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Narrativa

Top nonik (seconda parte) di Massimo Acciai, A modo mio di Massimo Acciai, Zone Franche di Giuseppe Costantino Budetta, Un'Utopia liscia di Andrea Cantucci, Il viaggio di Rossana D'Angelo, Cum res ita sint (preghiera) di Paolo Filippi, Prologo per Selinunte di Paolo Filippi, Prologo per Antonella di Paolo Filippi, Pensieri concertanti di Paolo Filippi, Il giallo e il nero di Maddalena Lonati, Sinestesie di Maddalena Lonati, L'ombra di Maddalena Lonati, L'Assedio di Iuri Lombardi, Isaia di Matteo Nicodemo

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Andrea Cantucci, Paolo Del Rosso, Cesare Lorefice, Renato Lonza, Michele Parigino, Antonio Piccolo, Enrico Pietrangeli, Paolo Ragni, Mirko Roglia, Biagio Salmeri, Marco Saya, Anna Maria Volpini

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Amanda Nebiolo, Alejandro César Alvarez, Paolo Del Rosso

Aforismi

10 AFORISMI in poesia...
di Andrea Cantucci  

Interviste

Paolo Adamo è autore del romanzo "giovanile": Milano Baby'lone intervista a cura di Alessandro Rizzo

Recensioni

- Delle marionette, dei burattini e del Burattinaio di Liliana Ugolini, nota di Massimo Acciai
- Il mangiatore di pietre di Davide Longo, recensione di Simonetta De Bartolo
- Dieci (possibili) ragioni della tristezza del pensiero di George Steiner, recensione di Antonio Carollo
- Gioco perverso di Italo Moscati
- Evoluzioni 14 di Marco Milani
- Sopra e sotto di Roberto Casalena, nota di Enrico Pietrangeli
- Dipintore di sogni di Cesare Lorefice, nota di Anna Maria Volpini
- La bambina è soprappensiero e non lo dice di Martina Magno
- Il mercante di eresie di Andrea Moneti

In questo numero...
 


- Delle marionette, dei burattini e del Burattinaio di Liliana Ugolini, nota di Massimo Acciai
- Il mangiatore di pietre di Davide Longo, recensione di Simonetta De Bartolo
- Dieci (possibili) ragioni della tristezza del pensiero di George Steiner, recensione di Antonio Carollo
- Gioco perverso di Italo Moscati
- Evoluzioni 14 di Marco Milani
- Sopra e sotto di Roberto Casalena, nota di Enrico Pietrangeli
- Dipintore di sogni di Cesare Lorefice, nota di Anna Maria Volpini
- La bambina è soprappensiero e non lo dice di Martina Magno
- Il mercante di eresie di Andrea Moneti

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Liliana Ugolini
DELLE MARIONETTE, DEI BURATTINI E DEL BURATTINAIO
Genesi Editrice, 2007

www.genesi.org
 


Un libro breve ma denso, tanto da dubitare che sia stato veramente scritto diciotto in giorni (o per la precisione "in una ventina di notti", come afferma l'autrice). Il tema infatti abbraccia l'intero immenso Cosmo, al cui interno trottola la "pallina terra" abitata da marionette e burattini - del tutto inconsapevoli (tranne alcuni di essi) dei fili invisibili che li muovono. In questo angolo sperduto dell'Universo essi recitano ciascuno la propria parte nel Teatrino del misterioso ed ambiguo Burattinaio, davanti ad un pubblico che è anch'esso composto da burattini e marionette ed è al tempo stesso parte della grande recita. Tutto è ridimensionato da un'ironia intelligentissima che smaschera e ridicolizza l'arroganza che spesso anima questi piccoli abitanti della pallina terra. Si sorride ma si riflette anche in questa "rilettura fantastica del Teatrino", in questo sguardo stravolto alla realtà in cui si possono ben riconoscere molti tipi umani. L'atmosfera circense che regna nelle pagine di Liliana Ugolini, resa anche attraverso le illustrazioni della sorella Giovanna, convive bene con la serietà profonda di questo trattato in forma di prosa e poesia; la tragedia affiora spesso e forma un insolito contrasto con l'apparente leggerezza con cui Liliana ci racconta il Teatrino.
Ma chi è davvero il Burattinaio? Identificarlo con qualche dio appare riduttivo; esso è un mistero (inteso come "ciò che non si conosce") che ogni marionetta e burattino dipinge come vuole, dando ad esso una forma diversa. Essendo egli - giustamente - definito come mistero, occorre rispettarne i contorni indefiniti e non tentare ulteriori precisazioni. Piuttosto ci si interroga ma si lascia sospeso il problema enorme del libero arbitrio; di sicuro l'autrice lascia intuire che non siano certo marionette e burattini a scrivere il loro copione, come credono di fare (anche per altre marionette e burattini, nel caso di quelle/i convinte/i esse/i stesse/i di essere il Burattinaio).
Questo è un libro che lascia dentro molte domande e riflessioni, un libro che va a toccare e mettere in discussione qualcosa che giace in profondità, magari nel concetto stesso di vita.

Massimo Acciai
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Nome Autore: Davide Longo
Titolo: Il mangiatore di pietre
Casa Editrice: Marcos y Marcos
Anno Edizione: 2004
Codice Libri: 88-7168-416-8
Pagine: 205
Prezzo: Euro 13,50


Davide Longo, di cui non si può non ricordare Un mattino a Irgalem, premiato nel 2001 con il Grinzane Cavour, ambienta Il mangiatore di pietre nella piemontese Val Varaita, in cui serpeggia il sogno di evadere da paesi di montagna, che, per la struttura morfologica, e non solo, ristagnano nell'immobilismo culturale, tenacemente avversi, come sono, ad ogni cambiamento e gelosi conservatori di tradizioni e valori che si tramandano di padre in figlio, ma anche trasversalmente.. Sergio, però, decide di lasciare suo padre, rozzo mulattiere, per raggiungere la madre a Marsiglia, città di mare, aperta a nuove culture, grazie, soprattutto, ai traffici commerciali; come non ricordare il giovane 'Ntoni de I Malavoglia del Verga?
I passeurs, esploratori coraggiosi, molto richiesti e ben pagati, legati da antichi codici d'onore, facevano superare ai clandestini e alla merce di contrabbando (sale, tabacco, acciughe) la linea di confine tra l'Italia e la Francia, attraverso le Alpi. Longo ci apre così ad una tematica di ampio respiro: il confine, linea reale (un recinto, le mura di una città, il muro di Berlino, ecc.) o convenzionale (tra regioni, tra Stati, ecc.) o culturale, nel senso più ampio del termine, che separa, in ogni caso, ciò che è tendenzialmente differente, di contro alla globalizzazione di questi ultimi anni. Superare la linea di confine è, ed è sempre stata, meta di clandestini speranzosi in una vita migliore.
Lo scrittore colloca la storia alla fine del '900, sebbene dia l'impressione che si tratti di un tempo un po' più lontano, e riesce a cogliere il passaggio lentissimo dal vecchio al nuovo, "Niente principi, niente odio, niente memoria: questo è il mondo che viene" e il rapporto conflittuale onnipresente tra padre e figlio, in un mondo che comunque è soggetto al cambiamento.
La vita dei personaggi, che, con i loro dialoghi brevi e sincopati, ci danno l'impressione di non volerci svelare la verità dei fatti e non voler dire niente di più di quello che è necessario, scorre cupa e silenziosa verso la morte che ne è parte integrante, sofferente come "la luce triste negli occhi…, Era lo sguardo di chi non sapeva sciogliere in bocca quelle pietre". Così è per Cesare, ex passeur:; personaggio principale, soprannominato il "Francese" per la fanciullezza trascorsa a Marsiglia, trova, in un torrente, il corpo senza vita del suo figlioccio Fausto, passeur come lui; contemporaneamente alla polizia indaga, però, in un'altra direzione.
Eppure, tra tanta fatalistica accettazione della durezza del vivere e della morte, scorgiamo qualche virgulto di speranza e di ottimismo, nella presenza di bambini tra i clandestini e nella nascita di un vitellino, per esempio. E' una narrazione solo apparentemente discontinua, ben distribuita nelle sue parti, equilibrata tra momenti descrittivi e brevità dei dialoghi. L'uso del dialetto francofono e la sua naturale coesistenza con l'italiano e le altre realtà linguistiche regionali sono indispensabile chiave per comprendere questo mondo particolare; l'estrema espressività ed essenzialità, il linguaggio disadorno e realistico rimandano, rispettivamente, alle lezioni di Fenoglio e di Pavese. E' un romanzo a immagini, tra luci ed ombre, che si fa assaporare prima e gustare pienamente poi, che ci appassiona, che dispensa giusta luce su un mondo fatto di dignitosa solitudine, di eroici silenzi, di nobile accettazione della morte, di romanticismo avventuroso, di altruismo virilmente taciuto, che rivela un profondo amore e un'accorata nostalgia dell'autore di una vita sostanziata di forti valenze esistenziali..
Longo ci tratteggia una severa etica del dovere e una rigorosa morale di vita e, nello stesso tempo, sembra chiederci di ridere, anche noi, come il protagonista de Il mangiatore di pietre, "del dolore che la vita chiede per continuare".


Simonetta De Bartolo

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LE CAUSE DELLA MELANCONIA

Il critico George Steiner, in un denso saggio, "Dieci (possibili) ragioni della tristezza del pensiero" (traduzione di Stefano Velotti, Garzanti, pagg, 87, euro 11), affronta, con forza argomentativa ma con linguaggio semplice, un'analisi delle possibilità e dei limiti del pensiero e la ricerca delle cause dell'aura di tristezza che lo caratterizza. Gli dà lo spunto una frase del filosofo tedesco Friedrich Schelling : un "velo di tristezza, ... si stende su tutta la natura, la profonda, insopprimibile malinconia di ogni vita", in Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana (1809). E' interessante questo accostarsi di un critico di acuminata intelligenza, come Steiner, tipico rappresentante di un'epoca senza certezze, che si agita nei gorghi residuali del nichilismo e di un esistenzialismo problematico e scettico, ad un filosofo del romanticismo, un idealista immerso nell'ottimismo della costruzione di un sistema filosofico compiuto, capace di spiegare la totalità dell'essere. Le calamite mi sembrano la sensibilità e le intuizioni di uno Schelling che ha indagato in profondità l'animo e il destino dell'uomo in rapporto all'Assoluto. Rivoli di questa filosofia arrivano sullo scrittoio dei pensatori di oggi: la melanconia è uno di questi. Per Schelling l'esistenza umana, la mente, la conoscenza, la percezione dei processi mentali attingono a un fondo oscuro, inspiegabile. Il pensiero nasce avvolto in una "materia oscura", la tristezza, la pesantezza dell'animo, che è anche creativa, in quanto l'intelletto si misura sulla sua capacità nel superarla. Lo stesso fondo oscuro, da cui sorge ogni energia intellettiva, non è estraneo alla difficoltà della mente di pensare il pensiero, di penetrare il processo del pensare. In effetti non sappiamo "che cosa sia il pensiero, in che cosa consista il pensare". Siamo fermi all'intuizione di Parmenide che identifica il pensiero con l'essere. Da ciò se ne deducono la debolezza, i limiti, la lontananza dalle verità, pur essendo, il pensiero, la sorgente della filosofia.

Steiner, nell'analizzare la natura del pensiero, si pone sulle tracce (ragioni) della tristezza che lo permea. Ne trova dieci. Il pensiero è come il respiro, cessa con la morte. Se guardiamo all'estensione dei campi su cui spazia si ha l'impressione di una sua infinità. Esso riflette sull'esistenza umana, sulla natura; può concepire una molteplicità di universi, inventare la fantascienza; può inoltrarsi nei misteri mistici e religiosi, fondare religioni, mondi metafisici. Consente all'uomo il dominio sulla natura. Perché la tristezza che l'accompagna? Steiner prova a rispondere. "L'infinità del pensiero è anche un'infinità incompleta". Il pensiero è capace di formulare le cosiddette "domande ultime": "Come è nato l'universo? Le nostre vite hanno uno scopo? Esiste Dio?"; ma non è in grado di dare le risposte. Il dubbio e la frustrazione fanno parte del corso del pensiero. Una seconda causa di "melanconia indistruttibile" deriva dalla difficoltà di un controllo sul pensiero. Può originarsi da "profondità somatiche e psicosomatiche"; non controlla i processi della psicologia del profondo, subconscio, inconscio, psicoanalisi, ipnosi; l'atto del pensare è soggetto ad intrusioni che lo interrompono, lo deviano, l'alterano, lo intorbidano. C'è il pensiero involontario che segue percorsi, per così dire, anarchici. La concentrazione assoluta è dote di pochi individui che si trovano nella fase del loro fulgore; spesso è pagata con l'esaurirsi delle capacità mentali.
"La tristezza è connessa ad ogni vita finita". Pensare è l'atto più privato e intimo; nessuno può penetrare il nostro pensiero. "I pensieri sono il nostro unico possedimento sicuro. Formano la nostra essenza" Anche nell'unione erotica il pensiero può essere altrove. Nel medesimo tempo possiamo dire che il complesso dei nostri pensieri non è estraneo agli altri; formano anzi il luogo comune di miliardi di esseri. E' difficile essere originali. Non può esserci la verifica definitiva della verità o dell'errore del pensiero. "Il pensiero esistenziale, i procedimenti del pensiero nella vita quotidiana e intellettuale non possono aprirsi un varco verso alcun regno di verità incontrovertibile, eterno". Invano il linguaggio tenta di imporre una sua autonomia; ne nascono "disordini mentali", ossessioni, che favoriscono la creatività, ma sono contrari a qualsiasi disciplina scientifica dell'espressività linguistica. Il pensiero è dispendioso. I processi di formazione dei pensieri, i flussi di pensiero, consci o inconsci, sono, "nella stragrande maggioranza dei casi, confusi, senza scopo dispersi, sparpagliati e inspiegati".
Non ci sono all'origine atti di volontà; la congerie della casualità domina. Si formano flussi spesso appena avvertibili. La mente non regge la quantità di questi passaggi; tutto questo assume contorni indistinti. Quel che la mente riesce a trattenere e fissare sulla tabula della memoria è una parte estremamente esigua. Allora col pensiero affiorano immagini, odori, sapori, piaceri a cui attinge la vitalità della nostra esistenza. Ma quanto è andato perduto! Quanto si perde attimo per attimo. Che sarebbe la nostra vita se potessimo avvalerci in qualunque momento di questa ricchezza di pensieri; ne rimangono minimi frammenti, spesso nulla. La mente umana si agita nel tentativo di penetrare questo enigma. I pensieri che formano la nostra vita intellettuale, lottano per emergere da una zona grigia, per abbattere la barriera delle forma, suoni, segni, colori, parole, cose. Il pensiero pone, per attimi, l'uomo di fronte alla possibilità di una infinità, ma la delusione è il suo pane. C'è una distanza tra pensiero e atto, tra l'immaginato e la sua enunciazione linguistica. Sentimenti, intuizioni, illuminazioni intellettuali o psicologiche "si affollano sul confine interno del linguaggio ma non riescono ad aprirsi un varco". Vengono alla luce solo per attimi, per frammenti. Di fronte a questa incapacità, all'imperfezione di ciò che viene fuori, a questo "virus dell'incompiutezza" monta il senso di nausea, della speranza tradita, la massa delle disillusioni. Abitiamo il mondo attraverso il pensiero, ma c'è qualcosa che si interpone; le percezioni, le osservazioni sono atti di pensiero che non riescono a "vedere le cose come sono"; l'intelligenza opera sempre in mezzo a limitazioni indefinibili. Da ciò la frustrazione della coscienza, il muro dell'incomprensione, le barriere del linguaggio. L'opacità in cui agisce il pensiero rende impossibile sapere che cosa stia pensando un altro essere umano. Neanche nei momenti di più intensa intimità, mentre facciamo l'amore, riusciamo a conoscere il pensiero dell'altro. Si rimane estranei. Solo nell'esplosione di odio e di paura il pensiero scopre la sua fisionomia, benché abili virtuosi della duplicità possano dissimularli. Non si può fare luce nel labirinto della interiorità. La vita umana si svolge nel magma di atti di pensiero, ma una parte minima degli individui sa come pensare. Pochi hanno la capacità di pensare pensieri che valga la pena di conservare, tramandare; di mobilitare energie per raggiungere un alto grado di concentrazione; in agguato c'è l'approssimazione e l'errore. Non esiste alcuna chiave pedagogica che possa aprire le porte della creatività: Si possono insegnare le tecniche, la sintassi, la metrica, la nota musicale, ma non non l'uso di questi mezzi per raggiungere terreni di assoluta originalità espressiva. Pensare significa pensare l'essere, come dice Heidegger? Appare impensabile la morte, il nulla. Le elaborazioni di esperimenti mentali sulla morte hanno portato a credenze, mitologie, fantasie, costruite su fondamenti non verificabili. E' indubitabile che il pensiero dell'essere e del nulla, o della morte, portano l'intelletto umano a porsi il problema dell'esistenza di Dio. Siamo l'essere vivente che è pervenuto a queste altezze, ma dobbiamo constatare che, rispetto a Parmenide o a Platone, non siamo arrivati minimamente alla comprensione degli enigmi della natura, dello scopo della nostra esistenza, del mistero della morte, della possibile presenza o assenza di Dio. Personalità geniali si sono provati a penetrare questi enigmi; nessuno è giunto a conclusioni verificabili. La lama del pensiero s'infrange contro il muro invalicabile dell'ignoto. La scienza non può dare alcuna risposta alle questioni essenziali. L'uomo è l'essere vivente che sopravanza tutti gli altri per l'ampiezza, la fulmineità del pensiero, che, però, " lo lascia straniero a se stesso e all'enormità del mondo". Da ciò la melanconia, le disillusioni, le frustrazioni, le inquietudini che accompagnano il pensiero e la vita dell'uomo.

Antonio Carollo

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Nome Autore: Italo Moscati
Titolo: Gioco perverso - la vera storia di Osvaldo e Luisa Ferida, tra Cinecittà e guerra civile
Casa Editrice: Lindau
Anno Edizione: 2007
Codice Libri: 88-7180-616-7
Pagine: 275
Prezzo: Euro 21,00


IL LIBRO
Questa è una storia che attrae e fa paura. Sembra che i protagonisti siano Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, i due attori che furono fucilati dai partigiani in una via di Milano; ma è così solo in parte. Più di altri personaggi, vittime della guerra e della guerra civile che imperversarono in Italia dal 1940 al 1945, i due divi più cari al pubblico del fascismo appartengono a una lacerante vicenda che stenta a chiudersi. La loro fine è stata chiarita, ma non abbastanza; le loro colpe sono state accertate, ma non abbastanza; la decisione di fucilarli è stata motivata, ma non abbastanza. Il dramma continua, alimentato dal senso di colpa di un'Italia che fu fascista in massa e che non sa staccarsi dal passato. La luce su un periodo su cui è stato scritto molto, e di tutto, si fa a volte sfocata, confusa, e comunque sempre cupa, terribile, carica di ambiguità. Come tante vicende italiane, di ieri e di oggi. In questa storia, l'Autore - già sceneggiatore del film Il portiere di notte - sviluppa una narrazione dal ritmo cinematografico in cui il successo e la tragica fine dei divi famosi e amati, poi derisi e condannati a morte, possono apparire persino ingredienti da romanzo e invece sono o continuano a essere carne viva, polpa, sangue di un intreccio che non si placa: Osvaldo da celebre protagonista in ruoli brillanti, ma anche epici, a torturatore; Luisa da bella ragazza dai lineamenti ingenui a complice di Osvaldo, ad ancella degli aguzzini.

L'AUTORE
ITALO MOSCATI, sceneggiatore, regista e scrittore, insegna Storia dei media all'Università di Teramo. Tra i suoi ultimi volumi, ricordiamo I piccoli Mozart e Sophia Loren. La storia dell'ultima diva, editi da Lindau; e Anna Magnani, Vittorio De Sica, Pasolini passione, editi da Eri-Ediesse.

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Evoluzione 14
Marco Milani
Collana FantaScienza © Magnetica Edizioni 2007
ISBN 978-88-89889-30-5
pag. 123 - € 10

EVOLUZIONE 14
PREFAZIONE di Sandro Battisti

Marco Milani, ovvero il gusto ironico delle osservazioni minute.

Mi abbasso senza chinarmi, per vedere se la mia faccia è bruciata e se sono ancora vivo. Si spera sempre, illusione e dedizione insensata all'utopia del vivere fisico.
Mi vedo come fossi in un acquario, ovviamente come turista nella passeggiata obbligatoria, e sopra di me è una parete trasparente. La mia faccia, posta lateralmente, è lì appoggiata. Sono morto e la mia faccia è bruciata in un tizzone annerito.
Sono proprio morto! Capita.

Quello che avete appena letto è un piccolo brano estrapolato da un racconto di quest'antologia. E' solo un esempio, uno dei tanti che lo scrittore ama disseminare nei suoi scritti; lo fa perché, ovviamente, questa è la sua natura. Lo fa perché ama descrivere, spesso ironicamente, drammi tutt'altro che lievi, punti di vista improvvisi figli situazioni bizzarre, eppure vere; un soffio lasciato andare non per istinto, ma per seguire il bisogno di esporre il dettaglio fotografico che vede lui, con gli occhi della sua anima.
I temi trattati dall'autore sono molteplici, come i generi che usa per esprimersi: si va dalla ScienceFiction più tecnologica alle favole per bambini, di quelle che fanno piacere anche agli adulti perché il sapore che rimane sulle labbra sa di onirico, di fantasia, di un sogno lasciato lì a gorgogliare nel placido di un bosco estivo. Non troverete mai un brano che vi provocherà disgusto, nulla di un genere sanguinolento o sopra le righe: a Marco piace farvi ragionare, farvi percepire sulla pelle percezioni che fanno parte di un universo non violento e che, tuttavia, comprendono pure tutta la bruttura pensabile del mondo. Lo fa con stile, usando garbo e signorilità, anche quando il tema è rude.

La drammatica serietà della vita sulla punta di un sorriso: così verrebbe da definire quest'antologia, anche quando il sorriso non ha posto tra le storie proposte; la visione del mondo vi apparirà, dopo l'ultima pagina, tutto sommato la stessa ma depurata, arricchita anzi, da una filosofia che richiama alla mente filamenti orientali, come se il senso zen delle cose vi avesse non rapito, ma si fosse intrecciato con i vostri pensieri, con la vostra anima.
Leggendo alcuni racconti qui contenuti viene spontaneo paragonare l'autore a un Ray Bradbury nostrano - quello di Cronache Marziane, per capirci. Poi, però, diventa obbligatorio shiftare verso altri autori più propriamente cyberpunk tenendo bene a mente alcune lezioni fantasy, fino a sfiorare e centrare suggestioni dickiane con un ritorno di fiamma di pure estrapolazioni sociologiche. Oltre questi scenari, ci sono le asperità e le tinte nere, il gusto per i paradossi: solo così, con tutte queste sfumature di colore, possiamo in qualche modo definire la presente antologia. Solo così riusciremo a percepire ombre di altri continuum che si aggrappano a noi con una quieta disperazione da sembrarci sogni, da apparirci paradossi e che, invece, rivelano l'ottima conoscenza da parte di Milani del mondo delle ombre, di cui si dipinge fino a diventare possessore di una calma interiore, tipicamente propria dei monaci tibetani.

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* *

La verve ironica dell'Evoluzione riempie il buio che si connette ai lettori; basta soltanto lasciare inserito il cavetto emozionale e farsi avvolgere dall'oscurità delle epoche in cui gli umani, ancora non erano: siate lettori di questo palcoscenico che vi ho introdotto, non ve ne pentirete.

Buona lettura…

Sandro Battisti


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oppure dal sito di Magnetica Edizioni alla pagina ordini o catalogo


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Roberto Casalena
Sopra e sotto
Sovera - 2006 - 10,00 Euro


Sopra e sotto. Sottosopra sono le regole, le virtù, l'autenticità di dubbi burattinai del mondo. Sopra e sotto è antico gioco di parti, potere esercitato, primordiale posizione: quella degli amanti. A chi sta sotto, tuttavia, è sempre concesso di guardare il cielo e "meno le punte dei piedi". Gli eletti, poi, quelli più eccentrici e fanciulli, che non hanno mai smesso di aver fede (quella nel cielo, piuttosto che delle varie chiese), potrebbero incappare in qualche sorta di paradiso terrestre finalmente riscattato. Allora le vergini non saranno più conseguenti ad un martirio, solcheranno i nostri cieli dentro astronavi portando, con la loro brama di amore, giustizia e pace per tutti. Del resto, in questo nostro bel paese martoriato, dagli immutati costumi di comodo, fatti di scontri all'ultimo sangue e trasversali accomodamenti, non ci resta che invocare un terzo polo di extraterrestri. Se poi sono anche tutte femmine, e di quelle con "F maiuscola", potrebbero essere ancora in grado di rispolverare qualche italico ideale tra le genti della nostra antica, gloriosa stirpe. Quella che ci propone Roberto Casalena, giornalista economico, è anzitutto una storia, quella di Alessandro, con cui condivide la stessa professione. Il protagonista, che scopre la sua origine divina e immortale durante un acquazzone, viaggiando nel caotico traffico romano, vive la notte del black out nazionale trastullandosi con Francesca. E' preso, e molto, da un ambizioso progetto: quello di avviare un nuovo giornale che sia realmente libero, indipendente. Qui incontra Stella, una donna tenera e travolgente, in grado di ricondurlo ad una grazia perduta. Con lei inizia anche un gioco delle parti: sopra e sotto. Gelosie insite, scuse e banali bugie faranno entrare in ballo subito Giada, da poco approdata nella redazione. Qua e là squarci di noiosa e nondimeno avvincente vita mondana con qualche denuncia sociale spiattellata dentro: "Si dice, almeno stando ai soliti dati Istat, che in Italia la disoccupazione risulti in calo, la verità, però, è un'altra, e cioè, che chi è raccomandato trova un posto, mentre gli altri, tutti in fila ad aspettare. La meritocrazia non è un principio, ma un optional". Le figure femminili si sovrappongono, incessanti, come un ossessione, in un inevitabile ed ideale senso di liberazione. Giada sembrerebbe una compagna leale e affidabile, ma presto dovrà far fronte ad altre rivali. Contro queste ultime, aliene ed assetate di maschi per la loro riproduzione, non resta che un unico compromesso: assecondare. Un oscuro virus ha sterminato tutti i maschi del loro pianeta, da tempo vagano nello spazio e, nella terra, sembrerebbe esserci ancora abbastanza posto per tutti. Mediazioni dei servizi segreti, dopo un primo attacco, riescono a farle stabilire in Cecenia, con tanto di benestare da parte dei russi. Un racconto che esordisce verosimile, a tratti intimistico e biografico, per poi virare, improvviso, tra gli UFO; intimi anche quelli, dopotutto. Apparizioni, contatti ravvicinati ed uno sventato scontro più diretto, svelano un'umanità più solidale, finalmente unita e redenta. Tutto, forse troppo, parrebbe una fiaba a lieto fine: un vero e proprio intreccio tra fantasy, grottesco e fantascienza. Le pagine di Casalena, tuttavia, scorrono davvero liete. Lasciano, ingenue ed incalzanti, soprattutto nei loop su certe considerazioni, autenticità alle loro sensazioni, quali che esse siano, tralasciando orpelli letterari e altri tipi di fronzoli narrativi. Questo lo rende un libro possibile, intelligentemente spudorato, da leggere in meno di un'ora, tutto di un fiato. In un finale dove il protagonista, sempre grazie alle aliene, troverà soldi e finanziamenti per un grande quotidiano da un mecenate dell'industria, con tanto di figliola, la bella Daniela, come segretaria in allegato. A proposito di Alessandro… naturalmente finirà con lo stabilirsi in Cecenia e, oltre a Daniela, vivrà a lungo e gioioso anche in compagnia di Giada e l'incantevole marziana Emmer.


Nota di Enrico Pietrangeli - 2006

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Cesare Lorefice
Dipintore di sogni
Edizioni Apogeo, Adria, 2005


IMPRESSIONI ALLA LETTURA DI "DIPINTORE DI SOGNI"



Ho letto diverse volte tutti i testi e…sento…vedo.…tante immagini che mi circondano, danzano, mi portano in un vortice che sale fino a che si aprono riflessi di sogno.
E così insieme al poeta anch'io ho sognato.
SOGNO è la prima parola chiave, il filo che lega quasi tutte le poesie come in una lunga collana."…sono sogni che aiutano…a non morire"!!!!
Ma anche BACIO è l'altra parola da scegliere come chiave di lettura,.."aggiungi altri due baci a quei mille"!
Sono i mille baci che tu chiedi al tuo SOGNO ROSA perché lei, contabile del tuo cuore, faccia il conto a tuo favore!????
E' proprio lei, la DONNA DEA, ardente esaltatrice dei sensi… "i suoi occhi voluttuosi, i suoi seni odorosi, le sue labbra sinuose appena schiuse"…
DONNA che si arrende, voluta e presa…"come danzatore ti cingo".."così ti incateno a possiamo fuggire"…"oggi sarai mia"..
DONNA, creatura di sogno, lontana e desiderata .."dove sei dolce giaggiolo?"…
che nella negazione di sé porta sofferenza, angoscia… " tu donna vera e diversa che non ho mai avuto…per te erano le mie canzoni…mi fai risalire la china e poi di nuovo rotolar tra i gorghi…" DONNA che dà vita e morte .."come si può dei tuoi sguardi gioire e senza di te morire…
DONNA che abbandona "te'n vai e attraversi le incrinature del mio cuore, altalenando"
finchè il poeta perde speranza e ricopre.."d'amaro come una glassa di fiele ciò che di te ho più caro..!
Così il cerchio si chiude e il poeta di nuovo si rifugia nel sogno, il sogno nel cassetto dove si nascondono e si chiudono a chiave i baci perché così non possono fuggire!
Quindi poesie come canzoni, canzoni d'amore nel senso più classico della parola,
inni alla bellezza della donna amata che non è la donna angelicata del Dolce Stil Novo,
ma una donna tutta terrena che seduce e ammalia, che si concede e si nega perché il poeta possa cantare…"ma se una donna mi volge lo sguardo.. impugno il dardo di Cupido.. e le dedico un inno d'amore"..
ma anche donna dea perché il poeta distilli.. "gocce di poesia che accendono di stelle una notte d'amore che non ha mai fine"!
Però posso dirti un verso che mi è rimasto molto impresso e che mi frulla in testa fin dal momento in cui l'ho letto ?
E'.."con lacrime d'ambra a grappoli.."
Questa immagine delle lacrime fossilizzate mi ha particolarmente colpito per due motivi
perché l'ambra è una delle pietre che preferisco,
perché mi piace l'idea che L'AMORE E IL DOLORE per passare nel futuro debbano essere messi dentro un'urna come in attesa della resurrezione.


Anna Maria Volpini
Firenze, 28 novembre 2006

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Martina Magno - La bambina è sovrappensiero e non lo dice

Esplorando il misterioso mondo dei sogni la protagonista registra le informazioni generate dalle proprie esperienze oniriche e le trasforma in un'unica trama narrativa. Il tentativo di recuperare messaggi altrimenti destinati a perdersi le permette di rintracciare una parte di sé "bambina", che rivive nel sogno raccontato, si evolve con il racconto stesso, attraversa il continente oscuro dell'inconscio e apre a nuove e appassionanti esperienze conoscitive.
Martina Magno vive a Roma. Laureatasi in Filosofia all'Università "La Sapienza", studia Semiotica dei linguaggi onirici.

Autore: Martina Magno
Titolo: La bambina è sovrappensiero e non lo dice
Editore: MEF - L'Autore Libri Firenze
Collana: Biblioteca 80 - Narratori
Anno pubblicazione: 2007
Prezzo: € 9,00
Pagine: 120

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Andrea Moneti
IL MERCANTE DI ERESIE

COLLANA: Eretica
GENERE:
pp. 224
PREZZO: 13,00 euro
ISBN: 978-88-7226-989-3

Viaggi, amori, amicizie; battaglie, saccheggi, stupri; persecuzioni, roghi.
Un affresco vivido e appassionante della vita nei Comuni medievali tra il XIII e il XIV secolo, tra profezie apocalittiche e tribunali dell'Inquisizione.
Un romanzo di eresia, di cristiani senza Chiesa, alla ricerca di un mondo migliore.

 

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