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Quando il teatro diventa
consapevole espressione politica
Intervista ai Malabobora
In portoghese "bobora" vuol dire
zucca. Inizia così l'intervista e il confronto,
dialogo, dibattito, che si è creato con Laura e
Alessandro che hanno ideato con altre persone
giovani un nuovo progetto teatrale. Malabobora è il
nome. La zucca si adatta con molti ingredienti, è
povero, nutriente, completo, ma anche concreto
perché viene dalla terra come frutto.
E' un suono che rimane nell'orecchio, prosegue
Laura, ma è anche un riferimento a un Paese che è un
punto di passaggio e di riferimento per la nostra
compagnia. "Amata Libsona, città dell'eterna
partenza e dell'eterno ritorno". Mala, invece,
significa piccolo, quindi trasportabile e
trasferibile, adattabile.
Ma anche perché Lisbona per i Malabobora è stata la
prima tappa per il debutto teatrale all'estero. In
quell'occasione, con un lavoro effettuato con
interpreti e traduttori, e giovani studenti della
Paolo Grassi, di cui fanno parte anche Laura e
Alessandro che di Malabobora sono gli ideatori, si è
inscenata un'opera scritta in portoghese, "Evaparacao",
sul rapporto di dipendenza.
Diversi i percorsi, diverse le esperienze, diverse
le storie dei costitutori di Malabobora, ma uniti da
interessi artistici che si sono incrociati.
Alessandro scriveva un monologo sulla relazione di
coppia, "Titoli di coda in bianco e nero", mentre
Giulia e Laura seguivano la parte della regia. Il
saggio finale realizzato, "Radici", dai diversi
contributi, è il primo lavoro ufficiale di
Malabobora, rappresentato in diversi contesti e
diverse location, dalla cascina alla villa
abbandonata per esempio.
Il valore della bellezza è stato il soggetto di un
altro monologo, "Terra smossa". "In un momento di
crisi - sottolinea Laura - è scattata la molla della
scrittura, soprattutto in riferimento all'esperienza
che ho fatto nei campi profughi nell'ex Jugoslavia,
in Slovenia". Questa esperienza dura da 16 anni per
Laura e ha indotto a dare vita a un testo dove i
meccanismi quotidiani divengono per sé stessi
drammi: "la bellezza diventa un atto di eroismo
quotidiano".
Ma di che cosa tratta e come si struttura l'opera?
Antigone compare come voce a una studentessa che
vive in un monolocale in una città stravolta dalla
guerra: nella protagonista c'è una volontà di
scegliere. La ragazza esce di casa, si imbelletta e
affronta il dramma della città convulsa e scossa,
appunto, dalla distruzione della guerra.
Il tema della scelta è anche in "Titoli di coda in
bianco e nero" e le due opere si sono fuse in
"Intero contemporaneo". In questa ultime
performance, però, esiste una chiusura totale del
personaggio rispetto al reale esterno. La prima e la
seconda performance hanno dato vita a una fusione,
"Interno contemporaneo".
Malabobora ha elaborato un vero e proprio manifesto
sulla funzione del teatro oggi, e dell'attore
principalmente. Laura è convinta che le parole non
dipingono più le situazioni e che gli artisti
rimangono spesso chiusi in una depressione
autoreferenziale. la formazione del pubblico, dice
Laura, è la scommessa più grossa su cui lavorare,
ricercando un linguaggio teatrale per metterlo in
scena. "Vogliamo cercare una risposta da addetti per
capire il nostro compito attuale e la funzione del
teatro" precisa Laura. Alessandro e Laura
asseriscono all'unisono:"Esiste una responsabilità
politica dell'artista". Il teatro nasce per essere
pedagogico e politico, si conviene alla mia domanda
sul ruolo del teatro oggi nella contemporaneità.
Deve essere, dice Alessandro, uno strumento di
riflessione e di autoriflessione continua, mettendo
in scena temi anche classici ma con forti risonanze
nel vivere. E' primario sapere cosa vogliamo fare
come artisti, dice Alessandro.
Il rapporto con il teatro di rottura degli anni 70?
Laura lo considera buono come riferimento, ma ormai
appartiene a quel tempo, a quell'epoca. Alessandro
chiosa dicendo:"noi cerchiamo forme di rottura ora,
in questo nostro tempo". La parola, è indubbio,l
acquista un significato forte e determinante, anche
nel percorso di elaborazione del testo, dove il
pubblico assume una funzione importante e incisiva,
permettendo di formulare continue domande in
riferimento al presente. La parola, secondo Laura,
assume un peso specifico e deve essere tradotta in
azione. Noi vogliamo dare peso e senso alla parola,
identificandola con un atto nel presente. Non esiste
una coscienza degli artisti. Nel teatro è necessaria
molta dedizione e bisogna fare comprendere che è la
relazione col pubblico che crea un rapporto
importante. Con queste parole Laura spiega la
filosofia di Malabobora. E' interessante
l'esemplificazione di Laura:"Il teatro incrementa il
benessere, ma non quello fissato con gli indici del
PIL ma,bensì, con il grado di felicità". Interagire
con il pubblico è la situazione migliore per
garantire la forma politica dell'arte. Il progetto
di Malabobora è contaminare la parte testuale con
gli elementi umani, ricercando nuovi meccanismi e il
senso del linguaggio. E' un'associazione aperta sia
dal punto di vista organizzativo, sia da quello
recitativo. D'altronde Alessandro, Laura e gli altri
componenti della compagnia neonata provengono già da
esperienze accademiche diverse, con percorsi diversi
e funzioni varie: chi dalla Paolo Grassi, chi dai
Filodrammatici, chi dalla Nico Pepe di Udine. Ma
sono presenti registi, attori, scenografi: il tutto
è pronto per una buona amalgama e contaminazione di
esperienze. Abbiamo in programma una nuova
performance, dice Laura: "PACS".
Alessandro ne è entusiasta, ne parla come un
percorso che ha visto diverse tappe di lavoro, che
vengono confermate anche da Laura. "E' il gioco del
dentro e del fuori. Ossia noi abbiamo cercato di
reperire fonti diverse, esperienze narrate, diverse
storie realmente accadute, trovate sui forum e, poi,
abbiamo cercato di elaborare un testo all'interno
del teatro tramite la tecnica dell'improvvisazione
per, poi, essere pronti di rielaborarne la portata".
Il teatro è politica e ogni parola acquista un peso
specifico, perché "dietro ogni parola, precisa
Laura, esistono vicende, racconti, esperienze,
narrazioni differenti e molteplici". "Siamo un
gruppo di proposta e non di protesta", conferma
Alessandro. E in PACS abbiamo cercato di
rappresentare scientificamente la questione per cui
non è in un'identità sessuale che si risolve il
meccanismo.
Occorre dare gli strumenti di lettura della tecnica
e fornire la consapevolezza del mestiere, in questa
frase si traduce la finalità del teatro che con
Malabobora, Laura ed Alessandro, tendono a
raggiungere:"perché in Italia non esiste nessun
riconoscimento del valore di questa arte, ma la
causa principale siamo noi artisti e registi". Gli
strumenti di lettura, pertanto, non possono che
risultare scientifici: e tanto più, asserisce Laura,
tendi a volere essere anarchico nell'organizzazione
e nella proposta, tanto più devi essere
professionale". Ma a quale tipo di teatro si
riferiscono i Malabobora? Innanzitutto devi capire
che cosa vuoi cercare, suggerisce Laura. "Non
vogliamo essere identificati come teatro di rottura,
perché la nostra rottura consiste nel cercare un
linguaggio attuale in cui ogni parola ha dietro di
sé storie e vicende di diversa portata, ma vissute,
reali, sociali, avverte Alessandro. E poi si deve
anche dire che in Italia, secondo Laura ed
Alessandro, nell'ambito teatrale o si lavora per sé
stessi, o si lavora per ricercare tutele, oppure si
lavora per il pubblico, esclusivamente per il
pubblico. "Il regista deve avere cosciente il fatto
che il suo lavoro è funzionale a quello dell'attore.
Il teatro non è del regista ma è dell'attore messo
in una condizione di continua ricerca e di continua
relazione". I passi di ogni lavoro prima di una
performance sono diversi: passiamo da un fuori, la
ricerca sociale, il confronto, a un dentro ossia la
ricerca di un linguaggio teatrale attraverso
l'improvvisazione. E' la poetica del ridare peso
specifico alle parole., ridando vita a una relazione
tra l'artista e la società. "I modelli preesistenti
che sussistono in Italia schiacciano nuove realtà.
Ecco perché in Italia non si investe sul teatro"
precisa Alessandro. La conseguenza è chiara e viene
dedotta da Laura: la ricattabilità dell'artista.
"L'arte è ferma alla visione dei comuni - asserisce
Alessandro - e vieni inglobato in qualcosa di
precostituito, soffocando la tua autonomia e la tua
autodeterminazione artistica". L'artista ha una
responsabilità grossa e deve aumentare le relazioni
con l'esterno per rielaborarle e narrarle,
rinnovellarle, rinnovarle. L'artista deve ripartire
a confermare una professionalità inconfutabile. "Non
è un pazzo o un'inaffidabile, come viene dipinto -
considera Laura. E' anche interessante vedere come
viene dipinto l'artista da Laura: è un partigiano,
ha una proposta e per quella proposta agisce,
crescendo nella responsabilità e nell'azione.
Alessandro precisa e sintetizza:"non vogliamo
erigerci da esempio con manifesti roboanti. Vogliamo
solo dire all'artista che l'unica cosa che resta da
fare è agire e nell'azione trovi l'elemento di
protesta. Senza rotture, ma nella normalità del
raccontato e del rappresentato". Il teatro, così,
diventa polis e la polis è la società: occorre fare
vedere come artista che tu stai agendo per la
società perché tu sei uno strumento di racconto che
è connaturato nel tuo agire teatrale. Questa è la
frase che meglio sublima la professione del
teatrante. "Il teatro è comprensione dell'urgenza
che è presente nelle persone e deve saperle
accogliere, parlare di essere, narrarle,
raccontarle". E Laura prosegue:"Il teatro diventa un
movimento, perché nostro compito è aprire domande,
discussioni, portare alla luce meccanismi agiti e
visti energeticamente espressi", usando parole
metaforiche e iperboliche Laura spiega in poche
parole la filosofia dell'attività del teatrante.
"Le nostre scenografie sono essenziali, testimonia
Alessandro, in "Titoli di coda in bianco e nero"
abbiamo utilizzato solamente una poltrona, un
televisore e un tavolino. Sarebbe buona cosa,
aggiunge, che venga fatto una specie di baratto per
assicurare una copertura delle spese che sosteniamo
come regia e come produzione. Noi offriamo la
narrazione, alcuni offrono i propri mobili e
possono, così, incrementare il loro mercato".
E' vero che esiste e sussiste un limite presente e
invalicabile: la situazione di mercato in cui si
vive e con questa situazione bisogna fare i conti,
anche cinicamente. "Il baratto è un ritorno alle
transazioni primitive, ma efficaci per reperire
sostegno alla nostra attività, senza comprometterci"
precisa Alessandro. E' questo, in un certo senso, un
modo per assicurare un finanziamento di un servizio
fatto e reso alla società con qualità, dove
l'oggetto dello scambio è offrire un servizio,
appunto, a fronte di strutture assicurate. E' un
baratto, conferma Laura, che permette di vivere e di
proseguire nella tua attività.
Ma che cosa esprimete con il teatro e come esprimete
i messaggi che andate a definire?
"Ci sono diversi livelli di lettura per tutti in
ogni performance per dare a tutti una possibilità di
interagire" inizia Alessandro e prosegue Laura
"esiste una certa duttilità, costruiamo un work in
progress, e niente prescinde da quello che ci
circonda, fondando il tutto su un elemento
antropologico e meccanismi di ricerca sociale".
Esiste una certa biunivocità nella produzioni dei
Malabobora, dove il materiale letto, riletto,
interpretato, narrato e rinnovellato non è del
regista, ma è della società, dell'attualità, della
contemporaneità. Le relazioni, la creatività in
senso pratico, le creatività messe in relazione e
contaminate, contaminanti, la costruzione di un
sistema modellabile: questi sono gli ingredienti di
una rottura tutta contemporanea, d'altronde sarebbe
paradossale ascrivere il modello della rutta e
dell'avanguardia solamente con il metodo di un
Grotowsky, seppure encomiabile riferimento.
Malabobora propone e non protesta, ed esprime una
rottura dio sistema e non di linguaggio: è il
contenuto che determina il cambiamento in loro.
Lasciamo Malabobora, con Laura e Alessandro, a
proseguire nella loro attività di produzione
teatrale, che sarà ricca di impegni e di scadenze.
La necessità di un teatro nuovo e sperimentale, ma
autonomo e consapevole, è avvertita nel mondo
culturale attuale che prevede l'esigenza di
ridiscutere certi schemi che ingabbiano nuove
energie e nuove risorse intellettive e
organizzative. Liberare il teatro potrebbe e
dovrebbe diventare una stella polare di riferimento
di ogni regista, attrici, attore, ma anche, oserei
dire, spettatore, della società universalmente
intesa.
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