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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici inediti,
in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai,
Dario De Lucia,
Amanda Nebiolo
Interviste
Intervista a Dario De
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a cura di Massimo
Acciai
Il Simposio di Poeti: Intervista a Giovanna
Salerno
a cura di Massimo
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Intervista a Placido Di Stefano,
scrittore underground
Placido è un romanziere
giovane, nasce nel 1970 ma inizia a pubblicare
romanzi dopo i 30 anni. Il suo primo libro è "Amami
- I love me two times" e narra di periferie,
situazioni paradossali, difficili, complicate,
personaggi estremi e drammi psicologici
intramontabili e insanabili. Dino, come si fa
chiamare, è un instancabile narratore della
verosimiglianza, di soggetti costruiti e analizzati
partendo dalla vita reale.
Iniziamo con il considerare l'avvio del tuo
percorso di scrittore di romanzi: quale è stata la
tua prima esperienza con la scrittura?
Diciamo che intorno ai 20 anni, 21, 22 ho iniziato a
scrivere alcuni libri, testi. Finito il servizio
militare ho avuto un forte richiamo attrattivo per
la scrittura. Mi sono iscritto, così, alla Paolo
Grassi - ndr scuola di teatro di Milano.
Inizialmente avevo pensato di iscrivermi al DAMS, ma
dopo, pensando che la didattica fosse troppo
impostata sulla teoria e poco sulla pratica, ho
deciso di optare per la Paolo Grassi, dove, invece,
la scrittura è un elemento portante della formazione
e del programma didattico. In questo ambito si ha a
che fare con testi conosciuti, classici, con le
avanguardie, le sperimentazioni.
Quale è secondo la tua esperienza la funzione
della letteratura?
E' la conoscenza approfondita di eventi. Il mio
libro, "Amami - I love me two times", è stato
accusato di essere intriso di scene di sesso, con
copiosi riferimenti espliciti sessuali. Il sesso,
però, non viene visto e descritto con morbosità ma,
bensì, viene legato a dei fatti, ossia il fare
conoscere la pedofilia come un fenomeno. Un buon
narratore ricostruisce personaggi e fatti,
immedesimandosi nella complessità del reale,
prendendo come elementi strutturali anche i
sentimenti e le emozioni.
Secondo te un lettore che cosa dovrebbe trovare
e, quindi, essere indotto a trovare, nel leggere
"Amami"?
Il tanto lavoro che è stato fatto alle spalle. Ho
una formazione mista tra "cultura di vita vissuta" e
cultura classica. Questo si ripercuote nella
sintassi e nella costruzione della frase che è un
mixage di voci, di musica e di libri letti diversi,
che diventano fonti di ispirazione e di narrazione.
Chi ha una base formativa solo teorica e
intellettuale scrive in modo diverso dal mio. Come
si può notare le frasi hanno una loro melodia,
diventano musica. Ho scritto per diversi anni testi
per gruppi musicali: questo è il risultato. Lo
scrittore è più diretto e incisivo per il lettore
con questa modalità di comunicazione e, pertanto,
diventa più poetico.
Quindi secondo te nel tuo stile la musica e la
letteratura, in una loro complessa contaminazione a
quali effetti apporta?
La combinazione tra le due realtà garantisce una
certa forza alla presentazione del testo e del
racconto. La teatralità arricchisce la presentazione
e coinvolge, così, il pubblico combinando le due
discipline, arrivando in modo più diretto alla
persona. Il testo melodico semplice, invece, è altra
cosa rispetto alla combinazione tra musica e
letteratura: il tutto si riassume come una mia
ricerca linguistica particolare.
Il tuo stile, quindi, possiamo definirlo come una
prosa poesia?
Direi di si. Vedi all'inizio, a 16 anni, ho scritto
poesie per bisogno di scrivere, ricercando, però,
sempre, il lato poetico della scrittura.
Hai qualche opera già da realizzare o prossima a
essere pubblicata?
Ho già pronti altri due romanzi. Rispetto al romanzo
precedente rimane costante l'ambientazione, ossia
scrivere la marginalità, narrare l'emarginazione,
che non fa parte del topos dei romanzi di massa,
quelli dello "show business". Scriverò ancora di
periferie, piene di colore, di diversità, di
carattere, di meticciato. Il secondo romanzo,
quindi, già pronto si titola "L'antibagno". E' un
discorso sul kamasutra, giocando sui caratteri
psicologici complessi dei personaggi, ossia è la
storia di un soggetto ossessivo e maniacale che si
innamora di una borderline di periferia, trovandosi
spesso a fare sesso nell'antibagno di un misero
locale. E' l'estremo degli estremi. L'antibagno
diventa un non luogo, tipico di "Waiting for Godot"
di Beckett, ossia l'attesa di qualcosa che mai
arriverà. Ho visto questa opera a 16 anni e da lì
compresi cosa potevo fare nel mio futuro: scrivere.
Il terzo romanzo, invece, si titolerà "Fermata
inganni", e giocando su un doppio senso (ndr Inganni
è la fermata della metropolitana a Milano, sempre
periferia, ma è anche un sostantivo) narro la storia
di un giovane sedicenne che ha un rapporto
patologico e morboso con la propria sorella.
Esiste un "file rouge" nelle narrazioni, nelle
storie raccontate, negli stessi personaggi che tu
descrivi nei tuoi romanzi?
Non è disperazione retorica ma situazioni, ossia
articolati di vita che portano a scelte sconsiderate
delle quali paghiamo dopo il pegno. personaggi di
fronte a cose che stanno per accadere. amo la
psicologia e i personaggi non sono mai lucidi nel
decidere per la portata delle scelte stesse, a causa
delle complessità del vivere.
Leggendo le tue narrazioni, i tuoi soggetti,
possiamo dedurre che la visione dell'uomo è alquanto
negativa, quasi esistenzialista?
L'uomo è debole ma quello forte viene dipinto nei
miei romanzi in modo molto negativo. La vita è una
lotta continua tra deboli e forti. Ho dovuto
"sudare" il mio processo di scrittore, pubblicando
romanzi dopo i 30 anni: un salto di qualità è stato
fatto e, diventando uomo, sono riuscito a governare
e a sbagliare il meno possibile nel fare le mie
scelte. La distanza tra reale e quello che scrivo,
tra "pensiero" e "scrittura" diventa sempre minore.
Il lavoro di scrittura è un lavoro artigianale,
progressivo.
Non sono romanzi autobiografici, pertanto i
personaggi sono inventati senza riferimenti alcuni
con la tua storia. Ma in alcune caratteristiche dei
personaggi stessi che tu descrivi ti ritrovi come
uomo?
Amo gli scrittori che riprendono la propria vita nei
personaggi narrandoli, descrivendoli. Fanno ciò se
la loro vita, ovviamente, è stata ricca di
situazioni da narrare. Io creo i personaggi con una
certa coerenza psicologica; la drammaturgia mi ha
insegnato molto come vedi. Ho costruito delle mie
storie parallele in base a fatti successi al
sottoscritto e mi sono chiesto: cosa avrei fatto se
in quella circostanza avessi deciso diversamente?
Sono un perfezionista comunque: cerco sempre di
rendere credibile la narrazione, il soggetto e i
personaggi nella loro personalità complessa. Non
sono quindi realista, ma prendo spunto da personaggi
verosimili. Sono, invece, un surrealista, usando a
volte frasi surreali. Non amo il testo scritto in
modo uniforme e senza carica emotiva. Amo Hemingway,
ma non ha slanci poetici che, invece, trovo in
Bukowski .
Tante volte mi viene da domandare a unop
scrittore di romanzi di prosa come vedrebbe la
propria opera trasposta dalla formata narrata
scritta alla forma narrata ma audiovisibile, alla
forma cinematografica?
Mi piacciono le trasposizioni se avvenissero, in
riferimento ad "Amami", come nell'opera
cinematografica "Addio Las Vegas". Sono sicuro,
però, che affiderei la trasposizione a un regista
sperimentale, non classico. In coerenza con i temi
che tratto posso pensare a un genere come "Pulp
fiction", oppure come "Trainspotting": sono
underground, decisamente tali.
Cosa ti invoglia a proseguire nella scrittura,
seppure esiste una difficoltà nel mercato della
pubblicazione?
La determinazione, la costanza, la perseveranza. C'è
una cosa che devo fare e la faccio, costi quel che
costi. Mi stimolano molto gli ostacoli e, quindi,
anche l'oligopolio e il numero chiuso di fatto
esistente nell'editoria italiana.
Secondo te esiste un circuito alternativo di
distribuzione e divulgazione che possa essere
considerabile come concorrente a quello di massa?
Non esiste secondo me. Esiste sempre l'autore che
cerca di rincorrere la richiesta. Quindi posso dire
che non esiste una rete che possa alternativamente
diffondersi rispetto a quella ufficiale, "main
stream", di distribuzione delle opere pubblicate.
Questo circuito è ostacolato: prima esistevano le
librerie oggi abbiamo i grandi discount e il
pubblico è lontano dallo scrittore, non esistendo
più i necessari passaggi intermedi.
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