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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a
chiunque voglia inviare testi poetici inediti,
in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi
morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai,
Dario De Lucia,
Amanda Nebiolo
Interviste
Intervista a Dario De
Lucia
a cura di Massimo
Acciai
Il Simposio di Poeti: Intervista a Giovanna
Salerno
a cura di Massimo
Acciai
Recensioni
Saggi
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In questo numero segnaliamo...
E' uscito in prevendita online il
libro:
"Pensieri a banda larga"
(di Dimitry Rufolo)
Disponibile unicamente sul sito:
www.altromondoeditore.com
(con possibilità di scaricare un anteprima)
Presentazione casa editrice:
"Elegante e affascinante silloge poetica, "Pensieri
a banda larga" ci porta oltre, in un entusiasmante
viaggio tra liriche disincantate affrontate con un
linguaggio immediato e tormentato"
Introduzione dell'autore:
"Pensieri a banda larga" non è altro che il ronzio
continuo della mente che ci accompagna in ogni
momento della giornata. E' un'opera in continua
evoluzione e cresce o decresce in base allo stato
d'animo,le immagini, i suoni.
Non è un racconto, non sono poesie, il filo
conduttore di questa raccolta è la serie di immagini
che evoca. Fotogrammi su una pellicola,
purtroppo o per fortuna, estremamente sensibile.
Dimitry Rufolo é alla sua prima esperienza
letteraria, autodidatta, operaio, poeta di
strada, musicista girovago, musicista stanziale,
spettatore, uomo comune, marito ed amante.
E' nato a Parma il 22 luglio 1967. Risiede sullo
stesso vostro pianeta,
probabilmente non lontano da voi. Buona lettura.
* * *
Jost Multimedia e
Coniglio Editore
sono lieti di presentarVi
il nuovo libro di Massimiliano Nuzzolo
"Tre metri sotto terra"
con le illustrazioni di Giorgio Finamore.
Un'Antologia di Spoon River del 3°millennio, carica
di ironia, cinismo, amore e dolore.
Dalla penna dell'autore de "l'ultimo disco dei Cure"
un libro urticante ed esilarante
che vi farà vedere la Morte in un modo del tutto
nuovo.
In atto una serie di eventi che promuovono il libro:
dai concerti insieme a band di rilievo nazionale
(oltre ai
Soluzione), prodotti da M.Nuzzolo e
collaboratori del filosofo Manlio Sgalambro, un
roster assai ricco in via di definizione), a dj set,
a hot partys, a installazioni, su tutto il
territorio italiano.
www.myspace.com/tremetrisottoterra_book
* * *
Cludio Comandini
Basso Impero
Sovera - 2006 - 12,00 Euro
Questo
romanzo d'esordio di Claudio Comandini è ambientato
nell'hinterland di un' ex provincia ormai logora di
troppi eventi o, altrimenti, svanita tra ricordi di
dolce vita. Nel cuore di quello che un tempo fu,
nonostante tutto, anche impero, si anima, accanita e
puntuale, una penna (o tastiera che si voglia)
pronta a scandagliare ricercando ogni possibile
riferimento ormai inesistente nel suo essere
licenziosa e irriverente. Una scrittura canalizzata
in un fondo, quello di un Basso Impero che,
attraverso secoli ricolmi d'intrighi e cortigiane,
si avvicenda ancora, longevo e implacabile,
espletandosi in tutto il suo più infimo degrado.
Siamo agli sgoccioli del Novecento, corre l'anno
1994 e l'Italia conosce il suo primo governo
Berlusconi. Comandini, per l'occasione, trova due
date intense ed evocative per meglio rimarcare la
sua narrazione, quella del 25 aprile e quella dell'
8 settembre: dalla liberazione all'armistizio. Con
questa stessa sequenza, traccia principio ed epilogo
di tutti gli accadimenti che si susseguono nel suo
libro. Sono eventi racchiusi in un diacronico
accavallarsi di sequenze che imperversano, ma non a
caso, rappresentando una stagione rissosa, persino
dolorosa e nondimeno provocatoriamente spassosa.
Sono mutamenti che toccano anche luoghi disconnessi
nella memoria, davanti una televisione spenta che
parla e un calendario senza giorni penzolante sul
muro. C'è un bar che anima il tutto insieme alla
piccola comunità che vi bivacca intorno. Dentro ci
scorrono i personaggi del luogo, con le loro
singolari vicissitudini, che si alternano in un
comune vivere divenuto inconsulto. Ci sono Ludovico,
Porkospin, Cecco lo sciamano, il grande amico
Eugenio e le "femmine" che, sebbene qui vengano meno
come tematica portante, prendono qua e là il
sopravvento, fino ad occupare letteralmente
un'intera pagina attraverso i loro attributi più
intimi. Attributi dove lasciarsi andare in
elucubrazioni mitologico-filosofiche con
voluttuosità canzonatorie; cavalcare ardite fantasie
per stordirsi nell'esperienza e galoppare,
dopotutto, sul "fondo". Bukowski che fa capolino, ma
qui abbondano anche androgeni transessuali. L'amore
c'è, mai scritto maiuscolo eppure totale ed
incondizionato: è quello sentito per Serena. Ishtar
è la loro gatta invalida, trovata in fin di vita,
dentro un cassonetto dei rifiuti, sarà lei la loro
complice e più diretta testimone. In questo "basso
impero dove solo i servi hanno potere" compare, in
primis, Jim Morrison, ci parla in greco e scivola
sulle labbra "aspirapolvere" delle ragazze "crickcrock".
Mito e mercato post mortem non potevano tralasciare
Kubain coinvolgendo persino Hegel ne "l'effettualità
come criterio decisivo del farsi della realtà". Un
Basso Impero "maionese globale" dove The end è
"l'unica canzone dei Doors da non sembrare datata",
"uovo del mondo alla fase terminale" con qualche
turbato sorriso acceso sulle note di On the Sunday
of Life dei Porcupine Three o Sunday morning dei
Velvet. Stile fluido e intenso, fortemente
intellettualistico nel suo essere triviale, ma che
non rinuncia a calarsi nel gergo del mondo di cui,
in fin dei conti, è parte: "a uno scudo dal
collasso". Tanta foga, rabbia, denuncia, tanto
passato prossimo ancora da archiviare, che pulsa di
armonioso disordine, materia viva e ancora tutta da
plasmare, così scorrono i tanti aneddoti descritti
da Comandini. Storia, oltre storielle e inferni
personali che si aprono tra chiassosi echi delle
risa di amici; fantasmi che, puntualmente,
ritornano. La strage di Bologna, in questo libro,
potrebbe rappresentare un comune nodo per tutto,
tanto nel personale del protagonista quanto nelle
più pubbliche faccende di questo paese. La memoria
intanto corre, ritorna in Grecia, ai viaggi con
Serena e i ricordi di scuola. Tragedia e piacere
s'incontrano. Un'amara casualità è quella della
notizia dell'attentato sopraggiunta sul primo acerbo
piacere di un'eiaculazione, nella più aspra,
pungente e vitale poesia adolescenziale.
Nota di
Enrico Pietrangeli - 2007
* * *
La voce come medium
Storia culturale del ventriloquio
di Steven Connor
con prefazione di Alberto Abruzzese e Davide
Borrelli
prezzo euro 20,00
formato cm 14,5 x 24,5
numero di pagine 432
collana Numerus
settore saggistica
Cosa ha in comune l'antica tecnica del ventriloquio
con i mezzi di comunicazione di massa e i new media?
La voce come medium ricostruisce la storia cuturale
del ventriloquio: dall'oracolo di Delfi, ai fenomeni
del misticismo religioso e a quelli della
possessione demoniaca, dalle prime macchine parlanti
alle invenzioni moderne del telegrafo e del
telefono. Non solo: il ventriloquio diventa, nel
testo di Connor, la chiave interpretativa per
spiegare i media. Come?
Il ventriloquio è quella tecnica vocale con cui si
produce una voce umana senza far sì che gli altri se
ne accorgano, così che possa essere attribuita a
un'altra entità. Tutte le tecnologie di
comunicazione di massa (la radio, il cinema sonoro,
la televisione, internet) sfruttano il principio
della voce dissociata, della voce altra di cui non
si vede direttamente la sorgente.
La voce disincarnata e smaterializzata dei nuovi
strumenti tecnologici diventa così una parola
alterata, "una parola altra, anzi la parola
dell'altro che insospettabilmente si rivela abitare
in noi": una forma di potere di cui questo libro ci
rende consapevoli. Leggere La voce come medium aiuta
infatti a comprendere i principi su cui si fondano
le tecnologie di comunicazione di massa e il perché
della loro irresistibile capacità di affascinarci e
incantarci.
Steven Connor insegna Modern Literature and
Theory al Birbeck College di Londra, ed è Academic
Director del London Consortium. Ha pubblicato studi
e saggi su Dickens, Beckett, Joyce, il romanzo
inglese contemporaneo e la cultura post-modernista.
Questo è il suo primo libro tradotto in Italia.
Alberto Abruzzese è ordinario di Sociologia della
comunicazione all'università IULM di Milano. È
autore di numerosi saggi sulla comunicazione e sui
nuovi media, da Forme estetiche e società di massa
(Marsilio 1973) fino a Lessico della comunicazione
(2003). Per Luca Sossella editore pubblicherà la
nuova edizione de La grande scimmia.
Davide Borrelli è ricercatore di sociologia dei
processi culturali e comunicativi presso
l'Università di Lecce. Insieme ad Alberto Abruzzese
ha pubblicato L'industria culturale. Tracce ed
immagini di un privilegio (Carocci 2000) e per Luca
Sossella editore Il filo dei discorsi. Teoria e
storia sociale del telefono (2000).
* * *
Autore: Gary Indiana
Titolo: Tre mesi di febbre- Storia del killer di
Versace
Traduzione di F. Accurso, 2005, 320 pagine,
14,60 euro
Quasi dieci anni fa, il 15 luglio 1997 lo stilista
Gianni Versace fu assassinato nella sua lussuosa
villa a Miami, in Florida. Fu una vera e propria
esecuzione: dopo un primo colpo alla nuca, Versace
fu colpito al viso quando era già a terra. Morì poco
dopo al Jackson Memorial Hospital. Le indagini della
polizia individuarono il colpevole nel venticiquenne
filippino Andrew Phillip Cunanan, un ragazzo gay che
forse aveva già ucciso quattro persone in precedenza
e che mise fine alla sua vita pochi giorni dopo
l'omicidio dello stilista per sfuggire agli
inquirenti che avevano individuato il suo
nascondiglio. Ma resta il mistero.
L'omicidio, ricostruito e narrato da Gary Indiana in
un appassionante reportage sulla storia e la vita di
Cunanan, viene oggi ricordato per un triste primato:
è stato infatti inserito nella classifica dei
"Venticinque maggiori crimini del secolo" stilata
dal Time. L'omicidio dello stilista è stato incluso
infatti nell'Olimpo dei casi celebri, accanto al
delitto O. J. Simpson, all'irrisolto caso di
Elizabeth Short - la "Black Dalia" di Ellroy, e solo
qualche gradino più su del massacro scolastico
raccontato da Michael Moore in "Bowling a Columbine"
e da Gus Van Sant in "Elephant".
Gary Indiana (pseudonimo di Gary Hoisington, nato
nel 1950) è uno scrittore e giornalista americano. È
autore di numerosi libri di fiction e non-fiction,
tra cui Do Everything in the Dark, Depraved
Indifference, Rent Boy, Resentment, e Let It Bleed.
Da giornalista, ha scritto per Village Voice, Los
Angeles Times Book Review, e la London Review of
Books. Vive tra New York e Los Angeles.
* * *
La Memoria dell'Acqua
autore: Antonio Messina
edizioni il foglio luglio 2006
"per vivere occorre morire a se stessi "ultima
lettera di Van Gogh da Londra al fratello Theo
" la memoria dell'acqua" di Antonio Messina si
articola sulla musicalità di rimandare al cuore (
re-cordor) la ricerca dell'archetipo pur consapevole
che, una volta ripartorito, sarà di nuovo fragile e
corrompibile dagli stereotipi che regolano la vita
di tutti i mondi possibili.
Il testo si snoda senza tempo, luogo, spazio o
perlomeno questi elementi sussistono come mezzi di
una ricerca, di una sosta che consoli e rinfranchi
nei confronti di un mondo quale dovrebbe essere.
Tutto sarà di nuovo contaminato e spingerà ad
infinite ricerche, tutte soste quindi all'andare
incerto e fragile del vivere, tentativi di vita
nella memoria dell'acqua come rigenerazione.
Il mondo è un Parnaso devastato dall'uomo e dalla
sua logica, Eden imbrattato da caparbietà e
ignoranza; l'uomo è costretto a spingersi tra crolli
e rigenerazioni, tra illusione e realtà, tra amore e
tragedia a cui però manca il compianto del coro che
tanto i greci amavano come momento di consolazione.
Fortunatamente però i muri si sbriciolano, lasciando
fessure e crepe, qualche eletto potrà passare,
cercare l'inammissibile e viverlo anche senza
progettualità eterna.
H.Hesse titolava il suo capolavoro " Siddartha", la
radice tedesca indica " colui che cerca " e il non
trovare diventa ipotesi non esclusa ma non per
questo meno vitale, proprio nella convinzione che la
meraviglia del vivere precipita sempre nel suo
contrario , in un alternarsi senza soste.
Thana non ha forse l'etimo di thanatos pur
presentandosi come espressione di bellezza e amore?
Vita e morte percorrono quindi il testo del nostro
autore che guarda con gli occhi di chi sa che è
necessario dare concessione di vita al sogno, al
mistero e all'abbandono della logica.
" vedevo il cielo flettersi, tinto di cremisi al
centro; le rondini navigavano tra i corridoi di
nuvole che il vento apriva in quell'attimo. Erano
belli i colori d'Egretus, il lungo promontorio che
si allungava ai piedi di una spiaggia di sabbia fine
che si perdeva a vista d'occhio. Il freddo si era
fatto pungente, e la pioggia si era tramutata in
neve; farfalle argentee brillavano nel cielo
crepuscolare, ridando espressivita' a quel mondo che
ricordava l'antico, ad un cielo indeciso pronto a
diluirsi nel mare…" pag19
L'acqua lava, pulisce, purifica, è iniziazione di
vita, l'acqua parla, consola, è mare, viaggio,
perdita, libertà, volo, musica…
Si unisce alla terra solo per chi guarda l'orizzonte
ma ne rimane perennemente staccata come un altro
mondo. Il rimandare " la memoria dell'acqua" di
Antonio Messina a simbologie greche destinate ad una
caduta degli Dei, mi sembra riduttivo. Nel testo,
Dei e mondi senza tempo scendono a terra, si
incorporano in un laico panteismo e ci permettono di
cogliere l'eternita' dell'attimo che proprio come
tale, costituirà l'eterna traiettoria della vita.
Il nostro autore invece conferisce all'archetipo una
veste meno consueta. Affida al segno la capacità
costante di esistere come "connotativo" e
restituisce alla PAROLA la comunicazione del cuore,
del sogno, del meraviglioso, del sorprendente.
E' la parola, l'archetipo musicale che ci dona
questo libro, la cura di essa come RITROVATA MADRE…
ricercata cantilena d'amore, come fotografia
consumata dai sentimenti e dallo sguardo.
E ogni volta, Antonio Messina, muore a se stesso, in
un mondo che della parola non sa più cosa farsene,
per volare ancora con essa, liberare le catene,
esprimere un patto d'amore , di sincerità e di vita.
Recensione di
Patrizia Garofalo
ottobre 2007
* * *
Le vele di Astrabat
Antonio Messina
Nota introduttiva di Monica Cito
In copertina La dama del drago di Angela Betta
Casale
Realizzazione grafica di Oscar Celestini
Edizioni Il Foglio
http://www.ilfoglioletterario.it/
lupi@infol.it
Pagg. 115
ISBN: 9788876061578
Prezzo: € 10,00
Quando
mi appresto ad aprire un libro di Antonio Messina
avverto già una trepidazione, perché so che sto per
avventurarmi in un universo sconosciuto, in un mondo
situato su un piano dove l'irrealtà è il riflesso,
mediato dalla mente dell'autore, della realtà che ci
circonda e in cui siamo immersi.
Leggere le storie di questo grande scrittore è come
fare un viaggio nell'onirico e perciò al primo
impatto può apparire anche incomprensibile, tanto
che consiglio vivamente una preventiva lettura
dell'eccellente nota introduttiva di Monica Cito.
Personalmente non trovo grandi difficoltà perché
affronto il testo con lo stesso metodo che adotto
con la poesia, nel senso che mi lascio andare, mi
astraggo completamente da ciò che mi circonda e
senza la necessità di soffermarmi sui vari punti
proseguo la lettura in modo piuttosto rapido, tanto
che assai alla svelta arrivo al termine del testo.
Ritengo anche doveroso precisare che i generi a cui
ricorre Messina per mostrarci il suo mondo
generalmente non rientrano fra i miei preferiti,
passando dal fantasy de La memoria dell'acqua al
fantascienza-fantasy, visti certi richiami
mitologici, de Le vele di Astrabat. Tuttavia,
affronto la lettura senza nessuna ritrosia e mi
immergo completamente in un'altra dimensione.
Non sto a delineare la trama, fatta di apparenti
discontinuità, ma ci tengo a precisare che il lavoro
concettuale già avviato con l'eccellente La memoria
dell'acqua qui è diventato più chiaro, in questa
ricerca, che non è solo letteraria, di fuggire
dall'estrema materialità della vita corrente per
rifugiarsi in un sogno, dove elementi del passato si
accavallano, si fondono, si dividono, implodono con
visioni del futuro, quasi a dimostrare come sia vero
che il concetto di tempo sia solo umano.
In questo senso l'autore ci prende per mano per
accompagnarci nella sua realtà, senza tuttavia
imporcela, perché le immagini caleidoscopiche che ci
scorrono davanti possono essere viste a nostro
piacimento, con la possibilità così di costruirci un
nostro sogno, un rifugio a cui approdare dopo la
tormentata esperienza di una vacuità morale del
mondo in cui siamo.
L'abilità di Antonio Messina è di avere una
scrittura in bilico fra la prosa e la poesia, con
l'innegabile vantaggio, così, di poter far apparire
come concrete cose che non lo sono, una tangibilità
che aiuta il lettore nella completa immersione in un
mondo che reale non è.
Astrabat è un pianeta di Sabbie e di Ombre, dove c'è
un vento miracoloso che riesce a rigenerare le
cellule, così da permettere agli uomini di
rinascere. Ma è anche una metafora della storia
umana, di una continua serie di apogei e di
decadenze, di nascite e di morti, in un disegno i
cui motivi non ci è dato di conoscere e che annulla
di fatto il tempo.
Può venire in mente il bellissimo film di Kubrick
2001 Odissea nello spazio, ma non è così, perché Le
vele di Astrabat ha una sua dignità autonoma, ha una
forza che scaturisce dalle parole e che può
consentire, a chi l'accolga pienamente, di rendersi
conto di quanto potrebbe essere bella la vita solo
che noi lo volessimo, solo che rinunciassimo
all'egoismo per percorrere insieme, solidalmente, il
viaggio terreno.
Non ci sono forzature, né imperativi nel procedere
del testo, ma solo una sottile pacata malinconia che
induce ad accogliere a braccia aperte il messaggio
filosofico che lo permea.
Le vele di Astrabat è un'opera di elevato valore, da
leggere, rileggere, assaporare prima con il cuore e
poi con la mente.
* * *
A cura di Flavio Ermini
Il racconto ulteriore
Moretti e Vitali - 2006 - 18 Euro
Il
Racconto ulteriore, "antecedente
all'intelligibilità" nella contrapposizione di un
tempo mitico alla desolante contemporaneità di una
terra già esplorata da Eliot, è un progetto che vede
Flavio Ermini coordinare dei pensatori nel "gesto
narrativo". L' "inquietudine dell'imprevedibile" ci
ha condotto verso false certezze allontanandoci dal
vero senso della tradizione, dall'origine. Dal chaos,
nello stesso gesto della creazione sussiste ancora,
inalterata, l'energia per una prospettiva ulteriore,
devoluta a un sapere autentico, non più reso
asettico, e considerato nel suo originario contesto
organico. Bonnefoy lo fa attraverso una possibile
variante per la cacciata dal giardino. Un punto in
cui il tempo non ha avuto ancora inizio, dove
l'immediato e il mediato, opportunamente affrontati
da Vitiello nell'episodio finale, sono ancora
"erranza nell'eterno" e prendono forma col giorno,
nell'esperienza, tra l'eco di un flauto, mediando
dolore e speranza. Prima o dopo divengono
l'intangibilità del tempo dove l'archetipo, riflesso
nella forma, si tramanda nel mito, restando impresso
tra luci e ombre. Nel tema della leggenda
primordiale resta ancorato anche Félix Duque, è
quella indigena della foresta e del suo lago,
mentre, a poca distanza, si consuma "l'imminente
fine di questo mondo", tra disastri ecologici e
notiziari flash sul terrorismo. Quella di Labarthe è
un'Allusione all'inizio migratoria, iniziatica ed
incentrata sulla comunicativa, in un viaggio che ci
vede dubitare e disperderci, ricominciare: possibile
metafora della stessa vita. L'arcangelo, con Antonio
Prete, dalla sua sostanza di luce, viene a contatto
col tempo e la disgregazione della materia. Vive con
rammarico i suoi fallimenti, la distrazione di una
colpa ancestrale. E' questa la prima delle Tre
storie sul tempo e l'apparenza, quale "impossibile
somma d'infiniti vuoti" nell'epilogo della sera: lo
scorgere finalmente il sorriso di una bimba
ricongiunta al suo gatto. Articolato e dettagliato è
il ritratto ginevrino di Roberta De Monticelli che,
traversando memorie e riflessioni, approda su più
acquietanti sogni in una "fragorosa e sporca" piazza
toscana. Spinoza, l'ottico, tanto ebreo quanto
eretico, con Tagliapietra lo ritroviamo che si
diletta coi ragni e sarà specchio di una risata che
è dio, vittima e carnefice nelle vesti di un
Benjamin portato al martirio, ancora immerso nella
lettura di Ethica. Uno Spinoza che ricorre anche con
Vitiello, ricordandoci "che ogni definizione è
negativa" e che, con Jean Luc Nancy, ci riporta a
quel "sentiamo e sperimentiamo il nostro essere
eterni". Interessante il contesto in cui si sviluppa
Diario, "fluttuante in un'incerta intemporalità" che
va dal 4 al 10 novembre 2002. Realizzato per conto
della rivista Parallax, vede qui la sua versione
italiana dopo essere stato tradotto in inglese. Il
marionettista di Givone, unitamente al racconto di
Tagliapietra, è, a mio parere, tra gli episodi più
centrati, almeno in relazione all'intento narrativo
preposto. Tutto il fascino e la magia dello
spettacolo dei burattini viene rilevato allontanando
lo spettro di un demiurgo dietro le quinte,
restituendoci personaggi con un'anima sottesa ad un
filo tramite cui comunicare, finanche a recepire
"dal basso" "le sollecitazioni sceniche". Ironico ed
incisivo giunge Carlo Simi che, attraverso l'antica
e collaudata formula del dialogo, ci trasporta nel
mondo delle fiabe che preannunciano ciclicità
atemporali. Con Donà ci si addentra in tematiche che
includono risvolti psicologici, mentre con Gargani
si abbandona il filone narrativo soltanto per meglio
sviscerarlo con esiti che, personalmente, trovo
convincenti, soprattutto per quell' "indissolubile
legame" tra "etica e scrittura" ricordato anche
attraverso il monito di Wittgenstein: "non possiamo
scrivere qualcosa di vero se non siamo veri".
Riportare la figura dell'intellettuale ad un suo più
connaturato baricentro rendendogli la giusta
attenzione, a partire dall'operato scientifico e
politico, potrebbe essere un varco aperto da questo
libro, poiché in queste condizioni, come Gargani
stesso afferma, "non c'è da sorprendersi che
fenomeni mafiosi si estendano all'ambito
dell'organizzazione della cultura e del mondo
accademico"
Nota di
Enrico Pietrangeli - 2007
* * *
Titolo Libro: Vangelo di Giuda
DA TRADITORE A EROE?
Nome Autore: Antonio Bica
Casa Editrice: Fermento
Anno Edizione: 2006
Codice ISBN: 88-89207-39-6
Pagine: 89
Prezzo: 8, 00 euro
Un testo, il Vangelo di Giuda, necessario ed
equilibrato in ogni sua parte, che tiene desta
l'attenzione del lettore e fa crescere sempre più
l'interesse per argomenti resi spesso ostici dagli
esperti in materia. L'autore, Antonio Bica, propone,
con particolare chiarezza discorsiva e di contenuti,
la genesi e gli adattamenti dei Vangeli, la scoperta
del Vangelo di Giuda e gli "aspetti alternativi del
messaggio di Gesù", inquadra Giuda e il suo maestro
nel contesto delle lotte delle fazioni politiche
oltranziste contro l'occupazione romana della
Palestina, presenta le guerre di predominio fra le
sette agli albori del cristianesimo come antefatto
del formarsi dell'ideologia cristiana ortodossa,
della gerarchia e del potere ecclesiastico. Tutto in
una sintesi che svela la passione, ben radicata, per
la materia religiosa e l'urgenza interiore
dell'autore di farla conoscere ad altri,
l'indulgenza verso i "cervelli cheti" e le " menti
spente", l'onestà intellettuale, l'aderenza al fatto
storico documentato, la prudenza nell'analisi e nel
giudizio, indispensabili per un apporto costruttivo
a delle problematiche storico-politiche,
filosofico-teologiche, ecc., le cui propaggini
arrivano ai giorni nostri. Ma soprattutto la
determinazione di contribuire al rafforzamento dello
spirito critico, l'invito a rifuggire dallo sterile
dogmatismo e a non sottovalutare il relativismo
storico-culturale di ogni verità. Giuda non è più
traditore, ma discepolo prediletto di Gesù ed eroe
con funzione salvifica. L'autorità assoluta e il
potere di successione della Chiesa sono
delegittimati dal pensiero gnostico, che,
rivoluzionario e moderno, presuppone in Dio
l'elemento maschile e quello femminile.
L'autore, già nell' "Antefatto", rivela con lieve
ironia e con orgoglio, tra note di profonda e
sincera malinconia per i ricordi della sua infanzia
e tra accenti d'amore per la sua Sicilia, il suo
precoce scetticismo su una provvidenzialità agente
nella storia, la sua innata avversione contro le
certezze mai poste al vaglio della ragione,
rivendica per sé e per tutti gli uomini il diritto
di percorrere in piena libertà la strada della
ricerca del vero, ammette gli umani limiti del
pensiero e il permanere di interrogativi mai
risolti.
Simonetta De Bartolo
* * *
Canti dai Mobilifici o maledizioni in
Brianza
a cura di Fabio Paolo Costanza
http://www.cantidaimobilifici.blogspot.com/
Un fantasma si aggira per Milano. Questo fantasma è
la Brianza. Beh, l'importante è saperlo… Riconoscere
un appartenente a questa che non è una razza (del
resto solo due degli autori presenti in questa
antologia sono brianzoli purosangue) ma una falange
armata, non è particolarmente complesso. In primo
luogo osservate la camminata. I Brianzoli
rimbalzano. Molte ipotesi sono state proposte per
spiegare questa curiosa peculiarità: le origini
rustiche, la necessità di spostarsi quasi unicamente
a piedi in terre tormentate, i tendini corti,
l'alcool… Molto probabilmente l'alcool. Del resto il
brianzolo beve, beve molto. Non è certo l'unico, lo
sappiamo, ma il brianzolo beve in modo diverso: beve
di più. Nella sua villica gola si rovesciano (in
entrambe le direzioni) i destini di Negroni, Campari
col bianco, birra, vino, gin, con la tonica o il
limone, in un ordine che generalmente è molto simile
a questo che è però solo uno scarno campionario
degli intossicanti cui il brianzolo è aduso. Egli
poi, segno di viva schizofrenia, conduce vita
duplice, i cui aspetti esistono in realtà del tutto
scollegate: di giorno si presenta come fervido
lavoratore, pilastro della società, e chiuso nelle
segherie, nei mobilifici, nelle redazioni e negli
uffici alacremente si guadagna il pane; di notte
invece, novello mr Hyde, tutti i guadagni di una
giornata onesta si perdono in vagabondaggi etilici e
criminosi che sembrano non puntare ad alcunché di
concreto e sano. L'importante è saperlo. E noi qui
di una sottorazza ancora più perniciosa stiamo
parlando, di un manipolo (ma non sperate che il loro
numero sia così ridotto!) di individui che vita
triplice, conducono! Lavorano, sì, si abbrutiscono,
certo, ma di tanto in tanto persi in qualche sogno
sicuramente originato dai veleni di cui si
rimpinzano, si isolano, sudano abbondantemente, e
scrivono. Ma anche per costoro esistono indizi che
possono aiutare le persone di onesti sentimenti a
individuarli ed evitarli con cautela. Li potete
trovare al bar, loro luogo di elezione, a notte alta
(che non gli serve mai da ispirazione, ma da
cornice, e molto spesso compagna), in piedi vicino
alla porta. Sono pronti ad uscire. Forse soltanto
perché fuori si può fumare. Ma escono, per entrare
in quel loro personale ridicolo mondo dal quale
traggono i loro bizzarri sogni, fatti di viaggi mai
fatti, amori mai avuti o mai persi, apocalissi, e
quella misteriosa sensazione senza nome che non è
riso e non è pianto e dalla quale non sanno uscire,
perché pensano sia troppo facile chiamarla solo
"malinconia". E vino. Questi individui riescono
persino a scrivere di alcool, ne motivano le loro
parole stesse, ubriacando la carta e la penna.
Terribile! E tutto questo poi, per vie
frequentemente traverse, lo afferrano e lo mostrano
al mondo. Fieri, come bimbi col vasino pieno. Un
fantasma si aggira per l'Europa, e questo fantasma è
la Brianza, i suoi poeti e i suoi peccati.
Ricordatevene! L'importante è saperlo.
L. Balducci.
* * *
Concetta Angelina Di Lorenzo
Trame di mutevoli speranze
L'Autore Libri Firenze, 2007
Concetta
Angelina Di Lorenzo è nata a Crotone e vive a
Bologna. Poetessa, narratrice, pittrice su ceramica
e vetro, ha ricevuto numerosi riconoscimenti in
importanti manifestazioni nazionali e
internazionali.
Un libretto che parla di guerra, di attualità, ma
anche di pace, di serenità, di paesaggi e di
sensazioni intime, di angeli, di silenzi, di momenti
della giornata vissuti con intenso lirismo. Poesie
dove trovare la semplicità insieme a meditazioni
sull'Universo e sulla fede. L'opera si apre
significativamente con le sensazioni del mattino,
che ispira freschezza e mistero ("Risveglio") e si
chiude con una riflessione sul perduto paradiso ("Il
giardino") e sull'eterno ciclo di albe e tramonti
che accompagnano la storia di "creature incatenate
al loro destino".
Massimo Acciai
* * *
Eleonora Ruffo Giordani
Fiori d'anima
Vitale Edizioni, 2007
http://eleonoraruffogiordani.splinder.com/
Eleonora Ruffo Giordani è nata in Sicilia dove
risiede e vive tuttora. Esercita la professione di
insegnante ed ha conseguito nel tempo, diverse
specializzazioni. Fonda un'Opera di Volontariato
Missionario nella sua città e si dedica ai poveri
più poveri del luogo intraprendendo un cammino
interiore che la portano a scrivere pagine
spirituali per la comunità dell'Opera che guidava e,
ancora guida nonostante le notevoli difficoltà.
Giovanissima fece l'esperienza di aspirante novizia,
voleva dedicarsi ai lebbrosi del Brasile, ma la
malattia della madre glielo impedì. Un giorno con
grande sorpresa legge una recensione ad una sua
poesia a cura del poeta e critico Reno Bromuro,
seguita da ulteriori recensioni. Partecipa, a
concorsi importanti di Poesia classificandosi terza
al Concorso "Arden Borghi Santucci-una poesia
d'amore indetto dall' A.I.A Alcune sue liriche
vengono pubblicate in Antologie letterarie.
"Fiori d'anima" … un titolo che porta la mente ad
una dimensione interiore disposta all'ascolto, alla
contemplazione. Eleonora, poetessa siracusana, parla
spesso d'Amore in queste liriche: un amore mistico,
un amore con la maiuscola come il Lui a cui è
riferito. Una poesia fatta anche di affetti terreni,
familiari, al padre, ai figli. Una poesia che parla
di Infinito, di fiabe, di sogni in cui l'autrice
mette a nudo il lato fanciullesco, innocente, di sé.
Un libro raro in mezzo alla volgarità, all'aridità e
alla disattenzione odierna. Fiori di profonda poesia
colti dall'autrice per farcene dono insieme alla sua
grande spiritualità.
Massimo Acciai
* * *
Anna Maria Volpini
101 sms d'amore e d'odio
Joker, 2007
www.edizionijoker.com
La forma di questi brevi componimenti, che
rispettano il limite di 164
caratteri
proprio dei veri sms, è senza dubbio originale per
un tema a dir poco sfruttato come quello catulliano
dell'amore e dell'odio. Il titolo, e il numero delle
poesie, si spiegano a proposito proprio entro il
celebre carme di Catullo (il 101 appunto) che
contiene le contraddittorie parole "Odi et amo". Non
è ovviamente un caso, come non è casuale l'ordine
dei componimenti, i quali vogliono raccontare una
storia dedicata (ce lo dice il sottotitolo nel
frontespizio) "a chi soffre (e a chi… no)". In una
storia d'amore che finisce, come scrisse De
Crescenzo, c'è sempre chi soffre e chi s'annoia: non
è però il caso della storia narrata da Anna Maria.
Il tema, dicevamo, non è certo nuovo, eppure - a
parte la forma ad sms ed il linguaggio, anch'esso
vicino alla sinteticità dei diffusissimi messaggini
- l'autrice riesce a dire comunque qualcosa di non
solo attuale ma anche originale, e riesce a dirlo
pure con ironia e "leggerezza" , con grande uso di
metafore atemporali prese dalla natura, dal verso
degli animali, dalle condizioni climatiche, ecc.
Un libretto molto ricco e denso, nella sua brevità,
di cui consiglio senz'altro la lettura.
Massimo Acciai
* * *
AD ISTANBUL, TRA PUBBLICHE INTIMITA'
di Enrico Pietrangeli
Edizioni Il Foglio
ISBN: 978 - 88 - 7606 - 164 - 6
Pagg. 86 - Euro 10,00
Il libro è ufficialmente uscito nel catalogo delle
Edizioni Il Foglio il 23/11/07 ed è già
disponibile on line su
365BOOKMARK
Collana Autori Contemporanei Poesia
Direttore Fabrizio Manini
…riattraversa
l'origine cabalistica quattro-cinquecentesca,
indugia doverosamente su alcune tra le molte
caratteristiche che la legano alla cultura
alessandrina, da qui estendendo la propria indagine
fino al punto critico - per l'Impero e per ogni
singolo individuo - di Bisanzio-Costantinopoli.
Gino Scartaghiande
Santa Sofia diviene potenziale crocevia per una
lettura della storia che, partendo da "amorfi ruderi
bizantini", intreccia alle origini la cultura
islamica a quella cristiana e ne esalta le singole
peculiarità.
Simonetta Ruggeri
Nel refrain de Il pazzo, coi suoi Re Mix di versi
danzanti, si sviluppa una combinazione seriale che
evoca quella dei dervisci rotanti.
Emiliano Laurenzi
La Istanbul di Pietrangeli è quindi tanto la città
di Santa Sofia, di Karokoy e di quegli Ottomani che
fecero di Rumi il protettore del loro impero
multietnico, quanto il ponte contemporaneo fra
l'Oriente e l'Occidente dello spirito.
Shaykh Abdul Hadi Palazzi
Intervista realizzata da Renzo Montagnoli in
occasione dell'uscita:
D: E' appena uscito il tuo ultimo lavoro, una
silloge intitolata Ad Istanbul, tra pubbliche
intimità edita da Il Foglio Letterario di Piombino.
Ce ne vuoi parlare?
R: Sì, ma è impresa non facile per tematiche e
riferimenti. Molti spunti sono già emersi attraverso
l'analisi di chi ha voluto cimentarsi in alcuni
scritti critici già inseriti nel libro. Di fatto lo
considero il naturale proseguimento del mio
precedente lavoro, "Di amore, di morte", uscito nel
2000. Da allora non hanno avuto seguito mie
ulteriori uscite editoriali nel settore della
poesia. Ho avuto modo di pubblicare diversi inediti
su più riviste, ma non pensavo assolutamente ad
un'altra pubblicazione. Poi ci sono stati i primi
contatti con Il Foglio ed il loro successivo
interessamento che, man mano, durante il corso della
scorsa estate ha concretizzato l'uscita di questo
titolo. A dire il vero già esisteva e da lungo tempo
un vecchio file così denominato per una futura
pubblicazione da fare chissà quando… Il Foglio ha
fatto sì che questo avvenisse, che rimettessi mano
su quei testi togliendone alcuni ed introducendone
altri in una complessiva revisione del tutto. Così è
venuto fuori il libro, senza molto entusiasmo da
parte mia ma operando un accurato lavoro che
altrove, a livello editoriale, non è stato
possibile. Un editore diverso, per lo meno da questo
punto di vista, nel desolante panorama italiano. Ho
spesso trovato ostacoli, menefreghismo abietto,
finanche vere e proprie truffe ed incompetenti
manipolazioni di fronte alla mia propositiva voglia
di fare, ma perché aprire così tante case editrici
se poi non si ha voglia d'investire, di creare
risorse? Il perché lo sappiamo bene, spesso è
malcelato da pubblicazioni a pagamento che ormai
hanno contagiato anche lusinghevoli nomi,
soprattutto nella poesia. Ma bisognerebbe andare
oltre per prendere coscienza che, anche in assenza
di contratti capestro per l'autore, ricorrono
altrettanti malsani meccanismi dove, a conti fatti,
affiora comunque la cancrena che affligge un reale
rinnovamento nel mercato editoriale italiano.
Qualcosa che di fatto falsifica le regole del libero
mercato tanto nel produrre casi letterari quanto
nell'essere accondiscendenti e compiacenti verso
numerosi autori che dovrebbero, prima di tutto,
avere il pudore di leggere, revisionare e farsi
domande. Ma torniamo al mio libro dove vorrei, fra
le altre cose, mettere in luce tutti quei vizi e
vezzi divenuti regole e non più anomale sregolatezze
artistiche di taluni scapigliati di altri tempi. Un
libro che sento denso di spessore etico nonostante
tutti i più diretti riferimenti ad un sesso
esplicito e relativo desiderio di consumismo, ovvero
quanto porta a fagocitare insensatamente la stessa
ricerca di emozioni. Continua, attraverso la poesia,
il percorso di una ricerca spirituale. Il punto è
sempre quello di saper ritrovare nella poesia
autenticità, anche nel moderno. Il riferimento, per
quanto mi riguarda, resta sempre quello lasciato nel
solco tracciato dai simbolisti. Il malessere
generato nell'ipocrisia è sempre più strisciante e
dimora stabilmente nelle nostre anime. La vera
condanna dell'uomo è la rinuncia alla poesia come
condizione di vita. Trovo una prospettiva del genere
peggiore di ogni presunta catastrofe e più meschina
e lacerante di ogni guerra che, tutto sommato, sa
anche riscattare umanità in tanto orrore ostentato.
L'orrore che oggi portiamo dentro è tale da essere
consolidato in routine. (continua)
Ho avuto il piacere di leggere il libro in
anteprima, a pochi giorni dall'uscita in stampa.
Un'opera ricca di suggestioni, davvero varia;
elementi i più eterogenei si mescolano in
un'alchimia che unisce il presente al passato
remoto, la realtà al mondo fiabesco, la geografia al
sogno. Riferimenti coltissimi (penso all'omaggio a
Rumi) e liriche d'amore (una curiosità per i nostri
lettori di SDP: "Non
è l'amore" è stato messo in musica da Michael
Willow ed è liberamente scaricabile in mp3 sulle
nostre pagine. Una lettura che consiglio.
Massimo Acciai
* * *
Alfio Petrini
Teatro totale
Titivillus - 2006 - 14,00 Euro
Titivillus,
diavoletto dello spettacolo, si manifesta rendendo
fruibili idee integre dalla censura di "monaci
medioevali" ed accoglie questo saggio di Petrini
nella sua collana Altre visioni, dove prendono forma
ulteriori spunti per la didattica del settore.
Teatro totale è sintesi e strumento di ricerca,
momento d'intersezione delle arti e, al contempo,
uno scorcio rinascimentale, prospettiva verso il più
antico e connaturato varco predisposto a sincretismi
e sinestesie, una pluralità del linguaggio che non
può rinnegare le origini, per ricalcare più
direttamente il pensiero dell'autore. Quella del
teatro totale è, in ogni caso, un'esperienza che
vede coinvolto Petrini in un lungo percorso, di cui
compare a tergo del libro quella relativa al primo
convegno internazionale svoltosi a Roma nello scorso
2001. Attore, regista, drammaturgo, critico e
redattore della rivista INscena, l'autore, in questo
libro, si avvale dell'introduzione di Giancarlo
Sammartano, empatica e gradevolmente romantica nel
rivendicare attraverso la scena "un volontario
destino"; forse un po' più riduttiva nel rilevare le
vesti di un "apprendista proletario che si fa
maestro aristocratico", un interessante spunto di
dibattito s'intravede comunque nella chiusa:
"salutare con-fusione di Teatro e Vita". Petrini
guarda alla ricerca senza mai perdere di vista la
tradizione, fintanto da ravvisare "una necessità
sociale" nella "pluralità del teatro". "L'unità
nella diversità" è il dogma che ne scaturisce. Nel
complesso, risulta essere un ottimo compendio
generale, sviluppato con pathos e tesi originali che
tendono a personalizzarne la fattura. Ripercorrendo
le varie strutturazioni del teatro, si approda in
maniera più incisiva verso le avanguardie ed il
teatro futurista, profondamente rivalutato
attraverso la figura di Marinetti, sul quale il
silenzio imposto viene additato come preconcetto
ideologico sul giudizio artistico. Il paragrafo
iniziale dedicato al teatro totale evidenzia subito
una prima grande figura, quella di Wagner, il
teorizzatore, ma anche quella di Artaud ed il suo
"doppio" prende subito consistenza come un
inevitabile punto di riferimento per l'intero
argomento trattato. Naturalmente sia Stanislavskij
che Grotowski sono imprescindibili come eredità del
teatro più moderno. Grande rilevanza è riservata
alla poesia o meglio a quel "valore aggiunto" inteso
a sottolineare che teatro e parole sono strettamente
vincolate alla corporeità dell'azione, "parola del
non detto". Se "l'opera d'arte esiste nel suo
divenire", il regista non può far altro che tradirla
per amore ed è un "fare poetico" che racchiude il
"favoloso possibile" a ricondurlo al nulla, ovvero
allo "spazio della creazione". Beckett e Shakespeare
sono quei "cattivi pensieri" indispensabili per
scavare oltre e specchiarci nelle nostre eresie
barbariche, tasselli pressoché fondamentali
nell'espressione della totalità. Un attento sguardo
è rivolto alla panoramica delle tecnologie digitali,
alla multimedialità ma anche all'intermedialità
passando per la pop art, la performance, l'happening
e quant'altro ancora fino a reinventare "le regole
della visione e della percezione". Da Fluxus, John
Cage e gli anni Sessanta alla più prossima
generazione degli anni Novanta, così variegata e
composita, sino a quel nuovo teatro che ha tentato
di forzare verso un "ritmo cinematografico o da
videoclip" giungendo, infine, alle forme cosiddette
estreme o eXtreme, quelle dove la crudeltà è
esplicita nelle ferite come nel dolore teatralizzati
nella live art. Il paragrafo de L'attore me stesso
conclude il tutto in un personale riepilogo della
diretta esperienza dell'autore che poi è divenuto
anche "maestro". Teatro totale, ovvero la vita e
tutte le sue sfumature che, abbattendo la barriera
della scena, nel Novecento finiscono col coinvolgere
il pubblico in prima persona. Che il teatro si possa
confondere nella vita e viceversa, del resto, è cosa
ben più remota. Il punto è determinare un'etica che,
indubbiamente, è più facilmente accertabile nella
rappresentazione, piuttosto che nella confusione.
Magari anche in questo caso, perché no, nasce
l'esigenza di una "fusione" con quanto l'autore
vuole addurre alla luce come indispensabile
aspettativa della vita.
Nota di
Enrico Pietrangeli - 2007
* * *
L'ADOTTATO
di José Monti
128 pg. - 21x13 - b/n con ill. - 10.00 €
www.josemonti.it
http://www.nicolapesceeditore.it/
Joz' è un bambino che è stato smarrito dalla sua
cicogna viaggiatrice.
Fin da quando la Luna scioglie il suo sacco dandolo
alla luce e decide di adottarlo, la sua vita si
manifesta come un susseguirsi di lezioni e di
peregrinazioni. Attraversa il mondo Goa Goa dei
folletti del bosco, ne conosce tutte le più strane
creature, dai brucobaleni alle riservatissime
margherite ciacoline, ma non ha mai conosciuto i
suoi veri genitori...
L'ADOTTATO
- "una piccola e buffa storia tra realtà e
fantasia".
Il romanzo apparentemente autobiografico, che poi in
realtà dopo un'attenta lettura delle prime pagine si
rivela una "foto in bianco e nero" del mondo
circostante, così com'è senza filtri, dopo essere
stato pubblicato dalla piccola ed agguerritissima
Casa Editrice Nicola Pesce Editore inizia a girare
di mano in mano fino ad arrivare ed essere
apprezzato da Carlo Croce "Poeta e Scrittore".
Il libro continua a passare di mano in mano tramite
un TAM TAM underground trovando il consenso del
giornalista del Gazzettino di Venezia, Silvano
Bressanin il quale lo recensisce su vari quotidiani
del GAZZETINO dando al romanzo lo stimolo editoriale
che lo porterà nelle prime fumetterie/librerie.
Nelle librerie melbookstore e fumetterie panstore le
copie iniziano ad avere un discreto successo.
La critica della stampa afferma che la particolarità
del romanzo originale, oltre ad essere un testo che
commuove è il bizzarro apprezzamento da svariati
generi di persone tra loro totalmente differenti.
Il testo abbatte la prima fondamentale regola alla
base dell'editoria, dove ogni testo debba nascere
avendo ad ogni costo un determinato target
prefissato…
"…L'ADOTTATO parla di come tutti nella vita sono
responsabili di adottare e farsi adottare dai vari
incontri lungo il "viaggio" della vita stessa…
Racconta di come nella vita stessa in realtà, non ci
sia distinzione tra realtà e fantasia…
"Basta crederci o guardare il tutto ogni giorno con
una semplicità quasi infantile per vivere dentro ad
una favola quotidiana ", afferma il giovane autore.
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