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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, in lingua diversa
dall'italiano, purché rispettino i più
elementari principi morali e di decenza...
poesie di Lucia
Dragotescu, Andrea
Fontana, Manuela
Leahu
Incontri nel giardino
autunnale
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Squillò improvvisamente il
telefono. "Pronto?". Mi rispose all'altro capo del
filo una voce nasale di uomo sulla cinquantina : "
Mi scusi, parlo col signor…". "Sono io, mi dica".
"Lei ha partecipato al concorso…" Feci mente locale,
ma sì, certo, erano trascorsi alcuni mesi ma lo
ricordavo ancora quell'importante concorso per il
quale avevo ormai perso ogni speranza. L'avevo
inviato sperando in una segnalazione, o magari in un
premio della giuria. Erano quattro, cinque anni che
inviavo i miei racconti in ogni parte d'Italia,
sperando ogni volta di essere presente anch'io a
qualche premiazione. Avevo ottenuto fino al allora
un paio di segnalazioni e in altre due- tre
occasioni ero risultato finalista. Qualche medaglia
di infima lega, qualche attestato scritto a mano su
cartoncino. "Le faccio i miei complimenti, lei ha
vinto il primo premio…" "Scusi, non ho capito bene…"
"Mi sente? Lei ha vinto il primo premio col
racconto… per la narrativa inedita, mi ha capito?".
Avrei voluto dire no, non ho capito, per risentire
ancora quelle parole, per assicurarmi che fossero
dirette proprio a me. Balbettai soltanto un "sono
molto contento". "La capisco" continuò l'uomo
dall'altra parte del filo "complimenti ancora,
riceverà presto la nostra lettera di invito alla
premiazione". Riattaccai il telefono. Forse era
tutto un sogno, oppure uno scherzo. Mi guardai
attentamente nello specchio del bagno. Ero proprio
io, con quella faccia così banale, ad aver vinto un
importantissimo premio letterario, uno dei più
importanti nel nostro paese? Pareva di sì. Avevo
vinto io l'importante cifra in danaro che aveva
solleticato le mie fantasie? Sì, ero io. Ero solo in
casa, mia moglie era uscita presto e non sarebbe
rientrata che all'ora di pranzo. Erano soltanto le
dieci di quella mattina che mi aveva visto
ciondolare dalla cucina al salotto senza combinare
niente di buono, ma avevo una scusa più che valida,
da due giorni una fastidiosa influenza mi teneva
lontano dalla mia scrivania al primo piano di un
anonimo ufficio delle poste. Sentivo ancora i
postumi della febbre, e quella notizia giunta così
improvvisa moltiplicava il mio senso di vertigine.
Mi sdraiai sul letto. Avrei dovuto ballare dalla
contentezza, gridare a squarciagola la mia felicità.
Invece niente. Sentivo solo la mia testa ronzare.
Indubbiamente ero contento, finalmente avevo vinto
un premio importante, adesso ero arrivato. Mi vedevo
già contattato da case editrici importanti, e nel
mio studio ricavato in un angolo della sala
immaginavo una segretaria battere al computer il mio
ultimo lavoro. La mia felicità però esitava ad
esplodere come avrebbe dovuto. A mia moglie, chissà
perché, non dissi nulla. Di solito la assalivo non
appena entrata in casa con la notizia appena
arrivata di un concorso dove avevo ricevuto una
segnalazione, ma quella volta non ne feci parola
alcuna. Pensai che fosse una cosa mia, una gioia da
custodire gelosamente dentro di me, come se il suo
valore diminuisse se avessi divulgato la notizia.
Nei giorni seguenti non feci che pensare al
concorso. Ero arrivato, e adesso? Cosa farò da
domani, cosa scriverò, dal momento che i miei sogni
si erano già avverati? Di solito alle premiazioni
alle quali avevo partecipato io ero solo una
promessa, niente di più. Mentre persone importanti
ricevevano scrosci di applausi, io andavo a ritirare
il mio premio quando quasi tutti se n'erano già
andati, e il mio nome, ultimo di una lunghissima
lista, veniva bistrattato dall'oratore di turno. Un
giorno accadrà anche a me, pensavo, di vincere un
premio importante, e adesso quel giorno era
arrivato. Perciò una mattina presi la decisione più
incredibile che avessi potuto prendere. "Pronto,
parlo con…sono …ho vinto il primo premio per la
narrativa inedita…". "Si, mi dica…". " Mi scusi, ma
io non posso accettare…". "Non può accettare cosa?"
"Non so come spiegarle…ma io non posso accettare il
premio. La prego, mi dia una segnalazione, o il
diploma di finalista. Non so come spiegarle, per me
è troppo". Mi immaginavo all'altro capo del filo la
faccia sbalordita del mio interlocutore. "Bah, è la
prima volta che mi capita di sentire…non so se si
può fare…guarderò…". "Grazie, la prego di capirmi".
Adesso ero davvero felice. Mi sarebbe arrivata di lì
a pochi giorni la bella notizia di un premio di
secondaria importanza in un importantissimo
concorso. Avrei potuto continuare a sognare che un
giorno, finalmente, avrei vinto anch'io un premio
importante, che da un'informe bruco si sarebbe
levata al cielo una splendida farfalla dai mille
colori. La vita è questa, pensavo, è il sogno e non
la realtà. Si vive nell'attesa che qualcosa si
realizzi, la gioia consiste nella speranza di
diventare qualcuno, è nel divenire e non nella sua
realizzazione. Avevo una storia da finire. Una
bellissima storia che la mia fantasia aveva creato
dal nulla, in pochi attimi. La tirai fuori dalla
cartella dove era da giorni rinchiusa e la rilessi
attentamente. Le apportai alcune modifiche. La
rilessi ancora. Era bellissima. La fotocopiai per
inviarla ad un importante concorso letterario e
preparai la busta per la spedizione, accarezzando
con la mente l'idea di un grande successo.
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