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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, in lingua diversa
dall'italiano, purché rispettino i più
elementari principi morali e di decenza...
poesie di Massimo Acciai,
Manuela Léa Orita,
Iuri Lombardi,
Tetiana Anatolivna
Vinnik
Recensioni
In questo numero:
- "L'amore ai tempi del Cavaliere" di
Francesco Vico
- "I Figli del serpente" di G.L.Barone
- "Il confessionale e l'apostolato" di Liliana
Ugolini
- "Venite Venite B-52" di Sandro Veronesi,
recensione di Stefano Gecchele
- "L'Oasi e la neve" di Monica Osnato,
recensione di Simonetta De Bartolo
- "L'amore arreso" di Zhang Ailing, recensione
di Rita Barbieri [pdf]
- "Belfine" di Paolo Ragni
- "L'ultima estate a Famagosta" di Paolo
Ragni, nota di Massimo Acciai
- "Adventurae" di Paolo Ragni
- "Racconti persi e dispersi" di Paolo Ragni
Incontri nel giardino
autunnale
Articoli
Letteratura per la Storia
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Letteratura e logica fantastica
in Lewis Carroll
Lewis Carroll (1832-1898) è
probabilmente l'autore del novecento che più di ogni
altro ha consentito la nascita della cosiddetta
letteratura fantastica. In realtà sono si sono avuti
vari autori del passato che si sono occupati di
personaggi adolescenti, giovani e bambini, cercando
di collocarli all'interno di una particolare cornice
narrativa. A partire da scrittori come Charlotte
Brontë (1816-1855) e Charles Dickens (1812-1870)
nasce però una vera e propria letteratura per
l'infanzia. Dickens tratteggia la personalità di
bambini manipolati e sfruttati: David Copperfield,
Oliver Twist e Sissy Jupe in Hard Times; Charlotte
Brontë, per mezzo della sua eroina Jane Eyre, ci fa
viaggiare nella storia di una povera orfana che deve
passare attraverso varie peregrinazioni prima di
approdare all'amore e alla felicità. Il tema
dell'orfano è onnipresente nella letteratura
dell'infanzia che si diffonde in questo periodo,
basti pensare alle opere di Dickens appena citate.
L'orfano serve ai romanzieri per far vedere come un
povero e giovane personaggio solo, maltrattato,
senza casa ne familiari, forte nel suo carattere
riesce a vincere le ingiustizie del mondo e a farsi
valere nella società che è dominata da imposture
degli adulti nei confronti dell'universo infantile.
Il concetto di letteratura per l'infanzia a mio modo
di vedere va interpretato in due maniere: in primo
luogo è una letteratura che mette al centro della
sua narrazione bambini ed adolescenti, spesso in
condizioni di vita disagiate o caratterizzati da
esistenze marginali, dall'altra è una letteratura
che denuncia quali sono le mancanze, le povertà e le
situazioni d'indigenza della classe infantile ed
adolescenziale, lo sfruttamento minorile, la
mancanza di un'appropriata legislazione che tuteli
l'infanzia negli anni coevi ad autori come Charlotte
Brontë o Charles Dickens.
Lewis Carroll inaugura un particolar ambito della
letteratura per l'infanzia ossia il filone
fantastico, all'interno del quale può essere
considerato uno dei padri indiscussi assieme allo
scozzese Robert Louis Stevenson (Treasure Island,
1893) e James Matthew Barrie (Peter Pan or the Boy
Who Wouldn't Grow Up, 1904).
Il personaggio di Carroll rappresenta a tutt'oggi un
enigma all'interno della letteratura poiché oltre ad
essere padre del genere fantasy, s'interessò di
logica, matematica, geometria, si appassionò di
fotografia, negli ultimi anni si votò alla religione
cattolica e per la sua attenzione e amore verso
alcune ragazze gli vennero mosse delle accuse di
pedofilia[1]. È un personaggio a tutto tondo che
probabilmente la critica non ha studiato
sufficientemente sotto i vari punti di vista. Ha
enfatizzato i suoi capolavori su Alice, tralasciando
gli altri aspetti della sua vita.
Le due opere che hanno reso immortale Carroll,
Alice's Adventures in Wonderland (1865) e il seguito
Through the Looking-Glass and What Alice Found There
(1871) sono dei romanzi per l'infanzia, hanno
un'eroina che è una bambina, analizzano le
problematiche e le ansie di Alice nel rapportarsi ad
un mondo che non conosce. Il tutto avviene
all'interno di una dimensione illogica, irrazionale,
fantastica, dove tutto è possibile. È possibile
incontrare gatti evanescenti dal sorriso marcato che
scompaiono lentamente, re e regine di un mazzo di
carte e altrettanti animali che parlano, ragionano e
danno indicazioni. Il mondo di Alice è un mondo
upside down dove succede tutto ciò che nel nostro
mondo non potrebbe mai realizzarsi. Solo al termine
del romanzo Alice riuscirà a distanziarsi da quell'universo
caotico e sregolato, privo di logica e di ragione
quando, durante il processo al fante di cuori, si
scaglia contro la regina e la sua corte dicendo:
"Non siete altro che un mazzo di carte!"
Sono molti gli aspetti dichiaratamente fantastici e
che richiamano una dimensione allucinata e onirica
all'interno dei due romanzi, basterà citarne alcuni
per rendersene conto. L'orologio (e il tempo) fisso
alle sei del pomeriggio (l'ora del tè per gli
inglesi) nel comico episodio del tè con il Leprotto
Marzolino e il Cappellaio Matto. È evidente che la
concezione del tempo di Alice e quella del
Cappellaio Matto siano completamente differenti. Il
tempo di Alice è un tempo lineare, ciclico, che
scorre, che si caratterizza per un tempo passato,
presente e futuro mentre in tempo del Cappellaio
Matto è un tempo fisso, ripetitivo nel quale
esistono solo passato e futuro e tutto è fermo alle
sei del pomeriggio, l'ora del tè. Il tempo presente
non esiste per il Cappellaio Matto ed è proprio per
questo che il tè o lo si è già preso (passato) o si
sta per prenderlo (futuro) ma di fatto, non lo si
prende mai (presente).
Lo spazio alienante nel quale Alice si trova, le sue
conversazioni con vari animali e le varie
metamorfosi che subisce, la portano ad una
progressiva e continua perdita d'identità che si
esplica, a detta di Alice, nell'acquisizione di
varie identità differenti: "E tu chi sei?" domandò
il bruco. […] Intimidita Alice rispose "Io… a questo
punto quasi non lo so più, signore, o meglio, so chi
ero stamattina quando mi sono alzata, ma da allora
credo di essere cambiata più di una volta".
Tuidoldìi e Tuidoldàm, i due gemelli che Alice
incontra nel bosco, fanno nascere in lei ulteriori
dubbi quando questi due gli dicono che lei non è
altro che l'immagine di una ragazza che il Re Rosso
sta sognando e che quando lui si sveglierà lei
sparirà.
In Through the Looking-Glass sono lo specchio e la
scacchiera sulla quale Alice si muove a creare
un'ambientazione torbida e irreale; lì incontra
Humpty Dumpy, il signore delle parole, che si fa
espressione del completo ribaltamento della
normalità a livello linguistico: "Quando io uso una
parola" disse Humpty Dumpy "quella significa ciò che
io voglio che significhi, ne più ne meno".
Nel mondo attraverso lo specchio non esistono norme,
convenzioni, determinazioni, tutto può essere allo
stesso tempo; la lingua e il linguaggio non sono
standard e vengono utilizzati in maniera personale,
autoreferenziale. Il linguaggio di Through the
Looking-Glass è un linguaggio privato, un linguaggio
in cui i parlanti non possono sbagliare o dire cose
giuste, perché, essendo privato, ogni parola, ogni
discorso è sicuramente valido.
L'elemento più marcatamente favolistico e in un
certo senso straniante, è l'utilizzo del nonsense,
un modo di scrivere e di raccontare ambiguo e
criptico, che fa uso di colloqui con animali, canti,
musica, filastrocche, ballate e ritornelli che
narrano di situazioni ambigue, personaggi
strampalati, episodi grotteschi o comici com'è la
conversazione di Alice con il gatto del Cheshire:
"Vuoi dirmi, per favore, che strada devo prendere?",
"Dipende, soprattutto, da dove devi andare" rispose
il Gatto. "Per me è lo stesso.." disse Alice. "E
allora è anche lo stesso che strada prendi" rispose
il Gatto. "..purché arrivi in qualche luogo" chiarì
meglio Alice. "Puoi essere sicura che ci arriverai
se cammini abbastanza a lungo".
Lewis Carroll[2] usò questo pseudonimo per tutta la
sua produzione letteraria. Il suo nome ufficiale
invece, Charles Lutwidge Dodgson, lo utilizzò nelle
pubblicazioni di carattere scientifico e matematico
perché, come si sa, oltre ad essere uno scrittore di
successo, fu anche un logico, un matematico e uno
studioso di algebra. Quasi che Lewis Carroll sia la
proiezione della sua identità in uno spazio mitico,
fantastico e inviolabile nel quale numeri, leggi e
regole non sono utili per spiegare il mondo perché
in Alice la scienza, la fisica, le normali leggi
della logica e della morale vengono praticamente
ribaltate, negate, riviste e spiegate in termini
bizzarri e ambigui.
In un certo senso è evidente la propensione
dell'autore nel trattare gli spazi in termini
matematici: la scacchiera di Through the Looking
Glass richiama uno spazio organizzato in maniera
ordinata e rigorosa e basato sull'intersecazione di
linee e colonne. Quando Alice si sposta, Carroll ci
fornisce la posizione nella quale Alice viene a
trovarsi; l'attenzione dell'autore alle dimensioni
stesse di Alice (o maledettamente piccola o
eccessivamente gigante) rimandano all'idea delle
grandezze, anche questo un elemento di carattere
numerico; i due fratelli gemelli che Alice incontra
nella foresta evidenziano il concetto del doppio,
della duplicità che si focalizza ancor meglio nel
momento in cui Alice si perde e non sa quale strada
deve prendere.
L'idea di questo scritto non è quella di
ripercorrere la genesi del personaggio di Alice
Kingsley ne tantomeno fornire un'esaustiva
interpretazione delle saghe di Alice, per altro
ampiamente note anche a chi non si interessa di
letteratura proprio per la sua grande popolarità
accresciuta grazie al film che ne è stato tratto nel
2010, Alice in Wonderland (regia di Tim Burton).
Fin qui si è parlato dell'opera narrativa di Lewis
Carroll ma, come si è detto, l'autore ha pubblicato
anche vari saggi matematici e studi sulla logica e
la geometria. In maniera particolare in un testo
intitolato The Game of Logic (1886)[3] l'autore
spiega il significato di sillogismo[4] fornendo
un'ampia gamma di esempi di sillogismo e
suddividendoli in varie categorie. Seppur le
proposizioni che Carroll utilizza per semplificare
il fenomeno siano abbastanza semplici e comuni, le
rispettive conclusioni del sillogismo risultano
costruzioni simpatiche e abbastanza bizzarre. Si
tratta di preposizioni logiche che si desumono
dall'intersecazione dei contenuti delle due
preposizioni del sillogismo. Dal punto di vista
logico risultano giuste, appropriate e indiscutibili
anche se, a livello pratico, finiscono per risultare
costruzioni ambigue, strane, degne di un padre del
nonsense. Un esempio di questo tipo è il seguente
sillogismo:
1. I maiali non sanno volare
2. Alcuni maiali sono ingordi
Ci sono degli ingordi che non sanno volare.
O addirittura un sillogismo più elaborato, che
contiene tre premesse:
1. I tegami sono le uniche cose di stagno che
possiedo.
2. Trovo molto utili tutti i tuoi regali.
3. Tra i miei tegami, non ce n'è uno che abbia la
minima utilità
Non mi hai mai regalato oggetti in stagno.
È evidente come Carroll sia un grande maestro della
parola, un'abile atleta del linguaggio: così come
nel nonsense, gioca con le parole, ne scarnifica i
significati e li analizza intersecandoli con altri
concetti ad essi affini per costruire proposizioni
più generali e che abbracciano i vari contenuti. È
un modo simpatico per giocare con la lingua, per
sfidarla, per renderla il più malleabile e duttile
possibile. È evidente che se la teorizzazione del
sillogismo è precisa, giusta e ineccepibile, le sue
applicazioni finiscono per sconfinare il mondo della
razionalità e della logica. Carroll è consapevole di
tutto ciò, proprio per questo intitola il suo testo
Logica Fantastica. A una prima analisi il titolo,
abbastanza ambiguo, può rivelarsi un vero ossimoro:
la logica, l'applicazione consapevole del logos,
della ragione e dall'altra parte il mondo
fantastico, irrazionale, imperscrutabile in cui la
ragione viene completamente sovvertita, negata,
soffocata o reinventata. Cosi come avviene in Alice
in Wonderland, dove Carroll distrugge la logica, la
morale, le convenzioni della società vittoriana, la
semantica e la semiotica del linguaggio, Carroll ci
fornisce una logica irrazionale, una logica
inventata, partendo da un presupposto valido ma che
alla fine fornisce soluzioni comiche o
apparentemente insensate.
L'universo di Carroll va analizzato da dentro, va
sviscerato. Sia esso testo letterario che un testo
di logica deve essere visto per quello che è:
irrazionale, fuorviante, magico, favolistico. Sia
attraverso le avventure di Alice che attraverso la
sua teorizzazione dei sillogismi, Carroll ci fa
viaggiare in un universo fantastico, onirico e dove
ogni cosa è possibile.
13 Dicembre 2010
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