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Narrativa

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi in prosa inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
L'ospite di Rita Barbieri, Il Potere nelle mani di Dario De Giacomo, A bassa voce di Dario De Giacomo, Soffia Ponente di Dario De Giacomo, Il sondaggio di Marcellino Lombardi, Memorie di un cavaliere (seconda parte) di Nicolò Maccapan, Agosto di chissà dove sei tu (l'ultimo Agosto per sempre) di Caterina Pomini, Mi hanno schedato di Lorenzo Spurio, Il tema più lungo di Lorenzo Spurio, Una brava donna di Mattia Tasso

Poesia italiana

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Miriam Cividalli Canarutto, Geneve Dinu, Lucia Dragotescu, Eleonora Falciani, Alessandra Ferrari, Emanuela Ferrari, Maria Lenti, Iuri Lombardi, Cesare Lorefice, Nicolò Maccapan, Attilio Martucci, Antonio Nesci, Gloria Pinardi, Caterina Pomini, Natalia Radice, Katia Rosanna Rossi, Francesco Vico, Anna Maria Volpini, Silvia Zaccagnini, Zelda S. Zanobini

Poesia in lingua

Questa rubrica è aperta a chiunque voglia inviare testi poetici inediti, in lingua diversa dall'italiano, purché rispettino i più elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai, Manuela Léa Orita, Iuri Lombardi, Tetiana Anatolivna Vinnik

Recensioni

In questo numero:
- "L'amore ai tempi del Cavaliere" di Francesco Vico
- "I Figli del serpente" di G.L.Barone
- "Il confessionale e l'apostolato" di Liliana Ugolini
- "Venite Venite B-52" di Sandro Veronesi, recensione di Stefano Gecchele
- "L'Oasi e la neve" di Monica Osnato, recensione di Simonetta De Bartolo
- "L'amore arreso" di Zhang Ailing, recensione di Rita Barbieri [pdf]
- "Belfine" di Paolo Ragni
- "L'ultima estate a Famagosta" di Paolo Ragni, nota di Massimo Acciai
- "Adventurae" di Paolo Ragni
- "Racconti persi e dispersi" di Paolo Ragni

Incontri nel giardino autunnale

Intervista a Gregorio Bardini
A cura di Matteo Nicodemo

Articoli

Amore = Bellezza
di Denise Severa
L'amor che move il sole e l'altre stelle
di Denise Severa
Letteratura e logica fantastica in Lewis Carroll
di Lorenzo Spurio
L'amore ai tempi del postumano
di Liliana Talamo

Letteratura per la Storia

Las generaciones como etapas de la literatura española 
di Lorenzo Spurio

Mi hanno schedato
 

Lorenzo Spurio


Ad un certo punto mi accorsi che stavo sognando in turco e vagavo per le vie di Istanbul. Camminavo frettolosamente in un ampio bazar e mi ero fermato dinanzi a una bottega per esaminare alcune spezie. Ce ne erano alcune che non avevo mai visto. La bottega era particolare, oltre ai vari colori e tonalità del marrone, del rosso, del verde delle varie spezie trite o polverizzate, essiccate o fresche, i vari aromi si mescolavano tra loro. Ad un certo punto si era avvicinato il venditore per chiedermi se volessi della paprika indiana o del cumino. Gli avevo risposto che non volevo nessuno dei due e avevo ripreso a camminare. Indossavo abiti turchi e mi muovevo nelle vie di quella città. La cosa curiosa è che riuscivo a leggere i quotidiani turchi e a capire e la gente che mi parlava, così come era successo con il venditore delle spezie. Io ero turco. Ad un certo punto fui in moschea dove incontrai alcune persone della mia età che mi parlarono in maniera simpatica. Erano i miei amici turchi, ovviamente.
Quando mi svegliai la prima cosa che mi venne in mente fu che quel sogno non fosse il mio e che appartenesse a qualcun altro. Mi resi conto che non ero a Istanbul. Dalla mia finestra potevo vedere uno scorcio del campanile di Giotto a Firenze. Non ero in Turchia, ne ero turco. Cominciai a pensare in maniera ossessiva che quel sogno non era il mio. Non mi è mai piaciuto avere delle cose che non mi appartengono. Lo considero un insulto alle mie proprietà e un furto nei confronti di qualcuno. Ricordo ancora benissimo quando da adolescente io e Mario avevamo comprato insieme un paio di scarpe sportive ciascuno. Amavamo lo stesso modello ma entrambi eravamo rimasti molto indecisi fino alla fine sulla scelta del colore. Alla fine io le avevo comprate bianche con le striature rosse bordeaux mentre lui aveva optato per quelle blu con le linee gialle. Tuttavia a me piacevano anche quelle di Mario e a lui piacevano anche le mie per cui un giorno avevamo deciso di fare uno scambio di scarpe. Per una sola giornata. La cosa era divertente e oltretutto rispondeva al nostro bizzarro desiderio adolescenziale. Ricordo ancora oggi che la mamma aveva subito notato che indossavo delle scarpe non mie e mi aveva chiesto di chi fossero. Dal tono di voce della mamma ero già consapevole di aver fatto qualcosa che non andava e, mestamente, gli dissi che erano di Mario e che l'avevamo scambiate per un solo giorno. Lei cominciò ad irritarsi in una maniera tale che per me fu difficile da comprendere. Soprattutto perché io e Mario eravamo amici fraterni e anche le nostre famiglie si conoscevano da sempre. La mamma arrabbiata mi disse "queste cose non si fanno, prima di tutto perché non ha senso poi perché tu hai il tuo paio di scarpe". Mi disse che a lei piacevano praticamente tutti i tipi di scarpe femminili che le donne portavano ma non per questo aveva stabilito con loro che un giorno avrebbe indossato le scarpe blu a punta della vicina, un altro i stivali di pelle della nostra maestra, un altro le babbucce pelose dell'anziana dell'edicola e così via. La spiegazione della mamma mi fece abbastanza ridere, tuttavia capii quale fosse il motivo del suo rimbrotto , ossia che ognuno deve tenere le proprie cose. Le cose degli altri sono degli altri. Proprio per questo ero consapevole che il sogno dell'uomo turco non mi apparteneva. Tuttavia trovavo difficoltà nel riconsegnare quel sogno a qualcuno. Consegnare indietro le scarpe a Mario era stato semplice ma consegnare un sogno a qualcuno è qualcosa di più difficile. Per questo cominciai a girare per la città cercando di vedere se avrei individuato il turco che aveva sognato quelle cose. Non ci riuscii sebbene mi impegnai veramente tanto. Alla fine, pensando fosse quella la chiave di volta, andai in prossimità della moschea della città dove si radunavano sempre molti islamici per pregare. In prossimità della moschea c'erano numerosi uomini. Alcuni parlavano tra di loro, altri stavano entrando in moschea. Notai che uno di essi teneva in mano una busta della spesa. Pensai che forse era il turco che cercavo. Forse si era appena recato in qualche bazar a comprare delle spezie. Sarei stato sicuro che era lui se non avessi visto altri turchi con altrettanti sacchetti di plastica in mano.
Abbattuto dalle mie ricerche, mi ricordai delle parole di mia madre, "bisogna sempre consegnare indietro ogni cosa che abbiamo e che non ci appartiene". Impossibilitato a riconsegnare quel sogno al suo legittimo proprietario, decisi di andare al commissariato. Dissi ad un agente di aver trovato qualcosa di non mio e di volerlo riconsegnare. Mi disse che andava bene e mi chiese di consegnargli l'oggetto. Gli dissi che non ce l'avevo. Aggiunsi che dovevo consegnare un sogno di un signore di Istanbul. L'agente prese le mie generalità e mi schedò.

Jesi, 12 Marzo 2010

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