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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, in lingua diversa
dall'italiano, purché rispettino i più
elementari principi morali e di decenza...
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Incontro con Franco Buffoni
Nell'ambito del "Progetto Biblioteca" l'autore
Eduardo Vitolo si è recato a Poggiomarino (Na) e ha
intervistato il noto poeta e scrittore Franco
Buffoni.
L'incontro con Franco Buffoni
è uno degli eventi che ti capitano all'improvviso e
che poi difficilmente si scordano. Sentirlo parlare
di Leopardi e Keats nell'ambito del "Progetto
Biblioteca" dove ha avuto un incontro con alcuni
alunni dell'Istituto Polispecialistico Statale di
Poggiomarino(Na) mi ha riportato indietro nel tempo
agli studi classici e alle prime passioni. E poi per
chi non lo conoscesse l'Autore è di grande notorietà
nazionale e internazionale. Insomma quale occasione
migliore per rivolgergli alcune domande…
Sir. Buffoni, se non le dispiace inizierei con
una domanda semplice e insieme abbastanza personale.
Come ha iniziato a scrivere? Che rapporto ha con la
scrittura? Che significati dà al termine "
scrivere"?
Ho cominciato da giovane. Il primo racconto l'ho
scritto che avevo otto anni. Diciamo che ci sono
nato dentro. Poi il genere letterario è cambiato.
Adesso sto tornando alla prosa dopo che parecchi
decenni mi sono dedicato alla poesia. Ultimamente ho
scritto un paio di libri in prosa ("Guerra",2005,
Mondadori; "Reperto 74", 2008, Zona editore. Nda.)
Mentre ho scritto otto libri di poesia. E' chiaro
che il genere letterario in cui mi sono espresso di
più. Poi c'è la saggistica. Che cosa significa la
scrittura per me? Non riesco ad immaginare la mia
vita senza. Ma la scrittura intesa come studio,
intesa come conclusione di un corso di studio e di
riflessione che poi ti permette di scrivere quello
che uno pensa, quello che uno elabora secondo i
canoni di un genere letterario che poi sarà la
saggistica, la poesia oppure la narrativa. Quindi
direi che il libro come prodotto artistico è proprio
l'ultima cosa che ho in mente. Io lo intendo come
studiare, come imparare. Poi quando qualche cosa
comincia a prendere forma allora diventa un libro.
Io ho 60 anni quindi questa operazione col tempo è
diventata meno innocente. Sai già che diventerà un
libro mentre all'inizio non lo sapevi, questa è la
differenza.
Lei vive a Roma…
Di fronte al Vaticano. Sono i miei principali
interlocutori!
( Risate generali)
Con la sua Arte ha però girato tutto il mondo. Ma
in Italia L'Arte come la intende l'Autore Franco
Buffoni si respira ancora?
Ah certamente! Come fai in Italia a non respirare
arte? Lo dicevamo anche stamane. Abbiamo il 70% del
patrimonio artistico mondiale. L'Italia è l'Arte.
Sono gli italiani che non ne sono consapevoli.
Quando saremo consapevoli di questo potremmo
apparire al picco del mondo perché le persone colte
in tutto il globo desiderano venire in Italia per
essere trattati con la dignità di chi viene perché
ama il bello. E' chiaro poi che se questo bello lo
presenti male, con il motorino che passa, lo sporco,
questo bello insomma glielo scempi… Se noi fossimo
davvero attenti al nostro patrimonio, saremmo le
persone più felici della terra. Grazie ai nostri
predecessori, Greci, Etruschi, Latini, Bizantini etc,
abbiamo questa grande fortuna. Dobbiamo solo esserne
consapevoli e forse degni.
Ha tradotto per Mondadori poeti romantici come
Byron, Keats, Shelley etc. Quali di questi grandi
autori sente che ha ispirato maggiormente la sua
arte e la sua visione della vita in generale?
Mah! guarda, tre poeti romantici che ho tradotto di
più sono Keats, Coleridge e Byron, dove ho fatto dei
libri singoli per ognuno. Influenzato? Bah! Tutto il
movimento romantico è una miniera di scoperte,
costantemente. Però facciamo omaggio a Keats.
Ne abbiamo parlato anche oggi.
Facendo il nome di Keats non si sbaglia mai.
Si dice che i poeti e gli scrittori (ma anche i
musicisti) siano esploratori di "altri" mondi che
suscitano fascino e terrore allo stesso tempo. Lei
ha trovato il suo mondo o lo sta ancora cercando?
E' una bellissima domanda. Proprio l'altro giorno ho
fatto un'altra intervista dove riflettevo sulle
maturazioni poetiche che, non per tutti gli autori,
avvengono nello stesso arco di tempo. Io ho avuto
una maturazione poetica e artistica molto lenta.
Credo di averla raggiunta dopo i 40 anni. L'ho
raggiunta con il mio libro Il Profilo del rosa che
esce per Mondadori nel 2000. Quindi avevo 40/45 anni
quando lo scrissi. La mia maturazione è stata
cadenzata. E' stato un percorso. Adesso credo di
averla raggiunta. Adesso sono consapevole di quello
che voglio dire anche in arte. La ricerca non
finisce ma ho comunque la consapevolezza di quello
che ancora voglio scrivere. Ho il progetto dei miei
prossimi libri. Sono consapevole. Senz'altro ho
raggiunto la maturità molto tardi. D'altro canto
esistono due tipologie di autori. Esistono i geni
precoci come Rimabud che a venti anni ha già scritto
tutto, Keats stesso e ci sono poeti come W. Stevens
che invece dà il meglio di sé a 60 anni. Dipende da
tante circostanze. Io credevo che la mia vita fosse
più una vita di studio, mi sentivo più uno studioso
che un'artista. Adesso mi sento più un'artista che
uno studioso. Mettiamola in questi termini.
Io sono soprattutto un critico musicale e questa
domanda mi viene automatica: le piace la musica?
(Domanda retorica). Con quale tipo di musica
accompagnerebbe la lettura dei suoi testi o delle
sue poesie?
Non è una domanda così peregrina. Sono molto ampio
nei gusti musicali. Vado dal melodramma italiano
alla musica contemporanea e non disdegno il Jazz.
Per esempio ho imparato l'inglese sulle canzoni
d'autore, da adolescente. Sentivo cantautori
tedeschi, francesi, e poi allora non c'erano tanti
mezzi, tanti ausili e quindi so a memoria tante
canzoni proprio perché mi piaceva imparare. Credo
che il lavoro che fa un poeta è molto simile a
quello che fa un musicista Jazz. C'è questa
partitura e poi c'è la crescita. Io quando scrivo
poesie mi accorgo che ho un canto nella testa,
costantemente. Tanto è vero che se quella
intonazione non l'azzecco, non c'è niente da fare,
quel testo lo butto via. Non è una questione di
metrica ma proprio di intonazione. E se passa troppo
tempo non ritrovo poi l'intonazione e quindi il
testo…
Di solito lei propone le sue poesie con un
tappeto musicale…
Quando scrivo assolutamente la musica no! Nelle
presentazioni si può fare di tutto soprattutto se ti
pagano! (Risate generali!).
Quando ero ragazzino suonavo la chitarra dai!
(Ancora risate!)
Mio nonno suonava il pianoforte e anche mio padre e
mia sorella.
Io non ero molto bravo.
Ascolto invece tanta musica di vario genere, quando
scrivo no! Non può esserci musica nella mia testa.
Stacco telefoni, citofoni, tutto.
Devo sentire suonare le parole.
Ultima domanda. Sir Buffoni io sono uno scrittore
esordiente e un giornalista "senza portafoglio" come
tantissimi in Italia. Come giudica la situazione
attuale del mestiere di scrivere e se la sentirebbe
di dare un consiglio ad un giovane che decide di
misurarsi con questo tipo di ambizione?
Scrivere vuol dire tante cose: fare il giornalista
su una gazzetta oppure mirare a scrivere letteratura
dove ci sono vari generi di consumo: letteratura
alta, letteratura di nicchia. Ad esempio io scrivo
poesia che è già di nicchia e che tira 3000 copie.
Al massimo fai una ristampa. Quando magari fai
l'Oscar ( Mondadori) ti stampano ventimila copie
etc. Quando sei in moto si procede con tirature più
alte.
Il pubblico, come diceva Leopardi, è molto crudele.
Quindi l'argomento scrittura penso sia così ampio
che non possa essere circoscritto ad una risposta
unica. Dipende se vuoi fare il romanziere di grande
pubblico alla Lucarelli, oppure se vuoi fare il
poeta, lo sceneggiatore. Oggi c'è molta apertura
verso la sceneggiatura.
Credo che la scrittura presenti una gamma infinita
di possibilità e tra loro molto diverse,
estremamente diverse.
Grazie.
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