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Narrativa
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi narrativi inediti,
purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
Partita di calcio a Napoli
est di Giuseppe C. Budetta,
Il cupolone di Giuseppe
C. Budetta, Alle grotte di
Burgio di Antonio Carollo,
Ten bells (prima parte)
di Italo Magnelli, La
lastra di ghiaccio di Pietro Rainero,
La dama inglese di
Pietro Rainero
Poesia in italiano
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, purché rispettino
i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Erika Casini,
Antonio Caterina,
Rossana D'Angelo, Italo
Magnelli, Emidio
Montini
Poesia in lingua
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Ten Bells
(prima parte)
Italo Magnelli
Capitolo 1
"Lord Sherrington!"
Si fece largo nella grande sala mentre il mormorio
Intorno a lui cresceva.
Gabriel Sherrington sapeva di non poter passare
inosservato e si manteneva impassibile mentre i
pettegolezzi passavano di bocca in bocca dietro ai
ventagli delle signore.
"...ma non era stato sfregiato?"
"Completamente pazza ti dico, l'hanno portata a
Broadmoor!"
Diicono che sia impazzito anche lui dopo la moglie:
ha licenziato la servitù ed abita da solo con un
maggiordomo sordomuto"
" Provate a andare di notte nei pressi di
Sherrington Manor, si sentono le sue urla di
disperazione"
Erano due anni che non si presentava in società,
sapeva che avrebbe suscitato del clamore, ma sperava
che il tempo avesse smorzato lo scandalo.
La rodata abitudine alla rigida etichetta Vittoriana
lo spingeva in avanti per rendere omaggio alla sua
ospite, mentre le voci si susseguivano nell'ampio
salone.
La Baronessa di Leconfield era una donna non più nel
fiore degli anni, diremmo una donna di mezza età,
alta, massiccia, con un viso improntato alla
alterigia e disprezzo per tutti coloro che non
avevano un adeguato titolo nobiliare e corpose
rendite, riservando la sua untuosa ipocrisia per i
titolati del regno.
Vestiva sobriamente con un vestito scuro, seppur
elegante, come si conveniva ad una donna del suo
rango. Riceveva gli ospiti in piedi in fondo alla
sala, con un sorriso appena accennato, ma con lo
sguardo freddo di chi è abituato a calcolare ogni
cosa, sentimenti compresi.
Gabriel non aveva certo dimenticato l'etichetta di
corte, ma il modo sbrigativo con cui la baronessa lo
aveva cortesemente trattato gli fecero capire che la
sua presenza non era gradita. Meccanicamente
ritornava sui suoi passi, pensando a quali sarebbero
stati i tempi accettabili per ritirarsi di buon
grado: la follia della moglie era troppo dura da
sopportare, anche senza un'intera sala pronta a
ricordargliela con ogni sguardo. L'unico modo per
sottrarsi dai doveri di società era rifugiarsi nella
saletta da fumo, lì non sarebbe entrata nessuna dama
e gli altri gentleman non avrebbero affrontato
argomenti così gravosi mentre si stavano godendo i
loro sigari. Perso nei suoi pensieri non aveva
notato Lord Harris che gli si stava avvicinando.
"Gabriel, Finalmente ci onori della tua presenza!"
"George, non so quanto onore possa recarti il
rivolgermi parola: la baronessa è stata molto
tiepida con me"
"Suvvia, cosa ti aspettavi? Sai bene come la
baronessa non voglia in nessun modo turbare il suo
illustre ospite. Non ti crucciare, piuttosto...
Posso presentarti mia nipote?"
Concentrato sulla sala da fumo Gabriel non aveva
notato la snella figura della ragazza che si
accompagnava a Lord Harris. Ella era alta ma ben
proporzionata, con un incarnato chiaro, e con bei
capelli lunghi biondi che incorniciavano un viso
bello, aristocratico, con occhi azzurri, mobili e
luminosi ed una bocca delicata e sensuale. Indossava
un vestito lungo, da ballo, color argento, con
spalle scese ed una sobria scollatura, un cerchio
sottoveste donava ampiezza al vestito, inoltre
portava guanti lunghi dello stesso colore del
vestito. L'acconciatura, secondo la moda del
momento, consisteva nel tenere raccolti con un
ricercato chignon sulla testa i bei capelli lunghi,
che ella come tutte le ragazze in metà da marito
portava, in quanto la lunghezza dei capelli denotava
uno stato di purezza.
"Lady Daisy Jervis, ho il piacere di presentarti
Lord Gabriel Sherrington. E' un caro amico che sta
vivendo un momento difficile ed il miglior ballerino
che io conosca".
In quel momento lo sguardo di Gabriel si posò sulla
giovane, e sorridendo affabile:
"Mi dovete scusare milady, purtroppo la mia lunga
assenza dai salotti ha intorpidito le mie buone
maniere; è un vero piacere per me conoscervi; così
tanta beltà, al cui cospetto non posso che
impallidire, è un balsamo per la mia anima
tormentata".
Lady Daisy sorrise durante l'inchino preciso e
misurato che l'etichetta imponeva, un bel sorriso
che si irradiava dalla bocca fino agli occhi verdi,
incorniciato dal delicato ovale del viso. La sua
figura aggraziata accresceva la sua innocente
sensualità donandole un'inconsapevole malizia.
"Sono felice di fare la sua sua conoscenza, Lord
Sherrington"
"Posso allora sperare di avere un ballo con lei,
ovviamente se il nostro Lord Harris è d'accordo.
Spero si possa ballare un valzer, sono un po' fuori
esercizio e non il ballerino che Lord Harris sta
dipingendo, ma credo ancora di poter ben figurare".
"Ma certo mio caro Gabriel, sarei lusingato se tu
volessi concederle questo onore".
"L'onore è soltanto mio, George".
"Bene, allora è deciso! Per il momento ritiriamoci a
fumare nella saletta da fumo".
Lucy, la moglie di Lord Harris, si prese cura di
Lady Daisy e loro si diressero verso la saletta.
Lord Harris si fece più vicino a Gabriel ed iniziò a
parlare a bassa voce
"Martha come sta?"
"Nessuna novità, i medici hanno ormai perso le
speranze".
"Ci dispiace molto, io e Lucy le eravamo molto
affezionati, ma tu dovresti ricominciare a vivere".
"Non è facile, stasera sto presenziando solo per
educazione".
"Già esserci è un buon inizio, la vita di società ti
farà bene, vedrai".
Appena entrati furono colti da una piccola nube di
fumo prodotta da sigari e sigarette, in quantità, un
gruppetto di uomini in abito da ballo fumava e
discuteva.
"Vieni Gabriel, ti presento al duca di Clarence, non
credo tu lo conosca".
Essi si avvicinarono al gruppetto. In mezzo a loro
un uomo giovane, alto ed elegante, con begli occhi
scuri e vivaci discorreva ascoltato da tutti. Si
capiva che aveva un forte ascendente sul gruppo,
Lord Harris si fece rispettosamente accanto
all'uomo. Questi lo vide ed esclamò:
"Caro George, finalmente qui tra noi. Avevo
necessità di scambiare due parole con te".
Questi rispose di esser a completa disposizione ed
aggiunse:
"Duca posso aver l'onore di presentarle il Conte di
S.?"
Il Duca fece un cenno con la testa e così Gabriel si
avvicinò
"Duca, mi permetta di presentarmi a lei e di render
disponibile la mia persona al suo servizio".
il Duca sorrise, affascinante
"Conte di S sono lieto di poterla conoscere, mi
hanno parlato molto di lei".
"Spero non siano giunte alla sua persona notizie
particolarmente negative".
il Duca sempre sorridendo e facendosi più vicino a
Gabriel, allontanandosi dal conciliabolo soggiunse:
"Caro Conte le persone con un passato interessante
mi affascinano molto. Il tedio a corte è una
malattia assai diffusa e le persone come lei
scarseggiano come il buon brandy".
Gabriel sorrise e per la prima volta, da quando era
giunto al ricevimento si sentì rilassato e, ma
questo lo avrebbe compreso solo più tardi,
affascinato dal Duca: la sua persona ed i suoi modi
cortesi ed eleganti lo avevano avvinto. "Ecco quel
che si dice una personalità sublime, eran vere le
voci sul suo conto!" pensò Gabriel fumando una
sigaretta.
Lord Harris richiamò Gabriel dai suoi pensieri.
"Andiamo nella sala da ballo, stanno per iniziare:
non vorrai mancare al primo ballo con mia nipote". E
sottovoce mentre si allontanavano "Il Duca mi ha
chiesto di poter avere con te un colloquio più
tardi, hai colpito la sua fervida immaginazione,
vecchio mio".
Gabriel ne fu compiaciuto - il mio rientro in
società non è così tragico come avevo immaginato,
beh la mia immaginazione ha lavorato molto
ultimamente devo dire- pensò.
Nella sala intanto su richiesta espressa di Lord
Harris fu suonato un valzer: le coppie si formarono
e Gabriel al braccio di Lady Daisy si fece al centro
della sala. Un lieve tremore lo colse, ma anni di
rigida educazione ebbero la meglio, nessuno avrebbe
notato la sua emozione, Lady Daisy sorrideva
raggiante, bellissima, e Gabriel si lasciò
trasportare dalle note della musica, ballando
compito. Gli sguardi della sala eran su di loro.
Ballare con Lady Daisy suscitò in Gabriel ricordi
dolci, struggenti dei primi tempi del fidanzamento
con la moglie: l'attesa trepidante di un sorriso, di
un ballo sotto lo sguardo della madre di lei, del
tocco lieve della mano su di un braccio. Sensazioni
che sgorgarono rapide, senza poterle fermare,
l'emozione lo avvinse, ebbe un capogiro, strinse un
pò più di quanto consentito la sua dama nel ballo,
lei fissò lo sguardo su di lui non comprendendo tale
gesto audace, lui ormai al termine del ballo,
allentò la presa, confuso. Ringraziò con poche
parole la sua dama e questa sorrise, era arrossita,
rendendola ancor più bella, se possibile. Su quell'incarnato
così chiaro divenne evidente la sua agitazione. La
moglie di Lord Harris si avvicinò inarcando un
sopracciglio, fraintendendo il motivo della
repentina emozione affiorata nel gesto ma anche
nello sguardo di Gabriel.
Questi si allontanò, rapido. Dunque dopo due anni di
lontananza dal mondo tutto era riaffiorato come se
soltanto pochi attimi lo dividessero da un passato
così dolce ma doloroso? Sospirò. soltanto per un
attimo pensò alla moglie, rinchiusa nell'istituto,
una lieve sensazione di commiserazione per se stesso
affiorò, ma fu solo un lampo.
Il Duca di Clarence lo osservava divertito, questi
era il cavaliere designato per il secondo ballo
della debuttante, ed attendeva che la dama si
riposasse in attesa del nuovo inizio delle danze.
Il ballo del Duca attirò l'attenzione del folto
pubblico di nobildonne e gentiluomini, era la più
bella coppia della serata, i due lo sapevano e non
facevano nulla per nasconderlo, sorridevano rapiti
dalla musica e da loro stessi, dalla loro
impertinente giovinezza.
Gabriel li osservava ed il suo stato d'animo mutò:
anche lui era incantato dalla grazia e bellezza di
entrambi, essi erano una coppia perfetta ai suoi
occhi, e lui cosa poteva incarnare se non un tragico
destino?
Si allontanò, uscendo sul terazzo e, nonostante ciò
contravvenisse all'etichetta, si accese una
sigaretta. Fumò avidamente, contemplando il buio
giardino, rischiarato appena dalle fiaccole. Era un
giardino all'italiana, o almeno lo era nelle
proposizioni della padrona di casa, ma il clima
freddo del Sussex, rispetto alle calde terre
d'Italia, non lo avvicinava troppo ai modelli visti
dalla baronessa durante un suo viaggio nel belpaese,
l'anno precedente.
Il Duca di Clarence raggiunse Gabriel sul terrazzo
ed iniziarono a parlare, incuranti del leggero vento
freddo che portava via il fumo delle sigarette.
capitolo 2
Sherrington Manor
13 Marzo 1888
Che serata!
Lo sentivo che in qualche modo che dovevo forzarmi a
partecipare. Non sono certo uno che vede il Destino
in ogni angolo, ma Dio mi ha fatto proprio una bella
sorpresa stavolta.
Non parlo d'amore, o forse in parte anche di quello,
o forse esagero, ma perché mettere un freno alla
vita e alla felicità?
Lei è bellissima nella sua purezza adamantina,
l'altra sera pareva quasi un angelo nel suo librarsi
con gioia infantile sulla pista da ballo. George e
Lucy avranno il loro bel da fare per gestire tutti
gli spasimanti che quegli stupendi occhi verdi hanno
conquistato in una sola sera. Poveri sciocchi, non
per essere rimasti abbagliati da tale bellezza (cosa
di cui anch'io sono colpevole), ma per la loro
cecità e superbia. So riconoscere un uomo migliore
di me quando lo vedo e stasera lo hanno visto tutti,
ma pochi lo hanno riconosciuto. Mentre Daisy ballava
con il Duca erano semplicemente perfetti, chi non
l'ha capito dovrebbe cavarsi gli occhi perché non sa
di che farsene. Io ho ballato con Daisy per non far
torto a George, non per altri motivi.
E' evidente che una grazia e bellezza simile in una
figura sì elegante è fatta per uomini come il Duca,
egli si che può ambir a cotanta beltà! Ed anche
oltre! Non avrei meraviglia se egli avesse una
figlia di regnanti in Europa che lo attende
trepidante, quand'egli spinto da magnanimità si
recasse a trovarla, non fini personali lo
spingerebbero ma soltanto puro spirito cavalleresco!
Che uomo meraviglioso il Duca, discorrere con lui è
stato l'apice della serata, abbiam parlato di
cricket inizialmente, ma l'ho capito subito che
avremmo poi finito per parlar d'altro. Un uomo così
intelligente, forbito nel parlare, profondo
conoscitore del mondo e dell'animo umano! Averlo
incontrato prima degli accadimenti che mi son
occorsi due anni fa! quante cose sarebbero potute
esser diverse!
Forse anch'io lo sarei stato!
Ah destino ingrato!
Ma adesso tutto sarà diverso, egli sarà un fratello
maggiore per me, confiderò ogni mio anelito a lui ed
egli saprà sempre consigliarmi per il meglio. Mi ha
accennato che anche lui ha un suo personale cruccio,
chissà di cosa si tratta. Su questo punto è stato
molto vago, mi ha detto che ne avremmo parlato in
momento e luogo più appropiato.
Il suo invito è per me importante, la sua vicinanza
riflette in me il suo carisma e la sua personalità,
non posseggo questi doni, ma soltanto esser
partecipe di questo prodigio, mi riempie di gioia,
questo suo ascendente verso gli uomini gli schiude
ogni porta ed ogni cuore. Le donne lo adorano, ed
egli da perfetto gentiluomo qual è le corteggia ma
mai supera il limite del buongusto e della decenza.
Quanti altri gentiluomini a Londra posson affermar
altrettanto? Loro con la loro ipocrita vita!
Egli solo si erge come un Titano sulle miserie
umane, e da inveterate altitudini fronteggia il suo
destino come un novello Achille. La natura gli ha
offerto molti doni ed egli li coglie ed usa a suo
piacimento, consapevole della giustizia che egli
incarna.
Sento di poter confidare a lui ogni cosa, di Martha
e di quel che è accaduto, nonostante abbia fatto di
tutto per evitarlo. Sentirmi vivo è una sensazione
così dimenticata in me che mi meraviglia
riconoscerla. mi sento rinato, quasi avessi fatto un
bagno di purificazione all'anima mia, sì tormentata
dalla follia di Martha.
Stasera si è consumata anche la mia vendetta. La
baronessa si è dovuta ingoiare un rospo più brutto
di lei, quella megera costretta dal titolo che porto
ad invitarmi mi avrebbe volentieri lasciato fuori
dagli invitati; è bastato veder come mi ha trattato,
come mi hanno trattato tutti quando sono arrivato;
nemmeno fossi stato una bestia feroce da circo. E
tutto questo nonostante io sia incolpevole! E'
pazzesco! Ma quando sono tornato nel salone al
fianco del Duca le loro facce erano il vero
spettacolo, non il ballo. La baronessa ha cercato di
venire a parlarmi, ma io mi sono allontanato dalla
festa come si confà per etichetta: senza salutare
gli ospiti per non disturbarli.
Dolce momento, mi hanno visto tutti andar via,
mentre lei si affannava, infagottata nel suo ampio
vestito, a salvar onore e decoro di fronte al duca,
cercando di trattenermi, questo solo interessava la
vecchia megera!!! ed io me ne son andato
comunque!!!!
Cosa non darei per vedere di nuovo le loro brutte
facce quando leggeranno il mio biglietto di
ringraziamento in cui mi scuserò di non poter fare
loro la consueta visita di cortesia perché mi sono
diretto a Londra su espresso invito del Duca!
Partirò presto: ormai qui a Sherrington Manor mi
sento soffocare, ogni cosa mi tedia, persino il mio
maggiordomo, con il suo non capir mai subito i miei
ordini mi urta, io credo lui si diverta alle mie
spalle, l'ho sempre sospettato. Dovrebbe capire che
la mia anima è in pena e non urtarmi di continuo con
la sua finta dabbedaggine, ma la sensibilità non è
data a tutti, meno che mai a persone di così basso
lignaggio! Eccolo che entra con il suo passo lento,
mi preparo per la notte, voglio far sogni splendidi,
finalmente! Ah dolce Morfeo cullami fra le braccia,
te ne scongiuro, conducimi per ataviche foreste
dalle dolci e leggiadre ninfe!
Capitolo 3
Erano i primi giorni di aprile e Londra accoglieva
la carrozza del conte Sherrington col fumoso
abbraccio della bruma e con il traffico della
capitale dell'Impero britannico.
Di tanto in tanto Gabriel scostava nervosamente le
tendine della carrozza cogliendo sprazzi della vita
e dei frenetici ritmi cittadini: attacchini con
manifesti pubblicitari di Madame Tussauds,
spazzacamini sudici di carbone con i loro
giovanissimi apprendisti, lustrascarpe agli angoli
delle strade e giovani donne in bicicletta.
Gabriel, abituato alle ampie distese della campagna,
si sentiva soffocato da questa marea umana,
dall'odore dello sterco dei cavalli che ristagnava
nelle vie e dal fumo dei camini che dava ad ogni
cosa un'acuta nota di bruciato.
La vista del Palazzo di Westmister lo tranquillizzò:
era in orario per il suo appuntamento col Duca di
Clarence.
Il Duca lo avrebbe ospitato presso la sua residenza
Londinese, Clarence House. Era una grande struttura
di quattro piani stuccata all'esterno con colori
chiari che contrastavano con l'adiacente St. James
Palace con cui condivideva i giardini.
Una nutrita schiera di cameriere e servitori
rendevano confortevole il soggiorno al Duca durante
le sue permanenze a Londra. Fu per Gabriel una
sorprendente novità, trovarsi attorniato da tutta
quella servitù, lui ormai abituato ad aver d'intorno
soltanto il suo vecchio maggiordomo sordo. Al suo
arrivo a Clarence House. Fu accolto dal maggiordomo
del Duca che, con sussiego, diede disposizioni alla
servitù per l'alloggio di Gabriel.
Si era appena sistemato nel suo alloggio, una grande
camera posta al secondo piano con pareti tappezzate
da arazzi, un quadro raffigurante un paesaggio
marino ed un grande letto con tende damascate di
colore rosso, quando udì bussare alla porta. Era il
maggiordomo - Signor Conte il signor Duca la attende
nella sua saletta privata, se vuol aver la cortesia
di seguirmi - Ah pensò Gabriel, quale onore esser
ricevuto così dal Duca, in così grande intimità!
Il maggiordomo lo guidò per i grandi interminabili
corridoi infine bussò ad una porta. - Avanti!- Egli
fu fatto entrare nella saletta privata del Duca
adiacente la sua camera da letto. Il Duca lo
attendeva seduto ad un tavolino vicino alla
finestra. Era stato preparato per la colazione, un
buon profumo di caffè unito all'odore del bacon si
propagava nella stanza. Il duca fece cenno a Gabriel
di accomodarsi ed il maggiordomo li lasciò da soli
nella stanza.
- Ben arrivato mio caro conte, spero abbiate fatto
un buon viaggio. -
- Ma certo mio Lord, sono onorato di esser stato
invitato da lei qui per la stagione, ormai era tempo
che non venivo a Londra, sa, a causa della sventura
che mi ha colpito. -
- Se c'è una cosa che ho imparato dai mie viaggi
mentre servivo in Marina intorno al mondo è che
tutte le voci sul conto di un uomo spesso non lo
rappresentano nemmeno metà, e solitamente solo
quelle meno lusinghiere tendono ad essere ripetute e
ricordate. -
Il duca iniziò a versare del porto per entrambi.
- Qui a corte poi il pettegolezzo è considerato al
pari di una forma d'arte da tutte quelle donnette
che abbracciano l'invidia come compagna di vita. Per
quanto vi possa sembrare crudele da parte mia, vi
debbo esortare a raccontarmi di queste vostre
vicende. -
Porgendogli il calice:
- Fidatevi di me: il porto allenterà la tensione ed
io dopo aver ascoltato la vicenda dalla viva voce
del suo protagonista non dovrò più prestare orecchio
a quelle megere, non si preoccupi caro conte, mi
parli pure della sua vicenda. A proposito potremmo
adottare, quando siamo fra di noi, un linguaggio
meno formale, la prego. -
- Oh bene, deve sapere che mia moglie fin da subito
dette segni di squilibrio, che io non seppi o non
volli interpretare, mi cullavo nella mia felicità
cieco ad ogni segno. Nel cuore della notte spesso la
trovavo che vagava per la grande casa, in vestaglia,
sorridendo e biascando frasi sconnese. Un giorno la
trovai che giocherellava sulla finestra del secondo
piano, i piedi sospesi nel vuoto, cantando una
canzoncina infantile. Feci chiamare il nostro medico
che diagnosticò un esaurimento nervoso. Prescrisse
dei bagni termali. La inviai con la cameriera ai
bagni termali di M. In quel periodo seguivo degli
affari urgenti, ero certo che tutto si sarebbe
risolto per il meglio e lei sarebbe tornata la mia
adorata moglie. MI sbagliavo; ricevetti un
telegramma dalle terme da parte della nostra
cameriera. Mi informava che mia moglie era fuggita
nella notte dalla sua stanza, e mi pregava di
recarmi subito a M. Con una carrozza corsi,
immaginandomi le peggiori sventure, fu un viaggio
nell'incubo. Quando arrivai le ricerche erano in
corso mi unii al personale delle terme ed alla
polizia, che dovetti informare mio malgrado. Fu una
ricerca affannosa, ma al tramonto quando ormai
disperavamo fu avvistata in un casolare nelle
campagne a qualche chilometro dalle terme. Quando
arrivai mi si presentò una scena terribile. Essa
cavalcava un vecchio cavallo. probabilmente preso
nella stalla del casolare, lei era nuda, i capelli
al vento, uno sguardo folle la illuminava, quando mi
vide urlò ingiurie che lei mai poteva ader udito.
Affranto cercai di calmarla, di coprirla con il mio
mantello. Lei con uno scarto del cavallo fuggì,
urlando. Io crollai a terra, il mondo intorno sparì
in una nebbia densa. Quando mi svegliai, in una
camera dell'albergo di M. mi informarono che la
avevano trovata. Si trovava ricoverata presso il
manicomio di M. con un trattamento deciso d'urgenza
dall'ufficiale sanitario della cittadina, visto lo
stato di folle agitazione che la pervadeva. Era
stata trovata nel cortile di una casetta di poveri
carbonai, si era cosparsa di carbone ed altri
luridumi, nascosta in un angolo come un animale. Ci
era voluto l'intervento del medico per darle un
sedativo e portarla via. Tutta la cittadina l'aveva
vista. Che terribile visione! Lei si trova tuttora
là, sono stato una sola volta a vederla, da lontano,
lei sedeva inerte nel grande cortile del manicomio,
con lo sguardo perso in qualche folle sogno. Non
sono più tornato, a che scopo?-
Il Duca posò la sua mano sulle spalle di Gabriel,
sorrideva amabile, con tono dolce soggiunse - Adesso
caro Gabriel il tempo della tristezza è finito, deve
pensare alla vita. -
- Oh ma certo, seguirò il suo consiglio. - Rispose
Gabriel. - Bene, allora Gabriel, facciamo colazione,
così potremo parlare un pò di cose meno tristi -.
Gabriel mangiò con appetito, finalmente libero da
quei tristi ricordi e deliziato dalla compagnia del
Duca. Discorsero di molti argomenti, di crickett, di
cui il Duca era un vero esperto, dei bei salotti di
Londra, della stagione teatrale. Il tono del Duca
divenne più confidenziale, parlò delle sue
esperienze nella Marina Reale. - Sai caro Gabriel
che io sono un appassionato anche di pittura?
finanzio qualche pittore emergente, ti farò
conoscere uno di questi, molto promettente, Walter
Sickert - riprese il Duca. - Stamane faremo una
passeggiata in St James 's Park. E' il più antico e
il più aristocratico dei parchi di Londra. Dal suo
ponte principale si ha una delle vedute più belle di
Buckingham Palace, ma si vedono anche il Westminster
Palace e il St James's Palace. - Qui troveremo Lord
Harris, anche lui qui per la stagione con la sua
splendida nipote - - Idea magnifica caro Duca!-
Rispose Gabriel - Oh ti prego Gabriel chiamami pure
Alberto, ma soltanto in privato ovviamente. -
Rispose sorridendo il Duca.
Arrivarono al St James 's Park, un sole tiepido
faceva capolino fra le rade nubi. Al centro del
Parco vi era un lungo canale con un laghetto
centrale abbellito con dei giochi d'acqua. Qui
stavano passeggiando Lord Harris e la nipote. Il
Duca, in compagnia di Gabriel si avvicinò. - Caro
Lord che magnifico piacere incontrarla. e un piacere
ancor maggiore nell'incontrare la più bella dama
ch'io conosca. - Daisy, sorridendo compiaciuta,
salutò con una riverenza il duca e poi Gabriel.
Questi salutò con enfasi la dama e Lord Harris che
fu compiaciuto di veder Gabriel a Londra per la
stagione e così di buon umore. - Vi prego- riprese
il Duca. - Andiamo verso la Duck Island - Era la
cosiddetta isola delle anatre, l'area protetta e
popolata da tanti caratteristici uccelli tra cui un
piccolo gruppo di pellicani. Qui un pittore stava
disegnando, assorto nel suo lavoro. - Walter!-
Chiamò il Duca. Questi si riscosse e si alzò subito.
- Milord, qual piacere vedervi!- Il pittore si
profuse in una riverenza. - Questi è un promettente
pittore, forse il più interessante ch'io conosca -
Disse il Duca presentando Walter Sickert al piccolo
gruppo. - Egli è un fine ritrattista, possiedo già
alcuni suoi magnifici quadri - Affermò il duca,
sorridendo. A quel punto Gabriel che fino a quel
momento era stato in silenzio, affascinato dai modi
e dal conversare del duca, la cui sola presenza
acquietava i suoi foschi pensieri, si avvicinò al
pittore osservando il disegno che questi stava
facendo. Era il ritratto di una donna giovane,
adagiata su un letto, abbandonata, un lenzuolo
ricopriva a mala pena le sue nudità. Disegnava
veloce, con tratti sicuri. Gabriel fu colpito da un
pensiero; ecco come potrei omaggiare Alberto, potrei
commissionare al suo artista preferito un ritratto
di lui con la sua bella dama del ballo, ah si che
magnifica idea, che coppia sublime, il loro
fidanzamento sarà l'avvenimento più fantastico della
stagione londinese! Ed io potrò assister da una
posizione privilegiata a tutto ciò. Nel frattempo il
Duca con Lord Harris e Daisy si erano avviati verso
un gazebo conversando. La risata argentina della
ragazza accompagnava le voci dei due uomini. - Lei è
un grande artista. - Disse Gabriel al pittore,
questi alzò la testa dal disegno, sorridendo. - Non
saprei...dicono così, o meglio così dice il caro
Duca, mio protettore. - - Pensavo di far un omaggio
al Duca. - Proseguì Gabriel. - Potrei commissionarle
un quadro della bella coppia che ha appena veduto. -
- Cioè il Duca e la bella aristocratica? - Chiese
Walter. - Certamente! Vorrei poter seguire l'opera
nel suo avanzare così da poter visionare la
creazione. - - Ma certo, una commessa così chi
vorrebbe rifiutarla?- Rispose Walter. Si diedero
appuntamento per l'indomani nello studio del
pittore. Gabriel ai affrettò a raggiungere il
gruppetto vicino al gazebo.
Diario di Gabriel 7 aprile 1888
ah quante fantastiche sensazioni sto provando dal
mio arrivo a Londra! Clarence House è una residenza
magnifica, e il caro Duca mi sta dando accesso ai
suoi più intimi pensieri. Abbiamo rivisto più volte
Lord Harris, e Daisy; che magnifica creatura, e
quali vette di inarrivabile saggezza e stile ella
potrà raggiungere sotto la sapiente guida del Duca.
Poter assistere a questa unione di beltà, sapienza,
e magnifiche doti mi ripaga delle mie passate
umiliazioni! Al parco ho conosciuto il pittore
preferito del caro Albert! Personaggio alquanto
singolare, ma essendo un artista penso sia
indispensabile esserlo, e poi se il Duca lo
predilige chi son io per metterlo in dubbio? Un buon
pittore lo è certamente, l'indomani del nostro
incontro al parco son andato nel suo studio, abbiamo
parlato molto, mi ha confidato la sua repulsione per
le donne, per quanto ne sia ossessionato, ne dipinge
in continuo, alcune in pose sconce. Anche io gli ho
parlato delle mie 'difficoltà' con mia moglie, le
mie paure ed ansie. Forse ha creduto di veder un mio
innamoramento per Daisy, ma penso sia dovuto alla
sua ossessione. Ella sarà la fidanzata del Duca e
questo è magnifico! Anche ieri sera al ballo hanno
danzato insieme, la loro bellezza e leggiadria erano
agli occhi di tutti! Io ho bevuto molto brandy ed al
nostro ritorno in carrozza il Duca mi ha
scherzosamente rimproverato, per non so bene quale
mia affermazione sulle donne fatta in presenza di
alcuni lord nella saletta da fumo, non ricordo,
forse qualche animo geloso della mia amicizia con il
Duca ha voluto mettermi in cattiva luce, ma egli,
sublime persona, non par dare troppa importanza alla
cosa, anzi si è detto divertito, ed anche lui, mi ha
confidato, pensa alla cattiva coscienza di alcuni
tipi di donne, ma si vedeva che era deliziato dalla
serata appena trascorsa.
Ho conosciuto, due giorni or sono, John Druitt
Montague, figlio di un noto medico londinese,
giovane avvocato ed ottimo giocatore di cricket, lo
pratica insieme a Lord Harris. Con Albert siamo
andati a vedere una partita di crickett; la squadra
di George ha vinto agevolmente. Dopo la partita
siamo andati a bere qualcosa al Club di Alberto,
questi mi ha chiesto di divenire amico di John, egli
ha patito una delusione d'amore ed io avrei potuto
essergli vicino visto la mia terribile esperienza;
molto più di una delusione d'amore, la mia, un
'tradimento' dell'animo che mi ha lacerato e mi ha
bandito per più due anni dal consorzio umano. Ma ora
non voglio ripensar a quei terribili giorni in cui
la follia di mia moglie mi ha strappato al mondo!
Che animo sofferente quello di John, insieme abbiam
promesso che mai più donna avrebbe causato così
tanto strazio nei nostri sensibili animi! Quali
esseri purulenti posson divenir se contaminati da
pensieri ed azioni non pure! Così noi per emendarci
dalle nostre vicissitudini vivremo in stretto
sodalizio con il caro Albert che sa, dall'alto della
sua sapiente esperienza, cosa si confà ad un
gentiluomo e quali sono le azioni necessarie
affinchè il nostro animo sanguinante trovi pace.
Gabriel si recò l'indomani, come faceva da alcuni
giorni, nello studio di Walter, sito in Leman street
nel quartiere di Whitechapel. Egli non capiva come
si potesse viver in un simile posto ma per un
pittore probabilmente non valevano le stesse
sensibilità che per i gentiluomini. Gabriel era
comunque affascinato dalla vitale esuberanza degli
abitanti di questo quartiere: carrettieri, facchini,
venditori ambulanti, riempivano le strade, sporche e
maleodoranti. Ragazzini cenciosi chiedevano ai
passanti qualcosa da mangiare, con fastidiosa
petulanza.
Al suo arrivo nello studio vi trovò il pittore che
davanti ad un cavalletto dipingeva una tela. Dietro
di lui adagiata su uno sgangherato sofà vide una
donna, nuda, con una gran massa di capelli neri, la
bocca improntata ad un sorriso vacuo e licenzioso ed
occhi azzurri, vivaci. Aveva un corpo flessuoso e
pieno, con la pelle molto chiara. Gabriel si
arrabbiò. - Ma allora Walter, cosa fai non dipingi
il mio quadro? - La presenza della donna nuda lo
aveva disturbato, una sottile inquietudine lo
invase. Walter fece segno alla sua modella di
rivestirsi, questa con calma si rivestì. Il pittore
le diede qualche moneta, questa sbuffando si accostò
alla porta ed uscì, passando davanti a a Gabriel lo
scrutò, egli la osservava con disprezzo.
Walter invitò Gabriel a sedersi, andò nella stanza
attigua a prendere un quadro e lo mise davanti al
Conte: - Ah bene vedo che il quadro procede
nonostante le tue distrazioni! - Fece Gabriel - La
luce nei colori del quadro mi piace ma il vestito di
lei non è perfetto, e poi la sua espressione non
và!! - Proseguì feroce - Lei ha un'animo così
delicato e nobile, pensieri così puri e tu la
dipingi come una delle tue modelle! Prostitute
immagino!- A quel punto Walter rispose - Beh il
quadro ha bisogno di esser finito, e poi le mie
modelle come le definisce milord sono fonte della
mia pittura la loro frequentazione mi è
indispensabile, su questo punto non sono l'unico a
pensarla così, anche il signor Duca apprezza la loro
genuina bellezza! - a sentir ciò Gabriel scattò -
Non ti permetto, insulso verme di parlare così del
signor Duca! - - Oh ma io non volevo mancar di
rispetto, intendevo che la genuina bellezza è
considerata accettabile anche da un così illustre
personaggio pieno di sensibilità artistica come il
signor Duca - rispose umilmente Walter.
Gabriel si calmò. - Hmm bene, non son qui per parlar
di questo, ma per veder la mia opera, dovrà esser
pronta per il fidanzamento del signor Duca, è un
dono da far per quella data. -
Il pittore intento ad apportar correzioni al quadro
si voltò. - Di che fidanzamento parla vostra grazia?
- - Ma di quello del Duca con la nipote di Lord
Harris, ovvio no? - rispose Gabriel spazientito.
Walter allora rivelò al Conte che la sera avanti, al
ricevimento della contessa di V. a cui era stato
invitato per la sua frequentazione a corte, aveva
avuto notizia del fidanzamento della nipote di Lord
Harris con Lord Peter Wimsey. - Ma cosa stai dicendo
dannato idiota? - - La verità signor conte. -
Rispose Walter.
Gabriel raggelò nonostante la temperatura mite nella
stanza. Un turbine di pensieri presero a vorticare
nella sua mente, un urlo dal profondo dell'animo si
stava facendo strada, aprì la bocca ma non ne uscì
alcun suono, inebedito guardava il quadro davanti a
lui: il Duca e la sua dama ballavano felici.
Barcollò, la sua mano toccò qualcosa di metallico:
la spatola che usava il pittore. Strinse
convulsamente le dita, con un urlo agghiacciante si
gettò sul quadro, cominciò a tranciare la tela con
gesti convulsi, la sua rabbia trovava sulla tela la
sua espressione, in quel momento era libero dai
vincoli della sua formale educazione, vibrava di
sdegno, di tradimento, di incredulità, stava
distruggendo tutto ciò che gravava sul suo cuore.
Sfinito, si appoggiò a terra, il suo sguardo vagava
nella stanza, dal quadro distrutto ai suoi piedi, al
pittore che lo guardava, affascinato da quell'esplosione
di collera. Questi prese due bicchieri colmi di una
sostanza verde, poi sopra un cucchiaino sforacchiato
mise una zolletta di zucchero e gli diede fuoco. Lo
zucchero si sciolse lentamente e raggiunse il
liquore. Porse un bicchiere a Gabriel che lo bevve
poco a poco inebedito, i suoi pensieri vagarono
senza meta. Dopo qualche tempo Walter mostrò a
Gabriel un quadro: in esso era dipinta una donna
adagiata su un letto, nuda, con le gambe leggermente
aperte. La sua pelle diafana ed i capelli biondi gli
fecero pensare a Daisy. - Eccola qui la sua
aristocratica puttana! - Soggiunse il pittore. - Ma
come...- Iniziò Gabriel - Oh non si preoccupi signor
conte, io non l'ho veduta così ma potrebbe esser
stato no? E che differenza vede dalle mie puttane di
Whitechapel? - Riprese. Gabriel si alzò, corse alle
scale le scese a precipizio, la risata del pittore
lo inseguì, come una lama gli passò le carni, si
chiuse le orecchie con le palme delle mani per non
udirla più mentre correva. In strada spintonò una
vecchia mendicante, le sue maledizioni lo rincorsero
lungo la via, alcuni passanti si voltarono a
guardarlo, videro un uomo ben vestito, con il
panciotto aperto, senza cappello, che urlava,
correndo.
Giunse al circolo del Duca. Questi era impegnato in
una partita di bridge. Con lui c'era anche John
Druitt ed altri gentiluomini che Gabriel conosceva
di vista. Gabriel appena vide il Duca si avvicinò al
tavolo e gli chiese concitatamente di parlargli. -
Cosa è mai accaduto mio buon conte per suscitar in
voi un così agitato stato d'animo?- Chiese il Duca,
al che Gabriel proruppe, davanti agli altri
gentiluomini allibiti, a spiegar al Duca del
fidanzamento della pupilla di Lord Harris. -
oh ma ne ero stato già informato mio caro - disse il
Duca, - certe notizie non rimangon segrete a lungo
qui in società - al che Gabriel - perchè allora non
me lo avete detto subito?- sorpreso ma affabile il
Duca replicò - ma perchè non credevo vi interessasse
così tanto, ogni anno in società vi sono svariati
fidanzamenti e seguir ogni accadimento risulta
piuttosto tedioso, preferisco il bridge, o la
caccia, un uomo può trovarvi maggior fortuna- gli
altri astanti risero a quella facezia, non Gabriel,
furioso. - la vostra calma è dovuta senz'altro alla
ottima educazione ricevuta, degna di un uomo del
vostro rango, ma quest' oltraggio non rimarrà
impunito, se le leggi non me lo impedissero sfiderei
subito a duello questo conte di Winsey e gli farei
pagar l'affronto!- riprese sempre più furioso - in
Francia ho già sfidato a duello qualche anno fà
personaggi di tal fatta!!- - via caro conte, non sia
così agitato, non mi par il caso, auguriamo alla
signorina Daisy un buon matrimonio e beviamo alla
sua salute- soggiunse il Duca chiamando un valletto
perchè fosse servito da bere a tutti i nobiluomini
al tavolo. Gabriel si allontanò, chiamando John
Druitt, che era fino a quel momento rimasto accanto
al Duca - vieni mio caro, dobbiam pensare a cosa
fare per il nostro Duca, e quel dannato Lord Harris
ha finito di venire a scroccar cene nella mia
magione con la scusa di lenire il mio dolore, quando
lo incontrerò gliene dirò quattro!! maledetto
parassita!- i due uomini si allontanarono a grandi
passi dal club sotto lo sguardo incuriosito dei
presenti.
Capitolo 4
Diario, 28 aprile
questi giorni sono stati febbrili per me, il
pensiero del tradimento di quella piccola intrigante
e di George, che si paventava mio grande amico, mi
ha tolto il sonno, riesco a dormire con fatica, e
soltanto all'alba, la notte me ne sto a pensare a
questa storia, a cosa fare.....non so più, la testa
mi par scoppiare. L'altra notte, mi son
addormentato, ma un incubo mi ha fatto risvegliare,
madido di sudore; mi trovavo in una grotta, buia, un
senso di oppressione mi faceva respirar con fatica.
Camminavo e percepivo sotto i piedi un liquido
appiccicoso, mi son chinato a toccarlo e
avvicinandolo agli occhi ho visto che era sangue,
allora mi son accorto che la grotta ne trasudava, le
pareti ne erano ricoperte, e sgocciolavano di quel
liquido denso ed appiccicoso. Un senso di
oppressione aleggiava nell'aria, nel sogno correvo,
son caduto...su di un corpo....ed è stato allora che
ho visto...un volto di donna, giovane, insanguinato
e mutilato mi guardava.....ed io ho urlato... mi son
risvegliato .nella camera...al chiarore della luna.
che angoscia! Ieri sera al ballo della contessa di
Bathory l'ho vista quella tradritrice con quel
damerino di Lord Peter Wimsey, non mi son
avvicinato, mi son limitato a guardarli dal fondo
della sala, con un bicchiere di sherry in mano. Lei
si è accorta di me perchè ha avuto un moto strano,
aveva uno sguardo teso che si è posato su di me, mi
pareva avesse rabbrividito e distolto subito lo
sguardo, la colpevolezza le si leggeva negli occhi!.
Ha detto qualcosa al suo cavaliere, che si è voltato
a guardarmi, io ho sostenuto il suo sguardo, con
disprezzo!!
il caro Alberto in questi giorni mi è molto vicino,
che uomo straordinario, egli deve pur soffrire molto
per questa vicenda, ma da perfetto gentiluomo quale
è, non lo dà a vedere. Mi invita ogni mattina nella
sua camera per la colazione, mi accoglie in
vestaglia, con uno straordinario sorriso, mangiamo
con calma, discorrendo di ricordi di marina di
Alberto. Egli è stato ufficiale nella Reale Marina!
La confidenza e l'intimità fra di noi cresce ogni
giorno di più. Si sta aprendo a me, mi ha rivelato
che in un periodo un pò difficile della sua vita,
frequentava molto spesso la sua cerchia di pittori,
di cui è mecenate, fra cui anche Walter. Nel suo
studio ha conosciuto una modella, di cui si
innamorò, nonostante tutto. E da qui gli son venuti
un sacco di guai di cui ancora ne soffre le
conseguenze!. Povero Alberto, anche per lui la vita
ha avuto dei risvolti amari! L'altra mattina l'ho
trovato piangente nella poltrona accanto alla
finestra, si è alzato, con sguardo commosso e mi ha
abbracciato, con foga! Il mio cuore a quella
straordinaria manifestazione ha avuto un sobbalzo,
siam rimasti così, abbracciati in silenzio, a lungo.
Entrambi compresi nella stupenda amicizia che sta
nascendo!
Dalla finestra del secondo piano di Clarence House
si godeva di una bella vista del vicino giardino di
St. James Palace, una figura in vestaglia,
appoggiata allo stipite della finestra, pareva
godersi la splendida cornice, persa nei propri
pensieri. Gabriel si riscosse - devo scendere-
pensò, - il conte mi attende ormai, anche se ancora
il suo maggiordomo non è venuto a chiamarmi,
strano....- egli si avviò verso la stanza del Duca.
Bussò lievemente alla porta, intese un tramestio
all'interno, una voce soffocata lanciò
un'imprecazione. -Chi è?- Gabriel rispose - son io
Alberto- - un attimo....si...-la porta dopo qualche
minuto fu aperta, Alberto, in vestaglia e
scarmigliato, lo fissava con un sorriso che per un
attimo a Gabriel parve di imbarazzo. - entra pure
caro, stamane molto presto è venuto qui da me a
trovarmi il caro John - adagiato su una poltrona, in
camicia, senza panciotto, John Druitt fissava
Gabriel con un sorriso. - Caro Gabriel, sei
mattiniero stamane- soggiunse questi. L'atmosfera
della stanza parve a Gabriel avere una nota di
intimità che non riusciva a decifrare. Forse avranno
parlato dei loro comuni affanni con le donne! pensò
questi, il suo sguardo fu catturato dai gemelli
d'oro di John, egli li riconobbe subito, appoggiati
sul comodino accanto al letto, in disordine. Fu
colto da un lieve disagio, Alberto cominciò con un
tono un pò troppo alto - oggi andremo a fare una
fantastica gita tutti e tre, nei quartieri dell'East
End, ci vestiremo in modo così da non farci
riconoscere e mangeremo in qualche stupenda bettola
che mi ha indicato Walter, anzi inviteremo anche lui
no?- anche John pareva entusiasta della proposta.
Gabriel si unì alla iniziativa, felice di far parte
dei programmi del principe, quel senso di disagio fu
messo a tacere, egli si pregustava la bella giornata
in compagnia dei due suoi nuovi amici ed ogni altro
pensiero scomparve come nebbia.
Quattro uomini avanzavano nella variopinta folla in
Furnier Street, nel quartiere di White Chapel. Erano
vestiti con abiti comodi, tre di loro, ad uno
sguardo superficiale, parevano impiegatucci della
vicina fabbrica di birra o marinai in libera uscita,
l'altro pareva un artista, aveva le falde della
giacca con delle piccole macchie di colori ad olio,
e portava un quaderno e delle matite in una mano,
osservando con uno sguardo compiaciuto le facce
esangui e stanche dei numerosi passanti. - E' laggiù
all'angolo - disse questi con enfasi. I quattro
uomini arrivarono all'ingresso di un pub, le cui
ampie vetrate sudicie e polverose, davano sulla
strada, una porta circondata da colonne, con la
vernice scrostata, accoglieva gli avventori, un uomo
con abiti sporchi e lisi se ne stava appoggiato sui
gradini, borbottando parole incomprensibili,
l'insegna sopra al locale diceva 'The Ten Bells'. -
Entriamo, avanti! - disse Walter.
Il locale era formato da una grande sala buia e
fumosa, dalle pareti rivestite di legno, i molti
avventori del tardo pomeriggio urlavano e parlavano
ad alta voce seduti su lunghe panche, di fronte a
loro sugli ampi tavolacci erano collocati boccali di
birra e piatti di cibo. Le cameriere con grembiuli
macchiati si affannavano a servire i clienti. Di
tanto in tanto si levavano sonore risate dai vari
gruppi quando qualcuno dei frequentatori del locale
palpeggiava con evidente soddisfazione una delle
cameriere, che si divincolava con fatica. In un
angolo una donna, giovane e dai modi un pò lascivi,
sedeva in compagnia di un uomo, lei gli parlava a
voce bassa, di tanto in tanto sorridendo ammiccante.
- sediamoci, ahhh che atmosfera interessante! -
disse Walter - eh caro Walter tu sei un estimatore
di questi sordidi locali, ma ad un artista tutto è
concesso! - rispose il Duca con un sorriso. - ma
anche lei, caro Duca apprezza i frequentatori, in
particolare alcune frequentatrici no? - - la tua
insolenza è pari soltanto alla tua splendida
pittura! - soggiunse il Duca ridendo. Bevvero e
mangiarono godendosi l'atmosfera sordida del locale,
fiocamente illuminato, fuori la notte incombeva,
quando i nostri uscirono dal pub - Camminiamo un pò.....-
soggiunse il duca. Le strade semibuie del quartiere
brulicavano di vita, una donna, seminascosta
nell'oscurità, venne loro incontro - ciao bei
gentiluomini, un pò compagnia da una graziosa
ragazza?- Gabriel si irrigidì - vattene, megera!-
sibilò. Walter intervenne - oh via signor conte, lei
è troppo duro con il vizio, lei è Mary, una delle
migliori compagnie si possan trovar in questo
quartiere!- dicendo questo allungò una mano verso il
sedere della ragazza, questa rise ritraendosi - ehi,
signor pittore! - oh, anche tu qua? - proseguì la
ragazza, guardando il Duca - oh beh, ciao Mary -
rispose il Duca, lievemente imbarazzato. - è da un
pò di tempo che non ci vediamo - disse Mary, - già,
ho avuto da fare, sono stato per mare - rispose il
Duca, evasivo. - ma adesso sei tornato!- Il Duca si
allontanò, velocemente, gli altri lo seguivano in
silenzio. La ragazza rimase là ferma ad osservarli,
nel buio. Poi con un gesto stanco, si incamminò per
la via opposta. Il Duca ruppe il silenzio - eh il
buon Walter mi ha fatto conoscere molti aspetti di
questo quartiere, fra cui anche le sue donne...lei è
quella donna di cui ti avevo parlato Gabriel, posava
per lui, ed io nelle mie frequentazioni delllo
studio l'ho conosciuta. Sotto mentite spoglie
ovviamente, per lei sono un ufficiale di marina, che
di tanto in tanto si ferma in città , il che in
effetti non è lontano dalla verità! Ho avuto per lei
sentimenti di pietosa tenerezza, in fondo al suo
animo è una fragile creatura e come sapete la mia
sensibilità mi rapisce spesso in situazioni che non
avrei immaginato! ah misero me! - Gabriel fu
dispiaciuto da questa ammissione, gli aveva già
parlato di questa sua debolezza Albert, ma vederne
con i propri occhi gli effetti nefasti sul caro
Alberto! come è stato possibile! forse qualche
nobile amore deluso lo ha precipitato con questa
donna?. Fu riscosso dai suoi pensieri, un trambusto
proveniente da una strada laterale richiamò
l'attenzione del gruppo. Un poliziotto stava
strattonando una donna, lei era minuta, con un ampio
scialle, dei lunghi capelli neri le ricadevano sulle
spalle, il viso stanco, e gli occhi iniettati di
sangue. - Questa maledetta baldracca mi ha fregato!
- disse un uomo, evidentemente ubriaco, aveva un
volto gonfio, congestionato, era molto alto, un
fisico massiccio, da carrettiere. - non so chi sia,
costui - rispose la donna, cercando di divincolarsi.
- non sai chi sono maledetta, se mi hai appena
fregato dieci scellini! - ruggì l'uomo. - io non
frego nessuno! - rispose questa. Il poliziotto
intervenne - lo sai che è proibito svolgere il
meretricio? - - non so di cosa parli, sbirro! - urlò
lei. - ah no eh? lo vedremo al comando, chi sei, sei
già schedata vero? - vieni! - e rivolto all'uomo - e
tu tornatene a casa da tua moglie, a farti passare
la sbronza! - l'uomo, rosso in volto, ebbe un moto
di rabbia, ma si allontanò gesticolando.
Questo evento lasciò in Gabriel un disagio, quasi
fisico. Rientrando nella sua camera a Clarence House
si mise a pensare a cosa avrebbe potuto fare per far
cessare quella turpitudine. Certo questa è la
missione a cui sono chiamato, pensava, estirpare il
vizio affinchè l'uomo possa redimere il suo animo
malato, devo salvare le persone semplici come quel
carrettiere e persone come il caro Albert, animi
nobili la cui sola colpa è la sensibilità! un
esaltazione febbrile lo prese si gettò sulla
scrivania e cominciò a scrivere.....
Il giorno seguente di buon mattino si recò
nuovamente nel quartiere di White Chapel, non aveva
neanche fatto colazione con il Duca, preso dal suo
stato d'animo. Vagava senza meta, immerso nei suoi
pensieri, quando si fermò davanti ad un negozio di
barbiere. Un uomo con grandi baffi, non molto alto
ma robusto di corporatura, con un camice da barbiere
stava facendo la barba ad un cliente, alzò lo
sguardo verso Gabriel attraverso la vetrina, uno
sguardo freddo ed ostile. Gabriel entrò e si sedette
in attesa. La maestria con cui l'uomo usava il suo
rasoio lo colpì molto, era molto veloce e sicuro, i
movimenti rapidi e decisi del rasoio sul volto
dell'uomo lo affascinarono. - tocca a lei!- il
barbiere si rivolse a lui, Gabriel fu riscosso dai
suoi pensieri, si avvicinò alla poltrona, - barba,
grazie- disse. le mani esperte si muovevano sul suo
viso, l'affilato rasoio correva con disinvoltura
sulla sua pelle piena di schiuma da barba. Il
barbiere gli rivolse qualche domanda, incuriosito
che un personaggio mai visto e con l'aria da
damerino, anche se con abiti semplici, fosse venuto
là fino al suo quartiere - lei è di queste parti?-
domandò. -In effetti sono di passaggio...questo
quartiere mi affascina pur con tutte le sue
brutture..oh ma lei ci vive e non vorrei offenderla-
soggiunse Gabriel. - non si preoccupi, questo
quartiere fa schifo anche a me, ma d'altra parte
dove potrei andare?- Gabriel sorrise all'uomo, -
come ti chiami?- -io?- rispose il barbiere-
Aaron....Kosminski- - ah, sei dunque ebreo? vieni
dalla Polonia?- - quante domande!- rispose irritato
il barbiere- il signore ha qualche problema con gli
ebrei?- -oh no affatto, svolgete nella società tutte
quelle attività che magari altri non farebbero, o
non potrebbero fare....siete oserei dire divenuti
indispensabili...sei sposato Aaron?- - no, diamine,
una donna, per cosa? per la mia rovina?- rispose
irritandosi sempre più - calma Aaron, suvvia, ti
racconterò quanto io abbia sofferto per una donna e
vedrai che su questo tema abbiamo molti punti in
comune!- Gabriel narrò le sue vicissitudini,
colorando con tinte fosche la sua descrizione dei
suoi anni di sofferenza con la moglie. - Caspita
mister, ne hai passati di guai eh!- -chiamami pure
sir Gabriel, e...stasera cosa fai?- -oh niente di
particolare, perchè?- -potremmo vederci in un pub in
zona, magari al The Ten Bells, lo conosci? porterei
dei miei amici e magari potremmo discorrere davanti
ad una pinta di birra-. - Certo che lo conosco!
diamine! pieno di zotici e di baldracche ma comunque
per mangiare un boccone e bere una birra buono ed
economico, il che non guasta!- proruppe
sghignazzando il barbiere. Un moto di fastidio in
Gabriel lo fece sussultare, la rozza educazione del
barbiere così lontana dalla sua lo disturbò. Ma si
riprese subito, sorrise compiaciuto, d'altronde
costui ci sarà utile, pensò Gabriel. - Bene allora è
deciso, ci vedremo nella serata al pub- - certo sir!-
rispose il barbiere. In quel momento entrò un
cliente, Gabriel si congedò.
capitolo 5
Quella sera si incontrarono all'imbrunire, Gabriel
ed i suoi amici, il duca, il pittore e John. Erano
vestiti con abiti semplici. Sostavano davanti al pub
dove si eran dati appuntamento con Aaron il
barbiere. Questi arrivò con passo lento da una
stradetta laterale, infagottato in un vecchio e
logoro soprabito, si avvicinò incerto e sospettoso a
Gabriel. - vieni caro Aaron, questi son amici
fidati, entriamo a prender una birra!-. il locale
era pieno della più varia umanità, marinai in
gruppetti mangiavano e bevevano, urlando e ruttando.
Altri figuri in abiti laceri guardavano bere gli
avventori, cercando, quando questi eran distratti,
di bere dai loro boccali. Quando qualcuno di questi
se ne accorgeva scoppiava una piccola rissa. Volavan
bicchieri e sedie, in rapidi scoppi, piccoli
temporali che subito si acquietavano, il malcapitato
se ne volava sulla strada seguito dalle imprecazioni
degli altri avventori. Cameriere scivolavano veloci
fra i tavoli, portando sui vassoi boccali di birra e
piatti con carne e patate. I nostri si siedono ad un
tavolone, - Susy!- chiamò Aaron, lei arrivò subito,
ordinarono da bere. - allora Aaron, tu vieni spesso
qua, conosci bene questo quartiere- disse Gabriel,
Aaron annuì mentre beveva. - si, con tutto il suo
luridume!-
continuò- tutte queste baldracche, dovrebbero
bruciare all'inferno!- Gabriel sorrise al Duca- uomo
interessante, non trovi?- il Duca perplesso guardò
Gabriel - mah dipende dai punti di vista- -i miei
punti di vista ed i suoi spesso coincidono...-
soggiunse Gabriel sorridendo. - Caro Aaron noi
dovremo parlare delle nostre idee...ma non qua...troppe
orecchie indiscrete…- continuò guardando il vicino
di tavolo, un uomo corpulento, che indossava un
panciotto logoro, ed un vecchio cappello troppo
piccolo per lui, che lo faceva assomigliare ad una
foca di un circo, ricambiò il suo sguardo
sogghignando.
Il gruppetto uscì, il buio della strada li avvolse,
durante il tragitto si scambiarono solo poche
parole, Gabriel stava rimuginando su cosa proporre
ai convitati una volta arrivati alla bottega di
Aaron, loro meta. Entrarono nella bottega, buia,
Aaron accese una luce, che non fugò completamente il
buio della stanza, la lama di luce conferiva loro
delle espressioni cupe, Il Duca si guardò intorno
incuriosito, non era mai entrato in una bottega di
barbiere di così basso livello, i mobili vecchi e di
scarso valore, la polvere, che ricopriva parte delle
superfici, conferivano all'insieme un' aria di
malinconica rassegnazione.
Gabriel esordì - e adesso….potremmo parlare di cosa
fare…..la polizia e le istituzioni dormono, mentre
il male si annida nelle strade di Whitechapel,
dovremmo dunque rimanere in silenzio di fronte a
tutto questo? - gli altri lo ascoltavano rapiti,
seduti sulle sedie sparse per la stanza, il Duca si
gingillava con un pennello da barbiere, divertito
all'idea che qualcuno potesse usare quel vecchio e
sporco attrezzo sulla pelle.
Gabriel proseguì - e dunque cosa potremmo fare?
Agire, signori, qui occorre agire…..-
Aaron intervenne, sghignazzando - e come Conte?
facendo a fette questo luridume per le nostre strade
e dandolo in pasto ai cani? - un silenzio carico di
significato accolse questa uscita del barbiere.
Gabriel sorrideva, la fioca luce che colpiva il suo
volto dava al suo sorriso un ghigno da satiro,
oscuri mostri si affollavano nella sua mente
componendo un caleidoscopio di immagini, molte delle
quali avrebbero fatto inarcare le sopracciglia degli
altri astanti, in un dubbio inespresso.
Capitolo 6
Le sere successive la fioca luce della bottega del
barbiere illuminava la strada nelle ore più
inconsuete e tarde, all'interno una discussione
animava i partecipanti, ombre danzanti si
stagliavano sui pannelli di legno, quasi che un
rituale fosse in atto, al centro della scena Aaron
con un rasoio in mano descriveva cerchi nell'aria.
Gabriel sorridendo soggiunse - Abbiamo ben compreso
le modalità Aaron…ma occorre prevedere il dopo...cosa
esattamente fare….- gli altri astanti, presenti
tutti eccetto il Duca di Clarence, perchè si diceva
che fosse meglio non sapesse proprio tutti i
dettagli, egli, un animo così nobile avrebbe potuto
trovare molti particolari riprovevoli, o
raccapriccianti. Egli era il motivo di coesione del
gruppo, ma sapeva soltanto che un'opera di
moralizzazione e pulizia era in corso per la quale
egli sarebbe andato fiero di tutti loro, questo
pensava sorridendo il Conte Gabriel.
Aaron sarebbe stato il braccio, il pittore, il
'palo' per coprire le spalle al barbiere, e avrebbe
organizzato la logistica, luoghi e nascondigli, egli
aveva alcune stanze sparse per il quartiere e ne
conosceva i luoghi più nascosti, che sarebbe stato
la base di partenza per l'opera imprescindibile che
si accingevano a compiere. John sarebbe stato il
collegamento con Gabriel, che non sarebbe stato nei
luoghi degli eventi al momento dell'accadimento, ma
si sarebbe aggirato in una carrozza anonima con le
tende tirate, poco prima, per 'scegliere' le
predestinate agli atti di purificazione.
Il quartiere di Whitechapel era immerso nella fredda
notte di inizio agosto, una leggera pioggia bagnava
i rari passanti che si aggiravano frettolosi,
stretti nelle loro logore giacche. L'odore della
notte, nelle prime ore che precedono il mattino,
riusciva a vincere sui miasmi delle strade, che
durante il giorno afferravano le narici dei
passanti, sferzandole con gli odori più nauseabondi.
Una carrozza scura, procedeva lentamente
sull'acciottolato delle strade silenziose, unico
rumore udibile. Un ubriaco cominciò a sghignazzare,
le sue urla si innalzavano dalle buie strade, una
donna cominciò ad inveire, nella notte.
La donna, alta all'incirca un metro e sessanta,
capelli castani tendenti al grigio, occhi grigi,
così come il colorito. Si allontanava nella strada
buia, essa indossava una cuffietta di paglia nera
guarnita di velluto nero, un soprabito rosso-mattone
ed un abito marrone.
Si stringeva nel suo soprabito, infreddolita, in
quel momento una carrozza giunse da una strada
laterale, essa si girò, guardano incuriosita chi
potesse esser il signore che si aggirava, in
carrozza in un tal quartiere. Dall'interno della
vettura Gabriel scostò la tenda, appena un pò, per
veder fuori. Vide un volto che poteva ritener
grazioso, a parte il colorito grigio e stanco, pensò
- mm... una donna perduta, lei potrebbe far al caso
nostro - la carrozza lentamente proseguì, al suo
interno una voce sussurrava degli ordini - abbiamo
trovato la prima, dovrete agire in fretta seguitela,
fatela allontanare e poi…..si….procedete nell'ordine
che vi ho detto.. è importante…- la voce si spezzò,
il pensiero del imminente azione lo eccitava. Nel
buio della carrozza il barbiere sogghignava,
accarezzando la fredda lama nella tasca del
soprabito, di fronte a lui Sickert, il pittore,
sudava copiosamente, nonostante il fresco della
notte penetrasse nella vettura. Balbettando
leggermente chiese: - Io dunque dovrò sorvegliare
l'azione….accertarmi che nessuno si avvicini...e
controllare le vie di fuga..- - si mio buon Walter -
rispose con un sorriso Gabriel. John osservava
Gabriel, il suo volto era quasi trasfigurato, in
preda al parossismo, gli occhi erano, o così
parevano a John, grandi e dilatati. nel silenzio che
seguì, la carrozza si fermò poco dopo, in una via
laterale, ne discesero Aaron e Walter. Il barbiere
tornò indietro alla ricerca della donna, la avvistò
poco dopo che camminava lentamente, allungò il
passo, mentre Walter lo seguiva da lontano, facendo
finta di esser sbronzo, e guardandosi in giro,
circospetto.
Walter vide, nella fioca luce dei lampioni a gas, la
donna entrare in una strada stretta e buia, in
compagnia di Aaron, lei si voltava sorridendo
all'uomo, che in quel buio era riconoscibile
soltanto dal cappotto liso, e dal suo passo,
strascicato. Walter si fermò a poca distanza,
cercando di accendersi una sigaretta, ma il tremore
delle mani glielo impediva, sudava copiosamente
nella notte fresca, dopo lunghi momenti sentì un
urlo soffocato, coperto da un'imprecazione, un tonfo
e dei colpi sordi seguirono, Walter non ce la fece
più, si precipitò nel vicolo, vide la donna a terra,
del sangue colava copiosamente dal collo, reciso,
che bianco come era faceva un contrasto terribile
con il sangue scuro che colava a fiotti, un
gorgoglio dalla bocca della donna indicava che era
ancora viva, Aaron era chino su di lei, quasi ad
aspirarne le ultime gocce di vita, si voltò con un
ghigno sul volto, i denti biancastri scoperti, la
lama del coltello luccicava seppur lorda di sangue,
parve non riconoscere subito Walter, mormorò
qualcosa che alle orecchie di Walter suonò - e
l'angelo della morte scese sulla terra….- Walter era
atterrito, incitò Aaron a tornare in sè - avanti
finisci il lavoro per il quale siamo qui.- lo esortò
l'altro dette in una risata, e replicò - stai calmo
Walter, il lavoro deve esser fatto bene..- si chinò
ancora sulla donna, che giaceva riversa, in una
pozza di sangue, con i vestiti in disordine, la
gonna alzata, una scarpa era volata via chissà dove,
lo scialle giaceva accanto a lei inutile ormai, il
volto in una smorfia di raccapriccio per se stessa,
per la propria vita, ormai dispersa come un rivolo
d'acqua dopo un temporale, e per quel che stava per
fare il barbiere, Aaron dette in un urlo strozzato e
cominciò a tagliare…..
CONTINUA…………………..
Capitolo 1
"Lord Sherrington!"
Si fece largo nella grande sala mentre il mormorio
Intorno a lui cresceva.
Gabriel Sherrington sapeva di non poter passare
inosservato e si manteneva impassibile mentre i
pettegolezzi passavano di bocca in bocca dietro ai
ventagli delle signore.
"...ma non era stato sfregiato?"
"Completamente pazza ti dico, l'hanno portata a
Broadmoor!"
Diicono che sia impazzito anche lui dopo la moglie:
ha licenziato la servitù ed abita da solo con un
maggiordomo sordomuto"
" Provate a andare di notte nei pressi di
Sherrington Manor, si sentono le sue urla di
disperazione"
Erano due anni che non si presentava in società,
sapeva che avrebbe suscitato del clamore, ma sperava
che il tempo avesse smorzato lo scandalo.
La rodata abitudine alla rigida etichetta Vittoriana
lo spingeva in avanti per rendere omaggio alla sua
ospite, mentre le voci si susseguivano nell'ampio
salone.
La Baronessa di Leconfield era una donna non più nel
fiore degli anni, diremmo una donna di mezza età,
alta, massiccia, con un viso improntato alla
alterigia e disprezzo per tutti coloro che non
avevano un adeguato titolo nobiliare e corpose
rendite, riservando la sua untuosa ipocrisia per i
titolati del regno.
Vestiva sobriamente con un vestito scuro, seppur
elegante, come si conveniva ad una donna del suo
rango. Riceveva gli ospiti in piedi in fondo alla
sala, con un sorriso appena accennato, ma con lo
sguardo freddo di chi è abituato a calcolare ogni
cosa, sentimenti compresi.
Gabriel non aveva certo dimenticato l'etichetta di
corte, ma il modo sbrigativo con cui la baronessa lo
aveva cortesemente trattato gli fecero capire che la
sua presenza non era gradita. Meccanicamente
ritornava sui suoi passi, pensando a quali sarebbero
stati i tempi accettabili per ritirarsi di buon
grado: la follia della moglie era troppo dura da
sopportare, anche senza un'intera sala pronta a
ricordargliela con ogni sguardo. L'unico modo per
sottrarsi dai doveri di società era rifugiarsi nella
saletta da fumo, lì non sarebbe entrata nessuna dama
e gli altri gentleman non avrebbero affrontato
argomenti così gravosi mentre si stavano godendo i
loro sigari. Perso nei suoi pensieri non aveva
notato Lord Harris che gli si stava avvicinando.
"Gabriel, Finalmente ci onori della tua presenza!"
"George, non so quanto onore possa recarti il
rivolgermi parola: la baronessa è stata molto
tiepida con me"
"Suvvia, cosa ti aspettavi? Sai bene come la
baronessa non voglia in nessun modo turbare il suo
illustre ospite. Non ti crucciare, piuttosto...
Posso presentarti mia nipote?"
Concentrato sulla sala da fumo Gabriel non aveva
notato la snella figura della ragazza che si
accompagnava a Lord Harris. Ella era alta ma ben
proporzionata, con un incarnato chiaro, e con bei
capelli lunghi biondi che incorniciavano un viso
bello, aristocratico, con occhi azzurri, mobili e
luminosi ed una bocca delicata e sensuale. Indossava
un vestito lungo, da ballo, color argento, con
spalle scese ed una sobria scollatura, un cerchio
sottoveste donava ampiezza al vestito, inoltre
portava guanti lunghi dello stesso colore del
vestito. L'acconciatura, secondo la moda del
momento, consisteva nel tenere raccolti con un
ricercato chignon sulla testa i bei capelli lunghi,
che ella come tutte le ragazze in metà da marito
portava, in quanto la lunghezza dei capelli denotava
uno stato di purezza.
"Lady Daisy Jervis, ho il piacere di presentarti
Lord Gabriel Sherrington. E' un caro amico che sta
vivendo un momento difficile ed il miglior ballerino
che io conosca".
In quel momento lo sguardo di Gabriel si posò sulla
giovane, e sorridendo affabile:
"Mi dovete scusare milady, purtroppo la mia lunga
assenza dai salotti ha intorpidito le mie buone
maniere; è un vero piacere per me conoscervi; così
tanta beltà, al cui cospetto non posso che
impallidire, è un balsamo per la mia anima
tormentata".
Lady Daisy sorrise durante l'inchino preciso e
misurato che l'etichetta imponeva, un bel sorriso
che si irradiava dalla bocca fino agli occhi verdi,
incorniciato dal delicato ovale del viso. La sua
figura aggraziata accresceva la sua innocente
sensualità donandole un'inconsapevole malizia.
"Sono felice di fare la sua sua conoscenza, Lord
Sherrington"
"Posso allora sperare di avere un ballo con lei,
ovviamente se il nostro Lord Harris è d'accordo.
Spero si possa ballare un valzer, sono un po' fuori
esercizio e non il ballerino che Lord Harris sta
dipingendo, ma credo ancora di poter ben figurare".
"Ma certo mio caro Gabriel, sarei lusingato se tu
volessi concederle questo onore".
"L'onore è soltanto mio, George".
"Bene, allora è deciso! Per il momento ritiriamoci a
fumare nella saletta da fumo".
Lucy, la moglie di Lord Harris, si prese cura di
Lady Daisy e loro si diressero verso la saletta.
Lord Harris si fece più vicino a Gabriel ed iniziò a
parlare a bassa voce
"Martha come sta?"
"Nessuna novità, i medici hanno ormai perso le
speranze".
"Ci dispiace molto, io e Lucy le eravamo molto
affezionati, ma tu dovresti ricominciare a vivere".
"Non è facile, stasera sto presenziando solo per
educazione".
"Già esserci è un buon inizio, la vita di società ti
farà bene, vedrai".
Appena entrati furono colti da una piccola nube di
fumo prodotta da sigari e sigarette, in quantità, un
gruppetto di uomini in abito da ballo fumava e
discuteva.
"Vieni Gabriel, ti presento al duca di Clarence, non
credo tu lo conosca".
Essi si avvicinarono al gruppetto. In mezzo a loro
un uomo giovane, alto ed elegante, con begli occhi
scuri e vivaci discorreva ascoltato da tutti. Si
capiva che aveva un forte ascendente sul gruppo,
Lord Harris si fece rispettosamente accanto
all'uomo. Questi lo vide ed esclamò:
"Caro George, finalmente qui tra noi. Avevo
necessità di scambiare due parole con te".
Questi rispose di esser a completa disposizione ed
aggiunse:
"Duca posso aver l'onore di presentarle il Conte di
S.?"
Il Duca fece un cenno con la testa e così Gabriel si
avvicinò
"Duca, mi permetta di presentarmi a lei e di render
disponibile la mia persona al suo servizio".
il Duca sorrise, affascinante
"Conte di S sono lieto di poterla conoscere, mi
hanno parlato molto di lei".
"Spero non siano giunte alla sua persona notizie
particolarmente negative".
il Duca sempre sorridendo e facendosi più vicino a
Gabriel, allontanandosi dal conciliabolo soggiunse:
"Caro Conte le persone con un passato interessante
mi affascinano molto. Il tedio a corte è una
malattia assai diffusa e le persone come lei
scarseggiano come il buon brandy".
Gabriel sorrise e per la prima volta, da quando era
giunto al ricevimento si sentì rilassato e, ma
questo lo avrebbe compreso solo più tardi,
affascinato dal Duca: la sua persona ed i suoi modi
cortesi ed eleganti lo avevano avvinto. "Ecco quel
che si dice una personalità sublime, eran vere le
voci sul suo conto!" pensò Gabriel fumando una
sigaretta.
Lord Harris richiamò Gabriel dai suoi pensieri.
"Andiamo nella sala da ballo, stanno per iniziare:
non vorrai mancare al primo ballo con mia nipote". E
sottovoce mentre si allontanavano "Il Duca mi ha
chiesto di poter avere con te un colloquio più
tardi, hai colpito la sua fervida immaginazione,
vecchio mio".
Gabriel ne fu compiaciuto - il mio rientro in
società non è così tragico come avevo immaginato,
beh la mia immaginazione ha lavorato molto
ultimamente devo dire- pensò.
Nella sala intanto su richiesta espressa di Lord
Harris fu suonato un valzer: le coppie si formarono
e Gabriel al braccio di Lady Daisy si fece al centro
della sala. Un lieve tremore lo colse, ma anni di
rigida educazione ebbero la meglio, nessuno avrebbe
notato la sua emozione, Lady Daisy sorrideva
raggiante, bellissima, e Gabriel si lasciò
trasportare dalle note della musica, ballando
compito. Gli sguardi della sala eran su di loro.
Ballare con Lady Daisy suscitò in Gabriel ricordi
dolci, struggenti dei primi tempi del fidanzamento
con la moglie: l'attesa trepidante di un sorriso, di
un ballo sotto lo sguardo della madre di lei, del
tocco lieve della mano su di un braccio. Sensazioni
che sgorgarono rapide, senza poterle fermare,
l'emozione lo avvinse, ebbe un capogiro, strinse un
pò più di quanto consentito la sua dama nel ballo,
lei fissò lo sguardo su di lui non comprendendo tale
gesto audace, lui ormai al termine del ballo,
allentò la presa, confuso. Ringraziò con poche
parole la sua dama e questa sorrise, era arrossita,
rendendola ancor più bella, se possibile. Su
quell'incarnato così chiaro divenne evidente la sua
agitazione. La moglie di Lord Harris si avvicinò
inarcando un sopracciglio, fraintendendo il motivo
della repentina emozione affiorata nel gesto ma
anche nello sguardo di Gabriel.
Questi si allontanò, rapido. Dunque dopo due anni di
lontananza dal mondo tutto era riaffiorato come se
soltanto pochi attimi lo dividessero da un passato
così dolce ma doloroso? Sospirò. soltanto per un
attimo pensò alla moglie, rinchiusa nell'istituto,
una lieve sensazione di commiserazione per se stesso
affiorò, ma fu solo un lampo.
Il Duca di Clarence lo osservava divertito, questi
era il cavaliere designato per il secondo ballo
della debuttante, ed attendeva che la dama si
riposasse in attesa del nuovo inizio delle danze.
Il ballo del Duca attirò l'attenzione del folto
pubblico di nobildonne e gentiluomini, era la più
bella coppia della serata, i due lo sapevano e non
facevano nulla per nasconderlo, sorridevano rapiti
dalla musica e da loro stessi, dalla loro
impertinente giovinezza.
Gabriel li osservava ed il suo stato d'animo mutò:
anche lui era incantato dalla grazia e bellezza di
entrambi, essi erano una coppia perfetta ai suoi
occhi, e lui cosa poteva incarnare se non un tragico
destino?
Si allontanò, uscendo sul terazzo e, nonostante ciò
contravvenisse all'etichetta, si accese una
sigaretta. Fumò avidamente, contemplando il buio
giardino, rischiarato appena dalle fiaccole. Era un
giardino all'italiana, o almeno lo era nelle
proposizioni della padrona di casa, ma il clima
freddo del Sussex, rispetto alle calde terre
d'Italia, non lo avvicinava troppo ai modelli visti
dalla baronessa durante un suo viaggio nel belpaese,
l'anno precedente.
Il Duca di Clarence raggiunse Gabriel sul terrazzo
ed iniziarono a parlare, incuranti del leggero vento
freddo che portava via il fumo delle sigarette.
capitolo 2
Sherrington Manor
13 Marzo 1888
Che serata!
Lo sentivo che in qualche modo che dovevo forzarmi a
partecipare. Non sono certo uno che vede il Destino
in ogni angolo, ma Dio mi ha fatto proprio una bella
sorpresa stavolta.
Non parlo d'amore, o forse in parte anche di quello,
o forse esagero, ma perché mettere un freno alla
vita e alla felicità?
Lei è bellissima nella sua purezza adamantina,
l'altra sera pareva quasi un angelo nel suo librarsi
con gioia infantile sulla pista da ballo. George e
Lucy avranno il loro bel da fare per gestire tutti
gli spasimanti che quegli stupendi occhi verdi hanno
conquistato in una sola sera. Poveri sciocchi, non
per essere rimasti abbagliati da tale bellezza (cosa
di cui anch'io sono colpevole), ma per la loro
cecità e superbia. So riconoscere un uomo migliore
di me quando lo vedo e stasera lo hanno visto tutti,
ma pochi lo hanno riconosciuto. Mentre Daisy ballava
con il Duca erano semplicemente perfetti, chi non
l'ha capito dovrebbe cavarsi gli occhi perché non sa
di che farsene. Io ho ballato con Daisy per non far
torto a George, non per altri motivi.
E' evidente che una grazia e bellezza simile in una
figura sì elegante è fatta per uomini come il Duca,
egli si che può ambir a cotanta beltà! Ed anche
oltre! Non avrei meraviglia se egli avesse una
figlia di regnanti in Europa che lo attende
trepidante, quand'egli spinto da magnanimità si
recasse a trovarla, non fini personali lo
spingerebbero ma soltanto puro spirito cavalleresco!
Che uomo meraviglioso il Duca, discorrere con lui è
stato l'apice della serata, abbiam parlato di
cricket inizialmente, ma l'ho capito subito che
avremmo poi finito per parlar d'altro. Un uomo così
intelligente, forbito nel parlare, profondo
conoscitore del mondo e dell'animo umano! Averlo
incontrato prima degli accadimenti che mi son
occorsi due anni fa! quante cose sarebbero potute
esser diverse!
Forse anch'io lo sarei stato!
Ah destino ingrato!
Ma adesso tutto sarà diverso, egli sarà un fratello
maggiore per me, confiderò ogni mio anelito a lui ed
egli saprà sempre consigliarmi per il meglio. Mi ha
accennato che anche lui ha un suo personale cruccio,
chissà di cosa si tratta. Su questo punto è stato
molto vago, mi ha detto che ne avremmo parlato in
momento e luogo più appropiato.
Il suo invito è per me importante, la sua vicinanza
riflette in me il suo carisma e la sua personalità,
non posseggo questi doni, ma soltanto esser
partecipe di questo prodigio, mi riempie di gioia,
questo suo ascendente verso gli uomini gli schiude
ogni porta ed ogni cuore. Le donne lo adorano, ed
egli da perfetto gentiluomo qual è le corteggia ma
mai supera il limite del buongusto e della decenza.
Quanti altri gentiluomini a Londra posson affermar
altrettanto? Loro con la loro ipocrita vita!
Egli solo si erge come un Titano sulle miserie
umane, e da inveterate altitudini fronteggia il suo
destino come un novello Achille. La natura gli ha
offerto molti doni ed egli li coglie ed usa a suo
piacimento, consapevole della giustizia che egli
incarna.
Sento di poter confidare a lui ogni cosa, di Martha
e di quel che è accaduto, nonostante abbia fatto di
tutto per evitarlo. Sentirmi vivo è una sensazione
così dimenticata in me che mi meraviglia
riconoscerla. mi sento rinato, quasi avessi fatto un
bagno di purificazione all'anima mia, sì tormentata
dalla follia di Martha.
Stasera si è consumata anche la mia vendetta. La
baronessa si è dovuta ingoiare un rospo più brutto
di lei, quella megera costretta dal titolo che porto
ad invitarmi mi avrebbe volentieri lasciato fuori
dagli invitati; è bastato veder come mi ha trattato,
come mi hanno trattato tutti quando sono arrivato;
nemmeno fossi stato una bestia feroce da circo. E
tutto questo nonostante io sia incolpevole! E'
pazzesco! Ma quando sono tornato nel salone al
fianco del Duca le loro facce erano il vero
spettacolo, non il ballo. La baronessa ha cercato di
venire a parlarmi, ma io mi sono allontanato dalla
festa come si confà per etichetta: senza salutare
gli ospiti per non disturbarli.
Dolce momento, mi hanno visto tutti andar via,
mentre lei si affannava, infagottata nel suo ampio
vestito, a salvar onore e decoro di fronte al duca,
cercando di trattenermi, questo solo interessava la
vecchia megera!!! ed io me ne son andato
comunque!!!!
Cosa non darei per vedere di nuovo le loro brutte
facce quando leggeranno il mio biglietto di
ringraziamento in cui mi scuserò di non poter fare
loro la consueta visita di cortesia perché mi sono
diretto a Londra su espresso invito del Duca!
Partirò presto: ormai qui a Sherrington Manor mi
sento soffocare, ogni cosa mi tedia, persino il mio
maggiordomo, con il suo non capir mai subito i miei
ordini mi urta, io credo lui si diverta alle mie
spalle, l'ho sempre sospettato. Dovrebbe capire che
la mia anima è in pena e non urtarmi di continuo con
la sua finta dabbedaggine, ma la sensibilità non è
data a tutti, meno che mai a persone di così basso
lignaggio! Eccolo che entra con il suo passo lento,
mi preparo per la notte, voglio far sogni splendidi,
finalmente! Ah dolce Morfeo cullami fra le braccia,
te ne scongiuro, conducimi per ataviche foreste
dalle dolci e leggiadre ninfe!
Capitolo 3
Erano i primi giorni di aprile e Londra accoglieva
la carrozza del conte Sherrington col fumoso
abbraccio della bruma e con il traffico della
capitale dell'Impero britannico.
Di tanto in tanto Gabriel scostava nervosamente le
tendine della carrozza cogliendo sprazzi della vita
e dei frenetici ritmi cittadini: attacchini con
manifesti pubblicitari di Madame Tussauds,
spazzacamini sudici di carbone con i loro
giovanissimi apprendisti, lustrascarpe agli angoli
delle strade e giovani donne in bicicletta.
Gabriel, abituato alle ampie distese della campagna,
si sentiva soffocato da questa marea umana,
dall'odore dello sterco dei cavalli che ristagnava
nelle vie e dal fumo dei camini che dava ad ogni
cosa un'acuta nota di bruciato.
La vista del Palazzo di Westmister lo tranquillizzò:
era in orario per il suo appuntamento col Duca di
Clarence.
Il Duca lo avrebbe ospitato presso la sua residenza
Londinese, Clarence House. Era una grande struttura
di quattro piani stuccata all'esterno con colori
chiari che contrastavano con l'adiacente St. James
Palace con cui condivideva i giardini.
Una nutrita schiera di cameriere e servitori
rendevano confortevole il soggiorno al Duca durante
le sue permanenze a Londra. Fu per Gabriel una
sorprendente novità, trovarsi attorniato da tutta
quella servitù, lui ormai abituato ad aver d'intorno
soltanto il suo vecchio maggiordomo sordo. Al suo
arrivo a Clarence House. Fu accolto dal maggiordomo
del Duca che, con sussiego, diede disposizioni alla
servitù per l'alloggio di Gabriel.
Si era appena sistemato nel suo alloggio, una grande
camera posta al secondo piano con pareti tappezzate
da arazzi, un quadro raffigurante un paesaggio
marino ed un grande letto con tende damascate di
colore rosso, quando udì bussare alla porta. Era il
maggiordomo - Signor Conte il signor Duca la attende
nella sua saletta privata, se vuol aver la cortesia
di seguirmi - Ah pensò Gabriel, quale onore esser
ricevuto così dal Duca, in così grande intimità!
Il maggiordomo lo guidò per i grandi interminabili
corridoi infine bussò ad una porta. - Avanti!- Egli
fu fatto entrare nella saletta privata del Duca
adiacente la sua camera da letto. Il Duca lo
attendeva seduto ad un tavolino vicino alla
finestra. Era stato preparato per la colazione, un
buon profumo di caffè unito all'odore del bacon si
propagava nella stanza. Il duca fece cenno a Gabriel
di accomodarsi ed il maggiordomo li lasciò da soli
nella stanza.
- Ben arrivato mio caro conte, spero abbiate fatto
un buon viaggio. -
- Ma certo mio Lord, sono onorato di esser stato
invitato da lei qui per la stagione, ormai era tempo
che non venivo a Londra, sa, a causa della sventura
che mi ha colpito. -
- Se c'è una cosa che ho imparato dai mie viaggi
mentre servivo in Marina intorno al mondo è che
tutte le voci sul conto di un uomo spesso non lo
rappresentano nemmeno metà, e solitamente solo
quelle meno lusinghiere tendono ad essere ripetute e
ricordate. -
Il duca iniziò a versare del porto per entrambi.
- Qui a corte poi il pettegolezzo è considerato al
pari di una forma d'arte da tutte quelle donnette
che abbracciano l'invidia come compagna di vita. Per
quanto vi possa sembrare crudele da parte mia, vi
debbo esortare a raccontarmi di queste vostre
vicende. -
Porgendogli il calice:
- Fidatevi di me: il porto allenterà la tensione ed
io dopo aver ascoltato la vicenda dalla viva voce
del suo protagonista non dovrò più prestare orecchio
a quelle megere, non si preoccupi caro conte, mi
parli pure della sua vicenda. A proposito potremmo
adottare, quando siamo fra di noi, un linguaggio
meno formale, la prego. -
- Oh bene, deve sapere che mia moglie fin da subito
dette segni di squilibrio, che io non seppi o non
volli interpretare, mi cullavo nella mia felicità
cieco ad ogni segno. Nel cuore della notte spesso la
trovavo che vagava per la grande casa, in vestaglia,
sorridendo e biascando frasi sconnese. Un giorno la
trovai che giocherellava sulla finestra del secondo
piano, i piedi sospesi nel vuoto, cantando una
canzoncina infantile. Feci chiamare il nostro medico
che diagnosticò un esaurimento nervoso. Prescrisse
dei bagni termali. La inviai con la cameriera ai
bagni termali di M. In quel periodo seguivo degli
affari urgenti, ero certo che tutto si sarebbe
risolto per il meglio e lei sarebbe tornata la mia
adorata moglie. MI sbagliavo; ricevetti un
telegramma dalle terme da parte della nostra
cameriera. Mi informava che mia moglie era fuggita
nella notte dalla sua stanza, e mi pregava di
recarmi subito a M. Con una carrozza corsi,
immaginandomi le peggiori sventure, fu un viaggio
nell'incubo. Quando arrivai le ricerche erano in
corso mi unii al personale delle terme ed alla
polizia, che dovetti informare mio malgrado. Fu una
ricerca affannosa, ma al tramonto quando ormai
disperavamo fu avvistata in un casolare nelle
campagne a qualche chilometro dalle terme. Quando
arrivai mi si presentò una scena terribile. Essa
cavalcava un vecchio cavallo. probabilmente preso
nella stalla del casolare, lei era nuda, i capelli
al vento, uno sguardo folle la illuminava, quando mi
vide urlò ingiurie che lei mai poteva ader udito.
Affranto cercai di calmarla, di coprirla con il mio
mantello. Lei con uno scarto del cavallo fuggì,
urlando. Io crollai a terra, il mondo intorno sparì
in una nebbia densa. Quando mi svegliai, in una
camera dell'albergo di M. mi informarono che la
avevano trovata. Si trovava ricoverata presso il
manicomio di M. con un trattamento deciso d'urgenza
dall'ufficiale sanitario della cittadina, visto lo
stato di folle agitazione che la pervadeva. Era
stata trovata nel cortile di una casetta di poveri
carbonai, si era cosparsa di carbone ed altri
luridumi, nascosta in un angolo come un animale. Ci
era voluto l'intervento del medico per darle un
sedativo e portarla via. Tutta la cittadina l'aveva
vista. Che terribile visione! Lei si trova tuttora
là, sono stato una sola volta a vederla, da lontano,
lei sedeva inerte nel grande cortile del manicomio,
con lo sguardo perso in qualche folle sogno. Non
sono più tornato, a che scopo?-
Il Duca posò la sua mano sulle spalle di Gabriel,
sorrideva amabile, con tono dolce soggiunse - Adesso
caro Gabriel il tempo della tristezza è finito, deve
pensare alla vita. -
- Oh ma certo, seguirò il suo consiglio. - Rispose
Gabriel. - Bene, allora Gabriel, facciamo colazione,
così potremo parlare un pò di cose meno tristi -.
Gabriel mangiò con appetito, finalmente libero da
quei tristi ricordi e deliziato dalla compagnia del
Duca. Discorsero di molti argomenti, di crickett, di
cui il Duca era un vero esperto, dei bei salotti di
Londra, della stagione teatrale. Il tono del Duca
divenne più confidenziale, parlò delle sue
esperienze nella Marina Reale. - Sai caro Gabriel
che io sono un appassionato anche di pittura?
finanzio qualche pittore emergente, ti farò
conoscere uno di questi, molto promettente, Walter
Sickert - riprese il Duca. - Stamane faremo una
passeggiata in St James 's Park. E' il più antico e
il più aristocratico dei parchi di Londra. Dal suo
ponte principale si ha una delle vedute più belle di
Buckingham Palace, ma si vedono anche il Westminster
Palace e il St James's Palace. - Qui troveremo Lord
Harris, anche lui qui per la stagione con la sua
splendida nipote - - Idea magnifica caro Duca!-
Rispose Gabriel - Oh ti prego Gabriel chiamami pure
Alberto, ma soltanto in privato ovviamente. -
Rispose sorridendo il Duca.
Arrivarono al St James 's Park, un sole tiepido
faceva capolino fra le rade nubi. Al centro del
Parco vi era un lungo canale con un laghetto
centrale abbellito con dei giochi d'acqua. Qui
stavano passeggiando Lord Harris e la nipote. Il
Duca, in compagnia di Gabriel si avvicinò. - Caro
Lord che magnifico piacere incontrarla. e un piacere
ancor maggiore nell'incontrare la più bella dama
ch'io conosca. - Daisy, sorridendo compiaciuta,
salutò con una riverenza il duca e poi Gabriel.
Questi salutò con enfasi la dama e Lord Harris che
fu compiaciuto di veder Gabriel a Londra per la
stagione e così di buon umore. - Vi prego- riprese
il Duca. - Andiamo verso la Duck Island - Era la
cosiddetta isola delle anatre, l'area protetta e
popolata da tanti caratteristici uccelli tra cui un
piccolo gruppo di pellicani. Qui un pittore stava
disegnando, assorto nel suo lavoro. - Walter!-
Chiamò il Duca. Questi si riscosse e si alzò subito.
- Milord, qual piacere vedervi!- Il pittore si
profuse in una riverenza. - Questi è un promettente
pittore, forse il più interessante ch'io conosca -
Disse il Duca presentando Walter Sickert al piccolo
gruppo. - Egli è un fine ritrattista, possiedo già
alcuni suoi magnifici quadri - Affermò il duca,
sorridendo. A quel punto Gabriel che fino a quel
momento era stato in silenzio, affascinato dai modi
e dal conversare del duca, la cui sola presenza
acquietava i suoi foschi pensieri, si avvicinò al
pittore osservando il disegno che questi stava
facendo. Era il ritratto di una donna giovane,
adagiata su un letto, abbandonata, un lenzuolo
ricopriva a mala pena le sue nudità. Disegnava
veloce, con tratti sicuri. Gabriel fu colpito da un
pensiero; ecco come potrei omaggiare Alberto, potrei
commissionare al suo artista preferito un ritratto
di lui con la sua bella dama del ballo, ah si che
magnifica idea, che coppia sublime, il loro
fidanzamento sarà l'avvenimento più fantastico della
stagione londinese! Ed io potrò assister da una
posizione privilegiata a tutto ciò. Nel frattempo il
Duca con Lord Harris e Daisy si erano avviati verso
un gazebo conversando. La risata argentina della
ragazza accompagnava le voci dei due uomini. - Lei è
un grande artista. - Disse Gabriel al pittore,
questi alzò la testa dal disegno, sorridendo. - Non
saprei...dicono così, o meglio così dice il caro
Duca, mio protettore. - - Pensavo di far un omaggio
al Duca. - Proseguì Gabriel. - Potrei commissionarle
un quadro della bella coppia che ha appena veduto. -
- Cioè il Duca e la bella aristocratica? - Chiese
Walter. - Certamente! Vorrei poter seguire l'opera
nel suo avanzare così da poter visionare la
creazione. - - Ma certo, una commessa così chi
vorrebbe rifiutarla?- Rispose Walter. Si diedero
appuntamento per l'indomani nello studio del
pittore. Gabriel ai affrettò a raggiungere il
gruppetto vicino al gazebo.
Diario di Gabriel 7 aprile 1888
ah quante fantastiche sensazioni sto provando dal
mio arrivo a Londra! Clarence House è una residenza
magnifica, e il caro Duca mi sta dando accesso ai
suoi più intimi pensieri. Abbiamo rivisto più volte
Lord Harris, e Daisy; che magnifica creatura, e
quali vette di inarrivabile saggezza e stile ella
potrà raggiungere sotto la sapiente guida del Duca.
Poter assistere a questa unione di beltà, sapienza,
e magnifiche doti mi ripaga delle mie passate
umiliazioni! Al parco ho conosciuto il pittore
preferito del caro Albert! Personaggio alquanto
singolare, ma essendo un artista penso sia
indispensabile esserlo, e poi se il Duca lo
predilige chi son io per metterlo in dubbio? Un buon
pittore lo è certamente, l'indomani del nostro
incontro al parco son andato nel suo studio, abbiamo
parlato molto, mi ha confidato la sua repulsione per
le donne, per quanto ne sia ossessionato, ne dipinge
in continuo, alcune in pose sconce. Anche io gli ho
parlato delle mie 'difficoltà' con mia moglie, le
mie paure ed ansie. Forse ha creduto di veder un mio
innamoramento per Daisy, ma penso sia dovuto alla
sua ossessione. Ella sarà la fidanzata del Duca e
questo è magnifico! Anche ieri sera al ballo hanno
danzato insieme, la loro bellezza e leggiadria erano
agli occhi di tutti! Io ho bevuto molto brandy ed al
nostro ritorno in carrozza il Duca mi ha
scherzosamente rimproverato, per non so bene quale
mia affermazione sulle donne fatta in presenza di
alcuni lord nella saletta da fumo, non ricordo,
forse qualche animo geloso della mia amicizia con il
Duca ha voluto mettermi in cattiva luce, ma egli,
sublime persona, non par dare troppa importanza alla
cosa, anzi si è detto divertito, ed anche lui, mi ha
confidato, pensa alla cattiva coscienza di alcuni
tipi di donne, ma si vedeva che era deliziato dalla
serata appena trascorsa.
Ho conosciuto, due giorni or sono, John Druitt
Montague, figlio di un noto medico londinese,
giovane avvocato ed ottimo giocatore di cricket, lo
pratica insieme a Lord Harris. Con Albert siamo
andati a vedere una partita di crickett; la squadra
di George ha vinto agevolmente. Dopo la partita
siamo andati a bere qualcosa al Club di Alberto,
questi mi ha chiesto di divenire amico di John, egli
ha patito una delusione d'amore ed io avrei potuto
essergli vicino visto la mia terribile esperienza;
molto più di una delusione d'amore, la mia, un
'tradimento' dell'animo che mi ha lacerato e mi ha
bandito per più due anni dal consorzio umano. Ma ora
non voglio ripensar a quei terribili giorni in cui
la follia di mia moglie mi ha strappato al mondo!
Che animo sofferente quello di John, insieme abbiam
promesso che mai più donna avrebbe causato così
tanto strazio nei nostri sensibili animi! Quali
esseri purulenti posson divenir se contaminati da
pensieri ed azioni non pure! Così noi per emendarci
dalle nostre vicissitudini vivremo in stretto
sodalizio con il caro Albert che sa, dall'alto della
sua sapiente esperienza, cosa si confà ad un
gentiluomo e quali sono le azioni necessarie
affinchè il nostro animo sanguinante trovi pace.
Gabriel si recò l'indomani, come faceva da alcuni
giorni, nello studio di Walter, sito in Leman street
nel quartiere di Whitechapel. Egli non capiva come
si potesse viver in un simile posto ma per un
pittore probabilmente non valevano le stesse
sensibilità che per i gentiluomini. Gabriel era
comunque affascinato dalla vitale esuberanza degli
abitanti di questo quartiere: carrettieri, facchini,
venditori ambulanti, riempivano le strade, sporche e
maleodoranti. Ragazzini cenciosi chiedevano ai
passanti qualcosa da mangiare, con fastidiosa
petulanza.
Al suo arrivo nello studio vi trovò il pittore che
davanti ad un cavalletto dipingeva una tela. Dietro
di lui adagiata su uno sgangherato sofà vide una
donna, nuda, con una gran massa di capelli neri, la
bocca improntata ad un sorriso vacuo e licenzioso ed
occhi azzurri, vivaci. Aveva un corpo flessuoso e
pieno, con la pelle molto chiara. Gabriel si
arrabbiò. - Ma allora Walter, cosa fai non dipingi
il mio quadro? - La presenza della donna nuda lo
aveva disturbato, una sottile inquietudine lo
invase. Walter fece segno alla sua modella di
rivestirsi, questa con calma si rivestì. Il pittore
le diede qualche moneta, questa sbuffando si accostò
alla porta ed uscì, passando davanti a a Gabriel lo
scrutò, egli la osservava con disprezzo.
Walter invitò Gabriel a sedersi, andò nella stanza
attigua a prendere un quadro e lo mise davanti al
Conte: - Ah bene vedo che il quadro procede
nonostante le tue distrazioni! - Fece Gabriel - La
luce nei colori del quadro mi piace ma il vestito di
lei non è perfetto, e poi la sua espressione non
và!! - Proseguì feroce - Lei ha un'animo così
delicato e nobile, pensieri così puri e tu la
dipingi come una delle tue modelle! Prostitute
immagino!- A quel punto Walter rispose - Beh il
quadro ha bisogno di esser finito, e poi le mie
modelle come le definisce milord sono fonte della
mia pittura la loro frequentazione mi è
indispensabile, su questo punto non sono l'unico a
pensarla così, anche il signor Duca apprezza la loro
genuina bellezza! - a sentir ciò Gabriel scattò -
Non ti permetto, insulso verme di parlare così del
signor Duca! - - Oh ma io non volevo mancar di
rispetto, intendevo che la genuina bellezza è
considerata accettabile anche da un così illustre
personaggio pieno di sensibilità artistica come il
signor Duca - rispose umilmente Walter.
Gabriel si calmò. - Hmm bene, non son qui per parlar
di questo, ma per veder la mia opera, dovrà esser
pronta per il fidanzamento del signor Duca, è un
dono da far per quella data. -
Il pittore intento ad apportar correzioni al quadro
si voltò. - Di che fidanzamento parla vostra grazia?
- - Ma di quello del Duca con la nipote di Lord
Harris, ovvio no? - rispose Gabriel spazientito.
Walter allora rivelò al Conte che la sera avanti, al
ricevimento della contessa di V. a cui era stato
invitato per la sua frequentazione a corte, aveva
avuto notizia del fidanzamento della nipote di Lord
Harris con Lord Peter Wimsey. - Ma cosa stai dicendo
dannato idiota? - - La verità signor conte. -
Rispose Walter.
Gabriel raggelò nonostante la temperatura mite nella
stanza. Un turbine di pensieri presero a vorticare
nella sua mente, un urlo dal profondo dell'animo si
stava facendo strada, aprì la bocca ma non ne uscì
alcun suono, inebedito guardava il quadro davanti a
lui: il Duca e la sua dama ballavano felici.
Barcollò, la sua mano toccò qualcosa di metallico:
la spatola che usava il pittore. Strinse
convulsamente le dita, con un urlo agghiacciante si
gettò sul quadro, cominciò a tranciare la tela con
gesti convulsi, la sua rabbia trovava sulla tela la
sua espressione, in quel momento era libero dai
vincoli della sua formale educazione, vibrava di
sdegno, di tradimento, di incredulità, stava
distruggendo tutto ciò che gravava sul suo cuore.
Sfinito, si appoggiò a terra, il suo sguardo vagava
nella stanza, dal quadro distrutto ai suoi piedi, al
pittore che lo guardava, affascinato da
quell'esplosione di collera. Questi prese due
bicchieri colmi di una sostanza verde, poi sopra un
cucchiaino sforacchiato mise una zolletta di
zucchero e gli diede fuoco. Lo zucchero si sciolse
lentamente e raggiunse il liquore. Porse un
bicchiere a Gabriel che lo bevve poco a poco
inebedito, i suoi pensieri vagarono senza meta. Dopo
qualche tempo Walter mostrò a Gabriel un quadro: in
esso era dipinta una donna adagiata su un letto,
nuda, con le gambe leggermente aperte. La sua pelle
diafana ed i capelli biondi gli fecero pensare a
Daisy. - Eccola qui la sua aristocratica puttana! -
Soggiunse il pittore. - Ma come...- Iniziò Gabriel -
Oh non si preoccupi signor conte, io non l'ho veduta
così ma potrebbe esser stato no? E che differenza
vede dalle mie puttane di Whitechapel? - Riprese.
Gabriel si alzò, corse alle scale le scese a
precipizio, la risata del pittore lo inseguì, come
una lama gli passò le carni, si chiuse le orecchie
con le palme delle mani per non udirla più mentre
correva. In strada spintonò una vecchia mendicante,
le sue maledizioni lo rincorsero lungo la via,
alcuni passanti si voltarono a guardarlo, videro un
uomo ben vestito, con il panciotto aperto, senza
cappello, che urlava, correndo.
Giunse al circolo del Duca. Questi era impegnato in
una partita di bridge. Con lui c'era anche John
Druitt ed altri gentiluomini che Gabriel conosceva
di vista. Gabriel appena vide il Duca si avvicinò al
tavolo e gli chiese concitatamente di parlargli. -
Cosa è mai accaduto mio buon conte per suscitar in
voi un così agitato stato d'animo?- Chiese il Duca,
al che Gabriel proruppe, davanti agli altri
gentiluomini allibiti, a spiegar al Duca del
fidanzamento della pupilla di Lord Harris. -
oh ma ne ero stato già informato mio caro - disse il
Duca, - certe notizie non rimangon segrete a lungo
qui in società - al che Gabriel - perchè allora non
me lo avete detto subito?- sorpreso ma affabile il
Duca replicò - ma perchè non credevo vi interessasse
così tanto, ogni anno in società vi sono svariati
fidanzamenti e seguir ogni accadimento risulta
piuttosto tedioso, preferisco il bridge, o la
caccia, un uomo può trovarvi maggior fortuna- gli
altri astanti risero a quella facezia, non Gabriel,
furioso. - la vostra calma è dovuta senz'altro alla
ottima educazione ricevuta, degna di un uomo del
vostro rango, ma quest' oltraggio non rimarrà
impunito, se le leggi non me lo impedissero sfiderei
subito a duello questo conte di Winsey e gli farei
pagar l'affronto!- riprese sempre più furioso - in
Francia ho già sfidato a duello qualche anno fà
personaggi di tal fatta!!- - via caro conte, non sia
così agitato, non mi par il caso, auguriamo alla
signorina Daisy un buon matrimonio e beviamo alla
sua salute- soggiunse il Duca chiamando un valletto
perchè fosse servito da bere a tutti i nobiluomini
al tavolo. Gabriel si allontanò, chiamando John
Druitt, che era fino a quel momento rimasto accanto
al Duca - vieni mio caro, dobbiam pensare a cosa
fare per il nostro Duca, e quel dannato Lord Harris
ha finito di venire a scroccar cene nella mia
magione con la scusa di lenire il mio dolore, quando
lo incontrerò gliene dirò quattro!! maledetto
parassita!- i due uomini si allontanarono a grandi
passi dal club sotto lo sguardo incuriosito dei
presenti.
Capitolo 4
Diario, 28 aprile
questi giorni sono stati febbrili per me, il
pensiero del tradimento di quella piccola intrigante
e di George, che si paventava mio grande amico, mi
ha tolto il sonno, riesco a dormire con fatica, e
soltanto all'alba, la notte me ne sto a pensare a
questa storia, a cosa fare.....non so più, la testa
mi par scoppiare. L'altra notte, mi son
addormentato, ma un incubo mi ha fatto risvegliare,
madido di sudore; mi trovavo in una grotta, buia, un
senso di oppressione mi faceva respirar con fatica.
Camminavo e percepivo sotto i piedi un liquido
appiccicoso, mi son chinato a toccarlo e
avvicinandolo agli occhi ho visto che era sangue,
allora mi son accorto che la grotta ne trasudava, le
pareti ne erano ricoperte, e sgocciolavano di quel
liquido denso ed appiccicoso. Un senso di
oppressione aleggiava nell'aria, nel sogno correvo,
son caduto...su di un corpo....ed è stato allora che
ho visto...un volto di donna, giovane, insanguinato
e mutilato mi guardava.....ed io ho urlato... mi son
risvegliato .nella camera...al chiarore della luna.
che angoscia! Ieri sera al ballo della contessa di
Bathory l'ho vista quella tradritrice con quel
damerino di Lord Peter Wimsey, non mi son
avvicinato, mi son limitato a guardarli dal fondo
della sala, con un bicchiere di sherry in mano. Lei
si è accorta di me perchè ha avuto un moto strano,
aveva uno sguardo teso che si è posato su di me, mi
pareva avesse rabbrividito e distolto subito lo
sguardo, la colpevolezza le si leggeva negli occhi!.
Ha detto qualcosa al suo cavaliere, che si è voltato
a guardarmi, io ho sostenuto il suo sguardo, con
disprezzo!!
il caro Alberto in questi giorni mi è molto vicino,
che uomo straordinario, egli deve pur soffrire molto
per questa vicenda, ma da perfetto gentiluomo quale
è, non lo dà a vedere. Mi invita ogni mattina nella
sua camera per la colazione, mi accoglie in
vestaglia, con uno straordinario sorriso, mangiamo
con calma, discorrendo di ricordi di marina di
Alberto. Egli è stato ufficiale nella Reale Marina!
La confidenza e l'intimità fra di noi cresce ogni
giorno di più. Si sta aprendo a me, mi ha rivelato
che in un periodo un pò difficile della sua vita,
frequentava molto spesso la sua cerchia di pittori,
di cui è mecenate, fra cui anche Walter. Nel suo
studio ha conosciuto una modella, di cui si
innamorò, nonostante tutto. E da qui gli son venuti
un sacco di guai di cui ancora ne soffre le
conseguenze!. Povero Alberto, anche per lui la vita
ha avuto dei risvolti amari! L'altra mattina l'ho
trovato piangente nella poltrona accanto alla
finestra, si è alzato, con sguardo commosso e mi ha
abbracciato, con foga! Il mio cuore a quella
straordinaria manifestazione ha avuto un sobbalzo,
siam rimasti così, abbracciati in silenzio, a lungo.
Entrambi compresi nella stupenda amicizia che sta
nascendo!
Dalla finestra del secondo piano di Clarence House
si godeva di una bella vista del vicino giardino di
St. James Palace, una figura in vestaglia,
appoggiata allo stipite della finestra, pareva
godersi la splendida cornice, persa nei propri
pensieri. Gabriel si riscosse - devo scendere-
pensò, - il conte mi attende ormai, anche se ancora
il suo maggiordomo non è venuto a chiamarmi,
strano....- egli si avviò verso la stanza del Duca.
Bussò lievemente alla porta, intese un tramestio
all'interno, una voce soffocata lanciò
un'imprecazione. -Chi è?- Gabriel rispose - son io
Alberto- - un attimo....si...-la porta dopo qualche
minuto fu aperta, Alberto, in vestaglia e
scarmigliato, lo fissava con un sorriso che per un
attimo a Gabriel parve di imbarazzo. - entra pure
caro, stamane molto presto è venuto qui da me a
trovarmi il caro John - adagiato su una poltrona, in
camicia, senza panciotto, John Druitt fissava
Gabriel con un sorriso. - Caro Gabriel, sei
mattiniero stamane- soggiunse questi. L'atmosfera
della stanza parve a Gabriel avere una nota di
intimità che non riusciva a decifrare. Forse avranno
parlato dei loro comuni affanni con le donne! pensò
questi, il suo sguardo fu catturato dai gemelli
d'oro di John, egli li riconobbe subito, appoggiati
sul comodino accanto al letto, in disordine. Fu
colto da un lieve disagio, Alberto cominciò con un
tono un pò troppo alto - oggi andremo a fare una
fantastica gita tutti e tre, nei quartieri dell'East
End, ci vestiremo in modo così da non farci
riconoscere e mangeremo in qualche stupenda bettola
che mi ha indicato Walter, anzi inviteremo anche lui
no?- anche John pareva entusiasta della proposta.
Gabriel si unì alla iniziativa, felice di far parte
dei programmi del principe, quel senso di disagio fu
messo a tacere, egli si pregustava la bella giornata
in compagnia dei due suoi nuovi amici ed ogni altro
pensiero scomparve come nebbia.
Quattro uomini avanzavano nella variopinta folla in
Furnier Street, nel quartiere di White Chapel. Erano
vestiti con abiti comodi, tre di loro, ad uno
sguardo superficiale, parevano impiegatucci della
vicina fabbrica di birra o marinai in libera uscita,
l'altro pareva un artista, aveva le falde della
giacca con delle piccole macchie di colori ad olio,
e portava un quaderno e delle matite in una mano,
osservando con uno sguardo compiaciuto le facce
esangui e stanche dei numerosi passanti. - E' laggiù
all'angolo - disse questi con enfasi. I quattro
uomini arrivarono all'ingresso di un pub, le cui
ampie vetrate sudicie e polverose, davano sulla
strada, una porta circondata da colonne, con la
vernice scrostata, accoglieva gli avventori, un uomo
con abiti sporchi e lisi se ne stava appoggiato sui
gradini, borbottando parole incomprensibili,
l'insegna sopra al locale diceva 'The Ten Bells'. -
Entriamo, avanti! - disse Walter.
Il locale era formato da una grande sala buia e
fumosa, dalle pareti rivestite di legno, i molti
avventori del tardo pomeriggio urlavano e parlavano
ad alta voce seduti su lunghe panche, di fronte a
loro sugli ampi tavolacci erano collocati boccali di
birra e piatti di cibo. Le cameriere con grembiuli
macchiati si affannavano a servire i clienti. Di
tanto in tanto si levavano sonore risate dai vari
gruppi quando qualcuno dei frequentatori del locale
palpeggiava con evidente soddisfazione una delle
cameriere, che si divincolava con fatica. In un
angolo una donna, giovane e dai modi un pò lascivi,
sedeva in compagnia di un uomo, lei gli parlava a
voce bassa, di tanto in tanto sorridendo ammiccante.
- sediamoci, ahhh che atmosfera interessante! -
disse Walter - eh caro Walter tu sei un estimatore
di questi sordidi locali, ma ad un artista tutto è
concesso! - rispose il Duca con un sorriso. - ma
anche lei, caro Duca apprezza i frequentatori, in
particolare alcune frequentatrici no? - - la tua
insolenza è pari soltanto alla tua splendida
pittura! - soggiunse il Duca ridendo. Bevvero e
mangiarono godendosi l'atmosfera sordida del locale,
fiocamente illuminato, fuori la notte incombeva,
quando i nostri uscirono dal pub - Camminiamo un
pò.....- soggiunse il duca. Le strade semibuie del
quartiere brulicavano di vita, una donna,
seminascosta nell'oscurità, venne loro incontro -
ciao bei gentiluomini, un pò compagnia da una
graziosa ragazza?- Gabriel si irrigidì - vattene,
megera!- sibilò. Walter intervenne - oh via signor
conte, lei è troppo duro con il vizio, lei è Mary,
una delle migliori compagnie si possan trovar in
questo quartiere!- dicendo questo allungò una mano
verso il sedere della ragazza, questa rise
ritraendosi - ehi, signor pittore! - oh, anche tu
qua? - proseguì la ragazza, guardando il Duca - oh
beh, ciao Mary - rispose il Duca, lievemente
imbarazzato. - è da un pò di tempo che non ci
vediamo - disse Mary, - già, ho avuto da fare, sono
stato per mare - rispose il Duca, evasivo. - ma
adesso sei tornato!- Il Duca si allontanò,
velocemente, gli altri lo seguivano in silenzio. La
ragazza rimase là ferma ad osservarli, nel buio. Poi
con un gesto stanco, si incamminò per la via
opposta. Il Duca ruppe il silenzio - eh il buon
Walter mi ha fatto conoscere molti aspetti di questo
quartiere, fra cui anche le sue donne...lei è quella
donna di cui ti avevo parlato Gabriel, posava per
lui, ed io nelle mie frequentazioni delllo studio
l'ho conosciuta. Sotto mentite spoglie ovviamente,
per lei sono un ufficiale di marina, che di tanto in
tanto si ferma in città , il che in effetti non è
lontano dalla verità! Ho avuto per lei sentimenti di
pietosa tenerezza, in fondo al suo animo è una
fragile creatura e come sapete la mia sensibilità mi
rapisce spesso in situazioni che non avrei
immaginato! ah misero me! - Gabriel fu dispiaciuto
da questa ammissione, gli aveva già parlato di
questa sua debolezza Albert, ma vederne con i propri
occhi gli effetti nefasti sul caro Alberto! come è
stato possibile! forse qualche nobile amore deluso
lo ha precipitato con questa donna?. Fu riscosso dai
suoi pensieri, un trambusto proveniente da una
strada laterale richiamò l'attenzione del gruppo. Un
poliziotto stava strattonando una donna, lei era
minuta, con un ampio scialle, dei lunghi capelli
neri le ricadevano sulle spalle, il viso stanco, e
gli occhi iniettati di sangue. - Questa maledetta
baldracca mi ha fregato! - disse un uomo,
evidentemente ubriaco, aveva un volto gonfio,
congestionato, era molto alto, un fisico massiccio,
da carrettiere. - non so chi sia, costui - rispose
la donna, cercando di divincolarsi. - non sai chi
sono maledetta, se mi hai appena fregato dieci
scellini! - ruggì l'uomo. - io non frego nessuno! -
rispose questa. Il poliziotto intervenne - lo sai
che è proibito svolgere il meretricio? - - non so di
cosa parli, sbirro! - urlò lei. - ah no eh? lo
vedremo al comando, chi sei, sei già schedata vero?
- vieni! - e rivolto all'uomo - e tu tornatene a
casa da tua moglie, a farti passare la sbronza! -
l'uomo, rosso in volto, ebbe un moto di rabbia, ma
si allontanò gesticolando.
Questo evento lasciò in Gabriel un disagio, quasi
fisico. Rientrando nella sua camera a Clarence House
si mise a pensare a cosa avrebbe potuto fare per far
cessare quella turpitudine. Certo questa è la
missione a cui sono chiamato, pensava, estirpare il
vizio affinchè l'uomo possa redimere il suo animo
malato, devo salvare le persone semplici come quel
carrettiere e persone come il caro Albert, animi
nobili la cui sola colpa è la sensibilità! un
esaltazione febbrile lo prese si gettò sulla
scrivania e cominciò a scrivere.....
Il giorno seguente di buon mattino si recò
nuovamente nel quartiere di White Chapel, non aveva
neanche fatto colazione con il Duca, preso dal suo
stato d'animo. Vagava senza meta, immerso nei suoi
pensieri, quando si fermò davanti ad un negozio di
barbiere. Un uomo con grandi baffi, non molto alto
ma robusto di corporatura, con un camice da barbiere
stava facendo la barba ad un cliente, alzò lo
sguardo verso Gabriel attraverso la vetrina, uno
sguardo freddo ed ostile. Gabriel entrò e si sedette
in attesa. La maestria con cui l'uomo usava il suo
rasoio lo colpì molto, era molto veloce e sicuro, i
movimenti rapidi e decisi del rasoio sul volto
dell'uomo lo affascinarono. - tocca a lei!- il
barbiere si rivolse a lui, Gabriel fu riscosso dai
suoi pensieri, si avvicinò alla poltrona, - barba,
grazie- disse. le mani esperte si muovevano sul suo
viso, l'affilato rasoio correva con disinvoltura
sulla sua pelle piena di schiuma da barba. Il
barbiere gli rivolse qualche domanda, incuriosito
che un personaggio mai visto e con l'aria da
damerino, anche se con abiti semplici, fosse venuto
là fino al suo quartiere - lei è di queste parti?-
domandò. -In effetti sono di passaggio...questo
quartiere mi affascina pur con tutte le sue
brutture..oh ma lei ci vive e non vorrei offenderla-
soggiunse Gabriel. - non si preoccupi, questo
quartiere fa schifo anche a me, ma d'altra parte
dove potrei andare?- Gabriel sorrise all'uomo, -
come ti chiami?- -io?- rispose il barbiere-
Aaron....Kosminski- - ah, sei dunque ebreo? vieni
dalla Polonia?- - quante domande!- rispose irritato
il barbiere- il signore ha qualche problema con gli
ebrei?- -oh no affatto, svolgete nella società tutte
quelle attività che magari altri non farebbero, o
non potrebbero fare....siete oserei dire divenuti
indispensabili...sei sposato Aaron?- - no, diamine,
una donna, per cosa? per la mia rovina?- rispose
irritandosi sempre più - calma Aaron, suvvia, ti
racconterò quanto io abbia sofferto per una donna e
vedrai che su questo tema abbiamo molti punti in
comune!- Gabriel narrò le sue vicissitudini,
colorando con tinte fosche la sua descrizione dei
suoi anni di sofferenza con la moglie. - Caspita
mister, ne hai passati di guai eh!- -chiamami pure
sir Gabriel, e...stasera cosa fai?- -oh niente di
particolare, perchè?- -potremmo vederci in un pub in
zona, magari al The Ten Bells, lo conosci? porterei
dei miei amici e magari potremmo discorrere davanti
ad una pinta di birra-. - Certo che lo conosco!
diamine! pieno di zotici e di baldracche ma comunque
per mangiare un boccone e bere una birra buono ed
economico, il che non guasta!- proruppe
sghignazzando il barbiere. Un moto di fastidio in
Gabriel lo fece sussultare, la rozza educazione del
barbiere così lontana dalla sua lo disturbò. Ma si
riprese subito, sorrise compiaciuto, d'altronde
costui ci sarà utile, pensò Gabriel. - Bene allora è
deciso, ci vedremo nella serata al pub- - certo
sir!- rispose il barbiere. In quel momento entrò un
cliente, Gabriel si congedò.
capitolo 5
Quella sera si incontrarono all'imbrunire, Gabriel
ed i suoi amici, il duca, il pittore e John. Erano
vestiti con abiti semplici. Sostavano davanti al pub
dove si eran dati appuntamento con Aaron il
barbiere. Questi arrivò con passo lento da una
stradetta laterale, infagottato in un vecchio e
logoro soprabito, si avvicinò incerto e sospettoso a
Gabriel. - vieni caro Aaron, questi son amici
fidati, entriamo a prender una birra!-. il locale
era pieno della più varia umanità, marinai in
gruppetti mangiavano e bevevano, urlando e ruttando.
Altri figuri in abiti laceri guardavano bere gli
avventori, cercando, quando questi eran distratti,
di bere dai loro boccali. Quando qualcuno di questi
se ne accorgeva scoppiava una piccola rissa. Volavan
bicchieri e sedie, in rapidi scoppi, piccoli
temporali che subito si acquietavano, il malcapitato
se ne volava sulla strada seguito dalle imprecazioni
degli altri avventori. Cameriere scivolavano veloci
fra i tavoli, portando sui vassoi boccali di birra e
piatti con carne e patate. I nostri si siedono ad un
tavolone, - Susy!- chiamò Aaron, lei arrivò subito,
ordinarono da bere. - allora Aaron, tu vieni spesso
qua, conosci bene questo quartiere- disse Gabriel,
Aaron annuì mentre beveva. - si, con tutto il suo
luridume!-
continuò- tutte queste baldracche, dovrebbero
bruciare all'inferno!- Gabriel sorrise al Duca- uomo
interessante, non trovi?- il Duca perplesso guardò
Gabriel - mah dipende dai punti di vista- -i miei
punti di vista ed i suoi spesso coincidono...-
soggiunse Gabriel sorridendo. - Caro Aaron noi
dovremo parlare delle nostre idee...ma non
qua...troppe orecchie indiscrete…- continuò
guardando il vicino di tavolo, un uomo corpulento,
che indossava un panciotto logoro, ed un vecchio
cappello troppo piccolo per lui, che lo faceva
assomigliare ad una foca di un circo, ricambiò il
suo sguardo sogghignando.
Il gruppetto uscì, il buio della strada li avvolse,
durante il tragitto si scambiarono solo poche
parole, Gabriel stava rimuginando su cosa proporre
ai convitati una volta arrivati alla bottega di
Aaron, loro meta. Entrarono nella bottega, buia,
Aaron accese una luce, che non fugò completamente il
buio della stanza, la lama di luce conferiva loro
delle espressioni cupe, Il Duca si guardò intorno
incuriosito, non era mai entrato in una bottega di
barbiere di così basso livello, i mobili vecchi e di
scarso valore, la polvere, che ricopriva parte delle
superfici, conferivano all'insieme un' aria di
malinconica rassegnazione.
Gabriel esordì - e adesso….potremmo parlare di cosa
fare…..la polizia e le istituzioni dormono, mentre
il male si annida nelle strade di Whitechapel,
dovremmo dunque rimanere in silenzio di fronte a
tutto questo? - gli altri lo ascoltavano rapiti,
seduti sulle sedie sparse per la stanza, il Duca si
gingillava con un pennello da barbiere, divertito
all'idea che qualcuno potesse usare quel vecchio e
sporco attrezzo sulla pelle.
Gabriel proseguì - e dunque cosa potremmo fare?
Agire, signori, qui occorre agire…..-
Aaron intervenne, sghignazzando - e come Conte?
facendo a fette questo luridume per le nostre strade
e dandolo in pasto ai cani? - un silenzio carico di
significato accolse questa uscita del barbiere.
Gabriel sorrideva, la fioca luce che colpiva il suo
volto dava al suo sorriso un ghigno da satiro,
oscuri mostri si affollavano nella sua mente
componendo un caleidoscopio di immagini, molte delle
quali avrebbero fatto inarcare le sopracciglia degli
altri astanti, in un dubbio inespresso.
Capitolo 6
Le sere successive la fioca luce della bottega del
barbiere illuminava la strada nelle ore più
inconsuete e tarde, all'interno una discussione
animava i partecipanti, ombre danzanti si
stagliavano sui pannelli di legno, quasi che un
rituale fosse in atto, al centro della scena Aaron
con un rasoio in mano descriveva cerchi nell'aria.
Gabriel sorridendo soggiunse - Abbiamo ben compreso
le modalità Aaron…ma occorre prevedere il
dopo...cosa esattamente fare….- gli altri astanti,
presenti tutti eccetto il Duca di Clarence, perchè
si diceva che fosse meglio non sapesse proprio tutti
i dettagli, egli, un animo così nobile avrebbe
potuto trovare molti particolari riprovevoli, o
raccapriccianti. Egli era il motivo di coesione del
gruppo, ma sapeva soltanto che un'opera di
moralizzazione e pulizia era in corso per la quale
egli sarebbe andato fiero di tutti loro, questo
pensava sorridendo il Conte Gabriel.
Aaron sarebbe stato il braccio, il pittore, il
'palo' per coprire le spalle al barbiere, e avrebbe
organizzato la logistica, luoghi e nascondigli, egli
aveva alcune stanze sparse per il quartiere e ne
conosceva i luoghi più nascosti, che sarebbe stato
la base di partenza per l'opera imprescindibile che
si accingevano a compiere. John sarebbe stato il
collegamento con Gabriel, che non sarebbe stato nei
luoghi degli eventi al momento dell'accadimento, ma
si sarebbe aggirato in una carrozza anonima con le
tende tirate, poco prima, per 'scegliere' le
predestinate agli atti di purificazione.
Il quartiere di Whitechapel era immerso nella fredda
notte di inizio agosto, una leggera pioggia bagnava
i rari passanti che si aggiravano frettolosi,
stretti nelle loro logore giacche. L'odore della
notte, nelle prime ore che precedono il mattino,
riusciva a vincere sui miasmi delle strade, che
durante il giorno afferravano le narici dei
passanti, sferzandole con gli odori più nauseabondi.
Una carrozza scura, procedeva lentamente
sull'acciottolato delle strade silenziose, unico
rumore udibile. Un ubriaco cominciò a sghignazzare,
le sue urla si innalzavano dalle buie strade, una
donna cominciò ad inveire, nella notte.
La donna, alta all'incirca un metro e sessanta,
capelli castani tendenti al grigio, occhi grigi,
così come il colorito. Si allontanava nella strada
buia, essa indossava una cuffietta di paglia nera
guarnita di velluto nero, un soprabito rosso-mattone
ed un abito marrone.
Si stringeva nel suo soprabito, infreddolita, in
quel momento una carrozza giunse da una strada
laterale, essa si girò, guardano incuriosita chi
potesse esser il signore che si aggirava, in
carrozza in un tal quartiere. Dall'interno della
vettura Gabriel scostò la tenda, appena un pò, per
veder fuori. Vide un volto che poteva ritener
grazioso, a parte il colorito grigio e stanco, pensò
- mm... una donna perduta, lei potrebbe far al caso
nostro - la carrozza lentamente proseguì, al suo
interno una voce sussurrava degli ordini - abbiamo
trovato la prima, dovrete agire in fretta seguitela,
fatela allontanare e poi…..si….procedete nell'ordine
che vi ho detto.. è importante…- la voce si spezzò,
il pensiero del imminente azione lo eccitava. Nel
buio della carrozza il barbiere sogghignava,
accarezzando la fredda lama nella tasca del
soprabito, di fronte a lui Sickert, il pittore,
sudava copiosamente, nonostante il fresco della
notte penetrasse nella vettura. Balbettando
leggermente chiese: - Io dunque dovrò sorvegliare
l'azione….accertarmi che nessuno si avvicini...e
controllare le vie di fuga..- - si mio buon Walter -
rispose con un sorriso Gabriel. John osservava
Gabriel, il suo volto era quasi trasfigurato, in
preda al parossismo, gli occhi erano, o così
parevano a John, grandi e dilatati. nel silenzio che
seguì, la carrozza si fermò poco dopo, in una via
laterale, ne discesero Aaron e Walter. Il barbiere
tornò indietro alla ricerca della donna, la avvistò
poco dopo che camminava lentamente, allungò il
passo, mentre Walter lo seguiva da lontano, facendo
finta di esser sbronzo, e guardandosi in giro,
circospetto.
Walter vide, nella fioca luce dei lampioni a gas, la
donna entrare in una strada stretta e buia, in
compagnia di Aaron, lei si voltava sorridendo
all'uomo, che in quel buio era riconoscibile
soltanto dal cappotto liso, e dal suo passo,
strascicato. Walter si fermò a poca distanza,
cercando di accendersi una sigaretta, ma il tremore
delle mani glielo impediva, sudava copiosamente
nella notte fresca, dopo lunghi momenti sentì un
urlo soffocato, coperto da un'imprecazione, un tonfo
e dei colpi sordi seguirono, Walter non ce la fece
più, si precipitò nel vicolo, vide la donna a terra,
del sangue colava copiosamente dal collo, reciso,
che bianco come era faceva un contrasto terribile
con il sangue scuro che colava a fiotti, un
gorgoglio dalla bocca della donna indicava che era
ancora viva, Aaron era chino su di lei, quasi ad
aspirarne le ultime gocce di vita, si voltò con un
ghigno sul volto, i denti biancastri scoperti, la
lama del coltello luccicava seppur lorda di sangue,
parve non riconoscere subito Walter, mormorò
qualcosa che alle orecchie di Walter suonò - e
l'angelo della morte scese sulla terra….- Walter era
atterrito, incitò Aaron a tornare in sè - avanti
finisci il lavoro per il quale siamo qui.- lo esortò
l'altro dette in una risata, e replicò - stai calmo
Walter, il lavoro deve esser fatto bene..- si chinò
ancora sulla donna, che giaceva riversa, in una
pozza di sangue, con i vestiti in disordine, la
gonna alzata, una scarpa era volata via chissà dove,
lo scialle giaceva accanto a lei inutile ormai, il
volto in una smorfia di raccapriccio per se stessa,
per la propria vita, ormai dispersa come un rivolo
d'acqua dopo un temporale, e per quel che stava per
fare il barbiere, Aaron dette in un urlo strozzato e
cominciò a tagliare…..
CONTINUA…………
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