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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici inediti,
in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
poesie di Amanda Nebiolo,
Alejandro César Alvarez,
Paolo Del Rosso
Aforismi
Interviste
Paolo Adamo è autore del
romanzo "giovanile": Milano Baby'lone
intervista a cura di
Alessandro Rizzo
Recensioni
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In questo numero...
-
Delle marionette, dei
burattini e del Burattinaio di Liliana
Ugolini, nota di Massimo Acciai
- Il mangiatore di
pietre di Davide Longo, recensione di
Simonetta De Bartolo
- Dieci (possibili)
ragioni della tristezza del pensiero di George
Steiner, recensione di Antonio Carollo
- Gioco perverso
di Italo Moscati
- Evoluzioni 14
di Marco Milani
- Sopra e sotto
di Roberto Casalena, nota di Enrico
Pietrangeli
- Dipintore di
sogni di Cesare Lorefice, nota di Anna
Maria Volpini
- La bambina è
soprappensiero e non lo dice di
Martina Magno
- Il mercante di
eresie di Andrea Moneti
__________________________
Liliana Ugolini
DELLE MARIONETTE, DEI BURATTINI E DEL BURATTINAIO
Genesi Editrice, 2007
www.genesi.org
Un
libro breve ma denso, tanto da dubitare che sia stato veramente
scritto diciotto in giorni (o per la precisione "in una ventina
di notti", come afferma l'autrice). Il tema infatti abbraccia
l'intero immenso Cosmo, al cui interno trottola la "pallina
terra" abitata da marionette e burattini - del tutto
inconsapevoli (tranne alcuni di essi) dei fili invisibili che li
muovono. In questo angolo sperduto dell'Universo essi recitano
ciascuno la propria parte nel Teatrino del misterioso ed ambiguo
Burattinaio, davanti ad un pubblico che è anch'esso composto da
burattini e marionette ed è al tempo stesso parte della grande
recita. Tutto è ridimensionato da un'ironia intelligentissima
che smaschera e ridicolizza l'arroganza che spesso anima questi
piccoli abitanti della pallina terra. Si sorride ma si riflette
anche in questa "rilettura fantastica del Teatrino", in questo
sguardo stravolto alla realtà in cui si possono ben riconoscere
molti tipi umani. L'atmosfera circense che regna nelle pagine di
Liliana Ugolini, resa anche attraverso le illustrazioni della
sorella Giovanna, convive bene con la serietà profonda di questo
trattato in forma di prosa e poesia; la tragedia affiora spesso
e forma un insolito contrasto con l'apparente leggerezza con cui
Liliana ci racconta il Teatrino.
Ma chi è davvero il Burattinaio? Identificarlo con qualche dio
appare riduttivo; esso è un mistero (inteso come "ciò che non si
conosce") che ogni marionetta e burattino dipinge come vuole,
dando ad esso una forma diversa. Essendo egli - giustamente -
definito come mistero, occorre rispettarne i contorni indefiniti
e non tentare ulteriori precisazioni. Piuttosto ci si interroga
ma si lascia sospeso il problema enorme del libero arbitrio; di
sicuro l'autrice lascia intuire che non siano certo marionette e
burattini a scrivere il loro copione, come credono di fare
(anche per altre marionette e burattini, nel caso di quelle/i
convinte/i esse/i stesse/i di essere il Burattinaio).
Questo è un libro che lascia dentro molte domande e riflessioni,
un libro che va a toccare e mettere in discussione qualcosa che
giace in profondità, magari nel concetto stesso di vita.
Massimo
Acciai
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Nome Autore: Davide Longo
Titolo: Il mangiatore di pietre
Casa Editrice: Marcos y Marcos
Anno Edizione: 2004
Codice Libri: 88-7168-416-8
Pagine: 205
Prezzo: Euro 13,50
Davide
Longo, di cui non si può non ricordare Un mattino a Irgalem,
premiato nel 2001 con il Grinzane Cavour, ambienta Il mangiatore
di pietre nella piemontese Val Varaita, in cui serpeggia il
sogno di evadere da paesi di montagna, che, per la struttura
morfologica, e non solo, ristagnano nell'immobilismo culturale,
tenacemente avversi, come sono, ad ogni cambiamento e gelosi
conservatori di tradizioni e valori che si tramandano di padre
in figlio, ma anche trasversalmente.. Sergio, però, decide di
lasciare suo padre, rozzo mulattiere, per raggiungere la madre a
Marsiglia, città di mare, aperta a nuove culture, grazie,
soprattutto, ai traffici commerciali; come non ricordare il
giovane 'Ntoni de I Malavoglia del Verga?
I passeurs, esploratori coraggiosi, molto richiesti e ben
pagati, legati da antichi codici d'onore, facevano superare ai
clandestini e alla merce di contrabbando (sale, tabacco,
acciughe) la linea di confine tra l'Italia e la Francia,
attraverso le Alpi. Longo ci apre così ad una tematica di ampio
respiro: il confine, linea reale (un recinto, le mura di una
città, il muro di Berlino, ecc.) o convenzionale (tra regioni,
tra Stati, ecc.) o culturale, nel senso più ampio del termine,
che separa, in ogni caso, ciò che è tendenzialmente differente,
di contro alla globalizzazione di questi ultimi anni. Superare
la linea di confine è, ed è sempre stata, meta di clandestini
speranzosi in una vita migliore.
Lo scrittore colloca la storia alla fine del '900, sebbene dia
l'impressione che si tratti di un tempo un po' più lontano, e
riesce a cogliere il passaggio lentissimo dal vecchio al nuovo,
"Niente principi, niente odio, niente memoria: questo è il mondo
che viene" e il rapporto conflittuale onnipresente tra padre e
figlio, in un mondo che comunque è soggetto al cambiamento.
La vita dei personaggi, che, con i loro dialoghi brevi e
sincopati, ci danno l'impressione di non volerci svelare la
verità dei fatti e non voler dire niente di più di quello che è
necessario, scorre cupa e silenziosa verso la morte che ne è
parte integrante, sofferente come "la luce triste negli occhi…,
Era lo sguardo di chi non sapeva sciogliere in bocca quelle
pietre". Così è per Cesare, ex passeur:; personaggio principale,
soprannominato il "Francese" per la fanciullezza trascorsa a
Marsiglia, trova, in un torrente, il corpo senza vita del suo
figlioccio Fausto, passeur come lui; contemporaneamente alla
polizia indaga, però, in un'altra direzione.
Eppure, tra tanta fatalistica accettazione della durezza del
vivere e della morte, scorgiamo qualche virgulto di speranza e
di ottimismo, nella presenza di bambini tra i clandestini e
nella nascita di un vitellino, per esempio. E' una narrazione
solo apparentemente discontinua, ben distribuita nelle sue
parti, equilibrata tra momenti descrittivi e brevità dei
dialoghi. L'uso del dialetto francofono e la sua naturale
coesistenza con l'italiano e le altre realtà linguistiche
regionali sono indispensabile chiave per comprendere questo
mondo particolare; l'estrema espressività ed essenzialità, il
linguaggio disadorno e realistico rimandano, rispettivamente,
alle lezioni di Fenoglio e di Pavese. E' un romanzo a immagini,
tra luci ed ombre, che si fa assaporare prima e gustare
pienamente poi, che ci appassiona, che dispensa giusta luce su
un mondo fatto di dignitosa solitudine, di eroici silenzi, di
nobile accettazione della morte, di romanticismo avventuroso, di
altruismo virilmente taciuto, che rivela un profondo amore e
un'accorata nostalgia dell'autore di una vita sostanziata di
forti valenze esistenziali..
Longo ci tratteggia una severa etica del dovere e una rigorosa
morale di vita e, nello stesso tempo, sembra chiederci di
ridere, anche noi, come il protagonista de Il mangiatore di
pietre, "del dolore che la vita chiede per continuare".
Simonetta De Bartolo
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LE CAUSE DELLA MELANCONIA
Il critico George Steiner, in un denso saggio, "Dieci
(possibili) ragioni della tristezza del pensiero" (traduzione di
Stefano Velotti, Garzanti, pagg, 87, euro 11), affronta, con
forza argomentativa ma con linguaggio semplice, un'analisi delle
possibilità e dei limiti del pensiero e la ricerca delle cause
dell'aura di tristezza che lo caratterizza. Gli dà lo spunto una
frase del filosofo tedesco Friedrich Schelling : un "velo di
tristezza, ... si stende su tutta la natura, la profonda,
insopprimibile malinconia di ogni vita", in Ricerche filosofiche
sull'essenza della libertà umana (1809). E' interessante questo
accostarsi di un critico di acuminata intelligenza, come Steiner,
tipico rappresentante di un'epoca senza certezze, che si agita
nei gorghi residuali del nichilismo e di un esistenzialismo
problematico e scettico, ad un filosofo del romanticismo, un
idealista immerso nell'ottimismo della costruzione di un sistema
filosofico compiuto, capace di spiegare la totalità dell'essere.
Le calamite mi sembrano la sensibilità e le intuizioni di uno
Schelling che ha indagato in profondità l'animo e il destino
dell'uomo in rapporto all'Assoluto. Rivoli di questa filosofia
arrivano sullo scrittoio dei pensatori di oggi: la melanconia è
uno di questi. Per Schelling l'esistenza umana, la mente, la
conoscenza, la percezione dei processi mentali attingono a un
fondo oscuro, inspiegabile. Il pensiero nasce avvolto in una
"materia oscura", la tristezza, la pesantezza dell'animo, che è
anche creativa, in quanto l'intelletto si misura sulla sua
capacità nel superarla. Lo stesso fondo oscuro, da cui sorge
ogni energia intellettiva, non è estraneo alla difficoltà della
mente di pensare il pensiero, di penetrare il processo del
pensare. In effetti non sappiamo "che cosa sia il pensiero, in
che cosa consista il pensare". Siamo fermi all'intuizione di
Parmenide che identifica il pensiero con l'essere. Da ciò se ne
deducono la debolezza, i limiti, la lontananza dalle verità, pur
essendo, il pensiero, la sorgente della filosofia.
Steiner, nell'analizzare la natura del pensiero, si pone sulle
tracce (ragioni) della tristezza che lo permea. Ne trova dieci.
Il pensiero è come il respiro, cessa con la morte. Se guardiamo
all'estensione dei campi su cui spazia si ha l'impressione di
una sua infinità. Esso riflette sull'esistenza umana, sulla
natura; può concepire una molteplicità di universi, inventare la
fantascienza; può inoltrarsi nei misteri mistici e religiosi,
fondare religioni, mondi metafisici. Consente all'uomo il
dominio sulla natura. Perché la tristezza che l'accompagna?
Steiner prova a rispondere. "L'infinità del pensiero è anche
un'infinità incompleta". Il pensiero è capace di formulare le
cosiddette "domande ultime": "Come è nato l'universo? Le nostre
vite hanno uno scopo? Esiste Dio?"; ma non è in grado di dare le
risposte. Il dubbio e la frustrazione fanno parte del corso del
pensiero. Una seconda causa di "melanconia indistruttibile"
deriva dalla difficoltà di un controllo sul pensiero. Può
originarsi da "profondità somatiche e psicosomatiche"; non
controlla i processi della psicologia del profondo, subconscio,
inconscio, psicoanalisi, ipnosi; l'atto del pensare è soggetto
ad intrusioni che lo interrompono, lo deviano, l'alterano, lo
intorbidano. C'è il pensiero involontario che segue percorsi,
per così dire, anarchici. La concentrazione assoluta è dote di
pochi individui che si trovano nella fase del loro fulgore;
spesso è pagata con l'esaurirsi delle capacità mentali.
"La tristezza è connessa ad ogni vita finita". Pensare è l'atto
più privato e intimo; nessuno può penetrare il nostro pensiero.
"I pensieri sono il nostro unico possedimento sicuro. Formano la
nostra essenza" Anche nell'unione erotica il pensiero può essere
altrove. Nel medesimo tempo possiamo dire che il complesso dei
nostri pensieri non è estraneo agli altri; formano anzi il luogo
comune di miliardi di esseri. E' difficile essere originali. Non
può esserci la verifica definitiva della verità o dell'errore
del pensiero. "Il pensiero esistenziale, i procedimenti del
pensiero nella vita quotidiana e intellettuale non possono
aprirsi un varco verso alcun regno di verità incontrovertibile,
eterno". Invano il linguaggio tenta di imporre una sua
autonomia; ne nascono "disordini mentali", ossessioni, che
favoriscono la creatività, ma sono contrari a qualsiasi
disciplina scientifica dell'espressività linguistica. Il
pensiero è dispendioso. I processi di formazione dei pensieri, i
flussi di pensiero, consci o inconsci, sono, "nella stragrande
maggioranza dei casi, confusi, senza scopo dispersi,
sparpagliati e inspiegati".
Non ci sono all'origine atti di volontà; la congerie della
casualità domina. Si formano flussi spesso appena avvertibili.
La mente non regge la quantità di questi passaggi; tutto questo
assume contorni indistinti. Quel che la mente riesce a
trattenere e fissare sulla tabula della memoria è una parte
estremamente esigua. Allora col pensiero affiorano immagini,
odori, sapori, piaceri a cui attinge la vitalità della nostra
esistenza. Ma quanto è andato perduto! Quanto si perde attimo
per attimo. Che sarebbe la nostra vita se potessimo avvalerci in
qualunque momento di questa ricchezza di pensieri; ne rimangono
minimi frammenti, spesso nulla. La mente umana si agita nel
tentativo di penetrare questo enigma. I pensieri che formano la
nostra vita intellettuale, lottano per emergere da una zona
grigia, per abbattere la barriera delle forma, suoni, segni,
colori, parole, cose. Il pensiero pone, per attimi, l'uomo di
fronte alla possibilità di una infinità, ma la delusione è il
suo pane. C'è una distanza tra pensiero e atto, tra l'immaginato
e la sua enunciazione linguistica. Sentimenti, intuizioni,
illuminazioni intellettuali o psicologiche "si affollano sul
confine interno del linguaggio ma non riescono ad aprirsi un
varco". Vengono alla luce solo per attimi, per frammenti. Di
fronte a questa incapacità, all'imperfezione di ciò che viene
fuori, a questo "virus dell'incompiutezza" monta il senso di
nausea, della speranza tradita, la massa delle disillusioni.
Abitiamo il mondo attraverso il pensiero, ma c'è qualcosa che si
interpone; le percezioni, le osservazioni sono atti di pensiero
che non riescono a "vedere le cose come sono"; l'intelligenza
opera sempre in mezzo a limitazioni indefinibili. Da ciò la
frustrazione della coscienza, il muro dell'incomprensione, le
barriere del linguaggio. L'opacità in cui agisce il pensiero
rende impossibile sapere che cosa stia pensando un altro essere
umano. Neanche nei momenti di più intensa intimità, mentre
facciamo l'amore, riusciamo a conoscere il pensiero dell'altro.
Si rimane estranei. Solo nell'esplosione di odio e di paura il
pensiero scopre la sua fisionomia, benché abili virtuosi della
duplicità possano dissimularli. Non si può fare luce nel
labirinto della interiorità. La vita umana si svolge nel magma
di atti di pensiero, ma una parte minima degli individui sa come
pensare. Pochi hanno la capacità di pensare pensieri che valga
la pena di conservare, tramandare; di mobilitare energie per
raggiungere un alto grado di concentrazione; in agguato c'è
l'approssimazione e l'errore. Non esiste alcuna chiave
pedagogica che possa aprire le porte della creatività: Si
possono insegnare le tecniche, la sintassi, la metrica, la nota
musicale, ma non non l'uso di questi mezzi per raggiungere
terreni di assoluta originalità espressiva. Pensare significa
pensare l'essere, come dice Heidegger? Appare impensabile la
morte, il nulla. Le elaborazioni di esperimenti mentali sulla
morte hanno portato a credenze, mitologie, fantasie, costruite
su fondamenti non verificabili. E' indubitabile che il pensiero
dell'essere e del nulla, o della morte, portano l'intelletto
umano a porsi il problema dell'esistenza di Dio. Siamo l'essere
vivente che è pervenuto a queste altezze, ma dobbiamo constatare
che, rispetto a Parmenide o a Platone, non siamo arrivati
minimamente alla comprensione degli enigmi della natura, dello
scopo della nostra esistenza, del mistero della morte, della
possibile presenza o assenza di Dio. Personalità geniali si sono
provati a penetrare questi enigmi; nessuno è giunto a
conclusioni verificabili. La lama del pensiero s'infrange contro
il muro invalicabile dell'ignoto. La scienza non può dare alcuna
risposta alle questioni essenziali. L'uomo è l'essere vivente
che sopravanza tutti gli altri per l'ampiezza, la fulmineità del
pensiero, che, però, " lo lascia straniero a se stesso e
all'enormità del mondo". Da ciò la melanconia, le disillusioni,
le frustrazioni, le inquietudini che accompagnano il pensiero e
la vita dell'uomo.
Antonio Carollo
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Nome Autore: Italo Moscati
Titolo: Gioco perverso - la vera storia di Osvaldo e Luisa
Ferida, tra Cinecittà e guerra civile
Casa Editrice: Lindau
Anno Edizione: 2007
Codice Libri: 88-7180-616-7
Pagine: 275
Prezzo: Euro 21,00
IL
LIBRO
Questa è una storia che attrae e fa paura. Sembra che i
protagonisti siano Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, i due attori
che furono fucilati dai partigiani in una via di Milano; ma è
così solo in parte. Più di altri personaggi, vittime della
guerra e della guerra civile che imperversarono in Italia dal
1940 al 1945, i due divi più cari al pubblico del fascismo
appartengono a una lacerante vicenda che stenta a chiudersi. La
loro fine è stata chiarita, ma non abbastanza; le loro colpe
sono state accertate, ma non abbastanza; la decisione di
fucilarli è stata motivata, ma non abbastanza. Il dramma
continua, alimentato dal senso di colpa di un'Italia che fu
fascista in massa e che non sa staccarsi dal passato. La luce su
un periodo su cui è stato scritto molto, e di tutto, si fa a
volte sfocata, confusa, e comunque sempre cupa, terribile,
carica di ambiguità. Come tante vicende italiane, di ieri e di
oggi. In questa storia, l'Autore - già sceneggiatore del film Il
portiere di notte - sviluppa una narrazione dal ritmo
cinematografico in cui il successo e la tragica fine dei divi
famosi e amati, poi derisi e condannati a morte, possono
apparire persino ingredienti da romanzo e invece sono o
continuano a essere carne viva, polpa, sangue di un intreccio
che non si placa: Osvaldo da celebre protagonista in ruoli
brillanti, ma anche epici, a torturatore; Luisa da bella ragazza
dai lineamenti ingenui a complice di Osvaldo, ad ancella degli
aguzzini.
L'AUTORE
ITALO MOSCATI, sceneggiatore, regista e scrittore, insegna
Storia dei media all'Università di Teramo. Tra i suoi ultimi
volumi, ricordiamo I piccoli Mozart e Sophia Loren. La storia
dell'ultima diva, editi da Lindau; e Anna Magnani, Vittorio De
Sica, Pasolini passione, editi da Eri-Ediesse.
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Evoluzione 14
Marco Milani
Collana FantaScienza © Magnetica Edizioni 2007
ISBN 978-88-89889-30-5
pag. 123 - € 10
EVOLUZIONE 14
PREFAZIONE di Sandro Battisti
Marco Milani, ovvero il gusto ironico delle osservazioni
minute.
Mi
abbasso senza chinarmi, per vedere se la mia faccia è bruciata e
se sono ancora vivo. Si spera sempre, illusione e dedizione
insensata all'utopia del vivere fisico.
Mi vedo come fossi in un acquario, ovviamente come turista nella
passeggiata obbligatoria, e sopra di me è una parete
trasparente. La mia faccia, posta lateralmente, è lì appoggiata.
Sono morto e la mia faccia è bruciata in un tizzone annerito.
Sono proprio morto! Capita.
Quello che avete appena letto è un piccolo brano estrapolato da
un racconto di quest'antologia. E' solo un esempio, uno dei
tanti che lo scrittore ama disseminare nei suoi scritti; lo fa
perché, ovviamente, questa è la sua natura. Lo fa perché ama
descrivere, spesso ironicamente, drammi tutt'altro che lievi,
punti di vista improvvisi figli situazioni bizzarre, eppure
vere; un soffio lasciato andare non per istinto, ma per seguire
il bisogno di esporre il dettaglio fotografico che vede lui, con
gli occhi della sua anima.
I temi trattati dall'autore sono molteplici, come i generi che
usa per esprimersi: si va dalla ScienceFiction più tecnologica
alle favole per bambini, di quelle che fanno piacere anche agli
adulti perché il sapore che rimane sulle labbra sa di onirico,
di fantasia, di un sogno lasciato lì a gorgogliare nel placido
di un bosco estivo. Non troverete mai un brano che vi provocherà
disgusto, nulla di un genere sanguinolento o sopra le righe: a
Marco piace farvi ragionare, farvi percepire sulla pelle
percezioni che fanno parte di un universo non violento e che,
tuttavia, comprendono pure tutta la bruttura pensabile del
mondo. Lo fa con stile, usando garbo e signorilità, anche quando
il tema è rude.
La drammatica serietà della vita sulla punta di un sorriso: così
verrebbe da definire quest'antologia, anche quando il sorriso
non ha posto tra le storie proposte; la visione del mondo vi
apparirà, dopo l'ultima pagina, tutto sommato la stessa ma
depurata, arricchita anzi, da una filosofia che richiama alla
mente filamenti orientali, come se il senso zen delle cose vi
avesse non rapito, ma si fosse intrecciato con i vostri
pensieri, con la vostra anima.
Leggendo alcuni racconti qui contenuti viene spontaneo
paragonare l'autore a un Ray Bradbury nostrano - quello di
Cronache Marziane, per capirci. Poi, però, diventa obbligatorio
shiftare verso altri autori più propriamente cyberpunk tenendo
bene a mente alcune lezioni fantasy, fino a sfiorare e centrare
suggestioni dickiane con un ritorno di fiamma di pure
estrapolazioni sociologiche. Oltre questi scenari, ci sono le
asperità e le tinte nere, il gusto per i paradossi: solo così,
con tutte queste sfumature di colore, possiamo in qualche modo
definire la presente antologia. Solo così riusciremo a percepire
ombre di altri continuum che si aggrappano a noi con una quieta
disperazione da sembrarci sogni, da apparirci paradossi e che,
invece, rivelano l'ottima conoscenza da parte di Milani del
mondo delle ombre, di cui si dipinge fino a diventare possessore
di una calma interiore, tipicamente propria dei monaci tibetani.
*
* *
La verve ironica dell'Evoluzione riempie il buio che si connette
ai lettori; basta soltanto lasciare inserito il cavetto
emozionale e farsi avvolgere dall'oscurità delle epoche in cui
gli umani, ancora non erano: siate lettori di questo
palcoscenico che vi ho introdotto, non ve ne pentirete.
Buona lettura…
Sandro Battisti
Tutte le info su www.domist.net
alla pagina www.domist.net/marcomilani/mmLIBRI.htm
se voleste ordinare il libro basta una semplice email a:
ordini@magneticaedizioni.it
oppure dal sito di Magnetica Edizioni alla pagina ordini o
catalogo
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Roberto Casalena
Sopra e sotto
Sovera - 2006 - 10,00 Euro
Sopra
e sotto. Sottosopra sono le regole, le virtù, l'autenticità di
dubbi burattinai del mondo. Sopra e sotto è antico gioco di
parti, potere esercitato, primordiale posizione: quella degli
amanti. A chi sta sotto, tuttavia, è sempre concesso di guardare
il cielo e "meno le punte dei piedi". Gli eletti, poi, quelli
più eccentrici e fanciulli, che non hanno mai smesso di aver
fede (quella nel cielo, piuttosto che delle varie chiese),
potrebbero incappare in qualche sorta di paradiso terrestre
finalmente riscattato. Allora le vergini non saranno più
conseguenti ad un martirio, solcheranno i nostri cieli dentro
astronavi portando, con la loro brama di amore, giustizia e pace
per tutti. Del resto, in questo nostro bel paese martoriato,
dagli immutati costumi di comodo, fatti di scontri all'ultimo
sangue e trasversali accomodamenti, non ci resta che invocare un
terzo polo di extraterrestri. Se poi sono anche tutte femmine, e
di quelle con "F maiuscola", potrebbero essere ancora in grado
di rispolverare qualche italico ideale tra le genti della nostra
antica, gloriosa stirpe. Quella che ci propone Roberto Casalena,
giornalista economico, è anzitutto una storia, quella di
Alessandro, con cui condivide la stessa professione. Il
protagonista, che scopre la sua origine divina e immortale
durante un acquazzone, viaggiando nel caotico traffico romano,
vive la notte del black out nazionale trastullandosi con
Francesca. E' preso, e molto, da un ambizioso progetto: quello
di avviare un nuovo giornale che sia realmente libero,
indipendente. Qui incontra Stella, una donna tenera e
travolgente, in grado di ricondurlo ad una grazia perduta. Con
lei inizia anche un gioco delle parti: sopra e sotto. Gelosie
insite, scuse e banali bugie faranno entrare in ballo subito
Giada, da poco approdata nella redazione. Qua e là squarci di
noiosa e nondimeno avvincente vita mondana con qualche denuncia
sociale spiattellata dentro: "Si dice, almeno stando ai soliti
dati Istat, che in Italia la disoccupazione risulti in calo, la
verità, però, è un'altra, e cioè, che chi è raccomandato trova
un posto, mentre gli altri, tutti in fila ad aspettare. La
meritocrazia non è un principio, ma un optional". Le figure
femminili si sovrappongono, incessanti, come un ossessione, in
un inevitabile ed ideale senso di liberazione. Giada sembrerebbe
una compagna leale e affidabile, ma presto dovrà far fronte ad
altre rivali. Contro queste ultime, aliene ed assetate di maschi
per la loro riproduzione, non resta che un unico compromesso:
assecondare. Un oscuro virus ha sterminato tutti i maschi del
loro pianeta, da tempo vagano nello spazio e, nella terra,
sembrerebbe esserci ancora abbastanza posto per tutti.
Mediazioni dei servizi segreti, dopo un primo attacco, riescono
a farle stabilire in Cecenia, con tanto di benestare da parte
dei russi. Un racconto che esordisce verosimile, a tratti
intimistico e biografico, per poi virare, improvviso, tra gli
UFO; intimi anche quelli, dopotutto. Apparizioni, contatti
ravvicinati ed uno sventato scontro più diretto, svelano
un'umanità più solidale, finalmente unita e redenta. Tutto,
forse troppo, parrebbe una fiaba a lieto fine: un vero e proprio
intreccio tra fantasy, grottesco e fantascienza. Le pagine di
Casalena, tuttavia, scorrono davvero liete. Lasciano, ingenue ed
incalzanti, soprattutto nei loop su certe considerazioni,
autenticità alle loro sensazioni, quali che esse siano,
tralasciando orpelli letterari e altri tipi di fronzoli
narrativi. Questo lo rende un libro possibile, intelligentemente
spudorato, da leggere in meno di un'ora, tutto di un fiato. In
un finale dove il protagonista, sempre grazie alle aliene,
troverà soldi e finanziamenti per un grande quotidiano da un
mecenate dell'industria, con tanto di figliola, la bella
Daniela, come segretaria in allegato. A proposito di Alessandro…
naturalmente finirà con lo stabilirsi in Cecenia e, oltre a
Daniela, vivrà a lungo e gioioso anche in compagnia di Giada e
l'incantevole marziana Emmer.
Nota di Enrico Pietrangeli - 2006
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Cesare Lorefice
Dipintore di sogni
Edizioni Apogeo, Adria, 2005
IMPRESSIONI ALLA LETTURA DI "DIPINTORE DI SOGNI"
Ho letto diverse volte tutti i testi e…sento…vedo.…tante
immagini che mi circondano, danzano, mi portano in un vortice
che sale fino a che si aprono riflessi di sogno.
E così insieme al poeta anch'io ho sognato.
SOGNO è la prima parola chiave, il filo che lega quasi tutte le
poesie come in una lunga collana."…sono sogni che aiutano…a non
morire"!!!!
Ma anche BACIO è l'altra parola da scegliere come chiave di
lettura,.."aggiungi altri due baci a quei mille"!
Sono i mille baci che tu chiedi al tuo SOGNO ROSA perché lei,
contabile del tuo cuore, faccia il conto a tuo favore!????
E' proprio lei, la DONNA DEA, ardente esaltatrice dei sensi… "i
suoi occhi voluttuosi, i suoi seni odorosi, le sue labbra
sinuose appena schiuse"…
DONNA che si arrende, voluta e presa…"come danzatore ti
cingo".."così ti incateno a possiamo fuggire"…"oggi sarai mia"..
DONNA, creatura di sogno, lontana e desiderata .."dove sei dolce
giaggiolo?"…
che nella negazione di sé porta sofferenza, angoscia… " tu donna
vera e diversa che non ho mai avuto…per te erano le mie
canzoni…mi fai risalire la china e poi di nuovo rotolar tra i
gorghi…" DONNA che dà vita e morte .."come si può dei tuoi
sguardi gioire e senza di te morire…
DONNA che abbandona "te'n vai e attraversi le incrinature del
mio cuore, altalenando"
finchè il poeta perde speranza e ricopre.."d'amaro come una
glassa di fiele ciò che di te ho più caro..!
Così il cerchio si chiude e il poeta di nuovo si rifugia nel
sogno, il sogno nel cassetto dove si nascondono e si chiudono a
chiave i baci perché così non possono fuggire!
Quindi poesie come canzoni, canzoni d'amore nel senso più
classico della parola,
inni alla bellezza della donna amata che non è la donna
angelicata del Dolce Stil Novo,
ma una donna tutta terrena che seduce e ammalia, che si concede
e si nega perché il poeta possa cantare…"ma se una donna mi
volge lo sguardo.. impugno il dardo di Cupido.. e le dedico un
inno d'amore"..
ma anche donna dea perché il poeta distilli.. "gocce di poesia
che accendono di stelle una notte d'amore che non ha mai fine"!
Però posso dirti un verso che mi è rimasto molto impresso e che
mi frulla in testa fin dal momento in cui l'ho letto ?
E'.."con lacrime d'ambra a grappoli.."
Questa immagine delle lacrime fossilizzate mi ha particolarmente
colpito per due motivi
perché l'ambra è una delle pietre che preferisco,
perché mi piace l'idea che L'AMORE E IL DOLORE per passare nel
futuro debbano essere messi dentro un'urna come in attesa della
resurrezione.
Anna Maria Volpini
Firenze, 28 novembre 2006
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Martina Magno - La bambina è sovrappensiero e
non lo dice
Esplorando
il misterioso mondo dei sogni la protagonista registra le
informazioni generate dalle proprie esperienze oniriche e le
trasforma in un'unica trama narrativa. Il tentativo di
recuperare messaggi altrimenti destinati a perdersi le permette
di rintracciare una parte di sé "bambina", che rivive nel sogno
raccontato, si evolve con il racconto stesso, attraversa il
continente oscuro dell'inconscio e apre a nuove e appassionanti
esperienze conoscitive.
Martina Magno vive a Roma. Laureatasi in Filosofia
all'Università "La Sapienza", studia Semiotica dei linguaggi
onirici.
Autore: Martina Magno
Titolo: La bambina è sovrappensiero e non lo dice
Editore: MEF - L'Autore Libri Firenze
Collana: Biblioteca 80 - Narratori
Anno pubblicazione: 2007
Prezzo: € 9,00
Pagine: 120
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Andrea Moneti
IL MERCANTE DI ERESIE
COLLANA: Eretica
GENERE:
pp. 224
PREZZO: 13,00 euro
ISBN: 978-88-7226-989-3
Viaggi,
amori, amicizie; battaglie, saccheggi, stupri; persecuzioni,
roghi.
Un affresco vivido e appassionante della vita nei Comuni
medievali tra il XIII e il XIV secolo, tra profezie
apocalittiche e tribunali dell'Inquisizione.
Un romanzo di eresia, di cristiani senza Chiesa, alla ricerca di
un mondo migliore.
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