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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, in lingua diversa
dall'italiano, purché rispettino i più
elementari principi morali e di decenza...
poesie di Lucia
Dragotescu, Andrea
Fontana, Manuela
Leahu
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Ascoltare oggi le voci di Firenze
Vivere a Firenze è una fortuna.
E' immediato il dialogo con la bellezza. Rifuggo da
ogni posizione passiva, di semplice godimento
estetico del patrimonio che abbiamo avuto in
eredità. Mi piace pensare all'idea di una
bellezza-laboratorio nel quale gli infiniti punti di
vista sono a confronto - dai diversi versanti delle
forme espressive - dialogano fra loro, continuano a
ricercare nuovi percorsi di senso e di prospettiva.
La ricerca parte dal vivere nella quotidianità
questo patrimonio complesso e fragile, allo stesso
tempo, sia nella parte della città murata che nel
paesaggio delle colline, nel quale si è sedimentata
la storia di generazioni. Viene fatto di avvicinarsi
leggeri, in punta di piedi a questa storia, per
continuare ad ascoltarne le voci e fissarle in versi
di poesia .
Leggeri i passi salgono la collina
la città si scioglie in sentieri solitari,
i cancelli muti parlano di storie lontane.
Avvolge l'eco dei nostri passi
la pelle ruvida degli alti muri
segnata da strisce di graffiti,
sporgono le braccia degli ulivi,
le voci dei compagni galleggiano
nell'aria umida prima del temporale.
Appare la casa rossa di Rosai,
Ciajkowsky compone pagine di musica,
le note si spandono per la campagna;
dalla villa del Pian dei Giullari
esce suor Celeste dopo la veglia.
Mi piace girare per le piazze di Firenze con il
taccuino in mano e fissare immagini in rapidi versi
: Attraverso le piazze / ricerco pagine di storia,/
immagini della vita, / l'idea della bellezza.
Le forme delle piazze sono uniche e ogni volta che
le attraverso, scopro qualcosa di nuovo insieme a
scene di vita, a voci stonate in un paesaggio umano
in forte cambiamento. Di questo paesaggio in
trasformazione la poesia ne può, anzi direi, ne deve
parlare. Come sappiamo il linguaggio della poesia è
qualcosa di speciale, coglie, di solito, l'aspetto
essenziale, autentico, delle cose, con l'aiuto di
tutti i nostri sensi. Ha la capacità di arricchire
lo sguardo di tutti noi, di guardare nel profondo,
di stabilire relazioni insolite fra persone, fra i
fatti di ieri e quelli di oggi .
Sulla strada di casa attraverso
la sera piazza dell'Annunziata.
Novanta passi è lunga la piazza
trenta le colonne, otto bambini
in fasce, tondi bianchi di smalto,
sessanta le api per il Granduca.
Sotto la loggia degli Innocenti
la ruota, la prima figlia esposta
aveva il nome Agata Smeralda.
Sotto la loggia dei Serviti lunga
la fila dei poveri per la minestra,
giovani fumano pensosi.
Nell'ombra corpi stesi
fra coperte, nel cassonetto
la donna cerca cose dal fondo.
Sullo sfondo dei luoghi classici del Rinascimento
fiorentino sorprende, a volte, la presenza come
ferite, di scene di miseria, di degrado. Sul
taccuino che porto con me ho fissato la figura di
giovani immigrati che vivono di notte, in maniera
precaria sotto un ponte, poi al mattino con abiti da
festa vanno alla conquista della città; l'immagine
sullo sfondo di una chiesa rinascimentale, di un
vecchio barbone che zoppicando trascina un carrello
con le sue cose; i tratti di una vecchia compagna
dei banchi di scuola che vive ai margini della
città, alla stazione. Camminando per le strade
rimbomba anche la voce della follia, ha le parole
dell'uomo fermo all'angolo della via o della donna
affacciata alla finestra.
Per me le mani che battono ai vetri della nostra
automobile, sono il segno più forte del dolore,
delle richieste d'aiuto che attraversano la città,
che giungono da molte parti del mondo. Tutti siamo
partecipi di questi fenomeni, accadono intorno a noi
giorno per giorno, momento per momento .
Mani piccole
mani nere
mani bianche
mani ferite
battono ai vetri
della macchina,
sguardi grandi
assediano
incombenti
il mio mondo.
Mani
fioriscono
nella città,
mostrano
i dolori
del mondo.
Intorno alla stazione si svolge una battaglia
particolare, fra i tutori dell'ordine e i nuovi
arrivati. Sono drastici gli interventi per ripulire
i cosiddetti nonluoghi, quando la città è sotto gli
occhi di tutti per l'arrivo delle autorità nazionali
di rilievo .
E' arrivato dai paesi dell'est
lo stormo di uccelli migratori,
la notte dormono in stazione.
All'alba raccolgono gli averi,
nascondono i cenci fra i rami
in mezzo ai nidi dei piccioni,
sopra i chioschi delle aranciate.
Uccelli vestiti da spazzino
afferrano i sacchi al mattino.
La sera si cerca un altro riparo
ai nidi delle rondini più vicino.
Fra le voci, i rumori della città particolare
risalto ha quello dell'Arno in piena,
uno spettacolo per i fiorentini di particolare
suggestione e fonte, come noto, di rinnovate paure.
Vediamo in particolare che le piene trascinano una
massa incredibile di detriti, di vari tipi di
residui prodotti dalla società che si accumulano
lungo le rive del fiume. E' uno degli aspetti del
degrado che richiama a precise responsabilità
civili, personali e collettive .
L'esercito di plastica corre sulla riva destra
dell'Arno, salta nel rombo della Pescaia,
sosta nell'ansa del fiume. Prendono fiato
bottiglie, corde, bambole storpiate,
girano, poi riconquistano la corrente.
Al centro della piena la corsia più veloce
trascina l'artiglieria pesante,
tronchi, misteriose carcasse.
Sugli alberi i cormorani spiano stupiti.
Credo che ci possa essere un preciso spazio nella
comunità per la voce della cosiddetta poesia civile,
di denuncia, di richiamo a principi fondanti di
solidarietà, di salvaguardia del nostro ambiente,
per contribuire a superare, da parte dell'individuo,
stati di paura e di sconforto.
Si vede, d'altra parte, che il potere è in grado di
trovare risposte "facili" nei confronti di persone
deboli, forte del consenso dei cittadini più in
vista della città, in una società spesso afona,
senza voce .
Il corteo dei magi lascia
l'affresco della Cappella,
discende le scale, appare
in vesti sontuose nella via,
sulle cavalcature i sovrani
della città, della provincia,
il grasso sceriffo: portano
in dono la stizza, il genio
fiorentino, l'arroganza.
Li circondano cittadini,
il capo dei tassisti,
i mercanti più ricchi,
i giocatori del calcio in costume,
cinque famosi cuochi.
Nel paesaggio di colline
angeli alti in volo, gruppi
di pastori, lavavetri
le braccia incrociate.
Può essere di conforto avere a portata di mano, con
il nostro taccuino, i colori della memoria. Senza
memoria si vive in un presente indistinto nel quale
prevale la paura dell'altro, emerge facilmente il
sonno della ragione. Credo che per il discorso
poetico sia naturale stabilire una stretta relazione
fra ieri e oggi, fra le nostre radici - spesso di
emigrazione, di miseria, di persecuzione politica -
e le speranze di oggi .
Alle porte di Firenze
s'innalza il castello dei miei antenati,
il Casone dei poveri.
Oggi passo veloce davanti al portone.
Un giorno salirò le scale:
nella cucina nonna Fosca in piedi
come una regina, il soffietto
e la forchetta in mano,
il profumo delle patate
sul fornello a carbone.
Respiro forte l'aria
di questa reggia, i panni ad asciugare
il bagno sulla terrazza
il lavatoio nel cortile.
La nonna riprende il filo
del suo racconto, parla
di giorni d'allegria,
di quando ospiti
a tavola, da principesse,
la fame e la miseria.
Rovistando fra gli arnesi della memoria salta fuori
il ricordo della "classe operaia" e pare un bel
gioco - o è una cosa seria? - contrapporlo al mondo
delle Giubbe Rosse, "tempio sacro" della poesia .
Il salotto buono di Firenze
appare in bianco e nero,
i colori delle storie di Vasco:
le tute blu arrivano da Rifredi
la polizia è schierata, sbuca
dai portici la camionetta,
picchiano forte i manganelli,
si grida in coro pane e lavoro.
Le Giubbe Rosse sono sbarrate,
i poeti scomparsi.
La musica è delle sirene,
i versi le urla degli operai.
Mi accorgo che molte pagine presentano i toni grigi
dell'epoca che stiamo vivendo. E' naturale ricercare
le ragioni della speranza, dell'amore, nutrimento
primo della poesia. Mi limito per questo a
ri-ascoltare le voci delle migliaia di giovani che
sei anni or sono invasero i viali di Firenze in
occasione del Social Forum. L'immagine della
speranza prende la forma di un ponte fra i nostri
giorni e il domani .
Dieci novembre, duemila e due.
Le piazze del centro
respirano aria di paura,
alle vetrine barriere per scudo,
sul cartello: "chiuso per lusso".
La polizia è in assetto di guerra,
gracidano stridule le radio.
L'anello dei viali
ride dell'allegria dei giovani
giunti dagli angoli del mondo
per dipingere il sogno della pace.
Chiudendo il quaderno di appunti su alcune delle
voci che animano la vita di Firenze, mi accorgo
ancora una volta che il filo che tiene uniti molti
fogli fra loro è l'allegria contagiosa dei bambini,
quello che vediamo nei loro sguardi innocenti. Per
mille versi vorremmo cantare il senso, la gioia che
ci trasmettono, vorremmo che il suono delle loro
risa, dei loro giochi fosse sempre più al centro
della vita della città .
Scivola la bicicletta,
attraversa le piazze,
Marta è sul sellino davanti,
il casco rosa,
cantiamo forte
e voialtri bersaglieri.
Ad ogni strofa suona
la tromba, facciamo
un'orchestra volante,
la gente guarda,
ride, scuote la testa.
Mi sembra che le ruote
si stacchino da terra,
si alzino in alto, è tutto vero
o siamo nel sogno?
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