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Narrativa
Poesia italiana
Poesia in lingua
Questa rubrica è aperta a chiunque voglia
inviare testi poetici inediti, in lingua diversa
dall'italiano, purché rispettino i più
elementari principi morali e di decenza...
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Dragotescu, Andrea
Fontana, Manuela
Leahu
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In questo numero segnaliamo...
Enrico
Campofreda - Marina Monego
L'urlo e il sorriso
Michele Di Salvo Editore - 2007 - 9,00 Euro
Quello di Enrico Campofreda e Marina Monego è un
esordio narrativo a quattro mani dove vengono
ripercorsi, con estrema lucidità e dovizia di
particolari, i sentieri dell'infanzia. Meglio,
forse, non avrebbero fatto in quella terza età
caratterizzata dalla repentina esplosione di così
tanti dettagli legati ai primordi. Racconti brevi,
strutturati con semplicità ed efficacia, non del
tutto estranei a talune ricercatezze e che comunque
scorrono, fluidi e disarmanti, nella consunta
poetica di spontanee ingenuità perdute, sempreverdi
memorie radicate. Fuoriesce, inevitabilmente, quel
bel paese ancora arrangiato e che già subiva il
travaglio di profonde trasformazioni in corso.
Ritratti in bianco e nero, istantanee neorealiste
carpite da uno schermo, quello della memoria, dov'è
ancora palpabile quello sfondo sociale vincolato ad
interagire coi destini dei protagonisti.
L'automobile, la TV, il frigorifero, i nuovi
quartieri che sopravanzano: sono gli anni del boom
economico, cementano Celentano e la via Gluck. Lo
scenario di campagna e di città si alterna facendo
da cappello ai titoli dei singoli episodi che si
susseguono. Inconsulte e altrettanto innocenti
riemergono passioni per le lucertole, corse alla
marrana, un fragrante schiamazzo di borgata, strade
sterrate, biciclette e lambrette. Venezia e
l'entroterra, insieme alla periferia romana, sono i
luoghi d'azione nonché di origine degli stessi
autori. In una corsa nei campi, dove svetta alto il
mais in un'antropomorfica visione di bambine, si
svela un sapore antico, quello del Veneto contadino,
che ancora sussiste attraverso i suoi riti
propiziando nuove stagioni in un immenso falò.
Dietro lo sguardo di un bambino silenzioso, c'è lo
scorcio di una laguna colto con nostalgia, un
castello di sabbia "ancora intatto". Del resto, la
nota di quarta di copertina relativa a Marina Monego,
conclude precisando che "a Venezia è rimasta
affezionata e vi ritorna sempre volentieri".
Aneddoti di scuola ci lasciano in una coda di suoni,
sono quelli della Gigliola Cinquetti che canta "Non
ho l'età". Forse sarà stato anche per via di quel
festival simbolo nazionale, dove spopolò nel '64,
che si confondono "cinguettii" con "cinquettii". La
televisione imperversa e diviene "simbolo di quegli
anni" operando una "omologazione culturale", come
precisa Arace nella sua prefazione. Tra
bighellonate, giochi ed altre esperienze, si finisce
nel gelo del fossato o si osa, infrangendo il tabù
materno dell'imbarcadero. Meloni rubati a
ferragosto, approfittando della festa in corso, in
una campagna che vede il contadino erigersi a
piccolo proprietario, retaggio di un'ancora non
troppo lontana riforma agraria. Spesso si fa ricorso
al dialetto nei dialoghi, soprattutto il gergo
romano di periferia, ma non mancano neppure più
melodici accenni di filastrocche venete. Ghiaccio
bollente è un episodio che riporta ancora in pieno a
quel clima più prossimo al dopoguerra piuttosto che
di sviluppo, è il ritmo di una campagna che
serenamente stenta nel mettersi al passo coi tempi.
In Areniade la periferia si misura "dalla strada al
mondo", Valle Giulia e gli studenti in rivolta
iniziano a fomentare dubbi, ma il cuore pulsa
altrove, è tutto rivolto verso le olimpiadi di Città
del Messico che i ragazzi, di lì a poco, si
appresteranno ad emulare. Sesso e religione, insieme
ad una motoretta, perno di una rocambolesca gita al
mare, costituiscono una possibile trilogia
assemblante il finale. Sudate iniziazioni
dispensano, come premio, la riluttante visione di
cosce smagliate e cadenti, mentre il chierichetto ci
ricorda quanto sia teatrale la messa e, tutto
sommato, tanto vale parteciparci da protagonista.
Un'edizione ben curata, una piacevole lettura
assicurata. Nodi narrativi a tratti stereotipati, ma
mai noioso. Questo è senz'altro un esordio che segna
il passo, osa poco, ma si presenta come un prodotto
compiuto, capace di aprire a future e più
consistenti produzioni sempre che, i rispettivi
autori, siano anche in grado un po' più di esporsi.
Nota di Enrico Pietrangeli - 2007
* * *
Eduardo
Vitolo
Telepatia con i deceduti.
Pagg: 48
ISBN: 978-88-546-0393-6
Prezzo: € 10,00
Presentazione (Ibiskos Editrice Risolo)
Viaggio breve nel mondo del paranormale, nemmeno
troppo invisibile in verità. L'autore intreccia
realtà ed immaginazione seguendo le vicende di una
giovane medium che, suo malgrado, deve convivere con
un "dono" piuttosto
scomodo: è infatti in grado di parlare con persone
decedute i cui cadaveri però non sono mai stati
ritrovati e che la cercano per guidarla nella
soluzione dei casi irrisolti che li riguardano. La
vita della protagonista è così in costante bilico
tra normalità e visioni, tra ciò che è vero e quel
che non è più, dovendo fare i conti con poteri
paranormali che inevitabilmente influenzano anche la
sua vita privata e la capacità di relazione con gli
altri. Finché un giorno tutto cambierà
all'improvviso e da quel mondo parallelo che solo
lei sa interpretare arriverà una soluzione, una
svolta che ha dell'incredibile e che le darà la
risposta che da tempo cercava. Pagine sul filo del
rasoio per una trama da palpitazioni di cui si
apprezzerà la struttura, vista anche la giovane età
dell'autore.
La trama, raccontata dall'Autore:
Telepatia con i deceduti narra con uno stile
semplice e scevro di barocchismi e orpelli inutili,
la storia di Anna, una persona ambigua, debole,
opportunista, vittima di scelte dettate da un
profondo egoismo e vuoto esistenziale. Diventa, suo
malgrado una medium con un dono unico nel suo genere
e di grande attenzione mediatica e popolare. Durante
una delle sue tante scorribande (a pagamento) in
luoghi infestati e solitari con l'ennesimo
opportunista di turno, il reporter locale Gigi, si
imbatterà in Villa del Carro. Una magione
labirintica e lugubre teatro delle gesta di un
Serial Killer ante litteram ( Il Conte del Carro)
durante la Prima Guerra Mondiale. Inutile dirlo che
un essere inquieto dimora ancora nelle stanze vuote
e polverose ed è pronto a soddisfare ancora la sua
insaziabile sete di sangue e di cadaveri.
Influenze: Lovecraft, Matheson, Bloch, Lansdale,
Deaver, James, Blackwood, Barker.
Lo stile di scrittura: Con il termine CROSSOVER si
identifica spesso l'incontro/ scontro tra due mondi
completamente differenti e antitetici. Molti esempi
lampanti si sono avuti nel Rock con la sua
contaminazione con altri generi (elettronica, hip
hop, jazz etc,) oppure nel campo dei fumetti con
l'avvicendamento di personaggi differenti per
attitudine e intenti che uniscono le loro forze per
una storia/avventura comune. Tutto questo preambolo
per dire che Telepatia con i deceduti è anch'esso un
CROSSOVER tra generi diversi e distanti ( La Ghost
Story, il Noir, l'Horror più sanguinario e brutale,
la novella esistenzialistica e drammatica) con uno
stile di scrittura molto semplice e diretto.
Insomma una storia caratterizzata da continui
flashback nel passato e ricca di atmosfere lugubri e
spettrali che per il suo fascino da novella di altri
tempi potrebbe essere raccontata anche da un vostro
parente ( diciamo un nonno và!) durante una veglia
notturna davanti ad un camino scoppiettante
attorniati da ombre informi e silenzi raggelanti.
Autore
Eduardo Vitolo è nato nel 1974 a Sarno (SA), dove
vive e si dedica agli studi in legge presso la
locale Università. Collabora ormai da anni con
diverse testate e periodici sia dell'Agro Nocerino
Sarnese sia universitari. Tra i tanti: Eventi, La
Rete, Il Carattere, Tipi Sinistri, Sui Generis,
Innovativo, Underground, AndMusicForAll, Ufo
Information etc. Da ex musicista ( Singer nella
cover/grunge band Soundlight Workshop nei primi anni
novanta) è passato dall'altra parte della barricata
intavolando un singolare progetto giornalistico/
musicale, legato alla riscoperta della scena rock, e
non solo, di Salerno e provincia. Il suo lavoro sta
suscitando molta attenzione grazie anche a ripetuti
articoli, recensioni, live report e interviste con
le band della Nuova Scena Rock Salernitana ( termine
coniato dall'Autore stesso). Grandissimo
appassionato di letteratura gotica e Noir ( con una
collezione di oltre 500 libri) ed attento
conoscitore delle correnti musicali più underground
( anche qui con una discreta collezione di cd e
vinili), trasmette tali influenze nel suo stile
narrativo, specie in questo suo primo romanzo breve.
Curiosità
Il Libro è stato presentato con una buona dose di
entusiasmo e passione dalla Ibiskos editrice risolo
il 7/12/07 alla Fiera del libro di Roma alla
presenza dell'autore visibilmente emozionato.
Durante l'incontro col pubblico è stato definito
dall'editore Monia Baldacci Balsamello come "un Noir
strano dalle tinte horror".
Due racconti dell'Autore, "Un Natale Spettrale" e "Buc
lo sfortunato" sono stati pubblicati sul periodico
La Rete nei numeri di Novembre e Dicembre 2007.
Inoltre sono presenti sul sito www.ewriters.it sotto
pseudonimo eddyrovonero.
Altri due racconti di ambientazione universitaria,
"La solitudine dello studente" e " Una nevrosi da
parcheggio", sono stati pubblicati dal sito
www.sui-generis.it, rispettivamente nei mesi di
febbraio e maggio 2006.
Eduardo Vitolo è attualmente impegnato nella
promozione di "Telepatia…" attraverso interviste,
manifestazioni culturali,presentazioni (Sono già
confermate quella di Marzo, a Sarno, patrocinata dal
Comune e di Aprile, a Empoli (Fi), alla Libreria
Mondatori del centro storico. Altre sono in
preparazione), e comparsate televisive ( E' in
trattativa con alcune Reti locali e Radio).
Inoltre sta già scrivendo il suo secondo libro che
si presume sarà pronto per fine 2008 inizio 2009.
Per comunicare con l'autore:
edu.vitolo@libero.it
http://www.myspace.com/eduardovitolo
Una lettura agile, uno di quei libri da cui non si
alza la testa finché non si è arrivati all'ultima
pagina; una storia coinvolgente narrata con poche
essenziali pennellate. L'atmosfera richiama la
produzione migliore della narrativa horror vecchia
maniera (la casa infestata è davvero un classico),
che non stona però col contemporaneo in cui è
ambientata. Il senso di mistero e paura innominabile
è evocato con efficacia. Una lettura da consigliare
agli amanti del genere.
Massimo Acciai
* * *
Antonio
Messina
Dissolvenze
Poesie edizioni Il Foglio -2008
Partendo dal titolo, si potrebbero spiegare le
dissolvenze in vario modo. Sono quelle che
imprigionano la vita in una catena intrisa di vuoto,
come fosse ombra, il nostro passaggio terreno dai
tratti conturbanti o incomprensibili e difatti il
poeta prosegue: sono costretto, nella luce diafana
del mattino, / a macchiarmi l'anima/ di eventi e
dolore, / quel fiore solitario che non trovo…
Nella sua concezione non solo l'uomo stenta a
trovare il bandolo e una direzione al cammino
generale dell'essere nel senso filosofico del
termine, quanto a se stesso, immerso in una eternità
tradita, sottomesso al pungolo del destino. Il suo
pessimismo, tuttavia, più che configurare una
posizione dominata dal nonsenso dell'apparato
planetario, sembra piuttosto sottolineare il limite
intrinseco della creatura, che pur sostenuta dalla
ragione, è costretta ad una sorta di agnosticismo
sulle cogenti domande circa lo scopo e il fine della
sua vita. Nessuno può figurarsi se non attraverso la
fede un disegno dell'eterno.
Marionetta o fantoccio, l'essere umano segue una
strada che non ha segnato con le sue mani, in un
tragitto di fittizia libertà. Il caso decide i suoi
passi, sovente gettando lutti sulle spalle, sempre
lasciando disorientati. Ciononostante la vita va
vissuta, anzi conserva nelle sue pieghe la magia che
induce, di fatto, all'accoglienza della propria
sorte e all'orgoglio di aver partecipato al circolo
più generale, se pure incomprensibile, del cosmo,
con due mani protese nel vento, / l'urlo del mare, /
il canto dei vili, / la rabbia dei morti, /
l'incertezza del pianto, / le cose ordinarie, / il
dolore di essere ombre.
Ma oltre alla generica angoscia esistenziale che
probabilmente è già presente nel primo umano vagito,
l'arco di tempo che appartiene al poeta è segnato da
altre ferite, storiche e contingenti. Il degrado
intacca l'umanità in maniera globale: l'ambito dei
rapporti umani non è più nel segno della
reciprocità, quelli politici e di mercato sono
dettati dal tornaconto personale e dall'egoismo e
l'ecosistema è stato tanto violato da far temere
addirittura la catastrofe della specie. Prevale
quello che Fromm aveva paventato: il primeggiare
dell'avere sull'essere. Hanno ucciso l'azzurro, / le
notti di marzo, /il canto e la poesia, / sussurri e
chiarori in un campo di tenebra.
Il poeta tuttavia nella sua desolazione intravede un
porto. Nel rapporto d'amore, che dalla sua parte
concepisce come totalizzante e generoso fino al dono
di sé, altre dissolvenze si possono immaginare:
quelle del dolore e dello sconcerto. Anzi,
nell'altra persona, Messina, come si diceva, è
disposto a sciogliere tutto se stesso, mettendo la
vita in altre mani, in una fiducia che acquisisce i
toni elegiaci e lirici dell'antica poesia. Non nutre
alcun pudore nel rivelare la propria fragilità e il
bisogno di lasciarsi andare per avere tregua, tanto
è fiducioso che l'amore possa dare colore e calore
al suo buio, mettendo in fuga i fantasmi.
Tuttavia Messina sa che neppure un sentimento vero
sfida il tempo e che due giorni appena in questa
vita danzeremo, ma ne scrive senza lo stoicismo
oraziano del carpe diem. In questa poesia si
rilevano invece sentimenti e passioni, dubbi e
lacerazioni in una sorta di stralunata
consapevolezza dell'imminente precipizio.
…nel segno,
di questo presente immobile,
nello spazio di un respiro,
mi guardo intorno,
attonito,
osservo la mia vita
racchiusa
in miasmi di tenebra.
Un'atmosfera crepuscolare, di penombra, grava su
tutta la raccolta, dovuta a questa battaglia tra lo
sguardo che osa l'azzurro e la percezione della
precarietà delle cose dell'uomo, che riverberano sul
verso un senso di sconfitta che talora arriva alla
prostrazione. Sovente anche gli elementi della
natura assurgono a metafora delle tante speranze
disattese.
Commuove poi la poesia alla madre che si configura
come il baluardo contro il vero e proprio
deragliamento.
Alla fine è d'obbligo parlare delle vere
dissolvenze, quelle che la morte impone alle membra
e alla coscienza di ciascuno, il riposo eterno. In
effetti, tutta la raccolta è attraversata da una
sottesa malinconia, con lo sguardo rivolto alla
falce in un angolo già sguainata e, in questo ambito
mesto, anche l'amore non è mai narrato con
esaltazione ma con un filo di tristezza dovuto al
rimpianto sempre presente di quanto si sta per
perdere. Lascia che il corpo si dissolva piano…
Poesia di confessione, quasi femminea, se si intende
con questo la capacità di scavo e di dono, assiepata
in un suono pulito e in un lessico confidenziale e
comprensibile: in nessun passaggio l'autore cerca
l'artificio retorico e i toni altisonanti. L'uso
della lingua nella sua cadenza da antica nenia o
melodia non ricorre a stratagemmi di assonanze,
giochi linguistici e metrici; essa si posa con una
naturalezza e trasparenza del verso che rendono la
raccolta godibile in ogni parte.
Fortuna Della Porta, Roma 28/04/08
* * *
Josè
Monti;
L'Adottato - "una piccola e buffa storia tra
realtà e fantasia"..
Padova, Pesce Nicola Editore, 2007.
www.tespi.it
www.josemonti.it
"Una piccola e buffa storia fra realtà e fantasia".
Così recita il sottotitolo, introducendo il lettore
alla dimensione "buffa" ed onirica del libro. Un
libro dedicato ai bambini (come dichiara l'autore
nell'introduzione) ma che ha molto da dire anche
agli adulti.
La vicenda si presterebbe ad un tono tutt'altro che
allegro. Già l'inizio non è dei più gioiosi: un
bambino abbandonato, tutto solo, in un bosco da una
"sbandata cicogna", "adottato" dalla Luna e
successivamente da tante altre strampalate figure -
alcune positive, altre decisamente ambigue -
percorre il suo cammino di crescita fino alla
maturità.
Molte sono le "buffe" esperienze che vive, dapprima
nel bosco insieme a folletti pazzoidi, e
successivamente nell'ambiente cittadino tra persone
non messe meglio in quanto a sanità mentale, con
alcune eccezioni. L'anonimo protagonista, che avrà
un nome solo nel finale, raccoglie da ognuno dei
suoi incontri, dalle sue "adozioni temporanee", ciò
che può imparare su questo "buffo" mondo. Il libro,
nel suo stile semplice e frammentario, contiene
frasi folgoranti apparentemente buttate lì che
gettano una luce nuova, molto seria e profonda,
sugli strampalati avvenimenti.
Lo stile richiama quello del realismo magico di
certa nota narrativa ispanoamericana, anche se non
c'è una vera e propria collocazione geografica o
temporale: realtà e fiaba si compenetrano in
equilibrio.
Un libro anche molto vario, fatto di prosa, pagine
di diario, poesie e illustrazioni dello stesso
autore. La materia, autobiografica, è trasformata in
una fiaba metropolitana moderna che diventa
universale.
Si tratta del primo libro di una trilogia (la
trilogia di Joz'). Gli altri due libri saranno: "Ho
sognato d'esser vivo" e "Underworld".
Massimo Acciai
* * *
LAVORARE STRONCA
23 racconti lavorati a mano
di Angelo Zabaglio e Andrea Coffami
Casa Editrice Tespi - €10
Qualcosa sul libro:
Tra la barzelletta che apre ilvolume e quella che lo
chiude, troviamo i 23 racconti "lavorati a mano"da
Angelo Zabaglio e Andrea Coffami: un romano di
borgata ci raccontail suo tour nella capitale con
un'americana incontrata a due passi dalColosseo;
alla trattoria Brutto Anatroccolo danno il via ad
una gara incui vincerà chi sarà in grado di
indovinare la parola misteriosa checomincia in U e
finisce in O; intanto, tra una
rivisitazionecontemporanea e d'avanguardia di Cecco
Angiolieri, scioglilingua
e"storie-antigrammaticali", ci si imbatte in chi
impazzisce all'idea dileccare l'apparecchio per i
denti di Laura, chi "correinvolontariamente" e chi
va alla disperata ricerca del proprio tempoperso. Un
libro che spesso scivola nell'avanguardia
letteraria, senzaschemi che limitino l'espressione e
pervaso da un sano incontrastatoumorismo.
Per acquistare il libro:
www.tespi.it
* * *
Mi chiamo Monica Guido, sono nata a Novi Ligure nel
1978 e da qualche mese vivo a Basaluzzo, sempre in
provincia di Alessandria.
Lavoro come insegnante.
Volevo segnalare alla vostra cortese attenzione il
libro che ho tradotto e pubblicato. Ritengo possa
interessarvi poichè si tratta del seguito del famoso
'Mago di Oz' di L. Frank Baum. Forse non tutti sanno
che l'autore scrisse ben 14 libri sul mondo di Oz.
Quello che vi segnalo è il secondo della serie ed è
anche l'unica traduzione italiana disponibile nel
mondo dell'editoria italiana. Da questo libro è
tratto parzialmente il film della Diseny 'Ritorno ad
Oz', di cui sarà presto realizzato un remake.
Inoltre la storia narrata era stata anche raccontata
in un cartone animato giapponese dal titolo 'Nel
Regno di Oz' e trasmessa negli anni '80. In America
hanno inoltre realizzato una breve serie tv dal
titolo 'Tin Man', ovvero Boscaiolo di Latta, uno dei
personaggi di questa fantastica serie di romanzi.
Nella speranza che siate interessati all'acquisto di
questo volume o che dedichiate attenzione a questo
evento editoriale, vi porgo distinti saluti.
Monica Guido, la traduttrice di questo romanzo.
http://monicaguido1978.blogspot.com/
Il meraviglioso Paese di Oz: le nuove
avventure dello Spaventapasseri e del Boscaiolo di
Latta e anche le strane vicende dello Scarabeo Molto
Ingrandito, di Jack Testa di Zucca, del Cavalletto
animato e del Gump
la storia è
il seguito de "Il Mago di Oz"
di L. Frank Baum
illustrato da
John R. Neill
tradotto da
Monica Guido
Libro Bianco & Nero
Formato 14,8 x 21 (A5)
Copertina Morbida
Pagine 246
Editore Boopen
ISBN 978-88-6223-177-0
http://www.boopen.it/acquista/DettaglioOpera.aspx?Param=5762
http://www.lulu.com/content/2005526
ank/meraviglioso-paese.html
http://www.internetbookshop.it/code/9788862231770/baum-fr
* * *
Marialuisa
Sales
Danza araba medioevale e danza interpretativa
della poesia araba:
una ipotesi di ricostruzione
Edizioni Akkuaria - 2006
E' un manoscritto ottomano del XV secolo a scandire
il verbo divino nella sua potenza generatrice di
melodia. Dal suono, intimamente connesso alla
poesia, si evoca una danza che, nella tradizione
aniconica islamica, non resta che ipotizzare. La
Sales lo fa attraverso questo breve ma consistente
trattato, sintesi di lunghi anni che la vedono
protagonista nella coreutica, soprattutto in ambito
universitario, anche con seminari e conferenze,
attingendo tanto da il sama dei Sufi quanto dal
kathak indiano a tutt'oggi praticati. Una ricerca
nella "ricodificazione" sostenuta con basi
teoretiche, che preserva l'integrità di un modello
medievale ancora caratterizzato da un approccio
simbolico piuttosto che analitico. Al-Farabi e
al-Mas'udi sono i due pilastri di riferimento
dell'autrice. Per mezzo delle loro opere, al di là
degli aspetti speculativi, sono rese più tangibili
talune forme della danza araba medioevale, in
particolare l'utilizzo del corpo come "strumento a
percussione" e l'innesto dell'interpretazione
mimica. Ottimi i riferimenti storici qua e là
riprodotti in sintesi e note per meglio ampliare la
visione del lettore; quelli più pertinenti
l'indagine prodotta sono relativi alla dinastia
abbaside, momento in cui è fiorente "il processo di
acquisizione dell'eredità culturale greca". Un ruolo
determinante, in questa mediazione, lo ebbero anche
alcuni cristiani nestoriani, come ibn Ishaq, che
finirono col trovare il loro ultimo rifugio in
Mesopotamia. Interessante come, nella centralità del
suo razionalismo aristotelico, al-Farabi consideri
la musica inferiore alla poesia poiché il suo
"contenuto sensibile" è più consistente rispetto al
versificare che, in ultima analisi, è più vincolato
a contenuti raziocinanti nel suo indagare i piani
emozionali; di conseguenza, "il più elevato degli
strumenti musicali", sarà il canto umano.
Cosmopolita, storiografo e altrettanto razionalista
è al-Mas'udi, precursore di un approccio analitico
che, per i tempi, è a dir poco originale e ricco di
spunti. "Mimica, ammiccamento e acrobazia" sono
parte di quegli elementi comparativi che la Sales
intende rielaborare attraverso la kereshme, ovvero
la danza classica persiana ottocentesca, per
affermare un valore del "sentimento" nella danza
cortese anziché quello del "movimento", proprio
della "coreusi contemporanea araba". Da segnalare,
seppure soltanto accennato, è quel "processo
simbiotico" tra cultura islamica ed indiana avvenuto
con la dinastia Moghul. Ragguardevole, come si
evince fin dall'introduzione, la consulenza storica
e teologica, nonché l'apporto di due capitoli, di
Shaykh Abdul Hadi Palazzi. Emergono aspetti
controversi e meno noti al mondo occidentale,
circostanze che, nel corso dei secoli, ci
riconducono ad un Islam dotto e moderato, aperto al
mondo e al progresso; un contesto che, in Europa,
forse vede la sola eccezione di una figura come
Federico II. Partendo da un grossolano errore
interpretativo di von Sebottendorf, diplomatico
tedesco in Turchia prima della grande guerra,
Palazzi ci descrive e decodifica un esempio di
gestualità rituale Sufi. Le annotazioni di
giurisprudenza islamica mettono in rilievo
l'autorevolezza di al-Ghazali, Sufi e teologo, che
pone lo "stato d'animo" quale elemento atto a
discernere la natura "proficua o deleteria" della
musica e della danza, mentre Ibn al-Jawzi e Ibn
Taymiyyah vengono citati come letteralisti avversi
non solo al suono ma, più in particolare, al sufismo
stesso. La disputa tra una visione spirituale ed una
integralista si è, di fatto, protratta "sino ai
giorni nostri". Non ci resta che sperare di vedere
ancora fiorire quell'Islam più profondo e ricco di
contenuti tanto artistici quanto mistici, piuttosto
che vederlo miseramente decadere tra "intolleranza"
e "oscurantismo". "L'Amore è la mia religione e la
mia fede" non è che un verso di Ibn al-'Arabi, il
migliore, a mio parere, per concludere nella poesia
la lettura di questo libro.
Nota di Enrico Pietrangeli - 2007
* * *
Francesca
Bonelli
Reiki
Edizioni del Foglio Clandestino - 2006 - 12,00 Euro
Il Foglio Clandestino nasce come rivista di settore
negli anni Novanta e, da allora, di strada ne ha
fatta. Spartana nella veste ma piena di consistenti
contenuti, a partire dai suoi arguti e coinvolgenti
editoriali e un Peter Russell orbitante nella
redazione. Storia molto più recente è quella della
casa editrice. Ancora pochi titoli nel catalogo, ma
tante idee in sviluppo per altrettante collane.
Reiki non si presenta come un manuale, ma attraverso
la diretta esperienza della Bonelli che, come
presupposto, vuole suscitare curiosità, genesi da
dove si espande ogni energia, sia sul piano
immanente che su quello spirituale. Coerenza e un
"Pensiero Positivo", già frutto di una tesi
dell'autrice, optano per la carta riciclata
delineando un prodotto poco ricercato, minimalista e
raffinato, impregnato nel gusto retrò
d'illustrazioni in effetto dissolvenza, nei colori
che riportano agli anni Cinquanta. Sul finire dello
scorso millennio, a Bergamo, nasce il casuale
incontro con questa pratica, ma poi non più di
tanto, per via del fatto che "ogni anima" ha un
"progetto ben preciso" da assolvere. Corrispondenze
e significati dell'ideogramma Reiki, se attivati,
fomentano quell'alchimia che permette all'energia
individuale Ki d'interagire con quella Rei, ovvero
quella universale. Chi dà Reiki è un tramite, un
"canale di Luce". Antica, eterogenea e non databile
è la tradizione orale dell'utilizzo di questa
trasmissione, Usui è colui che ha riportato in
evidenza la disciplina in epoca contemporanea. Tutto
si basa sull'imposizione delle mani, in
un'impostazione gnostica e dualistica, dove solo le
energie positive vengono convogliate in "un percorso
di benessere". Armonia nel qui ed ora è un primo
obiettivo da conseguire osservandone i principi.
Fondamentali e, come tali, ben esposti, in un
linguaggio chiaro e diretto, sono i chakra con tutte
le loro connessioni, sia sul piano fisico che su
quello psichico. Mentre l'aura, ossia quel flusso
energetico che ci circoscrive, viene analizzata tra
percorsi e aneddoti che vanno dalla tradizione
biblica ai tentativi della ricerca scientifica.
Riemergono, come da una vecchia soffitta, lo schermo
di Kilner ed i successivi studi operati dai russi
mantenendo un saldo riferimento di pensiero
sull'argomento con Rudolf Steiner, ideatore dell'antroposofia.
Due sono i livelli di Reiki, il primo, Shoden, ed il
successivo Okuden. Maestro è colui che dedica
"completamente la propria vita a questa Via", ed è
questo un ulteriore stadio e con valori iniziatici,
dal quale si riceve la consegna dei simboli
attraverso mantra segreti. Per attivare un livello
si ricorre al Reiju, cerimoniale di apertura ai
canali energetici. Interessante è il dualismo
grafico e semantico di cui si compone l'ideogramma,
oltre a poter essere scritto in due differenti
maniere, sta a significare "accettare la
spiritualità" come pure "dare la spiritualità".
Perno dei trattamenti, oltre ad una predisposizione
del cuore, è quello del posizionamento delle mani.
Al Reiki, inoltre, si ricorre anche per l'autotrattamento,
pratica fondamentale per migliorarsi nonché per
ottimizzare il trattamento rivolto ad altri. Si
opera sempre e comunque per il bene della persona.
Se il primo livello corrisponde ad un approccio
fisico, il secondo si colloca nella mente,
presuppone maggiore consapevolezza e responsabilità.
Il cammino, dal "qui e ora", si evolve attraverso i
simboli del "Dentro" e dell' "Oltre" per culminare
nel quarto simbolo, quello della "connessione
diretta con il Rei, con la Luce, con la Fonte". Il
risvolto filosofico è di stampo buddista: "se cambio
io, cambia il mondo attorno a me", ma le connessioni
sono molto più vaste e qua e là sparse nel mondo,
dal manicheismo alle eresie albigesi, dagli Esseni
ai Bogomili, per citare solo quelle riportate
nell'apposito glossario messo a tergo del testo.
Nota di Enrico Pietrangeli - 2007
* * *
L'
urlo che spezzò il silenzio
Gatti Roberta
€ 12,00
2006, 94 p., brossura
Editore Sovera Editore (collana Percorsi del
fantastico)
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Un romanzo in cui l'elemento surreale trae origine
dall'esperienza quotidiana e dall'emergere alla
coscienza dei più inconfessabili desideri
dell'essere umano. Il promontorio di Portofino. Il
grido di Munch. Il terrore di tre ragazzi che, nella
percezione della fine imminente, assurge a desiderio
di assomigliare a un dio. Quando i doni da loro
richiesti, Suprema Bellezza, Immortalità. Somma
Conoscenza, diventeranno reali e fruibili sarà tardi
per smascherare il segreto terribile che si cela in
ognuno di essi: quello di poter modellare e
deformare in maniera irreversibile la fisionomia
interiore dei tre ragazzi. I tre protagonisti non
saranno Dei, ma mostri, talora consapevoli della
propria distorsione, proprio come l'uomo che urla
nell'opera di Munch. Sarà solo alla fine dei tempi,
alla conclusione del romanzo, che scopriremo chi dei
tre ragazzi, nel chiedere il Dono, ha compiuto la
scelta umanamente più ragionevole.
L'autrice tratta l'argomento, certo non originale,
affrontandone le implicazioni psicologiche ed
esistenziali, analizzando a fondo il "lato oscuro"
di tre doni apparentemente più che desiderabili
(poco importa da dove provengano), certamente più
adatti a degli dèi che a degli esseri umani, con i
loro limiti. Difficile parlare di questo libro senza
svelarne troppo la trama, come si vorrebbe fare
parlandone ad un amico, perciò non resta che
leggerlo. Ne vale senz'altro la pena.
Massimo Acciai
* * *
Non particolari pensieri
Autore: Attardo Luca
Editore: Sovera Multimedia
Genere: letteratura italiana
Collana: Percorsi del fantastico
Pagine: 160
ISBN: 8881246236
Data pubblicazione: 2006
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Quello che viene descritto è un itinerario di
ricerca personale, la cui valenza tende a tuttavia a
rivestire carattere di generalità. I rammenti
narrativi che costituiscono la materia del racconto
traggono quasi tutti spunto da sogni.
Al termine del cammino proposto sarà la
complementarità delle diverse esperienze vissute da
un individuo ad emergere come elemento
imprescindibile di crescita.
* * *
Le
vie dei ritorni
Caranci Luciana
€ 15,00
2007, 192 p.
Editore Bastogi Editrice Italiana (collana Il
canapo)
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Sotto il titolo "Le vie dei ritorni" sono raccolti
sei racconti legati tra loro dal tema del ritorno:
ritorno al passato sul filo della memoria, ritorno a
un Dio ignorato o dimenticato, ritorno al mondo
misterioso della propria origine.
L'ultimo racconto è quasi un romanzo breve e segna
il definitivo spostamento dell'attenzione da se
stessi sugli altri: sulle vittime della guerra e sui
perseguitati per ragioni politiche o razziali.
* * *
Roberto
Tresoldi
Impara Rapidamente le Lingue
Consigli ed esercizi per capire, leggere e
parlare
De Vecchi Edizioni - gennaio 2008
Un metodo per rendere più efficace e rapido
l'apprendimento di una lingua straniera che si basa
sull'approccio olistico: coinvolge infatti a 360
gradì la persona e l'ambiente in cui sì trova a
operare, utilizzando tutti gli strumenti che natura
e tecnica mettono a disposizione.
Assolutamente innovativo, insegna ad acquisire
grande fiducia in sé e nelle proprie capacità e a
sfruttare le enormi potenzialità della mente
(capacità di memorizzazione e uso della memoria
sensoriale) per imparare mediante l'azione.
I segreti di questo apprendimento creativo sono
svelati in lezioni, composte da una parte teorica e
da una sezione pratica con suggerimenti ed esercizi
per mettere in pratica quanto illustrato. Una
particolare attenzione viene riservata all'impiego
di mezzi e metodi divertenti e delle nuove
tecnologie per l'acquisizione di competenze
lingustiche.
Chiaro, serio e rigoroso, rappresenta un'occasione
da non perdere per aprire nuovi orizzonti dì
conoscenza.
* * *
Giancarlo
Bianchi
Come una Monodia
Volume di 104 pagine - formato 12 x 17 - 4
ill. b/n - brossura con copertina a colori.
ISBN 978-88-7970-294-2
euro 7,00
Edifir - Edizioni Firenze
http://www.edifir.it/italiano/AspFiles/index.asp
La nuova raccolta di liriche di Giancarlo Bianchi,
composta di quattro sezioni (Per le antiche scale;
Dediche; Un mattino senza tramonto; Altri sconfinati
lidi), affonda nei ricordi dell'infanzia, nelle
intime pulsioni del cuore, nelle dimensioni eteree
di sogni, tramonti e albe senza tempo. Il tempo non
può nulla contro i canti eterni e i doni
inesauribili raccontati nelle liriche di Bianchi.
Nella sezione conclusiva della raccolta, le pulsioni
dell'anima e del cuore lasciano spazio a mondi
fantastici di alto lirismo poetico, all'evocazione
di miracoli, regni perpetui di luce cristallina.
L'ultima lirica (In dolce armonia), riassume
l'intento del poeta: la registrazione di un
"taccuino magico nel profondo dell'anima". Con
un'introduzione di Carmelo Mezzasalma.
* * *
Incunabolo
Riccardo Merendi
318 pag.
ISBN: 978-88-8093-558-2
Edizioni il Punto d'Incontro
Via Zamenhof, 685 - 36100 Vicenza
Tel. 0444 239189 - Fax 0444 239266
email:
info@edizionilpuntodincontro.it
http://www.riccardomerendi.altervista.org
Umbria , XIV sec. d.C. In un secolo buio, nel quale
la sua vita vale meno della corda che gli stringe il
saio ai fianchi, un frate vede cose che sarebbe
stato meglio per lui ignorare e ode parole che mai
nessuno avrebbe dovuto udire.
New York, 2007 d.C. Da Christie's si batte un
prezioso incunabolo. Per Donna Carson, ricca e
affascinante collezionista di Boston che se lo
aggiudica, nessun posto è più sicuro.
Quale segreto si cela nelle antiche miniature? E
perché qualcuno è disposto a uccidere pur di entrare
in possesso del tomo?
Insieme al professor Forrest, che ha eseguito una
perizia sul volume, Donna dovrà impegnarsi in una
caccia al tesoro la cui labile pista è appena
tracciata dalle sottili allusioni di sagaci
amanuensi e in cui non è detto che basti arrivare
primi per assicurarsi la salvezza.
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Obiettivo
San Diego
La più grande base della U.S. Navy come le due
torri?
Achille Elio Stanziano
€ 20,00
Editore Robin
Collana I libri da scoprire
Anno 2007
Pagine 611
http://www.agenziacontrappunto.com
Un thriller in cui CIA e servizi segreti più o meno
deviati devono sventare un attentato che si presume
debba colpire una delle più grandi basi navali
americane, quella di San Diego. Per i terroristi
l'impresa non sembrerebbe nemmeno così difficile.
Potendo contare su molto denaro e un certo appoggio
in area mediorientale...
Thriller avvincente, di estrema attualità, da
leggersi tutto d'un fiato. L'ipotesi di partenza è
tanto più allarmante in quanto verosimile; aspetto
pregevole è che lo svolgersi degli avvenimenti
riesce a non essere in contrasto con quello che
sappiamo e che abbiamo saputo dalle cronache reali.
In altre parole, tutto ciò che è descritto nel
romanzo (o quasi) potrebbe essere accaduto davvero,
con ottimi motivi per non essere emerso dal mondo
occulto degli intrighi internazionali. Ci auguriamo
che rimanga solo un romanzo, per quanto un romanzo
ben congegnato. Una lettura da consigliarsi nel
2008.
Massimo Acciai
Leggi anche l'intervista
all'autore, a cura di Massimo Acciai
* * *
"Io racconto, tu racconti"
di Anna Maria Volpini e Maria Patrizia
Renieri
Stampato in proprio in copisteria, il libro
raccoglie 36 racconti di vita vissuta da altrettanti
personaggi di Gambassi Terme, località toscana non
molto distante da Certaldo, in provincia di Firenze.
Un borgo dove si respira, attraverso le
testimonianze raccolte oralmente dalle
autrici-curatrici e messe poi per scritto,
l'atmosfera paesana attraversa i decenni (i racconti
sono ordinati cronologicamente, dagli anni della
seconda guerra mondiale fino ad oggi) ma mantiene
una certa continuità. Molte le curiosità, gli
aneddoti freschi e vivaci, le notizie sulla vita di
Gambassi e dei suoi allegri abitanti; ogni racconto
è completato da un disegno e da una breve nota
biografica sull'autore. Un'ottima occasione per
scoprire stili di vita spesso lontani dai ritmi
frenetici della città, magari con qualche rimpianto
per il passato…
Massimo Acciai
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Mircea
Eliade
Un'altra giovinezza
Rizzoli - 2007 - 15,00 Euro
Un fulmine, durante la notte di Pasqua, colpisce
Dominic, ottantenne protagonista che, anziché perire
o restare invalido dall'incidente, ringiovanisce
prodigiosamente colto da ipermnesia. Sullo sfondo
c'è persino un Papini eco nella cronaca, nella
cecità supposta, ma anche una forte predilezione per
Dante e Ungaretti nutrita dal miracolato oramai
divenuto superdotato nelle sembianze di un bel
giovinetto, con tanto di "baffi biondi" e "frange
sulla fronte che lo faceva assomigliare a certi
poeti", forse un po' anche a quel Sean Bran, poeta,
esoterista e irredentista irlandese che, per il suo
centenario, immola la quercia folgorandola ai
posteri. Dualismo cosciente, immagini riflettenti
fino ad un vero e proprio sdoppiamento della
personalità con un sosia angelo custode e risvolti
profetici sul destino dell'intera umanità
costruiscono man mano il personaggio in una sorta di
esoterismo delle lingue. Sogna per ideogrammi
divenendo un febbrile sinologo, quasi un novello
Pound alla ricerca di sé e dell'anima all'origine di
tutti i linguaggi. Si rimbalza da una dimensione
temporale all'altra, trasformando passato e futuro
in coordinate mobili, dove tradizione e spazio si
consolidano in una visione apocalittica ma
rigeneratrice per una possibile umanità post-atomica
e più dotata, quella post-storica.
Mircea Eliade, eminente intellettuale della storia
delle religioni del Novecento, nell' "escatologia
dell'elettricità" romanza una "mutazione della
specie umana, l'apparizione del superuomo".
Tematiche che nel libro riconducono ad
un'ambientazione radicata nell'espansionismo nazista
in Europa. Cresce l'interesse al caso di Dominic e,
"tra gli intimi di Goebbels", quello del dottor
Rudolf, sperimentatore da "un milione di volt".
Sequenze di spionaggio e doppio gioco tra Sigurantâ
e Gestapo disegnano una Romania già da anni nel
pieno di vicissitudini tra conservatori e legionari,
minacciata da tedeschi e sovietici come pure da
bulgari e ungheresi. Un paese che, di lì a poco, con
Antonescu verrà risucchiato nello scacchiere di
Hitler per questioni strategiche piuttosto che
ideologiche, tanto che, la stessa Guardia di Ferro,
nel '41 sarà messa per sempre a tacere nell'ordine
d'interessi reciproci.
Dominic si rifugia a Ginevra e, a partire dal '47,
trascrive i suoi appunti in una "lingua
artificiosa", un sistema non decifrabile prima del
1980, destinato a tramandare molte civiltà che,
prima dell'avvento dell'uomo post-storico, andranno
completamente distrutte nel corso di guerre
atomiche. Sempre in Svizzera, nel '55, un temporale
sorprende due donne e la sola sopravvissuta,
Veronica, viene colta da una sindrome di regressione
che, non a caso, si ricongiunge al destino di
Dominic, non solo a quello linguistico (Veronica è
preda di transfert e, come Rupini, figlia di una
delle prime famiglie convertite al buddismo,
comunica con lui in sanscrito) ma anche a quello
sentimentale, che riconduce ad un amore incompiuto
della prima giovinezza, quello con Laura che lo
ritrae a Tivoli. Dominic e Veronica si ritireranno a
Malta, lontano da fari puntati e occhi indiscreti,
dove le visioni di lei diverranno sofferte ed
oniriche, fino a lambire civiltà primordiali,
provocandole una "senescenza galoppante". Finale
estetizzante e ambivalente, sia sul piano reale che
su quello surreale, per il lettore come per il
protagonista che si ritrova al caffè Select fino ad
invecchiare improvvisamente per essere rinvenuto
come un anziano morto assiderato. Il doppio e la
sfida del Faust di Goethe, ma anche palesi
riferimenti a Dorian Gray, ci lasciano nel gusto di
una cultura romantico-decadente filtrata dal
Novecento e paradigma di una tragicità
d'incomunicabilità isolazionista.
Nota di Enrico Pietrangeli - 2007
* * *
Fabio
D'Aprile
Soffio interrotto
Edizioni Joker
(http://www.edizionijoker.com) 2007
pp. 64
€ 10,00
Un libro fra poesia e prosa poetica. Un dialogo
profondo. Un viaggio introspettivo che mi ha
catturato fin dall'inizio. Un libro denso.
Massimo Acciai
Fabio D'Aprile (Conversano, 1983), reduce alla vita
di un piccolo paese della provincia del capoluogo
pugliese. Conseguita la maturità classica presso il
Liceo Classico "Galileo Galilei" di Monopoli,
prosegue i suoi studi iscrivendosi alla Facoltà di
Lettere e Filosofia, prima presso l'Università degli
Studi di Bari ed oggi presso quella di Urbino.
Scaraventato fuori dall'orbita del possesso, privato
di ogni vincolo di sangue con quello che credeva gli
appartenesse, si finge viscerale creatore d'ordigni
al fondo torbido.
* * *
l di là del muro
di Maria Viteritti
Lupo Editore
Prezzo: € 13.00
Anno: 2008
Pag.: 176
Formato: 13 x 23
http://www.lupoeditore.it/
Tecnologie avanzatissime elaborate dal dottor
Leibnitz rendono possibile trasferire la vita da un
individuo all'altro; Giorgio, pupillo dell'illustre
ricercatore, è quotidianamente all'opera per
incontrare i donatori ed organizzare l'appuntamento
che spegnerà un'esistenza per risvegliarne un'altra,
congelata nell'attesa. Ma questa routine viene ad un
tratto turbata e il cinico "spettatore" della vita e
della morte si trasforma in un giovane medico
agitato da inquietudini e domande angosciose.
Frammenti di ricordi spezzano la sua freddezza,
mentre il pianto notturno proveniente dalla casa
accanto lo obbliga ad interrogarsi, lo spinge verso
una tentazione d'amore, fino a rivelazioni
sconvolgenti.
Una storia scritta magistralmente, capace di
coinvolgere il lettore in una vicenda che al sapore
dell'oggi mescola terribili ipotesi di domani.
L'esordiente Maria Viteritti ne dirige le fila in
uno stile asciutto e teso, guidandoci verso un
intenso, drammatico finale.
È un romanzo per tutti, al quale è comunque
d'obbligo apporre un "bollino giallo" per la
delicatezza dell'argomento.
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