabriel, e...stasera cosa fai?- -oh niente di particolare, perchè?- -potremmo vederci in un pub in zona, magari al The Ten Bells, lo conosci? porterei dei miei amici e magari potremmo discorrere davanti ad una pinta di birra-. - Certo che lo conosco! diamine! pieno di zotici e di baldracche ma comunque per mangiare un boccone e bere una birra buono ed economico, il che non guasta!- proruppe sghignazzando il barbiere. Un moto di fastidio in Gabriel lo fece sussultare, la rozza educazione del barbiere così lontana dalla sua lo disturbò. Ma si riprese subito, sorrise compiaciuto, d'altronde costui ci sarà utile, pensò Gabriel. - Bene allora è deciso, ci vedremo nella serata al pub- - certo sir!- rispose il barbiere. In quel momento entrò un cliente, Gabriel si congedò.

capitolo 5

Quella sera si incontrarono all'imbrunire, Gabriel ed i suoi amici, il duca, il pittore e John. Erano vestiti con abiti semplici. Sostavano davanti al pub dove si eran dati appuntamento con Aaron il barbiere. Questi arrivò con passo lento da una stradetta laterale, infagottato in un vecchio e logoro soprabito, si avvicinò incerto e sospettoso a Gabriel. - vieni caro Aaron, questi son amici fidati, entriamo a prender una birra!-. il locale era pieno della più varia umanità, marinai in gruppetti mangiavano e bevevano, urlando e ruttando. Altri figuri in abiti laceri guardavano bere gli avventori, cercando, quando questi eran distratti, di bere dai loro boccali. Quando qualcuno di questi se ne accorgeva scoppiava una piccola rissa. Volavan bicchieri e sedie, in rapidi scoppi, piccoli temporali che subito si acquietavano, il malcapitato se ne volava sulla strada seguito dalle imprecazioni degli altri avventori. Cameriere scivolavano veloci fra i tavoli, portando sui vassoi boccali di birra e piatti con carne e patate. I nostri si siedono ad un tavolone, - Susy!- chiamò Aaron, lei arrivò subito, ordinarono da bere. - allora Aaron, tu vieni spesso qua, conosci bene questo quartiere- disse Gabriel, Aaron annuì mentre beveva. - si, con tutto il suo luridume!-
continuò- tutte queste baldracche, dovrebbero bruciare all'inferno!- Gabriel sorrise al Duca- uomo interessante, non trovi?- il Duca perplesso guardò Gabriel - mah dipende dai punti di vista- -i miei punti di vista ed i suoi spesso coincidono...- soggiunse Gabriel sorridendo. - Caro Aaron noi dovremo parlare delle nostre idee...ma non qua...troppe orecchie indiscrete…- continuò guardando il vicino di tavolo, un uomo corpulento, che indossava un panciotto logoro, ed un vecchio cappello troppo piccolo per lui, che lo faceva assomigliare ad una foca di un circo, ricambiò il suo sguardo sogghignando.
Il gruppetto uscì, il buio della strada li avvolse, durante il tragitto si scambiarono solo poche parole, Gabriel stava rimuginando su cosa proporre ai convitati una volta arrivati alla bottega di Aaron, loro meta. Entrarono nella bottega, buia, Aaron accese una luce, che non fugò completamente il buio della stanza, la lama di luce conferiva loro delle espressioni cupe, Il Duca si guardò intorno incuriosito, non era mai entrato in una bottega di barbiere di così basso livello, i mobili vecchi e di scarso valore, la polvere, che ricopriva parte delle superfici, conferivano all'insieme un' aria di malinconica rassegnazione.
Gabriel esordì - e adesso….potremmo parlare di cosa fare…..la polizia e le istituzioni dormono, mentre il male si annida nelle strade di Whitechapel, dovremmo dunque rimanere in silenzio di fronte a tutto questo? - gli altri lo ascoltavano rapiti, seduti sulle sedie sparse per la stanza, il Duca si gingillava con un pennello da barbiere, divertito all'idea che qualcuno potesse usare quel vecchio e sporco attrezzo sulla pelle.
Gabriel proseguì - e dunque cosa potremmo fare? Agire, signori, qui occorre agire…..-
Aaron intervenne, sghignazzando - e come Conte? facendo a fette questo luridume per le nostre strade e dandolo in pasto ai cani? - un silenzio carico di significato accolse questa uscita del barbiere. Gabriel sorrideva, la fioca luce che colpiva il suo volto dava al suo sorriso un ghigno da satiro, oscuri mostri si affollavano nella sua mente componendo un caleidoscopio di immagini, molte delle quali avrebbero fatto inarcare le sopracciglia degli altri astanti, in un dubbio inespresso.



Capitolo 6

Le sere successive la fioca luce della bottega del barbiere illuminava la strada nelle ore più inconsuete e tarde, all'interno una discussione animava i partecipanti, ombre danzanti si stagliavano sui pannelli di legno, quasi che un rituale fosse in atto, al centro della scena Aaron con un rasoio in mano descriveva cerchi nell'aria. Gabriel sorridendo soggiunse - Abbiamo ben compreso le modalità Aaron…ma occorre prevedere il dopo...cosa esattamente fare….- gli altri astanti, presenti tutti eccetto il Duca di Clarence, perchè si diceva che fosse meglio non sapesse proprio tutti i dettagli, egli, un animo così nobile avrebbe potuto trovare molti particolari riprovevoli, o raccapriccianti. Egli era il motivo di coesione del gruppo, ma sapeva soltanto che un'opera di moralizzazione e pulizia era in corso per la quale egli sarebbe andato fiero di tutti loro, questo pensava sorridendo il Conte Gabriel.
Aaron sarebbe stato il braccio, il pittore, il 'palo' per coprire le spalle al barbiere, e avrebbe organizzato la logistica, luoghi e nascondigli, egli aveva alcune stanze sparse per il quartiere e ne conosceva i luoghi più nascosti, che sarebbe stato la base di partenza per l'opera imprescindibile che si accingevano a compiere. John sarebbe stato il collegamento con Gabriel, che non sarebbe stato nei luoghi degli eventi al momento dell'accadimento, ma si sarebbe aggirato in una carrozza anonima con le tende tirate, poco prima, per 'scegliere' le predestinate agli atti di purificazione.
Il quartiere di Whitechapel era immerso nella fredda notte di inizio agosto, una leggera pioggia bagnava i rari passanti che si aggiravano frettolosi, stretti nelle loro logore giacche. L'odore della notte, nelle prime ore che precedono il mattino, riusciva a vincere sui miasmi delle strade, che durante il giorno afferravano le narici dei passanti, sferzandole con gli odori più nauseabondi.
Una carrozza scura, procedeva lentamente sull'acciottolato delle strade silenziose, unico rumore udibile. Un ubriaco cominciò a sghignazzare, le sue urla si innalzavano dalle buie strade, una donna cominciò ad inveire, nella notte.
La donna, alta all'incirca un metro e sessanta, capelli castani tendenti al grigio, occhi grigi, così come il colorito. Si allontanava nella strada buia, essa indossava una cuffietta di paglia nera guarnita di velluto nero, un soprabito rosso-mattone ed un abito marrone.
Si stringeva nel suo soprabito, infreddolita, in quel momento una carrozza giunse da una strada laterale, essa si girò, guardano incuriosita chi potesse esser il signore che si aggirava, in carrozza in un tal quartiere. Dall'interno della vettura Gabriel scostò la tenda, appena un pò, per veder fuori. Vide un volto che poteva ritener grazioso, a parte il colorito grigio e stanco, pensò - mm... una donna perduta, lei potrebbe far al caso nostro - la carrozza lentamente proseguì, al suo interno una voce sussurrava degli ordini - abbiamo trovato la prima, dovrete agire in fretta seguitela, fatela allontanare e poi…..si….procedete nell'ordine che vi ho detto.. è importante…- la voce si spezzò, il pensiero del imminente azione lo eccitava. Nel buio della carrozza il barbiere sogghignava, accarezzando la fredda lama nella tasca del soprabito, di fronte a lui Sickert, il pittore, sudava copiosamente, nonostante il fresco della notte penetrasse nella vettura. Balbettando leggermente chiese: - Io dunque dovrò sorvegliare l'azione….accertarmi che nessuno si avvicini...e controllare le vie di fuga..- - si mio buon Walter - rispose con un sorriso Gabriel. John osservava Gabriel, il suo volto era quasi trasfigurato, in preda al parossismo, gli occhi erano, o così parevano a John, grandi e dilatati. nel silenzio che seguì, la carrozza si fermò poco dopo, in una via laterale, ne discesero Aaron e Walter. Il barbiere tornò indietro alla ricerca della donna, la avvistò poco dopo che camminava lentamente, allungò il passo, mentre Walter lo seguiva da lontano, facendo finta di esser sbronzo, e guardandosi in giro, circospetto.
Walter vide, nella fioca luce dei lampioni a gas, la donna entrare in una strada stretta e buia, in compagnia di Aaron, lei si voltava sorridendo all'uomo, che in quel buio era riconoscibile soltanto dal cappotto liso, e dal suo passo, strascicato. Walter si fermò a poca distanza, cercando di accendersi una sigaretta, ma il tremore delle mani glielo impediva, sudava copiosamente nella notte fresca, dopo lunghi momenti sentì un urlo soffocato, coperto da un'imprecazione, un tonfo e dei colpi sordi seguirono, Walter non ce la fece più, si precipitò nel vicolo, vide la donna a terra, del sangue colava copiosamente dal collo, reciso, che bianco come era faceva un contrasto terribile con il sangue scuro che colava a fiotti, un gorgoglio dalla bocca della donna indicava che era ancora viva, Aaron era chino su di lei, quasi ad aspirarne le ultime gocce di vita, si voltò con un ghigno sul volto, i denti biancastri scoperti, la lama del coltello luccicava seppur lorda di sangue, parve non riconoscere subito Walter, mormorò qualcosa che alle orecchie di Walter suonò - e l'angelo della morte scese sulla terra….- Walter era atterrito, incitò Aaron a tornare in sè - avanti finisci il lavoro per il quale siamo qui.- lo esortò l'altro dette in una risata, e replicò - stai calmo Walter, il lavoro deve esser fatto bene..- si chinò ancora sulla donna, che giaceva riversa, in una pozza di sangue, con i vestiti in disordine, la gonna alzata, una scarpa era volata via chissà dove, lo scialle giaceva accanto a lei inutile ormai, il volto in una smorfia di raccapriccio per se stessa, per la propria vita, ormai dispersa come un rivolo d'acqua dopo un temporale, e per quel che stava per fare il barbiere, Aaron dette in un urlo strozzato e cominciò a tagliare…..

CONTINUA…………………..


 Capitolo 1


"Lord Sherrington!"
Si fece largo nella grande sala mentre il mormorio Intorno a lui cresceva.
Gabriel Sherrington sapeva di non poter passare inosservato e si manteneva impassibile mentre i pettegolezzi passavano di bocca in bocca dietro ai ventagli delle signore.
"...ma non era stato sfregiato?"
"Completamente pazza ti dico, l'hanno portata a Broadmoor!"
Diicono che sia impazzito anche lui dopo la moglie: ha licenziato la servitù ed abita da solo con un maggiordomo sordomuto"
" Provate a andare di notte nei pressi di Sherrington Manor, si sentono le sue urla di disperazione"

Erano due anni che non si presentava in società, sapeva che avrebbe suscitato del clamore, ma sperava che il tempo avesse smorzato lo scandalo.
La rodata abitudine alla rigida etichetta Vittoriana lo spingeva in avanti per rendere omaggio alla sua ospite, mentre le voci si susseguivano nell'ampio salone.
La Baronessa di Leconfield era una donna non più nel fiore degli anni, diremmo una donna di mezza età, alta, massiccia, con un viso improntato alla alterigia e disprezzo per tutti coloro che non avevano un adeguato titolo nobiliare e corpose rendite, riservando la sua untuosa ipocrisia per i titolati del regno.
Vestiva sobriamente con un vestito scuro, seppur elegante, come si conveniva ad una donna del suo rango. Riceveva gli ospiti in piedi in fondo alla sala, con un sorriso appena accennato, ma con lo sguardo freddo di chi è abituato a calcolare ogni cosa, sentimenti compresi.

Gabriel non aveva certo dimenticato l'etichetta di corte, ma il modo sbrigativo con cui la baronessa lo aveva cortesemente trattato gli fecero capire che la sua presenza non era gradita. Meccanicamente ritornava sui suoi passi, pensando a quali sarebbero stati i tempi accettabili per ritirarsi di buon grado: la follia della moglie era troppo dura da sopportare, anche senza un'intera sala pronta a ricordargliela con ogni sguardo. L'unico modo per sottrarsi dai doveri di società era rifugiarsi nella saletta da fumo, lì non sarebbe entrata nessuna dama e gli altri gentleman non avrebbero affrontato argomenti così gravosi mentre si stavano godendo i loro sigari. Perso nei suoi pensieri non aveva notato Lord Harris che gli si stava avvicinando.

"Gabriel, Finalmente ci onori della tua presenza!"
"George, non so quanto onore possa recarti il rivolgermi parola: la baronessa è stata molto tiepida con me"
"Suvvia, cosa ti aspettavi? Sai bene come la baronessa non voglia in nessun modo turbare il suo illustre ospite. Non ti crucciare, piuttosto... Posso presentarti mia nipote?"

Concentrato sulla sala da fumo Gabriel non aveva notato la snella figura della ragazza che si accompagnava a Lord Harris. Ella era alta ma ben proporzionata, con un incarnato chiaro, e con bei capelli lunghi biondi che incorniciavano un viso bello, aristocratico, con occhi azzurri, mobili e luminosi ed una bocca delicata e sensuale. Indossava un vestito lungo, da ballo, color argento, con spalle scese ed una sobria scollatura, un cerchio sottoveste donava ampiezza al vestito, inoltre portava guanti lunghi dello stesso colore del vestito. L'acconciatura, secondo la moda del momento, consisteva nel tenere raccolti con un ricercato chignon sulla testa i bei capelli lunghi, che ella come tutte le ragazze in metà da marito portava, in quanto la lunghezza dei capelli denotava uno stato di purezza.
"Lady Daisy Jervis, ho il piacere di presentarti Lord Gabriel Sherrington. E' un caro amico che sta vivendo un momento difficile ed il miglior ballerino che io conosca".

In quel momento lo sguardo di Gabriel si posò sulla giovane, e sorridendo affabile:
"Mi dovete scusare milady, purtroppo la mia lunga assenza dai salotti ha intorpidito le mie buone maniere; è un vero piacere per me conoscervi; così tanta beltà, al cui cospetto non posso che impallidire, è un balsamo per la mia anima tormentata".

Lady Daisy sorrise durante l'inchino preciso e misurato che l'etichetta imponeva, un bel sorriso che si irradiava dalla bocca fino agli occhi verdi, incorniciato dal delicato ovale del viso. La sua figura aggraziata accresceva la sua innocente sensualità donandole un'inconsapevole malizia.

"Sono felice di fare la sua sua conoscenza, Lord Sherrington"

"Posso allora sperare di avere un ballo con lei, ovviamente se il nostro Lord Harris è d'accordo. Spero si possa ballare un valzer, sono un po' fuori esercizio e non il ballerino che Lord Harris sta dipingendo, ma credo ancora di poter ben figurare".

"Ma certo mio caro Gabriel, sarei lusingato se tu volessi concederle questo onore".
"L'onore è soltanto mio, George".
"Bene, allora è deciso! Per il momento ritiriamoci a fumare nella saletta da fumo".

Lucy, la moglie di Lord Harris, si prese cura di Lady Daisy e loro si diressero verso la saletta.

Lord Harris si fece più vicino a Gabriel ed iniziò a parlare a bassa voce
"Martha come sta?"
"Nessuna novità, i medici hanno ormai perso le speranze".
"Ci dispiace molto, io e Lucy le eravamo molto affezionati, ma tu dovresti ricominciare a vivere".
"Non è facile, stasera sto presenziando solo per educazione".
"Già esserci è un buon inizio, la vita di società ti farà bene, vedrai".
Appena entrati furono colti da una piccola nube di fumo prodotta da sigari e sigarette, in quantità, un gruppetto di uomini in abito da ballo fumava e discuteva.
"Vieni Gabriel, ti presento al duca di Clarence, non credo tu lo conosca".

Essi si avvicinarono al gruppetto. In mezzo a loro un uomo giovane, alto ed elegante, con begli occhi scuri e vivaci discorreva ascoltato da tutti. Si capiva che aveva un forte ascendente sul gruppo, Lord Harris si fece rispettosamente accanto all'uomo. Questi lo vide ed esclamò:

"Caro George, finalmente qui tra noi. Avevo necessità di scambiare due parole con te".

Questi rispose di esser a completa disposizione ed aggiunse:

"Duca posso aver l'onore di presentarle il Conte di S.?"

Il Duca fece un cenno con la testa e così Gabriel si avvicinò
"Duca, mi permetta di presentarmi a lei e di render disponibile la mia persona al suo servizio".

il Duca sorrise, affascinante
"Conte di S sono lieto di poterla conoscere, mi hanno parlato molto di lei".
"Spero non siano giunte alla sua persona notizie particolarmente negative".

il Duca sempre sorridendo e facendosi più vicino a Gabriel, allontanandosi dal conciliabolo soggiunse:
"Caro Conte le persone con un passato interessante mi affascinano molto. Il tedio a corte è una malattia assai diffusa e le persone come lei scarseggiano come il buon brandy".

Gabriel sorrise e per la prima volta, da quando era giunto al ricevimento si sentì rilassato e, ma questo lo avrebbe compreso solo più tardi, affascinato dal Duca: la sua persona ed i suoi modi cortesi ed eleganti lo avevano avvinto. "Ecco quel che si dice una personalità sublime, eran vere le voci sul suo conto!" pensò Gabriel fumando una sigaretta.
Lord Harris richiamò Gabriel dai suoi pensieri.
"Andiamo nella sala da ballo, stanno per iniziare: non vorrai mancare al primo ballo con mia nipote". E sottovoce mentre si allontanavano "Il Duca mi ha chiesto di poter avere con te un colloquio più tardi, hai colpito la sua fervida immaginazione, vecchio mio".

Gabriel ne fu compiaciuto - il mio rientro in società non è così tragico come avevo immaginato,
beh la mia immaginazione ha lavorato molto ultimamente devo dire- pensò.

Nella sala intanto su richiesta espressa di Lord Harris fu suonato un valzer: le coppie si formarono e Gabriel al braccio di Lady Daisy si fece al centro della sala. Un lieve tremore lo colse, ma anni di rigida educazione ebbero la meglio, nessuno avrebbe notato la sua emozione, Lady Daisy sorrideva raggiante, bellissima, e Gabriel si lasciò trasportare dalle note della musica, ballando compito. Gli sguardi della sala eran su di loro.

Ballare con Lady Daisy suscitò in Gabriel ricordi dolci, struggenti dei primi tempi del fidanzamento con la moglie: l'attesa trepidante di un sorriso, di un ballo sotto lo sguardo della madre di lei, del tocco lieve della mano su di un braccio. Sensazioni che sgorgarono rapide, senza poterle fermare, l'emozione lo avvinse, ebbe un capogiro, strinse un pò più di quanto consentito la sua dama nel ballo, lei fissò lo sguardo su di lui non comprendendo tale gesto audace, lui ormai al termine del ballo, allentò la presa, confuso. Ringraziò con poche parole la sua dama e questa sorrise, era arrossita, rendendola ancor più bella, se possibile. Su quell'incarnato così chiaro divenne evidente la sua agitazione. La moglie di Lord Harris si avvicinò inarcando un sopracciglio, fraintendendo il motivo della repentina emozione affiorata nel gesto ma anche nello sguardo di Gabriel.
Questi si allontanò, rapido. Dunque dopo due anni di lontananza dal mondo tutto era riaffiorato come se soltanto pochi attimi lo dividessero da un passato così dolce ma doloroso? Sospirò. soltanto per un attimo pensò alla moglie, rinchiusa nell'istituto, una lieve sensazione di commiserazione per se stesso affiorò, ma fu solo un lampo.
Il Duca di Clarence lo osservava divertito, questi era il cavaliere designato per il secondo ballo della debuttante, ed attendeva che la dama si riposasse in attesa del nuovo inizio delle danze.
Il ballo del Duca attirò l'attenzione del folto pubblico di nobildonne e gentiluomini, era la più bella coppia della serata, i due lo sapevano e non facevano nulla per nasconderlo, sorridevano rapiti dalla musica e da loro stessi, dalla loro impertinente giovinezza.
Gabriel li osservava ed il suo stato d'animo mutò: anche lui era incantato dalla grazia e bellezza di entrambi, essi erano una coppia perfetta ai suoi occhi, e lui cosa poteva incarnare se non un tragico destino?
Si allontanò, uscendo sul terazzo e, nonostante ciò contravvenisse all'etichetta, si accese una sigaretta. Fumò avidamente, contemplando il buio giardino, rischiarato appena dalle fiaccole. Era un giardino all'italiana, o almeno lo era nelle proposizioni della padrona di casa, ma il clima freddo del Sussex, rispetto alle calde terre d'Italia, non lo avvicinava troppo ai modelli visti dalla baronessa durante un suo viaggio nel belpaese, l'anno precedente.

Il Duca di Clarence raggiunse Gabriel sul terrazzo ed iniziarono a parlare, incuranti del leggero vento freddo che portava via il fumo delle sigarette.







capitolo 2



Sherrington Manor

13 Marzo 1888

Che serata!
Lo sentivo che in qualche modo che dovevo forzarmi a partecipare. Non sono certo uno che vede il Destino in ogni angolo, ma Dio mi ha fatto proprio una bella sorpresa stavolta.
Non parlo d'amore, o forse in parte anche di quello, o forse esagero, ma perché mettere un freno alla vita e alla felicità?
Lei è bellissima nella sua purezza adamantina, l'altra sera pareva quasi un angelo nel suo librarsi con gioia infantile sulla pista da ballo. George e Lucy avranno il loro bel da fare per gestire tutti gli spasimanti che quegli stupendi occhi verdi hanno conquistato in una sola sera. Poveri sciocchi, non per essere rimasti abbagliati da tale bellezza (cosa di cui anch'io sono colpevole), ma per la loro cecità e superbia. So riconoscere un uomo migliore di me quando lo vedo e stasera lo hanno visto tutti, ma pochi lo hanno riconosciuto. Mentre Daisy ballava con il Duca erano semplicemente perfetti, chi non l'ha capito dovrebbe cavarsi gli occhi perché non sa di che farsene. Io ho ballato con Daisy per non far torto a George, non per altri motivi.

E' evidente che una grazia e bellezza simile in una figura sì elegante è fatta per uomini come il Duca, egli si che può ambir a cotanta beltà! Ed anche oltre! Non avrei meraviglia se egli avesse una figlia di regnanti in Europa che lo attende trepidante, quand'egli spinto da magnanimità si recasse a trovarla, non fini personali lo spingerebbero ma soltanto puro spirito cavalleresco!

Che uomo meraviglioso il Duca, discorrere con lui è stato l'apice della serata, abbiam parlato di cricket inizialmente, ma l'ho capito subito che avremmo poi finito per parlar d'altro. Un uomo così intelligente, forbito nel parlare, profondo conoscitore del mondo e dell'animo umano! Averlo incontrato prima degli accadimenti che mi son occorsi due anni fa! quante cose sarebbero potute esser diverse!
Forse anch'io lo sarei stato!
Ah destino ingrato!
Ma adesso tutto sarà diverso, egli sarà un fratello maggiore per me, confiderò ogni mio anelito a lui ed egli saprà sempre consigliarmi per il meglio. Mi ha accennato che anche lui ha un suo personale cruccio, chissà di cosa si tratta. Su questo punto è stato molto vago, mi ha detto che ne avremmo parlato in momento e luogo più appropiato.
Il suo invito è per me importante, la sua vicinanza riflette in me il suo carisma e la sua personalità, non posseggo questi doni, ma soltanto esser partecipe di questo prodigio, mi riempie di gioia, questo suo ascendente verso gli uomini gli schiude ogni porta ed ogni cuore. Le donne lo adorano, ed egli da perfetto gentiluomo qual è le corteggia ma mai supera il limite del buongusto e della decenza. Quanti altri gentiluomini a Londra posson affermar altrettanto? Loro con la loro ipocrita vita!
Egli solo si erge come un Titano sulle miserie umane, e da inveterate altitudini fronteggia il suo destino come un novello Achille. La natura gli ha offerto molti doni ed egli li coglie ed usa a suo piacimento, consapevole della giustizia che egli incarna.

Sento di poter confidare a lui ogni cosa, di Martha e di quel che è accaduto, nonostante abbia fatto di tutto per evitarlo. Sentirmi vivo è una sensazione così dimenticata in me che mi meraviglia riconoscerla. mi sento rinato, quasi avessi fatto un bagno di purificazione all'anima mia, sì tormentata dalla follia di Martha.
Stasera si è consumata anche la mia vendetta. La baronessa si è dovuta ingoiare un rospo più brutto di lei, quella megera costretta dal titolo che porto ad invitarmi mi avrebbe volentieri lasciato fuori dagli invitati; è bastato veder come mi ha trattato, come mi hanno trattato tutti quando sono arrivato; nemmeno fossi stato una bestia feroce da circo. E tutto questo nonostante io sia incolpevole! E' pazzesco! Ma quando sono tornato nel salone al fianco del Duca le loro facce erano il vero spettacolo, non il ballo. La baronessa ha cercato di venire a parlarmi, ma io mi sono allontanato dalla festa come si confà per etichetta: senza salutare gli ospiti per non disturbarli.
Dolce momento, mi hanno visto tutti andar via, mentre lei si affannava, infagottata nel suo ampio vestito, a salvar onore e decoro di fronte al duca, cercando di trattenermi, questo solo interessava la vecchia megera!!! ed io me ne son andato comunque!!!!
Cosa non darei per vedere di nuovo le loro brutte facce quando leggeranno il mio biglietto di ringraziamento in cui mi scuserò di non poter fare loro la consueta visita di cortesia perché mi sono diretto a Londra su espresso invito del Duca!

Partirò presto: ormai qui a Sherrington Manor mi sento soffocare, ogni cosa mi tedia, persino il mio maggiordomo, con il suo non capir mai subito i miei ordini mi urta, io credo lui si diverta alle mie spalle, l'ho sempre sospettato. Dovrebbe capire che la mia anima è in pena e non urtarmi di continuo con la sua finta dabbedaggine, ma la sensibilità non è data a tutti, meno che mai a persone di così basso lignaggio! Eccolo che entra con il suo passo lento, mi preparo per la notte, voglio far sogni splendidi, finalmente! Ah dolce Morfeo cullami fra le braccia, te ne scongiuro, conducimi per ataviche foreste dalle dolci e leggiadre ninfe!

Capitolo 3

Erano i primi giorni di aprile e Londra accoglieva la carrozza del conte Sherrington col fumoso abbraccio della bruma e con il traffico della capitale dell'Impero britannico.
Di tanto in tanto Gabriel scostava nervosamente le tendine della carrozza cogliendo sprazzi della vita e dei frenetici ritmi cittadini: attacchini con manifesti pubblicitari di Madame Tussauds, spazzacamini sudici di carbone con i loro giovanissimi apprendisti, lustrascarpe agli angoli delle strade e giovani donne in bicicletta.
Gabriel, abituato alle ampie distese della campagna, si sentiva soffocato da questa marea umana, dall'odore dello sterco dei cavalli che ristagnava nelle vie e dal fumo dei camini che dava ad ogni cosa un'acuta nota di bruciato.
La vista del Palazzo di Westmister lo tranquillizzò: era in orario per il suo appuntamento col Duca di Clarence.

Il Duca lo avrebbe ospitato presso la sua residenza Londinese, Clarence House. Era una grande struttura di quattro piani stuccata all'esterno con colori chiari che contrastavano con l'adiacente St. James Palace con cui condivideva i giardini.

Una nutrita schiera di cameriere e servitori rendevano confortevole il soggiorno al Duca durante le sue permanenze a Londra. Fu per Gabriel una sorprendente novità, trovarsi attorniato da tutta quella servitù, lui ormai abituato ad aver d'intorno soltanto il suo vecchio maggiordomo sordo. Al suo arrivo a Clarence House. Fu accolto dal maggiordomo del Duca che, con sussiego, diede disposizioni alla servitù per l'alloggio di Gabriel.

Si era appena sistemato nel suo alloggio, una grande camera posta al secondo piano con pareti tappezzate da arazzi, un quadro raffigurante un paesaggio marino ed un grande letto con tende damascate di colore rosso, quando udì bussare alla porta. Era il maggiordomo - Signor Conte il signor Duca la attende nella sua saletta privata, se vuol aver la cortesia di seguirmi - Ah pensò Gabriel, quale onore esser ricevuto così dal Duca, in così grande intimità!
Il maggiordomo lo guidò per i grandi interminabili corridoi infine bussò ad una porta. - Avanti!- Egli fu fatto entrare nella saletta privata del Duca adiacente la sua camera da letto. Il Duca lo attendeva seduto ad un tavolino vicino alla finestra. Era stato preparato per la colazione, un buon profumo di caffè unito all'odore del bacon si propagava nella stanza. Il duca fece cenno a Gabriel di accomodarsi ed il maggiordomo li lasciò da soli nella stanza.
- Ben arrivato mio caro conte, spero abbiate fatto un buon viaggio. -
- Ma certo mio Lord, sono onorato di esser stato invitato da lei qui per la stagione, ormai era tempo che non venivo a Londra, sa, a causa della sventura che mi ha colpito. -
- Se c'è una cosa che ho imparato dai mie viaggi mentre servivo in Marina intorno al mondo è che tutte le voci sul conto di un uomo spesso non lo rappresentano nemmeno metà, e solitamente solo quelle meno lusinghiere tendono ad essere ripetute e ricordate. -
Il duca iniziò a versare del porto per entrambi.
- Qui a corte poi il pettegolezzo è considerato al pari di una forma d'arte da tutte quelle donnette che abbracciano l'invidia come compagna di vita. Per quanto vi possa sembrare crudele da parte mia, vi debbo esortare a raccontarmi di queste vostre vicende. -
Porgendogli il calice:
- Fidatevi di me: il porto allenterà la tensione ed io dopo aver ascoltato la vicenda dalla viva voce del suo protagonista non dovrò più prestare orecchio a quelle megere, non si preoccupi caro conte, mi parli pure della sua vicenda. A proposito potremmo adottare, quando siamo fra di noi, un linguaggio meno formale, la prego. -
- Oh bene, deve sapere che mia moglie fin da subito dette segni di squilibrio, che io non seppi o non volli interpretare, mi cullavo nella mia felicità cieco ad ogni segno. Nel cuore della notte spesso la trovavo che vagava per la grande casa, in vestaglia, sorridendo e biascando frasi sconnese. Un giorno la trovai che giocherellava sulla finestra del secondo piano, i piedi sospesi nel vuoto, cantando una canzoncina infantile. Feci chiamare il nostro medico che diagnosticò un esaurimento nervoso. Prescrisse dei bagni termali. La inviai con la cameriera ai bagni termali di M. In quel periodo seguivo degli affari urgenti, ero certo che tutto si sarebbe risolto per il meglio e lei sarebbe tornata la mia adorata moglie. MI sbagliavo; ricevetti un telegramma dalle terme da parte della nostra cameriera. Mi informava che mia moglie era fuggita nella notte dalla sua stanza, e mi pregava di recarmi subito a M. Con una carrozza corsi, immaginandomi le peggiori sventure, fu un viaggio nell'incubo. Quando arrivai le ricerche erano in corso mi unii al personale delle terme ed alla polizia, che dovetti informare mio malgrado. Fu una ricerca affannosa, ma al tramonto quando ormai disperavamo fu avvistata in un casolare nelle campagne a qualche chilometro dalle terme. Quando arrivai mi si presentò una scena terribile. Essa cavalcava un vecchio cavallo. probabilmente preso nella stalla del casolare, lei era nuda, i capelli al vento, uno sguardo folle la illuminava, quando mi vide urlò ingiurie che lei mai poteva ader udito. Affranto cercai di calmarla, di coprirla con il mio mantello. Lei con uno scarto del cavallo fuggì, urlando. Io crollai a terra, il mondo intorno sparì in una nebbia densa. Quando mi svegliai, in una camera dell'albergo di M. mi informarono che la avevano trovata. Si trovava ricoverata presso il manicomio di M. con un trattamento deciso d'urgenza dall'ufficiale sanitario della cittadina, visto lo stato di folle agitazione che la pervadeva. Era stata trovata nel cortile di una casetta di poveri carbonai, si era cosparsa di carbone ed altri luridumi, nascosta in un angolo come un animale. Ci era voluto l'intervento del medico per darle un sedativo e portarla via. Tutta la cittadina l'aveva vista. Che terribile visione! Lei si trova tuttora là, sono stato una sola volta a vederla, da lontano, lei sedeva inerte nel grande cortile del manicomio, con lo sguardo perso in qualche folle sogno. Non sono più tornato, a che scopo?-
Il Duca posò la sua mano sulle spalle di Gabriel, sorrideva amabile, con tono dolce soggiunse - Adesso caro Gabriel il tempo della tristezza è finito, deve pensare alla vita. -
- Oh ma certo, seguirò il suo consiglio. - Rispose Gabriel. - Bene, allora Gabriel, facciamo colazione, così potremo parlare un pò di cose meno tristi -. Gabriel mangiò con appetito, finalmente libero da quei tristi ricordi e deliziato dalla compagnia del Duca. Discorsero di molti argomenti, di crickett, di cui il Duca era un vero esperto, dei bei salotti di Londra, della stagione teatrale. Il tono del Duca divenne più confidenziale, parlò delle sue esperienze nella Marina Reale. - Sai caro Gabriel che io sono un appassionato anche di pittura? finanzio qualche pittore emergente, ti farò conoscere uno di questi, molto promettente, Walter Sickert - riprese il Duca. - Stamane faremo una passeggiata in St James 's Park. E' il più antico e il più aristocratico dei parchi di Londra. Dal suo ponte principale si ha una delle vedute più belle di Buckingham Palace, ma si vedono anche il Westminster Palace e il St James's Palace. - Qui troveremo Lord Harris, anche lui qui per la stagione con la sua splendida nipote - - Idea magnifica caro Duca!- Rispose Gabriel - Oh ti prego Gabriel chiamami pure Alberto, ma soltanto in privato ovviamente. - Rispose sorridendo il Duca.

Arrivarono al St James 's Park, un sole tiepido faceva capolino fra le rade nubi. Al centro del Parco vi era un lungo canale con un laghetto centrale abbellito con dei giochi d'acqua. Qui stavano passeggiando Lord Harris e la nipote. Il Duca, in compagnia di Gabriel si avvicinò. - Caro Lord che magnifico piacere incontrarla. e un piacere ancor maggiore nell'incontrare la più bella dama ch'io conosca. - Daisy, sorridendo compiaciuta, salutò con una riverenza il duca e poi Gabriel. Questi salutò con enfasi la dama e Lord Harris che fu compiaciuto di veder Gabriel a Londra per la stagione e così di buon umore. - Vi prego- riprese il Duca. - Andiamo verso la Duck Island - Era la cosiddetta isola delle anatre, l'area protetta e popolata da tanti caratteristici uccelli tra cui un piccolo gruppo di pellicani. Qui un pittore stava disegnando, assorto nel suo lavoro. - Walter!- Chiamò il Duca. Questi si riscosse e si alzò subito. - Milord, qual piacere vedervi!- Il pittore si profuse in una riverenza. - Questi è un promettente pittore, forse il più interessante ch'io conosca - Disse il Duca presentando Walter Sickert al piccolo gruppo. - Egli è un fine ritrattista, possiedo già alcuni suoi magnifici quadri - Affermò il duca, sorridendo. A quel punto Gabriel che fino a quel momento era stato in silenzio, affascinato dai modi e dal conversare del duca, la cui sola presenza acquietava i suoi foschi pensieri, si avvicinò al pittore osservando il disegno che questi stava facendo. Era il ritratto di una donna giovane, adagiata su un letto, abbandonata, un lenzuolo ricopriva a mala pena le sue nudità. Disegnava veloce, con tratti sicuri. Gabriel fu colpito da un pensiero; ecco come potrei omaggiare Alberto, potrei commissionare al suo artista preferito un ritratto di lui con la sua bella dama del ballo, ah si che magnifica idea, che coppia sublime, il loro fidanzamento sarà l'avvenimento più fantastico della stagione londinese! Ed io potrò assister da una posizione privilegiata a tutto ciò. Nel frattempo il Duca con Lord Harris e Daisy si erano avviati verso un gazebo conversando. La risata argentina della ragazza accompagnava le voci dei due uomini. - Lei è un grande artista. - Disse Gabriel al pittore, questi alzò la testa dal disegno, sorridendo. - Non saprei...dicono così, o meglio così dice il caro Duca, mio protettore. - - Pensavo di far un omaggio al Duca. - Proseguì Gabriel. - Potrei commissionarle un quadro della bella coppia che ha appena veduto. - - Cioè il Duca e la bella aristocratica? - Chiese Walter. - Certamente! Vorrei poter seguire l'opera nel suo avanzare così da poter visionare la creazione. - - Ma certo, una commessa così chi vorrebbe rifiutarla?- Rispose Walter. Si diedero appuntamento per l'indomani nello studio del pittore. Gabriel ai affrettò a raggiungere il gruppetto vicino al gazebo.

Diario di Gabriel 7 aprile 1888
ah quante fantastiche sensazioni sto provando dal mio arrivo a Londra! Clarence House è una residenza magnifica, e il caro Duca mi sta dando accesso ai suoi più intimi pensieri. Abbiamo rivisto più volte Lord Harris, e Daisy; che magnifica creatura, e quali vette di inarrivabile saggezza e stile ella potrà raggiungere sotto la sapiente guida del Duca. Poter assistere a questa unione di beltà, sapienza, e magnifiche doti mi ripaga delle mie passate umiliazioni! Al parco ho conosciuto il pittore preferito del caro Albert! Personaggio alquanto singolare, ma essendo un artista penso sia indispensabile esserlo, e poi se il Duca lo predilige chi son io per metterlo in dubbio? Un buon pittore lo è certamente, l'indomani del nostro incontro al parco son andato nel suo studio, abbiamo parlato molto, mi ha confidato la sua repulsione per le donne, per quanto ne sia ossessionato, ne dipinge in continuo, alcune in pose sconce. Anche io gli ho parlato delle mie 'difficoltà' con mia moglie, le mie paure ed ansie. Forse ha creduto di veder un mio innamoramento per Daisy, ma penso sia dovuto alla sua ossessione. Ella sarà la fidanzata del Duca e questo è magnifico! Anche ieri sera al ballo hanno danzato insieme, la loro bellezza e leggiadria erano agli occhi di tutti! Io ho bevuto molto brandy ed al nostro ritorno in carrozza il Duca mi ha scherzosamente rimproverato, per non so bene quale mia affermazione sulle donne fatta in presenza di alcuni lord nella saletta da fumo, non ricordo, forse qualche animo geloso della mia amicizia con il Duca ha voluto mettermi in cattiva luce, ma egli, sublime persona, non par dare troppa importanza alla cosa, anzi si è detto divertito, ed anche lui, mi ha confidato, pensa alla cattiva coscienza di alcuni tipi di donne, ma si vedeva che era deliziato dalla serata appena trascorsa.
Ho conosciuto, due giorni or sono, John Druitt Montague, figlio di un noto medico londinese, giovane avvocato ed ottimo giocatore di cricket, lo pratica insieme a Lord Harris. Con Albert siamo andati a vedere una partita di crickett; la squadra di George ha vinto agevolmente. Dopo la partita siamo andati a bere qualcosa al Club di Alberto, questi mi ha chiesto di divenire amico di John, egli ha patito una delusione d'amore ed io avrei potuto essergli vicino visto la mia terribile esperienza; molto più di una delusione d'amore, la mia, un 'tradimento' dell'animo che mi ha lacerato e mi ha bandito per più due anni dal consorzio umano. Ma ora non voglio ripensar a quei terribili giorni in cui la follia di mia moglie mi ha strappato al mondo! Che animo sofferente quello di John, insieme abbiam promesso che mai più donna avrebbe causato così tanto strazio nei nostri sensibili animi! Quali esseri purulenti posson divenir se contaminati da pensieri ed azioni non pure! Così noi per emendarci dalle nostre vicissitudini vivremo in stretto sodalizio con il caro Albert che sa, dall'alto della sua sapiente esperienza, cosa si confà ad un gentiluomo e quali sono le azioni necessarie affinchè il nostro animo sanguinante trovi pace.

Gabriel si recò l'indomani, come faceva da alcuni giorni, nello studio di Walter, sito in Leman street nel quartiere di Whitechapel. Egli non capiva come si potesse viver in un simile posto ma per un pittore probabilmente non valevano le stesse sensibilità che per i gentiluomini. Gabriel era comunque affascinato dalla vitale esuberanza degli abitanti di questo quartiere: carrettieri, facchini, venditori ambulanti, riempivano le strade, sporche e maleodoranti. Ragazzini cenciosi chiedevano ai passanti qualcosa da mangiare, con fastidiosa petulanza.
Al suo arrivo nello studio vi trovò il pittore che davanti ad un cavalletto dipingeva una tela. Dietro di lui adagiata su uno sgangherato sofà vide una donna, nuda, con una gran massa di capelli neri, la bocca improntata ad un sorriso vacuo e licenzioso ed occhi azzurri, vivaci. Aveva un corpo flessuoso e pieno, con la pelle molto chiara. Gabriel si arrabbiò. - Ma allora Walter, cosa fai non dipingi il mio quadro? - La presenza della donna nuda lo aveva disturbato, una sottile inquietudine lo invase. Walter fece segno alla sua modella di rivestirsi, questa con calma si rivestì. Il pittore le diede qualche moneta, questa sbuffando si accostò alla porta ed uscì, passando davanti a a Gabriel lo scrutò, egli la osservava con disprezzo.
Walter invitò Gabriel a sedersi, andò nella stanza attigua a prendere un quadro e lo mise davanti al Conte: - Ah bene vedo che il quadro procede nonostante le tue distrazioni! - Fece Gabriel - La luce nei colori del quadro mi piace ma il vestito di lei non è perfetto, e poi la sua espressione non và!! - Proseguì feroce - Lei ha un'animo così delicato e nobile, pensieri così puri e tu la dipingi come una delle tue modelle! Prostitute immagino!- A quel punto Walter rispose - Beh il quadro ha bisogno di esser finito, e poi le mie modelle come le definisce milord sono fonte della mia pittura la loro frequentazione mi è indispensabile, su questo punto non sono l'unico a pensarla così, anche il signor Duca apprezza la loro genuina bellezza! - a sentir ciò Gabriel scattò - Non ti permetto, insulso verme di parlare così del signor Duca! - - Oh ma io non volevo mancar di rispetto, intendevo che la genuina bellezza è considerata accettabile anche da un così illustre personaggio pieno di sensibilità artistica come il signor Duca - rispose umilmente Walter.
Gabriel si calmò. - Hmm bene, non son qui per parlar di questo, ma per veder la mia opera, dovrà esser pronta per il fidanzamento del signor Duca, è un dono da far per quella data. -
Il pittore intento ad apportar correzioni al quadro si voltò. - Di che fidanzamento parla vostra grazia? - - Ma di quello del Duca con la nipote di Lord Harris, ovvio no? - rispose Gabriel spazientito. Walter allora rivelò al Conte che la sera avanti, al ricevimento della contessa di V. a cui era stato invitato per la sua frequentazione a corte, aveva avuto notizia del fidanzamento della nipote di Lord Harris con Lord Peter Wimsey. - Ma cosa stai dicendo dannato idiota? - - La verità signor conte. - Rispose Walter.
Gabriel raggelò nonostante la temperatura mite nella stanza. Un turbine di pensieri presero a vorticare nella sua mente, un urlo dal profondo dell'animo si stava facendo strada, aprì la bocca ma non ne uscì alcun suono, inebedito guardava il quadro davanti a lui: il Duca e la sua dama ballavano felici. Barcollò, la sua mano toccò qualcosa di metallico: la spatola che usava il pittore. Strinse convulsamente le dita, con un urlo agghiacciante si gettò sul quadro, cominciò a tranciare la tela con gesti convulsi, la sua rabbia trovava sulla tela la sua espressione, in quel momento era libero dai vincoli della sua formale educazione, vibrava di sdegno, di tradimento, di incredulità, stava distruggendo tutto ciò che gravava sul suo cuore. Sfinito, si appoggiò a terra, il suo sguardo vagava nella stanza, dal quadro distrutto ai suoi piedi, al pittore che lo guardava, affascinato da quell'esplosione di collera. Questi prese due bicchieri colmi di una sostanza verde, poi sopra un cucchiaino sforacchiato mise una zolletta di zucchero e gli diede fuoco. Lo zucchero si sciolse lentamente e raggiunse il liquore. Porse un bicchiere a Gabriel che lo bevve poco a poco inebedito, i suoi pensieri vagarono senza meta. Dopo qualche tempo Walter mostrò a Gabriel un quadro: in esso era dipinta una donna adagiata su un letto, nuda, con le gambe leggermente aperte. La sua pelle diafana ed i capelli biondi gli fecero pensare a Daisy. - Eccola qui la sua aristocratica puttana! - Soggiunse il pittore. - Ma come...- Iniziò Gabriel - Oh non si preoccupi signor conte, io non l'ho veduta così ma potrebbe esser stato no? E che differenza vede dalle mie puttane di Whitechapel? - Riprese. Gabriel si alzò, corse alle scale le scese a precipizio, la risata del pittore lo inseguì, come una lama gli passò le carni, si chiuse le orecchie con le palme delle mani per non udirla più mentre correva. In strada spintonò una vecchia mendicante, le sue maledizioni lo rincorsero lungo la via, alcuni passanti si voltarono a guardarlo, videro un uomo ben vestito, con il panciotto aperto, senza cappello, che urlava, correndo.
Giunse al circolo del Duca. Questi era impegnato in una partita di bridge. Con lui c'era anche John Druitt ed altri gentiluomini che Gabriel conosceva di vista. Gabriel appena vide il Duca si avvicinò al tavolo e gli chiese concitatamente di parlargli. - Cosa è mai accaduto mio buon conte per suscitar in voi un così agitato stato d'animo?- Chiese il Duca, al che Gabriel proruppe, davanti agli altri gentiluomini allibiti, a spiegar al Duca del fidanzamento della pupilla di Lord Harris. -

oh ma ne ero stato già informato mio caro - disse il Duca, - certe notizie non rimangon segrete a lungo qui in società - al che Gabriel - perchè allora non me lo avete detto subito?- sorpreso ma affabile il Duca replicò - ma perchè non credevo vi interessasse così tanto, ogni anno in società vi sono svariati fidanzamenti e seguir ogni accadimento risulta piuttosto tedioso, preferisco il bridge, o la caccia, un uomo può trovarvi maggior fortuna- gli altri astanti risero a quella facezia, non Gabriel, furioso. - la vostra calma è dovuta senz'altro alla ottima educazione ricevuta, degna di un uomo del vostro rango, ma quest' oltraggio non rimarrà impunito, se le leggi non me lo impedissero sfiderei subito a duello questo conte di Winsey e gli farei pagar l'affronto!- riprese sempre più furioso - in Francia ho già sfidato a duello qualche anno fà personaggi di tal fatta!!- - via caro conte, non sia così agitato, non mi par il caso, auguriamo alla signorina Daisy un buon matrimonio e beviamo alla sua salute- soggiunse il Duca chiamando un valletto perchè fosse servito da bere a tutti i nobiluomini al tavolo. Gabriel si allontanò, chiamando John Druitt, che era fino a quel momento rimasto accanto al Duca - vieni mio caro, dobbiam pensare a cosa fare per il nostro Duca, e quel dannato Lord Harris ha finito di venire a scroccar cene nella mia magione con la scusa di lenire il mio dolore, quando lo incontrerò gliene dirò quattro!! maledetto parassita!- i due uomini si allontanarono a grandi passi dal club sotto lo sguardo incuriosito dei presenti.



Capitolo 4

Diario, 28 aprile
questi giorni sono stati febbrili per me, il pensiero del tradimento di quella piccola intrigante e di George, che si paventava mio grande amico, mi ha tolto il sonno, riesco a dormire con fatica, e soltanto all'alba, la notte me ne sto a pensare a questa storia, a cosa fare.....non so più, la testa mi par scoppiare. L'altra notte, mi son addormentato, ma un incubo mi ha fatto risvegliare, madido di sudore; mi trovavo in una grotta, buia, un senso di oppressione mi faceva respirar con fatica. Camminavo e percepivo sotto i piedi un liquido appiccicoso, mi son chinato a toccarlo e avvicinandolo agli occhi ho visto che era sangue, allora mi son accorto che la grotta ne trasudava, le pareti ne erano ricoperte, e sgocciolavano di quel liquido denso ed appiccicoso. Un senso di oppressione aleggiava nell'aria, nel sogno correvo, son caduto...su di un corpo....ed è stato allora che ho visto...un volto di donna, giovane, insanguinato e mutilato mi guardava.....ed io ho urlato... mi son risvegliato .nella camera...al chiarore della luna. che angoscia! Ieri sera al ballo della contessa di Bathory l'ho vista quella tradritrice con quel damerino di Lord Peter Wimsey, non mi son avvicinato, mi son limitato a guardarli dal fondo della sala, con un bicchiere di sherry in mano. Lei si è accorta di me perchè ha avuto un moto strano, aveva uno sguardo teso che si è posato su di me, mi pareva avesse rabbrividito e distolto subito lo sguardo, la colpevolezza le si leggeva negli occhi!. Ha detto qualcosa al suo cavaliere, che si è voltato a guardarmi, io ho sostenuto il suo sguardo, con disprezzo!!
il caro Alberto in questi giorni mi è molto vicino, che uomo straordinario, egli deve pur soffrire molto per questa vicenda, ma da perfetto gentiluomo quale è, non lo dà a vedere. Mi invita ogni mattina nella sua camera per la colazione, mi accoglie in vestaglia, con uno straordinario sorriso, mangiamo con calma, discorrendo di ricordi di marina di Alberto. Egli è stato ufficiale nella Reale Marina! La confidenza e l'intimità fra di noi cresce ogni giorno di più. Si sta aprendo a me, mi ha rivelato che in un periodo un pò difficile della sua vita, frequentava molto spesso la sua cerchia di pittori, di cui è mecenate, fra cui anche Walter. Nel suo studio ha conosciuto una modella, di cui si innamorò, nonostante tutto. E da qui gli son venuti un sacco di guai di cui ancora ne soffre le conseguenze!. Povero Alberto, anche per lui la vita ha avuto dei risvolti amari! L'altra mattina l'ho trovato piangente nella poltrona accanto alla finestra, si è alzato, con sguardo commosso e mi ha abbracciato, con foga! Il mio cuore a quella straordinaria manifestazione ha avuto un sobbalzo, siam rimasti così, abbracciati in silenzio, a lungo. Entrambi compresi nella stupenda amicizia che sta nascendo!

Dalla finestra del secondo piano di Clarence House si godeva di una bella vista del vicino giardino di St. James Palace, una figura in vestaglia, appoggiata allo stipite della finestra, pareva godersi la splendida cornice, persa nei propri pensieri. Gabriel si riscosse - devo scendere- pensò, - il conte mi attende ormai, anche se ancora il suo maggiordomo non è venuto a chiamarmi, strano....- egli si avviò verso la stanza del Duca. Bussò lievemente alla porta, intese un tramestio all'interno, una voce soffocata lanciò un'imprecazione. -Chi è?- Gabriel rispose - son io Alberto- - un attimo....si...-la porta dopo qualche minuto fu aperta, Alberto, in vestaglia e scarmigliato, lo fissava con un sorriso che per un attimo a Gabriel parve di imbarazzo. - entra pure caro, stamane molto presto è venuto qui da me a trovarmi il caro John - adagiato su una poltrona, in camicia, senza panciotto, John Druitt fissava Gabriel con un sorriso. - Caro Gabriel, sei mattiniero stamane- soggiunse questi. L'atmosfera della stanza parve a Gabriel avere una nota di intimità che non riusciva a decifrare. Forse avranno parlato dei loro comuni affanni con le donne! pensò questi, il suo sguardo fu catturato dai gemelli d'oro di John, egli li riconobbe subito, appoggiati sul comodino accanto al letto, in disordine. Fu colto da un lieve disagio, Alberto cominciò con un tono un pò troppo alto - oggi andremo a fare una fantastica gita tutti e tre, nei quartieri dell'East End, ci vestiremo in modo così da non farci riconoscere e mangeremo in qualche stupenda bettola che mi ha indicato Walter, anzi inviteremo anche lui no?- anche John pareva entusiasta della proposta. Gabriel si unì alla iniziativa, felice di far parte dei programmi del principe, quel senso di disagio fu messo a tacere, egli si pregustava la bella giornata in compagnia dei due suoi nuovi amici ed ogni altro pensiero scomparve come nebbia.
Quattro uomini avanzavano nella variopinta folla in Furnier Street, nel quartiere di White Chapel. Erano vestiti con abiti comodi, tre di loro, ad uno sguardo superficiale, parevano impiegatucci della vicina fabbrica di birra o marinai in libera uscita, l'altro pareva un artista, aveva le falde della giacca con delle piccole macchie di colori ad olio, e portava un quaderno e delle matite in una mano, osservando con uno sguardo compiaciuto le facce esangui e stanche dei numerosi passanti. - E' laggiù all'angolo - disse questi con enfasi. I quattro uomini arrivarono all'ingresso di un pub, le cui ampie vetrate sudicie e polverose, davano sulla strada, una porta circondata da colonne, con la vernice scrostata, accoglieva gli avventori, un uomo con abiti sporchi e lisi se ne stava appoggiato sui gradini, borbottando parole incomprensibili, l'insegna sopra al locale diceva 'The Ten Bells'. - Entriamo, avanti! - disse Walter.
Il locale era formato da una grande sala buia e fumosa, dalle pareti rivestite di legno, i molti avventori del tardo pomeriggio urlavano e parlavano ad alta voce seduti su lunghe panche, di fronte a loro sugli ampi tavolacci erano collocati boccali di birra e piatti di cibo. Le cameriere con grembiuli macchiati si affannavano a servire i clienti. Di tanto in tanto si levavano sonore risate dai vari gruppi quando qualcuno dei frequentatori del locale palpeggiava con evidente soddisfazione una delle cameriere, che si divincolava con fatica. In un angolo una donna, giovane e dai modi un pò lascivi, sedeva in compagnia di un uomo, lei gli parlava a voce bassa, di tanto in tanto sorridendo ammiccante.
- sediamoci, ahhh che atmosfera interessante! - disse Walter - eh caro Walter tu sei un estimatore di questi sordidi locali, ma ad un artista tutto è concesso! - rispose il Duca con un sorriso. - ma anche lei, caro Duca apprezza i frequentatori, in particolare alcune frequentatrici no? - - la tua insolenza è pari soltanto alla tua splendida pittura! - soggiunse il Duca ridendo. Bevvero e mangiarono godendosi l'atmosfera sordida del locale, fiocamente illuminato, fuori la notte incombeva, quando i nostri uscirono dal pub - Camminiamo un pò.....- soggiunse il duca. Le strade semibuie del quartiere brulicavano di vita, una donna, seminascosta nell'oscurità, venne loro incontro - ciao bei gentiluomini, un pò compagnia da una graziosa ragazza?- Gabriel si irrigidì - vattene, megera!- sibilò. Walter intervenne - oh via signor conte, lei è troppo duro con il vizio, lei è Mary, una delle migliori compagnie si possan trovar in questo quartiere!- dicendo questo allungò una mano verso il sedere della ragazza, questa rise ritraendosi - ehi, signor pittore! - oh, anche tu qua? - proseguì la ragazza, guardando il Duca - oh beh, ciao Mary - rispose il Duca, lievemente imbarazzato. - è da un pò di tempo che non ci vediamo - disse Mary, - già, ho avuto da fare, sono stato per mare - rispose il Duca, evasivo. - ma adesso sei tornato!- Il Duca si allontanò, velocemente, gli altri lo seguivano in silenzio. La ragazza rimase là ferma ad osservarli, nel buio. Poi con un gesto stanco, si incamminò per la via opposta. Il Duca ruppe il silenzio - eh il buon Walter mi ha fatto conoscere molti aspetti di questo quartiere, fra cui anche le sue donne...lei è quella donna di cui ti avevo parlato Gabriel, posava per lui, ed io nelle mie frequentazioni delllo studio l'ho conosciuta. Sotto mentite spoglie ovviamente, per lei sono un ufficiale di marina, che di tanto in tanto si ferma in città , il che in effetti non è lontano dalla verità! Ho avuto per lei sentimenti di pietosa tenerezza, in fondo al suo animo è una fragile creatura e come sapete la mia sensibilità mi rapisce spesso in situazioni che non avrei immaginato! ah misero me! - Gabriel fu dispiaciuto da questa ammissione, gli aveva già parlato di questa sua debolezza Albert, ma vederne con i propri occhi gli effetti nefasti sul caro Alberto! come è stato possibile! forse qualche nobile amore deluso lo ha precipitato con questa donna?. Fu riscosso dai suoi pensieri, un trambusto proveniente da una strada laterale richiamò l'attenzione del gruppo. Un poliziotto stava strattonando una donna, lei era minuta, con un ampio scialle, dei lunghi capelli neri le ricadevano sulle spalle, il viso stanco, e gli occhi iniettati di sangue. - Questa maledetta baldracca mi ha fregato! - disse un uomo, evidentemente ubriaco, aveva un volto gonfio, congestionato, era molto alto, un fisico massiccio, da carrettiere. - non so chi sia, costui - rispose la donna, cercando di divincolarsi. - non sai chi sono maledetta, se mi hai appena fregato dieci scellini! - ruggì l'uomo. - io non frego nessuno! - rispose questa. Il poliziotto intervenne - lo sai che è proibito svolgere il meretricio? - - non so di cosa parli, sbirro! - urlò lei. - ah no eh? lo vedremo al comando, chi sei, sei già schedata vero? - vieni! - e rivolto all'uomo - e tu tornatene a casa da tua moglie, a farti passare la sbronza! - l'uomo, rosso in volto, ebbe un moto di rabbia, ma si allontanò gesticolando.
Questo evento lasciò in Gabriel un disagio, quasi fisico. Rientrando nella sua camera a Clarence House si mise a pensare a cosa avrebbe potuto fare per far cessare quella turpitudine. Certo questa è la missione a cui sono chiamato, pensava, estirpare il vizio affinchè l'uomo possa redimere il suo animo malato, devo salvare le persone semplici come quel carrettiere e persone come il caro Albert, animi nobili la cui sola colpa è la sensibilità! un esaltazione febbrile lo prese si gettò sulla scrivania e cominciò a scrivere.....
Il giorno seguente di buon mattino si recò nuovamente nel quartiere di White Chapel, non aveva neanche fatto colazione con il Duca, preso dal suo stato d'animo. Vagava senza meta, immerso nei suoi pensieri, quando si fermò davanti ad un negozio di barbiere. Un uomo con grandi baffi, non molto alto ma robusto di corporatura, con un camice da barbiere stava facendo la barba ad un cliente, alzò lo sguardo verso Gabriel attraverso la vetrina, uno sguardo freddo ed ostile. Gabriel entrò e si sedette in attesa. La maestria con cui l'uomo usava il suo rasoio lo colpì molto, era molto veloce e sicuro, i movimenti rapidi e decisi del rasoio sul volto dell'uomo lo affascinarono. - tocca a lei!- il barbiere si rivolse a lui, Gabriel fu riscosso dai suoi pensieri, si avvicinò alla poltrona, - barba, grazie- disse. le mani esperte si muovevano sul suo viso, l'affilato rasoio correva con disinvoltura sulla sua pelle piena di schiuma da barba. Il barbiere gli rivolse qualche domanda, incuriosito che un personaggio mai visto e con l'aria da damerino, anche se con abiti semplici, fosse venuto là fino al suo quartiere - lei è di queste parti?- domandò. -In effetti sono di passaggio...questo quartiere mi affascina pur con tutte le sue brutture..oh ma lei ci vive e non vorrei offenderla- soggiunse Gabriel. - non si preoccupi, questo quartiere fa schifo anche a me, ma d'altra parte dove potrei andare?- Gabriel sorrise all'uomo, - come ti chiami?- -io?- rispose il barbiere- Aaron....Kosminski- - ah, sei dunque ebreo? vieni dalla Polonia?- - quante domande!- rispose irritato il barbiere- il signore ha qualche problema con gli ebrei?- -oh no affatto, svolgete nella società tutte quelle attività che magari altri non farebbero, o non potrebbero fare....siete oserei dire divenuti indispensabili...sei sposato Aaron?- - no, diamine, una donna, per cosa? per la mia rovina?- rispose irritandosi sempre più - calma Aaron, suvvia, ti racconterò quanto io abbia sofferto per una donna e vedrai che su questo tema abbiamo molti punti in comune!- Gabriel narrò le sue vicissitudini, colorando con tinte fosche la sua descrizione dei suoi anni di sofferenza con la moglie. - Caspita mister, ne hai passati di guai eh!- -chiamami pure sir Gabriel, e...stasera cosa fai?- -oh niente di particolare, perchè?- -potremmo vederci in un pub in zona, magari al The Ten Bells, lo conosci? porterei dei miei amici e magari potremmo discorrere davanti ad una pinta di birra-. - Certo che lo conosco! diamine! pieno di zotici e di baldracche ma comunque per mangiare un boccone e bere una birra buono ed economico, il che non guasta!- proruppe sghignazzando il barbiere. Un moto di fastidio in Gabriel lo fece sussultare, la rozza educazione del barbiere così lontana dalla sua lo disturbò. Ma si riprese subito, sorrise compiaciuto, d'altronde costui ci sarà utile, pensò Gabriel. - Bene allora è deciso, ci vedremo nella serata al pub- - certo sir!- rispose il barbiere. In quel momento entrò un cliente, Gabriel si congedò.

capitolo 5

Quella sera si incontrarono all'imbrunire, Gabriel ed i suoi amici, il duca, il pittore e John. Erano vestiti con abiti semplici. Sostavano davanti al pub dove si eran dati appuntamento con Aaron il barbiere. Questi arrivò con passo lento da una stradetta laterale, infagottato in un vecchio e logoro soprabito, si avvicinò incerto e sospettoso a Gabriel. - vieni caro Aaron, questi son amici fidati, entriamo a prender una birra!-. il locale era pieno della più varia umanità, marinai in gruppetti mangiavano e bevevano, urlando e ruttando. Altri figuri in abiti laceri guardavano bere gli avventori, cercando, quando questi eran distratti, di bere dai loro boccali. Quando qualcuno di questi se ne accorgeva scoppiava una piccola rissa. Volavan bicchieri e sedie, in rapidi scoppi, piccoli temporali che subito si acquietavano, il malcapitato se ne volava sulla strada seguito dalle imprecazioni degli altri avventori. Cameriere scivolavano veloci fra i tavoli, portando sui vassoi boccali di birra e piatti con carne e patate. I nostri si siedono ad un tavolone, - Susy!- chiamò Aaron, lei arrivò subito, ordinarono da bere. - allora Aaron, tu vieni spesso qua, conosci bene questo quartiere- disse Gabriel, Aaron annuì mentre beveva. - si, con tutto il suo luridume!-
continuò- tutte queste baldracche, dovrebbero bruciare all'inferno!- Gabriel sorrise al Duca- uomo interessante, non trovi?- il Duca perplesso guardò Gabriel - mah dipende dai punti di vista- -i miei punti di vista ed i suoi spesso coincidono...- soggiunse Gabriel sorridendo. - Caro Aaron noi dovremo parlare delle nostre idee...ma non qua...troppe orecchie indiscrete…- continuò guardando il vicino di tavolo, un uomo corpulento, che indossava un panciotto logoro, ed un vecchio cappello troppo piccolo per lui, che lo faceva assomigliare ad una foca di un circo, ricambiò il suo sguardo sogghignando.
Il gruppetto uscì, il buio della strada li avvolse, durante il tragitto si scambiarono solo poche parole, Gabriel stava rimuginando su cosa proporre ai convitati una volta arrivati alla bottega di Aaron, loro meta. Entrarono nella bottega, buia, Aaron accese una luce, che non fugò completamente il buio della stanza, la lama di luce conferiva loro delle espressioni cupe, Il Duca si guardò intorno incuriosito, non era mai entrato in una bottega di barbiere di così basso livello, i mobili vecchi e di scarso valore, la polvere, che ricopriva parte delle superfici, conferivano all'insieme un' aria di malinconica rassegnazione.
Gabriel esordì - e adesso….potremmo parlare di cosa fare…..la polizia e le istituzioni dormono, mentre il male si annida nelle strade di Whitechapel, dovremmo dunque rimanere in silenzio di fronte a tutto questo? - gli altri lo ascoltavano rapiti, seduti sulle sedie sparse per la stanza, il Duca si gingillava con un pennello da barbiere, divertito all'idea che qualcuno potesse usare quel vecchio e sporco attrezzo sulla pelle.
Gabriel proseguì - e dunque cosa potremmo fare? Agire, signori, qui occorre agire…..-
Aaron intervenne, sghignazzando - e come Conte? facendo a fette questo luridume per le nostre strade e dandolo in pasto ai cani? - un silenzio carico di significato accolse questa uscita del barbiere. Gabriel sorrideva, la fioca luce che colpiva il suo volto dava al suo sorriso un ghigno da satiro, oscuri mostri si affollavano nella sua mente componendo un caleidoscopio di immagini, molte delle quali avrebbero fatto inarcare le sopracciglia degli altri astanti, in un dubbio inespresso.



Capitolo 6

Le sere successive la fioca luce della bottega del barbiere illuminava la strada nelle ore più inconsuete e tarde, all'interno una discussione animava i partecipanti, ombre danzanti si stagliavano sui pannelli di legno, quasi che un rituale fosse in atto, al centro della scena Aaron con un rasoio in mano descriveva cerchi nell'aria. Gabriel sorridendo soggiunse - Abbiamo ben compreso le modalità Aaron…ma occorre prevedere il dopo...cosa esattamente fare….- gli altri astanti, presenti tutti eccetto il Duca di Clarence, perchè si diceva che fosse meglio non sapesse proprio tutti i dettagli, egli, un animo così nobile avrebbe potuto trovare molti particolari riprovevoli, o raccapriccianti. Egli era il motivo di coesione del gruppo, ma sapeva soltanto che un'opera di moralizzazione e pulizia era in corso per la quale egli sarebbe andato fiero di tutti loro, questo pensava sorridendo il Conte Gabriel.
Aaron sarebbe stato il braccio, il pittore, il 'palo' per coprire le spalle al barbiere, e avrebbe organizzato la logistica, luoghi e nascondigli, egli aveva alcune stanze sparse per il quartiere e ne conosceva i luoghi più nascosti, che sarebbe stato la base di partenza per l'opera imprescindibile che si accingevano a compiere. John sarebbe stato il collegamento con Gabriel, che non sarebbe stato nei luoghi degli eventi al momento dell'accadimento, ma si sarebbe aggirato in una carrozza anonima con le tende tirate, poco prima, per 'scegliere' le predestinate agli atti di purificazione.
Il quartiere di Whitechapel era immerso nella fredda notte di inizio agosto, una leggera pioggia bagnava i rari passanti che si aggiravano frettolosi, stretti nelle loro logore giacche. L'odore della notte, nelle prime ore che precedono il mattino, riusciva a vincere sui miasmi delle strade, che durante il giorno afferravano le narici dei passanti, sferzandole con gli odori più nauseabondi.
Una carrozza scura, procedeva lentamente sull'acciottolato delle strade silenziose, unico rumore udibile. Un ubriaco cominciò a sghignazzare, le sue urla si innalzavano dalle buie strade, una donna cominciò ad inveire, nella notte.
La donna, alta all'incirca un metro e sessanta, capelli castani tendenti al grigio, occhi grigi, così come il colorito. Si allontanava nella strada buia, essa indossava una cuffietta di paglia nera guarnita di velluto nero, un soprabito rosso-mattone ed un abito marrone.
Si stringeva nel suo soprabito, infreddolita, in quel momento una carrozza giunse da una strada laterale, essa si girò, guardano incuriosita chi potesse esser il signore che si aggirava, in carrozza in un tal quartiere. Dall'interno della vettura Gabriel scostò la tenda, appena un pò, per veder fuori. Vide un volto che poteva ritener grazioso, a parte il colorito grigio e stanco, pensò - mm... una donna perduta, lei potrebbe far al caso nostro - la carrozza lentamente proseguì, al suo interno una voce sussurrava degli ordini - abbiamo trovato la prima, dovrete agire in fretta seguitela, fatela allontanare e poi…..si….procedete nell'ordine che vi ho detto.. è importante…- la voce si spezzò, il pensiero del imminente azione lo eccitava. Nel buio della carrozza il barbiere sogghignava, accarezzando la fredda lama nella tasca del soprabito, di fronte a lui Sickert, il pittore, sudava copiosamente, nonostante il fresco della notte penetrasse nella vettura. Balbettando leggermente chiese: - Io dunque dovrò sorvegliare l'azione….accertarmi che nessuno si avvicini...e controllare le vie di fuga..- - si mio buon Walter - rispose con un sorriso Gabriel. John osservava Gabriel, il suo volto era quasi trasfigurato, in preda al parossismo, gli occhi erano, o così parevano a John, grandi e dilatati. nel silenzio che seguì, la carrozza si fermò poco dopo, in una via laterale, ne discesero Aaron e Walter. Il barbiere tornò indietro alla ricerca della donna, la avvistò poco dopo che camminava lentamente, allungò il passo, mentre Walter lo seguiva da lontano, facendo finta di esser sbronzo, e guardandosi in giro, circospetto.
Walter vide, nella fioca luce dei lampioni a gas, la donna entrare in una strada stretta e buia, in compagnia di Aaron, lei si voltava sorridendo all'uomo, che in quel buio era riconoscibile soltanto dal cappotto liso, e dal suo passo, strascicato. Walter si fermò a poca distanza, cercando di accendersi una sigaretta, ma il tremore delle mani glielo impediva, sudava copiosamente nella notte fresca, dopo lunghi momenti sentì un urlo soffocato, coperto da un'imprecazione, un tonfo e dei colpi sordi seguirono, Walter non ce la fece più, si precipitò nel vicolo, vide la donna a terra, del sangue colava copiosamente dal collo, reciso, che bianco come era faceva un contrasto terribile con il sangue scuro che colava a fiotti, un gorgoglio dalla bocca della donna indicava che era ancora viva, Aaron era chino su di lei, quasi ad aspirarne le ultime gocce di vita, si voltò con un ghigno sul volto, i denti biancastri scoperti, la lama del coltello luccicava seppur lorda di sangue, parve non riconoscere subito Walter, mormorò qualcosa che alle orecchie di Walter suonò - e l'angelo della morte scese sulla terra….- Walter era atterrito, incitò Aaron a tornare in sè - avanti finisci il lavoro per il quale siamo qui.- lo esortò l'altro dette in una risata, e replicò - stai calmo Walter, il lavoro deve esser fatto bene..- si chinò ancora sulla donna, che giaceva riversa, in una pozza di sangue, con i vestiti in disordine, la gonna alzata, una scarpa era volata via chissà dove, lo scialle giaceva accanto a lei inutile ormai, il volto in una smorfia di raccapriccio per se stessa, per la propria vita, ormai dispersa come un rivolo d'acqua dopo un temporale, e per quel che stava per fare il barbiere, Aaron dette in un urlo strozzato e cominciò a tagliare…..

CONTINUA…………

 
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